giovedì 5 maggio 2011

Osama Bin Laden è stato assassinato




Osama bin Muhammad bin Awa bin Laden, conosciuto dagli "amici" come Osama bin Laden, nato a Riyad - Arabia Saudita - 10 marzo 1957, assassinato a Abbottabad, Pakistan, il 2 maggio 2011.

Ormai la notizia non è più cronaca, ma storia.

Osama Bin Laden è stato assassinato da un gruppo di sicari di Stato, in Pakistan, non giustiziato, come vorrebbe fra credere la maggioranza dei media, grazie ad un incursione militare, leggesi invasione mirata di uno Stato sovrano, in spregio delle più elementari norme del Diritto Internazionale, da parte della più grande democrazia del mondo.

Il presunto mandate e ispiratore degli attentanti dell´11 settembre 2001, forse tradito da qualche compagno torturato a Guantanamo, o spiato per mesi, come sostengono gli americani, dalla CIA, è stato fatto secco, con un esecuzione a sangue freddo, durante un operazione di sicari di Stato, composto stando alle prime voci da 14 assassini, poi saliti a 69, appartenenti al corpo dei Navy SEAL - United States Navy SEa, Air and Land forces - durante un operazione che avrebbe richiesto un lungo periodo di preparazione.

Che il meticcio Obama,fosse in grosse difficoltà interne ed estere è risaputo anche ai somari, ma che "Lui", primo Premio Nobel per la Pace al mondo "Sulla parola" - in stile galeotto in libertà condizionata - avesse bisogno del gioco delle tre carte, come un prestigiatore alcolizzato di Harlem per sollevare le sorti della sua miserevole presidenza, questo è stato un guitto da giullare e buffone di corte, completamente inaspettato.

Secondo le vigenti leggi non solo americane ma internazionali, ogni cittadino, chiunque esso sia, è innocente fino a prova contraria.

Criminali di guerra ben più feroci dello sceicco saudita sono stati arrestati e consegnati ai Tribunali internazionali, per essere processati per crimini ben più orrendi di quelli imputati ad Osama Bin Laden.

Prendiamo ad esempio i nazisti, vedi processo di Norimberga, Saddam Husseim,i Kmer Rossi, Milosevic, il genocidio in Ruanda, e via discorrendo. Eppure Bin Laden aveva sulla coscienza un numero di morti, diretti e indiretti, assai inferiore rispetto ai loschi figuri sopracitati, con la differenza, non da poco, che costoro sono stati processati - formalmente - da una giuria di loro pari, ricevendone una condanna, o all´ergastolo, o all´impiccagione, a seconda delle leggi dei rispettivi Paesi, mentre Osama è stato, per dirla alla Obama, "Terminato", cioè assassinato.

A costui: un colpo in testa, in stile Al Capone, e stivaletti di cemento, come d´uso fare la mafia siciliana quando deve far sparire qualche testimone scomodo, seppellendolo nell´oceano, in dispregio di quelle stesse religioni che l´America stessa, dicendo di non essere in guerra con l´Islam, dice di rispettare.

Alcuni dicono che giustizia è fatta...italiani compresi, eppure si è assistito a un crimine, ad uno sfregio del diritto internazionale di una violenza e di una criminalità inaudita, trovandosi innanzi ad un barbarismo culturale non diverso da quello talebano, esperti in esecuzioni sommarie dei traditori. Sì, perché alla fine Bin Laden, essendo stato un uomo della Cia era un traditore, e come tale è stato eliminato.

Il Presidente fallito ha affermato che non verranno mostrate le foto dell´assassinato perché troppo cruente. Strano, in rete fin´ora sono passate due farlocche, e si inizia a dubitare che gli statunitensi lo abbiano assassinato il due di maggio. Alcuni sostengono che Osama fosse stato ammazzato anni fa in Afganistan e il corpo messo sotto ghiaccio, pronto per essere "scongelato" e venduto come "merce fresca" al momento opportuno.

Ora bisognerà attendere la reazione dei pakistani, che se non avvisati, si sono visti violare dall´esercito americano la loro spazio aereo e l´integrità territoriale con un´operazione clandestina, non concordata con dei presunti alleati.. I pakistani, visto che sono più gli americani che hanno bisogno di loro e non viceversa, dovrebbero sospendere per alcuni mesi il permesso di utilizzo logistico dello territorio e dello spazio aereo, in segno di protesta sostanziale contro l´indebita aggressione subita.

L´azione svolta dal Governo americano non è molto diversa da quella di un "vicino di casa" che ti entra furtivamente nel giardino, ti ammazza il cane, considerato portatore di rabbia, senza averne fatto gli esami clinici per appurarlo, e poi si porta via la carcassa dell´animale, seppellendola in una "fossa" oceanica.

