venerdì 29 agosto 2008

Russia: ritorno al nuovo soviet


Verrebbe da dire:Dacci oggi la nostra guerra quotidiana. Cosa avvenuta,ma sfortunatamente – non per i civili – terminata in un lampo per le pressioni pacifiste europee ed americane, dove quest’ultimi continuano, come fanno i cinesi con la pena di morte, a voler il monopolio guerrafondaio in tutto il pianeta.

Putin, leggermente seccato da queste intrusioni,per un po’ tace e poi, spinto dalla foga fascistoide anche dell’Unione Europea, che ha, in Sarkozy – kapetto di turno dell’U.E – che come il premier italiano è un presidente sui tacchi – forse a spillo – inizia a mostrare i muscoli, decidendo, come fu per il Kossovo, dove l’occidente, come tanti cani al guinzaglio americano, hanno plaudito alla nascita del nuovo Stato, il riconoscimento unilaterale di
Ossezzia e Abkhazia, che in totale, in due, non superano i tre milioni di abitanti, quasi il doppio dell’ex provincia Serba, che ne conta, stime del 2006, poco meno di due milioni.

In molti, anche se a denti stretti, iniziano ad approvare il rinnovato senso imperiale del gigante russo, che oggi, a quasi vent’anni dalla caduta del muro di Berlino, dopo essersi, non solo leccato gran parte delle ferite storiche del passato, ma soprattutto esser divenuto una potenza, non solo militare, ma anche economica, di tornare a riconquistare, lentamente, pezzo per pezzo, almeno una parte di quello che fu l’ex impero sovietico.

E l’Europa dei burocrati, dei passacarte, di coloro che, leggi e direttive europee alla mano, dovrebbero vigilare sull’aumento indiscriminato dei prezzi, sull’inflazione programmata, buona solo per le statistiche degli euro-idioti, che dovrebbero essere inchiodati – come la
rana crocifissa, esposta, nonostante l’intrusione non richiesta di un capo di Stato straniero – Vaticano – che sarebbe più saggio se andasse ad esprimere opinioni entro me mura del suo staterello – hanno anche il coraggio di parlare di sanzioni commerciali contro la Russia.

Ma Vladimir Putin se la ride. L’Europa, che dipende, Italia più delle altre, come una drogata, dal metano e dal petrolio, proprio dalla federazione russa, ha il coraggio d’aprire bocca? Bastano tre giri di manopola da parte della
Gazpron, per lasciare più della metà del vecchio continente, nel prossimo inverno, con le chiappe congelate, costringendo gli eurocrati a blaterare, ancor più velocemente di come già fanno, per scaldarsi, senza contare le maledizioni e bestemmie inviate a Bruxelles dai 494 milioni di cittadini.

Checché ne vogliano dire i vari commissari del direttorio dell’UE, se la Russia, a ragione, decidesse di chiudere i rubinetti verso l’Europa, l’Unione avrebbe altro di che preoccuparsi, ed i circa tre milioni di abitanti dei nuovi stati riconosciuti dalla Russia, che non sarebbero altro che un fastidioso brufolo su un testicolo dell’Unione Europea, da estrarsi con le pinzette e poi gettare al cesso.

Senza contare, come con una buona dose di paraculismo, il presidente Georgiano, spinge, nemmeno avesse problemi di stitichezza, affinché il suo stateronzolo, dove la politica è finanziata in buona parte da fondazioni filantropiche europee e d’oltre oceano, leggisi forse
C.I.A, vorrebbe entrare nella Nato, e nell’Unione Europa, per un fatto di eventuale mutua assistenza, in caso i intervento Russo inGeorgia, correndo il rischio di dar via ad escalation di difficile controllo, per poco meno di quattromilioni di persone, il gioco non vale la candela, in quanto non rappresenterebbero meno dello 0,7% dell’eventuale unione allargata, anche alla Georgia. Senza contare, che giustamente la Russia, non accetterebbe mai che il piccolo Paesello georgiano entrasse nella Nato, iniziando a danzare sui testicoli del gigante russo.

Ma quello che rimane un interrogativo, senza risposta, è il silenzio assordante, a parte le prime dichiarazioni iniziali, del grande amico – secondo questi, del presidente russo Putin, cioè di Silvio Berlusconi. Il cavaliere Mascarato, sempre in prima linea, quasi come Capitan Ventosa, Batman, l’ispettore Gadget, e il puffo vanitoso, nel mostrarsi con classico sorriso a 64 denti farlocchi, non sembra che sia riuscito a ridurre a più miti consigli il black horseman Russo, dove a ben guardare, sembra che i due ultimamente, utilizzino lo stesso sarto, ammiratore del colore preferito della
Buonanima.

Il premier italiano ha preferito, in questa fase della crisi georgiana, defilarsi, occupandosi di Alitalia, scaricando, tramite la bad company, i debiti, dipendenti e quanto di peggio, per decenni il carrozzone ha dilapidato – senza che nessuno pagasse penalmente per lo sfacelo – sulle tasche degli italiani. Mettendo dentro nella nuova società imprenditori del calibro, per dirla alla Beppe Grillo, di
Tronchetti Provera e molti altri, di cui nessuno sa effettivamente, visti i debiti mostruosi delle loro aziende, da dove traggano il denaro per questa nuova avventura imprenditoriale. Come sempre, la guardia di finanza, non ha né mezzi e né uomini, in quanto tutti impegnati a dar la caccia a chi non emette lo scontrino fiscale, per poter fare dei controlli accurati e approfonditi su ogni singola figura personale e di capitale delle persone, chiamate, si dice, a risollevare, dubitando che ci riescano, le sorti della compagnia di bandiera, oggi ufficialmente, defunta.

Parafrasando un nome di un partito appena sepolto: Forza Italia



Marco Bazzato
29.08.2008
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giovedì 28 agosto 2008

Meeting di Rimini: sponsor tabagista e biscazziere?


I ciellini sono una razza strana. Lo scrivente ne sa qualcosa per esperienze parentali.

Quando si entra in quel mondo, all’apparenza fatto di buoni propositi, preghiere, amore per Dio – anche se sorge la domanda che si tratti del
dio Mammona – comunità, fraternità, e libertà di stampo filo-americano, visto che, in molti non lo sanno, ma molti di loro, sono sempre in prima linea, quando si tratta d’inviare truppe in giro per il mondo, vedi Afganistan, per far togliere il burqua alle donna. Missione incompiuta, in quanto nonostante le idiozie della propaganda anche clericale, continuano a portarlo. Ergo: non si è liberato un bel nulla, ma semplicemente occupato.

C’è un detto che dice: “Son le figlie di Maria le prime a darla via”. La cosa infatti, non è balzana, in quanto,a Padova, verso la fine degli anni 80, l’istituto Don Bosco, retto da pinguine, pardon da suore, contava il più alto numero di ragazze madre-vacche, che evidentemente di giorno studiavano e pregavano, ma terminate le lezioni, si facevano riempire come bignè alla crema bianca, salvo poi, o abortire, o tenersi il frutto del “peccato”, rimanendo così eterne
ragazze madri, oppure sfociando nel classico matrimonio riparatore, portante poi, a distanza di pochi mesi, appena espulso il “Frutto del Peccato”, ad un rapido, e anticristiano, divorzio.

Può sembrare assurdo ciò, quando si ha la sensazione, d’immagine, di vederli così fraternamente uniti e solidali, vicini alla causa degli ultimi, basta che siano di centro-destra, aperti alla multiculturalità, a patto che questa si trasformi in conversione degli infedeli, vedi il caso
India, dove finalmente gli indù, hanno deciso d’imitare il cattolicesimo romano medioevale e preilluministico, arrostendo gli apostati, i traviati dal cristianesimo, che lasciano, non si sa dietro quali promesse, le proprie tradizioni – di paria – religiose millenarie, per seguire un utopica vita eterna, mai provata.

