"Accusavano me perché sono tunisino. Ora meriterebbero la pena di morte" dichiara il marito della donna uccisa barbaramente.
Sono crollati di fronte a quella macchia di sangue di Mario Frigerio, l'unico sopravvissuto alla mattanza, sfuggita al maldestro tentativo di cancellarla dalla tappezzeria della loro auto.
«Raffaella li temeva, ne aveva davvero paura. Pensi che pochi mesi fa i Romano l’avevano seguita mentre lei stava andando al lavoro. Raffa se n’era accorta ed era entrata nell’atrio della stazione di Erba per telefonare ai vigili. Me l’aveva raccontato sconvolta[2]».
Sono molte le considerazioni che si potrebbero fare davanti all’epilogo di questa vicenda, davanti alla barbara morte di quattro persone, uccise lucidamente da una coppia. Ma la prima che sorge spontanea è come una donna possa essere complice di tale abomnio, dove oltre che aiutare il marito nella mattanza, mantiene per quasi un mese il sangue freddo e la lucidità nel reggere dentro il peso di cotanta violenza, dormire serena alla notte, e recarsi al lavoro il giorno seguente. La motivazione non può essere solo un odio covato per anni, oppure l’impossibilità d’avere figli, ci deve essere dell’altro, sarebbe troppo stupidamente banale, troppo maledettamente criminale, che l’invidia feroce possa portare a tale scempio indiscriminato.
Azouz Marzouk gronda rabbia e giusta sete di vendetta da tutti i pori, e con la mente sconvolta dal dolore, invoca la pena di morte, ma anche se queste reazioni possono sembrare aberranti, sono umanamente comprensibili e capibili.
Secondo quanto appreso in mattinata, sarebbe stata la moglie di Olindo Romano ad uccidere il piccolo Youssef. La signora Rosa avrebbe infierito con un coltello sul bambino[3].
A caldo ci si chiede cosa meriterebbe una donna, una “signora” del genere? Una perizia psichiatrica che la dichiari inferma di mente e quindi incapace di intendere e volere al momento della strage? Oppure lasciare lei e il marito sul piazzale del condomino dove hanno eseguito la mattanza in balia della folla inferocita? La seconda ipotesi, basata sulla giustizia sommaria, sulla vendetta di piazza, sulla legge del taglione, sarebbe la più appropriata, la più eticamente giusta innanzi a tanta ferocia, ma bisogna andare oltre al dolore comune, oltre al desiderio primordiale di vendetta, pretendendo una giustizia giusta, senza sconti, una giustizia che non si fermi davanti ai rinvii, ai cavilli legali, che non permetta alcun sconto di pena né oggi né mai, altrimenti sarebbe la vittoria delle virgole sul diritto alla vita, sarebbe la sconfitta di un bambino di due anni, trucidato barbaramente per colpe che non aveva, che non poteva avere.
Ma c’è un'altra domanda inquietante che aleggia: questa strage poteva essere evitata? Con il senno di poi, è facile puntare l’indice, cercare dei capri espiatori morali per quanto avvenuto. Forse la famiglia del tunisino è stata lasciata sola, forse le colpe dell’extracomunitario, sebbene avesse pagato il suo debito con la giustizia, era in qualche modo malvisto, mal accettato, rifiutato e quest’isolamento si è esteso anche alla sua famiglia, a sua moglie e a suo figlio.
Cosa si dovrebbe provare per gli autori della strage? Perdono cristiano, come ha dichiarato Carlo Castagna,il padre della donna? Forse in un futuro lontano, si potrà parlare di perdono, ma non si può perdonare senza espiare, senza prima che il peso di questa mattanza non schiacci per anni le coscienze dei due coniugi.
Il perdono cristiano in questo momento appare disumano, anche se va rispettata la “forza” di coloro che lo invocano e lo concedono, va rispettata la presa di posizione del padre e dei fratelli della vittima, difficilmente condivisibile, capibile e razionalmente comprensibile.
Le polemiche, le discussioni d’esperti forensi, psicologi, uomini di chiesa, membri di gruppi religiosi moderati ed estremistici del panorama cattolico italiano, non scemeranno facilmente, e ognuno vorrà trarne una verità, un insegnamento etico, un giudizio psichiatrico, una risposta morale, ma tutto questo non contribuirà a far piena luce sui veri perché di una strage che seppur confessata, forse poteva essere evitata, forse se ci fosse stata una vicinanza diversa dei familiari della donna, non del marito tunisino poteva essere evitata.
Marco Bazzato
11.01.2007
http://marco-bazzato.blogspot.com/
[1]repubblica.it/2007/01/sezioni/cronaca/erba-2/erba-2/erba-2.html
[2]lastampa.it/redazione/cmsSezioni/cronache/200701articoli/16461girata.asp
[3] lastampa.it/redazione/cmsSezioni/cronache/200701articoli/16461girata.asp