giovedì 29 dicembre 2011

“Caro Leader”:Gigantesca adunata militare in Nordcorea per Kim Jong-II

C’è poco da sfottere, ma ieri con i funerali del “Caro Leader” Kim Jong-II, il mondo dell’imperialismo occidentale rosicava amaro, per invidia.

Nella capitale dell’ultimo baluardo del comunismo dinastico, ieri si sono svolti i funerali del loro ultimo “amato” leader, morto sembrerebbe per un infarto, con le esequie che si sono svolte all’interno dei 12 giorni di lutto nazionale proclamato nel Paese (1).

Le scene apparse ieri in tutti i Tg del mondo, hanno mostrato l’idea di un Paese unito, con i cittadini intenti a piangere – senza lacrime – davanti alle telecamere, e forse con i  fucili puntati alle spalle, o con qualche altro stratagemma della propaganda.

A guardare bene i servizi, per la verità tutti uguali, visto che in Corea non esiste, tra le altre cose, un sistema di televisioni libere e il dissenso non sembrerebbe molto amato dai “Cari leader” che via via si succedono, dove il tutto sembrava la ricostruzione della Corazzata   Potëmkin, dopo che Fantozzi disse «Per me la corazzata  Potëmkin è una cagata pazzesca» con il professor Guidobalo Maria Ricardelli che costrinse “gli inferiori” a ripetere la scena della scalinata e il pianto della madre. (2).

Ma è bello pensare che le grandi democrazie occidentali abbiano masticato amaro, perché per i loro leader sarebbe impossibile un funerale del genere, con i cittadini che si strappano i capelli per il dolore, che piangono per la perdita dell’amato leader e condottiero, e sono costretti a subire, in caso di morte, un misero funerale di Stato, con scarsa partecipazione di pubblico, sebbene le dirette televisive facciano il possibile per dare risalto all’evento doloroso, e quindi costretti a subire, dopo la morte, celebrazioni, rispetto a quelle coreane, in tono dimesso, svuotato dalla partecipazione popolare.

L’unico leader politico che ambisce a contanti funerali, è il Papa, capo della monarchia assoluta dello Stato Città del Vaticano,dove spesso, come è accaduto all’ultimo defunto, Giovanni Paolo II, (3) come per i Coreani, è stato esposto al pubblico per la “venerazione popolare,  come era accaduto a Владимир Ильич Ленин,  Vladimir Ilyich Lenin. Motivazioni politiche e ideologiche diverse, ma uguali nella sostanza a quello che accade dopo la morte ai “Cari Leader” coreani, ossia: idolatria, figlia di un archetipo pagano.

Infatti, solo con la morte dei papi – in tempi recenti, in quanto alcuni nel corso della storia, essendo dei veri farabutti furono assai odiati dal popolo (4) – e con l’assassino d John Fitzgerald Kennedy a Dallas, nel 1963 (5), si sono viste scene di isteria collettiva, pallide e sbiadite fotocopie di quelle coreane, con gran dispiacere per i regimi democratici, che basano sull’illusoria idea del consenso popolare, il loro potere. Vedere scene di isteria collettiva, pianti esagitati, capelli strappati, urla e grida, ascelle pezzate di sudore piangente, non diverse da quelle che accompagnavano i Beatles (6) durante i loro concerti, fa un certo che, in quanto porta a riflettere sulla suggestionabilità emotiva che i media e la propaganda, sia che scaturisca dall’ideologia politica, così come da quella religiosa, ingenera nei caratteri e negli spiriti annebbiati dal martello propagandistico e mediatico che fanno assurgere certi personaggi pubblici a pseudo divinità pagane – anche se di matrice religiosa, sconfinando in quella che il cattolicesimo chiama venerazione, ma che altro non è che volgare idolatria –  ma che alla fine non sono altro che dei perfetti sconosciuti, per quanto riguarda i loro reali pensieri , il loro agire, il comportarsi, solitamente di matrice diametralmente opposta rispetto a quanto propagandato nei discorsi pubblici, scritti da abili gost writter, supportati da professionisti della comunicazione, che poi vengono letti e trattati come se fossero pensieri e farina del sacco dell’oratore politico e/o religioso di turno.