Ora infatti, il mondo “cattolico” sempre che cristianamente parlando esista, si indigna per questi scempi, per questi barbecue di carne umana, trasmutata in carne cristiana, che arrostisce, senza bisogno dell’
impalazione, come la buona e santa inquisizione spagnola, ha crristianamente fatto fino al 1600, praticamente meno di un miliardesimo di secondo fa, rispetto al momento della comparsa dell’uomo sulla Terra. Ma questo, nei corsi di comunità, come un morto scomodo in casa, come la carcassa umana in decomposizione, di cui pochi giorni prima è stato fatto lo squartamento medico post mortem – leggesi autopsia – non è menzionato.

Mentre, invece, come dei citrulli acritici, si viene indottrinati ai “sacri” di
don Luigi Giussani. Un accozzaglia di concetti, girati e rigirati, come una frittata di uova andate a male e piselli al botulino, che si ripetono, fino alla nausea, creando nei soggetti deboli un sentimento di sudditanza psicologica, che fa avere l’illusione di credere che il mondo sia un paradiso, di qualche divinità pagana, in Terra.

Anni fa, lo scrivente, è stato presente a certe serate, che abitualmente si svolgevano, come ai tempi della
Carboneria, in abitazioni private, spesso di qualche alunno di liceo, coinvolto da qualche professore fanatico di salsa talebana, con quattro belle parole, forse un buon voto, e come accade con promesse – impossibili da mantenere – d’amicizia e felicità eterna – dopo che si è schiattati, da morti, tumulati o sotto terra, o in qualche loculo – in Paradiso.

Un'altra caratteristica di molti ciellini, è che quasi al pari dei neocatecumenali, figliano, per dirla in termini zoologici, come conigli, come se avessero deciso di prendere sulle loro spalle, come abitualmente si fa nei paesi del terzo mondo, vedi Africa, il problema della denatalità, dove, quando si vedono queste famiglie, con cinque, sei, sette o più figli, costretti a viaggiare in minibus, stipati come sardine, dove alcuni hanno l’anarchia comportamentale delle scimmie alo stato brado, come appesi agli alberi o imitando Tarzan, saltando di liana in liana, portando inevitabilmente a riflettere, che effettivamente, forse il genere umano, proviene dalle scimmie, facendo vincere, almeno momentaneamente l’eterna guerra tra evoluzionismo e creazionismo, al primo.

Dire di questo gruppo, dove finisce la fede ed inizia il fanatismo è difficile, anche se va rilevato, che la maggior parte di loro, a differenza di
Testimoni di Geova, Neocatecumenali, o Scientology abitualmente non parlano per citazioni, usando parole altrui, essendo per fortuna loro, con ancora un po’ di salis in zucca, e non completamente destrutturati a livello psicologico.

Ma l’apoteosi dell’assurdismo, la vetta, per dirla alla commissario Nico Girardi – il personaggio cinematografico interpretato da
Tomás Milián – del paraculismo, l’abisso delle facce di bronzo, che blaterano di pulizia, sanità e santità di anima è corpo, è il link presente nel sito della Fondazione Meeting di Rimini, che, non si sa, se tra i suoi sponsor, o per semplice errore del amministratore del sito, ha la British American Tobacco – Italia – gentilmente comunica, che il 12 agosto, a Venezia, è stata inaugurata una terza sala fumatori in Italia. Una specie di camera a gas per tabagisti. Una sala di quarantasette metri quadrati, dove secondo le intenzioni questa, dovrebbe ospitare comodamente fino a 32 narcomani della sigaretta, completa di tutti i confort, e riciclo dell’aria, per evitare d’essere impregnati. A parte il fatto, della piccolezza della camera, rispetto al numero di tossici ospitabili, viene da chiedersi, se questo è veramente necessario per la salute ed il benessere dei viaggiatori, prima del volo; ricordo infatti, che anni fa, mentre lo scrivente tornava dagli Stati Uniti, durante uno scalo tecnico a Washington D.C, che non significa Democrazia Cristiana, ma District of Columbia, mi fermai a fumare proprio in una di queste camere, dotate di tutti i confort. Effettivamente, tutti i viaggiatori, scrivente compreso, sembravano dei tossoci in preda a crisi d’astinenza, fumando praticamente quasi tre sigarette al colpo ciascuno, come dei malati mentali a cui dovevano essere iniettati sostanze psicotrope, tipo Ketamina,in dosi massicce. Senza contare, che una volta usciti dalla camera a gas, si puzzava di fumo, peggio del formaggio pecorino, fatto con latte cagliato, venendo additati dagli altri, come portatori insani di fumo passivo, impregnato negli abiti e nella pelle. E onestamente, ci si faceva veramente schifo!

Ma al male non c’è fine, specie quando il fine ultimo è quello di spremere denaro per Mammona, tant’è che al primo posto fra gli sponsor dell’evento Cristiano di
Comunione e Liberazione, dove, Gesù, il Cristo, aveva sbattuto fuori a calci in culo i mercanti dal Tempio, CL, fa entrare dalla porta principale L’amministrazione Autonoma dei Monopoli di Stato, una specie di confraternita del gioco sicuro, che come il tabacco, miete migliaia di vittime, in questo caso dei giochi, costando alla collettività, come costi sociali più di quanto la bisca statale incassa.

Per la serie: con una mano danno. quella destra donano, e con dieci mani sinistre – quelle del
Principe delle Tenebre, prendono, rielaborando in chiave commerciale il passo del Vangelo di Matteo: 6,3 che recita: “Quando invece tu fai l`elemosina, non sappia la tua sinistra ciò che fa la tua destra”.

Sicuramente il Padre, il Figlio e lo Spirito Santo, sono ben felici di questo mercimonio, fatto in nome Loro.

Marco Bazzato
28.08.2008
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martedì 26 agosto 2008

Domenico Riso: gay postumo


Avere pregiudizi antietero, spesso, sfortunatamente è una prerogativa delle associazioni omofile, che non perdono l’occasione ideologica per scagliarsi contro un quotidiano, La Repubblica, reo d’aver correttamente evitato di dar risalto, alla vicenda, inerente alla vita privata di Domenico Russo, morto nell’incidente aereo in Spagna, assieme, non va dimenticato ad altre 153 persone, la maggior parte, ancora in fase di riconoscimento da parte dei legittimi familiari.

La cosa rivoltante, è l’utilizzo a scopi propagandistici di un fatto privato, che se la persona, mentre era in vita, ha voluto tenere per se, per un nucleo ristretto di conoscenti, debba poi venire spiattellata all’opinione pubblica, non solo italiana, ma internazionale, per mettere in risalto una realtà giuridicamente inesistente in Italia, senza pensare che dietro alla morte di queste tre persone, lo stewart italiano, l’amico ed il figlio francese, procreato, ma omesso, grazie ad un rapporto d’amore, sfortunatamente conclusosi in divorzio, con una donna, che in quanto di sesso opposto, grazie all’unione dei due poli, maschile e femminile, hanno potuto generare una nuova vita, prima dell’apostasia omofila del francese.
Non si è sentito nessuna parola di cordoglio, da parte delle organizzazioni gay, nei confronti della madre che ha perso il figlio. Come se questa fosse stata in dovere metterlo al mondo, per poi doversene separare, anche se forse per brevi periodi, affinché l’ex marito, potesse, secondo le convinzioni ideologiche delle associazioni gay italiane, far fregiare al povero stewart deceduto, una teorica famiglia omosex, esistente solo nelle utopie di un infinitesimale minoranza della popolazione calpesta il pianeta Terra.

