mercoledì 30 novembre 2011

Suicidio assistito: morto Lucio Magri, fondatore del Manifesto

È morto in Svizzera Lucio Magri, fondatore del Manifesto, grazie all’aiuto di un medico amico. Una decisone consapevole  maturata dopo la morte della moglie, a cui era legatissimo.

È stato però costretto a recarsi in Svizzera, perché le assurde leggi italiane non permettono all’individuo di disporre della propria vita, scegliendo anche il momento di farla finita quando lo reputa più opportuno. Il suo è stato un viaggio della speranza, con la certezza che questa speranza trovi accoglimento e pace nella morte.

Non è giusto condannare Lucio Magri per la sua scelta ponderata e ragionata, sarebbe invece giusto chiedersi perché un cittadino italiano debba essere costretto a recarsi all’estero per dar corso a tale pratica, e perché l’Italia non vuole adeguarsi agli altri Paesi europei evoluti che hanno fatto con la legge sull’eutanasia, non solo un atto di pietas umana, ma anche sapendone monetizzare il tutto?

La colpa è di un radicalismo che obbliga le persone a vivere, anche contro la propria volontà, è da ricercarsi nell’imposizione della morale cattolica al Paese, che continua a negare il dibattito sul diritto della “dolce morte”, non solo per quanto concerne lo “staccare la spina” a un malato terminale, e il caso Englaro ha fatto scuola, ma anche sul diritto e sulla liberalità di usufruire della propria vita, scegliendone il momento del trapasso. In Italia infatti si può parlare di statalizzazione della vita, dove questa non appartiene al cittadino, ma allo Stato che gli nega il diritto di disporne al meglio, costringendolo a suicidi plateali, vedi Mario Monicelli, o recandosi all’estero.

Se la politica italiana, invece di strizzare l’occhio al Vaticano, rimanendo prono sulle sue posizioni, “staccasse la spina” da quel cordone ombelicale culturale che drena denaro e risorse al Paese, lasciando che la politica faccia politica, non viziata dall’etica in salsa talebana, il Paese potrebbe ambire a entrare, come ha fatto la Svizzera e non solo, a quella nicchia di mercato, che nei prossimi anni potrebbe espandersi dell’eutanasia, della “dolce morte”, ma soprattutto liberalizzando il diritto alla morte.

Una nazione che non permette il suicidio medicalmente assistito è una nazione culturalmente e mentalmente arretrata, perché va contro il diritto naturale dell’essere umano di disporre della propria esistenza e del momento in cui farla finita.

Perché allora se si vuole essere pignoli fino all’inverosimile, certamente in molti sapevano della volontà di Lucio Magri di farla finita, ma contrariamente a quanto avviene in altre occasioni, dove spesso le persone annunciano le proprie intenzioni suicide e vengono salvate in extremis perché la psicologia dice che chi ha propositi suicidi lancia dei segnali d’avvertimento che vanno colti, compresi e decodificati, ma in questo caso coloro che sapevano hanno taciuto. Era per via forse dell’età? O per un atto estremo, oggi incompreso di libertà interiore e culturale del singolo?

Se si fosse trattato di un’adolescente o di un adulto nel pieno delle forze si sarebbero mobilitati assistenti sociali, psicologi per curarlo, per farlo desistere, per ospedalizzarlo anche con un TSO – Trattamento Sanitario Obbligatorio – mentre in questo caso coloro che sapevano hanno saputo e rispettato la scelta dell’individuo, perché?

Forse per una serie di motivi, il primo legato all’età e alla depressione, dove nella liberalità della scelta si è deciso di non intervenire, lasciando al medesimo il libero arbitrio, ma anche perché si sta facendo strada l’idea che l’anziano, nella terza età, deve avere il diritto di disporre come meglio crede degli ultimi scampoli dell’esistenza, scegliendo come e quando arrestarla.

Ed è la fiction fantascientifica che fa da apripista all’attualità. In un episodio di Star Trek Next Generation,  TNG 4x 22 (1) “Una vita a metà”, dove in un pianeta è prassi alla soglia dei sessant’anni il suicidio rituale per evitare la vecchia e la malattia. Questo apre nei vari personaggi un dibattito e uno scontro culturale al limite dell’incidente diplomatico tra le diverse concezioni etiche dei pianeti, dove alla fine prende il predominio la cultura d’appartenenza, con il protagonista che sceglie di tornare nel suo pianeta, rispettando la tradizione degli antenati.

Ed è bello pensare che il gesto oggi considerato dalla cultura dominante come un atto estremo, dove per metterlo in pratica ha dovuto, come un carbonaro o come i primi cristiani che per fare i loro riti si rifugiavano nelle catacombe, che in un immediato futuro possa essere considerato un atto maltusiano (2), non riferito come in origine al controllo delle nascite, ma alla coscienza culturale della morte, se praticato, in un lontano futuro possa diventare un atto connaturato alla natura e alla tradizione culturale del genere umano, leggendo il tutto entro un’ottica di controllo e contenimento della sovrappopolazione planetaria, riservando risorse alle giovani generazioni, debellando la fame e le disuguaglianze sociali, perché se cambiasse la cultura, sapendo che la vita è un contratto culturale e sociale a termine, i singoli e la società potrebbe essere spinta a dare il meglio di se, prima che la clessidra termini la caduta della sabbia dall’alto verso il basso, azzerando il tempo che l’uomo ha a disposizione.

Si preferisce leggere la scelta di Lucio Magri come una liberazione di risorse, anche economiche, nei confronti delle giovani generazioni, dando un segnale di cambiamento culturale e sociale, che una persona può e deve vivere una vita piena, facendo da apripista alla cultura accettata e riconosciuta dell’eutanasia come atto d’amore nei confronti della società.

 Leggere l’evento doloroso come un atto nei confronti dell’umanità può aiutare anche la cultura italiana a comprendere che è stato un estremo atto d’amore nei confronti della vita, dove indipendentemente dalle teorie psicologiche e psichiatriche empiriche e antiscientifiche, essendo accettate come un dogma non comprovato, sono un atto di fede cieca, l’essere umano, se adeguatamente supportato da un alto livello culturale, ambientale e sociale, saprebbe scegliere con altruistico discernimento il giusto per gli altri, senza essere un peso per loro e per se, perché strutturalmente e culturalmente portato  a comprendere che la vita essendo un dono ricevuto, è una proprietà che appartiene al singolo e come tale ha il diritto di disporne al meglio, per se stesso e per la società.

Marco Bazzato
30.11.2011


martedì 29 novembre 2011

Cani randagi la Romania dà la licenza d’uccidere





Sono iniziate le polemiche – immotivate – circa la legge approvata dal parlamento romeno che consente la soppressione dei cani randagi in eccesso, previo referendum nelle singole città, circa la possibilità d’abbattimento dei medesimi, dando via ad una forma di caccia urbana legalizzata.

