giovedì 24 febbraio 2011

Ode” a Gheddafi – ovvero quando la “Real Polik” è cinica”






Vecchio beduino dallo sguardo spiritato
i tuoi giorni sono alla fine
con il potere che vacilla
tra razzi e distruzione.

Sei sempre stato un mustang bizzoso
purosangue indomabile
e il mondo ti guardava diviso tra invidia e sospetto
perché despota della vera libertà, la tua!

L’America ti ha bombardato
e l’Italia decenni ti ospita e omaggia
pagandoti tributi, con la lama puntata alla gola,
per la ferma dei cartaginesi aldilà del mare.

Molti “rais” europei e americani
ti hanno stretto la mano lorda di sangue
tra brandelli di carne
coperti dal rosso tappeto di dollari ed euro.

“Candido” capriccioso bambino
ora che la fine s’avvicina
ami portarti i connazionali con te,
perché ti hanno voltato le spalle.

L’Europa intera ti ha abbracciato
quando ti trasformasti in alfiere di libertà
e le industrie sbavando
strisciavano innanzi alla tua tenda.

Gli “amici” italiani ti hanno tradito
topi che abbandonano la nave che affonda
preoccupati per i Trattati saltati
e gli utili mancatati da distribuire agli azionisti.

Gli insorti uccisi? Terroristi,
nemici che danneggiano i rapporti internazionali
per interessi personali per usurpare il tuo potere
che si vogliono impossessare della tua libertà.

Gheddafi,simpatico e maramaldo naif
ti stanno rubando il tuo giocattolo-nazione
tu, che per ammirazione, studiasti i discorsi del Duce
per rinsaldare la tua immagine pecoreccia.

Ora la Libia è un bagno di sangue
con morti e feriti lungo le strade
mentre i minerti cadono
il mondo lancia proclami ipocriti di preoccupazione.

“Fermate i massacri, le distruzioni, fermate la morte!”
incrinano i rapporti d’amicizia, i Trattati
e i contratti, facendo crollare i valori borsistici
portando pianto e imprecazioni tra gli amministratori delegati.

Gheddafi, ultimo dittatore del millennio passato
l’Europa è spaventata
preoccupata per i Trattatati,contratti da ristringere
col nuovo che avanza.

Libia, dalle tue coste si preparano a partire orde di disperati
ora che l’”Amicizia tra Libia e Italia” dava i suoi frutti
e lo Stivale è preoccupato per le perite economiche da sostenere
del Trattato infranto dai “fascinorosi”.

Berlusconi non voleva disturbare l’amico
entrambi hanno una nazione da salvare
– a tutti i costi – per mantenere il potere
ora che i libici si sono risvegliati anche gli italiani potrebbero farlo.

Gheddafi, quando sarai dipartito
gli Stati correranno alla ricerca dei tuoi tesori nascosti
fingendo indignazione per le somme rubate
utilizzate da anni dai banchieri per i loro intrallazzi.

Gheddafi, vecchio gigione, “L’Italia aspetta e spera”
che la tranquillità torni a risplendere
che i morti siano dimenticati, gli affari non aspettano
e le violazioni dei diritti umani, già domani, saranno dimenticate.

Colonnello, vattene a cavallo seguendo il tuo crepuscolo
col tramonto innanzi e il sole che ti scalda il volto
con il calore del caldo sangue
versato dai libici per la loro libertà.

Marco Bazzato
24.02.2011
http://marco-bazzato.blogspot.com/

martedì 22 febbraio 2011

Grafomania via mail

Grafomani, peste pulciosa
appestante l’aria
cercante vetrine negate.

Si presentano come collaboratori
lombriformi sotto pelle
bramando un palcoscenico che rimarrà deserto.

“Giocano contro le regole”
nemici di se stessi
bruciando in un campo disseminato di vaniloqui.

Prolissi, menzogneri
millantatori della peggior specie
propugnando amicizie virtuali,
false fraternità di radici incavate a terra.

Generano vaneggiamenti da “ aula sordida e grigia”
e la depressione delle isobare
è sconvolgente come l’aria calda proveniente da oriente.

