mercoledì 23 maggio 2012

Tassa sugli animali da compagnia? Il governo Monti fa marcia indietro

Ci sono proposte e/o disegni di legge che avendo una logica ferrea, dettata dal buon senso e dalla ragione, non trovano per colpa di alcune associazioni facinorose, nemiche dell’ordine e della legalità, santi in Paradiso.

È lo sfortunato caso della tassa comunale sugli animali domestici, in primis cani e gatti, bestie obese che vivono come pascià, che abbondano e appestano con i loro escrementi – se non vengono raccolti dai padroni – marciapiedi e parchi pubblici. L’introduzione della tassa era facoltativa e il ricavato sarebbe servito per costruire nuovi spazi per dar rifugio agli animali  abbandonati da quelle bestie dei loro padroni.

Apriti cielo, manco si fosse entrati nella Basilica di San Pietro durante la veglia di Natale a commettere atti  contro natura, si sono aperte gli idranti degli strali delle associazioni animaliste, pronte ad aprire una nuova breccia di Porta Pia.

La tassa comunale facoltativa sarebbe un’ottima iniziativa, ed è un peccato che si sia arrestata innanzi agli attacchi proferiti dai gruppi di pressione e dalla lobby animalista, d’altronde quando un paese in piena crisi economica, invece di diminuire la spesa per cibi e accessori per animali va in controtendenza, è segno che si potrebbe tranquillamente sostenere la spesa per una tassa in più, nel nome dell’amore verso i loro protetti.

 Il legislatore se non fosse stato azzoppato al primo accenno avrebbe potuto prevedere esenzioni per i pensionati a basso reddito che detengono bastardi in casa, esenzioni per gli animali che svolgono mansioni di assistenza, ai diversamente abili, e una progressività legata al reddito individuale e famigliare, con la creazione di uno “stato famiglia” apposito entro la dichiarazione dei redditi ove convogliare – se di reddito medio alto – le spese indetraibili sostenute per il loro mantenimento, in modo che tramite gli studi di settore si possa calcolare l’effettiva capacità di spesa, scovando soggetti che spendono oltre le loro reali possibilità per il mantenimento dell’animale.

 È chiaro che in ragione di tutto questo si rende necessario che a ogni capo di bestiame venga inserito un chip sottocutaneo onde poter controllare l’animale in ogni spostamento in caso di abbandono e non..

Ci sono troppi interessi non molto trasparenti che girano attorno al “regno animale” dove gli animalisti radicali ne sono le prime vittime perché non hanno la visione dell’insieme, e per certi aspetti sono come dei primati che vivono sugli alberi, chiusi e ottusi entro il loro spazio ristretto, entro un amore patologico e ossessivo e malato per i loro simili a quattro zampe, e non si rendono conto d’essere le prime vittime della loro “perversione” che sovente gli fa perdere il  lume della ragione, della razionalità, accecando l’intelletto che non si vuole evolvere dallo stato di primate,come se fossero il capobranco dell’intera savana italiana, dove mirano a imporre i loro limitati schemi di pensiero all’opinione pubblica, tramite aggressive campagne mediatiche, perché schiavi apparentemente inconsapevoli di un insano amore che annebbia il raziocinio.

Ma nessuno ha mai detto chiaramente agli animalisti che i primi che commettono delle crudeltà sono loro, tramite la sterilizzazione, commessa con la complicità sancita dalla legge dai veterinari ai loro protetti. Però gli umani non hanno il coraggio di farsela fare – maschio o femmina animalista che sia – ed è facile giocare con le palle e le ovaie altrui, senza perderci nulla, per amore della propria bestia.

La cosa migliore da fare per legge, accentuando così l’empatia umana nei confronti della bestia che gli umani che vogliono detenere un animale in casa, al pari del loro amato,  che venissero obbligati se non alla castrazione fisica, almeno a quella chimica, rendendoli così inabili alla procreazione, visto che il pianeta è sovrappopolato.

Marco Bazzato
23.05.2012

martedì 15 maggio 2012

“Io sto con Equitalia”

È strano ma la classe operaia, quella a reddito fisso, quella che assieme agli imprenditori e ai pensionati è la più vessata,in questi giorni tace accondiscendente.

Pagine e pagine nei quotidiani, nei siti internet, servizi su servizi negli special giornalistici televisivi, tutti a scagliarsi, come un nuovo sport nazionale, contro Equitalia, la società pubblica che si occupa della riscossione dei tributi da parte  del Ministero delle Finanze e dell’Inps, ma nessuno da voce ai veri vessati: i dipendenti a reddito fisso, i pensionati onesti che non sono evasori e sono puliti innanzi allo Stato.

