giovedì 29 gennaio 2009

Cesare Battisti: il Brasile ha ragione?


Difendere un terrorista e assassino, Cesare Battisti, è già di per se una cosa disgustosa, ma difenderlo dando ragione al Brasile è la cosa più logica e giusta da fare, sebbene i familiari delle vittime abbiano il diritto di vederlo marcire nelle patrie galere italiane sino alla fine dei suoi giorni.

L’Italia, o peggio una certa politica italiana, per decenni ha fatto finta di non vedere il problema, secie quando l’assassino, per anni è stato protetto, durante la latitanza, dalla Francia che gli ha addirittura permesso di diventare un romanziere di successo, offrendoli ignomignosamente le prime pagine dei giornali per le sue opere letterarie, come se questo scribacchino dalle mani macchiate di sangue ne avesse un qualche diritto in quanto artista.

Ma oggi, dopo che Battisti, dietro consiglio dei servizi segreti francesi, è stato consigliato a cambiare aria, l’Italia intera dovrebbe indignarsi, secondo i politici attuali, col Brasile che non ha fatto altro che seguire la stessa strada francese, andando leggermente oltre, cioè offrendogli lo Stauts di rifugiato politico, tanto che il ministro Frattini ha richiamato in Patria l’ambasciatore, per consultazioni, come se non potesse farlo via telefono.

Ora possibile che per più di quattro lustri, nessuno si sia preso la briga di mandare i nostri servizi segreti in Francia per riportare il’assasino a casa, in modo che potesse difendersi, non a distanza, ma nelle sedi competenti dalle accuse che sono già diventate definitive?

È come sempre la solita Italia a due velocità, dove i nostri servizi sono pronti a collaborare con gli americani – la Cia – per rapire uno straniero e rispedirlo in patria, in questo caso in Egitto, nazione di
Abu Omar, che ha visto implicato anche il giornalista Renato Farina, nome in codice Betulla, ma esperti a mercanteggiare, procastinando alla calende greche, se a dare protezione ad un condannato in contumacia, in via definitiva, è un Paese confinante?

Che senso ha oggi arrabbiarsi con una nazione dall’altra parte del mondo, compiendo gesti plateali, ma di nessuna rilevanza effettiva, come il richiamo dell’ambasciatore, trattando il Brasile, nazione sovrana al pari della Francia, come un Paese sottosviluppato che, in quanto tale secondo i politicanti italiani, dovrebbe prostrarsi alla “Nostra Maestà, mentre per vent’anni siamo stati lo zerbino dei francesi, che forse ci hanno anche deriso per la nostra incapacità, oppure, peggio ancora, l’Italia rispetta, anche se non condivide nella forma e nella sostanza alcune leggi francesi, ma tace, ma si inalbera quando una nazione sovrana, attua, ma dall’altra parte dell’emisfero, quasi le stesse leggi in forma più estensiva?

A ragione l’Unione Europea, ha fatto come Ponzio Pilato, se ne èlavata le mani, lasciando il Bel Paese in “Braghe di tela”, dichiarando, correttamente, che questa bega compete ai due Paesi, in quanto per anni non ha messo il becco sulla questione tra Italia e Francia, non ne rasenta il motivo di farlo ora.

E alla politica italiana, rimasta col cerino acceso tra le dita, la cosa brucia assai ed alcuni saggi polici benpensanti, hanno proposto di colpire degli innocenti per vedetta: gli sportivi, ossia la Nazionale Campione del Mondo e la Nazionale Brasiliana, come se calciatori e tifosi fossero i responsabili o dovessero pagare per colpe non loro.

Quando la politica giunge ad usare lo sport come arma di ritorsione verso un altro Paese, questa raggiunge il punto più basso della dialettica e del dialogo, esattamente come se il presidente brasiliano Lula decidesse di richiamare in patria, assicurando stipendio e benessere a tutti i viados, travestiti e prostitute brasiliane, facendo disperare i vari puttanieri, invertiti e pervertiti italiani che usano e abusano, seppur a pagamento delle loro prestazioni sessuali. Se Lula facesse una cosa del genere, in Italia, potrebbe scoppiare la rivoluzione.

Va ricordato che solo i colpevoli codardi e vigliacchi scappano per anni, fuggendo per non avere il coraggio di dimostrare la propria innocenza, semplicemente per il fatto che sanno d’essere colpevoli, e tra questi possiamo annoverare anche
Bettino Craxi, che si era macchiato di altri reati ed ha preferito morire, da latitante, o in esilio, secondo lui, in Tunisa.

Come potrebbe andar a finire la vicenda? Probabbilmemente, forse i due Paesi trovranno un compromesso, oppure il Brasile concederà lo status di rifiugiato politico al Battisti, lasciando l’Italia, per l’ennesima volta a bocca asciutta, come
Delfo Zorzi, terrorista di destra, ora libero cittadino col passaporto giapponese.
O più semplicemente, si lasceranno chetare le acque, e Battisti vivrà felice e contento in Brasile, protetto dallo status di rifiugiato politico, anche se non si può far a meno di augurargli una lunga vita piena di incubi e rimorsi di coscienza , fino all’ultimo suo respiro, confidando che prima di chiudere gli occhi per sempre riveda i volti di quelle quattro persone, che secondo la giustiza definitiva italiana, ha ammazzato.

Un assassino, seppur terrorista o ex terrorista, rimarrà un assassino per sempre.

Marco Bazzato
29.01.2009
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domenica 25 gennaio 2009

Barack Obama chiude Guantamano


Brutte notizie per i Teocom americani e per i Teodem italiani, primo fra tutti il presidente del consiglio Silvio Berlusconi e il Senatore Marcello Pera, che entrambi avevano abbracciato le idee “fascistoidi” dello quasi scarpato, ora ex Presidente degli Stati Uniti George Bush. Il nuovo Ppesidente, Barack Obama, ha deciso di chiudere, entro un anno, il campo di concentramento di Guntanamo, dichiarandolo così, come le torture subite dai prigionieri, incostituzionale.

Brutto colpo davvero per gli amici dell’ex presidente, che di punto in bianco si sono trovati spiazzati dal nuovo corso dell’ amministrazione americana. Forse anche per questo Berlusconi non ha voluto essere a Capitol Hill per la cerimonia d’insediamento, visto che si sarebbe sentito come una scarpa vecchia, e in imbarazzo – sempre che conosca il significato della parola – politico innanzi al presidente , definito dal premier italiano “abbronzato”..

D’altronde era chiaro che anche l’attacco difensivo di Israele nei confronti della Striscia di Gaza era pianificato da molto, ma non solo con la scusa delle imminenti elezioni nello Stato ebraico, ma guarda caso, proprio nel periodo di transizione tra la vecchia presidenza e la nuova. Non per nulla l’esercito con la Stalla di David ha dichiarato la tregua unilaterale, dando l’impressione d’essere stato li primo a porgere il ramoscello d’ulivo pochi giorni prima del giuramento del 20 gennaio.

Ora si spera che il nuovo presidente americano mantenga, almeno in parte, le promesse fatte, anche se vista la crisi economica, non sarà, nonostante i clamori di questi giorni, come una passeggiata all’aria aperta. La super potenza in decadimento dovrebbe prendere esempio dalla Cina, che non ha esitato a mettere a morte i responsabili del latte contaminato, non come in Italia, che più disastri un’amministratore pubblco commette e più si aprono le porte a nuove vette con stipendi e prebende che fanno invidia ad ogni mortale, specie se disoccupato, che se ha richiesto la Social Card la maggior parte non da segni di vita.

