mercoledì 30 luglio 2008

Italia xenofoba contro gli zingari?


Le cattive notizie sono come i calcoli biliari. Quando arrivano, oltre a far smadonnare come trichechi, fanno imbufalire come caimani affamati, che da mesi non pasteggiano col dolce sapore di carne umana, specie se di giovane età.

L’ultima tavanata, in ordine di tempo, arriva da quei sapientoni dell’Unione Europea, che in periodo estivo, non avendo nulla da fare, invece d’andarsene, dicendola alla Mike Buongiorno, imitato da Fiorello, a sciacquarsi gli zebedei in qualche spiaggia africana, arrivano a far le pulci all’Italia, per il presunto trattamento razzistico tenuto nei confronti dei Rom.

Secondo i tamarri europei, gli italiani avrebbero negato i più elementari
diritti umani, violandoli, degli zingari.
Ed è vero!

Gli italiani sono degli zotici senza cuore, arricchiti fancazzisti che, poverini, quando sono derubati in casa da bambini o ragazzini, addestrati ad essere agili come scimmie, borseggiati per strada da bambini, invece di subire passivamente, visto che i poveri zingari si comportano da novelli Robin Hood, rubando ai ricchi, per dare il frutto delle rapine, ai finti poveri, cioè se stessi, invece di subir tacendo, parafrasando il motto della Benemerita, reagiscono, denunciano, si incazzano come aquile a qui hanno violato il nido, si infervorano, incendiandosi e incendiando verbalmente per rabbia, quando non si sentono protetti, quando vedono queste madri zingare e accattone utilizzare i figli, sempre che siano loro, per chiedere l’elemosina, per impietosire, quando vedono, che i piccoli briganti, una volta presi, hanno alle spalle una storia criminale degna di Lupin III, ma non possono essere incarcerati, gettando via le chiavi per almeno dieci anni, perché minori.

E se per assurdo, ma non troppi, gli xenofobi non fossero gli italiani, ma gli zingari immigrati?
Può sembrare paradossale, ma no troppo. Infatti, esistono immigrati, non importa se comunitari o extracomunitari, che fanno l’impossibile per integrarsi in Italia. Cercano di lavorare onestamente, facendo i lavori, i più umili, quelli che i fighetti italiani non vogliono più fare, non rubano, non delinquono, non fanno furti in ville o altro. Cose che fanno anche i cittadini del Bel Paese, nei confronti dei loro connazionali. Sarebbe ora d’aprire gli occhi, rendendosi conto che non esiste solo la cosiddetta xenofobia “dei bianchi” degli europei nei confronti degli altri. Ma esiste, solo per qualche assurda ed immotivata viltà, non è evidenziata, non è condannata, non è mai punita e sanzionata penalmente come merita.

Secondo quel buontempone di Thomas Hammarberg, commissario europeo per i diritti umani, sono solo gli italiani i colpevoli,i carnefici, gli aguzzini, i kappò da lager comunista , che fanno il possibile, affinché questi gitani, che preferiscono essere nomadi, come locuste, anziché stanziali, che non mettono a disposizione di questi eterni gitanti centri attrezzati con piscina, campi da tennis, villette a dodici stanze , mai bi o tri familiari, per ospitare, pagando, a spese di tutti gli altri cittadini, luce acqua, cibo, vestiario, e carburante per i loro fuori strada o Mercedes ultimo modello, le numerose famiglie.

Mentre loro, i poveri tapini, le vittime, sono costretti per scelta tribale a girovagare – impuniti – per l’Europa, sono vittime. Non sono mai loro quelli che non vogliono, non assoggettarsi alla massa, integrarsi col resto dei cittadini. Secondo questi “nobili” cavalieri erranti, e i loro accoliti che li difendono, giustificandoli sempre e comunque, la colpa, l’errore, il pregiudizio, la paura è sempre della maggioranza silenziosa che li subisce, che deve accettare passivamente ogni loro comportamento, anche quello di trasformare, visto che è la loro cultura, secondo i difensori degli zingari, in un immensa discarica a cielo aperto spiazzo che dove sostano, devastano.

Se razzismo, secondo quel sapientone di Thomas Hammarberg è chiedere decoro, pulizia, igiene, rispetto delle terre altrui dove si sosta, non mandare i figli per strada vestiti di cenci ad accattonare, non mandarli, in quanto minori a scippare, rubare negli appartamenti, o picchiando selvaggiamente, gli italiani, o peggio ammazzandoli, facendo sentire i cittadini insicuri, sguarniti, lasciati a se stessi, costretti ad armarsi per difendersi, costretti quando sono fermi ad uno stop d’alzare i finestrini, chiudere le sicurezze dell’auto, pregando che il semaforo diventi verde, il prima possibile, per evitare la solita “mamma” col bambino lordo – per incutere malsani sentimenti di pietismo e pietà – come cesso no lavato da mesi, che chiede l’elemosina, o scongiurando qualche divinità palese od occulta, che il lavavetri zingaro in turno, che a quell’ora ha in gestione quel tratto di strada, non abbia la pretesa, incivile, barbara di lavare il parabrezza della macchina, o del SUV appena uscito dall’ autolavaggio, con acqua, più fetida degli scarichi delle acque nere delle fogne di Milano allora,forse ,gli italiani, a ragione, sono razzisti.

Sarebbe interessante che questo signore, questo commissario, sparante sentenze come un tre di picche, prima d’aprire bocca, accusando l’Italia d’essere razzista, andasse ad intervistare le vittime dei suoi “amici” dei suoi “cari protetti”, dei suoi poveri tapini, per sentire, o magari provando per qualche mese, o qualche anno, la sana esperienza di convivere, a tutti i costi, con questi signori, che fanno il possibile, fintanto che trovano polli come questo che li spalleggiano, per non integrarsi, per arroccarsi nelle loro tradizioni, nei loro furti, nel loro modi di vivere e modus opeandi, incazzandosi poi, e accusando la società civile quando non li vuole.

L’integrazione, la si da, la si offre nel modo più ampio possibile a coloro che la vogliono, per gli altri, beh l’Europa è grande, e Bruxells, Strasburgo, non è poi così lontane. E forse, Thomas Hammarberg, commissario per i diritti umani, li accoglierà tutti volentieri, per la gioia di moglie e figli, in casa propria, mostrando finalmente al mondo, invece di blaterare, con i fatti, come lui saprà integrali – nel suo Paese e in casa sua – al meglio.
Attendiamo tutti, da lui, fatti, non pugnette!

Marco Bazzato
30.07.2008
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lunedì 28 luglio 2008

Comunisti: razza estinta


Doveva accadere prima o poi. Peccato. A differenza del resto d’Europa, in Italia, la rivoluzione, della caduta del Muro di Berlino, è arrivata con quasi vent’anni di ritardo, troppi per un Paese che ha la pretesa di dirsi civile.