Le associazioni animaliste straniere, italiane comprese, pur con il loro diritto di critica, hanno iniziato a muovere l’opinione pubblica contro quella che reputano, in casa d’altri, una legge crudele,  usando un approccio emozionale anziché razionale al problema, condizionando la ragione dei cittadini, rischiando di infiammare, per un problema endemico interno romeno, i rapporti tra i due Paesi. (1).

Perché il parlamento romeno ha legiferato correttamente?

Perché in primis va tutelata la salute pubblica dei cittadini, dove il presunto animale da compagnia, denominato anche da affezione, vale quando fa compagnia, ed è accolto in casa da dei padroni emerita la giusta tutela, ma quando inizia a vagabondare, a inselvatichirsi, diventando pericoloso per adulti e bambini, ecco che, come si fa per i topi, con la derattizzazione di cui nessuno si lamentala per  crudeltà nei loro confronti,che muoiono avvelenati –  e per gli animalisti sarebbe crudeltà tollerabile e relativistica –  urgono misure radicali, , eliminando il problema alla radice, con la conseguente riduzione dei costi per la società, per quanto l’ospedalizzazione da  morsi dati agli umani, che tra vaccini, giorni di malattia e altro, erodono  milioni di euro alle casse pubbliche.

In secondo luogo, va bene il rispetto per gli animali, anche da compagnia, sanciti dagli stessi trattati dell’Unione Europea, ma non vanno dimenticati i costi sociali che il randagismo comporta e conti sono presto fatti, se i randagi fossero dentro i canili, ipotizziamo 300 euro all’anno per capo, in Italia, abbattiamo il costo visto che lo standard romeno è più basso rispetto a quello italiano, fino a 100 euro…sopprimerlo in Romania costa 80 euro, praticargli la sterilizzazione 20 euro, differenza di guadagno in un anno: 20 euro, moltiplichiamo per 2.500.000 randagi, solo per i cani, e salta fuori la cifra 50.00.000 di euro risparmiati, e se si ragiona secondo la vita media di un cane, ossia 10 anni, i risparmi diventano 500 milioni, esclusi i costi sanitari per gli esseri umani aggrediti, morsicati e i ricoveri ospedalieri, le antirabbiche e giornate di lavoro perse.

Hanno poco da lamentarsi le associazioni animaliste che parlano di 20 euro a sterilizzazione per capo, non risolvendo il problema del randagismo e dei branchi aggressivi in città, non è con la sterilizzazione che si risolverebbe il problema, che provocherebbe a un costo di 5 milioni di euro l’intera operazione.  Perché viene da chiedersi, chi paga per andarli a prelevare, trasportarli negli ambulatori e poi riportarli al luogo di cattura, abbandonandoli  nuovamente – commettendo un rato? – per di più nel caso dei maschi senza il piacere d’andare in calore? O i conteggi vengono fatti in modo ampio, non tralasciando nessuna voce, oppure si sparano cifre a metà per manipolare l’opinione pubblica.

Che l’iniziativa si giusta dal punto di vista etico è un altro discorso, ma il governo romeno, assieme al parlamento che ha approvato la legge doveva tenere in considerazione due cose fondamentali: il risparmio economico e la sicurezza dei cittadini, vittime del prolificare incontrollato dei cosiddetti animali da compagnia, tornati allo stato brado. Hanno optato per tutelare la salute pubblica, e non si crede che sia corretto condannare un Paese perché ha scelto la tutela della salute pubblica dei cittadini, vittime incolpevoli di una situazione fuori controllo.

È anche vero che urgono, non solo in Romania, ma nell’intera Unione Europea norme più stringenti e leggi più restrittive per il possesso e la detenzione degli animali da compagnia e/o affezione. Una delle cose giuste da fare sarebbe di istituire un fondo, dove i proprietari di animali d’affezione versino un minimo, proporzionale al reddito, di 100 euro l’anno, per i cani di piccola taglia e bastardi, o meticci che dir si voglia, fino a un massimo di 1.000 euro all’anno per i “marchi” più pregiati, per venire incontro, nel caso di abbandono, ai costi di soppressione e smaltimento o mantenimento, da firmare a scelta al momento dell’acquisto o dal rilascio dell’animale da un canile autorizzato ai nuovi proprietari, il tutto unito ad una tassa proporzionale al reddito da versare in due tranche semestrali allo Stato, inserendo l’animale nella dichiarazione dei redditi, unito ai costi per il suo mantenimento, inteso come costi veterinari, cibi, giochi e vestiti, accessori, accludendo le fattura d’acquisto di prodotti e servizi, da mettere in detrazione in misura dell’aliquota iva pagata.

Il cosiddetto “animale da compagnia” a parte gli anziani oltre i 65 anni che dovrebbero pagare tasse e partecipazione al fondo ridotte del 50%, per gli altri deve essere considerato alla stregua di un bene di lusso, di un oggetto ludico, non necessario per l’esistenza e la sussistenza dei cittadini, a parte determinate categorie, per esempio  la pet terapy, inserendo la detenzione degli animali da affezione nel il nuovo redditometro come si fa in Italia per i cavalli.

Non si tratta di scoraggiarne l’adozione, ma incoraggiane l’adozione responsabile in base alle effettive possibilità di reddito, dove se una persona o una famiglia possono permettersi di mantenere uno o più cani o gatti, non avranno problemi a dare il loro contributo di garanzia al fondo, pagandone le tasse relative, visto che in moliti considerano determinate categorie di animali come facenti parte della famiglia, e quindi ogni membro deve essere chiamato, anche  per interposta persona, a dare il proprio contributo allo Stato.

Dietro a questa levata di scudi, certo dettata in primis dalla buona fede dei possessori di animali d’affezione, non va dimenticato che alle spalle, in silenzio, ruotano interessi economici milionari che vanno, dalle spese veterinarie obbligatorie, alle vaccinazioni, ai cibi per animali, gli abiti e accessori, i canili che ricevono finanziamenti e che vedono in ogni legge che sembra andare contro i diritti degli animali stessi, la paura per la possibile perdita di introiti derivati dalle accresciute o modificate normative in materia, che costringono i proprietari ad adeguarsi, con la conseguente paura di veder diminuire i loro profitti.

Il problema di fondo è principalmente la stupidità di alcuni proprietari di animali d’affezione che una volta che si sono stancati del loro “giocattolo” preferiscono abbandonarlo lungo una strada, fregandosene delle conseguenze e dei costi che poi ricadranno necessariamente sulla società, per questo l’acquisto o l’adozione di un animale d’affezione non deve essere un atto di puro sfoggio e piacere ludico, ma una scelta consapevole e non c’è nulla di meglio che vincolare economicamente a una tassa e alla partecipazione obbligatoria ad un fondo di salvaguardia, per dissuadere gli acquirenti irresponsabili all’acquisto o all’adozione, pagandone preventivamente i costi sociali che ne deriverebbero a seguito dell’abbandono.