Ora resterà da vedere se Barack Obama, avendo dichiarato illeggittime le torture e Guantanamo si prodigherà per mettere sotto imichment l’ex presidente che – con la coda tra le gambe – è partito in elicottero per la pensione, ma non è dato da sapere se accompagnato dall’amica di anni: la bottiglia di wishy.

Almeno una bella notizia Obama l’ha già data, oltre a Guantanamo, forse memore delle sue disciendenze keniote. Il mulatto infatti ha dichiarato, anche se è una realtà ovvia a chiunque, che l’unico matrimonio possibile è quello tra un uomo e una donna, mandando in fibrillazione le associazioni omosessuali, che si erano prodigate durante la campagna elettorale per procurali consensi, confidando che questi una volta eletto ne avesse memoria, comportandosi come il nostrano Berlusconi che con le promesse disattese ha saputo crearsi un consenso ampissimo, segno che l’Italia, per dirla come dicono in Toscana, è un Paese di grulli, che come tanti novelli Pinocchio credono all’esistenza del “paese dei balocchi”. Le associazioni eterofobiche americane invece d’arrabbiarsi, dovrebbero essere felici, per averlo preso nel c..o

C’è da capire, sempre a riguardo il nuovo presidente statunitense, l’apertura all’Iran sarà reale, oppure un ennesima promessa da mercante. Se così fosse le reazioni di Israele non si farebbero certo attendere, in quanto questo Paese, armato di testate nucleari fino ai denti, difficilmente dirigerebbe anche una remota possibilità di dialogo con l’altra teocrazia, quella iraniana, che nonostante parli sovente a sproposito a livello internazionale, sotto l’aspetto pubblico non ha eserciti schierati oltre confine, coloni, e fino ad oggi, per fortuna, non ha mai usato armi al fosforo, con la scusa d’illuminare a giorno i bersagli, gettando poi i mortali effetti sulla popolazione civile, che secondo Israele sono solo danni collaterali. Uomini, donne e bambini, tutti ostaggi di Hammas, e che quindi, invece d’essere protetti, anche da un esercito che attacca e colpice in modo spropositato all’offesa per difendersi, diventano carne da macello, dove se qualche giornalista troppo zelante prova a farlo notare all’opinione pubblica, diventa antisemita, nemico della democrazia, amico dei terroristi, perchè parla della strage, o peggio, dei civili, dilaniati con meno pietà di quella che è riservata ad uncane rognoso.

Barack Obama avrà, sperando che gli sia concesso, molto lavoro sporco da fare, molta feccia politica da eliminare, stando attento che dietro di lui non si compiano giochi contro la sua incolumità. Non va dimenticato infatti, che in America, come in altri Paesi del mondo, chi ha l’ardire voler cambiare troppo, spesso ne resta vittima. Kennedy insegna.

Il pericolo più grade per il nuovo presidente potrebbe arrivare dall’Elite finanziaria nazionale ed internazionale, che quando l’economia tirava, gridava ai quattro venti per avere un mercato senza regole, senza controlli, perchè si sapeva controllare da solo, avendo al suo interno delle – presunte – regole etiche e professionali a prova di disastro, ma che alla luce di quanto sta avvenendo da settembre, ha mostrato al mondo tutta la malvesazione, i mancati controlli che il liberismo sfrenato e senza regole, durante i periodi di espansione economica, alla fine ricadono sulle fasce più deboli della popolazione, senza che nessuno dei responsabili economici e politici dei disastri paghi fino in fondo le conseguenze. Forse questo potrebbe avvenire negli Stati Uniti, forse. Ma in Italia no. Nel Bel Paese più si danneggia il popolo e l’economia, più si sale in alto nella scala del potere nazionale e internazionale, per essere pronti, quando l’economia riprenderà di far ripartire i disastri che, come da tempo immemore avviene, peseranno sulle generazioni future.

25.01.2009
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domenica 18 gennaio 2009

Anno Zero filo palestinese?


Premetto subito che Michele Santonro è simpatico come le emorroidi, gradito con la stessa intensità emotiva di una colonscopia e rasserena come un’angiofotoscintigrafia renale, con la conseguente introduzione di isotopi radiotattivi nelle vene, e quindi quando si guarda Anno Zero ci possono anche essere c attacchi diarroici.

Ma il punto non è questo, bensì il volgare attacco che ha subito dalla collega, Lucia Annunziata, amica di Gianfranco Fini che la fece divenire membra dell’
Aspen Institute, che come una tarantola indemoniata, ha attaccato il conduttore, accusandolo d’essere troppo filo palestinese, e di condurre un programma troppo sbilanciato e fazioso.

La stessa faziosità che guarda caso, l’attuale governo italiano, vuole per l’informazione italiana, cioè un’informazione a senso unico, che segua esclusivamente il punto di vista – di comodo – israeliano, un’ informazione da regime, che asservisca l’Italia, non ha una, ma a ben due potenze straniere, la prima, quella statunitense, la seconda quella israeliana.

Fa riflettere il fatto a Michele Santoro, oltre agli attacchi volgari di centro destra sempre più accucciato a terra su posizioni filo israeliane, come se quest’ultimi fossero gli unici da aver eternamente ragione, il centro sinistra è rimasto quasi in disparte, assente, in silenzio complice e colpevole, rinchiuso in un bozzolo che molti potrebbero pensare quasi omertoso, forse perché intimoriti dalla potenza di fuoco della presunta unica democrazia del Medio Oriente.

I cani da guardia del centro destra, si sono accaniti contro Michele Santoro, per due motivi fondamentali: Il primo è che Santoro, invece di mostrare la guerra dall’alto, dalle riprese fatte fuori dalla Striscia di Gaza, come se fosse un videogioco per bambini, dove i morti non sono altro che punti accumulati e la distruzione null’altro che un artifizio virtuale per passare al livello successivo, è stata mostrata la guerra vista con gli occhi dei bambini, vista con il pianto di chi non riesce a capire che colpa lui abbia per la morte e la distruzione che vede attorno a se, è stata mostrata con la spietatezza della disperazione delle madri che rovistano tra le macerie alla ricerca dei propri figli, è stata mostrata con la violenza distruttiva di un auto che corre al più vicino pronto soccorso, ormai al collasso, portando tra le braccia il corpo morente di una ragazzina che non ha più fiato per gridare il proprio dolore.

Il secondo motivo, quello che fa più paura, quello che spaventa tutti i politici al potere, indipendentemente dal colore, è che la puntata di giovedì di Anno Zero è stata seguita da quasi 3.170.000 spettatori, circa 230.000 spettatori in meno di quella fetecchia di Ballando con le Stelle, o con le Stalle, dipende dai punti di vista. Praticamente un programma di informazione si vede di più in proporzione, rispetto ad un programma leggero di intrattenimento, per questo da fastidio.

Quasi quattro milioni di telespettatori, che non è detto che siano tutti sinistroidi, che forse hanno potuto apprendere che la guerra, non importa combattuta sotto quale bandiera, genera morte e distruzione, sangue e sofferenza, pianti e cataste di cadaveri. E questo per chi sta al potere è politicamente scorretto, ma soprattutto non deve essere mostrato, naturalmente a patto che i morti o i bambini spaventati non siano israeliani, naturalmente a patto che le distruzioni che si vedono non siano solo quelle delle città di Sion.

I poteri dello Stato, partendo dal Primo Ministro in giù, attuano sistematicamente il revisionismo storico, il negazionismo ad oltranza, la cecità dei semplici fatti e dei dati oggettivi, a favore di una visone distorta, nel nome del “Diritto Internazionale” sistematicamente violato. Ma se lo fanno alcuni Paesi va bene. Se lo fanno altri, ecco che diventa subito terrorismo.

