martedì 30 giugno 2009

La morte di Michael Jakson


Sono ancora avvolte nel mistero le cause della morte del cantate – fallito economicamente – Michael Jakson e, com’era normale, a pochi giorni dalle esequie, che si preannunciano – per raggranellare denaro e ripianare una parte dei debiti mostruosi, grosso modo 500 milioni di dollari – faraoniche, con l’eventuale vendita dei diritti televisivi per la mondo visione.

Ma com’era logico gli sciacalli che c’hanno pastetggiato sopra da vivo, vorranno continuare a banchettarci sopra anche da morto. Primi fra tutti i famigliari, interessati all’affidamento dei tre figli – bianchi – del cantante deceduto il 25 giugno 2009, dopo aver pagato, cause legali premettendo, i debiti.

Ed è attorno ai tre minori, che non possono essere in i figli biologici di Jakson, in quanto è impossibile che da un padre di colore, sbiancato artificialmente, non nasca nemmeno un figlio mulatto o meticcio, se si vuole essere politicamente corretti, o no. E sarebbe bellissimo, che i donatori del seme, i veri padri biologici, tanto per aprire un nuovo scandalo, si facessero vivi, reclamando una paternità impossibile da ottenere, ma dividendo, nell’ attesa delle sentenze di giudici, i tre fratelli, tanto per lasciare per un po’, con un pugno di mosche, quanti vogliono i figli per tenersi l’eventuale malloppo, depauperato da debiti e parcelle legali, che potrebbe aggirarsi, stando alle prime stime teoriche, a circa un miliardo di dollari.

Ma sono in agguato altri sciacalli, non solo i famigliari, ma anche i tanti presunti amici, che spunteranno fuori come funghi velenosi, dalle esequie in poi, sfruttando i concerti alla memoria, per raggranellare, da miliardari poveri, facendo il classico Sold Aut. Amici, che se fossero stati tali, avrebbero dovuto aiutarlo, anche facendolo internare per farsi curare da tutte le fobie di cui tutto il mondo sapeva, ma che nel nome dell’assurdo rispetto della privacy, per il fatto che era un artista, non doveva essere fatto, visto che per il suo enturange non era altro che una mucca da mungere, fino all’avizzimento.

Le foto che mostravano le sue tragiche condizioni di salute, con lui in carrozzella, avevano fatto il giro del mondo mesi fa, eppure sembra che la situazione anziché evolversi verso un ristabilimento, sia andata via via peggiorando, fino al decesso.

I lati oscuri, se mai saranno dissipati, verranno resi pubblici forse tra anni, per non intaccare la memoria, come è ipocritamente in uso, o centellinati col contagocce, se l’emozioni – ergo le vendite dei dischi, che saranno riproposte in Great Hits fino alla nausea, in tutte le salse, senza contare i presunti 200 inediti, foto, filmini e quant’altro i feticisti faranno a gara per accaparrarseli – scemeranno, diminuendo gli introiti dei diritti d’autore, che ora, grazie alla dipartita dell’artista, sono ripartite.

Il bello, oppure lo scherzo finale, è che i famigliari a tutt’oggi, a quattro giorni dalla morte, non hanno accesso al testamento, o ai testamenti, sebbene faccia fede sempre l’ultimo, del “caro” congiunto, bloccando di fatto anche lo svolgimento delle esequie, che il padre, bravissima persona, additato dal figlio Michael come un picchiatore, vorrebbe il 4 luglio, giorno della festa dell’indipendenza americana, dimostrando così come il vegliardo sia vittima di megalomania e desiderio d’incasso sulle spoglie mortali fatte a brandelli dalle due autopsie, del figlio.

Per avere un minimo di rispetto, non tanto nei confronti del cantante, ma nei confronti dei “presunti” figli del medesimo, sarebbe doveroso non presenziare ai funerali, ma soprattutto astenersi dall’acquistare i dischi dello, fino a quando no sarà chiarito se i figli sono il frutto di una donazione anonima di seme e di ovuli, chi siano i veri genitori, non legali, ma biologici. Per confutare questo basterebbe un test del DNA, salvo poi verificare gli atti nascita di quest’ultimi. Se a bocce ferme i tre minori non risultassero i figli naturali del cantante, e questi avesse compiuto delle illegalità, per la famiglia,, sarebbe più facile riappropriarsi delle sostanze e dei debiti del congiunto, lasciandoli in un orfanotrofio, rendendoli legalmente adottabili.

Sempre che non esca fuori un testamento chiarificatore, dove indipendentemente da tutto, il cantante, se all’atto della stesura fosse statonel pieno possesso delle sue facoltà mentali, dichiarasse non solo i suoi lasciti, ma anche la provenienza dei figli, lasciando a quest’ultimi tutti i diritti sulle sue sostanze. Allora gli eredi, che in lizza sarebbero comunque molti, compresi padri e madri biologici, dovrebbero mettersi in coda per ottenerne l’affidamento. E se i figli risultassero in tutti i casi figli biologici di madri e padri diversi si potrebbe assistere, forse, allo smembramento di ciò che resta di un inesistente nucleo famigliare.

