sabato 6 gennaio 2007

Dov’è Dio?

Sovente viene da chiedersi se Dio esiste, se Dio c’è. “Egli è l’essere perfettissimo, creatore del cielo e della terra”, recitava uno degli articoli della professione di fede del catechismo degli anni settanta. Poi si cresce, si perde la fede, la speranza, e la carità diventa quella fatta al barbone che chiede l’elemosina a lato della strada, e trattenendo un moto di rabbia, di dolore, di sofferenza per creature umane lasciate o abbandonate al loro destino dalla famiglia, dalla società, da una cultura che ha perso ogni valore, che ha perso di vista il senso stesso della parola umanità, del senso dell’amore, inteso come forma d’elevazione spirituale più pura verso l’altro, verso la parte più chiaramente oscura e sconosciuta anche di se stessi.
Dov’è Dio in questa società dove i media mostrano solo marciume, sangue, le inefficienze politiche, furti, ladrocini, assassini impuniti, che sogghignati lasciano le patrie galere nonostante abbiamo sulle spalle indicibili scie di sangue e morte.
Dov’è Dio, perché non risponde all’uomo, ai suoi bisogni primari, non solo spirituali, ma anche materiali, perché quest’essenza che permea ogni angolo del creato, nel nome del libero arbitrio del singolo, lascia che tutto si compia, che tutto, attraverso il sangue, il sacrificio, la morte, non solo fisica, ma anche spirituale dell’uomo stesso, diventando motivo salvifico, non in questa vita, ma nell’altra vita.
L’uomo ha bisogno oggi della salvezza, ha necessità ora non solo della preghiera, ma anche di sentire che non è solo, che non è abbandonato ai pesi delle tragedie quotidiane, che non è un essere che vive ai margini del mondo stesso, ma che anche nella povertà, c’è qualcuno che provvede a lui, ai suoi bisogni, sostiene la sua sofferenza, l’agonia sul letto di morte, sulle corsie degli ospedali, negli ospizi.
Questo Dio presente in ogni angolo tace. Tace a volte d’un silenzio forse colpevole, forse protettivo, tace affinché la ricerca dell’uomo, nella sua interiorità lo porti a sentirlo in modo diverso, in modo meno declamato da somme autorità, ma più vivo in ognuno.
In questa società frenetica, questo silenzio assordante, schiacciato dal frastuono quotidiano, scava nella roccia, scava nei pensieri, nelle azioni frenetiche, nelle tensioni a cui l’uomo è sottoposto. Dio forse vede, ma tace, forse vorrebbe intervenire nelle vicende umane, ma l’uomo stesso impossibilitato dal proprio ego, dal proprio interesse venale, dall’istino di sopravvivenza relativo dall’allontanarlo. Ma quel Dio sebbene così distante, sebbene così assente, non lascia sole le creature, quegli esseri perfetti, che viventi nelle quotidiane imperfezioni, vorrebbero elevarsi sopra la soglia di una materialità distruttiva e decadente, quelle creature, che nonostante gli affanni d’ogni giorno, cercano un motivo che va oltre la vita stessa, oltre la banalità del giorno che lascia il posto alla notte, per continuare un esistenza costellata da drammi ed affanni, un esistenza dove il dolore, la malattia è una piaga che suppura pus nauseabondo, una piaga infetta, che porterebbe a maledire il creato stesso, se non si sentisse che oltre l’apparenza della vita finita, esiste un’altra vita, ma quell’altra vita non è sufficiente, nonostante quanto possa essere granitica una fede, la certezza che le promesse siano adempiute.
Dov’è Dio oggi? Forse cammina nelle corsie degli ospedali, assiste gli infermi, i moribondi, assiste coloro, che esalano l’ultimo respiro per abbandonarsi con fede, con paura, e speranza alla nuova vita. Dio non è nel cuore del ricco, non è nel cuore del potente circondato da una corte osannante e prostrata a lui come una divinità pagana, con un gesto della mano ordina distruzione e morte. Dio non è nelle lotte politiche, in chi sbandiera la propria fede, il proprio credo, la propria religione come una clava, un arma impropria per ribadire una superiorità inesistente, una superiorità che deve far servi e schiavi coloro che vivono nei loro cuori la stessa fede, pregando in libri diversi, ma amando l’uomo e il creatore nello stesso modo.
Dio tace, osserva, ascolta, s’indigna, sente le urla, i giochi, il malaffare di chi all’ombra del suo tempio, dentro il tempio dell’uomo stesso, continua a covare l’arte dell’inganno, della menzogna, l’arte di distruggere, nel nome d’un altro. L’arte del mentire sia di chi crede, sia di chi non crede in nome dell’entità in nome dell’Essere Supremo, non disponendo nemmeno della vita propria, consegnatali come dono d’amore, generata come violenza, rubata come un frutto caduto dall’albero, vogliono essere proprietari delle vite altrui desiderano secondo i loro sogni,i bisogni, le fantasie malate e perverse proporre, ordinare e disporre ci ciò che non gli potrà mai appartenere: la libertà interiore d’amare, di essere, di volgere i propri pensieri, lodi, pianti ed i sacrifici a quel Dio salvifico, forse creatura vivente nell’essenza dell’uomo, forse creatore presente non creato nel creato, che guida e illumina, che nel silenzio riesce a dare quelle risposte, quel senso supremo alla vita stessa, quando essa, accecati dalla miseria dello sguardo finito e umano, sentiamo che vive e vegeta forse in un inutilità senza senso.
Dov’è Dio?
Tanti hanno la risposta, vera o fallace, inventata oppure toccata con mano nella trascendenza d’un amore che va oltre le vesta mortali,ed entrando partendo dal cuore, arriva direttamente in quel mistero, che a parole umane nessuno sa spiegare e che si chiama Fede.

Marco Bazzato
06.01.2007
http://marco-bazzato.blogspot.com/