Eppure, sembrerebbe che quest’ ennesimo scoppio delle ostilità, non sia stato causato per la rottura della tregua da parte dell’uno o dell’altro dei due contendenti, ma come sempre per questioni economiche e per l’accesso alle risorse, come scriveva anche il quotidiano
Il Manifesto,il 15 giugno 2008, per avere accesso alle immense risorse di gas naturale, situate entro i confini marini della Striscia di Gaza. Notizia data dagli “antisionisti” giornali inglesi, evidentemente più liberi e meno prostrati in posizioni sodomitiche di quelli italiani, ma non da quelli della penisola forse per piaggeria o peggio per ignoranza per quanto concerne la conoscenza, anche minima, di una lingua straniera, che non sia il dialetto, almeno a questo punto si è costretti a pensare dei giornalisti dei grandi network mediatici. Indicando chiaramente che, come dice il proverbio, “Nelle botti piccole c’è il vino buono”.

Senza contare che è lo stesso
The Guardian, che da la notizia, il 13 gennaio 2009 della richiesta da parte di alcuni funzionari delle Nazioni Unite e di un portavoce dei Diritti Umani di voler portare Israele sul banco degli imputati per crimini contro l’umanità, per le vicende attuali della Striscia di Gaza, informazione che si trova tradotta solo in quei siti, vedi ad esempio Come Don Chisciotte cosiddetti di radicali, tacciati dai più, tra le altre cose, anche di antisemitismo, vedi la solita litania usata nei quotidiani italiani, di continuare a sbraitare contro il cosidetto “Odio anti ebraico, antisemitico, e antisionista, profuse a piene mani sui media, primo fra tutti Informazione Corretta – secondo la loro opinabilissima opinione –, che invece di informare i cittadini, volutamente disinformano sui fatti.

Ora Michele Santoro rischia nuovamente grosso, solo per aver provato a fare – in Italia – il proprio mestiere, secondo coscienza, dando un taglio umano ed umanista alla trasmissione, senza per altro entrare veramente, e questa è una sua colpa, anche nelle vere mire economico-politiche israeliane, che potrebbero, nonostante le indubbie colpe di Hamas, una nuova luce nei fatti di queste ultime settimane. Va ricordato, non per ridurre le colpe, che numericamente parlando, i morti uccisi in Israele da Hamas, negli ultimi anni, per fortuna, sono rispetto anche alla crisi attuale, praticamente irrisori, ma non per questo meno importanti della strage commessa da Israele, dal 27 dicembre, nella Striscia di Gaza.

Ma i mass media italiani, quelli generalista, non hanno intenzione ed interesse ad informare veramente, Santoro compreso, perché fornire informazione e conoscenza, è un atto, per chi sta al potere, estremamente pericoloso, visto potrebbe dare alle persone la libertà – nefasta – di ragionare con la propria testa. E questo è da vietare,negare, proibire in tutti i modi, proprio perché in Italia è pericoloso avere un pensiero individuale e non massificato, sia sotto una bandiera politica, sia sotto un'altra, che ultimamente sono diventate, se non sorelle, sorellastre che seppur non amandosi, nemmeno si odiano. Questo è ancor più pericoloso, perché potrebbe presupporre quasi un inizio di totalitario di larghe intese, tossico e potenzialmente pericoloso per la libertà di conoscenza ed espressione.

Marco Bazzato
18.01.2009
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giovedì 15 gennaio 2009

Autobus atei a Genova




È partita da Genova la campagna pubblicitaria dell’U.A.A.R., partita poche settimane prima anche in Inghilterra e in Spagna e Stati Uniti, scatenando nel Bel Paese il solito corollario di dibatti sulla liceità di questi messaggi pubblicitari.

Lo spot, ai credenti, potrebbe apparire in teoria forte, estremo e radicale, questi infatti dice: «La cattiva notizia è che Dio non esiste. Quella buona, è che non ne hai bisogno ».

Ma indipendentemente dagli slogan tipici di ogni campagna pubblicitaria che si rispetti, bisogna osservare oltre la semplice immediatezza della frase, visto che l’attaco, se di attacco si può parlare, non è tanto rivolto ad un ipotetica divinità, che non si è mai manifestata compiutamente all’uomo, ma che è sempre stata annuciata, ma mai storicamente provata con prove documentali, a parte i vangeli che sono un’opinione realtà faziosa di parte, che hanno contribuito a plasmare, in positivo e/o in negativo, il pensiero umano, sociale e politico degli ultimi 2000 anni della storia occidentale, con tutti gli usi strumentali ed abusi di cui la storia è stata testimone passiva e neutrale. Bisogna invece soffermasi su quello che già ai più appare come un attacco politico all’istituzione bimillenaria vaticana, prima con lo Stato Pontificio, e poi con lo Stato città del Vaticano, unico Stato teocratico all’interno dell’Unione Europea, che non si mantiene grazie al sostegno dei fedeli, ma abbondantemente foraggiato sia dallo Stato Italiano, grazie prima ai patti lateranensi, firmati col regime fascista, e poi col concordato ringoziato l’allora Presidente del Consiglio italiano, morto da latitante in Tunisia, che volle sottrarsi alla giustiza del Paese che ha guidato, perchè voleva far intendere al mondo d’essere un perseguitato politico, con l’istituzione dell’8 per mille alla Chiesa Cattolica, che ogni anno, in temi di dichiarazione dei redditi, invade l’etere e i media nazionali con pressanti appelli alla firma, sebbene sia appurato che l’80% di quanto ricevuto viene speso per il sostentamento del clerno e non per le opere di carità, come gli spot ingannatori affermano. Naturalmente sorge la domanda, forse banale: Ma quanti milioni di Euuro spende lo Stato Vaticano per questa martellante campagna propagandisticae populistica, a quasi beneficio assoluto degli ecclesiastici?

Il fulcro essenziale della questone, oltre al fatto del diritto dei cittadini italiani di vivere in uno stato laico, privo d’influenze teocratiche, è che la battaglia per il controllo dei cuori e delle menti, come si usava dire durante la guerra del Vietnam, persa ignomignosamente dagli Stati Uniti, continua a combattersi, complice un sistema politico italiano che preferisce la sudditanza psicologica di una “Potenza Economica Straniera” che non lascia spazio mediatico a chi la pensa e/o vede la realtà dei fatti in modo diamettralmente opposto.

D’altronde,, riferendosi sempre al
Cristianesimo, va ricordato che solamente il 33% della popolazione del Pianeta crede in questa tipolotigia religiosa, che la fa diventare – se fosse un partito – la prima relgione di maggioranza relativa della Terra, il che non da assoluta garanzia e certezza dell’esistenza di questa divinità.