Possiamo dire che il mondo si è liberato di un pericolo? No, anzi. Uccidendo in modo barbaro Bin Laden, gli americani ora hanno creato un martire, perché se prima avevano dalla loro la formalità del diritto internazionale, l´assassinio mirato, tipico dei regimi dittatoriali, potrebbe alimentare il fanatismo e le ritorsioni nel territorio europeo e in minor misura negli U..S.A..
L´assassinio di Bin Laden assomiglia a un omicidio rituale, come se una volta eliminato il presunto demone, il demone stesso si dissolvesse. Cosa che purtroppo potrebbe non essere. È vero che Al-Qaida, da anni vive virtualmente attraverso le rivendicazioni internet, come un entità a se stante, lontana dai fatti e dagli eventi che gli vengono attribuiti, ma è anche vero che nel nome del "Martire", secondo i fanatici più radicali, potrebbero scatenarsi rappresaglie contro obbiettivi civili, e non militari, più facili da colpire, e non è detto che necessariamente debbano essere luoghi simbolici, perché ogni luogo, ad attentato compiuto, potrebbe assumere la nomea, col senno del poi, di luogo simbolico.

Quello che annichilisce è il silenzio e la proneria succube a novanta gradi - caratteristica dell´omosessualità passiva - della comunità diplomatica internazionale, occidentale in primis, ligia e attenta a sbraitare contro i deboli, quando fa comodo, al diritto internazionale e ai diritti umani e di giustizia. In questo frangente invece, tutti sembrano come vampiri ubriacati dal sapore del sangue del cadavere assassinato a freddo di Bin Laden, ignorando che dei Paesi che hanno la pretesa di dirsi civili sul piano internazionale non dovrebbero aver remore nel richiamare anche il padrone, pardon l´alleato più potente, quando costui calpesta, qualunque possano essere la banali giustificazioni, le regole del diritto.

Non si tratta di difendere un assassino come Bin Laden, ma di difendere il diritto violato, non tanto con l´uccisione del simbolo, ma con l´assassino della persona che nell´immaginario collettivo incarnava il simbolo.

Forse gli americani non vogliono mostrare la foto del cadavere perché temono non le reazioni per la morte del simbolo, ma le reazioni fanatiche per l´assassinio della persona. I due approcci si muovono su piani diversi, e il secondo, ossia il piano umano, fa più paura del piano simbolico eliminato; sempre che esista la foto dell´esecuzione e la prova certa dell´assassinio, con data digitale, e un video dell´occultamento di cadavere nell´oceano.

Ora sembrerebbe che il Premio Nobel per la Pace, sulla parola si accinga a decorare l´assassino di Bin Laden. Decorazione segreta, così come il nome del sicario. E qui scatta il paradosso: Un Premio Nobel per la Pace che appone una medaglia al petto di un killer professionista.
Quando si parla di vittime, sovente non ci si attiene mai alle fonti di uno dei due belligeranti, ma di solito per le conferme sono attese da organizzazioni terze o indipendenti. In questo caso tutti a plaudere al corpo dell´assassinato che pubblicamente non viene diffuso.

Va ricordato quando si parla di Comunità internazionale che gli americani non riconoscono la Corte Penale Internazionale dell´Aia, ma pensano, a loro insindacabile giudizio, che i criminali vadano impiccatati, quando fa comodo a loro, al primo albero e assassinati, lasciandoli penzolare dalla forca.

Nota dell´autore.

Sono favorevole alla pena di morte, l´ho sempre dichiarato, quando questa è comminata da un Tribunale legalmente riconosciuto sia sul piano interno come in quello Internazionale. Io stesso avrei plaudito all´esecuzione della pena capitale, dopo un giusto processo, affrontando tutti i gradi di giudizio. Ma nel caso di Bin Laden nessuna delle banali regole del diritto è stata rispettata. Questo è un precedente pericoloso, perché il pericolo per una china arbitraria della giustizia locale, regionale, nazionale o internazionale, si sta facendo sempre ripida. Uccidere a sangue freddo, senza il diritto di un processo, non è giustizia, ma esecuzione, assassinio, omicidio eseguito da un sicario addestrato e al soldo di uno Stato.

Oggi lo hanno fatto gli Stati Uniti, domani lo stesso diritto d´impunità potrebbero pretenderlo, a ragione allora, qualsiasi altro Paese,e tutti dovrebbero plaudire.

Tutte le vittime di Bin Laden e di Al-Qaida, da quelle dell´11 settembre in poi, avevano il diritto sacrosanto d´avere giustizia, non vendetta e assassinio di Stato.
Marco Bazzato
05.05.2011
http://marco-bazzato.blogspot.com/