mercoledì 23 agosto 2006

Come l'Europa vede l'Italia

Una divertenete e satirica aniamzione di Bruno Bozzetto di come l'Europa vede il Bel Paese

Frate trovato in auto con l?amante

Mariateresa Contida
Trapani
Lo hanno sorpreso in auto, appartato con una giovane donna, in atteggiamento inequivocabile. E gli hanno chiesto i documenti, per identificarlo e procedere quindi alla denuncia per atti osceni in luogo pubblico. Solo che quell'amante focoso presentatosi come docente universitario, in realtà, era un religioso. Un frate cappuccino per l'esattezza, che adesso si è beccato anche una denuncia per sostituzione di persona, visto che avrebbe cercato di nascondere il suo status.
Arriva da Castellammare del Golfo, in provincia di Trapani, questa storia dai contorni boccacceschi, visto che vede per protagonista un religioso, per di più piuttosto noto visto che riveste un incarico di rilievo nel convento che i frati cappuccini hanno a Palermo. La vicenda risale a qualche giorno fa, ma solo ora, grazie al tam-tam dei fedeli che frequentano il convento, è diventata praticamente di dominio pubblico. Il frate, del quale non sono state rese note le generalità, si trovava in auto a Castellammare del Golfo,
in una zona protetta della locale riserva naturale. Con lui, una giovane donna, che a detta dei bene informati sarebbe una sua ex parrocchiana. Improvviso, il blitz delle guardie forestali che sorvegliano il sito. Secondo gli agenti, la coppia era in atteggiamento inequivocabile. Tanto inequivocabile da imporre, praticamente, l'identificazione per procedere alla segnalazione per atti osceni. Ma la vera sorpresa è arrivata quando è stato fatto il controllo dei documenti e si è scoperto che si trattava di un religioso.
L'uomo, presentando la patente di guida, aveva sostenuto infatti di essere un docente universitario. Di qui la denuncia bis, per sostituzione di persona. E l'inchiesta, avviata dalla procura di Trapani, che lo ha iscritto nel registro degli indagati.
FOnte IlGiornale.it

Ma tutto questo Magdi non lo sa?