Va tenuto presente che mella realtà provinciale e provincialistica italiana, questa campagna pubblicitaria suona ai “ben pensanti” come una provocazione o un attacco, se possibile da fermare, censurare, bloccare quanto prima, in quanto potrebbe essere lesiva sulle oro “teoriche certezze teologiche” basate sul sentito dire e sulla rimasticatura di concetti triti e ritriti che si sono calcificate nelle menti degli italiani, creando quasi un pensiero unico e unificato di maoistica memora religiosa. Il vero credente, se esiste – visto che nella maggioranza dei casi si tratta di religiosità trasmessa per tradizione familare, o per non sfugurare pubblicamente quando ci si sposa o si battezza un figlio, salvo poi saltare tutte le feste comandate, a parte Natale e Pasqua, ottime per fare bella figura in chiesa, trasformando la cerimonia religiosa in una compassata di moda, per sfoggiare abiti firmati, possibilmente in prima fila – certo ne si spaventa, nè tantomeno si dovrebbe indignare per gli autobus- atei genovesi, in quanto è retto da una fede incrollabile nei confronti dei propri gerarchi religiosi e sopratutto nei confronti della divinità a cui quasi quotidianamente si prostra e/o prega, perchè in se ha la saldezza del proprio credo, la certezza d’avere una qualche forma di vita eterna, di risurrezzione della carne, si spera non dopo un autopsia, o dopo un trapianto d’organi, che vedrebbe il corpo risorto come una rappresentazione splatter dell’umano rinato, senza naturalmente mettere in conto la “ressurrezione della carne” di coloro che sono stati macinati da qualche pirata della strada, o vittime delle morti bianche, cadendo da trenta metri d’altezza. Visto l’andazzo italiano sui morti nel luogo e incidenti stradali, in Paradiso, se esiste, dovrebbe esserci una sezione come nel caso “Della Casa della Divina Provvidenza di Sarmeola di Rubano” detto comunemente Cottolengo, dove secondo le leggende metropolitane degli autoctoni del luogo, che circolavano negli anni’80 in Veneto, gli ospiti avevano tre teste, o il corpo di ragno o quant’altro.

Si dice che il vero ateo sia colui che cerca Dio, non colui che lo nega. Anche questo è un modo come un altro per tirare acqua verso un mulino della religiosità, tant’è che fino a prova contraria sono decenni che si cerca la prova definitiva dell’esistenza degli extraterrestri, e qualsiasi divinità, essendo abitualmente creatrice dell’Universo stesso è chiaramente extraterrestre, quindi aliena, non è mai stata trovata. Anche se rimane il fatto che trovare forme di vita extraterrestri, non significa automaticamente aver provato l’esistenza di un dio, ma l’esatto contrario. Sarebbe infatti la dimostrazione certa e palese, senza ombra di dubbio, che tutte le favole della creazione appartengono ai miti e leggende dei popoli che per paura del vuoto, del nulla, della morte, della putrefazione eterna della carne, sino al suo disfacimento in povere, hanno avuto la necessità umana, ma illogica, di crearsi a loro immagine e somiglianza, un Dio che li soddifacesse appieno, usandolo poi, nel corso della storia del genere umano, come pretesto o scusa, affermando che “Dio lo vuole”, nascondendosi dietro l’inesistente per scaricare al divino la colpa delle proprie malvagiità umane.

Marco Bazzato
15.01.2009
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mercoledì 14 gennaio 2009

Ucraina: "Non faremo passare il gas russo"




Come è stato scritto nell’ articolo del 8 gennaio 2008, “
Gli Ucranini chiudono con Gazprom”il contenzioso tra Kiev e Mosca è lungi dall’essere risolto, anzi. A tutt’oggi i condotti dall’Ucranina all’Unione Europea sono vuoti, il metano cheprima partiva dalla Russia, è stato nuovamente fermato, giunto in Ucraina si arresta, costringengo la Gazprom a non immetterlo nelle condotte, ma sopratutto l’Europa è ostaggio del contenzioso tra l’ex gigante sovietico, e l’Ucraina che spinge per diventare “occidentale”, col rischio di trasformarsi in un deposito di armi nuclerari e non, praticamente dentro il giardino moscovita.

Può sembrare assurdo ma Mosca, piaccia o no, ha tutti i diritti, indipendentemente dai contratti firmati, di lasciare a secco il vecchio continente, in quanto quest’ultimo non ha mai voluto impegnarsi seriamente nella ricerca di fonti d’energia alternativa e continua ad essere dipendente dai cosidetti Paesi in via di sviluppo, che sono i veri padroni delle risorse naturali, e hanno il diritto di cederlo o no, quando e come vogliono, infischiandosene dei problemi altrui, del freddo che strangola l’Europa e delle fabbriche quasi ferme in mezzo continente, col conseguente rischio di nuove perdite di posti di lavoro.

La Russia sta facendo – quello che a noi occidentali potrebbe apparire come un gioco sporco – esclusivamente i propri interessi geopolitici e strategici, anche per rimettere in riga Kiev che non può ccomattere contro il grande orso russo, se non ha la certezza d’avere le spalle protette, guarda caso dalla Nato, cioè dagli Stati Uniti d’America, la quale non si rende conto d’essere vicina all’implosione economica e montearia, esattamente come fu per la
Repubblica di Weimar, che poi sfociò nel 1939, grazie all’ascesa di Hitler, nella II Guerra mondiale.

Il gioco americano, il quale è risaputo che attraverso la
fondazione Soros, finanza Kiev, nella sua complessità geopolitica, è abbastanza semplice da comprendere.

Lamericasta attraversando la più grande crisi economica – ancora creata da questa – dal 1929, con un’emoraggia di posti di lavoro che non ha eguali da cinquqnt’anni a questa parte, e potrebe essere intenzionata a trascinare l’Europa nel baratro economico, con quest’ultima – stratta tra due fuochi – costretta ad accelerare l’ingresso dell’Ucraina nella Nato. L’ex Paese sovietico con questa crisi diplomatica potrebbe far pressioni, dietro le quinte, per accelerarne il processo, con evidente ritorsione di Mosca, che probabilmente non esiterebbe a chiduere, magari il prossimo inverno, i rubinetti per un periodo più lungo, rinunciando certamente da una parte ai profitti miliardari, in Euro, sulle forniture di metano, col rischio – non ipotetico – di un ritorno in grande stile alla guerra fredda, in questo caso economica, che vedendo da una parte il declino americano e nel comtempo l’ascesa sullo scacchiere internazionale di Russia, Cina ed India, facendo cambiare, per i prossimi decenni, l’equilibrio geopolitico globale, con l’apertura di nuove zone d’influenza e l’accentuarsi di fuochi di guerra locali nelle zone di confine tra i nuovi blocchi, tra Unione Europea e Russia.

Il quadro della crisi, vista in un ottica più globale, non si presenta di facile soluzione, in quanto non va dimenticato anche che Mosca non ha ancora digerito il passaggio alla Nato, e all’ingresso nell’Unione Europea molti Paesi dell’ex blocco sovietico, specie nei Balcani, che per puro caso, sono stati i primi ad essere colpiti dalla chiusura delle forniture provenienti dalla Russia.

Appare anche tra gli altri fatti del tutto risibile la dichiarazione di Barroso il fatto di chiedere i danni ai due contendenti, come se il primo, la Russa, che detiene la materia prima si abbassasse a pagare i danni economici all’Europa, quando Mosca è la prima danneggiata per i mancati introiti, come è ancora più balzana l’idea che possa essere portata in un qualche tribunale, non si sa quale, certamente non quello di Strasburgo, un Paese che nemmeno è membro dell’Unione Europea e che sta facendo tutte le pressioni economiche e politiche per entrare nella Nato.

Da come si evince è una situazione attualmente senza via d’uscita, a meno che non si voglia inimicarsi la Russia, concedendo a Kiev l’accesso al sistema di difesa dell’Alleanza Atlantica, l’ingresso nell’Unione Europea, facendo il gioco degli americani, col rischio, nemmeno troppo velato, di ritorsioni energetiche all’intera Europa che dipende, nel caso dell’Italia al 30%, dalle forniture Russe.
Va tenuto conto che l’ex gigante sovietico ha bisogno della valuta pregiata europea, che ha un certo valore rispetto al dollaro, nelle transazioni internazionali, e che la perdita di quest’introito, anche momentanea, potrebbe compromettere anche l’economia Russa che ha giò visto, a causa della speculazione internazionale, ridursi notevolmente i margini diprofitto dopo lo scoppio della bolla finanziaria, che ha messo in crisi parecchi oligarchi russi.