E i legali delle parti in causa banchetterebbero di gioia per anni. Sotto, sotto è questo che tutti si aspettano, proprio per continuare ad alimentare il minto del povero cantante morto e per incrementare le vendite postume, proseguendo il dissanguamento economico, che stando ad alcuni siti, potrebbe averlo portato, stremato dalla paura di non riuscire a sostenere i 50 concerti previsti, al suicidio.

Marco Bazzato
30.06.2009
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sabato 27 giugno 2009

Michael Jackson è morto



Un infarto o arresto cardiaco, stando alle prime indiscrezioni.
Cosi se n’è a andato l’ex re del pop, il gran visir della plastica e dello sbiancamento della pelle, Michael Jackson. È spirato in California, all’ospedale Ucla Medical Center di Los Angeles alle 12,21 ora locale (le 21,21 in Italia) a causa di un arresto cardiaco mentre si trovava nella sua casa di Holmby Hills, sulle colline di Los Angeles.

Ora come accade, quando un corpo inizia, dopo le cessazioni delle funzioni vitali, a disfacersi, decomporsi e puzzare, peggio del formaggio andato a male,i media e la rete si riempiono come boccali di birra degli ubriaconi, che in preda ai fumi dell’alcol, iniziano a salmodiare e dcantare le lodi dell’ex vivo, neo morto.
Per Michael Jackson è la stessa solfa.

Pagine e pagine, migliaia di chilometri di nastri magnetici per immortalare le frasi, sempre uguali, degli amici e/o presunti tali, personaggi che da secoli non finivano sotto i riflettori e che ora, a cadavere ancora caldo, si affannano a strapparsi i capelli e a salmodiare lodi di uno che sarà stato si un grande cantante, un buon venditore di dischi, ma nella sua vita privata, beh, con la zucca mica ci stava al meglio, come si evince dalle ultime foto, sembrava il fratello umano o disumano, dipende dai punti di vista, di uno scimpanzè.

Basti pensare alla topaia in cui per anni aveva vissuto, Neverland Ranch, prima d’essere accusato e poi assolto, d’essere un orco affamato di bambini: un pedofilo.
Tanto a posto con la testa non doveva essere,in quanto uno che nella vita è riuscito a smerciare, in totale, 750 milioni di dischi, trovandosi prima che il cuore decidesse d’andare in ferie per sempre, con un debito sul groppone di 500 milioni di dollari, facendo probabilmente scattare la più grande corsa all’oro dei diritti d’autore degli ultimi anni, per accaparrarsi, pagati i debiti, quel che resterà ella carogna spolpata dagli avvoltoi legali e non.

Ma agli eredi, primi fra tutti i tre figli, forse rimarrà molto poco, quasi nulla, e allora si vedrà se tutti gli amici, i grandi nomi della musica americana, oggi distrutti dal dolore, si prenderanno cura di loro.

Michael Jackson, nato nero, morto bianco, al verde e matto. Pazzo come un cavallo, pieno di Ketamina e fobie non curate, circondato da amici e consiglieri più simili a vampiri della Transilvania, magnifica regione dei Carpazi, che hanno abusato delle sue debolezze, facendoli intendere che la sua fortuna era come il Pozzo – del pazzo – di San Patrizio, inesauribile.

Ora innanzi alla lagna mediatica mondiale, dove tutti piangono l’artista, sebbene non fosse uscito con un nuovo disco da ben otto anni, troppo preso a rifarsi il volto e fuggire dai creditori. L’uomo se una cosa del genere poteva essere definito uomo, in quanto disprezzava la propria razza ed il colore della pelle, era una fetechhia, piena di soldi come Creso – fino a quando non li ha dissipati come un pollo – ma pur sempre una fetecchia, una scheggia impazzita, dove la teoria dell’evoluzione della specie di Darwin, con lui è divenuta assioma sperimentato e sperimentale. Spesso i deboli, per megalomania, si autodistruggono e gli “amici” sono felicemente pronti ad assecondare ogni capriccio insano.

Rispettare il cadavere per poche ore ancora caldo, fino a quando non sarà aperto come un tacchino per il giorno del ringraziamento, è un dovere, ma ciò non toglie che ora piangere un corpo freddo, senza vita, tra poche ore svuotato ed eviscerato, con la calotta cranica rimossa ed il cervello fatto a fette col bisturi, è inutile, visto che del corpo, nel volgere di pochi anni, sempre che non sia cremato, non ne resterà alcuna traccia, a parte un mucchietto d’ossa e polvere, del peso di pochi ettogrammi, non deve far dimenticare cosa è stato e cosa ha rappresentato costi in vita: genio e sregolatezza assoluta, dove entrambe le qualità nel volgere di pochi lustri saranno dimenticati.