Il che significa, cartelle pazze a parte, che quelli che ricevono gli avvisi da Equitalia sono già stati attenzionati dalla Guardia di Finanza e dall’INPSche ne ha accertato le irregolarità e sono a tutti gli effetti degli evasori fiscali, se poi non hanno potuto e/o voluto pagare le tasse per colpa di crediti non riscossi da parte dello Stato o crediti  inesigibili, questo è un altro discorso, ma è la politica che dovrebbe metterci – ma non vuole – una pezza o vuoi anche per colpa della crisi finanziaria che sta strozzando l’economia reale.

Ora la cosa assurda, dove sta montando una polemica inutile, riguarda il numero dei suicidi causati dalla crisi o da evasione fiscale accertata, è che nel 2010 ce ne sono stati di più rispetto alla data odierna del 2012.

Nel 2010, il governo Berlusconi, e la maggioranza da lui sostenuta, ha, metaforicamente parlando, più morti sulla coscienza dell’attuale esecutivo, guidato da Mario Monti, (1) e la levata di scudi dell’ex maggioranza, quando l’attuale premier ha lanciato l’affondo, additando all’inedia del precedente esecutivo, era del tutto immotivata e strumentale (2). Se i membri dell’ex maggioranza sapevano, hanno mentito ai cittadini, e se non conoscevano i dati del Cerm, hanno perso una buona occasione per tacere.

Entrando nel sito di Equitalia si può leggere: Dal 1° ottobre 2006, l’art. 3 del decreto legge n. 203 del 30 settembre 2005, convertito con modificazioni nella legge n. 248 del 2 dicembre 2005, ha ricondotto l’attività di riscossione sotto l’ombrello pubblico, attribuendo le relative funzioni all’Agenzia delle entrate che le esercita tramite Equitalia (da ottobre 2006 a marzo 2007 il nome era Riscossione SpA). In precedenza tale compito era affidato in concessione a circa 40 enti tra istituti bancari e privati (3).

Semmai bisognerebbe conoscere i nomi dei parlamentari che hanno approvato questa legge, visto che ne sono i responsabili diretti, anche se secondo la Costituzione italiana, art. 68: . I membri del Parlamento non possono essere chiamati a rispondere delle opinioni espresse e dei voti dati nell’esercizio delle loro funzioni (4), ma quei suicidi, ora come in passato, pesano sulla coscienza di coloro che hanno votato a favore di quella legge… E il peccato è che sono protetti dalla Costituzione e manco possono essere incriminati per istigazione al suicidio, dove l’articolo 580 del Codice Penale recita espressamente:  Chiunque determina altri al suicidio o rafforza l'altrui proposito di suicidio, ovvero ne agevola in qualsiasi modo l'esecuzione, è punito, se il suicidio avviene, con la reclusione da cinque a dodici anni. Se il suicidio non avviene, è punito con la reclusione da uno a cinque anni, sempre che dal tentativo di suicidio derivi una lesione personale grave o gravissima. Le pene sono aumentate se la persona istigata o eccitata o aiutata si trova in una delle condizioni indicate nei numeri 1) e 2) dell'articolo precedente. Nondimeno, se la persona suddetta è minore degli anni quattordici o comunque è priva della capacità di intendere e di volere, si applicano le disposizioni relative all'omicidio”, (5) perché, come per Adamo ed Eva, da questi parlamentari che hanno votato a favore, scaturisce il “Peccato Originale”.

È chiaro che i responsabili diretti di questa situazione, che poi nel corso degli anni ha generato conseguenze a cascata non sono i dipendenti di Equitalia, gli esecutori materiali dell’ingrato compito, ma i “mandanti irresponsabili delle loro azioni” stanno altrove e sono i tecnici che al tempo l’hanno redatto la legge e i parlamentari che l’hanno votata, probabilmente a scatola chiusa, senza manco leggerla, come accade di solito, in quanto bisogna obbedire agli ordini di scuderia, in modo acritico e senza curarsi delle conseguenze – Lo sancisce la Costituzione. Lo stesso che sta facendo il Governo Monti in conserto con tutti i parlamenti che lo sostengono in modo quasi bipartisan.

I veri “casinari” e incapaci, sono i cosiddetti tecnici scrivono praticamente le leggi, non i politici, che il più delle volte, nemmeno i vertici dei partiti capiscono cosa ci sta scritto – figurarsi peones, che non sono altro che comparse ignoranti, scartine e pedine senza alcun potere decisionale e sovente colpiti dalla patologia dell’ignoranza cronaca sui temi di cultura generale, figurarsi come sono zucche all’interno dei labirinti della “Pubblica – Cosa Nostra” –   visto il burocratese utilizzato per le stesure.

Sono questi grandi professoroni che fanno da consulenti interni e/o esterni,che amano sfoggiare il loro eloquio linguistico altisonante, generando volutamente mostri di confusione giuridica e fiscale, dove poi anche quei poveri diavoli che devono dare esecutività alle leggi, sono costretti a bestemmiare come caimani in tutte le lingue vive o morte, visto che si prestano a molteplici interpretazioni diverse.

