lunedì 15 gennaio 2007

Il diritto alla poligamia?

È il sogno di molti uomini, la fantasia sessuale forse più comune nel maschio, è quella d’avere più di una donna nel proprio letto per condividere non solo le gioie del talamo, ma anche nella vita di tutti i giorni, e forse la poligamia è quel desiderio palesemente inespresso, ma praticamente più attuato da molti uomini Italiani e non solo.
Diciamocelo chiaramente, in un paese dove l’ipocrisia regna sovrana, dove lo sfoggio dell’ultimo modello di Porche Cayenne va di pari passi con la voglia di stupire avendo l’amante a fianco, forse l’idea della poligamia sebbene apparentemente è passata di moda, tale pratica continua a circolare nel sottobosco di ricchi e poveri, senza fare distinzione di classe, e allora perché non superare l’ipocrisia nazionale, culturale e sociale dando alla relazione poligama lo status giuridico, equiparandolo a piccole società di fatto, dove i diritti e i doveri sono legalmente garantiti e tutelati, andando oltre a quell’insana pratica di spennare come un pollo il povero disgraziato beccato a letto con l’amante di turno?
D’altronde il tradimento è diventata una costante sociale, anche se queste accezzioni minoritarie mettono in ombra la maggioranza dei matrimoni monogami o le stabili convivenze.
Forse la volontà comune di tanti maschi sarebbe quella di far coesistere pacificamente, magari sotto lo stesso tetto, o sullo stesso letto due o più donne, che sono costrette a scoprire l’altra metà della passione del marito, da nuovi profumi, rossetti stampati sul collo della camicia, o da sms lasciati per errore sul cellulare.
Certo, lo stato non deve mettere il naso negli affari privati e soprattutto sotto le lenzuola o nelle camere d’alberghi di lusso o d’infima categoria, dove gli amanti sono costretti a rifugiarsi per timore delle ire della legittima consorte.
Il paese ha bisogno di una nuova svolta culturale, di un approccio a vedute con vendute più ampie e meno moraleggianti, fondate su una morale diversa, non libertina, ma limpida e alla luce del sole, non su una morale che abiettamente punisce l’uomo che nella necessità di vivacizzare un rapporto matrimoniale a volte logoro, si vede costretto a cadere tra le braccia di un’altra donna.
Il problema principale, non sarebbe da parte maschile, ma sarebbe quello di far evolvere il pensiero femminile in ragione di un’apertura emotiva e mentale più ampia, meno chiusa dentro dogmi desueti, o etiche ipocrite che sanno da medioevalismo dell’anno mille.
Forse i benpensanti, oppure i pensanti, specie da parte femminile si scandalizzeranno, ma di certo molte donne, al pari di molti maschi, non si scandalizzano nell’avere una relazione clandestina con uomini sposati, e spesso né fanno pure una virtù, usando, esattamente come gli uomini le solite scusanti arcaiche, vecchie, logore e che sanno di polenta ammuffita, o di ragnatele mentali del tipo: mia moglie non mi capisce, io lo capisco meglio di sua moglie, le do quello che lei non le sa dare, e quant’altro di più banale si può utilizzare come scusa.
Non possiamo dimenticare che viviamo dentro un economia di mercato, dentro una società dove la concorrenza spinge sempre di più sull’acceleratore dell’innovazione, della scoperta, dell’evoluzione dei costumi anche dei modi di pensare e d’agire dei singoli individui, e non si vede il perché questa concorrenza benefica non debba essere portata all’interno del focolaio domestico, sotto le lenzuola, nella vita di tutti i giorni.
Due o più donne dividendo in totale accordo lo stesso marito, possono fornire una spinta che può solo migliorare le relazioni sociali non solo all’interno della famiglia, ma anche all’esterno, offrendo all’uomo la possibilità non maschilista, ma dettata dalla liceità d’avere più di una moglie non più in concorrenza con l’amante, ma complice della stessa, dove nessuna delle due o più, è in guerra per prendersi i favori dell’amato, ma sanno che potranno disporre del soggetto del proprio amore senza più il timore di doversi nascondere, gettare soldi in frettolose camere d’albergo, o peggio avere figli non riconosciuti.
Vedere un ritorno all’antico, un ritorno a tradizioni familiari dimenticate, diverse, a tradizioni che nei millenni passati hanno contribuito in maniera sostanziale all’evoluzione della specie stessa, non deve essere visto o vissuto come l’attaccamento a qualche religione particolare, ma solamente a rendere chiaro, a fare outing, come si dice oggi per situazioni diverse di una realtà nascosta, alla fine spesso solamente alla povera moglie cornuta.

Marco Bazzato
15.01.2007
http://marco-bazzato.blogspot.com/