lunedì 1 aprile 2013

Pasqua 2013:Papa Francesco: fa gli auguri in 72 lingue? No!


Se il buongiorno si vede dal mattino, la “Settimana Santa” di Papa Francesco, al secolo Ciccio-Checco si è conclusa con un sonoro tonfo di immagine e fischi, che nonostante le voci dei vaticanisti si sono sentite, eccome, in tv.

La “parabola da esodo biblico” ha toccato il suo apice mediatico venerdì, in occasione della Via Crucis. La manifestazione pubblica rappresentava una specie di esordio nella tv italiana del nuovo Papa. Eper quanto riguarda lo share, ha sconquassato il suo antagonista, l’oggi Papa emerito, Benedetto XVI, procurandogli una sonora sconfitta. Il Francesco ha battuto il Ratzinger come tamburo: 6.301.000 spettatori contro i 4.107.000 della precedente edizione della Via Crucis, l’ultima capitanata da Ratzinger.

E poi il crollo: La veglia pasquale non è stata trasmessa da nessuna delle reti Rai, né da Rai 1 e né da Rai news24, che al massimo, al pari di TGCOM 24, forniva le breaking news ogni mezzora, attendendo che qualche invasata facesse cadere il Papa, come avvenne nellaMessa di Natale del 25 dicembre 2009. Invece nisba. Lo show religioso era visibile solo su Sat2000, la tv della CEI. E non è stato uno spettacolo esaltante, sotto nessun punto di vista.

Ma andiamo con ordine: la liturgia, su volere del “Dittatore Vaticano”, alla Giulio Cesare, ha voluto fare dell’evento un copia e incolla, obbligando i sudditi in tonaca a rimaneggiare la sceneggiatura, riducendo le letture dell’Antico Testamento, che ne prevedono o  dodici o sette canoniche, arrivando invece alla modica cifra di tre misere letture, più il vangelo.

L’omelia: mediocre  (1) .Un discorsetto di pochi minuti, assolutamente sterile, senza nervo e privo di spunti di riflessioni profondi.  Quatto chiacchere buttate lì, incrociate senza arte e né parte come nella migliore tradizione di un dottore in chimica,  che nonostante tutto continua a fare esperimenti da alchimista, alla ricerca della mitica pietra filosofale, con ampolle e alambicchi, adoperando per reggere il pesantissimo libro della liturgia un “moretto”,come usavano dire le suore negli asili negli anni ’70, per indicare gli africani, o per dirla alla Mark Twin “negri” (2)  chiamati così dall’autore per ben 209 o 217, secondo alcuni, nel suo romanzo “Le avventure di Huckleberry Finn,uscito in prima edizione nel 1884. Insomma, un’omelia da curato di campagna, priva di alcun spunto dottrinale e teologico elevato, ma molto terraterra, che non ha brillato né per sagacia e né per spirito sopraffino spirito teologico.

Il battesimo e la cresima: ne ha baciati tre su quattro, al momento della cresima, trascurando il vietnamita-americano che portava gli apparecchi acustici alle orecchie. Perché gli altri sì costui no?

Il suono delle campane: Dopo la benedizione del fuoco, un altro momento topico in questi tipi di show, o celebrazioni religiose, è il suono delle campane. Ebbene, abitualmente nelle celebrazioni serie, in tute le basiliche, cattedrali, chiese del mondo, anche in quelle di rito ortodosso, le campane si mettono a suonare allo scoccare della mezzanotte, stile fiaba di Cenerentola, e in quell’attimo tutta la cristianità grida in un'unica voce: Gesù è risorto, fusi orari permettendo. Ma Papa Ciccio – Francesco-Checco no. Forse voleva andare a letto presto. Sta di fatto che quelle vaticane hanno strimpellato alle 22.30 ora italiana. Ergo: questa volta hanno fatto fare una levataccia di un’ora e mezzo prima a Cristo, svegliandolo in piena fase Rem e lasciandolo, come accade a tutti i cristiani e non, incazzato furioso, per essere stato strappato all’improvviso dal sonno profondo.

Nel complesso, alla fine, la sceneggiatura, i testi e i dialoghi, la veglia non ha superato le due ore e mezzo.. Uno show liturgico rimaneggiato alla meno peggio, avente un canovaccio impreciso e lacunoso, recitato in fretta, privo di patos e coinvolgimento emotivo da parte dei concelebranti –  molti sbadigliavano quasi rumorosamente e altri ronfavano – e con il pubblico che rispondeva come poteva,non apparentemente affascinato dal Bergoglio, che nelle lunghe maratone celebrative, dove è primo officiante, si dimostra a corto di fiato e di gambe. Tra l’altro non vanno dimenticati i tempi morti, causati dai continui trasferimenti, come grilli, da un punto all’altro dell’enorme palcoscenico nella la Basilica di San Pietro.  Almeno per i telespettatori a casa, sarebbe utile l’interruzione con qualche stacco pubblicitario, per svuotare la vescica. Se non si volevano mettere spot, sarebbe stata cosa buona e giusta l’ingresso di qualche bella Creatura di Dio, in costume striminzito, o meglio ancora adamitico, che come negli incontri di boxe, portante un cartello sopra la testa, indicasse che da li a poco sarebbe iniziato il round successivo.