Ma la colpa più grande sta nelle mani dei giornalisti parlamentari, compresi quelli che si occupano di Talk Show in prima e seconda serata, dove anche se i parlamentari non rispondono alla legge dei loro atti – Art 68 della Costituzione – quesiti dovrebbero essere messi nelle condizioni di rispondere al popolo durante le comparsate televisive e/o interviste, circa le reali motivazioni che al tempo gli hanno portati a votare a favore dell’istituzione di Equitalia. E i nomi e cognomi i giornalisti li conoscono, in quanto hanno accesso, anche agli archivi degli atti parlamentari, sempre che non siano già pubblicati in rete, ma non lo fanno per bieco servilismo divenendone indirettamente complici.

E poi media si scatenano se nasce la cosiddetta “Antipolitica populistica”

Che Equitalia sia un mosto giuridico è accertato anche dai sassi, un moloch nutrito si con il sangue dei cittadini italiani, istigato da una classe politica incapace, da tecnici che hanno perso il contatto con la realtà – se mai ci sono stati a contatto – e con i dipendenti che vi lavorano, costretti da chi sta dietro di loro – ancora la politica – a fare da schermo protettivo e da paravento al “Drago politico a due teste” che si nutre di se stesso, creatosi nel corso degli anni.

Ed è per questo che quando i politici affronta no i Talk Show giornalistici usano sempre il solito linguaggio: “bisogna fare…”, “si dovrebbe…”, “il Paese ha bisogno di…”e  altre amenità, perché sanno d’avere le mani “lorde di sangue” sia di poveri diavoli, così come di tanti “furbetti del quartierno” che sperano sempre di farla franca.

In pochi hanno capito o fingono di non capire, che dietro a questa campagna mediatica contro Equitalia, che dovrebbe essere invece contro la politica stessa, ci stanno non i poveri diavoli, ma i grandi evasori fiscali, non quelli da poche migliaia di euro che non riescono a saldare il contenzioso, ma i pesci grossi, li squali, i piranha, i corsari dell’evasione che mettono innanzi le truppe – i poveri diavoli – per poter contare poi forse in favori e/o favoritismi dalla classe politica per avere un laccio più largo attorno al collo, facendola – legalmente – franca.
I poveri diavoli sono sempre stati strumentalizzati e usati per salvare il culo ai grandi evasori, ai plutocrati, perché non conta quante truppe muoiono in battaglia, gli onori vanno sempre alla fine agli alti ufficiali, i “maestri” della strategia.

L’unica persona degna d’onore in queste torbide e “omicide” situazioni, come scrive il sito Alto casertano – matesino & dintorni è:
: …l’avvocato Gennaro De Falco, 55 anni, napoletano, che faceva parte del nutrito pool di legali che assistono…  –  Equitalia – … e lo fa con una lettera aperta ad un popolare quotidiano di Napoli. De Falco scrive:“Conoscevo Diego Peduto. L’ho incontrato per la prima volta nel ’95 quando gli diedi incarico di vendere la mia casa. Aveva figli della stessa età dei miei e la sua agenzia era nel mio quartiere vicino al mio studio. Insomma, le nostre vite scorrevano quasi parallele. Questo suicidio di cui a torto o ragione mi sento corresponsabile mi ha convinto a non accettare più incarichi di difesa di Equitalia. Sto pensando di devolvere alla sua famiglia la quota dei miei onorari quando mi verranno corrisposti. In queste condizioni non mi sento di andare avanti, in Italia in questi anni si è messo in moto un meccanismo diabolico che sta distruggendo famiglie, persone ed imprese”
e poi conclude:
“Non so se questa mia decisione servirà a qualcosa, ma almeno alleggerirà la mia coscienza, forse aiuterà a restituire un minimo di dignità agli avvocati ed a far riflettere tutti sulla sostenibilità sociale ed etica della gestione di questa crisi”  (6)

A differenza di tanti governi politici e/o tecnici e di tanti politici e/o tecnici, esistono ancora nella malata Italia uomini che hanno una coscienza e che si interrogano su dove portino le azioni sconsiderate non tanto dei suoi ex “datori di lavoro” ma dei creatori del “Peccato originale” del tutto, dove i dipendenti di Equitalia sono le prime vittime dei carnefici politici e tecnici che l’hanno generata..

Marco Bazzato
15.05.2012

lunedì 14 maggio 2012

l“Anche l'esercito per difendere obiettivi sensibili come Equitalia e Finmeccanica

Eccoci qua, ci siamo, militarizzazione preventiva.

 Il governo che raccoglie le patate usando mine antiuomo Claymore si accinge a prepararne un'altra delle sue.

 C’è stata sì la gambizzazione dell’AD di Ansaldo Nucleare, Roberto Adinolfi,  e qualche piccolo tafferuglio davanti alle sedi di Equitalia, che dal 2005 – Governo Berlusconi III – 23/05/2005-17/05/2006 –  fa l’esattore e il parafulmine degli strali dei cittadini che si reputano vessati, dal Ministero delle Finanze e dall’INPS e in primo luogo dal governo e dal parlamento, ove Equitalia si attiene alle leggi, direttive, regolamenti, e circolari attuative da questi licenziate.