Marco Bazzato
29.11.2011




lunedì 28 novembre 2011

Moddy’s lancia l’allarme eruro “Nella Ue possibili default multipli!

Ormai mezzo mondo accetta scommesse sul prossimo collasso economico italiano – leggesi default – l’esclusione dall’area euro e la conseguente dissoluzione dell’Unione Europea. Molti analisti infatti si divertono a fare il tiro al piccione, godono nell’investimento del cane cieco che attraversa le strisce pedonali guidato da un “padrone” – p.p. politicastri e professori – privato dei cinque sensi, eccitati come mandrilli rimpinzati di viagra che sbattono il fallo sul muro al pensiero di sapere che l’Italia di ieri e oggi non avrà un domani. È sì, perché è inutile a girarci tanto attorno, siamo entrati nel baratro, con i cittadini, ad esclusione della Casta dei soliti noti, stanno per ricevere una colonscopia economica senza aver cosparso la sonda di vaselina e i “dolori da introduzione a secco” bruceranno, eccome se bruceranno.

Siamo al “Si salvi chi può”, con le banche che lanciano il  “BTB Day” (1) – meglio spendere il denaro con puttane d’alto bordo, piuttosto che buttarlo nel ventre vorace di uno Stato morente – nella speranza che qualche gonzo si sottoscriva il “taglio della gola” con un rasoio arrugginito e tetano assicurato, nella vana illusione che il Paese possa essere salvato.

Sono molti gli osservatori internazionali che “gufano” – con sano discernimento – contro quello che fu l’ex Bel Paese, dove un governo di senili dormienti non sa che pesci pigliare, tanto manco lo sanno i politici di professione, i quali non si sono accorti che il Muro di Berlino è caduto e continuano a parlare di pericolo comunista, procrastinando di giorno in girono la presentazione del salasso agli italiani, timorosi di rivolte popolari – che arriveranno, certo che arriveranno, se si dovesse scrivere l’epitaffio dell’euro.

Sì, perché la moneta unica ormai è un cadavere che cammina, figlio malformato, generato nel ventre di una madre sgualdrina, una gravidanza extrauterina, covato nell’utero putrefatto e rancido di una baldracca senza arte e ne parte, prostituitasi con i Poter Forti, che stanno arrivando a chiederne conto.

In una nota Moddy’s scrive: Le probabilità di default multipli fra i paesi dell'area euro non sono più irrilevanti. Più a lungo la crisi di liquidità continua, più rapidamente salgono le possibilità di più default»(2) , è parola di “dio”, rendiamo grazie a “dio”.

Sono molti i becchini che si stanno affardellando sul corpo terapia intensiva dell’Euro e dell’Italia, “parenti” vicini e lontani pronti a depredarne gli organi a cuor battente, o pronti ad avventarsi sulla carcassa, un secondo dopo che ha esalato l’ultimo respiro, per depredarne oro e ricchezze senza vergogna e pietà.

L’aria già puzza di formaldeide, gli imbalsamatori se ne stanno davanti allo “Stivale”, pronti tappargli gli orifizi, in modo che quelle cimici dei cittadini non vogliano anche loro “derubare” il moribondo,svuotando i forzieri delle banche, vuoti, anche dei suppellettili.

Stiamo danzando attorno al moribondo, al suo capezzale medici incapaci, pronti ad amputare una cancrena che ha radici lontane, dove nessuno sa salvarlo, e il prete che doveva impartire al moribondo l’estrema unzione è stato arrestato per reati di pedofilia.

Ormai non ci sono più speranze, prepariamoci al peggio,  le piazze si riempiranno di giovani e pensionati, di padri , di madri che grideranno al mondo lo sdegno per esser stati derubati del loro futuro, delle pensioni, della vecchiaia, del bastone che li condurrà verso l’ultimo viatico.

Nubi nere si addensano innanzi alla tomba aperta, pronta ad accogliere l’Italia morta, l’Italia uccisa dagli speculatori in combutta con il potere, o che il potere servile non ha voluto combattere, l’Italia dei marpioni, dei professoroni, dei Bunga Bunga, dei celoduristi e dei democratici imbelli.

E sarebbe un bel modo concludere i festeggiamenti per i 150 anni dell’Unità d’Italia” con un bel crack di fine anno e con la fuoriuscita dall’euro, così i detrattori saranno felici per il ritorno dell’antica e indimenticata moneta, sconosciuta alla giovani generazioni.

Tanti auguri e condoglianze nere…

Marco Bazzato
28.11.2011


martedì 22 novembre 2011

Governo di Mario Monti: tanta demagogia

I due discorsi del Presidente del Consiglio nella Camera e al Senato sono stati dei capolavori di lisciamento di pelo in puro stile neodemocristiano, consociativista; i primi risultati si sono visti già avendo fatto quasi l’amplein. Mancavano le campane che suonavano e le suore che uscivano dai conventi per andare in processione, elevando lodi al Cielo e al dio Mamnona.