Accade infatti che al congresso di Rifondazione Comunista, o chi per essi, i delegati si spacchino in due come una mela – come se Satana in persona ci avesse messo lo zampino – tributando si delle grandi lodi – ipocrite a questo punto – a Fausto Bertinotti, ma scannandosi, quasi letteralmente, quando arrivò il momento di eleggere il nuovo presidente. La battaglia infatti, la Waterloo del partito, la Caporetto della Resistenza Comunista, si è infranta innanzi alla scelta del medesimo, dove i votanti, per un pelo d’organo sessual-riproduttivo femminile per eccellenza, hanno scelto, a ragione, l’eteronaturale , Paolo Ferrero, ricacciando nel girone dei dannati, il non eteronaturale, Nichi Vendola.

I comunisti, e quest’ultimi sono gli unici a non essersi accorti d’essersi estinti, piaccia o no, sono stati affossati, anche in Italia, per colpa dei loro errori-orrori storico-genetici della storia.

Errori, che come un peccato originale, generazione dopo generazione, si sono replicati, aumentando in modo esponenziale, sino a giungere all’implosione interna del 1989, dove nel Bel Paese, per colpa di uno strano gioco malato del destino in metastasi, l’agonia, lenta, dolorosa, ma evidentemente non troppo, è arrivavate fino ai giorni nostri, con gli esiti nefasti dell’ultimo congresso.

D’altronde, cos’altro ci si può attendere da una formazione politica rimasta ideologicamente incancrenita a “Bella ciao”, ai partigiani – quasi tutti morti, o con gli ultimi superstiti sono affetti da senilità, arteriosclerosi e delirium tremens – alla resistenza, dove per questi, l’unica resistenza utile sarebbe quella da elettroshok, come faceva fare applicare la buonanima di Stalin, ai genitali di dissidenti e invertiti.

Il ridico è che questi “quattro gatti” si sono anche divisi in correnti interne, vivendo ancora nell’illusione d’essere al tempo di Berlinguer, mentre non sono nemmeno riusciti ad entrare in Parlamento, e per poter dire qualcosa sinistramente sinistro, hanno dovuto accontentarsi delle briciole gettate sotto il tavolo dal “fascista” Fini, che gli ha permesso, una volta al mese, il rimettere piede ai vertici,in Parlamento, convinti di contare, per qualcuno, qualcosa, e di valere almeno come un tre di picche.

Il sadismo Fantozziano dei comunisti, nonostante la pretesa – utopica – di una presunta, e mai dimostrata superiorità morale ed intellettuale, si spinge oltre, si spinge verso l’annichilimento, l’implosione, la reazione nucleare incontrollata, peggio del meteorite che portò sulla Terra all’estinzione dei dinosauri, li spinge ad un ritorno, effettivamente più consono per loro: la Clandestinità. Clandestinità, che oggi rispetti, a quello che per alcuni nostalgici, furono i “i calorosi Anni di Piombo”, questa volta solamente mediatica. Infatti, i neo, post comunisti, ora pensano di tornare a fare proselitismo ideologico in fabbrica, cercando d’affabulare, come venditori di Cannabis, che vorrebbero legalizzare, quella che fino a trent’anni fa, era effettivamente la massa poco istruita, ma che oggi, e i Rossi non se ne sono accorti, la musica culturale, anche nelle teste degli operai, è cambiata, in meglio per fortuna, ed i vecchi slogan anni ’50, come ad esempio: Lotta di Classe, Classe operaia, Borghesia, o altre bestialità varie, appartengono solo all’armamentario del Comunista dogmatico-ideologico, arroccato, paradossalmente proprio come B. XVI, a vecchi e polverosi libri, buoni solo per topi e bibliofili occhialuti che non hanno alcun contatto col mondo reale informatizzato e globalizzato.

C’è però da rilevare che per fortuna, che non questa “Strage di innocenti”, ma “Ecatombe di colpevoli” politico-ideologici del passato, porterà sicuramente benefici al Paese, all’Italia, in quanto, se manterranno le promesse, cosa politicamente difficile da credere, i Rossi, dovrebbero apparire molto meno in Tv. Sono in molti infatti che pregano, sperano, accendono ceri votivi alle divinità laiche, pagane, e religiose, affinché la presenza comunista nelle Tv di Stato e non sia frequente come quella degli asteroidi che hanno cancellato, dalla faccia della Terra, i dinosauri. Sarebbe comunque sempre troppo, ma bisogna saper accontentarsi.

Marco Bazzato
28.07.2008
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giovedì 24 luglio 2008

W la sedia elettrica how


La democrazia in Italia è ancora un’utopia, un’idea scritta sulla carta dai Padri Costituenti, che sicuramente staranno, in questo momento, rivoltandosi, bestemmiando nella tomba.

La libera impresa, se non piace a quattro lucida poltrone con le chiappe, è una realtà defunta, uccisa da un moralismo catto-radicale, che ha infettato il Paese, e ha raggiunto il suo abisso più profondo con la proposta di moratoria universale contro la pena di morte. Come se quattro gatti, nel pianeta Terra, potessero impedire le esecuzioni capitali ad Aldebaran o Proxima Centauri. Da qui si capisce la megalomania terrestro-italiota.

Ne sa qualcosa un
giostraio dell’idroscalo di Milano, che onestamente, acquistandola, ha deciso d’importare dagli Stati Uniti un pupazzo in lattice, che al costo di un Euro, simula, in modo mediocre, l’uccisione di una persona con la sedia elettrica.
Aprici cielo. Gli anatemi, le contumelie, le maledizioni alle generazioni passate e future nei confronti del povero imprenditore non sono mancate, tanto che il tapino, dopo che la notizia è rimbalzata nei giornali, per colpa di un futuro padre, che non aveva altro da fare che rompere, è stato costretto a rimuovere l’attrazione, dopo averci investito ben 50 mila Euro, che nessuno dei contestatori gli risarcirà.

Ma cosa c’era di così drammatico e shoccante in quest’innocua giostra? Nulla. Assolutamente nulla. Il pupazzo infatti, assomiglia in modo impressionate ad
Eddie, la mascotte degli Iron Maiden, stessi muscoli, stessi occhi intelligenti e sporgenti, stesso cranio rasato, e medesimo sorriso istrionico,sadico, felice di far la fine del topo arrostito.

Il pupazzo, nonostante le fattezze quasi umane, sebbene caricaturate, ha tutti i limiti del gioco, del puro divertimento fine a se stesso, privo di quelle caratteristiche indispensabili, per renderlo somigliante in tutto e per tutto ad una vera esecuzione capitale, anche se si spera che le prossime versioni, almeno per il mercato americano, siano aggiornate per la gioia e il divertimento di grandi e bambini.

L’attrazione, seppur abbastanza verosimile, deficita d’alcune caratteristiche peculiari. Durante un’esecuzione con la sedia elettrica de il film “Il Miglio Verde”, tratto da un romanzo di Stephen Iing, con Tom Hanks, l’ha dimostrato che al condannato esplodono, schizzando fuori i bulbi oculari, il capo sovente sbatte violentemente, sul poggiatesta, tanto che, grazie alle scariche, la scatola cranica rischia di frantumarsi, permettendo la fuoriuscita di materia celebrale. Va anche ricordato, che durante un’esecuzione, il condannato, per codardia, sovente urina e defeca, per questo abitualmente prima gli è fatto un clistere, facendoli indossare poi un pannolone oversize negli abiti, e l’acre odore di carne umana abbrustolita lo puzzare come un ascella non lavata da mesi, o come carne di maiale andata a male.