Si favoleggiava di 50 concerti, sebbene il suo entourage sapesse benissimo che non era in grado di sollevare, a due mani, sue palline da golf infilate in uno stuzzicadenti, tanto era debole, figuriamoci aver la forza di sostenere lo stress e la fatica di ore e ore di concerti, trasferimenti e cambiamenti.

Michael Jakson vale più da morto che non da vivo. Da vivo anche un rospo capiva che non avrebbe potuto rendere più nemmeno un dollaro, anzi, continuava ad accumulare debiti su debiti. Basti pensare che per la stamberga dove viveva a Los Angeles, per prepararsi al gran rientro, pagava 100.000 dollari al mese, e viene da chiedersi chi poteva continuar a dar credito ad un tizio che aveva debiti per 500 milioni. Mentre ora, le vendite dei dischi sono ripartite, senza contare gli eventuali inediti postumi,magari cantati e registrati con i piedi, che potrebbero comunque portare ad abbassare il debito mostruoso che questi aveva.

Non c’è che dire, ma le ombre sulla scomparsa del cantante pazzo, è avvolta nel mistero, e tale rimarrà per altri due mesi circa, nell’attesa che siano divulgati, se mai lo saranno, gli esisti degli esami tossicologici sui resti del cantante, che dai primi riscontri autoptici non sembra essere deceduto per infarto, ma per overdose di farmaci.

Michael Jakson, nato povero, morto,senza un centesimo. Ora le rogne saranno per i figli ed i fratelli del morto.

Le danze per le battaglie legali sui diritti, per saldare i debiti, sono ufficialmente aperte.

Condoglianze!

Marco Bazzato
27.06.2009
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giovedì 25 giugno 2009

Politica di puttanopoli


Parafrasando Megaloman, che aveva la “Fiamma di Megalopoli”, l’Italia ha una “Politica di Puttanopoli”

Non si sa se vergognarsi, o fingere che sia normale, per non apparire – come dicono i politici del centrodestra – dei moralisti. Ma non c’è da star felici.

Ghedini, l’avvocato parlamentare col dono dell’ubiquità, che tanto aveva sbraitato contro il fotografo sardo che aveva “violato la privacy del presidente del consiglio con un teleobbiettivo, fotografando il parco della villa a 1400 metri di distanza, paventando il rischio, impossibile, di un cecchino che potesse colpire il premier o i suoi ospiti, facendo una figura barbina per quanto concerne le nozioni di balistica – seppur universalmente riconosciuto gran ciambellano di balistica, ora con il nuovo scandalo puttanopoli, dove il premier sembrerebbe coinvolto, per dirla alla Ghedini, come “utilizzatore finale” d’utero e affini, tace sui rischi veri o paventati che il premier potrebbe aver corso, facendo entrare in casa propria, ufficialmente abitazione di stato quando il premier è presente, cagne e porche senza alcun controllo da parte dei servizi di sicurezza, che in ogni uscita pubblica proteggono il premier, muniti di occhiali scuri, auricolari e colli taurini, lanciando sguardi truci a destra e a manca. D’altronde Ghedini, dovrebbe prendersi la briga di leggersi qualche romanzo di Tom Clancy, o se la cosa gli è troppo difficile, guardarsi alcuni triller ambientati al 1600 Pennsylvania Avenue, la White Hause, Casa Bianca, per gli stolti, per rendersi conto di come operano i servizi di sicurezza, di competenza della CIA, che non permetterebbero che simili leggerezze divenissero eventualmente di dominio pubblico – Kennedy ciullava proprio alla Casa Bianca Marilyn Monroee – sapendo prendere adeguate contromisure, evitando così fughe di notizie – andata al Creatore in modo alquanto bizzarro – con relative registrazioni di immagini e audio difficili da essere smentite.

Eppure stanno arrivando, almeno dal premier, che come sempre cerca un settimanale – suo – per affidare al mondo tutto il proprio dolore e l’offesa alla sua viril carne violata da una mignotta d’alto bordo, che egli non sapeva d’esser tale. Eppure, pagata o non pagata, non importa se da lui, da un altro, o da nessuno, un uomo che ha un minimo di dignità, d’intelligenza e che non ragiona esclusivamente col membro, dovrebbe capire che una che te la cala alla seconda volta che la si vede, o è troia o mignotta. E questa cortigiana certo non l’ha conquistata, gliel’ha semplicemente calata, in quatto e quattro otto. Ma questa donna, in un modo o in un altro, un pagamento, se non monetario, ma come scambio, l’aveva chiesto: l’aiuto per una pratica edilizia.

Tu mi mandi avanti la pratica, io intanto ti do la topa!

Ma costui, a parole è come l’uomo Dal Monte che dice sempre si, ma nei fatti….poi dimentica.