Il discorso alla Camera, con tutte le differenze, quasi una fotocopia di quello fatto al Senato, e ha evidenziato i limiti caratteriali del Professore, come se avesse innanzi una mandria di studentelli di primo pelo e matricole universitarie, non tollera il dissenso, pronto a bocciare ad ogni interferenza. Ha detto che non è un rappresentate dei cosiddetti Poteri Forti, evidentemente dimentica d’averci lavorato con i Poteri Forti, che fossero contrapposti ad altri Poteri Forti, dove come in ogni guerra per il predominio economico questa abbia visto dei vinti o dei vincitori, non cambia la sostanza.  I seguenti Poteri Forti, fino a prova contraria non sono dei poveri lavoratori a cottimo, degli sfruttati, dei giovani che lavorano a contratto, precari e senza la possibilità di ricevere un mutuo da una banca, per l’acquisto della prima casa, oppure facendo per anni lo svuota cessi – lavoro onorevole che qualcuno deve comunque fare – in qualche bocciofila del dopo lavoro.
Dal 2010 è inoltre presidente europeo della Commissione Trilaterale, un gruppo di interesse di orientamento neoliberista fondato nel 1973  da David Rockefeller e membro del comitato direttivo del Gruppo Bildemberg .
Dal 2005 è international advisor per Goldman Sachs e precisamente membro del Research Advisory Council del Goldman Sachs Global Market Institute presieduto dalla economista statunitenseAbby Joseph Cohen. È advisor della Coca Cola Company (1)
La cosa peggiore che una persona possa fare, indipendentemente dalla professione e l’estrazione sociale, è la negazione della propria storia e del vissuto professionale, e l’arrabbiarsi quando gli viene ricordata, specie se le informazioni sono di pubblico dominio.
Che dire di questo neonato governo? Non parte sotto i migliori auspici, anzi.  281 voti al Senato e556 alla Camera, fa capire che è un governo che tiene l’Italia attaccata a “un polmone artificiale” visto che al Premier non piace l’espressione di Berlusconi “staccare la spina”.
A ben guardare alla luce dei nuovi fatti storici, sarebbe ora che l’idioma e il detto dispregiativo “maggioranza bulgara” andasse in soffitta, sostituendola con“maggioranza italiana” che suona un po’ da abdicazione della democrazia elettiva, come Costituzione comanda, sostituta con un’espressione di governo caduta dall’alto, dove l’alto non va inteso come voto venuto dai parlamentari italiani, ma come un Premier espressione di una volontà europea di imporre la spremuta dei cittadini con manovre economiche da lacrime e sangue.
Il premier ha parlato di equità sociale, ma l’equità sociale la si compie sforbiciando gli agi e i risparmi che uno Stato straniero – il Vaticano – continua a ottenere dall’Italia, ricadendo sulle tasche degli italiani (2), ma che nessun governo bacia banchi, non importa di che colore politico ha il coraggio di mandare al ramengo, altrimenti il Vaticano mobiliterebbe le piazze cattoliche italiane, e in molti dicono che siano pronte a comportarsi peggio dei black block se venissero cancellati le esenzioni, gli oboli mascherati che questo foruncolo entro le mura capitoline continua a ricevere, ricadendo come le fustigazioni del flagello sulle schiene innocenti degli italiani.
È strano, tra le altre cose dette dal Sig. Mario Monti, visto che ha detto che a Bruxelles non si diventa matti a ricordarsi i titoli accademici del singolo, il cuscinetto linguistico nei confronti delle precedenti maggioranze, scaricando le colpe del dissesto economico del Bel Paese, contro i governi degli anni ’80 e ’90, cercando di dare verginità a quelli dal 2000 al 2011, dando l’impressione di voler ovattare il tutto, creando una specie di bianco buco nero di virtù governative, dove nessuno è responsabile, ma vittime di una realtà ereditata da un nonno particolarmente spendaccione.
Uno degli attacchi non dichiarati sembra che sia stato indirizzato verso coloro che protestano contro l’egemonia della Finanza Globale, che vanno in piazza pacificamente per denunciare le “violenze” commesse dalle banche e dalla finanza speculativa, affermando che ogni persona dovrebbe prima di tutto guardare se stesso. Giusto, cosa che la Finanza speculativa non fa, andando a guardare e depredare le tasche altrui, facendo passare i cittadini come dei rivoluzionari marxisti da schiacciare perché nemici dei Poteri Forti che il Sig. Monti dice di no averci mai appartenuto.
Il Signor Mario Monti ha dichiarato che “la mancanza dell’Ici, è anomalia tutta italiana, rispetto agli altri paesi U”e…mentre una tassazione generale di oltre il 45% sarebbe a detta di Monti una cosa normale….Qualcosa come sempre stride nelle dichiarazioni, rispetto ai fatti reali del Paese, rispetto agli altri.
Gli indici di borsa non sembrano curarsi – a ragione – delle rassicurazioni del Premier, segno che i media italiani stanno mettendo in atto una sorta di maquillage mediatico per dare credibilità interna alla nuova nomenclatura, non eletta ma imposta, ma gli osservatori internazionali e gli investitori, nonostante il cambio del macchinista in corsa continuano ad avere scarsa fiducia nei confronti del Sistema Italia.
Tra l’altro è ormai chiaro che il governo attuale a “il coltello puntato alla gola” dall’ex maggioranza che sta ponendo una stregua resistenza per quanto riguarda la tassazione dei grandi patrimoni, che non sarebbe attuata, per via degli enormi interessi dei Poteri Forti, che non vogliono che siano intaccati i loro capitali e le loro finanze.

Marco Bazzato
22.11.2011

giovedì 17 novembre 2011

Governo Mario Monti – Tecnocrazia – “Benedetto” da Vaticano, Confindustria e Goldman Sachs

«Mamma mai, come sto!!!» diceva Er Cipolla – Enzo Salvi, in uno dei film natalizi degli anni 2000. «Me se sta a gelar er calippo».

Questa è un po’ la sensazione che gli italiani hanno provato davanti alle immagini del Tg1 delle 20: paura e panico.

 Se dicono che siamo messi in buone mani, allora come ha dichiarato Corrado Passera, “l’Italia si salverà” neo ministro dello sviluppo economico, il Paese è veramente allo sbando, visto che il neonato esecutivo Monti, per via dell’età media è di sessantatre anni, sembra più adatto a un ospedale geriatrico che non a guidare un Paese, e la sfilza di neoministri che giuravano davanti al Capo dello Stato, facevamp pensare più ad una seduta del Politburo, buono per i nostalgici dell’ex CCCP, Советских Социалистических Республик (1), durante la sfilata nella Piazza Rossa.

Se queste sono le nuove generazioni che avanzano…l’Italia sarà presto destinata alla sepoltura.

Ma, per dirla alla Er Cipolla, quello che fa «Tremar l’ano» è che questo sarà uno dei governi più conservatori della storia repubblicana, dove i Tea party americani (2) sembrano le Figlie della Carità di San Vincenzo de' Paoli.

Fa orrore pensare che questo esecutivo ha il beneplacito della Cei, ergo ex Stato Pontificio, segno inequivocabile che non verranno toccati i benefici vaticani per quanto riguarda gli sgravi fiscali che questo potentato economico straniero ottiene, tramite quel patto scellerato chiamato Concordato, vista l’alta compagine di pii cattolici osservanti che si recano a messa ogni domenica, gettando l’obolo oltre Tevere, confidando che Caronte sia ad attenderli al momento del trapasso, segno di un ritorno del consociativismo appestante che odora di Balena Bianca, ossia della Democrazia Cristiana e di convergenze parallele.

Fa orrore che molti neo ministri appartengano non tanto al mondo accademico, anche se qui ci sarebbe da dire,  specie per quelli che provengono dalla Luiss (3), Università elitaria promossa da Confindustria (4), da qui si comprende il fervore e il favore di Emma Macegaglia, presidente di Confindustria, nei confronti del professore e neosenatore.

Il neonato governo, che molti auspicano venga soffocato nella culla dei primi provvedimenti economici da approvare, è sopratutto espressione dei poteri finanziari, gli stessi che hanno creato l’attuale crisi, Goldman_Sachs (5) in primis. Dalle sue fila provengono oltre a Mario Monti, anche l’attuale  Presidente della BCE, Mario Draghi (6).