I giornali italiani hanno, per rispetto della privacy, dell’italiano, e della madre del figlio del francese – unici veri genitori biologici e legali – tenuto riservata la notizia dell’omosessualità e del fatto che condividesse la propria vita privata con un altro uomo. Ma i media gay no. Questi ci hanno marciato sopra – trasformandolo in un icona – non voluta – gay – senza porsi la domanda, se sia il genitore, sia i parenti stretti del giovane, così come la madre del piccolo, volevano che si esibisse come una medaglia olimpica,sbandierata in piazza – per propaganda ideologica – gli orientamenti personali dei due adulti coinvolti e del minore, coinvolti nella vicenda, senza chiedersi se la donna voleva che l’opinione pubblica sapesse che l’ex marito era gay, ingenerando un atto di sciaccallaggio meditatico, incuranti delle conseguenze insite anche nella realtà socio-culturale dell’italiano, imponendo per forza un cambiamento, o un mediatico ludibrio, dipende dai punti di vista, imposto per partigianeria omosex all’ opinione pubblica, lesivi il rispetto dei famigliari – naturali – da parte italiana e francese.
Sono morte 154 persone, ma nessun quotidiano, a differenza dei media gay, hanno fatto una tale pubblicità all’eterosessualità delle altre vittime, mantenendo quel rispetto dovuto, necessario in simili tragedie, mentre i media gay, insensibili delle conseguenze familiari e sociali delle persone coinvolte, hanno strumentalizzato, a fine di propagandare l’ideologia non etero, i rapporti privati di due adulti consenzienti, infischiandosene hanno coinvolto anche un minore che, sebbene morto, andava tutelato, nel nome del rispetto dovuto alla madre, dimostrando ancora una volta, che per certe organizzazioni, la donna è un soggetto da calpestare, triturando il suo dolore, in quanto non né lesbica con figlio.

Il cosiddetto “
coming out” letteralmente: uscire dall’armadio a muro, non può essere un atto postumo fatto dai media, a discapito dei sentimenti di pietà umana, che si dovrebbe avere, se in esistesse il concetto, nei confronti dei familiari – naturali prima e legali poi – rispettando anche le leggi di uno Stato, in questo caso quello italiano, che costituzionalmente, per grazia di Dio, aggiungiamo, per ora, riconosce, saggiamente, la coppia intesa, anche a livello coniugale, come un nucleo fondato da un uomo e da una donna, realtà che evidentemente gay e lesbiche, per scarsa conoscenza costituzionale ignorano, o che vorrebbero, non si capisce mai in nome di cosa, rivoluzionare, a loro uso e consumo.

A Domenico Russo come essere umano, e ai famigliari italiani – naturali, legali e acquisiti, va il rispetto che si deve ad una persona che ha perso, assieme ad altre 153 persone la vita, ma soprattutto va il rispetto per aver voluto essere discreto nel proprio vivere, senza ostentare, come spesso fanno troppi gay, l’orientamento, ma vivendolo, al pari, e per questo uguale ad un etero, con riservatezza, senza volgarissimi esibizionismi od ostentazioni della propria diversità, che non fanno altro che allontanare certi soggetti dalla società civile, costringendoli ad inventarsi un mondo – inesistente – tutto loro, viventi nell’eterna illusione di poter piegare la natura ai propri voleri ideologici.

Marco Bazzato
26.08.2008
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giovedì 14 agosto 2008

Famiglia cristiana antifascista?


La cosa più brutta che possa capitare, è un cane che si rivolti, dopo esser satollo contro il padrone, morsicandolo, e cercando d’addentarlo alla carotide.
È un po’ quello che sta facendo in questi giorni
il settimanale Famiglia Cristiana(?), , che forse vittima del costante declino di vendite, cerca di risollevare il destino editoriale con articoli al vetriolo che paventano il ritorno, grazie al governo Berlusconi di un fascismo strisciante.

Attacco stranissimo quello del settimanale della
Società San Paolo, il cui marchio attuale è stato disegnato, non da un Pinco Pallino qualsiasi, ma da Giorgetto Giugiaro, dove i Paolini, così si fanno chiamare i seguaci del fondatore, il beato Giacomo Alberione, hanno evidentemente la memoria alquanto corta, in quanto, anche il giornaletto settimanale Famiglia Cristiana, come la maggioranza della stampa italiana,rimane in piedi, non per libero mercato, ma per i finanziamenti di Stato, detto anche parassitismo.

È strano, però che il settimanale, quando accusa l’Italia di deriva fascista, dimentichi, che fu proprio un loro sovrano, detto comunemente Papa, stanco del soggiorno obbligato ed automposto da un predecessore ,
Pio IX, esilio terminato poi, guarda caso, proprio in epoca fascista, grazie ai Patti Lateranesi, stipulati tra la Santa(?) Sede, e Benito Mussolini, patti rivisti poi da Bettino Craxi, detto da Vittorio Feltri, il Cinghialone – morto, in esilio secondo alcuni, da latitante secondo altri, ad Hammamet – disegnato nelle vignette di Giorgio Forattini, proprio come Mussolini.

Come si vede, la Holding “ben venefica” dei Paolini, ha poco da lavarsi le mani, come un Ponzio pilato novizio, marchiando il governo attuale, come di deriva fascista, in quanto la Chiesa Cattolica Spagnola e quella Vaticana, non hanno condannato,perché colluse non solo moralmente, ma complici del
Franchismo, regime dittatoriale, caduto nel 1975.

Che grazie a Famiglia Cristiana, giornaletto dei Paolini, che dal nome sembra un lontano parente di
Papolino Paperino da Paperopoli, stia cercando di rifarsi un imene, una verginità dogmatica, da Immacolata Concezione, mai avuta, è chiaro anche ai sassi, tant’è che il Vaticano stesso, si è affettato a prendere le distanze, manco il settimanale fosse lebbroso, o affetto da Aids, cristianamente pensando al danno d’immagine, soprattutto economico, che potrebbe derivarne da un eventuale attrito non sopito con lo Stato italiano, di cui il piccolo staterello d’oltre Tevere è completamente dipendente. Basterebbe infatti, chiudere gli scarichi fognari per due settimane, e cessare l’approvvigionamento idrico, per ridurli tutti a più miti consigli, cosa che non si farà, per il semplice fatto che i forzieri delle banche vaticane sono un ottimo crocevia, Paul Marcinkus docet, di ogni genere di intrallazzi, utili a tutti gli Stati, non solo Eruppi, visto lo Status Particolare delle Banca Vaticana.

È piacevole notare, come in questo scambio di cortesie, la solidarietà tra cattolici sia una pensata buona per i gonzi che continuano a crederci, quando è acclarato,
certificato dai media e dalle agenzie di stampa, che secondo lo Stato Città del Vaticano, vanno sempre e comunque salvaguardati i rapporti istituzionali – soldi – a discapito anche di un eventuale verità, che evidentemente, dicendola alla Nico Girarldi, “Fa rodere er c…” a qualcuno nei Palazzi Vaticani.

Con questa presa di distanza, e con questo attacco frontale, contro il settimanale – indipendente – e non allineato alla politica del Piccolo, ma potentissimo Stato Vaticano, è chiaro l’assoluto appiattimento, come ai tempi della
Buonanima, per ragioni che non hanno nulla a che fare col “Cristianesimo degli Ultimi”, con le Beatitudini e con i Due comandamenti della carità, dimostrando che il Cattolicesimo vaticano non va a avanti, come molti continuano a credere, a forza di Ave Maria, Padre Nostro o celebrazioni eucaristiche varie.

Naturalmente lo smacco, è doppio, in quanto la Chiesa, nel suo insieme, ha per l’ennesima volta dimostrato d’essere divisa e frammentata sotto l’aspetto etico e politico, che dovrebbe portare i “fedeli” a riflettere se è ancora il caso di continuare a dare l’otto per mille d uno Stato straniero, il Vaticano per l’appunto, denaro che potrebbe essere tranquillamente devoluto ad altre confessioni religiose, molto meno immanicate col potere politico italiano ma non solo, contribuendo ad un forte bagno d’umiltà economica alla chiesa Romana, che da secoli ha dimenticato, non solo il messaggio
Cristico, ma anche in tempi più recenti, quello del Poverello d’Assisi o le persecuzioni subite, ad opera del Sant’Uffizio, da Padre Pio da Pietralcina.