Ma le idee più balzane, si sono sentite anche dalle associazioni che difendono i diritti dei bambini, ma tacciono, quando una minore, è affidato congiuntamente al padre, cittadino di Sodoma dichiarato, per non sentirsi bollate come discriminatici, ma alzano la voce, infischiandosene delle perdite economiche di un povero Cristo, che cerca di fare onestamente il proprio lavoro. Senza contare le varie frasi – vuote – di circostanza quando si invoca il rispetto nei confronti della morte, sebbene questa puttana di rispetto nei confronti dei vivi non ne ha nessuno, infatti se li prende, portandoseli via, trasformandoli, in pochi anni, in polvere e ossa rinsecchite.

Non va dimenticato anche, che i bambini d’oggi, i giovani, di morti – finte – in tv, ne vedono a centinaia se non di più ogni anno, e un pupazzo sorridente, fumante di borotalco, certo impressiona tanto come quello di un cane a cui è stato schiacciata la testa da un auto, cioè niente.

È da tenere presente, visto che si parla di divertimenti, che fino a pochi anni fa, le esecuzioni erano uno spettacolo pubblico, un divertimento per uomini, vecchi e bambini, basti pensare a
Benito Mussolini e Claretta Setacci, prima fucilati e poi appesi come quarti di bue in Piazzale Loreto a Milano, o in tempi più recenti, la fucilazione pubblica di Nicolae Ceauşescu e consorte nel 1989, in Romania, dove in molti, italiani compresi, hanno applaudito, alla fine del sorcio dell’odiato dittatore e signora, tifando e battendo i piedi per gli esecutori. Lo stesso si può dire per l’esecuzione di Saddam Hussein, giustiziato il 30 dicembre 2006, mentre ora si attende, che faccia la stessa fine il suo braccio destro , Tariq Aziz, di cui si è mobilitato anche Marco Pannella, mettendosi, per protesta, nuovamente a dieta. Perché da sempre paladino e difensore dei vari Caino, e nemico giurato di Abele.
Va ricordato, che l’abitudine sana al sangue e alla morte, è inculcata in Italia, fin da bambini, col tradizionale rogo della
Befana, la povera vecchia, bruciata il 6 Gennaio, in occasione dell’Epifania cristiana, in memoria della tradizione dello Stato Pontificio, che abitualmente arrostiva, tra urla strazianti, nelle pubbliche piazze le donne condannate, non solo al fuoco eterno, ma in primo luogo al fuoco umano, dal Tribunale dell’Inquisizione, in cui ogni anno, il giorno del battesimo di Gesù, si ricordano i fasti.

A Renzo Biancato, il giostraio fregato, e insultato per la sua attività imprenditoriale, non dovrebbero andare accuse, ma solidarietà umana e professionale, visto che lavorare i Italia, a questo punto Paese col prosciutto morale, a corrente alternata sugli occhi, diventa ogni giorno più difficile, e che la giostra da lui messa a disposizione per il suo gentile pubblico, fuori da patri confini, da altre aziende, ha trovato il giusto gradimento dei clienti, felici di poter assistere, divertendosi, seppur nella finzione scenica, ad un arrostimento, simile a quello in cui per decenni la letteratura e la cinematografia internazionale ci ha abituato. Evidentemente in Italia, arrostire i colpevoli è reato, mentre ammazzare o bombardare degli innocenti, come nel caso delle guerre che si combattono in varie parti del mondo, anche con l’impiego dei nostri militari deve essere considerato un vanto. Alla faccia della morale, dell’etica, e del cristianesimo in salsa catto-italiana-laicista a corrente alternata, come le scosse elettriche, a cui giustamente si sottopone un condannato, colpevole accertato di reati indegni per un essere umano.

Marco Bazzato
24.07.2008
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mercoledì 23 luglio 2008

Affidata una bambina al “padre” Gay




Ci sono sentenze, che pur di far piacere al mondo eterofobico, non esitano a consegnare una minore, una bambina impubere di 10 anni, affidandola anche al padre divorziato, cittadino dichiarato di Sodoma.

Accade a Bologna, considerata una delle città più aperte d’Italia, brava a fare sentenze contronatura, contro l’opposizione della madre della piccola, che giustamente aveva divorziato per schifo, per rifiuto, per vergogna – dopo otto anni di matrimonio – dall’uomo che l’aveva ingravidata, quando questi ha scoperto la sua “inclinazione” anti eteronaturale.

La madre della piccola sventurata, si era opposta alla decisione dell’ex marito di portare la figlia innocente, in ferie con lui in un’isola greca, meta tipica dei cittadini di Sodoma. La vittima dei cambiamenti paterni, per fortuna, per ora non è a conoscenza del rinnegamento del padre,apostata “allegro”, che l’ha trasformato in qualcosa di sconosciuto anche alla moglie, che ha preferito la solitaria eterosessualità, divorziando il marito, non volendo condividere, come questi avrebbe voluto, il suo uomo con un altro uomo. E questa sarebbe la “normalità”omosex. Chiedere alla propria moglie d’accettare una relazione, non solo adulterina, sodomitico-omosex, salvo poi,per vendetta, quando tutto ciò è rigettato con disgusto, fare il possibile per avere l’affidamento condiviso, portando la piccola in un’isola frequentata da antieteronaturali e famiglie, senza specificare però di che tipo di “famiglia”, è un insulto alla genitorialità responsabile.

La sentenza è un ennesimo atto di piaggeria nei confronti della potente lobby eterofobica, che in nome di non si capisce quali diritti legali, vuole sovvertire i diritti naturali, imposti dall’inizio del mondo dalla natura stessa, e la dannosa vittoria di questi sulla pelle di un’innocente, di una bambina, costretta a subire prima il divorzio dei genitori, di un padre apostata, nemico dell’eteronaturalità.

Fa riflettere pensare che la giustizia(?) condanni, non solo una minore a seguire il “padre” nell’isola delle sue tendenze, a discapito della madre – eteronaturale – nel nome, non del diritto del minore di vivere in una famiglia equilibrata, che tenga conto, vista laa tenera età del suo equilibrio psicofisico, ma piegandosi – a 90 gradi – agli anatemi della comunità omofila, sempre pronta a scagliarsi contro la naturale famiglia eteronaturale, senza rendere conto che anche la loro esistenza dipende ancora da quest’ultimi, che erroneamente – in quanto non esiste un test genetico prenatale per stabilire se l’inclinazione sarà quella omofila, o se vivrà una vita normale da eternonaturale –continuano a metterli al mondo!

Marco Bazzato
23.07.2008
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lunedì 21 luglio 2008

Pedofila clericale: B. XVI incontra alcune vittime


Il monarca assoluto, Joseph Raztinger, autobatezzatosi Benedetto XVI, boss dello Stato Città del Vaticano, ha provato, senza riuscirci, a lavare l’onta dei suoi accoliti, in questo caso i preti australiani, che hanno abusato sessualmente di minori, non riuscendo a placcare il giusto rincrescimento, anche di rabbia e odio, non nei confronti di Dio, ma del Vaticano stesso, di quest’ultimi, trattati come barboni pulciosi e questuanti accattoni.