di Carlo Bertani
?Il ciarlatano di ieri è il professore di domani?Sir Arthur Conan Doyle, L'imbuto di cuoio.
Colpa dei fascisti. No, non sono i nostalgici del Duce e di Salò, non c?entrano niente con pugnali e gagliardetti: sono i nuovi ?fascisti?, ossia coloro che fanno d?ogni erba un fascio. Così ti svegli una sonnacchiosa mattina d?agosto e scopri che ti hanno sbattuto in prima pagina sul ?Corriere della Sera?, a firma ? niente di meno che ? del vicedirettore, sahib Magdi Allam.Quando questa gente ti riserva un simile onore non lo fa per un civile dibattito ? digni non sumus ? ma per la semplice necessità di sbattere sempre il mostro in prima pagina: è una regola del giornalismo, anche Magdi si è imparato.
Questa volta ? ad essere finiti nel ?fascio? ? sono stati l?UCOII (Unione delle COmunità Islamiche Italiane) ed il sottoscritto, reo d?aver affermato che Israele ha operato (e se non c?era Hezbollah lo avrebbe fatto ancor meglio) la pulizia etnica in Libano.L?UCOII ? per coloro che ancora non lo sapessero ? il 20 agosto ha acquistato degli spazi su alcuni quotidiani nazionali (fra i quali proprio il Quotidiano Nazionale) dove ha accusato Israele di praticare il genocidio contro le popolazioni arabe come lo fecero i nazisti. Noi non siamo ?fascisti? ? caro Magdi ? e delle affermazioni dell?UCOII risponderà l?UCOII stessa, mentre il sottoscritto non teme di rispondere delle proprie, ed ovunque lo ha sempre fatto firmandosi con nome e cognome, senza mai usare un nickname.
Sul fatto che Israele abbia praticato la pulizia etnica in Libano c?è così poco da dire che non merita nemmeno di spenderci troppo tempo: ha forse bombardato indiscriminatamente Beirut? No, le bombe israeliane sono diligentemente cadute solo sui quartieri di Beirut sud ? quelli abitati dagli sciiti ? e poi nella parte meridionale del Libano e lungo la Bekaa : tutti posti dove vivono gli sciiti libanesi.Oddio, qualche ordigno è caduto anche altrove ? anche il miglior bombardamento ?chirurgico? ha le sue pecche ? ma basta osservare una foto satellitare di Beirut, prima e dopo la ?cura? israeliana, per rendersi conto che la parte sud della città è stata rasa al suolo. D?altro canto, si sa che sono sempre i terroni a pagarla più cara.
Io non so se tu ? caro Magdi ? consulti qualche volta un dizionario della lingua italiana ? non s?addice certo al vicedirettore di un grande giornale ? ma forse (anche di nascosto, per carità?) faresti meglio a sfogliarlo.La locuzione ?pulizia etnica? viene comunemente usata per definire il tentativo di colpire ? in un?area multietnica ? una sola etnia. Punto e basta.Non è mica una novità, sai? Noi europei abbiamo grande esperienza di ?pulizie etniche? ? vivaddio, ne siamo maestri ? abbiamo iniziato con i valdesi, gli Ugonotti, gli ebrei?recentemente abbiamo continuato con gli albanesi, i serbi, i musulmani di Bosnia?hai mai sentito parlare di Jugoslavia?
Sappiamo riconoscere quando si attua la pulizia etnica: cambiano i mezzi ? ogni cielo ha le sue regole ? e c?è chi preferisce ?ripulire? con i machete (Utu e Tutsi) e chi con la bombe da 1.000 Kg sganciate sulle abitazioni, come a Gaza ed a Beirut.Come dici? Si tratta pur sempre di misure attuate ?contro il terrorismo?? Accidenti, Magdi, ma allora cerchi di fare il furbo?dai, ammettilo?Non lo sai che una bomba da 1.000 Kg come quelle usate a Gaza sbriciola ? e, ripeto, letteralmente sbriciola ? un?area corrispondente all?incirca ad un campo di calcio? Scusa sai, ma noi europei le conosciamo bene quelle bombe perché quando cadevano distruggevano interi isolati, quartieri: guarda Milano, passeggia e scopri dove sono cadute le bombe, osserva la differenza fra le vecchie case ottocentesche e quelle costruite dopo la guerra. Guarda e impara, puoi fare un po? di jogging ed unire l?utile al dilettevole.
Nel momento stesso che si sgancia un simile ordigno su di un?area abitata (sia essa Gaza, Beirut o Milano) non si distingue più un obiettivo preciso ? che so io, un ponte od un deposito d?armi ? ma s?intende colpire un?area, e con essa quelli che vivono in quella determinata area. E che cosa è, questa, se non pulizia etnica? Non saprei proprio come chiamala altrimenti: prova tu ? caro Magdi ? vedi un po? se nel tuo dizionario egiziano-italiano trovi qualcosa di meglio, io di più non riesco a scovare.Lascia che ti dica però una cosa: Magdi, un po? mi hai deluso, devo ammetterlo. Osservando l?arguzia che traspare dal tuo viso levantino, speravo che tu ci rendessi edotti sui retroscena che agitano il Vicino Oriente, l?Egitto, l?Arabia Felix, invece ? man mano che passa il tempo ? mi sembra di sentir aleggiare nelle tue parole lo spirito di Renato Farina (anche lui vicedirettore, di Libero) che però non mi ricorda molto l?acume di Sinuhe l?egiziano. Scusami, stavo anch?io facendo d?ogni erba un fascio, ed essere associati nello stesso fascio con Renato Farina non è un grande onore, al massimo s?ottiene una ramazza, di quelle utili per pulire le stalle.
Qualche miglioramento però c?è: forza Magdi, che sei sul cinque e mezzo, un piccolo sforzo e ce la puoi ancora fare. Sono mesi che dalle invereconde pagine del Web parlo di Fratellanza Musulmana e finalmente vedo che anche tu l?hai citata come pietra dello scandalo, la madre di tutte le nequizie. L?analisi è un po? carente, ma siamo sulla buona strada: cinque e mezzo, appunto.Quello che non ti consente di raggiungere la sufficienza è che non ci hai raccontato niente di cosa veramente è ed è stata la Fratellanza Musulmana. Io l?ho fatto anni fa in ?Al-Qaeda: chi è, da dove viene e dove va? ed il libro era così schifoso che Franco di Mare (conosci?) lo ha usato per intessere un ?esclusivo? servizio del TG1, senza ovviamente citare la fonte. Ho le registrazioni e la comparazione con il testo, mica balle. Come dici? Le vie legali? Mettersi in lite con mamma RAI, in Italia, è come chiedere agli americani cosa successe ad Ustica: suvvia, siamo seri.
Ancora oggi mi chiedo perché una sera qualunque ? mentre ti trastullavi alla corte del Vespone ? non ci hai parlato di Hassan Al Banna. Forse ne valeva la pena di ricordare questo dimenticato insegnante di Ismailija che ? nel 1928 ? si pose il problema di come conciliare la modernità che avanzava con la tradizione islamica, con le Sure del Corano. Se solo tu lo avessi fatto il ?sei? era assicurato, certo, ma non lo hai fatto?sarebbe stato così facile per te, egiziano?Entrambi sappiamo che il grande problema che oggi chiamiamo ?terrorismo islamico? o quant?altro ha proprio lì le sue radici, ma bisogna dirlo se si vuole la sufficienza, mica gettare lì due parole ?Fratellanza Musulmana? e poi svicolare via con la solita filippica sul terrorismo. Eh no, così non va: guarda che, se continui così, il debito formativo ? a settembre ? non te lo leva nessuno. Vedrò di farlo ancora una volta io per te ma ti avverto: è l?ultima eh? Poi scrivo il voto sul registro.
Nel 1928, gli arabi avevano ancora il sederino dolente: sì, bruciava ancora un po? perché erano trascorsi solo otto anni dal Trattato di Sèvres (se lo nominavi, mezzo punto in più).Cosa c?era scritto in quel trattato? Semplicemente che ? crollato l?Impero Ottomano ? la Francia avrebbe regnato sulla Siria e sul Libano e la Gran Bretagna sulla Palestina, sull?Iraq e sulla penisola arabica (eccettuato l?Higiaz, la regione dove sorgono La Mecca e Medina).Il sederino bruciava perché ? per liberarsi del giogo turco ? agli arabi era stato promesso che, se combattevano a fianco degli inglesi, avrebbero ricevuto in cambio la completa libertà dalle dominazioni coloniali. Eh, caro ragazzo, lo so che fu una bella fregatura, ma Pinocchio l?abbiamo scritto noi, mica gli arabi!
Chi recitò la parte di Mangiafuoco nella vicenda?L?inconsapevole Mangiafuoco ? tenero britannico, ammantato dall?etere efebico che solo gli inglesi ?cockney? sanno esprimere ? fu il ?colonnello? Lawrence, ma anche qui si continua con Collodi perché di militaresco Lawrence non aveva un accidente, era un?altra ?bufala?.Thomas Edward Lawrence ? detto ?Lawrence d?Arabia? ? era un archeologo che aveva viaggiato parecchio in Oriente e che conosceva bene gli arabi. Conosceva anche bene il suo mestiere, visto che si permise di lasciarci una traduzione dell?Odissea dal greco antico.
Quando scoppiò la Prima Guerra Mondiale, gli inglesi non avevano sufficienti truppe per combattere i turchi in quello scacchiere: il fronte europeo ingoiava intere generazioni. Bisognava trovare degli alleati, gente motivata e convinta per fare la guerra ai turchi; quel giovane archeologo di Oxford ? che faceva parte dell?esclusiva Round Table britannica, insieme a lord Kitchener, allo scrittore H.G. Wells ed altri ? cascava a fagiolo: divenne capitano per censo e poi, via via che aumentavano i suoi successi contro i turchi, salì la gerarchia militare. L?opera di Lawrence fu magistrale per le sorti della guerra, giacché seppe convincere gli arabi a combattere i turchi per conto di Sua Maestà britannica.Al termine delle ostilità, Lawrence e le sue bande d?arabi comandati dallo sceriffo della Mecca Hussein ? il bisnonno dell?attuale re giordano (perché non le racconti queste cose? Perché ti ostini a giocare la parte dell?ultimo della classe?) ? avevano scacciato i turchi e conquistato Aqaba, sul Mar Rosso.
Vennero gli accordi di pace, e quando tacciono le armi s?inizia ad avvertire odor di fregatura: così dopo si può declamare ai quattro venti che qualcuno ha rotto gli accordi e scatenata una nuova guerra.Al grande tavolo della pace di Versailles, Lawrence sedette per provocazione insieme alla delegazione araba, dopo aver rifiutato la carica di vicerè dell?India: l?idealista Lawrence s?era impegnato di persona a consegnare quelle terre agli arabi, ed il Trattato di Sèvres (che era nell?aria) non manteneva certo gli impegni che aveva preso nel Neghev con Hussein.Prima di lasciare Lawrence al suo destino ? che lo avrebbe condotto, per delusione, a lasciare l?esercito e ad arruolarsi come semplice aviere nella RAF, sotto falso nome, fino all?oscura morte sulla quale gli inglesi non hanno ancora sollevato il segreto di stato ? citiamo soltanto alcune sue corrispondenze dall?Iraq del dopoguerra (anni Venti del ?900):
«Il popolo inglese è stato portato in Mesopotamia in una trappola, dalla quale sarà assai difficile uscire con dignità e onore. Gli inglesi sono stati indotti ad andare da una costante mancanza di informazioni. I comunicati provenienti da Baghdad sono tardivi, fallaci e incompleti. Le cose sono andate molto peggio di come sono state riferite, e la nostra amministrazione è stata molto più sanguinaria e inetta di quanto l'opinione pubblica abbia appreso. Per il nostro primato di impero si tratta di una sventura che presto potrebbe diventare troppo incandescente perché sia possibile rimediarvi. Non siamo troppo lontani, ormai, dal disastro.»
Chissà se Rumsfeld ha letto quei giornali del 1920? Forse, fargliene avere una copia, non sarebbe male?
«Il nostro governo è peggiore del sistema turco di una volta. Loro mantennero 14.000 soldati di leva locali e mantenendo la pace uccisero una media annuale di duecento arabi. Noi abbiamo 90.000 uomini con aeroplani, carri armati, cannoniere, e treni blindati. Abbiamo ucciso circa 10.000 arabi nel corso dell'insurrezione di quest'estate. Non possiamo sperare di mantenere una simile media. Ci è stato detto che l'insurrezione ha motivazioni politiche, ma non ci è stato detto che cosa voglia la gente del posto. Forse quello che il governo ha promesso. Un ministro della camera dei Lord ha detto che dobbiamo avere così tanti soldati perché i locali non si arruoleranno.»
Non riusciamo a mantenere la media di 10.000 morti l?anno, maledizione, siamo peggio di Saddam?pardon, dei turchi?
«Di quanto l'assassinio di decine di migliaia di persone dei villaggi e delle città rallenta la produzione di grano, cotone e olio? Quanto a lungo lasceremo che milioni di sterline, migliaia di soldati dell'Impero e decine di migliaia di arabi siano sacrificati nel nome dell'amministrazione coloniale, che non favorirà nessun altro al di fuori dei suoi amministratori?»
Sostituire, nel testo, ?grano, cotone ed olio? con ?petrolio e gas? e si può ripubblicare il tutto.
«Nel frattempo le nostre sventurate truppe, indiane e inglesi, in avverse condizioni climatiche e di approvvigionamento pattugliano un territorio immenso, pagando quotidianamente un caro prezzo in termini di vite umane per la politica ostinatamente sbagliata dell'amministrazione civile di Baghdad.»
Qui non è necessario cambiare nemmeno una virgola, ed è quasi trascorso un secolo[1].Spicchiamo un salto nel tempo e nello spazio e scendiamo ad Ismailija nel 1928, dove un povero insegnate dell?epoca ? forse frustrato dalle indecenze di un qualche ministro dell?Istruzione che si chiamava Al-Moratt ? chiuse i testi di grammatica e si mise a meditare: è possibile, per i musulmani, convivere con questo sfracello d?automobili, aerei e quant?altro che avanza?La grande domanda senza risposta ? la ?madre di tutti i guai? ? è qui: una civiltà che è rimasta pressoché statica per un millennio (l?eterno ?Medio Evo? islamico) va in pezzi quando viene a contatto con il mondo occidentale. Il problema è che parliamo di un miliardo di persone, ed i ?pezzi? sciabolano via ovunque.
Agli inizi, la Fratellanza Musulmana appoggiò il golpe degli ?Ufficiali Liberi? che portò nel 1952 al potere Gamal Abdel Nasser e spodestò quel ?re di coppe? che rispondeva al nome di Faruk. Un gran bel aiuto per il giovane Nasser, ma ben presto la ?deriva? verso l?URSS dell?Egitto non convinse i Fratelli Musulmani, che cercavano una via originale alla modernità, mica una fotocopia strapazzata inviata da Mosca.Nasser ? come qualsiasi dittatore che si rispetti ? si liberò allora dell?organizzazione con l?impresa di pulizie interna, ossia con la forca. Caddero così le migliori menti dell?organizzazione ? Said Qubt, ad esempio ? ed i resti della Fratellanza Musulmana sciamarono nel Vicino Oriente per sfuggire alle persecuzioni.
La genesi di tutti i movimenti transnazionali islamici ? da Al-Qaeda alla Jiiad islamica, da Fatah ad Hamas ? trovano una comune origine in quella lontana diaspora, anche se ? successivamente ? ciascuno scelse il suo ?sponsor?, chi la Siria e chi l?Iraq, chi i sauditi e chi l?Iran.Proviamo ad analizzare la vita del capo di Al-Qaeda. Chi? Bin Laden? Che ormai il capo di Al-Qaeda è l?egiziano Al-Zawahiri lo sanno anche i ranuncoli ? soltanto Magdi Allam non lo sa ? ma c?è da chiedersi se Magdi Allam sa cos?è un ranuncolo.Casualmente, ma non troppo, il medico egiziano ? membro della Fratellanza Musulmana dal 1967 ? esce dalle galere di Mubarak nel 1984 (dopo l?assassinio di Sadat) e nel 1985 è già in Afghanistan, proprio quando la guerra contro i sovietici sta terminando. Cosa porta in dote Al-Zawahiri alle formazioni militari che hanno combattuto i blasfemi sovietici?
Al-Zawahiri è un esperto ideologo che sostiene la necessità ? per il mondo musulmano ? di superare le divisioni nazionali (sovrastrutture lasciate dai colonizzatori) con un?organizzazione la quale sia di sostegno per chiunque combatta gli occidentali nel pianeta: un network di servizio per il Jiad, una ?base?.Mentre Osama Bin Laden proviene dal fumoso mondo wahabita delle fatwe, dell?integralismo wahabi e delle ricchezze petrolifere, Al-Zawahiri è un politico pragmatico, cresciuto sulla sponda sud del Mediterraneo ed avvezzo ad una visione politica dell?Islam, meno ammantata di precetti rispetto a quella saudita.In definitiva, siamo di fronte ad una serie di movimenti che non riconoscono i confini attuali, giacché tracciati con scarsa arguzia dai colonizzatori e si pongono l?obiettivo di sottrarre le popolazioni islamiche dalle dominazioni neocoloniali che gli occidentali perpetuano nei loro paesi grazie a governi compiacenti e corrotti.
Stare da una parte o dall?altra non serve a niente, perché questa non è una partita di calcio: qui occorre comprendere cosa è successo e cosa sta succedendo.Perché, Magdi, non racconti che nel tuo ?democratico? paese il Faraone Mubarak detto ?l?Inossidabile? ? giacché pilotava i Mig-25 ? governa da anni con la legge marziale ed ha imprigionato 20.000 oppositori politici?Rassicurati: qui puoi dirlo, perché in Italia vige ancora un po? di libertà di stampa e ? almeno sul Web ? queste cose si possono dire. Capisco che non fa un gran effetto raccontarle ai lettori del ?Corriere?, ma se continui così la sufficienza puoi sognartela.Per quel che abbiamo combinato in un secolo di colonialismo ? ed in un altro mezzo secolo di neocolonialismo ?targato? compagnie petrolifere e Banca Mondiale ? non abbiamo fornito ai musulmani molto materiale per amarci: siamo onesti, ammettiamolo.
Dalla rivolta del Mahdi soffocata con il sangue di 20.000 guerrieri sudanesi da lord Kitchener fino a Falluja, con il fosforo bianco e quant?altro, quante decine o centinaia di migliaia di musulmani abbiamo assassinato? Gli ultimi sono soltanto un migliaio di libanesi: oggi che la ferita è fresca appaiono molti, ma nella storia spariscono se raffrontati alla scia di sangue che abbiamo lasciato, dall?Algeria all?India.Oggi, si dà il caso che questa quisquilia di territorio sia occupato da un miliardo di musulmani: la risposta che dobbiamo dare (e darci) è se convenga continuare con una ?guerra infinita? oppure cercare degli accordi di convivenza.Viviamo sulle sponde del medesimo mare: non abbiamo scelta ? sin dai tempi dell?Impero Romano ? e dobbiamo convivere oggi come dovranno farlo le prossime generazioni.
Oggi è il petrolio, ma domani sarà il sole, perché la pia illusione europea d?essere autosufficienti dal punto di vista energetico è una fiaba: il sole che ?conta? ? ossia la radiazione pressoché costante tutto l?anno ? la troviamo solo nelle fascia compresa fra i due Tropici.Invece cosa facciamo? Invadiamo l?Iraq per cacciare un dittatore/presidente non molto diverso dal Faraone egiziano o dal generale pakistano, e dopo alcuni anni gli iracheni si ritrovano a dover pronunciare il classico ?si stava meglio quando si stava peggio?. Prima, dovevano stare attenti a non infastidire le ?orecchie? del regime, oggi devono scansare ogni giorno l?autobomba quotidiana, il cecchino sunnita od il poliziotto sciita, la raffica americana o lo scoppio di una bomba al passaggio di un convoglio. Bel gioco dell?Oca quotidiano è toccato in sorte agli iracheni: getti i dadi ogni mattina soltanto per sopravvivere.
Ah, già: dobbiamo portare in quelle terre la libertà e la democrazia.Ti confesso che non mi piace l?integralismo islamico, non mi va di non poter bere una birra a Ryad ? e di dover andarla a bere in Qatar, come fanno gli stessi sauditi ? e fra una donna in burka ed una in bikini preferisco quella in bikini, ma non per questo ritengo che tutti debbano bere birra e vestire il bikini.In buona sostanza, il vecchio Illuminismo è sempre una buona ricetta per garantire le proprie e le altrui libertà, a patto di mantenersi all?interno di quel relativismo culturale che Ratzinger ? non ancora papa ? già si prefiggeva di combattere.
Il problema è che non si può porre fine al cosiddetto ?Medio Evo islamico? a suon di bombe: se il tuo barista ha l?abitudine di non consegnarti lo scontrino fiscale, prova a pretenderlo riempiendolo di martellate. Prova, poi mi racconti com?è andata a finire.L?unica via è appoggiare i tentativi di sintesi fra la cultura islamica ed i modelli sociali che cercano di superare i vari Faraoni & Saladini, là dove se ne scorgono i segni.Gli ?alleati? di Washington sono i sauditi che non hanno nemmeno un Parlamento ed i pakistani che hanno perso il conto dei golpe militari: all?opposto, i ?nemici? sono il Libano (l?unica nazione a possedere delle strutture democratiche di stampo occidentale!), la Siria ? che non è molto diversa dal tuo ?democratico? Egitto ? e l?Iran, ossia una nazione che tenta di conciliare Stato e Chiesa, ciò che in Occidente ? nei secoli scorsi ? ha fatto scorrere fiumi di sangue. Attenzione: non sto sostenendo che l?Iran sia un fulgore di democrazia ma che almeno ? a loro modo ? ci stanno provando, mentre a Ryad devono ancora aprire l?abbecedario.
Dovremmo anche sostenere le nazioni multietniche ? come l?Iraq ed il Libano ? ed invece le sotterriamo con le bombe: ma che cosa ci possiamo ragionevolmente attendere in cambio?Da ultimo, il fulgore israeliano, la loro indiscussa superiorità sugli arabi.Facciamo notare che ? ad una settimana dal termine delle ostilità ? non ci sono stati lanci di razzi e nessuna violazione della tregua da parte di Hezbollah, mentre Israele ha continuato a sparare sui miliziani, fino a compiere un?azione di commando nella valle della Bekaa. Se lo avessero fatto gli Hezbollah, cos?avresti scritto? Perché, invece, nessuno condanna le violazioni israeliane?A Tel Aviv hanno un curioso concetto della guerra e della pace: noi possiamo intervenire in Libano quando vogliamo per ?preservare? la democrazia libanese, ma se ci sparano addosso sono dei terroristi. La risoluzione 1701 deve provvedere a disarmare completamente Hezbollah, così la prossima volta torniamo a fracassare tutto (come nel 1982 e nel 2006) senza che nessuno ci graffi la vernice dei Merkawa. Ti ricordo che Hezbollah è un movimento politico che ha anche una milizia, che l?UE non considera una formazione terrorista, e mi sembra che tu ? pur extracomunitario ? viva in Europa. Se ti chiami fuori dalle scelte europee in politica estera fallo: io non ho remore a farlo quando lo ritengo necessario.
Di questo passo, Israele mette veramente a repentaglio la vita dei suoi cittadini: perché non accetta una pace con gli arabi basata sulla risoluzione 242 ? che Tel Aviv non ha mai rispettato ? cede i territori ai palestinesi e si chiude la vicenda?L?Arabia Saudita ? nel 2002 ? fece la proposta a nome della Lega Araba: perché Israele non accettò?Se non sai la risposta non fa nulla, mi assumerò ancora una volta l?ingrato compito di rispondere io per te, ma la sufficienza ? a questo punto ? te la puoi proprio scordare.Perché da anni ? in Israele ? confondono il diritto internazionale con la legge talmudica, ossia quella che assegna allo stato ebraico i territori ?dal deserto al Libano, dal Mediterraneo all?Eufrate?[2].
Ora, gli israeliani sono liberi di credere in ciò che vogliono, ma non possono lamentarsi se gli altri non sono d?accordo, e mi sembra che Hezbollah abbia dato loro un sonoro avvertimento: sta a loro decidere se continuare nella follia del Eretz Israel oppure trovare un accordo soddisfacente con gli arabi. Direi che è ?buona? la seconda.Purtroppo, così non sembra, a giudicare dal tenore delle e-mail che giungono da server israeliani al sottoscritto. Ho deciso di renderne pubblica una affinché i lettori ? ed anche tu, Magdi ? possano rendersi conto della grande educazione che regna da quelle parti:
Si dovrebbe vergognare, lei , solo di pronunciare la parola ?Pulizia Etnica?.
I suoi simili, con l?odio per cio? che è diverso da loro sono coloro i quali hanno condotto pulizie etniche Lei non è diverso da un SS, con le sue frasi che traboccano un impressionante odio antisemita! Lei non sa cosa è stata la SHOA e le persecuzioni razziali.
Il suo articolo è delirante! Affermare che Israele ha condotto una pulizia etnica in libano vuol dire affermare il falso, scientemente. Lei per suo fortuna, non sa neanche cosa voglia dire vivere nel terrore che i propri figli possano non far ritorno a casa perché qualcuno ha deciso di far saltare in aria il loro autobus, lei non sa neanche cosa voglia dire doversi nascondere dai missili, dopo che il proprio paese è stato aggredito e due dei suoi soldati rapiti.
Con questa lettera non intendo assolutamente far cambiare idea ad un essere spregevole come lei ma semplicemente ricordarle che nella storia dell?umanità in tanti hanno provato ad annientare il popolo ebraico e nessuno vi è mai riuscito, sono tutti scomparsi o morti prima! Amalech, gli egiziani, i papi, i mussulmani, l?inquisizione, hitler.
Continuare a proteggere quella parte dell?islam che ha intrapreso una guerra contro IL NOSTRO MONDO DEMOCRATICO E LIBERO è semplicemente una manifestazione della sua pochezza e poca intelligenza.
Le auguro di provare sulla sua pelle molto presto cosa voglia dire perdere un proprio caro in un attentato terroristico che verrà compiuto non dagli Israeliani da lei tanto odiati bensì da un integralista islamico?..ma probabilmente anche in quel caso accuserebbe il popolo ebraico della sua disgrazia.
Mario Rossi
Il brano è allo stesso tempo minaccioso e venato da un?ombra di terrore: non si spande violenza in questo modo quando si è tranquilli e non si teme nulla; io non insulto mai, al massimo prendo in giro nei canoni concessi dal lessico.Io non ho mai negato la Shoà , non ho mai affermato che Israele debba scomparire, non ho mai augurato a nessuno disgrazie e chi legge i miei articoli mi è testimone: il mio desiderio sarebbe quello che non esistessero più né attentati né bombardamenti, né occupazioni militari né razzi, ed il modo per riuscirci c?è, basterebbe volerlo. Solo, ritengo che per arrivarci servano il dialogo e non le bombe.
Questo è invece il modo di rapportarsi di coloro che sostengono la ?guerra infinita?, un?evidente accozzaglia d?ignoranza distillata, i quali giungono ad affermare che non esistono più ?i papi, i musulmani e gli egiziani? (?). Magdi, stai ?in campana?.A ben vedere, questi violenti non si distinguono soltanto per le bombe: anche con le minacce ci vanno giù pesante, e mi torna alla mente che quando Rabin divenne scomodo ?qualcuno? lo fece fuori, e mica si trattava di un arabo. Meno male che non sto dalla parte dei ?bombaroli?, perché non vorrei vivere un solo secondo con la mente offuscata del signor ?Mario Rossi?. Ah, Magdi, è per caso un tuo conoscente?
Carlo Bertani bertani137@libero.it http://www.carlobertani.it/
[1] I brani di T.E. Lawrence sono stati tradotti da Anna Bissanti.
[2] Deuteronomio, cap. 11, Conclusioni
Fonte: Disinformazione.it