Marco Bazzato
14.08.2008
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lunedì 11 agosto 2008

Guerra Russia e Georgia


Mettiamo il caso che il Texas, Stato americano, ricco di petrolio, decidesse, dietro laute sovvenzioni politiche da parte di Mosca, di diventare filo-russo. Mettiamo che il ricco Paese americano, che ha cresciuto – e i risultati si vedono – il dittatorello ad alto tasso alcolico George W. Bush per un colpo di follia – pagata profumatamente, come è accaduto alla Georgia, dalle fondazioni d’estrema destra statunitensi – d’entrare sotto l’ombrello militare dell’ex impero sovietico. Come si pensa che reagirebbe, ad un simile affronto, il governo di Washington? Andandoci, dopo averci provato in tutti i modi con la diplomazia, giù come meritano, con la mano pesante – vedi Iraq, trasformato in un prato d’erba morta per il golf, ricoperto di crateri, che fungono da buche – senza badare alle sottigliezze, colpendo tranquillamente ospedali, case di cura, aeroporti e infrastrutture in generale per ridurre ai miti consigli lo Stato reazionario, usando senza ritegno, al pari degli americani, armi al fosforo, o all’uranio impoverito, ossia le cosiddette armi di terza generazione.

Non va dimenticato, che i primi a dare il via alle danze, sono statati, sotto consiglio spassionato americano, i georgiani, che hanno attaccato l’
Ossezzia del sud, da sempre filo-russa, costringendo alla fuga, stando alle notizie, circa trentamila persone.

Tra l’altro, vanno ricordate le coincidenze dell’attacco georgiano alla provincia ribelle. Prima coincidenza: la data scelta: l’apertura delle Olimpiadi, con gli occhi del mondo puntati su Pechino.

La seconda, non meno grave della prima, che sicuramente la più importante, riguarda il prezzo del petrolio: in questi giorni, sceso dopo tre mesi, sotto i 120 dollari. Discesa ancora legata ai timori dei mutui
subprime e il pericolo di recessione in America, ma non solo. Da sempre la guerra, soprattutto quelle dal ventesimo secolo fino ai giorni nostri, scoppiano sempre per problemi economici interni, dei paesi che la iniziano, o che sottobanco le finanziano, per deviare l’interesse dai cittadini, dai problemi di casa propria.

Nei prossimi giorni, infatti, complice la “feroce aggressione” russa nei confronti dell’inerme Georgia, il prezzo del petrolio, con gioia degli speculatori americani, ma anche europei e delle maggiori compagnie petrolifere, in Italia Eni in testa, provocheranno una nuova fiammata dei medesimi, complice, diranno i media, la tensione – ispirata dagli americani – nella zona caucasica, facendo impennare, con la velocità di uno shuttle in fase di decollo i prezzi alla pompa dei carburanti, che in Italia, come sempre scendono con la lentezza esasperante delle lumache, dovuta secondo i petrolieri, maggiori proprietari delle stazioni di servizio in Italia, ai ventennali problemi di una razionalizzazione, che non vuol mai essere compiuta, perché altrimenti toglierebbe loro il motivo delle giustificazioni puerili e banali, comprese le accuse, provate più volte in passato di cartelli tra compagnie petrolifere.

Va ricordato, che i russi, come da abitudine anche americana, hanno picchiato sin dall’inizio, senza troppi complimenti, evitando, come da tradizione slava, d’usare il guanto di velluto, nei confronti di un Paese, si indipendente, ma da almeno dieci anni, sovvenzionato, dalla superpotenza statunitense, che spaventata dal declino economico interno, e d’influenza, cerca d’annettere, con la scusa della guerra al terrorismo, paesi che per tradizione e per vicinanza strategica, ruotano attorno a ben altre e più potenti nazioni. E la Georgia con la sua
rivoluzione delle rose.

Oggi, che l’america si meraviglia dell’attacco russo nei confronti della Georgia, accusando Mosca di reazioni militari sproporzionate, ma si dimentica che al tempo della
crisi dei missili di Cuba, quando furono i russi a fare lo scherzetto agli americani, i quali, come si sa, non la presero certo bene, decretando l’embargo nel 1960, perdurato quasi fino ai nostri giorni, nonostante l’O.N.U. abbia provato a farle rimuovere, ma sempre senza successo, a causa del dinego statunitense, che quando si tratta d’affamare popoli, è sempre in prima linea.

Tra le tante cose ridicole, di questi giorni, la telefonata fatta da Berlusconi, emulo di
Putin, per quanto riguarda l’abbigliamento da ex kapò del KGB, che dopo la telefonata, forse si è incazzato ancor di più sentendo il classico “mi consenta”, dando l’ordine d’intensificare i bombardamenti.

In questa delicata contesa, oltre al petrolio, elemento fondamentale per l’economia mondiale, ed Italiana soprattutto, visto la nostra annosa mancanza, non solo del medesimo, ma anche di forme alternative d’energia, come il nucleare, o fonti d’energia rinnovabili, che all’occhio dell’Europa ci fa apparire come tossicomani del petrolio, in eterno rischio di crisi d’astinenza,,c’è in ballo, il medesimo concetto di sicurezza, che al pari degli americani, i russi, non vogliono paesi alleati col fronte opposto nel giardino di casa.

Certo, sotto l’aspetto umanitario e di perdite umane, l’aggressione georgiana prima nei confronti dell’Ossezia, e la reazione, commisurata al grado di pericolosità per la sicurezza dei russi, è una tragedia, sia per l’enorme numero di profughi, sia per le migliaia di vite umane georgiane perdute nei primi tre giorni di combattimenti. Ma sotto l’aspetto geolpolitico- strategico, le perdite georgiane sono da considerarsi, come amano dire americani ed europei, quando si tratta di civili iracheni o afgani semplici “
Danni Collaterali” irrisori e necessari, per questo, anche nei media occidentali ed italiani,in particolare, non fanno mai notizia, e quindi lo stesso concetto, visto che le vittime, rispetto alle due guerre, spacciate per missioni umanitarie armate da parte della Nato in Iraq ed Afganistan, devono essere politicamente considerate irrisorie, se non si ha il coraggio di parlare di sterminio di due nazioni per i Paesi sopraccitati, non si capisce perché, visto che quando si parla di diritti umani violati si debba gridare oggi allo scandalo per le vittime georgiane, tacendo, come affare interno Russo la medesima catastrofe umanitaria che da anni vede coinvolta la Cecenia. Silenzio tenuto dalle due super potenze, quando si tratta di scambiarsi favori sulla pelle altrui, in quanto gli americani non hanno interessi vitali in Cecenia, ma in Georgia si.

D’altronde, prima d’accusare, senza riflettere la Russia, bisogna provare ad immaginare cosa potrebbe accadere ad una nazione europea, se decidesse d’uscire dalla Nato, scegliendo, dopo che i politici locali, adeguatamente foraggiati, magari in nero, da fondazioni private russe, come accaduto alla Georgia da parte americana, il mettersi sotto l’ombrello protettivo dell’ex, ma non troppo ex gigante sovietico, con la scusa della guerra al terrorismo, non importa di che matrice, quella islamica oggi, è un pretesto buono come un altro, come in passato era buono il pretesto
Maccartista.

Gli Stati Uniti e la
NATO non accetterebbero mai di buon grado la scelta di democrazia del paese dissidente, tanto più se U.S.A. e Nato decidessero d’attaccare “Lo Stato canaglia che aggredisce qualche sua provincia,perchè vuole rimanere sotto l’influenza atlantica, la reazione americana prima, in conserto con le forze della libertà del patto atlantico, sarebbe forse paragonabile, se non superiore al bombardamento di Dresda, che in quattro giorni, dal 13 al 15 febbraio 1945, provocò, secondo alcuni storici, dai 25.000 ai 35.000 morti, cifra oggi dieci volte più bassa di quella causata dai russi in tre giorni di bombardamento a Tiblisi, capitale della Georgia.


Marco Bazzato
11.08.2008
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domenica 10 agosto 2008

Olimpiadi 2008: partenza nera


Non c’è che dire, l’Italia, ogni volta che deve presentarsi a qualche manifestazione internazionale, continua a fare la sua “porca” figura.