Si è comportato proprio così alla vigilia della partenza dall’Australia, dove ha diretto, mediocremente, la Giornata Mondiale della Gioventù, che già al terzo giorno ha visto un calo di oltre il 50% dei partecipanti, passati dai 500 mila dei primi due giorni, a poco meno di 200 mila dell’ultima giornata, segno evidente che il Tedesco è accettabile fino al secondo giorno, dal terzo in poi, non è come il vino, o il Parmigiano Reggiano, che più che si stagiona, più apprezzato è.

Il Buon(?) Pastore della Vigna del Signore, come a ama autodefinirsi, ha invitato – i maligni dicono a controvoglia – alcune vittime dei preti pedofili, il giorno in cui smammava a casa, in Vaticano, a messa prima, alle sette del mattino, orario in cui secondo la tradizione solo villici, plebei s servi della gleba, si recano alle funzioni religiose, mentre i signori quelli veri, dopo aver ronfato fino alle dieci, con calma, si prendono o quella delle undici, o addirittura quella della sera.

Questa sarebbe, secondo se stesso, l’umanità del teutonico, del teologo tedesco, del vicario di Cristo, anche se non si sa se effettivamente questi sia d’accordo con la scelta fatta da uomini-cardinali in Conclave, il gesto simbolico di scuse verso Dio, che comunque mai risponde, né accettandole, né rigettandole, e verso coloro che sono stati violentati dai preti-pedofili-bestie.

Al capo Vaticano, evidentemente più avulso ad essere omaggiato, non deve essere andato giù il boccone amaro, del dover essere costretto a chiedere scusa, anche se alla vittime, dopo aver visto rovinata la vita, interessano i risarcimenti materiali – si spera miliardari in Euro – non solo le scuse formali, che volano come palloncini gonfiati ad elio, e che non cambiano la vita di nessuno, dimostrando ancora una volta, che certi panni sporchi vanno lavati esclusivamente in casa propria (possibilmente entro le mura Vaticane) e solo raramente, consegnandoli al braccio secolare, come da abitudine medioevale, per condannare i preti malfattori o pedofili, alla giustizia dei giudici togati, in quanto, nessun papa ha saputo dimostrare che Dio ha effettivamente condannato, in eterno, qualche prete pedofili, facendo venire a molti il dubbio della certezza della pena.
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Questa Giornata Mondiale delle Gioventù, si è dimostrata, indipendentemente dal solito Can Can mediatico delle reti italiane, un evento di portata minore rispetto a quelli che il precedente pontefice sapeva riunire attorno a se. Dimostrando chiaramente, che la scelta del successore di Giovanni Paolo II, non è stata inspirata dallo Spirito Santo, che non ha mai approvato l’elezione, ma da semplici e miseri equilibri interni, fatti col bilancino, tipici degli inciuci delle politica italiana, e che il tedesco, anche questa volta, dopo la figuraccia di Ratisbona, se ne torna a casa con la coda tra le gambe, costretto, per Ragion di Stato, a dover fingere comprensione per le vittime dei preti pedofili.

Rimane un ultima domanda. Il Benedetto XVI dice di pregare sempre per tutti. Prendiamolo per buono. Anche se sorge questo dubbio umano: ma se prega per tutti, come fa a trovare il tempo per tutto, e soprattutto, quanto è lunga la sua lista giornaliera di nomi, a cui chiedere invocazioni a Dio? Chiaramente, qualcosa non gira per il verso giusto, o no?

Marco Bazzato
21.07.2008
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Morta la Rovigota impasticcata






La tossica sedicenne di Rovigo non c’è l’ha fatta. Ha preso, ed è partita per il paradiso dei drogati, ieri pomeriggio dopo le diciannove, all’ospedale di Dolo.

L’impasticcata, figlia unica, dipinta dai genitori come una studentessa modello, era andata assieme ad altre amiche a Venezia, per la tradizionale festa del Redentore, prendendo parte ad un rave illegale sulla spiega, non autorizzato dalla questura, ci ha rimesso la pelle, dimostrando totale mancanza di rispetto, non solo nei confronti di se stessa, ma anche nei confronti dei genitori, e anche della amiche, impasticcate ma sopravissute, come lei.

Le amiche della neomorata, fatte come quest’ultima, ma non fino al punto di tirare le cuoia, hanno saputo, da brave tossiche, dare solo informazioni monosillabiche, circa l’evento della sera precedente. Le adolescenti, tutte frequentatrici assidue di un istituto superiore, sono già state rimandate a casa, a farsi coccolare, magari, dai genitori, pronti a rincuorarle, dicendo che non è accaduto nulla, che sono cose che possono accadere, che per fortuna è morta l’altra, e via discorrendo, invece di riempirle, non di legnate, ma di segregarle almeno per un mese, privandole di computer, cellulare, vestiti firmati, impedendole anche d’andare al funerale della morta impasticcata.

Capire cos’hanno in testa questa generazione degenerata e corrotta, è come voler capire o comprendere l’universo prima del Big Bang: è impossibile. Sta di fatto che ormai, colpa soprattutto dei genitori che non controllano, che non dialogano con i piccoli tossici che, senza rendersene conto, dopo averli figliati,camminano per casa. Colpa dei genitori, che pur di non farsi rompere le balle, acquistano per i baby narcomani, spesso unici, cani e porci, purchè tacciano, non rompano, stiano zitti. E questa massa pascolante di giovani capre e caproni senza arte e né parte, con la spina dorsale più debole di un invertebrato, hanno cosi disprezzo per le loro inutili vite – a questo punto a ragione – che non lesinano soldi, che spesso nemmeno si guadagnano, per ubriacarsi, impasticciarsi, riducendosi peggio di larve disumane col cervello mezzo in papa e per metà andato a puttane, a forza di bere e strafarsi. E poi agli altri tocca l’onere infame di raccoglierli quando si spiacciacno ubriachi e impasticcati marci,o crepano per arresto cardiaco, tutti pronti a colpevolizzare lo spacciatore di turno perché quatto scemi sono andati a farsi fottere da soli.

Ora, come sempre ipocritamente accade, inizieranno i dibattiti balneari, le ipotetiche soluzioni, senza però puntare l’indice contro nessuno. Gli esperti s’interrogheranno su come arginare la piaga degli idioti,le cui madri sono sempre gravide, che desiderano aver, almeno per un giorno, quattro righe su un giornale, e hanno scoperto, che la cosa più semplice è quella d’avere i famosi cinque minuti di notorietà, crepando strafatti di merda sintetica e alcol.

D’altronde i dati 2007 parlano chiaro.589 imbecilli sotterrati per colpa dell’extasy. Non 589 morti per cause naturali, malattie, incidenti d’auto o altre disgrazie vere. No, 589 gonzi che hanno deciso, con la loro testa già mezza strafatta, d’acquistare da uno spacciatore una pastiglia di merda, ingurgitarla, magari con l’alcol, per poi sballarsi per due ore – forse – convinti d’essere più liberi, di poter fare voli ancestrali, di vedere cose, che solo loro, i tossici fatti, possono vedere, e negate alle persone intelligenti, negate a coloro che sanno divertirsi senza strafarsi come scimmie rinchiuse nelle gabbie delle loro paure mentali.