Magdi Allam e i predicatori dell?odio

Marcello Pamio - 21 agosto 2006
«Nel tempo dell?inganno universale, dire la verità è un atto rivoluzionario»
George Orwell
Finalmente i quotidiani nazionali si occupano di noi! Dopo anni di silenzio mediatico e innumerevoli ?furti? di articoli senza alcuna citazione, qualcuno ci ha notato! Non è proprio un qualcuno qualsiasi, visto che si tratta del Corsera, il quotidiano più letto in Italia.A pagina 11 (numero molto interessante) dell?edizione domenicale di ieri 20 agosto 2006, il grande giornalista indipendente Magdi Allam, l?arabo moderato per antonomasia, cita il nostro sito! Il vice direttore de ?Il Corriere della Sera? ci manda i suoi saluti in un articolo dal titolo emblematico: ?Sono i predicatori dell?odio. Ma lo Stato li ha legittimati?.
Sappiamo molto bene che qui da noi lavorano giornalisti collegati con i servizi, e il caso Farina (vicedirettore di ?Libero?) altro non è che la punta dell?iceberg. Sappiamo molto bene che ci sono collegamenti (economici ma non solo) tra questi signori (che dovrebbero essere al servizio dell?informazione indipendente) e l?intelligence di altri paesi: in particolare Cia e Mossad? E sappiamo altrettanto bene qual è il lavoro (vero) che alcuni di questi giornalisti portano avanti dall?interno dei media nazionali: travestiti da ?esperti?, da ?editorialisti?, da ?commentatori? non fanno altro che fomentare l?odio e lo scontro di civiltà. E ci riescono così bene che ipocriticamente si permettono di attaccare coloro che presentano l?altra campana della verità, quella che loro stessi affondano ogni volta che scrivono e ogni volta che parlano nei tiggì!
Siamo convinti che per comprendere il quadro nel suo insieme è necessario avere anche l?altra parte dell?informazione, quella parte tanto scomoda al Sistema perché destabilizzante.Avendo solamente a disposizione una sola fonte (cioè quella fornita dai media allineati. Tutti) non è possibile farsi una idea completa e soprattutto oggettiva degli accadimenti; al contrario, la nostra visuale sarà sempre condizionata e assolutamente incompleta: proprio come desidera qualcuno! Ecco perché se leggiamo e/o ascoltiamo certi ?esperti? (giornalisti, piuttosto che politici, piuttosto che economisti), recepiremo sempre e solo la parte comoda al Sistema: quella scomoda viene tenuta nascosta, oppure attaccata e messa alla gogna.
Noi, secondo l?illustre penna del Corriere faremo parte dei ?predicatori di odio?, che ?Lo Stato ci ha legittimati?(?). E questo perché nella triste vicenda tra Israele e Libano abbiamo avuto la malsana idea di schierarci dalla parte opposta di Tsahal, l?esercito di Sion!Forse ad Allam sfugge cosa riporta la Carta di Norimberga, e questo è molto strano e grave per il vicedirettore di un quotidiano così importante e prestigioso come Il Corriere della Sera. Visto tale dimenticanza, gli rinfresco io la memoria:
- Articolo 6a sui ?crimini contro la pace?: «aver pianificato, preparato iniziato o dichiarato una guerra di aggressione, o una guerra in violazione dei trattati internazionali».- Articolo 6b sui ?crimini di guerra?: «saccheggio di proprietà pubbliche o private, la distruzione immotivata di città, cittadine o villaggi, la devastazione non giustificata da necessità militare»- Articolo 6c sui ?crimini contro l?umanità?: «omicide,? e altre azioni inumane commesse contro qualsiasi popolazione civile, prima o durante la guerra?»
Quindi non siamo noi, caro Allam, a "predicare l?odio?, se affermiamo che l?esercito di Israele e i generali che lo comandano hanno violato in Libano questi tre articoli della Carta di Norimberga: sono i fatti e la storia che tristemente lo confermano, e lei da ?esperto? mediorientale non può non saperlo! E se lo sa e tace partecipa indirettamente ai crimini.
A testimoniare sono i cadaveri di migliaia di persone civili, di cui la maggior parte donne e bambini, morte sotto i missili intelligenti (con tanto di dedica dei bambini israeliani, vedi articolo), sotto le bombe a frammentazione, sotto le migliaia di abitazioni distrutte dai caccia o dalle navi (articolo 6c della Carta di Norimberga: ?Crimini contro l?umanità?)!
A testimoniare è la distruzione sistematica e mirata di ponti, strade, viadotti, centrali elettriche, aeroporti, basi navali (articolo 6b della Carta di Norimberga: ?Crimini di guerra?) E per quanto riguarda l?articolo 6a (?Crimini contro la Pace ?), quello sulla pianificazione della guerra, le faccio presente che un suo collega statunitense (un vero giornalista!) Seymour Hersh ha scritto sul The New Yorker che l?attacco di Israele al Libano era stato pianificato da tempo con il consenso dell?amministrazione Bush! Questo lo sapeva? Era programmato da tempo, per cui la scusante mediatica del rapimento dei soldati perde di significato, come pure i razzi sparati dagli Hezbollah in Galilea.
Magdi Allam, lei che difende in ogni occasione e a spada tratta l?opera di Israele e del suo esercito, le chiedo se assassinare migliaia di libanesi inermi, tra cui centinaia di bambini, e devastare un paese sovrano con la scusante del rapimento di due soldati (prima fasulla motivazione dell?intervento) o di missili lanciati dagli Hezbollah (seconda fasulla motivazione dell?intervento, dopo che la prima aveva perduto di efficacia) va bene quando si tratta di Israele e non va bene quando a farlo è un altro paese o gruppo armato, magari musulmano? Mi sono limitato al Libano, ma potrei porle le stesse domande sui crimini contro l?umanità commessi nella Striscia di Gaza.
Qual è il suo metro di misura per il terrore e/o terrorismo? Ce lo vuole spiegare una volta per tutte? Molte persone in Italia, che leggono i suoi editoriali o la sentono parlare al tiggì, se lo stanno chiedendo. Se un missile lo lancia Hamas piuttosto che l?Hezbollah e colpisce a morte persone civili è terrorismo spietato (e lo è assolutamente!), ma se lo stesso missile che colpisce persone civili a morte viene lanciato da Israele, si tratta di ?legittima difesa?? Forse per lei vi sono morti di serie A e morti di serie B? O paesi si seria A e paesi di serie B?
Ogni guerra, ogni atto di terrorismo, ogni missile e/o bomba è sempre un atto contro la vita per cui è SEMPRE un CRIMINE CONTRO L?UMANITA?, sia che venga perpetrato da un gruppo armato, un gruppo terrorista, sia da un paese civile e democratico o presunto tale come gli Stati Uniti o Israele! Quindi criticare l?Heretz Israel oggi non è un atto di antisemitismo - come qualche furbetto vorrebbe far credere ? e neppure ?predicare l?odio? come insiste lei, ma atto dovuto e soprattutto un dovere morale nei confronti della Verità!
E visto che stiamo parlando di odio, mi auguro che l?U.C.O.I.I., l?Unione delle Comunità ed Organizzazioni Islamiche in Italia, denunci Magdi Allam e il direttore Paolo Mieli per ?calunnia e odio razziale? in base alla Legge Mancino sulle discriminazioni (nr. 205/93).Allam infatti paragona, nel suo editoriale, l?unione delle organizzazioni islamiche a gruppi terroristici come Hamas e i Fratelli Musulmani! «Per verificare ? scrive l?egiziano moderato - la realtà dell?ideologia dell?odio, della violenza e della morte che anima l?Ucoii, al pari di Hamas e dei Fratelli Musulmani?» (Il Corriere della Sera, pagina 11, 20 agosto 2006)Paragonare pubblicamente l?Unione delle organizzazioni islamiche italiane a gruppi armati come Hamas non è fomentare l?odio e lo scontro di civiltà? Certo che sì!
Articoli del genere, che associano volutamente islam e terrorismo, moschee e centrali operative, non fanno altro che aizzare la popolazione contro il musulmano ed innalzare sempre più il pericoloso muro del sospetto:- ogni musulmano potrebbe infatti essere un kamikaze pronto per farsi saltare in aria?- ogni moschea la sede operativa di qualche cellula impazzita di al-Qaeda?- ogni mullah potrebbe diventare il sostituto di bin Laden?
Concludo augurandomi che in Italia vi siano dei magistrati coraggiosi e onesti intellettualmente che prendano provvedimenti contro certi figuri che mascherandosi da paladini dell?informazione perseguono invece occulti e ben più loschi scopi...
«Quando l'ipocrisia comincia a essere di qualità scadente, è ora di cominciare a dire la verità»
Bertold Brecht