Porca figura, iniziata già alla cerimonia d’apertura di Pechino 2008, quando il nostro portabandiera, il canoista
Antonio Rossi,invece di tenere e sventolare il vessillo italico col rispetto dovuto, in quanto, come da sue dichiarazioni precedenti, fatte in occasione della balzana idea del Ministro diplomata in reception e cucina, col massimo dei voti all’ Istituto professionale alberghiero, divenuta ministra, o minestra, senza portafogli di un ministero, che puzza di Fascismo, come il Ministero della Gioventù, Giorgia Meloni, circa il boicottaggio simbolico, sia Antonio Rosi e gli altri membri della comitiva sembravano, per dirla alla Tommaso Padoa Schioppa, dei “bamboccioni”, sfuggiti dal controllo della mamme, dei bambini dell’asilo, che per alcuni minuti, sempre troppi, forse abbagliati dal luogo, hanno perso il contatto con la realtà, credendo d’essere ancora in patria, e comportandosi come scolaretti, alla Angus Young delgli AC/DC in gita scolastica d’istruzione.

Senza contare il classico comportamento burinseco delle bandiere italiane, tenute in mano, al rovescio: rosso, bianco, verde, trasformando così alcuni atleti, in infiltrati di qualche Paese straniero, oltretutto inesistente. Simili comportamenti antipatriottici, dovrebbero essere censurarti in modo forte, dalle autorità sportive italiane, che evidentemente se ne infischiano del buon nome del Paese all’estero, lasciando correre, come se questi comportamenti, definiti “caratteristici” facessero onore all’immagine dell’Italia.

Ma la summa del ridicolo, dopo lo sfregio alla bandiera, lo si è raggiunto con la scritta “goliardica”, che, invece di mantenere alto il profilo istituzionale, ha fatto piombare la delegazione al becero provincialismo campagnolo, abbassando di molto, il già basso raiting italico, sul piano internazionale.

Una nota a parte, va all’abbigliamento dell’armata Brancaleone italica, che visti i pantaloni bianchi, sembravano la nazionale gelatai emigrata in Germania per i campionati mondiali di coppette e coni alla crema e alla frutta.

Ma ci sono due categorie che già fin dall’inizio, hanno fatto peggio degli atleti. Il primo è il Presidente del Consiglio italiano, che si è definito, a ragione, troppo vecchio per presenziare all’inaugurazione dei Giochi, tant’è che in molti, fuori dall’Italia, dicono che abbiamo un governo, ed una classe politica, vetusta peggio del
Politburo dell’ex Unione Sovietica di Brezneviana memoria, senza contare che a New York, già parlano di barzelletta italica.

Ma la medaglia d’oro olimpica, spetterebbe ai cosiddetti esperti della vigilia. I lettori dei fondi di bottiglia, i maghi n eri, che leggono, come le antiche fattucchiere, le interiora di gallina, che scrutano nelle sfere di cristallo, senza imbroccarne una.

I cosiddetti esperti, hanno pontificato senza ritegno, senza un minimo d’umiltà, promettendo faville e scintille nel ciclismo a
Paolo Bettini, che ha dovuto cedere il passo, lo scettro, finendo miseramente diciottesimo, incapacitato a difendere l’oro conquistato nel 2004, e potendo continuare a citare nomi di atleti, incensati prima della partenza, e affossatosi, da soli, deludendo, e senza riuscire a qualificarsi, venendo de facto estromessi, come nel caso del nuoto maschile e nell’atletica leggera femminile, senza possibilità d’appello.

Il punto è che agli “esperti” sportivi, esattamente come le cartomanti, sovente smascherate da Striscia La Notizia”, otre ad eccede, senza motivo, in sicurezza, mancano di umiltà, avendo come abitudine del Bel Paese, la vendita della pelle dell’orso, spesso senza nemmeno andare a caccia, o peggio essendo animalisti convinti.

Marco Bazzato
10.08.2008
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martedì 5 agosto 2008

3000 soldati sulle strade


C’è puzza di militarizzazione nel Paese. È una puzza spiacevole, una puzza che evoca ricordi sud americani, ricordi di regimi, dove la democrazia è come una S.rl.: a responsabilità limitata, dove molti osservatori stranieri, timidamente ma non troppo, iniziano a dire, che l’Italia, sembra diventata, con quest’operazione, la sud america d’Europa.

È vero infatti, che i cittadini d’altri Paesi, non solo europei, potrebbero essere portati a pensare, che il Bel Paese, sia sotto lo scacco di un colpo di Stato, oppure che la sicurezza pubblica, sia così minata – dalle fondamenta – e che le forze, di polizia, preposte all’ordine, siano così malridotte, con i mezzi vecchi e decrepiti – basta guardare alcune immagini, dove si vedono ancora, dopo più di dieci anni dalla cessata produzione, girare
Alfa 75 e Alfa 155, – ridotti all’osso, con molti uomini, che invece d’essere impegnati nei pattugliamenti delle strade, siano costretti a fare da body guard a politici e vip vari.

L’Italia, checché ne dica
Ignazio la Russa, dove afferma che solo gli ex sessantottini si lamentano per i soldati chiamati a pattugliare le strade, non tiene conto dell’immagine – negativa – che il Paese sta avendo in questi giorni e per i prossimi sei mesi, tempo teorico, previsto, in quanto l’operazione potrebbe essere rinnovata d’altri sei mesi, non per ridare effettiva sicurezza, ma solo la “percezione di sicurezza” ai cittadini, salvo poi, una volta che i soldati sono rientrati nelle caserme, caserme da cui – in un Paese civile e sicuro – non avrebbero nemmeno dovuto uscire, per simili servizi, veder tornare tutto come prima.

Mandare l’esercito, a presidiare le strade di un Paese, in tempo di pace, non è sinonimo di forza, ma della debolezza istituzionale dello Stato nei confronti dei propri cittadini. È sinonimo della debolezza, che ha fatto si – indipendentemente da era al governo anche in passato – che lo Stato abbia lasciato campo libero, per anni, il territorio alla micro e macrocriminalità e ora, cerca di recuperare,il tempo e gli spazi di legalità ceduti, tra lassismi, veti incrociati, che si sono abbattuti sui cittadini, generando la situazione attuale.

Evidentemente il “governo spot”, non ha voluto avere abbastanza forza, per rimandare in strada tutti gli uomini che utilizzano, come servizio d’ordine, nelle residenze private, spesso chiuse per mesi,auto blu, con scorta annessa, date ormai anche al politico, di infima categoria, che se non si muovesse con scorta, manco un cloachard se lo filerebbe, ma anche a giornalisti, inamovibili, da lustri, dal loro spazio in seconda serata,, all’ultimo degli spazzini, pardon, operatori ecologici, perché amico, dell’amico, dell’amico, secondo
la teoria dei sei gradi di separazione, , di un parlamentare con un'unica legislatura alle spalle, ma che in meno di cinque anni, è riuscito a piazzare, parenti ed amici, di ogni ordine e grado in ogni dove.

Eppure, anche un Tapiro, guardando le tv italiane, i servizi delle missioni umanitarie di pace armata, di cui anche l’Italia è complice, pardon alleata, sente uno strano brivido lungo la schiena, quando vede i militari nelle strade di Kabul e Bagdad, o gli eserciti paramilitari di Stato, in Colombia a Medellin o Bogotà, capisce che in quei Paesi, qualcosa non funziona, o non non si vuole farla funzionare a dovere.

Lo scherzettino, dei 3000 militari, fuori dalle caserme, di cui mille, dispersi in varie città italiane, costerà al contribuente, la bella sommetta di 31,2 milioni di Euro, pari a 577,77 euro a soldato, al giorno, per tenerli fuori, in piedi, nei centri d’accoglienza, sugli obbiettivi sensibili, e camminare, con altri due poliziotti o carabinieri.