Solo che l’Anonima Sequestri, come nominò Roberto Benigni l’organo riproduttivo femminile, l’ha avuta, ma la pratica è rimasta ferma al “palo”.
Una donna, se è mignotta, non la si paga solo con il denaro, ma anche con favori, favoritismi e/o paraculaggini, e quest’ultimi non ci sono stati, altrimenti il tutto sarebbe finito liscio come l’olio – di ricino. Preso ed evacuato.

Naturalmente, anche la storia di questa “brava donna”, come lo fu per la Noemi, e come molte altre prima di queste, saranno dimenticate – per l’ennesima volta – nel giro di pochi giorni, fino, si spera il più presto possibile, al nuovo scandalo.

Non va dimenticato che la paura del cavaliere è quella che il governo prima o poi cada, e che di conseguenza non sia più protetto dal lodo Alfano, come carica istituzionale, facendo ripartire la sfilza di processi che lo attendono.

Quello che fa male agli italiani è l’ennesima figuraccia di merda che il paese fa davanti al mondo, dove grazie all’amore per la “sorca” – rispettabilissimo fatto privato – ora il mondo ci vede come una nazione di sessuomani e zozzoni, visto che il premier rappresenta l’Italia e gli italiani fuori dei patri confini.

Non possiamo dare torto ai giornali stranieri se ogni giorno lo fanno a pezzi. Bisogna ricordare che il presidente degli Stati Uniti, che si faceva fare “servizi di bocca” nello Studio Ovale – memorabile l’immagine dei calzoni macchiati di bambini liquidi – non ha mai attaccato i giornali, etichettandoli come “nemici del Paese”. Berlusconi si!

Pensiamo cosa scriveranno in futuro i libri di storia “Berlusconi andava a puttane, ma non lo sapeva! Un po’ come Craxi, che stanno facendo credere che sia morto in panciolle in Tunisia, mentre, da ladro, era scappato, per evitare la gattabuia.

Ora la mignotta è attaccata dal suo ex utilizzatore d’utero senza tanti riguardi, tanto che in una recente sparata, il premier, ha adombrato il sospetto che la gentil dama sia stata pagata profumatamente, da qualcuno – senza fornire alcuna prova – tant’è che l’affitta utero, rispondendo a stretto giro d’agenzia – ha invitato Nostro Signore dei Tacchi sulle Scarpe a sporgere regolare denuncia, fornendo prove circostanziate delle accuse. Il tapiro, solerte, forse intuendo che la dolce signora non è “farina da fare ostie” prontamente ha preferito non replicare.

Il premier è solo. Senza amici, con la moglie, ormai ex, in attesa di divorzio, braccato sia dalle procure italiane, sia dalla chiesa cattolica, definito “indifendibile” dal direttore di Famiglia Cristina,, si sta avviando verso il viale del tramonto politico, ma forse anche dalla tanto sbandierata libertà. Questo sarà un ennesimo danno per l’immagine, distrutta dal premier, dell’Italia, che vorrebbe gettare tutto sotto il tappeto, mostrando al mondo il volto migliore di un paese, ai più, inesistente, fatto di lustrini e pailletes, ma che in se nasconde il virus malefico di una decadenza morale che getta un ombra nefasta sul futuro.


Marco Bazzato
25.06.2009
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sabato 20 giugno 2009

Cavalieri, cavalle e puttane


Se Fakfka e Boccaccio fossero vivi, getterebbero nel fuoco i loro classici, per fondarsi a capire la pruriginosa e pornografica politica italiana degli ultimi mesi, rendendosi conto che la fantasia è stata da tempo superata dalla realtà, becera, dell’Onnipotente.

Non c’è che dire, il boss ultimamente è fortunato come uno scommettitore compulsivo che azzecca solo brocchi, puntando nelle corse clandestine su cavalle di bassissimo lignaggio.

Prima la neo maggiorenne che lo chiama Papi, poi i voli di stato con nani, guitti e ballerine, ed ora non una signora da marciapiede, ma d’albergo di lusso che afferma d’essere stata pagata – non dal boss, per allietare le serate dello stesso, dove avrebbe offerto “prestazioni d’utero” quitenziate da terzi, nella sua reggia romana.

Andare a mignotte in Italia non è reato. Se dovessero mettere al gabbio i puttanieri, anche solo per un mese, le patrie galere esploderebbero, nel volgere di una settimana, tante sarebbero le prenotazioni non richieste ma imposte, per il soggiorno obbligato.

Ora però, per l’ennesima volta l’eletto, immune, per ricevuta grazia Alfana trema, di rabbia e forse di stizza. Infatti, nuovamente, grazie al Boss, l’Italia, sta facendo la consueta figura da rifiuto corporeo solido nei giornali e telegiornali di tutto il mondo. Se poi ci chiediamo perché – a ragione – non riceviamo la presidenza dell’Unione Europea, la risposta dovrebbe essere semplicissima anche per uno stolto, e gli stranieri, a ragione godono dell’italica sfiga che è universalmente scaricata dal boss ai suoi connazionali.

