martedì 9 gennaio 2007

Zingari: una realtà insoluta

Ogni tanto in Italia, tornano alla ribalta l’annoso problema degli Zingari. Utilizzo volutamente questo nome, perché l’ipocrisia del politicamente corretto, vorrebbe che si usassero altre parole, mentre il termine d’origine ungherese Cigany è il più adatto a fotografare questa realtà non solo italiana, ma europea, che da decenni non conosce soluzione, e che torna a far parlare di se, quando, vuoi per atti dolosi, o per necessità di ordine pubblico e sociale. L’ultimo in ordine di tempo, è il caso del fossato che delimita la zona industriale di Schio, voluto dalla giunta di centro sinistra per arginare il fenomeno degli insediamenti abusivi, e della microcriminalità che poi aumenta. Per fortuna questo provvedimento è stato preso dal centrosinistra, sempre attento alle battaglie di solidarietà sociale e di integrazione multi culturale, dove però qualche volta le battaglie ideologiche, lasciano spazio a prese di posizione radicali, che se fossero state fatte da amministrazioni di centro destra, vedi l’eliminazione delle panchine nel centro di Treviso, volute a suo tempo dal sindaco Gentilini, che hanno fatto gridare all’orrore l’Italia pelosa quando i problemi riguardano altri.
Non esiste solo l’Italia buonista che si tappa gli occhi davanti un problema, quando non la tocca personalmente, esiste anche un’Italia accademica, universitaria, dove un’assistente, forse poco avvezzo nel lato pratico al dialogo interculturale, o che deliberatamente chiude gli occhi sulle realtà di casa propria, attacca deliberatamente e mette all’indice le opinioni personali di una candidata ad un Master Universitario, che spiega con poche ma efficaci parole, la situazione degli zingari nel suo Paese, estromettendola dalla partecipazione al Master, perché nella sua obiettività, non si è dimostrata accondiscendente davanti ad un problema che nemmeno le autorità italiane hanno saputo mai risolvere, dimostrando come la teoria dei pensieri e dell’astrazione ipotetica si scontri con la nuda realtà dei cittadini italiani, che sono costretti per scelte scellerate dell’amministrazioni comunali a vivere accanto a campi nomadi non attrezzati, dove il disagio sociale, anziché essere lenito aumenta anche nelle adiacenze.
La situazione deve trovare una soluzione, ma non con campagne ideologiche, gridando al razzismo quando le case dei cittadini sono svaligiate di notte, ma trovando una degna sistemazione di queste comunità da parte di coloro che lavorano per l’integrazione. Questi signori cosi pronti ad urlare in casa d’altri, potrebbero accoglierli negli androni dei loro condomini, nei parchi delle loro ville, nei ricchi quartieri residenziali dotati di sorveglianza privata, ospitarne alcuni nelle loro case, dimostrando non solo con urla e slogan ad effetto, la loro accondiscendenza, la loro forza di integrarli all’interno di strutture sociali che possono veramente elevarli, eliminando così i disagi dalle periferie, e dai campi adiacenti alle zone industriali.
In realtà non si tratta di discriminare un’etnia, che per ragioni politiche, storiche, di guerra, sociali e culturali ha deciso di vivere secondo le loro usanze, ma si deve far capire e comprendere che queste usanze devono essere un modus vivendi conforme alle leggi sanitarie e sociali, del codice civile e penale e della costituzione Italiana, e che in nome del rispetto che si deve avere nei confronti di quest’etnia, non si deve abdicare all’illegalità, alla pratica diffusa d’utilizzare bambini per impietosire, per chiedere l’elemosina, per la manovalanza nella microcriminalità, ma rimanere saldi nei principi di convivenza, di rispetto reciproco, che al pari degli zingari si devono ai cittadini italiani.
Alcuni affermano che si dovrebbe insegnare la cultura zingara nella scuola italiana. Questo non porta alla soluzione del problema, anzi, rischierebbe d’aumentarlo con l’emulazione, con la voglia di vivere fuori delle regole, si dovrebbe invece insegnare cultura italiana, non perché sia necessariamente la migliore, ma perché rappresenta la maggioranza dei cittadini, perché nonostante le difficoltà essa è l’unica strada che favorisce l’integrazione non intesa come assimilazione ma come crescita per questa etnia, che ha il diritto di mantenere le proprie radici storiche, culturali e sociali, ma devono essere inglobate all’interno dei canoni di civiltà, convivenza e rispetto reciproco, senza favoritismi di sorta che andrebbero a ledere i medesimi diritti degli italiani, che al pari degli zingari, vivono in identiche situazioni di difficoltà e degrado sociale.

Marco Bazzato
09.01.2007
http://marco-bazzato.blogspot.com/