Fonte: Disinformazione.it


L'assoluzione ebraica per l'integralista Mel Gibson

DI SLAVOJ ZIZEKIl ManifestoDopo le frasi antiebraiche dell'attore australiano, nel paese del «politically correct» l'antisemitismo è ridimensionato a malattia mentale. Prove tecniche di un patto tra due fondamentalismi per evitare la critica alle rispettive ideologie Ai bei tempi dell'Unione sovietica, l'Istituto Serbsky di Mosca era il portabandiera della psichiatria al servizio della repressione del dissenso politico; i suoi psichiatri avevano messo a punto dolorosi metodi farmacologici per far parlare i detenuti e strappare loro testimonianze da usare in indagini sulla sicurezza nazionale. La possibilità per gli psichiatri di incarcerare le persone riposava su un disturbo mentale di loro invenzione, la «vyalotekushchayaâ» («schizofrenia latente»). Secondo la definizione degli psichiatri, la maggior parte del tempo la persona appariva piuttosto normale, ma poteva esplodere dando luogo a un caso grave di «inflessibilità di convinzioni», o di «sfinimento nervoso causato da sete di giustizia», o di una «tendenza al conflitto» o di «deliri di riformismo». Il trattamento comprendeva iniezioni endovenose di sostanze psicotrope. La loro somministrazione era talmente dolorosa che i pazienti perdevano conoscenza. La convinzione imperante era che una persona dovesse essere pazza per opporsi al comunismo.Questo approccio psichiatrico a posizioni politicamente problematiche è un fenomeno del passato?Purtroppo no: non solo l'Istituto Serbsky prospera oggi felicemente nella Russia di Putin, ma, come indica il recente episodio che ha visto protagonista Mel Gibson, aprirà presto una filiale a Malibù.Ecco come Gibson ha descritto quanto gli è accaduto venerdì 28 luglio 2006. «Guidavo una macchina quando non avrei dovuto farlo, e sono stato fermato dai poliziotti della Contea di Los Angeles. Lo sceriffo che ha eseguito l'arresto stava solo facendo il suo lavoro e mi ritengo fortunato ad essere stato fermato prima che potessi arrecare un danno a chiunque altro. Al momento del mio arresto mi sono comportato come una persona che ha completamente perso il controllo, e ho detto cose che non ritengo vere e che sono deprecabili». Secondo quanto riferito dai media, Gibson avrebbe detto: «F..... ebrei... Gli ebrei sono responsabili di tutte le guerre del mondo» e avrebbe chiesto a un poliziotto: «sei ebreo?»Le scuse rifiutateGibson si è scusato, ma le sue scuse sono state respinte dalla Anti-Defamation League. Ecco cosa ha scritto il direttore Abraham Foxman. «Le scuse di Mel Gibson denotano assenza di rimorso e sono insufficienti. Non sono scuse appropriate perché non vanno all'essenza del suo fanatismo e del suo antisemitismo. Le sue invettive rivelano infine la sua vera personalità e dimostrano la falsità delle sue parole, quando nell'ambito del dibattito sul film La passione di Cristo si professava tollerante e animato da sentimenti di amore».In seguito Gibson ha offerto delle scuse più sostanziose, annunciando attraverso un portavoce la sua intenzione di sottoporsi a un trattamento riabilitativo per abuso di alcol. «L'odio, di qualunque tipo esso sia, va contro la mia fede», ha aggiunto. «Non sto semplicemente chiedendo perdono. Vorrei fare un passo ulteriore, e incontrare i leader della comunità ebraica con i quali avere un confronto diretto e individuare così il percorso appropriato per sanare (LA FERITA)». Gibson ha detto che intende capire «da dove sono venute quelle parole cattive mentre ero ubriaco». Questa volta Foxman ha accolto le sue scuse come sincere: «due anni fa, mi fu detto dal suo addetto stampa che Gibson voleva incontrarmi, voleva che ci spiegassimo. Lo sto ancora aspettando. Non c'è un corso, non c'è un curriculum. Abbiamo bisogno di una conversazione approfondita. Questa è una terapia, e in qualunque terapia il passo più importante è ammettere di avere un problema: passo che egli ha già compiuto».Perché perdere il nostro tempo prezioso su un episodio così volgare? Per un osservatore dei trend ideologici negli Stati uniti, questi eventi mostrano una dimensione da incubo: lascia senza fiato l'ipocrisia delle due parti che si rinsaldano reciprocamente, i fondamentalisti cristiani antisemiti e i sionisti. Politicamente, la riconciliazione tra Gibson e Foxman segnala un patto osceno tra fondamentalisti cristiani antisemiti e sionisti aggressivi che trova espressione nel crescente sostegno dei fondamentalisti allo stato di Israele (si pensi all'affermazione di Pat Robertson secondo cui l'infarto di Sharon sarebbe stato una punizione divina per il ritiro da Gaza). Il popolo ebraico pagherà a caro prezzo simili patti col diavolo. Riusciamo a immaginare come l'offerta di Foxman favorirà l'antisemitismo? «Così adesso, se critico gli ebrei, sarò costretto a sottopormi a trattamento psichiatrico».E' evidente che sotto questa riconciliazione finale c'è un osceno do ut des. Foxman non ha reagito alle invettive di Gibson in modo troppo severo, né ha preteso troppo; al contrario, la sua reazione ha tolto dall'imbarazzo Gibson fin troppo facilmente. Egli ha accettato il rifiuto di Gibson di assumersi fino in fondo la responsabilità delle sue parole (delle sue frasi antisemite): non erano veramente sue, è stata la patologia, una forza sconosciuta che ha preso il sopravvento su di lui per effetto dell'alcol. Ma la risposta alla domanda di Gibson - «da dove sono venute quelle parole cattive?» - è ridicolmente semplice: esse sono parte integrante della sua identità ideologica, forgiata (per quanto possiamo dire) in larga misura da suo padre. Sotto le parole di Gibson non c'era la pazzia, ma un'ideologia ben nota (l'antisemitismo).A Gibson non serve una terapia. Non gli serve ammettere di «avere un problema», ma dovrebbe assumersi la responsabilità di ciò che ha detto. Dovrebbe cioè interrogarsi sul modo in cui le sue invettive sono legate alla sua versione del cattolicesimo, e funzionano come suo osceno rovescio. In altre parole, la sua ipocrisia è una replica in scala ridotta della reazione ipocrita della Chiesa cattolica nei confronti della pedofilia che prospera tra le sue file. Quando i rappresentanti della Chiesa insistono che questi casi, pur deprecabili, sono un problema interno alla Chiesa, e mostrano una grande riluttanza a collaborare con la polizia nello svolgimento delle indagini, in un certo senso hanno ragione: la pedofilia dei preti cattolici non riguarda esclusivamente quelle persone che, per ragioni accidentali legate alla loro storia privata, senza relazione con la Chiesa come istituzione, hanno finito per scegliere la professione di prete. Questo fenomeno interessa la Chiesa cattolica come tale, è inscritto nel suo stesso funzionamento in quanto istituzione socio-simbolica. Non attiene all'inconscio «privato» di singoli individui, ma all'«inconscio» dell'istituzione stessa: non accade perché l'istituzione deve adattarsi alle realtà patologiche della vita libidica per sopravvivere, ma è qualcosa di cui l'istituzione stessa ha bisogno per riprodursi. Possiamo ben immaginare un prete «retto» (non pedofilo) che, dopo anni di sacerdozio, resti coinvolto in episodi di pedofilia perché è la logica stessa dell'istituzione a sedurlo in questo senso.Un simile inconscio istituzionale designa il rovescio osceno e disconosciuto che, proprio perché disconosciuto, sostiene l'istituzione pubblica. In altre parole, non siamo semplicemente di fronte al fatto che la Chiesa, per ragioni di conformismo, cerca di mettere a tacere gli imbarazzanti scandali sulla pedofilia: nel difendere se stessa, essa difende il suo osceno segreto più riposto. L'identificazione con questo lato segreto è un elemento cruciale dell'identità di un prete cristiano: se denunciasse simili scandali seriamente, e non solo in modo retorico, costui si escluderebbe dalla comunità ecclesiastica, non sarebbe più «uno di noi» (allo stesso identico modo, un abitante di una città del sud degli Usa negli anni '20 del Novecento, se denunciava alla polizia il Ku Klux Klan, si escludeva dalla sua comunità di appartenenza, ossia ne tradiva il legame fondamentale di solidarietà). Perciò la risposta alla riluttanza della Chiesa non dovrebbe limitarsi all'osservazione che siamo di fronte a dei reati e che, non contribuendo appieno alle indagini, essa se ne rende complice a posteriori: la Chiesa come tale, come istituzione, va indagata quanto al modo in cui sistematicamente crea le condizioni perché tali reati si verifichino.Psichiatri dell'antisemitismoOffrendosi di affrontare le invettive di Gibson come un caso di patologia individuale che necessita di un approccio terapeutico, Foxman non ha solo commesso lo stesso errore di coloro che vogliono ricondurre i casi di pedofilia a patologie individuali. Cosa ben peggiore, egli ha contribuito a far rivivere il modo, tipico dell'Istituto Serbsky, di affrontare atteggiamenti politici e ideologici alla stregua di fenomeni che necessitano di un intervento psichiatrico. Così come i metodi dell'Istituto Serbsky si basavano sulla convinzione imperante che una persona dovesse essere pazza per opporsi al comunismo, l'offerta di Foxman presuppone che una persona debba essere pazza per essere antisemita. Questa facile scappatoia ci consente di evitare la questione chiave: e cioè che l'antisemitismo, nelle nostre società occidentali, era ed è non l'ideologia mostrata da persone folli, ma l'ingrediente di atteggiamenti ideologici spontanei di persone perfettamente sane di mente, della nostra stessa sanità mentale ideologica. Questo, dunque, è il punto a cui siamo oggi: una triste scelta tra Gibson e Foxman, tra l'osceno fanatismo delle posizioni fondamentaliste e la riduzione non meno oscena di posizioni problematiche a casi di pazzia da curare.
Slavoj Zizek
Traduzione a cura di MARINA IMPALLOMENI per Il Manifesto
Fonte Comedonchischotte

lunedì 14 agosto 2006

Yitzhak Frankenthal Un attivista per la pace chiede al governo israeliano di continuare le operazioni in Libano

Da quasi un mese Israele sta combattendo una guerra complicata contro il Libano. Durante questo periodo si sono susseguiti diversi appelli per convincere Israele a ritirare le proprie forze, ad accettare un cessate il fuoco e iniziare i negoziati col Libano. Appelli simili, insieme a manifestazioni, sono stati fatti anche da vari partiti all?interno del campo di pace israeliano. Sono membro del campo di pace israeliano sin dal 1973, mi batto attivamente per la pace dal 1994. Credo che sia per il fatto di essere un attivista per la pace che io debba fare appello al governo israeliano affinché continui le operazioni in Libano.