Come ha detto il premier Monti, la tensione sociale sta salendo.

Toh, ma guarda un po’, se ne sta accorgendo solo ora, dopo che i becchini di mezza Italia continuano a pregarlo di sottobosco come salvatore dei bilanci, grazie al favoloso incremento dei suicidi, con i preti costretti ad andare contro al Codice di Diritto Canonico, portando i morti in chiesa, quando un suicida, essendosene andato in peccato mortale, non toccherebbero né esequie religiose, e né suolo consacrato per la sepoltura.

 Benedetto XVI se ci sei in questo frangente, batti un colpo.

Ma chi ci guadagna in primis innanzi a questa presunta recrudescenza del fenomeno terrorista?

Lo Stato, naturalmente.

Lo Stato che sale sulle barricate, mobilita i carri armati, militarizza il Paese, inizia a spendere e spandere per la sicurezza dei membri del governo e dei loro accoliti, divenuti improvvisamente dei teorici obbiettivi sensibili, bisognosi – poverini – di scorte e autoblindate, con buna pace del rigore e del controllo della spesa pubblica.

È chiaro che la paranoia e la strizza nel governo sta salendo, come la pressione all’interno di una caldaia pronta a esplodere in qualsiasi momento, per via dei troppi cadaveri gettati nel focolaio da un fuochista perennemente sotto l’effetto di MDMDA, impasticcato dal delirio di onnipotenza e di onniscienza.

Ci si trova innanzi a un governo di “spacianfore”, costretto a pregare di nascosto entro qualche cripta segreta o entro le catacombe la loro divinità: “Renatino”, che la tensione sociale salga, che gli scontri di piazza passino da sporadici a permanenti, in modo che si distolga l’attenzione dell’inettitudine professoroide che gli attanaglia dal momento della loro chiamata alle armi, fino ad oggi, avendo dimostrato una capacità patologica nell’accrescere i mali del Paese, anziché, come dovrebbero saper fare dei bravi luminari, lenire i dolori della nazione-paziente.

L’Italia è in mano a piantatori di cetrioli nel c..o degli italiani, che si stanno incazzando in  come bisce, perché la realtà è più grave da come viene dipinta dai giornali e dalle tv.
 
Il Paese ha delle “guide cieche” – «Guai a voi, scribi e farisei ipocriti, perché siete simili a sepolcri imbiancati, iquali dall'esterno appaiono belli, ma dentro son pieni di ossa di morti e di ogni immondezza. Allo stesso modo anche voi all'esterno sembrate giusti agli uomini, ma dentro siete pieni di ipocrisia e di iniquità» Matteo 23,1-39, oltretutto, poveri tapini, fregnoni e sensibili alle critiche, che si comportano come tante Candy Candy, che cercano di fare le educande alla Maria Goretti, ma che altro non sono che delle Marianna de Leyva y Marino, meglio conosciuta come la famigerata zoccola, pardon “Monaca di Monza.
 
“Pulzelli” e “pulzelle” quasi ottuagenari, che a fatica vedranno l’anno 2040, o se lo vedranno saranno senili e con il pannolone per incontinenti e badanti, ancora pagate dallo Stato.
 

L’Italia degli ultimi trent’anni è invecchiata mentalmente perché è governata da cariatidi, figli del pensiero nato e cresciuto all’ombra della fine della seconda guerra mondiale, che ricordano solo il boom economico degli anni ’60 – del millennio scorso – ma che si sono sempre strafogati in un modo o in altro, succhiando e avvizzendo la mammella degli apparti dello Stato o nelle Istituzioni internazionali, non rischiando un centesimo di tasca propria, perché incapaci a stare nel mercato e nella concorrenza, eppure, se non toccano i loro diritti, sono i primi a parlare a favore del mercato e della libera concorrenza, solo per gli altri..

Il Paese è una “pera” matura in eterna crisi d’astinenza. Crisi di valori, di idee. Una “pera” pregna di pensieri politici tattici. Un Paese affetto da demenza senile nell’affrontare problemi e/o sfide strategiche che vadano oltre al misero orto e della raccolta dei frutti di stagione, appestati di steroidi anabolizzanti e pesticidi tossici e non a norma, che uccidono l’ex vitello grasso, divenuto anoressico, assieme alle piante sane.

Piaccia o no è ancora l’humus culturale che è malato, figlio ancora della “Milano da Bere” di craxiana memoria, figlio abortito del tracollo della crisi etica e morale degli anni ’80 e ’90 che ha portato a una Tangentopoli, una Parentopoli, una Baronopoli, a una Puttanoboli infinita, che come una scia di sangue continua a inzaccherare il tappeto e la vita sociale e politica, senza soluzione di continuità.