Ma è interessante è che questa professionista dell’utero in comodato d’uso, dietro o davanti pagamento, questa signora, non certo una battona da strada, stile sfigate messe a prostituirsi da qualche pappone senza scrupoli, come al tempo era uno suo ex nei suoi confronti, ha registrato, annotato e filmato se stessa durante queste serate, inesistenti secondo Nostro signore del Cerone, e le registrazioni ora sono nelle mani del magistrato che le ha fatte sigillare, forse per paura che quanto dichiarato dall’Escort, che in questo caso non è un modello della Ford, ma una baldracca dal costo di noleggio d’uso dell’utero elevato – extra esclusi – risulti veritiero e quindi potenzialmente deflagrante per il milanese.

Va tenuto presente, e ogni economista o uomo d’affari dovrebbe saperlo, che il mestiere di mignotta è da sempre considerato il lavoro più antico del mondo, ma in molti, amanti del disprezzo femminile, visto che è d’uso dar “da puttane” alle donne, che se non ci fosse domanda, non ci sarebbe offerta, ergo quelli da crocifiggere, appesi per gli organi produttori di liquido seminale, nella pubblica via, non dovrebbero essere tanto le cosiddette “donnaccie” ma gli fruitori dei servizi della bernarda e altro, ossia i clienti, generalmente maschi.

Naturalmente è acclarato che questa donna non è stata pagata dal comandante in capo, ma da una terza persona interessata ad entrare nelle buone grazie di quest’ultimo che ha pensato bene di servirgli carne di topa stagionata al punto giusto, non troppo giovane, ma nemmeno troppo vetusta, altrimenti avrebbe potuto avere il sapore di una vecchia suola di cuoio rinsecchito, di difficile degustazione i denti ricostruiti e le gengive che masticano la vita verso il viale del tramonto.

Dalle ultime notizie, sembrerebbe che il fronte del silenzio si stia lentamente sgretolando, che altre donne, non necessariamente mignotte, ma semplicemente intrattenitrici, stiano dando fiato alla favella, raccontando fatti se non pruriginosi, certamente non edificanti per un tribuno della plebe, che continua, dopo essere stato pubblicamente sputtanato, ad andar cianciando che il suo copulare con mignotte e affini è un fatto privato. Peccato che da qualche mese ci sia in ballo anche un divorzio miliardario e tutte queste signorine di facili costumi sono manna per l’avvocato divorzista della futura ex moglie del boss, che non si esimerà d’usar tutta questa “spazzatura” per poi rigettarla, al momento opportuno, sul volto de fedifrago, usandola come merce di scambio per alzare la posta del divorzio.

Alla luce dei fatti in questi giorni emersi, è giusto ricordare che puttane, cortigiane, zoccole ed escort, sono la stessa, dove la differenza sta nel tipo di clientela a cui si rivolgono, oppure vengono inviate a lavorare, ma che nella sostanza, la colpa di quanto accade, non è tanto di queste donne di facili costumi, ma di maschi senza etica ne privata, ne tantomeno pubblica, che usano le donne come meri oggetti di piacere, come sessumani dagli ormoni impazziti, che come i vecchi dittatori di sovietica e maoista memoria, avevano bisogno, come vampiri affamati di sangue, di giovane carne fresca, per attingere dai loro vigorosi corpi l’illusorio elisir dell’eterna giovinezza, perché schiavi dei loro deliri d’onnipotenza, che li fa pensare d’essere sopra l’etica, la morale e soprattutto migliori del “parco buoi” che guidano.


Parafrasando Jhon Clark, personaggio di Tom Clancy, che diceva, “Un figlio di puttana resta figlio di puttana”, alcuni potrebbero dire “Un puttaniere, non importa se va a mignotte o ad escort, è puttaniere per sempre”.

Marco Bazzato
20.06.2009
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giovedì 18 giugno 2009

Gay Pride a Roma

Ci risiamo. Per l’ennesimo anno consecutivo Roma è stata invasa. Per sfortuna non erano Unni ma omosessuali con i loro consueti carrettini di offese agli etero e blasfemie varie, hanno trasformato Cristo e la Madonna in loro degni compari.

Erano, rispetto ai cittadini italiani che conta di quasi 57.000.000, 250.000, praticamente quattro gatti – secondo gli organizzatori, questa volta la questura sembra per non offenderli, forse ha evitato di dar cifre – su una popolazione romana di circa 2.700.000, da questi 250.000 vanno tolti i minori, trascinati da genitori etero-snaturati e conniventi, e gli etero adulti presenti, non si capisce perché, ad ingrassare le fila degli
antagonisti.