La vera pace, più che uno slogan, ingloba dei diritti e dei conseguenti doveri, fondamentali per la propria esistenza. Tale, ad esempio, è il mio diritto a) a vivere in pace e sicurezza ed è mio dovere permettere che il mio vicino faccia lo stesso; b) a vivere nel mio paese e permettere che il mio vicino faccia lo stesso. Paesi vicini non hanno bisogno di accordi di pace per se, per far sì che evitino un conflitto tra di loro. Gli stati possono esistere uno accanto all?altro senza combattere ? persino in mancanza di un accordo di pace. Tuttavia, gli stati non possono perpetrare crimini atroci tra di loro anche in assenza di un accordo di pace.
Il Libano è uno stato sovrano. Improvvisamente, per non si sa quali ragioni, qualcuno in Libano ha deciso di rapire dei soldati israeliani e lanciare missili di sbarramento in quel territorio. Perché? Cos?ha fatto Israele al libano? Quale potrebbe essere stato l?interesse del Libano nel dare inizio a questo confronto con Israele? Israele non ha il diritto di esistere in pace e prosperità insieme al Libano allo stesso modo in cui gli Stati Uniti esistono accanto al Canada? Lo stato di Israele si è svegliato una mattina scoprendo che alcuni suoi soldati erano stati rapiti e i territori del nord erano sotto il fuoco dei missili. Se Israele non avesse risposto, non avrei avuto altra scelta che lasciare Israele. Credo che un paese che non difende i propri abitanti non sia degno di avere queste persone.

Ma allora, quale dovrebbe essere una risposta adeguata a questi attacchi? In un breve articolo intitolato ?La terza Guerra mondiale? che scrissi nel 1995, notavo che ci sono gruppi attualmente esistenti i cui obiettivi sono quelli di mettere a repentaglio e infine distruggere capitalismo e democrazia. Nel mio articolo raccomandavo a tutti i paesi del mondo di coalizzarsi sotto l?egida delle Nazioni Unite per combattere insieme questi gruppi. Scrivevo anche che questo conflitto, o guerra, è tra il mondo libero come lo conosciamo noi e i gruppi terroristi. Se un qualsiasi stato dovesse proteggere tali gruppi, scrissi, sarebbe compito del mondo sostituire l?autorità di quello stato ? con la forza, se necessario.
Da quando scrissi quell?articolo ai giorni nostri, il mondo è stato scosso da centinaia di attacchi terroristici, la maggior parte dei quali nel nome dell?estremismo islamico. E? forse paradossale che ciò che questi terroristi hanno colpito è stato proprio ciò per cui stavano presumibilmente combattendo, cioè l?Islam. L?Islam è una religione con dei codici etici e dei valori molto avanzati. Una maggioranza schiacciante di musulmani rifiuta e si oppone apertamente all?estremismo. L?Islam vieta di colpire le persone innocenti. Si oppone alla corruzione, all?immoralità e alla crudeltà. Allora perché, potremmo chiedere, questi atti orrendi di violenza vengono perpetrati nel nome dell?Islam? Non dimentichiamoci che nel corso della storia, atti di violenza tremenda sono stati commessi anche nel nome della cristianità e dell?ebraismo. Anche oggi siamo testimoni dell?occupazione della popolazione palestinese nel nome dell?ebraismo. Se il leader di uno stato chiede l?annientamento di un altro stato, questi deve essere destituito. Se il leader di uno stato decide di accogliere e dare rifugio a organizzazioni terroristiche, permettendo loro di operare liberamente dai propri confini, devono essere costretti a capire che anche la loro nazione e il loro paese dovranno pagare il prezzo del terrorismo.

Nello scorso mese duemila missili sono caduti in suolo israeliano. Più di cento civili israeliani innocenti sono stati uccisi, migliaia i feriti. Oltre quaranta soldati, che non avevano altra scelta se non combattere contro il Libano, sono morti. So bene che centinaia sono stati uccisi anche in Libano e che altre migliaia sono rimasti feriti. Queste morti mi rattristano. Sono colpito da qualsiasi danno che ricade sugli innocenti. Nonostante ciò, finché i terroristi in Libano operano da aree densamente popolate, non abbiamo altra scelta se non quella di avvisare i cittadini della necessità di combattere i terroristi dall?interno e informarli che se non vogliono essere sorpresi nel bel mezzo del fuoco incrociato devono abbandonare le proprie città.
Per quanto tutto ciò possa sembrare orribile e crudele, non è mia intenzione ferire i cittadini libanesi e non è mia intenzione accettare il fatto che i terroristi cerchino riparo tra la popolazione civile usandoli come scudi umani dietro ai quali nascondersi e poterci attaccare. Per quanto la situazione sia o diventi intricata e complicata, le linee rosse devono rimanere chiare e ben definite. No, non ci deve essere nessuna protezione per nessun terrorista nel mondo. Sì, è mio dovere evitare lo spargimento di sangue innocente. Questo è esattamente il motivo per cui sono obbligato a informare e mettere in guardia la popolazione libanese, come ha fatto Israele.

La situazione tra Israele e Palestina non è meno complessa: gli stati arabi di Egitto, Giordania e Siria hanno attaccato Israele in passato nel tentativo di distruggerlo. Da allora, abbiamo firmato degli accordi di pace sia con l?Egitto che con la Siria. I Palestinesi, che prima di queste guerre erano parte dell?Egitto (Gaza) e della Giordania (sponda occidentale), vennero lasciati senza uno stato. L?Egitto abbandonò Gaza e la Giordania abbandonò la sponda occidentale, lasciando più di 3 milioni di palestinesi senza un paese né una cittadinanza. Di conseguenza Israele fu obbligato a decidere se adottare i Palestinesi garantendogli il diritto alla cittadinanza israeliana o permettendogli di stabilire il proprio stato sovrano, lo stato palestinese. Discutere di tutti questi eventi dall?inizio fino a oggi richiederebbe un approfondimento molto più vasto dello spazio fornito dal presente articolo. Basti dire che, tutt?ora, i palestinesi non hanno ancora il proprio stato, continuano a vivere sotto una terribile occupazione e soffrono quotidianamente. Agli occhi palestinesi, e anche ai miei, questa è la peggior forma di terrorismo.

Ma allora, qual è la differenza, se esiste, tra Israele e Hezbollah? Quali, se esistono, le differenze tra Hamas, Israele e Hezbollah? Alla fin fine, tutti e tre i partiti di cui sopra commettono atti di terrore. In effetti ci sono persone che non vedono la differenza tra l?uno e l?altro, ma non sono d?accordo. Il Libano è uno stato sovrano. L?organizzazione Hezbollah stabilì una milizia militare in Libano che rimase in guerra con Israele per tutto il periodo in cui Israele restò in Libano (1982-2000). Col ritiro delle Forze di Difesa Israeliane (IDF) dal Libano nel 2000, per Hezbollah non c?era più motivo di esistere. Da quel momento in poi, soltanto l?odio di Israele fomentava il proseguimento dell?esistenza di Hezbollah. Hezbollah è attualmente al servizio delle autorità iraniane che si sono prefisse l?obiettivo religioso di distruggere Israele e dei leader siriani, il cui desiderio di colpire Israele deriva da entrambe le considerazioni militari e come proseguimento della Guerra dei Sei Giorni in cui perse le alture del Golan. Vale la pena notare che l?assurdità nel Medio Oriente ha portato un paese secolare come la Siria, la cui popolazione è in maggioranza sunnita (anche se il presidente Assad è sciita alawita, ndr.), e dunque nemica degli sciiti, ad appoggiare l?organizzazione estremista sciita di Hezbollah.
Una delle conclusioni più dolorose che dovrebbero trarsi come risultato delle migliaia di missili che sono stati (e vengono ancora) sparati su Israele è che bisogna fermare il programma nucleare iraniano con qualsiasi mezzo necessario prima che si rifornisca di armi non convenzionali. Quello che dobbiamo capire dai terribili attacchi di Hezbollah è che Israele ha ora il dovere di affrettarsi e intraprendere azioni decisive contro la possibilità che l?Iran si doti di armi nucleari.

Desiderare la pace e combattere per raggiungerla non implica il desiderio o la volontà di autodistruggersi. Dall?altro lato, la voglia di vivere non implica un?opposizione alla pace. La vita non è bianca o nera, ma la morale e l?etica sì: può solo esistere l?etico e il non etico, il morale e il non morale. Hamas combatte contro Israele allo stesso modo (e per gli stessi motivi) in cui l?OLP combatteva contro Israele in passato. Hamas non vuole riconoscere Israele come stato a meno che prima Israele non riconosca la Palestina come stato. Hamas non è un avversario facile, ma tuttavia è quello con cui potremmo raggiungere un accordo.

L?organizzazione di Hamas uccise mio figlio Arik. Dopo molti colloqui con la sua autorità, sono giunto alla conclusione che un accordo di pace vero e duraturo con Hamas sia possibile. Purtroppo gli Usa, l?Europa e, ovviamente, Israele vedono Hamas come un?organizzazione terrorista e, pertanto, non sono disposti ad alcun tipo di dialogo. Prima ho scritto che Israele, a causa dell?occupazione del popolo palestinese, sta commettendo atti di terrore giornalieri. Forse è il momento giusto di riflettere un po? su cosa sia il ?terrorismo? e presentare un metodo per distinguerne forme e tipi. Rapendo soldati e sparando missili da uno stato sovrano, ossia il Libano, Hezbollah ha un solo obiettivo: attaccare un altro stato sovrano (Israele). Questi attacchi sono volti a danneggiare e a spaventare le vittime. In questi attacchi, l?intento maligno è evidente: l?intenzione di spaventare e uccidere quanti più civili possibile per amplificare l?effetto degli attacchi su un altro stato sovrano. In questi attacchi non c?era l?intenzione di liberare il Libano dal controllo israeliano. In questi attacchi non c?era l?intenzione di combattere Israele per non aver restituito le alture del Golan alla Siria, dato che Hezbollah opera dal Libano e non dalla Siria. Come Nasrallah stesso ha affermato, l?unico obiettivo di questi attacchi era quello di eliminare Israele e il sionismo. I quotidiani atti terroristici di Israele ai danni dei palestinesi non vengono perpetrati con un?intenzione maligna, ma soltanto a causa dell?assoluta stupidità e l?apparente incapacità di porre fine a questa terribile situazione. E? contro questa stupidità che dobbiamo combattere e manifestare in modo positivo. Dobbiamo affrettare la fine dell?occupazione in un modo che non ponga fine o danneggi la vita. Questo è ciò per cui lavoro da anni ormai, troppi anni.

Quando un uomo causa la morte di un altro uomo, si apre un?inchiesta per capire il movente dell?assassino: voleva veramente uccidere la vittima o è stato un incidente? Se non c?era l?intenzione di uccidere la vittima, diventa un caso di omicidio colposo, non di omicidio. Sebbene un?ulteriore indagine possa essere effettuata per capire se la morte della vittima sia stata causata dalla negligenza da parte dell?assassino, in ogni caso non si tratta più di omicidio. Nonostante il fatto che la vittima non sia più morta nel caso di un omicidio rispetto a un caso di omicidio colposo, siamo alle prese con un omicida. In altre parole, è chiaro che è proprio il movente dell?assassino che determina la natura delle azioni e ciò serve a definire l?atto come assassinio o omicidio colposo. Pur senza dubbio commettendo atti di terrorismo, Israele non aveva intenzione di occupare la Palestina. E? stato obbligato a farlo come risultato delle guerre a cui era stato obbligato dall?Egitto e dalla Giordania. L?occupazione israeliana in Palestina continua ancora oggi a causa della stupidità e al cattivo uso dell?ebraismo come giustificazione per fare ciò (es., la promessa biblica di un Grande Israele, ecc.). Non sto giustificando l?occupazione. Sto lottando per porre fine a tutto ciò.

Per più di 2000 anni noi ebrei abbiamo vissuto in esilio. Non avevamo un paese. Alla fine, siamo riusciti a fondare lo stato di Israele nel 1948. Come nazione, abbiamo patito molta oppressione ma abbiamo anche oppresso altri paesi. Meritiamo di vivere in un nostro stato indipendente, così come americani, europei e arabi vivono nei propri territori. Anche i palestinesi meritano di vivere in un loro paese indipendente e questo è ciò per cui mi batto.
Quando lo stato d?Israele viene attaccato da un altro stato sovrano è obbligato a difendersi. Purtroppo è anche vero che molti civili innocenti vengono uccisi o feriti. Tuttavia Israele non può essere biasimato poiché colpa di quei terroristi che considerano legittima la tattica di attaccare Israele usando scudi umani. Hezbollah ha dimostrato che non solo non si preoccupa dei cittadini israeliani, ma che non si preoccupa nemmeno di quelli libanesi. Israele ha il dovere di combattere per garantire la propria sicurezza.
Sebbene io creda che i palestinesi meritino un proprio stato e che debbano lottare per raggiungere quest?obiettivo, se venisse costituito uno stato palestinese che decidesse di attaccare Israele dopo che noi abbiamo raggiunto pace e riconciliazione, sarei il primo ad andare in guerra.