Fa orrore vedere accodati e accucciati i parlamentari complici di questo neo consociativismo, chiamato delle larghe intese, con la vecchia maggioranza e l’opposizione prone dietro il paravento del governo tecnico, figliastro imbelle di una classe politica che ha sempre tirato a campare, comoda nei loro scranni, e che ora che la situazione finanziaria, non dettata dalla speculazione, ma dalla salvaguardia dei risparmi dei grandi fondi d’investimento e delle banche, che tendono ad andarsene a gambe levate dall’Italia, dalla Francia, dalla Grecia, non ha saputo, anzi non ha voluto, per calcolo elettorale, timorosi di un’emorragia di voti, affrontare il tornado finanziario che mostrava le sue fosche nubi ai primi del 2008, negandolo, e non prendendo le adeguate contromisure in termini di risparmi sulla spesa dello Stato, riducendo gli agi, gli sprechi e favorendo gli investimenti della piccola e media impresa, cosa che il nuovo esecutivo non farà, più interessato a tutelare le grandi banche e le loro esposizioni nel mercato globale e la grande industria che sta soffocando nei debiti.

Quello che da più da pensare è la posizione del PD, accucciato in posizioni filo atlantiste. Basta vedere il nuovo Ministro degli affari Esteri e della Difesa, che hanno passato quasi più tempo negli U.S.A e nella Nato che in Italia (7) e per questo sono graditi all’amministrazione statunitense e all’Alleanza Atlantica. Un PD, che per voce del suo segretario e degli altri esponenti della nomenclatura del partito, non sapevano ripetere altro che volevano le dimissioni di Berlusconi e che ora se ne stanno con l’odiato antagonista politico entro la zuppa insipida a fare da zerbini al nuovo governo, costretti a votare con l’ex maggioranza, turandosi il naso, una serie di provvedimenti per il “Bene dell’Italia!” a favore, come ama dire il Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, “Auspicando che si faccia il bene comune…” Bene comune di chi? Dei cittadini? Si nutrono seri dubbi.

L’unico partito che per ora si è tirato fuori da questa bolgia dantesca è  la Lega Nord,che andrà all’opposizione a prescindere dai provvedimenti. Per fortuna.

Fa una strana sensazione sapere che il nuovo esecutivo potrebbe avere la strada spianta dal silenzio assenso omertoso e complice dei due maggiori partiti italiani e dei relativi satelliti, o scatole cinesi che dir si voglia.  Un parlamento senza un’opposizione che ne controlli l’operato potrebbe mettere in atto ogni genere di nequizie nei confronti di determinate categorie, artigiani e commercianti, e massacrando il diritto alla pensione, spostandolo sempre più in là, con la scusa dell’allungamento della vita media.

Questo governo delle “grandi intese” ossia delle ex convergenze parallele, fa pensare a un governo dai poteri illimitati sul piano economico e finanziario, così come fanno paura determinate affermazioni, pronunciate anche da Berlusconi, quando andava a dire che gli italiani – per fortuna – sono un popolo di risparmiatori e che la maggioranza vive in un’abitazione di proprietà, il che se preso alla lettera, si potrebbe essere portati a pensare che esisterebbe la volontà di mettere le mani sul valore del mattone, per spremere i cittadini su un bene necessario e sovente frutto di sacrifici e gravati da mutui trentennali.

E chi ha operato nel Multi-Level Marketing o nelle Catene – piramidali – di Sant’Antonio sa benissimo che le frasi tipiche nei Meeting di indottrinamento degli adepti il motto è: «I soldi si prendono nelle tasche delle famiglie!» e gli ultimi entrati restano spennati, cornuti e mazziati!

Questo nuovo governo, imposto dalla Santa Alleanza: Vaticano, Banche nazionali, internazionali, UE e Gverno Usa, rende il Paese a sovranità finanziaria e politica commissariata, dove i gli italiani si sono trasformati, con una politica che ha abdicato il suo ruolo legislativo nei confronti dei una Tecnocrazia (8) in Servi senza diritto di espressione delle loro volontà politiche.

La cosa negativa è che lo spred (9), il differenziale tra i BTP italiani e BUND tedeschi continua la sua inarrestabile ascesa, segno che le finanza straniera continua a non fidarsi della nuova tecnocrazia italiana e che stanno serrando il cappio nei confronti dell’Italia, portandola verso il default (10).

Questo “governo” tecnocratico, adorato dalla teocrazia Vaticana e dall’oligarchia (11) della finanza internazionale, sta portando l’Italia, ma non solo, verso un regime dittatoriale (12)  allargato, guidato dai potentati finanziari che sta facendo arretrare l’Europa verso un nuovo feudalesimo (13) monetario che porterà anche l’Italia sotto la mannaia del controllo assoluto della liquidità tramite la proposta di tracciabilità dei pagamenti per le somme superiori, secondo quanto si ipotizza, ai 300 Euro, dove il denaro cartaceo potrebbe sparire completamente, rimanendo in ostaggio, prigioniero, sequestrato, “rubato”, evaporando nelle banche, facendo arretrare l’Europa, Italia e gli italiani verso una servitù della gleba che si sta avvicinando a grandi passi, in modo inarrestabile, senza che la cosiddetta politica si interessi dei diritti  della libera circolazione cartacea del denaro, non solo delle merci, tra i cittadini, nelle forme e nei modi che ritengono più opportuni.

E la cosa più spaventosa è che i politicastri di caratura nazionale stiano plaudendo a questo nuovo corso, di cui questi e loro predecessori sono i primi responsabili – impuniti – a norma dell’articolo 68 della Costituzione  (14) che nel primo paragrafo recita:  membri del Parlamento non possono essere chiamati a rispondere delle opinioni espresse e dei voti dati nell'esercizio delle loro funzioni (15). Questo articolo può essere considerato uno dei peccati originali che dal 1946 a oggi hanno generato molti dei mali della nazione,  perché l’ignoranza dimostrata da molti politici di alto rango e peones (16) sui principi basilari dell’attualità economica (17)  l’hanno portata allo sfascio.

Marco Bazzato
17.11.2011




lunedì 14 novembre 2011

Mario Monti: il “tetrarca”della grande finanza internazionale

Il Paese avrebbe voltato pagina?

È caduto Silvio Berlusconi, l suo posto è stato incaricato a formare un nuovo governo il professor Mario Monti (1), nominato all’uopo senatore a vita dal Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano.

 Ma bisogna leggere nel suo curriculum storico per rendersi conto se il neo senatore, professor Mario Monti, farà gli interessi dell’Italia o si quello dei suoi ex datori di lavoro: la grande finanza. Il sito QUELSI (2) lo descrive così: “Dottorato a Yale, funzionario della Goldman Sachs, la banca d’affari che ha affossato l’Italia e la Grecia, membro del circolo di affaristi supernazionale e privato Bilderberg, presidente europeo della Commissione Trilateral – il super consiglio d’azienda di banche e multinazionali – eletto precipitosamente senatore a vita da Napolitano per farne un “politico”.
Ecco l’uomo chiamato a mettere in liquidazione l’Italia e a lasciarci in ginocchio, in coppia con Mario Draghi  e sotto le direttive della City, di Wall Street, del Fmi e del Wto. L’uomo che, “miracolosamente” mette d’accordo destre e sinistre.
Ecco l’effetto della crociata  condotta da giornalisti e da valletti bipartisan per “moralizzare” e per normalizzare la politica italiana, per renderla più accetta ai salotti internazionali di quanto lo fosse la corte di Arcore.”.