Per fortuna quest’anno la tv ci ha risparmiato immagini sconvenienti e volgari, filmando una manifestazione quasi civile, nascondendoci alla vista i peggiori esibizionisti del genere umano: uomini che si credono donne, donne che si credono uomini, abbigliamenti sadomaso di chiara impostazione nazista e quanto di peggio si possa indossare per evidenziare la propria “diversità”, vche tutti, secondo loro, dovrebbero accettare.

Ma il massimo della ributtanza, dell’estremismo contestatore, volgare e blasfemo, è stata l’offesa, non tanto eventualmente al Vaticano, che ci potrebbe anche stare, ma ai due simboli maggiori della storia occidentale degli ultimi duemila anni del genere umano: Gesù e Maria, la Madonna. Blasfemia offensiva non solo nei confronti di milioni di fedeli del cristianesimo, ma per assurdo anche per gli stessi omosessuali che nonostante gli anatemi del vaticano contro l’omosessualità, si sentono cristiani e che come tali venerano queste due figure religiose. Quindi gli omosessuali blasfemi attaccano e offendono i loro stessi compagni di sventura, gli omosessuali credenti, i quali – forse per abitudine – subiscono passivamente.

Una delle note positive del TG1 delle 20.00 di domenica sera, è stato l’applauso che si è levato dalla piazza, quando sono stati ricordati gli incidenti al Gay Pride di Mosca, in Russia, dove i russi, non intesi come estremisti di matrice ortodossa, ma ancora liberi nel pensiero ateista di discendenza comunista, non prendono mai di buon cuore queste manifestazioni sgangherate, e le grida fragorose di giubilo scattate a Roma, potevano anche essere interpretate come un plauso accorato e liberatorio nei confronti delle forze dell’ordine russe che hanno disperso la manifestazione non autorizzata, per mantenere integro il buon nome della capitale dell’ex impero sovietico e per la tutela della morale pubblica dei cittadini.

Ora non si discute sulla liceità o meno di tali eventi, sebbene la maggioranza dei cittadini ne farebbe volentieri a meno, come non si discute il diritto degli omosessuali di manifestare, quando sfila in modo civile, vestendosi come persone normali, quali vorrebbero essere trattati, o farsi passare, e senza atti di blasfemia, mentre pur rispettando, tenendosi stretto lo stomaco, trattenendo i coniati di vomito, il diritto di esibirsi in abiti discinti, di appropriarsi di tematiche che non sono mai appartenute al mondo omosex, vedi il Cristo omosessuale, o la storia di Pinocchio, riscritta da Wladimiro Guadagno, detto erroneamente Vladimir Luxuria, dove Pinocchio, da burattino non voleva essere – secondo il Guadagno – un maschio ma una femmina, segno evidente che la cosiddetta cultura omosex non crea nulla, ma si appropria dei simboli altrui – rovinandone il candore e l’innocenza – per piegarli, in posizioni innaturali, ai loro desideri, sapendo benissimo che rispetto ai grandi artisti omosex o bisessuali, vedi Leonardo da Vinci, sono distanti anni luce, sia come fantasia creativa, sia come statura universale, nonostante i loro istinti privati.

La piazza appartiene a tutti, etero e non, a patto che questa sia utilizzata in modo moralmente civile, almeno per quanto concerne la sfera pubblica, poi nel privato ogni persona è libera d’inventarsi una finta cerimonia religiosa o civile, per “unirsi in matrimonio” con altro esponente del suo stesso sesso, senza aver la pretesa di imporlo agli altri come un diritto che tutti dovrebbero accettare, cedendo le armi senza combattere per le proprie convinzioni famigliari, sociali e culturali.

Comunque, a ben vedere, quella di quest’anno, forse per la crisi, o per la diminuzione pubblica degli omosessuali, questo Gay Pride è apparso in tono minore, non ancora a livello della mazziniana carboneria, ma se si ha pazienza, forse almeno in Italia, nel giro di qualche decennio, si spera che si possa tornare al più assoluto e sano silenzio su queste tematiche. Tutti, indistintamente vivevano benissimo lo stesso, prima dell’inizio di queste “carnevalate blasfeme”, che non fanno bene nemmeno a chi le promuove, sebbene sempre si difendono,a ffermando che i partecipanti mascherati alla carnevalata, sono una minima parte del movimento. Isolateli allora, visto che alla fine danneggiano tutti gli altri, perché a ragione, i media preferiscono filmare loro anziché le persone normali, nonostante naturalmente, qualche eccezione.

Nota finale di oggi, a proposito di assurdità: il presidente meticcio Barak Obama, creando una discriminazione senza precedenti, ha esteso i diritti di “famiglia” ai dipendenti statali, negli Stati Uniti, creando una pericolosissima discriminazione nei confronti dei lavoratori non etereo del settore privato, contraddicendo al tempo stesso, anche lo stesso Stato della California, che ha cassato – tramite referendum – la legalizzazione dei “matrimoni” tra le persone dello stesso sesso.