Senza essere filo russi, che l’Ucraina non dovrebbe entrare nell’Unione Europea, nemmeno per far piacere alla Nato, sebbene quel Paese potrebbe essere interessante sotto l’aspetto agricolo, in quanto Kiev era considerato il granaio dell’ex impero sovietico, che darebbe il vantaggio anche alle multinazionali delle sementi OGM, come Monsanto, di muoversi più liberamente potendo in parte costringere l’Unione ad approvigionarsi di grando dall’Ucraina, mettendo in difficoltà la Russa che continua ad acquistarlo anche da Kiev, ma che si troverebbe in casa dei prodotti alimentari, che non garantiscono al 100% l’assoluta sicurezza della catena alimentare una volta entrata nell’uomo.

La crisi probabbilmente si risolverà entro un mese perchè la Russia non può permettersi di perdere tropa valuta europea, e anche a Kiev sanno che tirare troppo la corda sia contro Mosca, sia contro Bruxelles sarebbe controproducente in quanto anche quest’ultima, come ritorsione per danni economici subiti, potrebbe procastinare l’ingresso di Kiev nell’Unione Europea.

Al termine però rimane un fatto importante degno di nota, ossia lo spostamento ad Est di Silvio Berlusconi, sicuramente deluso per la vittoria dell’
abbronzato uomo nero Barak Obama, ha deciso di disertare la cerimonia di insediamento del nuovo presidente alla Casa Bianca il prossimo 20 gennaio, in quanto il nostro beneamato premier, in un impeto di narcisismo che fa poco onore al suo ruolo di premier, ha dichiarato: “Io sono un protagonista e non una comparsa”. Tanto è che anche nell’abbigliamento Berlusconi, ultimamente quasi sempre vesto di nero, fa di tutto per assomigliare a Vladimir Putin. Non (Va ricordato che in Russia, vestitirsi nero equivale ad essere marchiati – a torto o a ragone – dipende dai punti di vista, di idee, ideologie e/o comportamenti fascisti).

Infatti si vede. Da quando è scoppiata prima il 27 dicembre l’aggressione difensiva di
Israele contro la Striscia di Gaza e poi la crisi Russia-Ucraina-Unione Europa, il protagonismo di Sivlio Berlusconi o non è stato altro che un assordante e colpevole silenzio. Questo forse la dice lunga sulle sue presunte doti da statista.

Marco Bazzato
14.01.2009
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lunedì 12 gennaio 2009

La Corrida perde telespettatori



Pessima partenza per la nuova edizione 2009 de “La Corrida” lo storico programma di Corrado, iniziato nel 1968, trasferitasi in tv dal 1986 e da otto, condotto da Gerry Scotty, dove fino alla scorsa edizione, dal suo esordio radiofonico, ha visto la presenza del Maestro Pregadio, da qust’anno sostituito dal Maestro Vince Tempera, noto ai più per le colonne sonore dei cartoni animati degli anni settanta, prima fra tutte “Atlas Ufo Robot”. Che non per altre creazioni artistiche.

Il programma, visto dalla tv, nonostante lo studio rinnovato e le nuove poltrone, più ampie, che dimostrano un ridimensionamento del pubblico, fin dalle prime battute, non ha fatto presagire nulla di buono, anzi.

Gerry Scotti appariva leggermente teso, quasi confuso, come se dietro alle spalle sentisse la mancanza di una presenza paterna e amica.

Lo spirito, anche se è ancora vivo, del Maestro Pregadio, aleggiava nell’aria, trasmettendo – anche agli spettatori seduti inoltrona, in studio e a casa, la sensazione di trovarsi davanti ad una trasmissione improvvisamente amputata della sua storica colonna portante. E il disagio tra il pubblico era palpbalile sin dalle prime battute del presentatore.

Ma quello che ha lasciato letteralmente allibiti è stato il comportamento del “nuovo” Maestro, che appariva come un agnello sacrificale impaurito, prima del pagano rito propiziatorio alla divinità del momento. Aveva lo sguardo stranulato, gli occhi quasi sbarrati, non si sa se per la paura, oppure se per la certezza d’essere – con la bacchetta in mano – in un posto che storicamente non gli appartiene. Dava infatti l’impressione d’essere spaesato, confuso, disattento e distratto, intimorito, forse come non mai, dal pesante fardello che gli era stato scaricato addosso, costretto a raccogliere l’eredità morale e professionale del suo predecessore combattivo e sopratutto felicemente tra il mondo dei vivi.

Gerry Scotti, ha tentato di tutto per raddrizzare, sin dai primi minuti, la sorte di un affondamento mediatico presente e palpbabile, ma gli sforzi, sia sia suoi, sia di Michela Coppa, sono stati vani. Gli sguardi d’intesa tra il mastrodontico ex dj e la giovane ex letterina erano totalmente privi di phatos, privi di quella forza espressiva chene avevano decretato il successo delle edizioni precedenti.

L’alchimia è stata rotta, come se qualche sciagurato avesse preso un prezziosissimo vaso di cristallo di Murano e , mandatolo in frantumi, spargendo cocci nel firmamento catodico, con la presunzione che lo spettatore in sala e a casa, fosse uno sprovveduto pronto a cibarsi di qualsiasi cibo OGM, senza capacità critica.

Non si sa cosa farà la direzione Mediaset per la prossima puntata, certo è che la presenza del nuovo Maestro non è stata gradita da nessuno, in primis dal conduttore e dalla sua assistente, passando per il pubblico che è un entità si aleatoria, ma dotata del potere decisionale supremo nel sancire l’innalzamento a vette eccelse di gradimento, o l’affondamento, come in questo caso, di una prodotto oliato per bene da otto lustri.

La direzione dovrebbe riflettere bene se tenere il Maestro Tempera, oppure se richiamare in servizio Pregadio, sempre che questo accetti, ora che il vaso è stato polverizzato e il giocattolo mediatico rovinato. Appare evidente, anche ai più sprovveduti che Vince Tempera non è mai riuscito ad entrare in sintoia con lo spirito del programma. Aveva spesso lo sguardo imbronciato, a tratti seccato, come se quella buriana giocosa dei personaggi pittoreschi fosse un gruppo d’appestati da prendere prima a frustate e poi mandati a zappare la terra o raccogliere cotone in qualche piantagione dispersa nel sud degli ex Stati Confederati, prima della guerra di Seccessione americana.

Anche lo spettatore più distratto si è reso conto di trovarsi davanti ad un prodotto televisivo, rammendato alla bene e meglio, con gli autori evidentemente loro per primi , spiazzati dai silenzi quasi tombali del neofita, che ad ogni attacco d’orchestra appariva come un dottorino di primo pelo, timoroso nel fare la classica incisione a Y nel corpo del cadavere posto sul tavolo autoptico, beccandosi – si spera poi poi in privato, al termine della trasmissione – le contumelie provenienti da ogni ordine e grado della scala gerarchica della produzione de “La corrida”.

Il punto fondamentale è che Vince Tempera, non è entrato in sintonia con la trasmissione non solo perchè sentiva il peso del suo illustre predecessore, ma perchè non ha la indole caratteriale scherzosa e bonaria di Pregadio, che con un sorriso, una battuta, un gesto, sapeva mettere a proprio agio ogni concorrente, irridendo rispettosamente e bonariamente, senza far apparire “Il dilettante allo sbaraglio” di turno un emerito idiota, ma trasformando ogni “zucca” in una bellissima principessa, almeno per tre minuti, di ogni disastrosa ma spassosa esibizione.

