lunedì 8 gennaio 2007

Il tricolore simbolo desueto?

Il tricolore compie 210 anni, ma la bandiera rappresenta ancora l’Italia e gli Italiani? La domanda eretica sorge spontanea vista la relativa giovane età dell’unificazione del paese, rispetto ad altri Stati europei ed extraeuropei, anche perché è evidente che l’attaccamento degli italiani ai patri colori, avviene da tempo, solo in occasioni di vittorie sportive.
Questo disamore ha radici antiche e politicamente recenti, infatti per anni la sinistra italiana, che seppur ha contribuito in modo sostanziale all’edificazione della Repubblica, ha sempre attaccato i valori di patria, provenienti dal centro destra,e specialmente da destra, condizionando i pensieri dei cittadini, che l’attaccamento al valore simbolico della bandiera, rievochi tristi eventi legati al ventennio fascista.
L’italiano, spinto a malavoglia ad abbracciare un europeismo sempre più accelerato, nei fatti ha prodotto come diretta conseguenza un disamore, che forse a parte un numero esiguo di veri patrioti, nei confronti della bandiera. D’altronde in un epoca come quella attuale, dove l’Unione Europea detta le sue regole, le sue leggi, i suoi valori, che spesso sono disvalori, ancorati sotto la volta di un capitalismo senza regole e confini, si capiscono anche le motivazioni della disaffezione al simbolo nazionale per eccellenza, dove non va dimenticato, che l’Italia dei Comuni, delle piccole e grandi signorie, delle divisioni dialettali che nonostante siano una ricchezza locale, portano necessariamente a divisioni ed incomprensioni sul suolo patrio non sono svanite. Basti pensare alle spinte Federaliste della Lega, che non fa altro che rivendicare un diritto, giusto o sbagliato che sia, di autodeterminazione dei popoli, lo stesso spirito che in passato hanno smosso i padri della patria nei confronti dell’invasore straniero.
Ma il disamore nei confronti del simbolo nazionale, è presente nell’italiano, non per mancanza di legami con la sua terra, con le tradizioni, la cultura millenari, ma per lo scollamento che le Istituzioni Nazionali, hanno nei confronti dei cittadini. Il disamore si alimenta, quando cresce il malcontento sociale, quando si vede un iniqua distribuzione della ricchezza, quando il parassitismo di stato, le regalie, i piccoli e grandi feudi personali e politici, commettono come nel medioevo gli stessi soprusi, le stesse angherie, le medesime baronie, che tendono ad asservire il popolo, le fasce meno prive di protezioni sociali, ad una nuova forma di servitù della gleba.
Una servitù materiale, ancorata agli indici di borsa, alle speculazioni, una servitù fondata sul debito senza fine, sull’annichilimento del concetto di risparmio, edificata sulla necessità di sacrifici di molti, e sugli sprechi incommensurabili di pochi.
Si vorrebbe una nazione legata ai valori patrii, ma questi sono valori annebbiati dal malaffare, dalla sopraffazione, dalla legge della giungla del più forte.
Molte cose giungeranno al capolinea, e sarà un capolinea funesto. Non si può credere in eterno che “pane e circensi” possa accontentare tutti per sempre. Ci sono troppe Maria Antonietta che nell’opulenza pensano dentro di se: “Il popolo non ha pane? Che mangi brioches!” e la storia che si è compiuta anche in questi giorni, ha dimostrato che nessuno dura per sempre, né le bandiere, né tanto meno gli uomini, tranne che in Italia, dove l’immortalità politica ha toccato vette Brezneviane, vette da Soviet Supremo, ma anche i Soviet, come gli Zar, furono spazzati via dalla storia e sostituiti da nuove bandiere.

Marco Bazzato
08.01.2007
http://marco-bazzato.blogspot.com/