Attaccarsi all’utopia che si possa sconfiggere lo spaccio, senza punire, come accade in Italia, i consumatori, non importa se occasionali o no, o i piccoli spacciatori, è come voler illudersi, non facendo nulla, di poter far entrare il mare in un bicchier d’acqua.
Tossici e spacciatori, non importa se di modica quantità, vanno rinchiusi, anche se minorenni, in carcere per almeno dieci anni, lasciandoli per mesi in isolamento, senza ora d’aria, senza contatto con nessuno, con i secondini in silenzio, creando attorno a questi il vuoto, la morte morale e sociale, senza preoccuparsi degli eventuali danni psichici a lungo termine, in quanto, come tossici, li commettevano sulla loro persona, già da soli.

Forse non si eliminerà la droga dalle strade, ma almeno si proverà ad arginare il fenomeno dei tossici del sabato sera, dei tossici dei rave party, dei tossici alcolizzati delle discoteche, che fatti come animali, ammazzano e poi dopo pochi giorni, passata la sbronza sono nuovamente in strada, pronti a ridursi come rifiuti umani per la gioia, secondo loro, di divertirsi. E questa hanno anche il coraggio di chiamarla libertà!

Marco Bazzato
21.07.2008
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venerdì 18 luglio 2008

Arriva l’estate: cani abbandonati




C’è un rito a cui l’italiano medio, con l’arrivo dell’estate, non sa rinunciare: l’abbandono del cane. Infatti la barbara usanza di portarsi in appartamento, in casa una bestia, in questo caso un cane, un cagnaccio, non importa se di razza, o bastardo come i padroni, va a farsi benedire con l’arrivo delle agognate ferie.
Con l’arrivo del caldo, la bestia a quattro zampe, inizia a puzzare peggio d’unna terga non lavata da mesi, comodo in casa in autunno e inverno come scalda piedi per qualche vecchia racchia, o bambino particolarmente rompiballe. Ma con l’arrivo della bella stagione, inizia ad essere un peso, una rottura di maroni, un fardello insopportabile, in quanto il cagnaccio, sembra assurdo, ma con l’arrivo del caldo, vuole, manco fosse un cristiano, essere portato al parco per giocare con i propri simili, pisciare e alzando la gamba, senza sgocciolarsi il membro, trasformandosi da un dolce dottor Jekyll – autunno-inverno – in un bavoso signor Hyde – primavera-estate – con le inevitabili e naturali conseguenze che tutti conoscono: l’abbandono.

Abbandonare il portatore estivo di pulci, per la legge dello Stato italaino è considerato, non si capisce perché, reato. Ma, la colpa di questa moda autunno-inverno, è da imputare ancora una volta, agli “umani” che per un assurdo ed immotivato bisogno di compagnia, si fanno traviare dagli occhioni tristi del bastardino di turno, del randagio abbandonato, dell’altezzosa bestiaccia di razza, che scruta osservando l’uomo, come se questi fosse la bestia, e lui l’umano.

Ma, l’animale parlante a due zampe: l’uomo, ha anche un'altra colpa atroce, un'altra colpa infame, che svilisce proprio la sua natura superiore. La colpa è quella di umanizzare la bestia a quattro zampe, elevandola quasi al rango di protoumano, abbassando l’uomo a protobestia. D’altronde basta vedere, come la massa informe degli umani, gettano fiumi di denaro per coccolare cani e cagne. Cucce riscaldate, abiti firmati, cibi sfarzosi perché il povero sacco di pelo pulcioso non si becchi la diarrea, veterinari felici, quando vedono “persone” affette da animalite cronica così scemi che piangono per una bestia, che soffrono inutilmente, quando questa prende il volo verso il paradiso canino, o quant’altro di più ameno l’uomo possa concepire per ridursi allo stato animalesco, mettendo sotto stronzio la ragione.

È evidente, alla fine, che dopo quasi otto o nove mesi passati ad occuparsi della bestia, l’uomo riprenda contatto con se stesso, sentendo il bisogno, almeno per un breve periodo dell’anno, per almeno due settimane, di non pensare più a merda di cane da tirare su con secchiello e paletta, cibo specifico ad alto contenuto proteico, bocconcini di carne o pesce selezionati, per il miglior benessere psicofisico della bestia a quattro zampe,e che l’uomo riprenda contatto con il mondo vero, quello reale, il mondo che non abbaia, che non ringhia, che no morsica, ma col mondo che comunica con la parola, con i pensieri, con la ragione, riprendendosi quello spazio che giorno dopo giorno, settimana dopo settimana, mese dopo mese, ha lasciato – stupidamente – alla bestia, lasciando che questi lo soffocasse con le proprie esigenze, non naturali, ma apprese dalle bestie umane a due zampe.


Ma l’aspetto più rivoltante sono gli animalisti. Quei gruppi di invasati, di persone più simili al cane, piuttosto che all’uomo, che per salvare la pelle ad una bestia, ammazzerebbero, senza scrupolo di coscienza, un proprio simile, in quanto portavoci umani delle istanze canine o altro. Uomini-cane senza arte e né parte, persone prive del minimo cuore umano,dotate di una sensibilità così primitiva e poco evoluta, in cui spesso, proprio anche il loro parlare, assomiglia ad un latrato, ad un guaito spaventato di una bestia a cui sono appena state ridotte in ragù al pomodoro, odorante di sangue e carne tritata andata a male, le zampe.


C’è un aneddoto personale, che mi sovviene in mente. Circa vent’anni fa, anno più o anno meno, morì il bastardino di famiglia. Un cagnaccio rompiballe, infimo, che abbaiava anche ai topi morti. Insomma, un perfetto rifiuto del mondo animale, tant’è che questo sacco di pulci ambulante, finalmente è finito sotto un’auto, ridotto ad una massa informe, che respirava come un mantice bucato. Si sentiva il sibilo dei polmoni bucati, dalle costole, che usciva come il fischio di un treno a vapore dell’ottocento. E puzzava. Puttana cagna se puzzava. L’odore, il tanfo premorte è nauseante. Ti colpisce la bocca dello stomaco, peggio di un calcio sulle palle, facendoti espettorare contemporaneamente vomito e catarro.

La cosa peggiore, però non era il bastardo agonizzante. No, quello poteva essere considerato interessante. La cosa peggiore era il pianto di mio fratello. Io avevo circa diciassette anni e lui undici. A quell’età, gli impuberi sono soggetti a sbalzi di umore, peggio delle donne a cui salta il marchese. E piangeva, piangeva, piangeva a dirotto, urlando un dolore inutile e senza senso, lacrimando come una candela accesa. Facendomi ridere. Era una sensazione bellissima. Il cane rantolava, per poi, troppo brevemente, crepare, e il fratellino, in quel momento più simile alla bestia, piangeva, quasi come se con i suoi singhiozzi volesse seguire gli ultimi respiri del sacco di pelo morente.