Li guardi – negli occhi e oltre al nulla
altro non vedi,
tocchi i loro cuori le loro grevità ti travolgono.

Grafomani,
bestie ingabbiate nella rabbia delle mediocrità
autoproclamatosi a saccenti onniscienti
ma figli del baronismo di quel gran “retto di Belzebù”.

Loro, despoti falliti, blateranti interessi generali
microbiotiche particelle d’un creato che gli ha scordati
si sbracciano nel vetrino del microscopio di atomica forza.

Loro, grafomani, come zombi
cercano d’uscire dalle tombe
non volendo capire che se son morti un motivo c’è.

Marco Bazzato
22.02.2011
http://marco-bazzato.blogspot.com/

martedì 8 febbraio 2011

Bulgaria di BOŽIDAR SLAVOV

BOŽIDAR SLAVOV
Dì vita!
----------------------------------
Se tu popolo


Ignorare lo scrittore solitario non significa ignorare la solitudine fino in fondo…
È grande l’anima umana nella sua solitudine…ed è immortale nel comune…
A quelli che infrangono le leggi del pensiero comunemente accettato ee entrano nei labirinti dell’eresia umana, …dedico…


La megalomania è una misura inconteggiabile!

Bulgaria

Non sei terra, Bulgaria
ma sei lega
di sangue,
lacrime e
ferite!...
Non sei terra!
La terra
partorisce anche i vermi !
Ma il tuo ventre
lacerato dalle esplosioni
partoriva titani!
Non sei terra, Bulgaria
ma sei lega
di sangue,
lacrime e
ferite!...

Traduzione di Vessela Lulova Tzalova e Marco Bazzato

sabato 5 febbraio 2011

Tetiana Vinnik, poesie



Tetiana Anatolivna Vinnik è nata l’11 aprile 1984 a Negin, nella regione Cernigovska, in Ucraina. È autrice di raccolte di poesie. Con la raccolta “Preghiera Getsemana” (2008), vince il premio internazionale ucraino-tedesco intitolato a Oleg Gonciar. Riceve un sussidio del Presidente dell’Ucraina per la creatività giovanile per il suo terzo libro “Autocombustione dell’albero”.
È appassionata di filosofia dell’assurdo, esistenzialismo e psicologia della folla. Traduce opere di poeti suicidi – Ingrid Jonker, Sylvia Plath, Marina Tsetaeva. È interessata a esplorare la creatività e la morte come fuga dalla realtà.
Le sue poesie sono tradotte in polacco, russo, armeno, italiano e bulgaro. Il teatro di gioventù “Conchiglia” ha tratto dalle sue opere la rappresentazione teatrale “Venere e gli altri (ritratto della donna autentica)”. Ha lavorato come giornalista nella televisione Teleradiocompagnia (HTV) e nella stampa, redattrice nel telegiornale di Radio Era – FM.
Vincitrice del concorso “Granoslov” (2007), riceve il premio “Blagovest” (2009) e diploma nel concorso “Incoronazione della parola” nella sezione “lirica canora d’amore”. Scrive anche opere per bambini, edite in diversi almanacchi e riviste. Attualmente sta effettuando un dottorato di ricerca presso l’Università Nazionale Taras Ševčenko di Kiev.

Tetiana Vinnik
Poesie

***

Sulla Luna fracassata
giaceva un corpo senza forze –
covanti bianchi carboncini.
Si scioglievano le tracce nell’abisso.
Le braccia bollenti.
E non una torta nuziale
giaceva sul tavolo a festa,
ma un paio di nastri rossi .
Resuscitati torrenti insanguinati.
E fluivano come lacrime
sulla tovaglia bianca,
lasciando segni appena visibili.
E perché, ho pensato,
che così corrono solo
i bambini mai nati,
o le ultime gocce di sangue,
colme di speranza,
partorite con dolore,
spaventose e peccaminose.
E mi è sembrato, che giaccio
così vicino
accanto
alla bara e alla culla
inchiodata con le radici all’Albero della Stirpe
e con un pianto fanciullesco.
E ho urlato a mio marito
con isterica voce
e quanto più urlavo –
tanto più limpida divenivo,
più trasparente e più chiara,
attraverso il cordone ombelicale,
con cui sono collegata alla Luna.
E ho urlato nuovamente a mio marito
di portare la mia ombra,
riempito di latte caldo
divenendo più sottile di un raggio.
E ho urlato per la terza volta mio marito
con un bacio ardente
di legarmi le mani
per non toccare lo specchio frantumato
sopra il mio capo.