L’Italia avrebbe bisogno di una scossa di quelle che non può scordare da qui ai prossimi vent’anni, di un terremoto culturale che vada  oltre il 10 grado della scala Richter e svegli gli italiani dalla disaffezione e dall’inedia, tramite uno scatto d’orgoglio, in colpo di reni fatto da un lottatore di catch schienato,  sapendo ribaltare il risultato, come il test della Kobayashi Maru, dove tramite la “presa del cobra”  di Antonio Inocki ,  possano volgere l’incontro-scontro, a loro vantaggio, riscrivendo e rispettando le regole.

Ma con gli attuali padroni del Bel Pese l’Italia,sebbene abbia in se i geni per fare un nuovo volo seguendo le orme di Icaro, ha le ali di cera e se non inverte la rotta prima di  sfiorare il sole, queste si scioglieranno, facendo precipitare la nazione rovinosamente a terra.. con  la Fenice non risorgerà dalle ceneri, perché  gettate in una discarica abusiva o saranno state disintegrate in particelle subatomiche  un Phaser tipo II che le vaporizzerà.

Marco Bazzato
 14.05.2012

giovedì 10 maggio 2012

Governo Monti: governo morto che cammina

Ormai anche i truzzi di periferia, i tamarri, si sono accorti che il governo Monti è alla frutta – avariata, ossia è così maturo da essere divenuto marcio, soprattutto alla luce delle recenti elezioni amministrative che hanno scompigliato le carte a livello di proiezioni sul territorio nazionale dei partiti “classici” – Pdl e Lega in testa – ridotti a un cumulo di macerie fumanti, con il terzo polo soffocato sulla culla dagli elettori che non si sono fatti fottere dallo sbianchetto del rapporto sessuale quasi incestuoso tra Fini, politicamente terminato – Rutelli, che manco controllava i conti della Margherita e Casini, che dal 1983 non si schioda, assieme agli altre scartine dalle poltrone che si portano appiccicati alle natiche.

Mollare adesso Monti, nel pieno della crisi e con la “moda” dei suicidi che impazza tra gli imprenditori, sarebbe la soluzione peggiore, politicamente parlando. Significherebbe comportarsi come Schettino, scappando dalla nave che affonda, per approdare dove e/o a cosa? Nè un nuovo premier, con tanto di elezioni anticipate risolverebbe il problema della “Baracca Italia” che affonda…e poi ce la vediamo i politici, ormai a zero come credibilità, andarsene da un talk show o da un comizio in piazza all’altro a sparare promesse da spacciatori di carne avariata, con l’odore del sangue dei gli imprenditori morti suicidi sui selciati, a ridosso dei palchi? Il PDL è politicamente finito, Alfano ha la capacità di attirare consensi al pari di un vecchio segretario del PCUS.  Berlusconi è vetusto, con Mediaset  che affonda come utili, 10 ml di euro contro i 68 dell’esercizio precedente e collassa in borsa..si dubita che abbia molta voglia, viste anche le inchieste giudiziarie in corso, di ricandidarsi…Il punto è chi resta? Il Pd con Bersani o Sinistra e Libertà con Vendola?

Il Movimento di Beppe Grillo può fare un buon lavoro a livello di politiche amministrative, al massimo regionali, ma sul piano nazionale e internazionale, attualmente è impresentabile e soprattutto non credibile. La Lega è decotta. Futuro e Libertà un cadavere che cammina con Fini che ormai non lo vogliono nemmeno come custode di un palazzo, dopo quello che – legalmente, ma politicamente distruttivo – ha combinato a Monte Carlo.

Di Pietro? Potrebbe forse, ma non ha l’adeguata preparazione linguistica per le platee internazionali…ergo…la Grecia, in caso di elezioni anticipate in Italia, è ha un tiro di schioppo per quanto concerne l’ingovernabilità della nazione…

Il punto è che il governo dei professori, tanto sbandierati all’inizio come i salvatori della patria, sta mostrando i limiti intellettuali, visibili fin dall’insediamento: teorici, distaccati dalla realtà, che hanno legiferato in questi mesi a favore della grande finanza, delle banche, andando contro i cittadini, per obbedire come guide cieche e stolte come loro, agli ordini dei burocrati dell’Unione Europea – altri soggetti completamente sconnessi e dissociati a livello di psicopatologico dal mondo reale.

Il governo Monti dovrebbe rassegnare le dimissioni, perché è chiaro che deficitano della capacità intellettuale e del rigore morale per portare il paese fuori dalle secche, ma tutti rimangono al loro posto, perché lo stipendio e gli agi imperiali di cui godono, che non sono da precari con contratti a progetto, fa comodo a tutta l’armata Brancaleone, ma il paese non ha bisogno di siffatti personaggi.

A questo punto la soluzione migliore sarebbe l’ingovernabilità come quella Grecia, con la conseguente espulsione dall’euro che farebbe più male alle banche estere che non alle tasche degli italiani quasi completamente prosciugate, dove la classe media ha due possibilità di scelta, diventare povera, oppure dedicarsi allo sport più in voga nelle ultime settimane, il suicidio.