Marco Bazzato
12.01.2009
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venerdì 9 gennaio 2009

Campagna shok a Vigonza


Foto:
Fonte Corriere della Sera
L’inventiva delle amministrazioni comunali non consce limiti – sebbene alla fine siano palesi de evidenti – e non mettono freno alla fantasia, specie quando si tratta di campagne di pubblica sicurezza, anche se non sempre il risultato, specie per i contenuti lingustici risulti immediatamente comprensibile a tutti.

Ne sanno qualcosa i cittadini di Vigonza, che grazie all’assessore leghista Roberto Caon, sono rimbalzati alle cronache dei media nazionali, con un iniziativa lodevole sotto l’aspetto dell’immagine, se presa a debita distanza, ma poco comprensibile ai più non avulsi alla parlata dialettale del paese alle porte di Padova.

L’assessore, con una modica cifra, ha fatto mettere cinque autovetture sfasciate sulle aree di maggior flusso di traffico, per invitare – specie i giovani – alla prudenza, vista la moda, sempre presente, anche in quella zona che gravita direttamente sul capoluogo di provincia, di bere o essere quasi allattati a vino, adulterato con l’acqua, per proseguire poi, dall’età puberale in poi con birra, e via via, sino ad arrivare ai superalcolici, spesso ingurgiati, nei pub, locali irlandesi, per arrivare alla fine nelle discoteche o nei rave party illegali.

Peccato per alcune pecche della lodevole inizativa. La prima, sembra assurdo, riguarda le autovetture esposte, evidentemente demolite, che dalle immagini del Tg2 del 08.01.2009 delle 18.30 mostravano evidenti segni di ruggine, ma su questo ci si potrebbe – forse – passare sopra; proseguendo poi sul fatto che viene la domanda se dai mezzi sono stati estratti tutti i fluidi, come ad esempio l’olio motore, quello del cambio-differenziale, l’olio dei freni e il liquido refigerante. Prodotti che potrebbero essere rimasti nei veicoli, oppure grazie agli schianti, col tempo mostrare perdite, con rischio di inquinamento, cosa che sarebbe dovere dei vigli urbani del Comune stesso e degli enti per la sicurezza dell’ambiente, dover appurare ed eventualmente sanzionare, come abitualmente si farebbe ad ogni attività produttiva che non rispetta le leggi vigenti sui temi ambientali. Guardando le foto pubblicate da
TGPaodva, e de “Il Corriere della Sera” permangono dei dubbi seri sul fatto che la sicurezza ambientale sia stata garantita nel rispetto della legge.

Ma la domanda che più angusita è come è stato trasmesso quel il tipo di messaggio, e sopratutto la “lingua” ossia il dialetto usato, che ai più, residenti e non, potrebbe apparire incomprensibile.

Ora, teoricamente ben venga l’utilizzo della lingua dialettale, visto che specie in quella zona, come in molte altre del Veneto è impossibile da estirpare, ma non vanno dimenticati altri fattori più importanti, primo fra tutti, essendo una lingua trasmessa esclusivamente per via orale, è impossibile da leggere in corsa, ancge rispettando i limiti di velocità, se non rallentando, col rischio, in caso di fermate brusche o improvvise, di causare incidenti, anzichè prevenitli. Senza dimenticare che, sebbene nella zona il 75% degli autoctoni parlino il dialtto, in quei tratti di strada transitano –fonte Corriere della Sera – circa 20 mila veicoli al giorno, e non è detto che tutti sappiano leggere il veneto, o lo comprendano.

Si potrebbe essere portati a pensare ad una forma di razzismo strisciante e mascherato, in quanto sono molti, non solo comunitati, ma anche extracomunitari che vivono e lavorano da anni nel paese e nelle zone limitrofe, specie nelle industrie calzaturire, ma non solo. Forse era volontà dell’amministratore leghista discriminare gli “stranieri” come ad esempio i cittadini itaiani provenienti o di passaggio da altre regioni, o gli stranieri, comunitari e non.

Strana anche la motivazione data dall’assessore, che per rimarcare quasi con orgoglio la scelta del dialetto ha dichiarato: «Volevamo che la gente si fermasse il tempo necessario a leggere, tradurre e comprendere il messaggio – spiega Caon – ma soprattutto volevamo parlare ai giovani e agli anziani indistintamente, a chi è colto e a chi non ha studiato. Senza contare che la lingua veneta è riconosciuta anche dalla Regione, quindi non c’è niente di male a usarla».

Parole all’apparenza sagge, ma rimane il fatto che i messaggi sono, per i veneti stessi, di difficile ed immediata comprensione, senza contare, che minoranze lingustiche a parte, nonostante siano riconosciute a livello nazionale, come ad esempio la lingua sarda, il dialetto veneto non è tra questi, ed imporlo, non solo alle persone di passaggio, ma anche agli emigrati residenti nel Comune e non, è sbagliato e segno di una chisura quasi a riccio e di una negazione del dititto di tutti di comprendere dei messaggi certamente meritevoli nelle intenzioni, mal attuato sotto tutti i diversi punti di vista.

Proviamo ad immaginare un turista straniero, con una conoscenza scarsa della lingua italiana, probabbilmente potrebbe pensare d’essere capitato in un paese, per dirla alla Marco Paolini, ne il Vajont: “...Contadini ignoranti...!”

Marco Bazzato
09.01.2009
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giovedì 8 gennaio 2009

Gli ucraini rompono con Gazprom


Stando ai media, l’Itaia, così come il resto d’Europa, è stretta dalla morsa del freddo, causato anche dalla chiusura dei rubinetti del metano in Ucraina – fomentata dall’Unione Europea e dagli Stati Uniti – di voler diventare filo occidentale e di rubare il gas, avendo tra l’altro una bolletta non saldata, nei confroni della Russia, di oltre 2 miliardi di Euro.

È stato proprio l’amico di Berlusconi, Vladimir Putin in persona, che ha dato l’ordine di chiusura dei rubinetti, è il nostro primo ministro, sempre pronto a vantarsi di per questa illustre amicizia, stando ai media, nemmeno ha fatto una telefonata, chiedendo amichevolmente la ripartura dei condotti. Quuesto la dice lunga su quanto questa stima sia solida e a prova di crisi. Praticamente Putin nemmeno vede Berlusconi, se non gli viene espressamente indicato da qualcuno del cerimoniale, che da quel momento inizia mentalmente a bestemmiare.

Quello che però induce a pensare male, in generale, è anche il fatto che l’Italia importa non più del 30% di gas dalla Russia, con il restante 70% approvigionato attraverso altre fonti, sia nazionali sia estere, prima fra tutte l’Algeria.

Vien quasi da dire che questa sia l’ennesima speculazione dei distributori di metano in Italia per rimpiuguarsi le tasche, aumentando – forse i prezzi – per smaltire le riserve, che stando a quanto dichiarato dal ministro Scajola, saranno disponibili per altri 2 mesi, quando già il caldo potrebbe essere alle porte, e il consumo per il riscaldamento – in primo luogo – dovrebbe diminuire.

Si sta giocando, forse, sulle teste dei cittadini europei l’ennesimo rimpallo delle responsabilità, con l’interesse primario, vista la crisi economicia globale, di tenere artificiosamente alti i prezzi, dovuto alla “mancanza” del metano, permettendo – in tempi di magra – d’aumentare i bilanci delle società distributrici, che da qui a poco, con rammarico, saranno costrette a annunciare un ritocco dei prezzi all’insù, per assurdo proprio quando anche la domanda di petrolio e di conseguenza i prezzi stessi dell’energia, sono torntati a livelli di tre anni fa, senza contare che forse sarà proprio l’Europa ad andare in soccorso economico dell’Ucranina, pagando il debito nei confronti di Mosca, iniziando ad aumentare il livello di dipendenza dall’Unione Europea, facendo partire una pericolosa spirale d ritorsioni economiche di non facile prevedibilità.