I civili libanesi dovrebbero soffrire per le conseguenze dell?aggressione di Hezbollah? Questa è una questione morale fondamentale che deve essere affrontata prima che si prenda qualsiasi decisione sulla guerra israeliana in Libano. Nessuna organizzazione terroristica può crescere a tal punto senza l?aiuto dello stato in cui opera. La decisione tragica e strategica dell?autorità libanese di non fermare lo sviluppo di Hezbollah ha spianato la strada agli attacchi israeliani: si è trattato solo di una questione di quando e quanto distruggere. I cittadini libanesi, la maggior parte dei quali sono sciiti e pieni di scuse verso Hezbollah, non possono incolpare Israele per questi attacchi, ma dovrebbero puntare il dito verso Hezbollah. Lasciamo che tutti coloro che appoggiano la fine della sofferenza libanese si avvicinino a questi civili e facciano pressione su di loro affinché smantellino la rete terrorista in mezzo a loro.

Un altro interrogativo a cui rispondere è per quanto tempo Israele combatterà in Libano. Siamo caduti di nuovo nella sabbie mobili libanesi aprendo un altro capitolo dell?occupazione israeliana in Libano? Israele non può permettersi di vivere sotto costante minaccia, violenza e missili. Nel caso in cui Israele porga l?altra guancia a queste aggressioni e cominci i negoziati con Hezbollah, deve essere pronta a vivere in uno stato di estrema insicurezza, con aggressioni senza fine e ricatti. Io, per esempio, non sono preparato ad avere uno stato israeliano in queste condizioni e, pertanto, appoggio la continuazione delle ostilità in Libano finché Hezbollah non perde la sua efficacia. Se Israele cessasse la sua campagna proprio ora, ciò significherebbe una vittoria del terrorismo dappertutto, non solo in Libano. Il mondo libero, il settore etico dell?umanità non possono permettersi che un qualsiasi bastardo diventi re o che un?organizzazione terroristica tenga delle popolazioni pacifiche prigioniere del proprio volere. Se non volete terroristi non avete altra scelta che combattere il terrorismo.
Vorrei tornare alla differenza principale tra Hamas e Hezbollah. Hamas sta combattendo per uno stato indipendente e vuole vivere in pace con Israele. Qualsiasi parallelismo tra Hamas e Hezbollah sarebbe, dunque, tragicamente sbagliato. Finche non capiamo che Hamas non è un?organizzazione terroristica, continueremo a combatterla anziché negoziare con essa un accordo di pace basato su pace e riconciliazione.

Sì, lotto per la pace. Non per una pace soggetta a condizioni, ma per la vera pace. Sì, mi oppongo strenuamente alla violenza contro civili innocenti. Tuttavia mi preoccupo per la sicurezza e il benessere del mio popolo, del mio paese.
Mi rammarico del fatto che, alla luce dei recenti avvenimenti, molte persone nel campo di pace israeliano sembrano confuse, cosicché abbiamo pubblicato il seguente annuncio nei quotidiani locali. Resto in attesa delle vostre risposte.
Fonte PeaceRepoter

SOSPESA L'ESECUZIONE DEI TRE INDONESIANI

Sabato 12 Agosto 2006
L'esecuzione fissata per oggi di tre cristiani indonesiani condannati a morte per le violenze interreligiose avvenute a Sulawesi cinque anni fa, è stata sospesa in extremis. Lo ha annunciato il capo della polizia nazionale parlando di un rinvio di almeno sei giorni.Per Fabianus Tibo, Dominggus da Silva e Marinus Riwu, condannati a morte per le faide inetrreligiose avvenute nel centro delle Sulawesi, è stata una corsa contro il tempo. E sino alla tarda notte di ieri sembrava non fosse servito a nulla nemmeno il telegramma inviato dal papa per chiedere clemenza, né l?appello della Conferenza episcopale locale firmato dal suo presidente, il cardinal Julius Darmaatmadja arcivescovo di Giacarta, o quelli siglati da leader di altre chiese e religioni, tra cui Arifin Assagaf, a capo del Consiglio degli ulema di Sulawesi settentrionale. Sembrava non fossero servite neppure le manifestazioni di centinaia di indonesiani dinanzi alla procura di Tentana, a Sulawesi. E neppure le pressioni che la Comunità di sant?Egidio, attraverso la Farnesina, aveva fatto arrivare alla presidenza finlandese della Ue che si è mossa per evitare l?esecuzione. Tutto restava appeso a un filo sottilissimo, nelle mani del cappellano e del funzionario di polizia locale. Poi la svolta, annunciata in televisione. L?esecuzione dei tre cristiani è controversa sotto più di un aspetto. Per chi detesta l?idea che uno stato possa decidere della vita e della morte di un uomo, il caso non si pone neppure, ma ci sono almeno altri due elementi da tenere in considerazione. Il primo è contingente: i tre dovevano essere giustiziati a pochi giorni di distanza da un?altra esecuzione fissata il 22 agosto per Amrozi, Imam Samudra e Ali Ghufron alias Muhklas, i tre stragisti reoconfessi che uccisero a Bali nel 2002. Si sono appellati all?ultima istanza possibile ma per ora un rinvio non c?è. La decisone, arrivata solo qualche giorno fa, di metter fine all?esistenza dei tre cristiani poteva dunque essere messa in relazione con l?esecuzione dei tre islamisti. Un modo per riequilibrare in un momento difficile in cui, infiammati dalla crisi libanese, gli islamisti radicali locali hanno ripreso fiato e vigore.L?altra questione riguarda invece proprio Fabianus, Dominggus e Marinus. Forti dubbi sono stati sollevati sulla correttezza del processo e, mentre tutti i gradi di giudizio sono stati esauriti (le corti d'appello hanno respinto due domande di revisione), la voce corrente in Indonesia è che i tre siano i capri espiatori di una situazione complessa, come quella delle guerre tra islamisti e fondamentalisti cattolici nelle Molucche o a Poso, nelle Sulawesi.Molto si deve alla Comunità di sant?Egidio a che ha fatto pressione sull?Unione e europea ma soprattutto negli uffici della Santa sede. Potrebbe infatti proprio essere stata la lettera del papa, nel sua doppia veste di capo di stato e pastore di anime, a cambiare le cose su una vicenda che, fino a qualche ora prima, veniva definita nei palazzi di Giacarta una questione che non riguardava la politica ma solo la magistratura. L?Indonesia è una giovane e fragile democrazia ma proprio l?impegno di Yudhoyono per rafforzarla, motivo per cui ha ricevuto il mandato contro ogni aspettativa (guidava un neonato e piccolissimo partito democratico), deve alla fine aver contato. Forse hanno contato anche le parole spese, e raccolte proprio dalla comunità d?Oltretevere, da due importanti leader religiosi: Din Syamsuddin della Muhammadiya e Abdurrahman Wahid della Nahdlatul Ulama. Qualche giorno fa i capi delle due più numerose organizzazioni islamiche indonesiane, che assieme contano circa 70 milioni di aderenti, si sono detti ?favorevoli a una revisione del quadro legislativo sulla pena di morte? in Indonesia, dove sono 31 i reclusi nel braccio della morte. Fabianus, Dominggus e Marianus sarebbero dovuti comparire davanti al plotone di esecuzione poco dopo la mezzanotte di venerdi e cioè stamane prima dell?alba. Il capo della polizia nazionale, Sutanto, ha detto di aver ricevuto l?informazione sulla sospensione dal responsabile della polizia locale. L?esecuzione è spostata al 17. Resta ancora un po? di tempo.
Emanuele Giordana
Fonte Lettera22

Pillole di storia: Chi si ricoda del Vescovo di Prato?

Rievocazione sintetica ma precisa d?un evento «nazionale», a documento di un?epoca che pare remota, volentieri riproponiamo - specie per i più giovani - questa densa pagina del nostro collaboratore veronese Mario Patuzzo, già pubblicata ne L?Incontro del marzo 1999.
Non sono passati 1000 anni, ma solo 40. La chiesa di papa Pacelli (Pio XII), quarant?anni fa appunto, reagì scagliando l?anatema su due giovani di Prato che avevano avuto l?ardire di sfidare la chiesa cattolica sposandosi con il rito civile; e tutta l?Italia laica insorse contro la scomunica. Qualcuno ricorda ancora l?avvenimento che - nel marzo del 1958 - spaccò l?Italia in due fronti contrapposti? Da una parte la chiesa cattolica con le masse dei suoi fedeli, dall?altra lo schieramento laico che difendeva i coniugi Mauro Bellandi e Loriana Nunziati, due giovani colpevoli di essersi sposati in Comune con il rito civile, invece che in chiesa, seguendo la tradizione. Il vescovo di Prato monsignor Pietro Fiordelli definì in un?omelia i coniugi Bellandi «pubblici peccatori e concubini», come se il matrimonio civile non avesse alcun valore.
Gli ?sposi di Prato? diventarono allora il simbolo della protesta laica contro le ingerenze sempre più marcate della chiesa di Roma. E il processo che ne seguì riaprì questioni che si ritenevano risolte. Il fatto che, per così dire, accese la miccia fu la lettera del vescovo Fiordelli indirizzata a don Danilo Aiazzi, responsabile della parrocchia, e pubblicata il 12 agosto 1956 sul giornale parrocchiale. Intrisa di particolare violenza, così cominciava: «Oggi, 12 agosto, due suoi parrocchiani celebrano le nozze in Comune rifiutando il matrimonio religioso. Questo gesto di aperto, sprezzante ripudio della religione è motivo di immenso dolore per i sacerdoti e per i fedeli. Il matrimonio cosiddetto civile per due battezzati assolutamente non è matrimonio, ma soltanto l?inizio di uno scandaloso concubinato». Nella lettera si giungeva poi anche all?aperta intimidazione: «Pertanto lei, signor Proposto, alla luce della morale cristiana e delle leggi della Chiesa, classificherà i due tra i pubblici concubini e, a norma dei canoni 855 e 2357 del Codice di Diritto Canonico, considererà a tutti gli effetti il signor Bellandi Mauro come pubblico peccatore e la signorina Nunziati Loriana come pubblica peccatrice. Saranno loro negati i sacramenti, non sarà benedetta la loro casa, sarà loro negato il funerale religioso».
Fu una messa al bando in piena regola e, affinché la condanna risultasse più forte e totale, la lettera del vescovo terminava con queste incredibili parole, riesumate dai secoli più buî del Medio Evo: «Infine, poiché risulta all?autorità ecclesiastica che i genitori hanno gravemente mancato ai propri doveri di genitori cristiani, permettendo questo passo immensamente peccaminoso e scandaloso, la Signoria Vostra, in occasione della Pasqua, negherà l?acqua santa alla famiglia Bellandi e ai genitori della Nunziati Loriana. La presente sia letta ai fedeli». La violenta pastorale letta in tutte le chiese di Prato ebbe conseguenze assai gravi: l?attività commerciale del Bellandi si ridusse della metà, per non parlare degli insulti, delle lettere anonime, e di un?aggressione subita da sconosciuti che lo picchiarono con violenza.
A questo punto Bellandi e i genitori decisero di querelare il vescovo e il parroco per le offese e i danni subiti, sottolineando che «le leggi della Chiesa non possono contenere norme che autorizzino le autorità ecclesiastiche a ledere un bene del cittadino tutelato dalle leggi dello Stato». Dopo discussioni sul Diritto Canonico e Concordatario, i giudici condannarono il vescovo di Prato ad una ammenda di sole 40.000 lire, una condanna mite e compromissoria che suscitò però le vivaci proteste dei cattolici sostenute allora dal Corriere della Sera. L?indignazione in Vaticano fu enorme, la segreteria di Stato si trasformò in sala operativa e di comando, la sentenza fu denunciata come un atto illegale della magistratura che favoriva gli abusi laicisti, condannando la debolezza del Governo Italiano.
Si impartì l?ordine, via radio, a tutte le Nunziature Apostoliche Occidentali di organizzare manifestazioni di solidarietà col vescovo di Prato: a mezzanotte, il cardinale arcivescovo di Bologna Giacomo Lercaro informò con una telefonata il Vaticano che aveva ordinato a tutte le parrocchie di tenere per un mese i portali delle chiese parati a lutto e di suonare le campane a morto ogni giorno per cinque minuti.
Tutto ciò non si potrebbe più ripetere. Erano, tra l?altro, gli anni cruciali della guerra fredda. Oggi gli italiani, ben più consapevoli dei propri diritti civili, ricorrono in crescente misura al matrimonio civile. Qualche passo avanti è stato fatto, ma la partita è tutt?altro che chiusa, e la strada del pieno e incondizionato rispetto della laicità dello Stato è ancora lunga. Il caso del cardinale Giordano e dei suoi presunti complici (1998) evidenzia ancora ai nostri giorni che la «Questione Romana» è sempre aperta; i presunti atti illegali della magistratura sono ancora ritenuti ingerenze negli «affari della chiesa», ma un fatto positivo è che oggi i laici sono emersi dalla loro solitudine intellettuale, e vari gruppi sono affiorati per contrastare e denunciare chi tende ad offuscare le pagine del codice penale con l?ombra del messaggio evangelico e delle cosiddette «opere di religione». Anche oggi, come sempre in passato, la Chiesa nulla disdegna e di tutto approfitta; e quindi non si dovrebbe mai abbassare la guardia di fronte alla sua avidità, per limitarne le pretese, veri ostacoli al progresso civile e democratico e alla laicità dello Stato.