Devi dar da mangiare al bambino,
perché adesso si è svegliato!
Disse mio marito sorridendo

ed io tutt’ora non capivo:
Perché
erano così
vicino a me
la bara e la culla!?

© Tetiana Anatolivna Vinnik, tutti i diritti dell’autrice.
© Traduzione di Vessela Lulova Tzalova e Marco Bazzato

La nauseante politica italiana



Si prova senso di nausea, vomito, rigetto, espettorato catarroso, attacchi emorroidali elevati all’ennesima potenza quando si guarda la tv. Non se ne può più di quest’accozzaglia di politici arruffoni, masnada di commedianti, puttane, puttanieri, sante col cilicio e vergini aventi le ragnatele a metà altezza del corpo, di vacche assunte per la bravura nell’igiene orale del “tarello!” di ciellini che si vantano d’astenersi dal esso, ma che brutalizzano sessualmente al retto i corregionali da anni…e costoro, fingendo di godere, gridano: sì, dai, ancora, sì, dai ancora!

La politica odierna ha toccato il livello di cloaca massima, di fogna di Calcutta, di discarica abusiva napoletana entro i palazzi romani. Da tempo fa venire il bolo la visione dei politici in tv che si azzuffano, a parole in pubblico, ma che poi si “accoppiano” in privato, accordandosi su come continuare lo spolpamento dell’osso Italia, in una finta nuova versione del mercato delle vacche, ove le vacche sarebbero gli italiani stessi!

Chi bisognerebbe buttare giù dalla fatidica torre? In primis andrebbero raccolti tutti e messi sulla torre per poi abbatterla, macinandone le rovine fino a farle diventare un grumo rossastro di carne, sangue e polvere.

. Sono da capire quei paesi in Africa che si stanno ribellando, Egitto e Tunisia in primis. Arriva il momento che il silenzio si rompe e la rabbia, giustamente, sale a livelli incontrollabili. Quando questo “stato di Grazia” toccherà all’Italia? Arriva il momento in cui un popolo, ogni popolo, è stanco di continue martellate ai genitali, di calci ai reni e pugni alle tempie. Arriva o arriverà il momento in cui la rabbia esploderà, il momento in cui l’odore di carne bruciata coprirà l’odore delle menzogne propagandate come verità concordate, a tavolino tra i politici dei diversi schieramenti.

Arriverà il momento in cui la folla, con un'unica voce, vorrà rovesciare addosso agli untori tutto il letame fetido che gli è stato scagliato addosso nel corso degli anni. Arriverà il momento in cui l’italiano non sarà più un lobotomizzato intellettivo e capirà che ogni colore politico a cui si è affidato e solo un amo per citrulli e che lui, povero cittadino, che ha creduto alla destra, al centro, alla sinistra per decenni non è stato altro che un pesce d’allevamento, ingozzato di ideologia e propaganda colorata necessaria per mascherare gli interessi di coloro che hanno solo pensato alla propria bottega personale e alla diaria giornaliera, fregandosene del resto. Arriverà il momento…Arriverà, ma quando?

Non se ne può più di dibattiti ogni sera, a ogni ora del giorno e della notte, in “tutti i luoghi e in tutti i laghi”, in tutti i canali possibili e immaginabili. Parlano e non dicono nulla, ripetono come commedianti dementi affetti dalla Sindrome di Down – con rispetto per coloro che soffrono per la Sindrome del Cromosoma 21 – con copioni imparati a memoria, recitati innanzi a ogni occhio elettronico o “gelato” che gli si pone innanzi, e non dicono nulla, macchiette vuote di se stessi. Lobotomia celebrale dell’intelletto, come se avessero subito la castrazione chimica e fisica con conseguente mutilazione e esproprio della materia grigia tramite una sonda per l’aspirazione del muco gastrico. Solo così appaiono oggi…
Nn se ne può più di un “pollaio” di invasati e invasate, di vacche e buoi, di cani e cagne,di porci e porche dove ognuno si esprime nella sua lingua, muggendo, abbaiando, grugnendo senza soluzione di continuità, gareggiando per alzare i decibel dell’inespressività vocale, mentre i “rifiuti” dei pensieri morti cadono a terra, trasformando il pavimento in un campo di battaglia minato di escrementi mentali maleodoranti.