A ben guardare l’Italia sembra non aver fatto un buon affare, nonostante le alternative a disposizione siano scarse, per non dire impresentabili sotto l’aspetto della credibilità spendibile all’estero.

Pur con le dovute differenze, sembra trovarsi innanzi alla medesima situazione afgana, quando è stato “proposto” dagli invasori americani un ex dipendente dell’Unocal Corporation (3), ora controllata da Chevron  (4), Hamid Karzai (5), con un ex Controllore dell’Unione Europea , scavalcando la politica nazionale, come è accaduto in Grecia con le dimissioni del governo Papandreu, mettendo al suo posto un  primo ministro che piace ai nuovi “padroni” che grazie al Trattato di Lisbona ha abdicato le sovranità nazionali.

Che il precedente governo bunga bunga avesse perso la credibilità internazionale è acccalarato, ed è vero che l’Italia è stata attaccata da una guerra finanziaria internazionale, non diversa da quella scatenata con armi convenzionali contro la Libia che ha portato alla cacciata e all’uccisione dell’ex amico del premier, il colonnello Gheddafi (6) e con i lealisti di Berlusconi che scandivano il suo nome, sabato sera (7), tra una pletoria di contestatori che non si sono resi conto che l’Italia è caduta dalla padella nella brace.

Non va dimenticato che entro marzo 2012 andranno in scadenza 200 miliardi di euro di Titolo di Stato (8) e che debbono essere restituiti alla Finanza internazionale, che giustamente li reclamerà.

Il problema semmai è un altro: il premier incaricato farà gli interessi dell’Italia o quello dei creditori? È chiaro non saranno fatti quelli degli italiani, a quello avrebbe dovuto provvedere la politica, ma ha preferito fare un passo indietro, mettendosi al servizio di un tecnico, che anche se ufficialmente risponde al Capo dello Stato, de fatco fa gli interessi dei creditori internazionali,interessati a tutelare i loro investitori: azionisti, banche, fondi speculativi in primis, infischiandosene se le corde del nodo gordiano dei sacrifici richiesti al Paese ricadranno sulle fasce deboli della popolazione, perché è da starne certi che  Monti non  introdurrà una Tobian Tax (9), ossia sulle transazioni finanziarie internazionali, perché l’economia da decenni è la guida occulta dei vari Paesi, Unione Europea ed Italia compresa.

L’Italia, non per essere nazionalista, si troverà con un primo ministro “prestanome” dell’UE, che, se non vorrà essere spodestato alla prima votazione non potrà presentare sacrifici contro la “Casta” dei politici italiani e dei grandi gruppi economico-finanziari, che hanno sempre in mano l’arma dei licenziamenti e delle delocalizzazioni nel caso di attacco ai loro diritti acquisiti.

Quello che ha fatto una particolare impressione è stata l’euforia dei media internazionali, italiani compresi, controllati da grandi gruppi industriali e finanziari, che festeggiano per la detronizzazione della politica italiana, plaudendo all’avvento del “tetrarca” (10), Mario Monti, come fosse giunto un nuovo Erode  (11) finanziario, non a salvare i cittadini, ma gli Imperi che soffocano l’economia reale.

Evidentemente né i lealisti del premier cos’ come gli oppositori che sabato sera lo osannavano o insultavano davanti a Palazzo Grazioli si rendono conto dei sacrifici che saranno costretti a subire come vessazioni economiche per pagare i danni di una classe politica trentennale lassista, populista e assente, intenta a raggranellare consenso, presentando il piatto mezzo pieno, anche quando molte classi economiche e sociali stanno leccando il piatto vuoto, sperando si saziarsi con i fumi della cucina, come nel film “Bertoldo, Bertoldino e Cacasenno” di Mario Monicelli,  1984 (12), osannando il nuovo che avanza.

In molti non hanno compreso era che Berlusconi non era la malattia dell’Italia, ma il sintomo del malessere, tant’è  che anche se è cambiato il cavaliere, il cavallo Italia che non è da corsa, ma un somaro malridotto, mezzo spelacchiato, dal pelo sporco con zoccoli e  garrese fragili, perché i vari cavalieri che e palafrenieri che si sono succeduti nel corso dei decenni hanno pensato al proprio ingrasso e non a quello dell’animale ormai sfiancato. E i mercati finanziari sono in agguato alle spalle del Paese, sono pronti a continuare la loro guerra non convenzionale per appropriarsi delle ricchezze che saranno svendute dall’Italia, tramite le privatizzazioni, per tamponare un debito profondo come il pozzo nero di San Patrizio.

Il “tetrarca” Mario Monti potrebbe essere per l’Italia e per gli italiani sintomo e malattia del Paese,  perché gli italiani rimarranno con il cerino in mano, scottandosi e vedendo le tasche rattrappirsi  ancor di più di quanto lo siano ora.

All’orizzonte si stagliano nefaste nubi temporalesche, saranno in molti coloro che si vedranno privati dei ripari contro le intemperie e le tempeste economiche. Oggi tutti parlano di coesione, auspicando l’unità delle forze politiche, ma nessun politico in queste ore parla dei bisogni e delle necessità dei cittadini, i carrettieri che portano il somaro Italia sulle spalle vengono visiti come dei sovversivi reazionari se si permettono d’andare in piazza a protestare.

I “chiari di luna” si vedranno tra poche settimane e saranno dolori per tutti…
Marco Bazzato
14.11.2011


venerdì 11 novembre 2011

Pdl spaccato su Monti, Frattini contro i "fascisti" Bersani a Di Pietro: ripensaci, prima viene l'Italia

Si dice, stando agli analisti politici, che il nuovo primo ministro, l’economista eletto senatore a vita all’uopo, tanto per evitare gli sprechi così necessari per salvare l’Italia, dovrebbe essere operativo già dai primi della prossima settimana, sempre che l’attuale maggioranza, la Lega, l’Italia dei  - cosiddetti – Valori, decidano che posizione tenere.  L’emiciclo parlamentare appare sempre più come un’armata Brancaleone allo sbando, con i peones di ogni schieramento impegnati in una guerra di trincea, timorosi di perdere il posto di scaldapanche, numerini buoni all’abbisogna, ma scollati anche dalle minime conoscenze di base dei termini economici, (1) che in aula pigiano il pulsante delle votazioni come un branco di pecoroni, senza comprendere cosa vanno a votare: barboni e pecorone, trote senza identità.