È chiaro che già da adesso il paese è ingovernabile, ma non ha ancora toccato il necessario fondo di instabilità economica e sociale, non è ancora giunto entro il baratro della disperazione endemica, sfociando in rivolte di piazza, in cortei e scioperi a macchia di leopardo, paralizzanti la nazione senza soluzione di continuità.  Il paese ha bisogno, come la Grecia, di almeno due anni di ingovernabilità totale, auspicando che questo possa portare in quel mentre alla nascita una classe politica responsabile e attenta ai reali bisogni dei cittadini, e che non sia prona alle pistole puntate sulle tempie di un paese.

Marco Bazzato
10.05.2012

venerdì 4 maggio 2012

Amanti degli animali o animalisti irrazionali?

Desidero, dopo il buon successo di lettori che ha avuto l’articolo Green Hill sotto attacco del “terrorismo animalista”, (1)  chiarire un po’ di concetti, sperando di non doverci tornare sopra in futuro.

Gli animali mi piacciono, ma provo un ribrezzo atavico come se vedessi un qualcosa di particolarmente ripugnante, quando sento parlare di animalisti e animalismo, due estremismi linguistici, culturali e sociali, puzzano di radicalismo talebano e lo si è visto a Montichiari con l’irruzione e il furto di animali che hanno comportato degli arresti, ora rilasciati..

Rispetto per gli animali non significa però non saperli apprezzare per quello che danno come affetto, come aiuto alle persone anziane, ai bambini e compagnia briscola, dove provare sentimenti di non violenza e di non maltrattamento, significa sapere che oltre la funzione familiare, protetti assurdamente per legge, con l’astruso termine di “animale d’affezione”, concetto che dice tutto e nulla, eppure permette a dei fanatici di rubare una proprietà, ma semplicemente accettarli per quello che sono esseri: evolutosi meno e/o in modo diverso rispetto dell’Homo Sapiens Sapiens..

 Piaccia o no l’animale, a patto che non venga regalato da qualcuno che in casa ha delle eccedenze produttive da parte delle genitrici, o “adottato” andando a prenderselo in qualche canile dove possono ritrovare con i nuovi padroni una serenità perduta dopo una vita fatta a volte di violenze e torture, il più delle volte viene acquistato, con tanto di scontrino fiscale e/o fattura, come si fa col formaggio, la sabbia o il letame per concimare la terra. Quindi è un “oggetto animato” che emette suoni, a volte ineleggibili, alcuni dotati anche di un certo istinto, altri non diversi per la loro inedia o inutilità, come divano sfondato che lo si tiene in salotto perché dispiace gettarlo via o darlo al rigattiere.

Nonostante queste definizioni gli animali mi piacciono, perché sanno dare un calore e un affetto utile all’abbisogna nei casi di solitudine, malattia, compagnia, anche se a volte per necessità vengono utilizzati in gli altri impieghi e/o sfruttati più o meno contro la loro volontà andando contro legge.

L’animalista patologico, a differenza dell’amante degli animali è un radicale estremista che non farebbe male a una mosca, ma baste leggersi i commenti violentissimi che trovano su qualsiasi socal network, quando si tratta di maltrattamentio peggio di uccisioni,  fanno appare Josef Mengele come servile seguace delle suore della carità fondate da Madre Teresa di Calcutta, al secolo Anjeza Gonxhe Bojaxhiu, dove il cosiddetto essere umano pensante regredisce a livello intellettuale e dialettico a quello dell’ Homo habilis, in quanto emette parole sconnesse, non difformi quelle di una scrofa innamorata del maiale, con tutto il rispetto per questa specie di cui non si getta via nulla e che  in barba ai vegani, fornisce succulente costate, braciole e salumi di squisita bontà.

Ma l’aspetto più deleterio riguarda proprio la ricerca scientifica, dove anche ascoltando sul Tgcom 24 le strampalate opinioni di tanti animalisti, che parlavano dell’inutilità teorica della ricerca scientifica su cavie animali, omettendo però, per vergogna, di dire sì che ci possono essere sperimentazioni inutili su alcuni prodotti farmaceutici, tanto è vero che sembra che dopo l’uscita di nuovi farmaci sul mercato, l’85% venga ritirato in quanto dannoso per l’uomo, ma rimane quel 15% di utile a salvare delle vite umane.

 A riguardo la sperimentazione su animali, evitano accuratamente di parlare di farmaci veterinari,  si rende necessaria, in quanto fatta direttamente sui  soggetti interessati.

 Chi ama gli animali, e non li droga, ma ne ha cura, sa che in caso di malattia, ma anche come prevenzione, i farmaci vengono somministrati, anche per quanto concerne un discorso di sicurezza alimentare per i consumatori.