Ma apoteosi del cattivo gusto e della mediocrità la si è raggiunta la domenica successiva,il 31 marzo, al termine dello show liturgico solenne della Pasqua di Resurrezione.  Papa Ciccio, una volta terminata la celebrazione ufficiale, ha fatto il consueto giro di campo con la Mercedes scoperta,e come un George W Bush qualsiasi, si è dato nuovamente da fare per farsi portare dalla sicurezza bambini e malati da baciare. Dove i primi ormai non sembrano molto propensi a farsi insalivare le guance e urlano e si dimenano come anguille indemoniate, spaventati dall’eventuale frittura nell’olio ad opera del successore di Pietro, pescatore e pescivendolo, mentre gli ammalatati hanno l’illusione che costui abbia le doti divine e taumaturgiche del primo presidente del cristianesimo, Gesù di Nazareth, ma sfortunatamente per loro..ciccia!

Una vota terminato il giro di “pista”, di campo o di piazza che dir si voglia, il Bergoglio si è affacciato dalla Loggia Centrale per la tradizionale Benedizione Urbi et Orbi, (3) Benedizione alla città e al mondo.  Prima dell’inizio dell’ultimo atto i vaticanisti di Rai News 24 e di TGCOM24, intessevano le doti di Ratzinger per aver esteso gli auguri a 72 lingue, zulù compresi, perché alla fine anche quella è una nicchia del mercato dell’evangelizzazione, sicuri che anche il poliglotta Bergoglio proseguisse sul solco tracciato dalla tradizione dei suoi predecessori. Invece niente. Silenzio assoluto. Benedizione in latino, auguri in Italiano e poi tutti a rimpinzarsi di agnello, tra lo stupore generale, giornalisti in prima fila,che come se avessero tutti preso un calcio nelle palle o una mazzata nelle ovaie, in preda alla Sindrome di Stoccolma  o da quella di shock post-traumatico, da buoni servitori del Concordato, non sono o non hanno voluto scrivere manco un rigo su questo atto di inaudita gravità, commesso da Papa Francesco nei confronti dei cristiani-cattolici,ebrei compresi e non solo, di tutto il mondo, visto che ad oggi è tutt’ora in corso la Pasqua ebraica.

Va detto che questo gesuita, e dai gesuiti, viste le loro tradizioni latino-americane, al seguito dei Conquistadores, è il minimo che ci si possa aspettare. L’insulto e l’offesa alle altre nazioni, non avendo fatto gli auguri di Buona Pasqua in altre lingue, è sembrato peggio di un cazzotto nella bocca dello stomaco, non  solo a me, come telespettatore che guardava lo show liturgico in tv, ma anche da parte dei fedeli, che secondo le stime – si presume gonfiate – erano di 250 mila, che non hanno preso bene il gesto dell’argentino, naturalizzato vaticano.

Simbolicamente con questo sfregio alla tradizione la Chiesa, anzi Papa Francesco ha dimostrato quanto effettivamente sia interessato a raggiungere, anche solo con un augurio nella loro lingua, i poveri di tutto il mondo. Come ci si può aspettare da un personaggio del genere comprensione e condivisione dei pesi e dei fardelli della Croce di Cristo,  se nemmeno è interessato a raggiungere, gli angoli più sperduti del mondo, gli auguri per la Resurrezione di colui che tramite San Pietro, gli ha permesso d’avere quel posto di lavoro a tempo indeterminato?

In molti sono rimasti basiti, affranti e offesi e non solo i cattolici, ma anche gli ortodossi, che per colpa dei due calendari, gregoriano per i cattolici e giuliano per ortodossi, sono costretti, per via delle divergenze millenarie tra i vertici delle rispettive chiese, a “segare” in due Gesù Cristo, festeggiando simbolicamente due volte la Sua resurrezione. Il che porta a pensare che avesse ragione Piergiorgio Odifreddi, quando scrisse nel suo libro Perché non possiamo essere cristiani (e meno che mai cattolici) , “…Addirittura, lo stesso termine cretino deriva da “cristiano” (attraverso il francese crétin, da chrétien), con un uso già attestato dall’Enciclopedia nel 1754…” Longanesi, 2007, circa l’affronto commesso dal monarca della chiesa cattolica universale a tutti i cristiani.

È chiaro che alla luce di quanto commesso e/o omesso da Papa Francesco domenica,sarebbe giusto che le varie televisioni che erano collegate in mondovisione e che hanno pagato i diritti di trasmissione, come ritorsione, annullassero i contratti con lo Stato Città del Vaticano, in quanto non avrebbe senso, visto che gli auguri e la Benedizione Urbi et Orbi, rappresentano i momenti topici delle celebrazioni natalizie e pasquali,  pagare per non ricevere manco uno straccio di augurio sarebbe un assurdità.

Chiaramente questa serie di ragionamenti non è contro la figura in se di Papa Francesco, ma per fare una comparazione tra i differenti stili di pontificato, tra Bergoglio, Benedetto XVI e Giovanni Paolo II, solo per citare gli ultimi trentacinque anni di storia vaticana.

Se il Papa Francesco di ieri è il nuovo che avanza, sta facendo terra bruciata, cospargendola di sale, come fecero i romani con Cartagine, di tradizione e consuetudini radicate nei fedeli, non solo cattolici, ma cristiani e non, da decenni. Allora in molti potrebbero anche pensare che tramite Bergoglio potrebbe compiersi la Profezia di Malachia e Papa Francesco potrebbe essere l’ultimo Papa, in quanto i fedeli amano il cambiamento, ma muovendosi all’interno di tradizioni consolidate e che strette di mano ai fedeli o i baci sulla guance agli impuberi non possono certo compensare, in quanto sono solo delle volgari appendici populistiche, le spinte intellettuali di apertura della Chiesa, anzi di Papa Francesco, verso il mondo, come minimo con usando parole ben augurali, non solo in lingua italiana, verso tutti i cittadini de mondo.

Marco Bazzato
01.04.2013


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