I necessari compromessi tra stato di diritto e sicurezza: un editoriale di Angelo Panebianco


Facciamo un ipotesi, di fantasia ma non proprio del tutto implausibile. Immaginiamo che tra qualche mese venga fuori che l'Apocalisse dei cieli, il grande attentato destinato a oscurare persino gli attacchi dell'undici settembre, con migliaia e migliaia di vittime innocenti, sia stato sventato solo grazie alla confessione, estorta dai servizi segreti anglo-americani tramite tortura, di un jahadista coinvolto nel complotto, magari anche arrestato (sequestrato) illegalmente. Chi se la sentirebbe in Occidente di condannare quei torturatori? La risposta è: un gran numero di persone. In Italia più che altrove.La cosa interessante è che a emettere sentenze di condanna senza nemmeno riconoscere l'esistenza di un «dilemma etico» nella vicenda in questione non ci sarebbero solo quelli che Giuliano Ferrara sul Foglio ha definito gli appartenenti al «nemico interno» (il quale esiste, eccome), alleato di fatto del terrorismo jahadista. No, fra coloro che condannerebbero i torturatori senza dubbi né tentennamenti ci sarebbero anche tante brave persone in buona fede che hanno orrore del terrorismo ma che credono che cose come la legalità, i diritti umani e quello che chiamano (in genere, senza sapere bene cosa sia) lo «stato di diritto» debbano sempre avere la precedenza su tutto: anche sulla salvezza di migliaia di vite umane.Come si spiega che in Italia più che altrove sia venuta totalmente meno l'idea (che però resiste in altri Paesi occidentali, dagli Stati Uniti alla Gran Bretagna, alla Francia) che la convivenza democratica possa poggiare solo su un compromesso, precario quanto si vuole, ma pur sempre un compromesso, fra stato di diritto e sicurezza nazionale? La spiegazione deve mettere in gioco vari elementi. C'è in primo luogo il lunghissimo periodo di pace che abbiamo alle spalle. Quella fortunata età dell'oro che è stata la lunga pace post '45 ha reso un gran numero di persone, soprattutto quelle nate dopo la Seconda guerra mondiale, incapace persino di mettere a fuoco l'idea di «nemico», il nemico vero, assoluto, quello che ti ucciderà se non riuscirai a neutralizzarlo. Per queste persone, la guerra è un fenomeno letteralmente incomprensibile. Ciò le rende disponibili a credere che la guerra dichiarata all'Occidente dal terrorismo jahadista possa essere affrontata con gli stessi strumenti con cui ci si difende dai ladri di polli o dai rapinatori di banche.La seconda ragione ha a che fare con la vicenda italiana recente. La caduta dell'Urss e la successiva vicenda di Mani pulite determinarono in molte persone, all'inizio degli anni 90, una singolare metamorfosi: esse passarono, senza soluzione di continuità, dagli ammiccamenti per la Rivoluzione (fra tutti gli eventi, il più «illegale» che si possa immaginare) alla apologia della «legalità». Da bravi neofiti costoro hanno trasformato lo «stato di diritto» in una specie di feticcio davanti a cui ci si dovrebbe solo inchinare acriticamente.Nessuno ha spiegato loro che lo stato di diritto è solo uno strumento, altamente imperfetto, che serve a regolare i rapporti entro la comunità democratica in condizioni di normalità. Uno strumento che fallisce quando scatta l'emergenza, quando qualcuno ti dichiara guerra. Sono questi neofiti che, se uno osa dire che dalla guerra, anche quella asimmetrica, non ci si può difendere con mezzi legali ordinari, gli spiegano subito con sussiego che se la democrazia non rispetta rigorosamente la «legalità» diventa come i terroristi la vogliono. Dimenticando che i principi vanno sempre adattati alle situazioni e che servono solo se si resta vivi.A differenza dei neofiti della legalità, i liberali di antica data hanno sempre saputo che lo stato di diritto deve convivere, se si vuole sopravvivere, con le esigenze della sicurezza nazionale. Il che significa che si deve accettare per forza un compromesso, riconoscere che, quando è in gioco la sopravvivenza della comunità (a cominciare dalla vita dei suoi membri), deve essere ammessa l'esistenza di una «zona grigia», a cavallo tra legalità e illegalità, dove gli operatori della sicurezza possano agire per sventare le minacce più gravi. I neofiti della legalità non lo capiranno mai ma questo compromesso è anche l'unica cosa che, in condizioni di emergenza, possa salvare lo stato di diritto e la stessa democrazia. Perché quando arrivano le bombe, quando le strade si tingono di sangue, o ci affida a quel tacito compromesso oppure si deve scontare l'inevitabile reazione che porterà, prima o poi, dritto filato verso soluzioni autoritarie. Le democrazie più salde e consolidate ne sono consapevoli e per questo difendono quel compromesso. Il rischio è che una malintesa, fondamentalista, visione della legalità ci porti ad abbassare drammaticamente le difese, per esempio a isolare i nostri addetti alla sicurezza dal resto dei servizi segreti occidentali, perdendo così l'input più prezioso nella guerra simmetrica contro il terrorismo: le informazioni.Una classe dirigente degna di questo nome non può fare finta di nulla. È assolutamente necessario, come dimostrano anche i contraccolpi dell'inchiesta giudiziaria sul sequestro di Abu Omar, che un confronto tra politica, operatori del diritto (magistrati, avvocati) e operatori della sicurezza abbia luogo. Per ricostituire quel compromesso tra stato di diritto e sicurezza nazionale che in Italia, proprio in uno dei momenti più cupi e pericolosi della storia recente dell'Occidente, è venuto meno. È un'esigenza vitale. Letteralmente.
L?editorialista forse vuole un ipotetico allontanamento dell?Italia e dei i suoi cittadini dall?ONU, trasformando in carta straccia la Dichiarazione Universale dei Diritti Umani, istigando teoricamente la fuoriuscita del Paese dalla legalità internazionale? Dovrebbe però anche spiegare ai lettori cosa comporterebbe a livello internarnazionale un simile evento e le ripercussioni economiche e politiche che ciò comporterebbe. Dovrebbe altresì chiedersi se gli Italiani sono così sprovveduti e ingenui, (neofiti) e quindi hanno bisogno di indicazioni nefaste per saper distiguere ciò che è giusto e ciò che è sbagliato per loro e per il Paese.
Il tempo del popolo bue è finito, ma qualcuno non se ne è accorto.
Stiamo arrivando all?invito mascherato malamente di instigazione ad un regime autoritario?
La legislazione internazionale
"Nessun individuo sarà sottoposto a tortura o a trattamenti o a punizioni crudeli inumane o degradanti"(art.5 della Dichiarazione Universale dei Diritti Umani)
La tortura è proibita dalla Convenzione contro la tortura ed altri trattamenti o punizioni crudeli inumane o degradanti delle Nazioni Unite, del 1984. La Convenzione stabilisce che la tortura è un crimine che ha giurisdizione internazionale. Ciò significa che ogni Stato può - anzi dovrebbe - procedere contro gli autori di questo crimine indipendentemente dal paese in cui è stato compiuto e dalla nazionalità sia degli esecutori che delle vittime. La tortura dei minori è vietata anche dagli articoli 34, 37 e 38 della Convenzioni sui diritti dell?infanzia del 1989 delle Nazioni Unite.

Marco Bazzato
14.082006

Fonte Corriere della Sera
Aministy Internetional

martedì 8 agosto 2006

"La nafta avanza nel mediterraneo" anche questo e' colpa degli Hetzbollah?

La marea nera provocata dal bombardamento israeliano della centrale termoelettrica di Jiyyeh (30 km a sud di Beirut), il 13-15 luglio, si sta diffondendo sempre più nel Mediterraneo. Dai serbatoi in fiamme è fuoriuscita una quantità di nafta (del tipo Ifo-150) che potrebbe aver raggiunto le 35mila tonnellate. A causa dei venti che soffiano da sud-ovest e delle correnti marine, la marea nera si è estesa in direzione nord-est ricoprendo oltre 80 km di coste libanesi, rocciose e sabbiose, dove si concentrano le attività della pesca e del turismo. I danni ambientali sono molto maggiori di quelli visibili: trasformandosi in catrame, gran parte della massa oleosa si depositerà sul fondo del mare danneggiando gravemente gli organismi vegetali e animali delle acque costiere, le più ricche di vita. Continuando a estendersi, la marea nera è arrivata il 3 agosto sulle coste siriane, contaminandone oltre 7 km. Da qui potrebbe raggiungere Cipro, Turchia e Grecia. Ciò conferma l'allarme lanciato da Achim Steiner, sottosegretario generale dell'Onu e direttore esecutivo dell'Unep (v. il manifesto, 3 agosto): «È una tragedia ambientale che sta rapidamente assumendo una dimensione non solo nazionale ma regionale». Su richiesta del governo libanese, oltre al Programma delle Nazioni unite per l'ambiente si è immediatamente attivato il Rempec (Centro di risposta d'emergenza per l'inquinamento marino regionale per il Mediterraneo) con sede a Malta. Esso ha formato un gruppo di esperti, che ha redatto un piano d'intervento per arginare l'impatto ambientale della marea nera e affrontare successivamente i danni a lungo termine. L'Unione europea si è dichiarata disponibile, insieme ad altri paesi, a fornire uomini e mezzi per un'operazione di bonifica il cui costo viene stimato in almeno 50 milioni di dollari. C'è però un problema: non è possibile alcun intervento perché la marina militare israeliana impedisce l'accesso alla zona e l'aviazione continua a bombardare. Tutto questo viene ignorato dall'opinione pubblica. I giornali e telegiornali, che mettono sempre in prima pagina la notizia di qualsiasi fuoriuscita di greggio da una petroliera e seguono l'evento giorno per giorno, hanno praticamente ignorato, dal 13 luglio ad oggi, che si sta diffondendo nel Mediterraneo una marea nera delle dimensioni di quella provocata nel 1989 in Alaska dalla petroliera Exxon Valdez. Lo ignorano anche organizzazioni ecologiste come il Wwf. Lo ignora il ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, Alfonso Pecoraro Scanio, che, inaugurando il 4 agosto Festambiente in Maremma, è intervenuto sul tema «il Mediterraneo nelle reti: impegno delle istituzioni e comunità per un futuro sostenibile». Di ben altre reti si dovrebbe occupare: quelle del silenzio imposto da ragioni di stato. Prendere pubblicamente atto della tragedia ambientale che sta avvenendo nel Mediterraneo, significherebbe per il governo italiano denunciare il responsabile: il governo israeliano, che prima ha dato ordine di bombardare i depositi libanesi di nafta e poi ha impedito ogni intervento così che il danno ambientale si aggravi e diventi irreversibile. Significherebbe denunciare il fatto che Israele ha stracciato la Convenzione di Barcellona, che ha sottoscritto e ratificato, sulla protezione dell'ambiente marino e della regione costiera del Mediterraneo.
Manlio Dinucci
Fonte: ilmanifesto.it 6.08.06

lunedì 7 agosto 2006

Che differenza c?è tra girare in Italia e girare in Bulgaria?