Il gonfi aggio con anabolizzanti è tutto un altro paio di maniche, sempre che non travalichi i termini della legalità.

A questi contestatori di Green Hill, dove sicuramente una parte dei gentili ospiti sarà inviata anche a centri che effettuano sperimentazione di farmaci a uso veterinario, in nome del loro animalismo radicale dovrebbero disobbedire alla legge che impone le vaccinazioni obbligatorie, non somministrare nulla al caro animale da compagnia terribilmente malato, nessun farmaco, pomata, unguento, puntura o quant’altro, perché potrebbero far assumere ai loro amati, farmaci che sono stati messi in commercio dopo la sperimentazione animale e non si sa quante carcasse, prima che il farmaco venga messo a punto, siano state gettate nel forno crematorio dell’industria farmaceutica.

L’amore per gli animali non deve far perdere di vista la ragione, l’intelletto superiore che differenzia la specie umana da quelle di categoria inferiore e non dotate di ragione, ma mosse solo dal puro istinto che si è affinato nel corso della loro evoluzione, assorbendo fino  ad un determinato punto, alcuni comportamenti che all’occhio influenzabile dal sentimento e affetto, possono essere scambiati per scintille di intelligenza.

Ma c’è un'altra patologia che sembra stia rinscimunendo mezzo pianeta, grazie ancora ai socia network: il proliferare di foto di bestie di ogni caratura, cani, gatti cavalli, scimmie e chi più ne ha più ne metta, come se gli internauti fossero affetti dalla patologia “metti l’animale  più buffamente idiota nel tuo diario”, altrimenti sei out.

Per carità, va bene voler bene alla propria bestia da compagnia, amare canide bastardo che tra i suoi avi manca solo un’antenata che sia stata ingravidata da un elefante o quello di pregio, comprato sborsando centinaia di euro, a meno che non vengano acquistati di contrabbando, per risparmiare, secondo la tipica taccagneria italiota(2) , o l’asino fotografato come fosse uno scienziato dell’U.C.L.A, dimenticando tutto il resto, come ci fosse una specie di narcolessia animalesca che sembra che li porti a vedere solo animali, cani, bestie, come se il massimo delle priorità esistenziali fosse il miagolio di  Mario, l’abbaiare di Monti, il ragliare di Vittoria, il nitrire di Brambilla.

E sopra a tutto questo chi ci marcia? L’industria veterinaria, quella dove gli animalisti tacciono e non aprono bocca, perché è vero che esistono veterinari e cliniche veterinarie oneste, che fanno il possibile, entro la ragione etica del buon senso, per salvare la vita degli animali, ma esistono anche i brigati, che si approfittano senza pietà dell’affetto – a volte anche morboso – dei proprietari, per propinare cure inutili, costose – leggesi accanimento terapeutico – visto che il proprietario paga, utilizzato come una vacca da mungere, sapendo che la vita dell’animale non potrà essere salvata, ma sfruttando l’attaccamento, riescono a spillare denaro, senza che questi fiatino, salvo poi svegliarsi, e iniziando a fare i conti quando l’amata bestia prende il volo, cessando di vivere, filandosela dritta verso il “Paradiso degli animali” – sempre che ne esista uno di simile per gli umani.

Ci vorrebbe una legge chiara che impedisca tutto questo, una legge che obblighi i veterinari e le cliniche veterinarie a sopprimere, tramite iniezione, quando sanno che l’animale è incurabile, ma questo non viene fatto, anche perché la ricerca – gratis – con i padroni che pagano, genera poi profitti, visto che chi può sapere se all’animale vengono somministrati farmaci autorizzati o anche sperimentali, solo per creare una casistica di morte o di sopravvivenza? Ma questo spetta all’etica e alla professionalità del veterinario e/o della clinica, dove non si può dire a priori che sia sempre così.

Gli animalisti fanatici non si rendono conto che sono le prime prede dell’industria farmaceutica veterinaria, sfruttati senza pietà, nel nome dei loro amati animali, ma vanno in piazza a protestare contro un canile, Green Hill, che alla fine svolge il proprio onesto lavoro anche per loro.

L’aspetto più deleterio è che taluni animalisti, non tutti, non si rendono conto d’essere, nell’insieme tra primi che avvallano tacitamente il ricchissimo business miliardario su scala planetaria, ma che non vogliono vedere, perché i loro bei principi relativistici e ballerini crollerebbero miseramente, comprendendo che alla fine andare contro la sperimentazione animale equivale a condannare a morte certa non solo i loro protetti, ma anche a mettere a repentaglio la sicurezza del bestiame, mettendo poi a repentaglio la salute dei consumatori.