Non abbiamo più una classe politica che rappresenta il paese, indipendentemente dal colore sbandierato per i grulli, non abbiamo intellettuali che ragionano con la loro testa, che osservano la realtà dei fatti con occhio critico e severo, tutti schierati, “venduti” e prezzolati a questo e/o a quel colore d’appartenenza della tanto agognata poltrona promessa.

Sono più di vent’anni a cui agli italiani è stato fatto a pezzi il cervello, il pensiero, la ragione, la possibilità di critica e di espressione. Ormai l’italiano medio digerisce ogni genere di escremento vomitato dal politico di turno in tv, ci crede, come un volgare atto di fede verso una religione inesistente, perché ha paura di cambiare, perché presume che quello lì, dentro lo schermo tv, faccia gli interessi del cittadino. Oggi ogni politicastro si riempie la bocca di diritti dei cittadini, di lavoro, di povertà e quant’altro, tutte cose che a loro non toccano, ma hanno paura che gli giuntano, facendogli perdere le loro certezze, ma se ne fottono quando gli altri le hanno perse da anni.

Oggi i politicastri si lavano la bocca con la retorica dei 150 Anni dell’Unità d’Italia. Puah! Gli unici uniti sono i politici a cui venderebbero gli organi vitali di qualche sconosciuto pur di non perdere il loro “sudato” stipendio. E si dovrebbe credere a questa falsa retorica unitaria, solo per lasciare che tanti “buffoni di corte” continuino a prendere per i fondelli il popolo?

Il punto è che sono ancora pochi, relativamente, gli italiani affamati, con il frigo vuoto e le scarpe bucate. Ma aumenteranno, certo che aumenteranno e quando avranno raggiunto la massa critica, dove la reazione, finalmente, sarà impossibile da controllare, la rivoluzione avrà finalmente inizio!

Per ora non resta altro da fare che attendere che la vera povertà in Italia giunga come una bestia gravida, pronta ad azzannare anche i propri figli!

Marco Bazzato
05.02.2011
http://marco-bazzato.blogspot.com/

Preghiera

Dal libro “Di’Vita!” di Bogidar Slalov
Con occhi rivolti
all’infinito,
pregherò che un diluvio non cancelli
il tempo…
Il tempo,
nel quale
convivo con le tempeste…,
nel quale
con il Sole sano le ferite…,
nel quale
Hus bruciò...,
nel quale
dai roghi rimane cenere…,
nel quale
cerco l’immortalità…
Con occhi rivolti
all’infinito,
pregherò che un diluvio non cancelli
il tempo!...

Traduzione di Vessela Lulova Tzalova e Marco Bazzato

Dal libro “Di’Vita!” di Bogidar Slalov

Della tempesta conosco
sedizioso o fragore!
Ai lupi – l’indole.
Conosco
Le lacrime
della donna amata,
alla madre – il pianto…
So assai molto –
perciò siamo pari
con te vita!
Non mi hai dato quello
che hai –
non ti ho dato quello
che avevo…

Traduzione di Vessela Lulova Tzalova e Marco Bazzato

venerdì 4 febbraio 2011

A mio padre

Dal libro “Di’Vita!” di Bogidar Slalov

Non arrabbiarti –
ritornerò ancora…
e ancora ti racconterò,
chinando il capo
sotto l’ombra
della tua lapide di granito…
Tra i vivi
amici
non ho incontrato –
perciò
io spesso nella solitudine
consolazione in te
cercherò,
fedele amico mio,
nonostante tu…
sia tomba.

Traduzione di Vessela Lulova Tzalova
e Marco Bazzato