Per terminare. Abbandonare Fido, per la legge non è giusto, ma bisogna anche capire la rottura di palle che dura per quasi dieci mesi all’anno. Meglio – non tanto se si amano gli animali, visto che amare o affezionarsi alle bestie, non importa di che specie, è da perfetti deficenti – o non acquistarli, non farseli regalare, non raccoglierli per strada, cadendo nell’illusione d’essere dei novelli San Francesco, ma portarli in un canile, possibilmente municipale, con tutti i crismi di legalità, per il benessere – secondo la legge assurda – del rispetto dei “diritti(?)” degli animali, non tanto, per amore nei loro confronti, ma per non incorrere, se si viene beccati ad abbandonare il cagnaccio per strada, in autostrada, alle dissanguati multe che manderebbero a puttane, non solo le vacanze, ma anche il rientro, facendovi passare – per fortuna – la voglia di perdere tempo con cani, cagne e bestie varie tenute in casa.


Marco Bazzato
18.07.2008
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giovedì 17 luglio 2008

Ottaviano del Turco: Galera con Gaudio


Provate ad andare a dire, fuori dall’Italia, magari in un Paese dell’arretrata culturalmente – secondo la peggior ignoranza italiota – Est Europa, o dell’evoluta Nord Europa come uno con la terza media può diventare Ministro delle Finanze, vedrete come vi sbarrerà gli occhi, iniziando a picchiettarsi sulla tempia, dimostrandovi inequivocabilmente, ,ma delicatamente, che siamo un Paese di Idioti, guidato da semi analfabeti.
Infatti, Ottaviano del Turco, è diventato Ministro delle Finanze del governo Amato, avendo solo la licenza di terza media. Sai che onore all’estero. Ed ora, dopo aver raggiunto le vette della politica italiana, e divenuto presidente della regione Abruzzo, è finito in galera, peggio di un Boss della mala, in isolamento, per una squallida storia di mazzette milionarie.

Naturalmente all’arresto del povero tapino, il santo mondo della politica italiana, soprattutto di governo, che sembra esperta a solidarizzare con tangentari e corrotti, per bocca del Premier, che evidentemente, senza aver letto due righe degli atti processuali, ha sparato – come da abitudine – contro la magistratura, parlando apertamente di
Teorema.

Molti politici, forse si stanno stracciando le vesti, per la triste sorte del loro amico e collega. Quegli stessi politici, sempre pronti a parlare di legalità, di diritto alla sicurezza dei cittadini, a patto che non si vada a toccare i loro interessi, che non si vada a scalfire la loro voracità di denaro, che non si vada a sfiorare con indagini, intercettazioni ambientali, pedinamenti e attività investigativa i loro intrallazzi. Fare questo alla classe politica, è indegno per un Paese che ha la pretesa di dirsi civile. Mentre fare Ministro delle Finanze un tizio, che forse a malapena sa firmarsi, e che ha passato buona parte della sua vita ciucciando il latte cagliato prima del sindacato, e poi della politica stessa, questo è sano per i cittadini?

Ma sono in molti che stanno godendo ferocemente, pregando ogni divinità laica e religiosa, affinché le accuse contro il Presidente e i suoi compari della Regione Abruzzo, siano dimostrate oltre ogni ragionevole dubbio. Nel Paese c’è voglia, e questo il Governo lo sa, di sentir nuovamente il tintinnar di manette, c’è voglia di Magistrati mastini, che come Di Petro, quasi tra lustri fa, con
Mani Pulite, hanno decapitato solo mezzo emiciclo parlamentare, ed ora si attende che qualcun altro faccia finalmente pulizia completa dell’immondizia parlamentare e dei parlamenti regionali.

Agli italiani, manca molto quel tintinnare di manette di
Tangentopoli, quei collegamenti di Paolo Brusio davanti al Palazzo di Giustizia di Milano, quando fu quasi completamente azzerata La Milano da Bere, mancano quelle irruzioni nel cuore della notte, che gettavano nello sconforto i potenti detonati ed i loro famigliari, manca molto quel fresco aroma di pulizia politica, che l’Italia da decenni, non riesce più ad assaporare, e che ha fatto sprofondare il Paese in una voragine di un deficit senza fondo, uccidendo economicamente e moralmente la pazienza degli italiani.

Ora i politici, a distanza di quasi quindici anni, vogliono ripristinarsi l’immunità parlamentare per pararsi il culo – abrogata per referendum popolare – vogliono avere le mani libere da quei legacci giudiziari e legali, a cui legano i comuni mortali, i plebei, i pezzenti, gli artigiani, i piccoli imprenditori, costretti a vivere nel terrore per paura di un controllo fiscale che potrebbe mettere in ginocchio un’azienda, una famiglia, gettando sul lastrico i cittadini. Ma loro, i nostri capi, quelli che sono pagati per servire il Paese, non vogliono intralci al loro potere, non vogliono mescolarsi alla plebe volgare che mantiene le loro corti faraoniche, i loro stipendi, che sono i più alti dell’intera Unione Europea, perché, a loro detta, lavorano per il bene del popolo, come piccoli dittatorelli di uno stato africano, per il bene della comunità. Infatti, i risultati si vedono.
Un Paese in ginocchio, governato, non importa da che colore politico, da una classe dirigente, accucciata nei privilegi, una classe politica, non importa se nazionale o locale, interessata a spremere, a togliere dalle tasche di tutti, per riempirsi, per sfortuna senza mai strozzarsi e stramazzare a terra morti, la gola senza un minimo di pietà e ritegno.

Se veramente tornasse una Mani Pulite 2, in Italia si alzerebbe un enorme Magno Gaudio, le piazze si riempirebbero sotto i megaschermi per danzare, ubriacarsi, cantare a squarcia gola per la fine – giusta – dei signori, con le pezze al culo mentale, che depredano il Paese, che lo svuotando dall’interno, che come un cancro in metastasi consumano la parte sana della società, relegandola nell’angolo degli inetti, degli idioti che digeriscono ogni schifezza politica.

Sognare, visto che non ci è rimasto altro ormai, un Paese diverso, è per ora l’unico diritto rimasto, l’unica possibilità di godimento spirituale, non per le disgrazie altrui, ma per la mannaia, per la ghigliottina giudiziaria, per la camera a gas della giustizia che si abbatte – sempre troppo lentamente – nei confronti de “
Gli Intoccabili”, nei confronti de La Casta malata che uccide, soffocando lentamente l’Italia, sotto l’immondizia politica, di cui il cittadino, per colpa di una legge elettorale truffa, è obbligato, non a votare chi aggrada a loro, ma chi, la cancerosa classe politica dirigente impone. Esattamente come le dittature comuniste del secolo passato, state spazzate via dalla Storia. Prima o poi, saranno spazzati via anche loro, peccato che comunque sarà sempre troppo tardi per salvare il Titanic Italia che affonda sempre più velocemente e miseramente.

Marco Bazzato
17.07.2008
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Oscar Pistorius ha fallito!


Si potrebbe dire: tanto rumore per nulla. Oscar Pistorius, dopo il polverone alzato in mezzo mondo, per essere ammesso, in quanto dotato di protesi artificiali, al posto delle gambe, alle Olimpiadi 2008, ha fallito. Non è riuscito a qualificarsi nemmeno alla terza prova, facendo tirare, ai normodotati, un sospiro di sollievo, in quanto, per fortuna, si è autoescluso, o meglio le sue “gambe di legno” non si sono dimostrate all’altezza, del casino internazionale, messo “in piedi”per vanità personale.