577,77 euro al giorno, fanno uno stipendo teorico di 17333,1a soldato, al mese.
Questi 31,2 milioni di Euro, potevano essere spesi a beneficio delle forze dell’ordine: polizia, carabinieri, guardia di finanza, rinnovando il parco auto, dando aumenti di stipendi, dando agli stessi giudici, la possibilità d’eseguire i processi in modo più rapido, possibilmente, non come accade ora, la certezza della pena.

Si è preferito invece, l’ennesima operazione di forza di facciata, non per dare una sicurezza effettiva ai cittadini, ma per aumentare “la percezione” della sicurezza, il che significa, che nei fatti, a parte i luoghi d’immagine scelti, in tutte le altre zone delle città scelte, la situazione, potrebbe addirittura peggiorare, in quanto la delinquenza, usa fare la
transumanza, spostandosi, come pecore, alla ricerca di pascoli migliori, dove si dubita che i militari, a piedi, possano arrivare, in caso di reati, con celerità.

Quello che balza all’occhio, è che nessuno dei parlamentari d’opposizione, al governo, abbiano avuto il coraggio di fare un gesto di rinuncia della propria scorta, liberando uomini e mezzi, a beneficio reale dei cittadini. Chiaramente per loro, non vale la regola della percezione simbolica della sicurezza, ma questa, a differenza dei comuni mortali,deve essere reale, non di facciata.

Trarre comunque delle conclusioni, a soli due giorni dall’inizio dell’operazione “percezione sicurezza” è fuori luogo, certo è però, che indipendentemente da tutto, visti i costi stratosferici, il denaro dei contribuenti poteva essere speso in modo più appropriato, segno per l’ennesima volta chiaro, che le tasse che i cittadini, le più alte d’Europa, non sono impegnate con oculatezza.

C’è solo da augurarsi, a questo punto, che l’Unione Europea intervenga, chiedendo lumi sugli effettivi costi-benefici di quest’operazione di maquillage, sudamericano, che nulla aggiunge alla reale sicurezza e certezza della pena, della giustizia italiana, che senza drastiche correzioni di rotta, sia l’attuale governo, ma anche quelli precedenti, non hanno mai voluto fare, che hanno reso il sistema giudiziario italiano, più colmo di buchi legislativi, peggio di una maglietta divorata dalle tarme, nonostante la naftalina.

Marco Bazzato
05.08.2008
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lunedì 4 agosto 2008

Social Card: social fumo



Non c’è che dire, lo Stato italiano, quando si tratta di lanciare fumo sugli occhi alle classi meno abbienti, dimostra la sapienza intellettuale di uno studente che ha studiato per corrispondenza dalla Banda Bassotti, a Paaperopoli.

Le famose
social card, destinate agli anziani, e alle famiglie con bambini piccoli, sono un insulto alla miseria umana, un’offesa alla povertà, un calcio nei testicoli, come il ballo della Croce Rossa , che ha avuto come padrone di casa Ranieri di Monaco, vestito con una giacca bianca da gelataio, dove gli ottocento ospiti vip, hanno sborsato, la miserevole cifra di 1000 euro a cranio, per presenziare all’evento mondano, abbigliati con capi, che come minimo costavano venti volte tanto, gioielli – se non sono patacche – esclusi.

La carta infatti, avrà un valore annuale che parte dai 400 ai 550 euro all’anno, cioè per la bellezza di 1,095 Euro al giorno, fino ad un massimo di, udite, udite, 1,506 Euro, sempre al giorno. Con queste ingentissime cifre, una coppia di anziani, non si acquistano nemmeno il pane quotidiano, immaginarsi poi il latte. Figuriamoci invece, cosa può acquistare una famiglia di tre persone, con un figlio piccolo, con la stratosferica cifra in più di 1,506 Euro.
Non c’è che dire, l’esoso contributo, elargito con munificenza dallo Stato italiano, è più basso di quello che abitualmente si lancia al barbone nel cappello, con la mano tesa, fuori dalla chiesa, all’uscita della messa delle 11, ben inferiore a quanto si offre ad una zingara, che porta appeso al collo, manco fosse una scimmia, il solito neonato, unto e bisunto, pur di toglierceli entrambi dalla vista, pregando che l’olezzo, non si attacchi agli abiti, sovrapponendosi al costosissimo profumo, cosparso a piena mani, dietro alle orecchie e sulle tempie.

Le social card, andrebbero ribattezzate “berluscaiuiti” sono, oltre che una pagliacciata mediatica, un insulto populista, che l’opposizione fantoccio, non ha contraddetto, accomodandosi prona, sugli scranni delle emiciclo parlamentare, felici del misero stipendio che gli italiani, pagano, tramite le tasse, affinché lucidino con i glutei la pelle usurata nei banchi.

È pensare che in America, Paese che certamente in questo momento non sta meglio dell’Italia, gli aiuti si aggirano a circa 100 dollari al mese, a testa, pari circa 76 Euro, a persona, che per una famiglia naturale: madre, padre e un figlio, fanno 2736 euro, quasi cinque volte in più, di quanto il governo italiano, elargisce, a piene mani, alle famiglie meno abbienti.

Se lo Stato, tagliasse quella montagna di sovvenzioni, spesso inutili, agli enti caritatevoli di matrice vaticana, dirottando i fondi alle famiglie e alle classi sociali più bisognose, le cifre sarebbero sicuramente più elevate, con la possibilità d’aiuti concreti, a quei ceti, che faticano ad arrivare, non alla terza settimana, ma addirittura alla seconda. Ma evidentemente, al governo pubblicitario, del tanto fumo e poco arrosto, interessano, a mero scopo di propaganda, gli aiuti di facciata, l’immagine, l’idea – falsa – del fare, piuttosto che l’aiuto vero, nel dare.

Poi, il massimo dell’assurdismo sadico, nei confronti dei meno abbienti, è che si pensa di dirottare le somme che dovrebbero giungere dalla Robin Hood Tax, prese ai petrolieri, che piuttosto di calare di due centesimi il prezzo dei carburanti, quando il petrolio scende, venderebbero, senza scrupolo etico, i figli dei loro peggiori nemici, senza contare, che in ogni caso, il costo della Robin Hood Tax,per quanto ne dica Tremonti, si caricherà nelle tasche degli italiani, senza possibilità di controllo alcuno, perché andrebbe contro “il mercato”, visto che anche le inchieste dell’antitrust, quando arrivano, dopo anni al termine, non rifondono mai i cittadini di quanto è stato loro illegalmente preso, ma fanno pagare alle aziende condannate, cifre così irrisorie, visti gli utili ed i fatturati, che sicuramente – con gioia – dopo aver fregato i cittadini, spesso per anni, vengono pagate senza battere ciglio, in quanto influiscono come uno sputo addosso ad una super petroliera.

E poi, si ha l’ardire di parlare di diritti dei consumatori, o delle classi meno abbienti e social card varie.

Marco Bazzato
04.08.2008
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domenica 3 agosto 2008

La Francia blocca il torero bambino


I bambini si sa amano, al pari degli adulti, giocare, divertirsi, coltivare hobby, che possono trasformarsi anche in una professione remunerativa. Certo, forse possono correre qualche rischio, magari piccolo, ma non per questo deve essere negato loro il piacere dell’adrenalina, il piacere, se arrivano – senza farsi bucare lo stomaco a forza d’incornate e calci, rimettendoci, non la vita, ma frantumandosi per qualche mese le ossa – ad alte vette, e gli olè dell’arena.

D’altronde, alzi la mano l’adulto, che da bambino, non si è divertito ad ammazzare rane, cani, gatti, criceti, seviziandoli e guardando i loro occhi imploranti, che chiedevano la fine delle loro sofferenze tramite la morte. Alzi la mano, chi non ha preso un badile, specie se in vacanza in campagna, magari da nonni o zii, ed ha provato a vedere come sono fatte le interiora di un cane o di un gatto, godendone, ma stando attenti, quando questi schizzavano sangue come fontane. Oppure, alzi la mano, chi non ha mai infilato qualche chiodo negli occhi di rane o criceti, sentendo mentre gli si spingevano dentro, bucarsi prima i bulbi oculari, esplodendo, poi insinuarsi nel cervello, fino a bucare, prima la scatola cranica – per la verità non molto resistente – ed uscire dalla testa, con la punta, trascinandosi dietro,sangue e materia celebrale, che non profumava di acqua di rose, ma che faceva sentire i bambini già grandi, già adulti e forti, soprattutto come da adulti si continua a fare, forti con i deboli.