Marco Bazzato
04.05.2012





martedì 1 maggio 2012

Green Hill sotto attacco del “terrorismo animalista”


Hanno rubato 25 capi di bestiame dopo aver fatto irruzione, come i vandali durante le invasioni barbariche, dentro il canile Green Hill di Montichiari, Brescia, da mesi sotto attacco, anche dai media per via della sua legittima attività, ossia l’allevamento di animali del genere canidi destinati a essere utilizzati nella sperimentazione farmacologica, sovente spacciata, facendo terrorismo mediatico, per vivisezione. Farmaci testati su animali di cui anche gli animalisti fanno somministrare, sotto ricetta veterinaria, quando le loro proprietà a quattro zampe si ammalano, infischiandosene, pur di salvare i loro Fido e Fufi” di quanti ne sono stati sacrificati, giustamente, durante la sperimentazione prima di rendere i farmaci veterinari sicuri per i loro animali.

Ipocriti!

È da mesi che il canile e i suoi amanti ospiti quadrupedi sono sottoattacco dei media e di un esercito di contestatori da week end, che usano il pretesto della difesa degli animali per andare a disturbare i cittadini di Montichiari con le loro manifestazioni, dove lo scorso sabato, un gruppo di “animal-terroristi” è passato alle vie di fatto, mostrando al mondo il vero volto di questo pseudo movimento pacifico, è un’avanguardia d’assalto armata dalla ferrea e criminale volontà di violare una proprietà privata, dandosi alla razzia del bestiame, in nome di un antagonismo antiprogressista, ispirato da valori antistorici e antiscientifici.

Ma la cosa peggiore, oltre all’atto criminale, è il sostegno che da una parte dell’opinione pubblica ai razziatori di bestiame, che al tempo del civile selvaggio west, se colti in flagrante, sarebbero stati processati e impiccati ai rami degli alberi, lasciando che i cadaveri venissero spolpati da avvoltoi e corvi neri.

Il Paese rammollito, che si fa calpestare come uno zerbino vecchio da una classe politica infingarda, che a questo punto ha il diritto/dovere lasciare Green Hill nella legalità in cui oggi  si trova, non chiuderlo decretandone l’uccisione,, come vorrebbero gli esagitati,dove  invece di condannare i malfattori, gli assalitori all’arma bianca,i cittadini col cervello destrutturato dalla propaganda mediatica si schierano uniti con loro, facendo passare l’atroce messaggio che i colpevoli sono delle vittime del sistema, delle forze dell’ordine che difendono una proprietà privata e del magistrato che conduce le indagini sull’assalto e sul danneggiamento e sul furto.

Ma l’aspetto più delirante è ripugnate è il sostegno che sta dando una Parlamentare della Repubblica – che ha giurato di difendere la Costituzione e le  leggi – Maria Vittoria Brambilla a questi esponenti del “terrorismo animalista”, andandoli a trovare in carcere, manco fossero dei fulgidi esempi di compagni che sbagliano, di civiltà e di rispetto da innalzare a empio esempio.
La Brambilla, politicamente finita, invece di andare a rompere alla Green Hill dovrebbe occuparsi di più del canile di Lecco in cui la rossa di pelo è fallimentare presidente  (1).

Gli “animal-terroristi” hanno causato 250 mila euro di danno e si auspica che vengano condannati al massimo della pena per ognuno dei singoli reati commessi – senza le attenuanti generiche – otre chiaramente al pagamento dei danni causati e che il Comune di Montichiari, auspicando che si costituisca parte civile contro i malfattori, chiedendo un congruo risarcimento, per i danni cagionati all’immagine del Comune e di tutti i suoi onesti concittadini.

Ora, dopo che è scesa in campo anche Brigitte Bardot (2), oggi vetusta ex attrice pressoché sconosciuta alle giovani generazioni, come se le sue parole dalla Francia potessero far presa sui giovani che prima di darle retta dovrebbero sapere che è più interessata alle sorti delle bestie che non a quelle del figlio – e questo la dovrebbe dire lunga sul suo modo di pensare – anche quattro malfattori si sono messi in sciopero della fame, risparmiando così denaro sul cibo, confidando che la pecunia venga utilizzata alla rifusione dei danni causati ai proprietari dell’attività imprenditoriale, illudendosi che con questo comportamento autodistruttivo possano impietosire l’opinione pubblica.

Il punto è, dopo questa escalation criminale come se ne esce? Permettendo ai dimostranti pacifici di perdere i loro week end come meglio credono a Montichiari, ma facendo pagare a costoro un servizio di sicurezza, che isoli i facinorosi, onde poter proteggere una legittima e di alto valore sociale attività imprenditoriale, che dovrebbe essere tutelata anche dalla politica, non guardando in faccia a queste poche centinaia di persone, gonfiate dalla boria della grancassa mediatica, che stanno dando di Montichiari e dell’Italia il pessimo messaggio che bastano quattro gridatori de dei razziatori di bestiame impuniti, per far chiudere un’attività legittima, che paga le sue tasse comunali, regionali e nazionali.

Ma l’estrema ratio sarebbe quella di renderla azienda di Interesse Strategico Nazionale, militarizzando la zona e rendendola militarmente invalicabile.

Marco Bazzato
01.05.2012