Marco Bazzato
18.06.2009
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domenica 14 giugno 2009

Benvenuto colonnello Gheddafi



Non c’è che dire, i dittatori, o i presunti tali hanno il loro fascino, e il colonnello libico Gheddafi ne è uno dei massimi esempi.

All’Italia non piace Gheddafi, come del resto al colonnello libico, il nostro paese continua – a ragione – a restare nel gozzo. Ma si sa, gli stati non hanno amici, ma solo interessi. E Gheddafi per farsi i propri è sempre stato un campione, fin da quando appena vinta la rivoluzione ha rimandato a casa un bel po’ di italiani, confiscando proprietà, possedimenti e terre. Se tutti gli altri stati africani e non solo seguissero il suo esempio per la “liberale” Europa, a senso unico, potrebbe essere l’inizio della fine, in quanto la maggioranza degli interessi occidentali sarebbero azzerati, dando inizio ad un esodo biblico ci cittadini espulsi senza complimenti e rimandati ai rispettivi paesi d’origine.

Il colonnello sbarcato a Roma in questi giorni, non deluso le aspettative, anzi. Ha parlato al Senato senza peli sulla lingua, facendo intendere che i danni che ogni stato compie nei confronti di paesi terzi sono atti barbarici che gridano vendetta contro l’umanità. Ma noi, che viviamo nel mondo civilizzato rompe che qualcuno giunga a casa nostra sbattendoci in faccia le nostre responsabilità storiche, senza che da buoni italici antifascisti potessimo dire nulla, chiudendoci la bocca.

Il primo gran colpo di teatro è stato già dall’apertura dello sportello dell’aereo, quando il colonnello si è affacciato, sembrava un Michael Jakson invecchiato ed obeso, dimostrandosi sin da subito un fiero antifascista, con l’immagine di Omar Mutakar, ucciso dagli italiani, durante l’occupazione fascista della guerra coloniale, creando scompiglio tra gli esponenti della maggioranza, in buona parte ex e/o post fascisti, che probabilmente avranno sentito dei rimescolamenti intestinali, e con il centro sinistra ha dovuto ingoiare l’esultanza perché non poteva applaudire come avrebbe voluto il leader libico, in quanto sarebbe passata – agli occhi dell’opinione pubblica – come anti-italiana. Parafrasando don Vito Corleone: “L’Antifascismo Cosa Nostra fosse”.

D’altronde in Italia chi ha compiuto l’attentato di via Rassella, che ha avuto come conseguenza la strage delle Fosse Ardeatine, sono partigiani benemeriti, come il Libia è per Omar Mutakar.

Ma il nostro ritrovato amico non si è limitato a questa giusta protesta simbolica, ma ha paragonato l’attacco subito dalla Libia da parte degli americani nel 1986 ad un atto terroristico simile a quello di Al Quaeda, costringendo il ministro Frattini ad un immediata presa di distanza. Va ricordato che quell’atto terroristico di guerra, perché la guerra è un atto terroristico nei confronti dei civili, fu una ritorsione per il presunto coinvolgimento libico nella strage di Lockerbie.

La cosa che forse ha spaventato di più l’Italia è stato l’incontro di Gheddafi con Confindustria, dove questi ha promesso si zone franche per l’Italia e un canale privilegiato per gli investimenti per petrolio e gas metano, fin qui tutto bene, ma – orrore – senza corruzione.

Se in questo caso in Libia applicassero la Sharia, forse potremmo vedere al ritorno in patria un bel po’ di mani mozzate!

Ma la perla finale di Gheddafi è stata la sua assenza che ha costretto il Presidente della Camera, l’ex fascista Gianfranco Fini, ad annullare l’incontro, per il ritardo di due ore del presidente libico. Forse certe ferite storico-politiche non sono completamente sanate, almeno da parte del colonnello.

Ma il massimo della strategia internazionale di Gheddafi è stata la libertà d’azione data ai trafficanti di uomini, che praticamente hanno costretto l’Italia ad ingoiare la patata bollente dei danni di guerra, arrecati dal fascismo, pena un invasione senza fine di disperati che scappano dalle zone di guerra, spesso causate dall’occidente stesso.

Insomma, un successo politico e mediatico su tutta la linea, che dopo la sua partenza ha lasciato un bel po’ di amaro per i bocconi amari che siamo stati costretti a deglutire. In fin dei conti ci sta bene. Le somme, in ogni caso, si traggono alla fine, e per ora, almeno per l’Italia, questa visita è stata una disfatta di Caporetto, che ha causato, come conseguenza un piccolo, ma necessario, bagno d’umiltà.

Libia batte Italia 10 a 0, e non stiamo parlando di sport, ma di politica ed economia!