Non induce all’ottimismo, tra le altre cose, il silenzio assordante, dell’Unione Europea nei confronti dell’Ucranina. Difatti l’Unione, non può permettersi di fare delle note di biasimo troppo assordanti al governo di Kiev, in quanto questi è da tempo sostenuto, non ufficialmente, dalla Nato che vorrebbe il granaio dell’ex Unione Sovietica tra i suoi alleati, e nessuno può anche escludere l’ultimo colpo di coda del presidente statunitense, George Bush, che potrebbe aver fatto pervenire alle autorità di Kiev l’ordine di riacutizzare la tensione tra l’Ucranina e Russia, vista la difficile situazione economica in cui, più di altri, versa l’economia statunitense, col petrolio e il dollaro ai minimi, dando avvio ad una nuova speculazione sui future dell’Oro Nero, che potrebbe essere visto come un bene rifugio, nel breve periodo dagli operatori finanziari internazionali, primi responsabili dell’attuale – teorica – crisi di liquidità degli investitori, che hanno invece i forzieri pieni di valuta, e che vedono certamente di buon occhio questa crisi energetica, perchè farebbe lievitare i costi, non solo del metano ma anche del petrolio, visti i rincari che necessariamente si verrebbero a creare nel panorama finanziario e speculativo internazionale. In pratica una specie d’aggiottaggio in scala planetaria nel medio termine, che porterebbe ad un ulteriore incremento della disoccupazione e della perdita del potere d’acquisto dei cittadini europei, ma non solo, col conseguente rischio di rialzo dell’’inflazione e di riflesso dei tassi d’interesse, che nella zona Euro, così come negli Stati Uniti sono ai minmi termini, minando ancor di più la fiducia dei consumatori, che stretti dalla morsa del gelo, non solo metereologico, sarebbero portati a stringere ancor di più i cordoni della borsa..

Marco Bazzato
08.01.2009
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lunedì 5 gennaio 2009

Nessuna tregua nella Striscia di Gaza



Si sta compiendo, sotto gli occhi del mondo, sopratutto quello politico occidentale, un vero e proprio massacro di inermi: donne, vecchi e bambini, nel nome del presunto diritto di difendersi contro un organizzazione terroristica regolarmente eletta dal popolo palestinese, di cui la comunità internazionale non ne vuol sentir parlare, mandado letteralmente al diavolo il diritto di autodeterminazione dei popoli. Chiaramente, per alcuni esistono popoli di “serie A” e popoli di serie indefinita, come se questi non fossero esseri umani.
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Nella Striscia di Gaza, nel nome solo dei diritto d’esistenza d’Israele, il mondo, sopratutto l’ONU – per veto americano – vola codardemente la testa da verso una sola parte.

Ora appare chiaro che Hammas ha certamente delle colpe non indifferenti, ma che aldilà dei proclami – di facciata – in nessun modo è in grado di distruggere lo Stato di Israele, che ha tra le sue fila uno degli eserciti meglio armati a livello planetario, che ha la pretesa di dirsi civile.

Ma oltre aquesto, non si può altro che pensare che Israele e il suo famoso servzio segreto, tanto osannato per affidabilità e bravura insuperabile, non è in grado, in conserto con l’esercito, di scovaere i terruristi di Hammas, evitando le ingenti perdite civili di questi giorni, segno evidente che la cosidetta “guerra chirurgica” non è che l’ennesima fantasia, nata dalle menti malate degli strateghi militari, che per colpirne uno, ne debbono massacrare 100. Se questa è chirugia, assomiglia alla famigerata chirugia medioevale, che per asportare il dito del piede destro, amputavano entrambe le gambe.

Oltre 500 morti e più di 2500 feriti, che non possono uscire dalla Striscia, dove i giornalisti non possono entrare e mostrare quanto avviene, ma possono essere spettatori esterni, grazie alla democratica apertura di Israele nei loro confronti. Tutti i valichi d’accesso sono chiusi, nessuna delle più di 1.400.000 persone possono uscire, e i soccorsi medci e alimentari non possono accedervi. Tutto questo è solo per colpa di Hammas?

Domanda banale: ma questo 1.400.000 sono tutti ostaggi di Hammas che impedisce loro l’uscita, oppure dall’altra parte, l’esercito di Sion ne impedisce l’entrata, cosi come l’Egitto?

Di fatto, i palestinesi, rimanendo – secondo alcuni ostaggi di Hammas – confinati entro i propri confini,viene tolto anche il diritto d’essere profughi, negandoli di fatto gli aiuti internazionale.
Fa ridere, se non ci fossero di mezzo persone affamate, allo stremo, con i campi bombardati, per impossibilitare i palestinesi ad un minimo di autosufficienza alimentare, lo “sforzo stitico” dell’Unione Europea, che ha stanziato tre milioni di euro in aiuti umanitari. Praticamente poco più di due euro a persona, un’ elemosina infame che non si da nemmeno ad un barbone, uscendo da messa, il giorno di Natale.

Ah già, i palestinesi non lo festeggiano. Capito il motivo di tanta micragneria europea.

Ma quello che fa ridere, per l’enorme “verità” politica, è quanto dichiarato dal ministro degli interni istraeliano, Tipzi Livni, che pochi giorni fa a Parigi, ha dett che “Nella Striscia di Gaza, non esiste un emergenza umanitaria”. Domanda idiota: se ci fosse sua figlia li, direbbe la stessa cosa? E il bello è che anche i nostri politici, specie quelli di centro destra ci credono. Primo tra tutti Gian Franco Fini, che semnra ossessionato dai fantasmi di un ventennio che nemmeno ha vissuto, tanto che da ex membro dell’MSI, ex delfino del CAMERATA Giorgio Almirante, continua a condannare le leggi razziali, come se avesse qualche conto lui aperto con la propria coscienza missina. Ma quello è solo un suo problema. O come Franco Frattini, che in barba ad ogni misera regola di buon senso, vede con gli occhi chiusi, solo responsabilità di Hammas che tiene in ostaggio il popolo palestinese.

Se ciò che Frattini affema corrispondesse al vero, potrbbe essere dimostrato in modo semplice: Aprendo i valichi, e vedendo se i palestinesi rimangono felici a farsi massacrare dagli israeliani, oppure preferiscono fuggire, diventando profughi e ricevendo gli aiuti umanitari, che in teoria, gli spetterebbero di diritto.

C’è da dubitare infatti che Hammas riesca a trattenere più di un milione di persone contro la loro volontà, a patto che non ci sia qualcuno, oltre i confini, pronto a sparare ad altezza d’uomo, per impedrine la fuga. Se cosi fosse, la Striscia di Gaza, potrebbe essere già considerata da tempo, un enorme prigione a cielo aperto, dove non si attende altro che i “carcerati” aiutati anche dalle incursioni belliche “di mare, di cielo e di terra” mettano fine – con la morte dei “carcerati” – alla vita degli abitanti e/o ostaggi e/o prigionieri di Israele, dove secondo quest’ultimo, l’unico colpevole è Hammas.

Quello che davanti a tutto questo “macello” fa schifo, è oltre all’indolenza, la piaggeria – a senso unico – anche dell’Italia, ma non solo, pena d’essere politicamente bollati come sovversivi di estrema sinistra, dando ai famigerati diritti umani, quella valenza relativa, ottima se esclusivamente a senso unico, alternato.