A
Michelito Lagravère, però i francesi, impediscono, con scuse banali, il divertimento, il gioco, che oltre a gratificarlo, eccita gli spettatori. Già, perché Michelito, invece di bucare teste di cani o gatti con chiodi, preferisce matare tori nell’arena, preferisce vedere l’animale, molto più grande di lui, agonizzare lentamente, perdere sangue, sentire il respiro affannoso che si affievolisce, fino ad arrestarsi del tutto, per poi, staccare col coltello le orecchie della bestia, esibendoli come trofei e prove di coraggio, tradizionali nelle tribù africane, ad amici, parenti e sconosciuti., trasformandolo in un novello Davide contro Golia.

Un Davide contro Golia, che se letto nella Bibbia, è educante alla vittoria del più debole, con l’aiuto di Dio, contro il più forte, sinonimo di coraggio e affidamento ad una divinità, ma se tutto è trasportato nel mondo reale, specie in Francia, ove l’ultima decapitazione risale al 1977, nella vita di tutti i giorni, facendo divertire il piccolo, gli spettatori, e guadagnare la famiglia del baby torero, ecco che si da subito un calcio in culo alla mitologia religiosa, preferendo, che per non far soffrire il toro, questi travolga, calpesti ed incorni, facendo rotolare tra la polvere il povero impubere, che come un novello Michelito- Davide, ha avuto l’ardire, venendo sconfitto, d’attaccare il toro-Golia, cadendo sotto i suoi colpi.

Tagliare le gambe oggi, come ha fatto la Francia a Michelito, sarebbe equivalso a stroncare la carriera di Luis
Miguel Dominguín , che iniziò a 11 a matare tori nell’arena, o passando ad attraverso altri sport, certamente non meno pericolosi,non avremmo avuto campioni come Gilles Villeneuve Valentino Rossi, Michael Schumacher e molti altri, che hanno iniziato l’attività sportiva, pochi anni dopo aver smesso d’utilizzare i pannoloni e succhiotto.

Leggendo tra le righe delle motivazioni del dinego francese, si parla ipocritamente, come se in altre discipline, non dolo sportive, ma anche nel cinema, non avvenisse lo sfruttamento dei bambin,i per arricchimento economico dei genitori. Accadde con
Shirley Temple nel 1934, o per andare in tempi più recenti con Macaulay Culkin, che però una volta cresciuto,perdendo l’alone di sadica innocenza, si annebbiò per anni tra alcol e droga, vittima non del successo, ma dell’avidità dei genitori, e che indipendentemente dalle aspirazioni dei baby fenomeni, questi debbano essere stroncati in partenza, per paura dell’utilizzo fraudolento compiuto dai genitori, mentre dovrebbero esser questi ad essere messi sotto tutela, nell’interesse dei figli.

Il paradosso è che secondo la legge francese, non possono essere usati minori di sedici anni nel mondo del lavoro, ma sono concesse, naturalmente le deroghe, per poppanti e baby attori, che debbono spacciare, per le grandi marche, pannolini, pannoloni, e giocattoli. Deroghe concesse, solo se lavorano – naturalmente – per multinazionali.. Mentre matare un toro, quello, no, quello è lavoro minorile.

Non va dimenticato che esiste anche un'altra realtà, sicuramente poco pubblicizzata, quella degli animalisti, che vedono nella corrida, la longa manus di di qualche divinità demoniaca – l’uomo – che uccide delle povere bestie, incapacitate a difendersi, incornando, senza pietà, quei barbari umani, che poi dei poveri animali, terminata la corrida, li trasformano in ottime e succulenti bistecche. Peccato, secondo gli animalisti, che il primo “macellaio” sia un bambino, che ruba scena e applausi agli adulti, e questi, per vendicarsi, con la scusa di tutelare la sua giovane età gli impediscono di lavorar giocando, rendendolo un baby disoccupato del suo gioco – pagato profumatamente – preferito.

Esiste una lettura più sottile di questo rifiuto francese al divertimento del bambino, al gioco, al piacere del confronto col mondo animale degli adulti, è una lettura metaforica, che va oltre al presunto diritto della sicurezza del minore, va molto oltre, toccando il diritto divino e politico, del più forte di non vedersi soppresso dal più debole. Ed è quella paura atavica d’ogni potentato economico e politico, che teme le giovani generazioni che crescendo, poi possano spodestare i vecchi, i matusa, coloro che credendosi degli eterni Golia, un giorno saranno sconfitti dai giovani
Davide.

Vivi e lascia vivere. Se puoi aiuta a morire

Marco Bazzato
03.08.2008
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Eluana Englaro: ostaggia del Parlamento Italiano


Il sadismo della politica italiana, non importa se di destra o di sinistra, non ha limiti, non consce pietas umana, non ha rispetto né per il diritto alla vita, né per il diritto alla morte, quando in una persona sono in funzione vegetative.

È sulla vita, e la volontà di morte, negata dai politici che si sta giocando una partita tra le più sporche ed antietiche degli ultimi anni. Una partita, in cui, col pretesto del conflitto di competenze, il parlamento, complice un’opposizione, a parole laica, smarcata dai dettami dogmatici di uno Stato Straniero – il Vaticano – che interferisce sulla psiche e nelle coscienze degli italiani, come una vedova nera, che si ciba dei mariti, preferisce allontanarsi dall’aula, astenersi dal voto, prolungando cinicamente e scientemente quanto da un tribunale della Repubblica stabilito, sempre brava a riempirsi la bocca di valori di facciata. E la maggioranza di governo, prona a novanta gradi, in sessuale missionaria attesa degli ordini d’Oltre Tevere, che per semplice calcolo politico, preferiscono rimandare la decisione “per ulteriori approfondimenti medici” sulla sospensione dell’alimentazione forzata della giovane donna, in coma da sedici anni, a causa di un incidente d’auto, in quanto sedici anni, non sono bastati, vista la lentezza di comprendonio dei politici italioti, per capire che questa donna, vista la lesione alla seconda vertebra, non potrà mai più risvegliarsi? Se i medici agissero con la stessa velocità della politica italiana, ci si ritroverebbe con gli ospedali vuoti, ed i cimiteri pieni.

Eluana Englaro è stata rapita dal parlamento italiano, che ha leso l’indipendenza, non solo della medicina, la quale ne esce sottomessa, ma anche l’indipendenza dei giudici.

È stata rapita, dopo la sentenza dei giudici che avrebbe permesso, interrompendo l’alimentazione forzosa, secondo i protocolli già stabiliti, il passaggio dalla vita vegetativa, a quella vita spirituale, eterna, tramite il passaggio, dalla vita stessa, ad una vita diversa, chiamata morte.

Ma Eluana, dopo che aveva trovato nella magistratura il suo salvatore, è stata strappata da questa,da una classe politica miope, cieca, che sta usando il suo dramma personale, come futura merce di scambio, per far passare poi, forse tra pochi mesi, il testamento biologico, quel testamento che la giovane, avrebbe già espresso, ma in forma verbale al padre, prima della tragedia che l’ha colpita, ma che ai politici cristiano-divorziati-concubini, con figli da donne diverse, fuori dalle regole della stessa Chiesa che dicono di seguire, fuori quegli stessi valori d’identità cristiana, che calpestano senza ritegno, ma che a corrente alternata, vogliono imporre a gli altri.