L’aspetto più ridicolo, ancora una volta, sono stati gli italiani, bravi a schierarsi contro le presunte ingiustizie legali, a favore del “diversamente abile di turno” che, non si sa perché, ma non certo per le qualità atletiche da velocista, veniva invitato a propagandare il proprio “problema” in ogni talk show, o Tg, togliendo spazio a notizie più importanti.

Oscar Pistorius ha perso innanzi tutto contro se stesso e contro il proprio ego, e la faccia nei confronti del mondo. Ha perso, perché indipendentemente dai pregi di categoria, non si può avere la presunzione di cambiare, non solo le leggi della natura, ma anche quelle della sfiga. Sarebbe come se un peso mosca, volesse boxare contro un peso massimo, salvo poi, alla terza randellata, arrabbiarsi perché il massimo ruolo a cui può ambire è quello di sparring partner, a bordo ring, da portaborraccia privilegiato.

Pistorius, si spera, abbia capito, a forza di tavanate sui denti, qual è il suo posto. Posto, che non è tra i normodotati, ma tra i diversamente abili, quale realmente è.
Umanamente si può anche capire, il motivo dell’accanimento e della volontà di competere con persone che hanno due gambe vere, di carne ed ossa, ma non si può combattere contro il destino. Senza contare che se in passato ha vinto qualche garetta contro i normodotati, questi non erano campioni , ma “Pippe”. Ma non si può avere comprensione per l’atleta Pistorius, che con le bizze da prima donna delle Paraolimpiadi, voleva cambiare il corso, non solo della storia sportiva, ma anche della realtà stessa, arrabbiandosi con chi lo consigliava di stare al suo posto, di accettarsi così com’era, senza fare troppi casini.
Per fortuna a ridimensionare il personaggio “mediatico” costruito a tavolino, ci ha pensato la pista, che senza tanti complimenti l’ha rimandato nella sua vera categoria: i diversamente abili. Tutto il resto è solo illusione, per se se stesso e fumo sugli occhi nei confronti dei telespettatori, sperand che si siano svegliati dal sonno della ragione.

Marco Bazzato
17.07.2008
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mercoledì 16 luglio 2008

Liberarsi dalla vita

Vivere non è una scelta, come nemmeno un atto di libertà, vivere spesso è una costrizione disumana, una costrizione in cui le leggi dello Stato, non permettono la libertà di morte, come nel caso di Eulana Englaro, la giovane, diventata donna di mezza età, che da sedici anni combatte, non per vegetare, ma tramite il padre, per morire, per essere liberata dal quella scoria che è la vita stessa, per poter consumarsi, spegnendosi liberamente, come un assetato nel deserto, che disperatamente, non trovando un oasi su qui ristorarsi, diviene parte della sabbia del tempo.

Eluana, indipendentemente da cosa blaterano gli esponenti, senza figli, di uno Stato straniero: Città del Vaticano, ha il diritto, proprio in virtù della lunga ed economicamente parlando, degenza in stato vegetativo, di trovare una nuova vita, attraverso la morte. Paradossalmente però quelli che blaterano di più, che fanno sentire – troppo spesso – la loro inutile voce, sono le gerarchie ecclesiastiche. Quelle gerarchie, che si riempiono la bocca di vita eterna, di paradiso, di aldilà, di vita dopo la morte e quant’altro, ma poi, quando per interposta persona, tramite il padre, una donna in coma da sedici anni, coscientemente, oppure no, vuole, per dirla alla Giovanni Paolo II, “Tornare alla casa del Padre”, ecco che questi, spaventati loro per primi, dalla fede sulla vita eterna, vorrebbero togliere alla persona, anche se in coma, il libero arbitrio, cianciando d’assurde motivazioni etiche, tipo il diritto alla vita o altre amenità varie.

Vivere, che piaccia o no, non è un diritto, ma una scelta imposta, al futuro nascituro, da due persone, che tramite la copula, il primo evacua dal membro dello sperma, mentre un'altra, si lascia impunemente trapanare l’ovulo, senza che poi, una volta uniti, questo tapino, possa scegliere liberamente, se essere espulso prima dei tre mesi della gestazione, oppure al termine del nono mese, venendo rigettato, come un aborto andato a male, verso la presunta vita, che è stato costretto a vivere.

Se secondo alcuni, esiste il diritto alla vita, parimenti deve esistere il diritto alla morte. Diritto che già esiste, quando si crepa per cause “naturali”, secondo la medicina, inesistenti, in quanto in ogni referto di morte che si rispetti, non esiste al dicitura “morte naturale”. Diritto di morire, per colpa grave, sancito dallo Stato stesso, quando arrostisce, impicca, fa stramazzare con qualche iniezione letale, i colpevoli di crimini.

Mentre, secondo un’etica barbara, un vegetale da 16 anni, solo perché appartenente alla categoria “superiore” del cosiddetto “essere umano”, non può, per dirla alla spagnola essere “matato”, sebbene verbalmente abbia dimostrato – a parole – questo intendimento.

Euliana Englaro ha il diritto, non tanto di cessare questa vita, ma di iniziare, tramite la presunta morte fisica, iniziare una nuova vita in una veste meno materiale e più spirituale, e se la Chiesa, novella Caronte scioperante, non vuole accettare la sua dipartita, essa per prima si dimostra acerrima nemica della stessa vita eterna.
Evidentemente, il leggere sempre i soliti vecchi testi ammuffiti, che dicono tutto ed il contrario di tutto, ha reso gli ecclesiastici, confusi, smarriti, timorosi e vili, che non accettano che altri vogliano fare “Il Salto della Quaglia” andando dall’altra parte, morendo, secondo a carne, ma vivendo, secondo lo spirito, per sempre.

Marco Bazzato
16.07.2008
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venerdì 4 luglio 2008

La Bibbia con Benedetto XVI



La tv italiana, si sta talebanizzando. Sembra assurdo, ma l’Italia che ha mandato i suoi militari in Afganistan per scacciare gli Studenti Coranici dal Paese, però poi offre uno spazio, non solo ad un imperatore straniero, ma anche il capo della seconda religione del pianeta, il teutonico nato Joseph Alois Ratzinger, detto Benedetto XVI.

La proposta – oscena – di far introdurre la prima lezione di dottrina televisiva, basata sulla lettura della Genesi, il primo capitolo della Bibbia, oltre ad essere un affronto, non solo alla tv di stato, genuflessa, quasi prostrata in adorazione verso il piccolo, ma economicamente potentissimo staterello entro le mura capitoline, puzza di capitolazione totale, senza via di soluzione, ai voleri d’oltre Tevere.

La
talebanizzazione, di matrice tedesca, della tv di Stato, porta molti a chiedersi, a quando l’introduzione nelle scuole del velo per le fanciulle, il controllo degli uteri, per accertarsi della verginità delle medesime, e l’imposizione dell’uso del cilicio fin dalla più tenera età, per rendere il popolo degli anni a venire, un fedele Servitore di Santa – ma dove? – Romana Chiesa.