Monti: «Il cinema è morto
Il futuro è della fiction tv»
di MATTEO VINCENZONI LE RAGAZZE, in genere, hanno un sogno, ed è quello di fare il cinema. Alessandra Monti, invece, ne aveva un altro, quello di lavorare in tv. E adesso, tra una fiction e l?altra, quando Alessandra Monti chiude gli occhi per assaporare il piacere di esserci riuscita, ha ancora quello stesso pensiero: continuare a fare televisione. Una scelta ponderata e giustificata dalla realtà di un cinema italiano più che in decadenza, in picchiata verticale. Televisione, amore mio. Giusto? «Giusto! E se dovesse farmi elargire qualche consiglio alle ragazze che tentano la via dello spettacolo, a loro direi di puntare dritto alla televisione». Perché? «Perché il cinema in Italia non si fa, se ne fa talmente poco che tentare di sfondare quella porta sarebbe un eccessivo spreco di forze. Anche dal punto di vista prettamente artistico basta guardare i prodotti italiani per capire che o si tratta di film demenziali, o si tratta di film "impegnati", spesso troppo "impegnati". È difficile trovare un film divertente e non demenziale, e allo stesso modo è difficile vedere un film profondo che non sia noioso». Anche la televisione, però, sta attraversando un periodo di crisi! «È vero, la crisi c?è anche per il piccolo schermo, ma oggi, con i canali satellitari, le possibilità si sono allargate. Qui c?è meno concorrenza, più produttori con alle spalle grandi aziende, e quindi più denaro da poter investire. E poi, parliamoci chiaro, in tv si guadagna di più». Lei ha appena girato in Bulgaria due fiction per la Rai, «Joe Petrosino», accanto a Beppe Fiorello, e «Exodus» con Monica Guerritore: come si è trovata? «È stata un?esperienza indimenticabile». Che differenza c?è tra girare in Italia e girare in Bulgaria? «La differenza è nella gente. Sul set respiri voglia di fare, cooperazione, rispetto, dal falegname alla comparsa, dal tecnico delle luci all?attore protagonista. Ho lavorato al fianco di artisti bulgari eccellenti che non hanno smentito la tradizione teatrale di quel paese. Ma quello che più mi ha colpita è stata la passione con la quale quel popolo approccia il lavoro, forse perché sono prossimi ad entrare in Europa e vogliono apparire bene in ogni campo, anche in tv». Che significa lavorare con la Guerritore? «Imparare ogni istante, fissare nella memoria ogni parola e ogni suo gesto. E con Beppe Fiorello? «Disponibile e professionale. Peccato che si sia lussato una spalla appena siamo arrivati!» Una domanda obbligata sullo scandalo che ha gettato recentemente nel fango show-girl e personaggi della politica. «È il sistema che è sbagliato, ma non credo possa essere cambiato. Se vuoi diventare qualcuno in questo mondo di luci e ombre, hai solo un modo per farlo, ed è difendendoti da chi cercherà di approfittarsi di te. E per farlo hai bisogno di un?arma, l?intelligenza, e di una guida, chiunque esso sia, che ti stia accanto. Io ho avuto mia madre».

Archeologia: scoperta preziosa daga tracia del 3000 aC


(ANSA) - SOFIA, 7 AGO - Nel cuore della Bulgaria, all'interno di una tomba tracia, e' stata ritrovata una daga in perfette condizioni datata 3000 a.C.. Gli archeologi ritengono che questa daga sia stata costruita in una lega oro-platino, che la rende molto dura e che pone i costruttori dell'arma al vertice delle conoscenze tecnologiche dell'epoca. Insieme alla daga sono stati rinvenuti anche 500 oggetti ornamentali, tutti in oro. Il ritrovamento e' avvenuto in una tomba scoperta nel villaggio di Dubovo. MNE (Riproduzione Riservata)
Fonte Basilicatanet.it

Bulgaria, ritrovato il pugnale d'oro di 5mila anni fa


Un pugnale d'oro di 5mila anni fa, eccezionalmente conservato e di "straordinario valore" è stato trovato in Bulgaria ed è stato esposto al Museo nazionale di storia di Sofia. L'arma, unica nel suo genere, fregiata con simboli che testimoniano l'unione del potere di un governatore con quello della chiesa, è stata realizzata a Karlovo, nel centro del paese. Insieme al pugnale sono stati rinvenuti altri 545 oggetti d'oro, appartenenti al III millennio a.C., che si pensa fossero dei doni religiosi .
Fonte RepubblicaMultimedia.it

Educare alla vita

Ecco un immagine che non vorremmo mai vedere: bambini e adolescenti che scrivono messaggi di morte su missili e bombe che verranno lanciati sull teatro di guerra in Libano.
Se questo è l'insegnamento di uno Stato, di una società, di una cultura che si ritiene superiore per Diritto Divino alle altre, questo messaggio è da rifiutare, da rigettare al mittente con tutto il nostro sdegno. Non per quello che fanno o scrivono i bambini, perchè anche loro sono vittime della loro società, vittime di guerre che indipendentemente dalle colpe, non avrebbero mai dovuto vedere, non avrebbero mai dovuto assistere.
Il nostro sdegno deve essere rivolto ai loro governanti, ai loro educatori che permetto che le loro giovani menti vengano cosi barbaramente invitate e condizionate all'odio indiscriminato.
Questi bambini, questi adolescenti saranno il futuro del loro paese, ma se nei loro acerbi pensieri sono stati instillati queste istruzione di morte, cosa potremmo aspettarci se non che raccolgano le mele velenose impresse nelle loro teste?
Non scandalizziamoci se l'odio e la rappresaglia continua tutt'ora, non scandalizziamoci se questi bambini, come tutti i bambini che vivivono circondanti da morte, violenza e sete di vendetta contineranno sulle tracce dei loro avi, dei loro padri, dei loro governanti.
Ormai non ci scandalizziamo più di nulla, siamo così assuefatti a tutto che anche scriviere messaggi di morte da parte dei bambini è diventata una cosa normale.
Forse gli anormali sono quelli che non lo fanno?
Marco Bazzato
07.08.2006

domenica 6 agosto 2006

Viva il cosciotto di San Bernardo


Il principe Henrik: «Amo la carne di cane»
Il consorte della regina di Danimarca ad una rivista: «E' come quella di coniglio, di un capretto o di un vitello»
Il principe apparentemenne avrebbe imparato ad apprezzare lo stufato di cane e altre appetitose ricette canine fin dalla più tenera età. Henrik è infatti cresciuto in Vietnam, dove il cane arrosto resta una delle specialità nazionali. «Non ho scrupoli a mangiare la carne di cane - ha detto -. Questi cani sono allevati per essere mangiati, proprio come i polli».
(Fonte Corriere della Sera 04.05.2006)

Ci stupiamo tanto?
A volte la follia animalista fa vedere mostri anche dove non ci sono.
Da ricordarsi che in occasione dei mondiali in Corea del 2002 i ristoratori locali erano stati inviati a togliere dai menù i piatti a base di carne di cane, per non offendere la sensibilità occidentale. I ristoratori Coreani naturalmente si sono rifiutati di togliere il loro prelibato piatto.
Mentre in Italia le associazioni animaliste sono pronte a scagliarsi contro alcuni ristoratori cinesi perchè hanno servito ai clienti su richista, carne di San Bernardo macellata al momento, e subito è scatta la denuncia.
A parte che paese che vai usanze che trovi. Ma sovviene una domanda: la denuncia è scattata in seguito al fatto che siano stati mangiati dei cani, oppure perchè non sono state rispettate le norme igenico sanitarie?
Se fosse vera la prima, verrebbe da rabbrividire, perchè significherebbe che sono a rischio le fettine di vitello, le costate di maiale, i polli e quant'altro l'arte culinaria italiana ha elevato la rango di cibo commestibile.
Ma non dobbiamo però dimanticare che tanti popoli ci guardano con disgusto e raccapriccio perchè mangiamo lumache, rane, e beviamo schifosissimi intrugli neri di brodo di seppia?
Se invece fosse per il non rispetto delle norme igenico sanitarie, allora è giusto che la legge faccia il suo corso.
Si vorrebbe una società multiculturale aperta solo nelle parole ipocrite, ma quando invce d'essere arrostito il pollo si mangia coscitto di San Bernardo, ecco che la multicultualità va a farsi benedire, e la tanta decantata apertura intellettuale si blocca come un coniato di bolo davanti ad un cibo diverso, che vittime del condizionamtnto sociale non siamo abituati da accettare.
Ma cosa pretendiamo da una socetà che tratta i cani come esseri umani e gli esseri umani come cani?

Marco Bazzato
06.08.2006

É questa è la naturale evoluzione umana?


Questa foto mostra l'essenza dell'uomo. La superiore bestialità intellettiva che la scienza moderna con il suo carico di morte e distruzione riesce a creare.
Forse chiuderemo gli occhi innanzi a questo volto straziato, davanti a questi occhi che vedono solo il nero della morte ed il terrore di quanto hanno dovuto subire.
Questa non è la malattia voluta da un dio incazzato e furioso, voluta per causa o disgrazia umana, per errore di calcolo o per semplice sbaglio. Questo è il delitto, la condanna, il castigo umano che l'uomo in nome delle sue paure nei confronti del diverso infligge al suo simile.
Questo bambino sconosciuto domani potrebbe essere nostro figlio, nostro fratello, il figlio di un amico o il bambino che portavamo al parco a giocare. Ma un attimo dopo, un lampo nel cielo ed un fragore assordante l'hanno ridotto ad un ammasso sanguinolento di carne umana.
La nostra umanità, la nostra grandezza, il nostro amore è riservato alle bestie, ai cani randagi, abbandonati da padroni stanchi del loro giocattolo, ai cani mangiati nei ristoranti cinesi, ma non viene risevata uguale pietà ai nostri simili.
Forse perchè guardandoci alla specchio ci facciamo schifo per quello che siamo, forse abbiamo orrore di quello che quotianamente distruggiamo, ma fingiamo che sia colpa solo dell'altro, che tutto questo un domani o prossimo venturo non possa accadere.
Noi siamo quell'ammasso sanguinolento e urlante, siamo quell'orrore, quelle grida che si levano da tutto il pianteta. Noi con i nostri abiti griffati, con il fuoristrada ultimo modello da tre km al litro siamo gli artefici indiretti di tutto questo.
Verrebbe voglia d'alzare la voce e gridare che non è vero, che è la fantasia folle di qualcuno che vuole giocare con i nostri sentimenti, che li usa e manipola a suo piacimento. Verrebbe voglia di cosa...si sapere che siamo impotenti, che siamo animali buoni per essere sacrificati al macello, animali da immolare a qualche divintià pagana o divina che si solazza e si diverte con il nostro dolore?
Ma noi non possiamo fare nulla, tranne chiudere gli occhi innanzi all'immagine, scendere in garage e partire per il mare o per i monti. Tanto questo bambino non è nè nostro figlio nè un nostro fratello o conoscente...è solo una foto sanguinolenta di un bimbo sconosciuto.


Marco Bazzato
06.08.2006

Willam Meredith: Il Poeta contro la guerra


Ho conosciuto William Meredith l?anno scorso, e ho avuto il piaere di rivederlo anche quest?anno in occasione del VIII Meeting Internazionale degli Scrittori svoltosi a Sofia in Bulgaria.
La prima volta, complice il senso di riverenza nei confronti di questo grande della letteratura mondiale, non ho potuto palarci molto, poche frasi di stima e circonstanza.
Ma quest?anno ho avuto l?onore d?essere seduto al suo tavolo durante un pranzo a Varna. Di lui mi ha impressionato la straordinaria forza mentale, la lucidità con cui riesce a fotografare e visualizzare il mondo, il coraggio con cui affronta la malattia quotidiana che lo rende quasi completamente paralizzato su una sedia a rotelle.
Non si può scindere l?uomo dal poeta, le due realtà inconsciamente si sovrappongono, fondendosi in un unica entità che ti guarda con i suoi occhi azzurri e penetranti, scavandoti fin dentro all?anima e mi sono sentito onorato perchè un pezzo vivente della letteratura e della poesia mondiale era davanti ai miei occhi, a portata di mano, dove anche se non lo si vuole, si è costretti ad assorbire la tremenda forza costruttiva che emana.
Di lui mi rimane una frase indelebile nella mente:

Ho combattuto molte guerre, ho visto e toccato troppa morte e dolore, per questo odio la guerra in ogni sua forma, con tutto il cuore.

Willam Merediht
Poeta
Varna 2006



Marco Bazzato
06.08.2006