Eluana è stata rapita, tenuta in ostaggio, costretta a vivere come un vegetale, nella vana speranza che si risvegli, usata come un burattino, perché non può difendersi, per giochi di palazzo, per equilibrismi politici, non di parlamentari, ma di persone senza cuore, persone, che dovrebbero tutelare i cittadini, che sicuramente prima di votare, non si sono presi la briga, come abitualmente fanno con amici o colleghi di partito quando finiscono in carcere, d’andarla a trovare, parlare col padre, di vedere questa giovane, diventata donna, che senza saperlo ha raggiunto la mezza età, e capire, non solo il suo stato, ma anche la sofferenza genitoriale, che da sedici anni vedono Eluana invecchiare, vivendo, senza vivere.

Eluana Englaro, è stata rapita, da un parlamento, che usando il pretesto – falso – della pietas umana, della scienza, la usa, giocando, infischiandosene del suo destino, mettendo al primo posto, non quello che la persona e i suoi cari vogliono: la dignità, ma trattandola come se non esistesse, come se, in nome, non si sa di quale dio cristiano, o dio laico, dormiente e assente, sordo e senza cuore, interessato a banditi, malfattori e tangentari, non ai sofferenti, ai familiari dei moribondi, a coloro che stanchi di una vita, impossibile da vivere e percepire, impossibilitati dalla natura stessa ad essere persone, desidererebbero liberare se stessi ed i chi li ama dal fardello di una vita già morta.

Eluana Englaro è ostaggia del parlamento, è stata strappata a ciò che la stessa magistratura, dopo lunghe e ponderate ricerche, aveva deciso. Eluana è ostaggia di una politica agostana, della classica politica italica, che invece di decidere, pensa, invece di fare, interpella, invece di migliorare, pensa ad ostacolare, a fermare, a rendere tutto come i politici stessi, fermi, statici, incollati alla poltrona, senza mai muoversi, immobili come, non come persone in coma irreversibile, ma come ramarri, come lucertole, che per paura, per vigliaccheria, scelgono, per non decidere, di bloccare, di arenare, perché la battaglia parlamentare futura è più importante di un problema da risolvere, dopo sedici anni d’attesa, subito. Ma questo subito, dopo sedici anni d’attesa,per la politica, non esiste.


Vivi e lascia vivere, se puoi aiuta a morire!

Marco Bazzato
02.08.2008
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venerdì 1 agosto 2008

Il presidente rumeno bacchetta l'Italia


Farsi prendere per i fondelli in casa non è il massimo delle figure di m…, che un governo, se fosse serio, non dovrebbe permettere, specie se a sparare sul mucchio è un Presidente della Repubblica ospite.

Eppure è accaduto proprio ieri, a Roma, in occasione della visita del presidente della Repubblica Rumeno, Traian Basescu, che dopo che i suoi cari concittadini, non importa se d’etnia Rom, o no,arrivano qui, facendo i loro porci comodi, rubando, ammazzando, comportandosi non come civili cittadini europei come il presidente vorrebbe che fossero trattati, ma da…

È paradossale che un presidente di un Paese amico, arrivi in Italia, per difendere, non i suoi connazionali probi, ma quelli che fanno il possibile, riuscendovi benissimo, s mettere in cattiva luce la loro nazione, e che un Presidente, anziché cospargersi il capo di cenere, ha l’ardire anche di lamentarsi se questi novelli San Francesco, benefattori dell’umanità, che appena arrivati in Italia gettano i documenti, anche dei figli, sempre che siano figli loro, sono trattati nel modo che meritano.

Il Presidente Basescu, ha poco da blaterare che i rumeni sono cittadini europei, cercando di giustificare l’attitudine delinquenziale di un esigua minoranza, che rappresenta il peggio, forse indesiderato anche in Romania, della sua cara nazione, ma dovrebbe aprire bocca, con statistiche alla mano, comparando il tasso delinquenziale dei suoi connazionali in Italia, con i cittadini europei presenti nel nostro Paese, e poi – se è in grado – farsi le dovute deduzioni.

Qui non si tratta di discriminare un Paese o un’etnia, che va detto chiaramente nessuno comunque vuole sotto casa, non per razzismo, ma perché è così desiderosa di mantenere le proprie tradizioni – tutte – che sovente non fa, o non vuole fare nulla per eliminare le peggiori, e con un presiddente, che non conosce il bon ton tipico del Paese del Sol Levante, non sa inginocchiarsi a terra, chiedendo scusa per le malefatte di una minoranza esigua, sempre troppa per i gusti italiani, dei suoi cari e amati connazionali.

La stampa internazionale ci ha preso gusto a crocifiggere l’Italia, per la presunta politica discriminatoria nei confronti delle minoranze, ma va ricordato che nell’ottobre del 2005 i cari cuginetti francesi, con le rivolte delle
banlieues non sono andati giù leggeri, manganellando senza complimenti i facinorosi, con egalitè, senza badare se questi erano emigrati dall’Africa, o figli di immigrati, e quindi con cittadinanza francese, senza che mezza Europa insorgesse, anzi plaudendo per il ristabilimento dell’ordine costituito. Chiaramente, secondo l’Europa, questo è permesso alla Francia, ma all’Italia, no. Alla faccia della democrazia!

Evidentemente il nuovo sport europeo è quello di dar addosso all’Italia, che quasi sicuramente avrà commesso degli errori, forse per eccesso di solidarietà, ma che è stata costretta , causa apertura indiscriminata delle frontiere a portarsi a casa ogni genere di fetecchia, rifiutata nei loro Paesi d’origine.

Il presidente rumeno, invece d’andare ad alzare la voce in casa d’altri, dovrebbe far fare ai suoi amati connazionali, un corso d’integrazione, non solo alle regole europee, ma nel caso di venuta in Italia, di regole italiane: usi, costumi, legalità minima, rapporti umani, sociali, corsi minimi di igiene, non aspettare, come molti rom pretenderebbero, ottenendolo, che siano i servizi sociali che facciano pulizia nei loro campi, roulotte e baracche.

Praticamente nulla di eccezionale, che ogni scuola elementare abitualmente insegna ad ogni bambino, non importa se italiano, francese, inglese in età scolare.
I rumeni, come gli italiani, hanno il diritto di far entro le mura di casa propria, in questo caso del proprio paese quello che vogliono, cosa che sfortunatamente troppi italiani, già fanno, e non possono essere espulsi, ad esempio sul Proxima Centauri, ma andare a fare malanni all’estero, in questo caso in Italia, confidando che questa sia la discarica europea delle feccia degli altri Paesi, questo ogni Paese che si dica civile, ha l’obbligo morale, nei confronti dei propri cittadini e degli immigrati, non importa se comunitari oppure no, di non tollerare in alcun modo.

Un presidente della repubblica, se non è di una repubblica delle banane, e fino a prova contraria, la Romania non lo è, dovrebbe avere l’umiltà di tenere chiusa la bocca a riguardo i fatti delinquenziali dei suoi connazionali, non proteggerli, additando il Paese che li ospita, come razzista, se questi non si comportano come persone civili, rispettando le regole minimo del vivere sociale.

Va anche detta, cosa che forse il presidente rumeno non sa, che i primi ad odiare, peggio dei dolori emorroidali, delle coliche renali o de dolori premestruali i propri connazionali che delinquono all’estero, in questo caso in Italia, sono proprio rumeni, non importa se d’etnia rom, oppure no, in quanto, la maggioranza dei rumeni nel Bel Paese, si sentono infangati, si vergognano, hanno a ragione, paura del pregiudizio imperante, anche se non sono colpevoli, che sovente si scatena contro di loro, e con quest’uscita a difesa dei cittadini disonesti, Basescu, ha fatto un pessimo servizio alla maggioranza dei rumeni onesti presenti in Italia.

Evidentemente ha paura, che in conserto con l’Unione Europea, rispettando le regole comunitarie, che i rumeni che delinquono siano rispediti a casa.

E questo non piace ai rumeni onesti in patria, in quanto non vogliono riprendersi la spazzatura che hanno, con difficoltà, cercato di smaltire all’estero, entro i confini comunitari.

L’Italia ringrazia per aver scelto il Bel Paese!

Marco Bazzato
01.08.2008
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