L’assurdo è che sembrerebbe l’assoluto monarca
Vaticano, dopo il danno d’immagine che ha ricevuto la Santa Sede con le rivelazioni di Sabrina Minardi, circa la dubbia sepoltura, entro il territorio Vaticano, del bandito, assassino e criminale, Enrico de Pedis, detto Renatino, nella chiesa di Sant’Appollinare, voglia ripulirsi bocca, tonaca, stola e papalina, apparendo, come se non lo facesse già abbastanza, quasi ogni domenica, anche in un giorno feriale, per spaventare i bambini, prima che questi vadano a letto.

Paradossalmente, se si volesse fare un discorso, non di relativizzazione, ma assolutistico, come ama fare il Panzer tedesco, questi dovrebbe farsi da parte, lasciando il posto in Tv ad un capo religioso islamico, in quanto il Cattolicesimo, rispetto al Islam, è passato al secondo posto, come numero di fedeli nel mondo, eppure sembra che il Benedetto XVI, sempre attento – dicono – ai cambiamenti della società, non se ne voglia rendere conto. Alla faccia dell’infallibilità in Cielo e in Terra.

Insomma, una compassata nella Tv, specie se di Stato, assolutamente immotivata, eticamente e moralmente indigesta, in quanto il Vaticano stesso, dispone di Tv e radio, non solo nazionali, ma anche satellitari, per divulgare al mondo, non solo all’Italia, la propria ideologia religiosa.

Il punto essenziale, non è tanto la religione in se, non importa se Cristiana, diversa dal Cattolicesimo, Islamica o altro, ma l’utilizzo politico che il monarca, pseudo religioso fa, anche in questo caso, della semplicità dell’uomo e la manipolazione che questi esercita nelle coscienze più deboli, in nome di questo o quell’altro Dio.

La decisione (in)felice di spedire – solo elettronicamente – nell’etere, Benedetto XVI, purtroppo non fa onore, né al nuovo governo Berlusconi, che sembra formato da vecchie comari da oratorio, né tantomeno ai vertici Rai, che appaiono trasformati in tanti chierichetti obbedienti ai voleri ecclesiastici, deprivati, nonostante i continui scandali a sfondo sessuale e non, di capacità critica e valutazioni d’opportunità, anche sociali, nel trasmettere (in)fraustamente l’evento.

L’Italia, e gli utenti Italiani, che pagano il canone, non avranno bisogno di questa ennesima ingerenza straniera, nei propri affari interni, anche di coscienza, in quanto, se un cittadino vuole leggersi un Testo Sacro, può benissimo farlo da solo, visto che fino a prova contraria non siamo una nazione ei analfabeti che ha bisogno del papale lettore televisivo per leggersi quattro versetti. Senza contare tra l’altro, che la Repubblica italiana, costituzione alla mano, è laica e rispettosa – a questo punto teoricamente – delle diverse sensibilità religiose, e dovrebbe offrire, come in regime di Par Condicio, tanto cara all’ex Presidente della Repubblica Oscar Luigi Scalfaro, piissimo alla Madonna, parità di condizioni a tutte le altre confessioni presenti nel Paese, atei compresi. Altrimenti, in molti saranno portati a pensare, che la Rai Tv è ostaggia, per via concordataria, del Talebanismo Vaticano, che non accetta interferenze di altre confessioni, quando si tratta della divulgazione mediatica, tramite anche una breve apparizione del Re Vaticano, dell’unica verità Teocratica di Santa(?) Romana Chiesa.

Marco Bazzato
04.07.2008

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giovedì 3 luglio 2008

Ingrid Betancourt: Libera


Ingrid Betancourt è stata liberata con un bliz dei soldati colombiani, che oltre alla franco-colombiana, hanno liberato altri quattordici ostaggi.

La donna, nonostante fosse magra e scavata, non risulta, come solo pochi mesi fa, avevano riportato anche i giornali italiani, malata e con quasi, non uno, ma due piedi nella fossa. Era sorridente, quasi allegra, e non sembrava una persona appena liberata da sei anni di prigionia in mano ai guerriglieri delle Farc, ma una turista rientrata dopo un lungo soggiorno al Club Mediterranee, dove era stata coccolata con sauna e massaggi.

Comunque, indipendentemente dalla liberazione della donna, la quale, ora dovrà, dopo sei anni, trascorsi in mezzo alla natura, all’aria salubre, riadattarsi allo smog, alla confusione della vita “civile”, costretta per almeno i prossimi sei mesi a ripetere come un pappagallo, la sua avventura da avventuriera di ex candidata moralizzatrice, trombata alle elezioni del 2002.

La povera tapina, stando agli appelli internazionali di pochi mesi fa, sembrava malata, emaciata, psicologicamente provata, priva di forze per continuare la “sua battaglia di libertà”, ma molto probabilmente, quando la Betancourt sarà messa in mano agli strizza cervelli, dei servizi segreti colombiani e non solo, la scopriranno amicona con i suoi ex sequestratori, tanto da che le verrà diagnosticata l’infamante
Sindrome di Stoccolma.

Sono in molti, in questi momenti, gli osservatori, che
iniziano a fiutare quasi puzzo, non solo di bruciato per la liberazione della donna, ma anche a riguardo alla lunga ed “estenuante” prigionia. La donna, infatti, non appariva così deperita e psicologicamente prostrata, come alcune foto diffuse alcuni mesi fa, potevano far pensare. Oggi però non è il giorno delle domande, dei dubbi, delle giuste malignità, che giungeranno in futuro sempre più forti, ma della gioia, del sorriso per la liberazione della Betancourt.

Forse, dopo la liberazione della senatrice, il mondo ha scampato un nuovo pericolo, partito guarda caso proprio dall’Italia, da dove era partita la proposta – insensata – di dare alla Betancourt il
Premio Nobel per la Pace, nonostante negli ultimi anni, non abbia fatto, in quanto sequestrata, praticamente nulla di rilevante per la pace stessa, non solo nel suo Paese, ma anche nel mondo.

Dare un premio di tale portata ad un simbolo, inerte per sei anni, è un inutile spreco di fama e denaro immotivato, in quanto in questi sei anni, sicuramente ci sono state persone, molto più meritevoli, ma soprattutto attive, per la Pace nel mondo, che già di per se, comunque è solo una balzana utopia umana, impossibile da raggiungere in questa Terra.

A ben pensarci, però questa liberazione giunge a fagiolo. Infatti, il sinistro movimento d’opinione, a favore della franco-colombiana, stava iniziando a fare proseliti, non solo in ambito italiano, ma anche in ambito internazionale, contribuendo ad aumentare l’interesse dei media, nei confronti dei ribelle del Farc, che avrebbero potuto, passare non più da carnefici, ma da vittime di un sistema politico oppressivo, che continua tutt’ora, grazie, guarda caso, propri all’aiuto di paramilitari, leggesi mercenari, americani.

La liberazione della Betancourt, appare alla luce della delicata situazione colombiana, sempre di più il frutto di un lavoro certosino, per chiudere la vicenda senza ulteriori intoppi politici, in quanto, una volta guarita dalla Sindrome di Stoccolma, la franco- colombiana, sarà utilissima per diffondere, figurarsi dopo sei anni di prigionia, il verbo antiterrorista americano, che mira a distruggere i ribelli che si schierano contro il Paese a stelle e strisce ed i suoi servi.

Marco Bazzato
03.07.2008
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