Ma c’è poco da stare allegri, né l’ex maggioranza né l’ex opposizione vogliono le elezioni anticipate.  I peones rischierebbero la pensione o peggio, il non tornare a scaldare i banchi, ma per i grandi leader del populismo e della demagogia estrema, la sola idea di elezioni anticipate, quindi i relativi comizi e comparsate in tv, a raccontare balle agli italiani, quando i sassi sanno che la situazione è da cappio al collo, gli fa pensare che siano “Volatili per diabetici” (2),quindi per dirla alla Nico Giraraldi, meglio fare i “Paraculi” con un governo tecnico, usando il neo senatore a vita, Mario Monti, come parafulmine, in modo che poi, quando si di metterà, in campagna elettorale possa essere attaccato a destra e a manca, i modo che i cosiddetti partiti ufficiali, come tanti Giuda Iscariota o novelli Ponzio Pilato, possano scagliasi contro, lapidandolo di parole, uscendo puliti e mondi dall’oceano di nequizie che per decenni, in modo bipartisan, l’intero emiciclo ha commesso ai danni dell’Italia.

Sì, perché in Italia i cosiddetti governi tecnici, di transito, balneari, invernali o come diavolo vogliono chiamarli, hanno un solo scopo: fare il lavoro sporco, il lavoro che i politici da piazza arruffapopoli si rifiutano di fare, per timore dell’emorragia elettorale di voti. È sempre accaduto nella storia della Repubblica – delle banane. La mancanza di coraggio, l’incapacità politica di ripulire il Paese, bastonando sempre i soliti noti: le classi più deboli, perché non si possono intaccare i privilegi e i diritti acquisti delle classi agiate, che attraverso mille rivoli, mille associazioni, riescono in un modo o in un altro a inserire un qualche codicillo di legge “salva ano” e con il nuovo governo tecnico che avanza la solfa non cambierà, perché non c’è interesse a ridurre la spesa, a tagliare i rami secchi della pubblica amministrazione, non c’è interesse a diminuire il numero dei parlamentari, ad iniziare a licenziare i  fannulloni nella pubblica amministrazione, in quanto assieme alle famiglie, sono un serbatoio di voti. Più semplice fare come lo sceriffo di Nottingham, come William Hamleigh: crudele e ambizioso signore locale, prima conte, poi sceriffo di Shiring, del romanzo “I pilastri della Terra” di Ken Follet, che vessavano il ppolo.

Non c’è interesse a far pagare alla Chiesa, dove in tv tanti preti si sciacquano la bocca con la frase del Vangelo: “Dare a Cesare quel che è di Cesare e a Dio quel che è di Dio” Mc, 12, 13 – 17  (3)  salvo poi il Vaticano incazzarsi se Cesare volesse di fargli pagare le tasse complete, come a tutti i comuni mortali, e in quei casi il Vangelo e il cristianesimo, nel nome del cattolicesimo peloso, può andare a farsi benedire. Ipocrisia papale ed episcopale straccia vesti degna di Caifa (4).

Il governo tecnico è la panacea momentanea della politica che non vuole decidere, di un sistema lassista che da trent’anni preferisce dormire tra guanciali di raso, materassi ricolmi di denaro, prebende, agi e benefit, quando fuori dal “Palazzo” il Paese va a rotoli, ma questi se ne fottono.

Ma il problema ultimo non sono i politici, che fanno i loro giochetti e i  interessi all’interno delle segreterie di partito, che compilano le liste dei fidati compagni di ventura che devono essere eletti, la colpa è dei cittadini, che vanno a votare certi gaglioffi, che vanno a fidarsi delle promesse da mercante, da spacciatori di merce avariata, che lordano piazze e muri con slogan mediocri, acchiappa polli.

L’Italia non sa produrre statisti, ma politicastri mediocri con una mentalità provinciale, ottusa, campanilistica, attaccata ad un Paese reale che risale al medioevo, legato alla cultura dei Principati e delle Signori, dove i villici, i servi della gleba, ossia i cittadini si fanno  abbindolare dal primo venditore di carabattole usate che spaccia le proprie idee o i propri pensieri per nuovi, perché questi “nuovi politici” sono figli dell’humus culturale e sociale di dove sono stati svezzati, allevati, nutriti, foraggiati, figli dell’inquinamento ambientale dei luoghi della prima infanzia.

Il problema di fondo è che all’orizzonte non esiste un ricambio, non esiste la volontà di dare un colpo di reni che porti a raddrizzare la bagnarola “Italia” che imbarca acqua da tutte le parti. Eppure ci sarebbero i rami morti da abbattere, i “palazzi del potere” da demolire, le corporazioni da fare tabula rasa i privilegi da cancellare, ma il “sistema” fa quadrato su se stesso, e  come in una guerra non convenzionale, ognuno cerca di scaricare ogive all’uranio impoverito entro il giardino altrui, all’interno di una guerra di posizione e di logoramento che alla fine sfinisce e impoverisce le truppe – i cittadini – che non sanno più a che santo voltarsi per mettere insieme il pranzo con la cena, sempre che ormai in molte famiglie esiste il pranzo e la cena.

Ma c’è in questa farsa tutta italiana il nodo della discordia dei cosiddetti traditori, quelli che prima dal centrosinistra sono passati al centrodestra e che poi altri, dal centrodestra sono passati al centrosinistra, facendo saltare i numeri del governo, costringendo il premier a fare una figura barbina davanti all’Italia. I cosiddetti “Traditori” da ambo le parti, a beneficio dei buoi che seguono la politica con orecchio sordo, politici di prima linea compresi, dimostrano la loro ignoranza per quanto riguarda la Costituzione Italiana, a cui hanno giurato. E la Costituzione, piaccia o no, non è stata scritta dai padri fondatori della Repubblica su un rotolo di carta igienica, buona per pulirsi la bocca quando la schiuma della rabbia sale agli occhi. La Costituzione all’articolo 67 recita: (5):

« Ogni membro del Parlamento rappresenta la Nazione ed esercita le sue funzioni senza vincolo di mandato »

E quanto un politico, non importa di che schieramento, facendo populismo aizza popolo dimentica i principi fondamentali della Costituzione (6) , ha la pretesa che i cittadini extracomunitari, per diventare italiani, la conoscano, da l’idea che siamo un Paese governato da extracomunitari, con il rispetto per coloro che sfacchinano tutti i giorni per fare quei lavori che gli italiani non vogliono più fare.

Marco Bazzato
11.11.2011

(6) http://www.quirinale.it/qrnw/statico/costituzione/costituzione.htm

giovedì 10 novembre 2011

La proposta di Giancarlo Carocci di sopprimere i cani nei canili

Ha provocato un vespaio di polemiche la proposta del consigliere provinciale umbro, Giancarlo Carocci, circa la possibilità, per ora non contemplata dalla legge, di sopprimere i cani dal veterinario, piuttosto che abbandonarli per strada o che poi trovano rifugio, a spese della comunità, nei vari canili.