Ci sarà da ridere veramente, se quando ci sarà la tanto “invocata” tregua, saranno riaperti i valichi per consentire alla popolazione civile – tutta – d’uscire, curarsi e mangiare. Anche se il democraticco Paese di Sion, non vuole nè tregua, nè osservatori internazionali – forse per paura – che gli atti dello Stato ebraico, non siano eticamente e moralmente accettabili.

Ma l’etica non va a braccetto con la politica, non importa il colore d’appartenenza. L’etica per la politica non è altro che un mostro appestato che deve essere chiacciato e ucciso, come la maggioranza dei palestinesi innocenti, uccisi da un Paese straniero, che incolpa sempre qualcun altro dei propri problemi interni. E che ora ha bisgono di fare piazza pulita, dei nemici esterni, per l’avvicinarsi delle elezioni politiche. Quindi guerra per scopopi elettoralistici.
Evidentemente ammazzare civili fa bene per incrementare il bacino di voti. Tanto non sono ebrei, ma palestinesi.

Marco Bazzato
05.01.2009

venerdì 2 gennaio 2009

Felice 2009, tra bombe, morti e bombardamenti



Finalmente si torna alla normalità. Smaltiti i festeggiamenti, e dopo aver preso supposte, lassativi, e amenità varie, con l’intestino finalmente vuoto, come un catetere sterilizzato, o dei bisturi pronti per una lobotomia radicale, finalmente si ricomincia.

Grazie a Dio si ricomincia alla grande. Un morto ammazzato – a Napoli naturalmente, chissà mai perchè – e altri circa 400 idioti in tutto il Paese, che hanno avuto l’intelligenza, degna di un primate, di farsi espolodere qulache petardo sul volto o sulle dita, godendo per la futura pensione d’invalidità. Idioti.
Il rito degli stolti, come ogni primo dell’anno, si è ripetuto. A nulla sono servite le campagne di sensibilizzazione, i sequestri, gli avvertimenti alle piú elemntari norme di sicurezza, per garantire dei festeggiamenti sereni. Evidentemente come dice il detto “La madre dei cretini – da buona mignotta – è sempre gravida”. Bisognerebbe mandare tutti quei figli di buona donna, che amano sparare, come fossero a Beirut, una settimana nella “Striscia di Gaza” a godersi i Bang sonici dei caccia dell’Armata di Sion, oppure sempre a Gaza, a festeggiare l’ultimo dell’anno sotto una granuola di bombe, vedendo poi se – presi dalla necessità di salvare la loro schifosissima pellaccia – hanno ancora il tempo d’accendere le loro belle “bombe carta” i razzi di fabbricazione artigianale e altre amenità da pseudo terroristi di capodanno.

Per la prima volta in vita mia, mi sono tolto lo sfizio di guardare – a debita distanza – i bombaroli d’inizio anno. Francamente non ho capito dove stia il divertimento: prendi il petardo, lo accendi, lo lanci – possibilmente non sotto l’auto di qualche conosciuto – e poi ti allontani in attesa dello scoppio. E poi – come un drogato da botti – ripeti l’operazione con raudi, razzi e girandole varie, pregando sempre qualche divinità pagana che la sfiga guardi da tutt’altra parte e che faccia esplodere arti e occhi ad altri. Quello che alla fine non si capisce è perchè medici e paramedici si ostinino a curare i feriti da botti. Come se prma di farsi esplodere addosso qualcosa, questi bifolchi, non fossero al corrente dei rischi. Esattamente come gli alcolizzati e drogati al volante, che poverini alla fine, molto raramente rispondono dei loro omicidi, colposi secondo una legge garantista, criminali, secondo i familiari delle vittime, che dalla giustizia umana sono inascoltati, e quindi possono essere legalmente presi per il cu..dallo Stato.

Per fortuna si sta tornando alla normalità. Sono riprese le stragi da rientro dalla discoteca, le faide, i furti, gli omicidi su commissione, i regolamenti di conti. Insomma quella sequela di catastrofiche buone notizie che – a forza di toccarsi – non fanno altro che consumare le palle.

All’appello, per ora mancano, senza mancare a nessuno, i politici italiani. Impegnati chi rimpinzarsi come otri in Patria o all’estero, vedi ad esempio Daniela Santanchè che si è vista svaligiare la casa milanese da dei gentilumini che hanno preso ad una ricca, per donare ai poveri, cioè a se stessi.

In compenso, il Presidente della Repubblica francese, Sarkozy, che stando a quanto dice la moglie, figlia non del marito della madre, ma di un altro, Carla Bruni – che grazie a Pazuzu ha preso il passaporto francese, facendoci comuque vergognare per le sue origini italiane – avrebbe l’alito che puzza – come una ciminiera – di fumo, sta provando, senza successo, a far cessare i bombardamenti israeliani sulla Striscia di Gaza, che secondo il ministro degli esteri dello stato ebraico, non sarebbe in emergenza umanitaria, come fosse una situazione normale farsi bombardare senza pietà, che sta portando alla modificazione del detto “colpiscili tutti per educarne qualcuno. Un pò come la canzone dei Metallica Kill 'Em All, “Ammazzali tutti”.

Insomma, un inizo d’anno partito sotto i peggiori auspici, specie dopo anche il discorso del Presidente della Repubblica, che non ha detto nulla di significativo, ha parlato di ovvietà generiche, senza entrare in nessun dettaglio. Discorso ottimo per non scontentare nessuno, discorso degno di un equilibrista che – come l’Italia – cammina sopra il filo della catastrofe economica, dove nessuno dei nostri amministratori pubblici, di qualsiasi ordine e grado, è mai colpevole di nulla, e nel caso qualcuno lo fosse, il popolo bue, non lo dovrà in futuro venire a sapere, questo è quanto continua ad affermare “l’amico della libertà” – la sua – Silvio Berlusconi, che della libertà altrui se ne fotte beatamente.

Per fortuna c’è l’imprenditore Alfredo Romeo, da un po’ di tempo gradito ospite del carcere di Poggioreale, che sta scrollando “La Magherita”, sostiuendo il classico “M’ama. Non m’ama” col nuovo liet motiv “spalmo addosso merd..a tutti. Non spalmo mer..a addosso a nessuno”. E i tanti politici – non chiamati per ora in causa – viaggiano a velocità stratosferiche tra gli uffici degli avvocati e il cesso, intendi a domare, a forza di Imodium, gli spasmi dirrotici che rischiano di trasformarsi in dolorose fuoriuscite emorroidali. E il bello è che alcuni hanno anche il coraggio di chiamare questo “giustizialismo”, dimenticando che per colpa di eventuali tangenti, appalti truccati, bustarelle e favori vari, i costi sociali e quindi i sallassi economici per i cittadini aumentano. Ma su queste cose, se i magistrati indagano, fanno piazza pulita, gettando in galera corrotti e corruttori, chissà perchè improvvisamente diventano nemici dei politici stessi, che si nascondono dietro il popolo, come codardi, incolpando la giustizia se cerca, a fatica, di trovare la verità, cercando di sbattere fuori dal gioco gli “affammatori sociali ed economici” non importa se imprenditori o politici, che avendo un sistema immunitario ditattoriale, detestano la presenza degli antibiotici giudiziari, cercano in tutti i modi di deviarne verso altri lidi, meno pericolosi per loro, l’efficacia.

E per concludere, meglio terminare con un detto antico: “Avanti col Cristo che la processione d’ingruma”, visto che il nuovo anno – antico pargolo neonato – puzza non solo feci, ma sopratutto della muffa umana, sociale, della politica nazionale e internazionale, che si trascina, peggio delle scorie radiottive, i rifiuti tossici per l’eternità, come gentile eredità, non richiesta, per le generazioni future, indebitate fin dal primo vagito, fino alla morte.

Marco Bazzato
02.01.2009
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