Marco Bazzato
13.06.2009
http://marco-bazzato.blogspot.com/

martedì 2 giugno 2009

Berlusconi vs resto del mondo


Ormai sembra quasi una sfida all’OK Corral. Berlusconi vs Veronica Lario. Stando alle dichiarazioni di Daniela Santanchè, sembrerebbe che la separanda abbia da tempo una relazione con il suo body guard.

Sai che scandalo!

La donna forse più moralmente offesa d’Italia ad un certo punto avrebbe deciso di dire basta e, non si sa se sia vero, rendendo la pariglia al marito cornificatore – ameno mediaticamente, visto che come un sultano è costantemente circondato da concubine – facendosi privatamente una storia con un uomo. Se il pettegolezzo da bar di periferia dell’amica di Briatore, vicina al popolo quando si tratta di raccattare voti, ma accasata al Billionaire, non certo alla portata dei coatti, quando è il momento dell’aperitivo, trovasse conferma, secondo alcuni sarebbe uno scandalo, ma un tentativo umano, a questo punto auspicabile, d’uscire dalle secche di un dolore che probabilmente la sta schiacciando, sostituendo il marito con un modello più giovane. D’altronde se un vecchio settantenne si circonda di ventenni ed anche meno quello non dovrebbe essere un problema – per l’opinione pubblica – se invece lo fa l’ex moglie, allora ecco pronti i sassi per la pubblica lapidazione mediatica, in salsa talebana.

Nella bacchettona Italia, se un uomo fa il libertino è un grande amatore, non importa se sfascia famiglie, mentre se lo fa la consorte cornificata come un cervo, ecco che alcuni quotidiani la bollano come adultera discinta di facili costumi, o peggio, puttana.

Ergo, due pesi e due misure. Ma manco fosse solo questo il problema del Cavaliere di Arcore,del presidente del consiglio, che trasforma, a suo piacimento ogni affare di stato in un affare privato, come il passaggio, a bordo di un aereo dell’aeronautica militare del menestrello di corte, il guitto napoletano, Mariano Apicella, oltre che al solito stuolo di geisha al seguito del castellano, Nostro Signore, Silvio Berlusconi.

Ma quello che sta letteralmente mandando fuori dai gangheri il premier, oltre alle foto che ha fatto bloccare, grazie al fido parlamentare-avvocato, Nicolò Ghedini , sono stati gli articolo usciti in questi giorni nella stampa internazionale, tacciata di sinistrosismo, e di fare anche questa, come quella di destra, ma dalla parte del Cavaliere, da zerbino della sinistra italiana, additando i giornalisti stranieri come prezzolati o venduti, senza tener conto che ormai – e l’imperatore della Tv privata in Italia dovrebbe saperlo, che basta una semplice parabola per vedersi i programmi italiani, facendosi un idea, non certo edificante dell’andazzo politico nel Bel Paese e anche il destroso straniero più smaliziato non può non vedere, rimanendo interdetto, dell’anomalia Italia. L’unico che evidentemente non riesce a vederlo, perché è il problema stesso, è proprio Berlusconi, che sembra colpito dalla sindrome d’accerchiamento che sovvenne a suo tempo al generale George Armstrong Cluster.

Non è un periodo bello per la politica italiana, forse il peggiore dal tempo della caduta della I Repubblica, quando questa crollò sotto gli scandali provocati – per fortuna – dall’allora magistrato Antonio Di Pietro.
La paura del premier non è solo l’eventuale perdita di consenso, questo sarebbe il male minore. Non sarebbe il primo capo di partito che fugge via tempestato di monetine, come fu per Bettino Craxi, da condannato in contumacia che morì, i figli dicono in esilio, ma per la giustizia italiana da latitante, in Tunisia.

Quello che fa impressione è come il centrodestra faccia quadrato attorno al premier, sapendo benissimo d’essere in torto, non solamente politico, ma anche etico e morale, dove Berlusconi continua a ripetere che avendo ricevuto il mandato dagli elettori, solo loro lo possono delegittimare, o giudicare. A questo punto bisognerebbe allora istituire i tribunali del popolo per risolvere il problema. Naturalmente se gli altarini del Signore di Arcore fossero venuti a galla prima molti italiani, confidando che non siano tonti, non l’avrebbero votato. Si potrebbe ormai quasi dire che se la fortuna arride agli audaci, “Una velina al giorno potrebbe toglierci Berlusconi di torno.

D’altronde è chiaro che anche al premier in questo momento, nonostante quanto afferma, il casino gossiparo sulla sua vita privata fa politicamente comodo, preferendo passare da martire della stampa, secondo a lui avversi, piuttosto che impegnarsi nella campagna elettorale. Anche il martirio politico potrebbe essere una sapiente strategia comunicativa orchestrata dai suoi fedelissimi per rafforzare l’immagine di un premier accerchiato da nemici e che per vincerli ha bisogno d’avocare a se ancor più poteri per combattere una sinistra a suo avviso nemica della libertà – la sua.

Marco Bazzato
02.06.2009
http://marco-bazzato.blogspot.com/