Apriti cielo, l’Empa ha dichiarato che provvederà a denunciare il consigliere umbro all’autorità giudiziaria per istigazione a delinquere, quanto la tutela giuridica degli animali è norma alla Legge 189/04 che punisce con la reclusione fino a due anni chiunque cagiona senza alcuna necessità la morte ad un animale (1).

Loro diritto farlo però, se questo è il comunicato, l’Empa non si fida dei veterinari, in quanto, stando alle dichiarazioni dello stesso consigliere umbro, dovrebbero essere loro che somministrano l’eutanasia e non i padroni. A ben pensarci, usando questo metro di ragionamento, i delinquenti finali non sarebbe chi porta l’animale per la soppressione, ma il “Menghele” che se ne occuperà, in quanto non andrebbero a rispettare le normative e le leggi vigenti a loro tutela. E la deduzione finale potrebbe essere: ma l’Empa non ha fiducia dei veterinari?

Non si può dimenticare che i veri delinquenti sono gli “animalisti” della domenica, quei “cani” con tutto il rispetto per il quadrupede, che vanno a comprarsi animali importati clandestinamente dai Paesi dell’Est (2) che non hanno bisogno d’essere istigati.

Tutta questa crudeltà nei confronti di un consigliere provinciale è accanimento contro quelli che ragionano in modo non convenzionale, oppure dietro l’”amore” ci sta il business dei canili, un mercimonio di finanziamenti dello Stato, Regioni, Provincie e Comuni, la loro soppressione rappresenterebbe una perdita secca  e non di affettività nei loro confronti?

Un cane costa a un Comune dai trecento ai mille euro l’anno, la soppressione se si applicassero, dopo aver cambiato le leggi dello Stato italiane, quelle vigenti negli Stati Uniti, dove al randagio dopo sessanta giorni viene praticata l’eutanasia e la carcassa smaltita, in quanto rifiuto speciale, dentro un forno crematorio apposito, il risparmio annuale  sarebbe di circa duecento milioni di euro (3).

È più semplice il business della denuncia facile a chi esprime la propria opinione, piuttosto che  incidere realmente nelle situazioni di disagio e sofferenza degli animali. Basta guardarsi qualche volta Striscia la Notizia, con i servizi di Edoardo Stoppa. È mai possibile che i cittadini debbano chiamare un Tg satirico dopo che molte volte le denunce agli organi competenti, sono cadute nel vuoto e nel disinteresse generale?

Il problema del maltrattamento degli animali da compagnia è una patologia endemica di alcuni deviati sociali, che non si risolve però gettando via denaro in campagne mediatiche di sensibilizzazione sociale, che lasciano il tempo che trovano, ma trovando soluzioni apparentemente impopolari ma che diano una scossa a determinati soggetti, anche se è triste dirlo, ma certe persone, e sono una minoranza malata, quando hanno deciso d’abbandonare un animale nulla le può far recedere dalle loro intenzioni, così come non è con il mantenere gli animali in strutture fatiscenti nel totale degrado, abbandono e rispetto delle minime condizioni di vita che si risolve il problema..

Purtroppo sono i controlli sul territorio che latitano, agli onori della cronaca saltano i cosiddetti casi roboanti, quelli del singolo animale strappalacrime, che fanno indignare, ma non è l’evento mediatico sul singolo che risolve una situazione creatasi primis per interesse economico che non per amore nei confronti degli animali.

A voler essere cinici, a parte l’indignazione dei cittadini, esiste un problema di fondo. Se venissero fatti i controlli a tappeto nei canili convenzionati e non, facendoli chiudere se risultassero non a norma, ci si troverebbe nella situazione opposta: la mancanza di spazi, quindi si preferisce far notizia con un singolo di rilevanza mediatica che indagare, denunciando lo stato dei fatti, per non incidere in quella “torta economica” di aiuti erogati dallo Stato. Ergo il lassismo paga e fa guadagnare, perché altrimenti  si rischierebbe di dover ricorrere a soluzioni estreme e impopolari. Meglio lo Status Quo.

Leggendo la “Carta dei diritti degli animali” (4) all’articolo 3 è scritto testualmente:  “Art. 3 - Nessun animale dovrà essere sottoposto a maltrattamenti e ad atti crudeli; b) Se la soppressione di un animale è necessaria, deve essere instantanea, senza dolore, nè angoscia”, come del resto lo si evince dal sito dell’A.S.L. CNI (5), dove dovrà, nel caso si volesse mettere mano alla legge, essere il legislatore che si assume l’onere di modificarla secondo le mutate esigenze, non tanto della sensibilità sociale, ma tenendo  conto degli eventuali risparmi per le casse dello Stato, ormai vuote, vista la congiuntura economica sfavorevole del Paese, fermo restando il principio che l’animale, nel caso di soppressione tramite eutanasia, nel rispetto delle convenzioni internazionali firmate anche dall’Italia, deve tenerne conto.

Come del resto fa la civilissima Svizzera, (6), dove dall’ambasciata Svizzera in Italia, si risponde alle accuse di soppressione indiscriminata di cani e gatti randagi inselvatichiti: “«Per quanto concerne la questione dei gatti domestici inselvatichiti come intervento ordinario di controllo ed equilibrio, ogni anno, in Svizzera oltre 10.000 esemplari vengono catturati, castrati o sterilizzati e poi liberati, da parte delle organizzazioni per la protezione degli animali, d'intesa con le autorità. La misura della "caccia" con la soppressione dell'animale è quindi una misura straordinaria e solo raramente utilizzata»”.

Evidentemente, pur rispettando tutti i Trattati e le Dichiarazioni dei diritti e le legislazioni nazionali vigenti, in alcuni Paesi più evoluti, in caso di necessità le leggi permettono, all’interno delle medesime delle deroghe a salvaguardia della salute pubblica dei cittadini umani, nel rispetto del diritto degli animali.

La colpa dell’incremento degli abbandoni di animali da compagnia, in particolare i cani durante il periodo estivo può essere imputata anche ai media, alla pubblicità di cibo, dei servizi su mostre canine che portano il telespettatore al desiderio emulativo, magari non avendone il tempo e le possibilità economiche, spinti dai messaggi pubblicitari ad alimentarlo e trattarlo come veniva fatto fino a pochi decenni fa da chi ne aveva gli spazi, nel modo adeguato, trasformando oggi per qualcuno da animale da compagnia a “oggetto di consumo”.

 Salvo poi una volta acquistato “l’oggetto” agognato, disfarsene alle prime difficoltà, perché non si sono tenuto in considerazione gli obblighi di legge a tutela dell’animale, e una volta fatti i conti, si decide di sbarazzarsene.

Sono chiaramente comportamenti estremi, che non vanno comunque sottovalutati, in quanto poi i costi di questo “oggetto ludico” alla fine vanno a ricadere su tutti i contribuenti, visto che poi lo Stato, tramite le associazioni degli amanti degli animali e i canili, sono costretti a farsi carico.

Marco Bazzato
10.11.2011