Nella sostanza i funerali di politici, religiosi, o i concerti di “Grandi” cantanti, pur con motivazioni personali, sociali, politiche, ideologiche o musicali, si assomigliano tutte nella sostanza, ma è a la percezione individuale e soggettiva che una persona da ad un evento che ne stabilisce la positività o la negatività dell’evento in se. Ma sta di fatto che analizzando i cosiddetti “grandi funerali” le dinamiche di partecipazione isterica e idolatrica si accumunano tutte, pur nelle rispettive diversità storico-situazionali, ma il comportamento umano rimane una costante facilmente manipolabile dalla potenza dei media e dall’indottrinamento subito, sia esso politico, religioso o musicale, e così è chiaro che un pizzico di invidia probabilmente rode assai, anche se non verrà mai mostrato pubblicamente dai grandi statisti dei “regimi democratici” – definizione data da Giuliano Ferrara a “Radio Londra, Rai 1” – perché funerali come quelli coreani, lasciamo stare le condizioni di schiavitù che il popolo subisce, sono il sogno di tutti i potenti, e certo dopo la maestosità di queste esequie, forse è probabile che molti statisti vogliano importare il “modello coreano” di coesione popolare, con un percorso molto più lento, ma che nella sostanza potrebbe portare l’Italia e l’Unione Europea verso la medesima direttrice a Nord del 38° parallelo, come la storia già insegna, ma da cui sembra che nessuno abbia imparato nulla.

Marco Bazzato
29.12.2011

mercoledì 28 dicembre 2011

Natale: Coldiretti, crollo spesa a tavola, 2,3 mld (-18%)

Si presume che in molti possano dire d’aver tirato un sospiro di sollievo, quando sono usciti  i dati sul crollo dei consumi per gli acquisti di libagioni e regali natalizi. – 18%, ma si auspica che il fossato possa allargarsi, e quella di quest’anno è la miglior performance negativa dal 2001, quando collassarono le Torri Gemelle.

Se l’Italia ride, la Germania piange. I teutonici godono di una sfavorevole contingenza positiva, con i consumi che aumentano, gli stipendi che salgono e l’inflazione che non riesce ad eroderli a sufficienza, per costringerli a tirare la cinghia, ingurgitando wuster, crauti e bevendo birra in quantità industriale, secondo il miglior pregiudizio antiteutonico, ma ingozzandosi di ogni genere di cibaria prelibata, alla faccia dell’Italia che tanto sbandiera il suo Made in Italy nel mondo.

Molti profeti di sventura si stanno sfregando le mani per i dati appena usciti. La situazione italiana è di un paese entrato in recessione, con un P.I.L che nell’ultimo trimestre ha fatto registrare un negativo dello – 0,5, reso depressivo anche dalla manovra Monti, inutile per le casse dello Stato, ma ottima per gli speculatori internazionali che attendono, sfregandosi le mani e pregustandosi l’assalto all’arma bianca al patrimonio industriale e artistico del Bel Paese, che arriverà con la (s)vendita del patrimonio pubblico a prezzi di saldo, che renderà l’Italia ancor di più una colonia straniera,scaraventandola in termini di crescita e ricchezza procapite, indietro di almeno trent’anni, con i lavoratori costretti a vendere la cinghia, ad eliminare non solo il superfluo, ma anche il necessario per il sostentamento personale e famigliare, viste le strette in atto su sanità e pensioni, e l’esosità dei “Castellani” nei confronti della plebe.

Il bello, se così si può dire, che da questo nero circolo vizioso non se ne esce, se non con le ossa rotte e con un sistema economico sfasciato e ridotto alla fame. D’altronde il Nord Est, l’ex locomotiva Italia, ormai è fermo su un binario morto, colmo di erbacce, con lo Stato che cerca, come al tempo del Medioevo, di far cassa, con balzelli iniqui, che vanno a colpire principalmente gli strati più poveri della popolazione e con gli italiani stanchi d’essere vessati dalle “Nuove Signorie” non diverse dal quelle parassite del passato, che saldano per spirito di equità sociale le prestazioni fornite dai villici con quasi un anno di ritardo, quando va bene, perché abituate a “piangere miseria”, ma che riescono a trovare sempre la “grana” per le varie guerre umanitarie, quando si tratta d’andare a depredare e colonizzare in casa d’altri.

La contrazione dei consumi, e si auspica che tenda almeno per il 2012 ad aumentare, potrebbe essere solo benevola per il Paese, con i cittadini che forse inizieranno a “ribellarsi” entro i limiti della legalità, con manifestazioni oceaniche, il blocco dei pubblici servizi, con scioperi a singhiozzo, senza preavviso, con i pensionati in piazza, pronti a immolarsi contro un sistema politico –industriale che fa sembrare l’Europa sempre più vittima del Grande Fratello, profetizzato in 1984 di Orwell, con i cittadini ridotti al rango di servi della gleba.

Il Paese ha bisogno non solo del crollo sistematico dei consumi, ma anche dell’aumento della disoccupazione, nel settore dell’artigianato, così nella piccola, media e grande industria, nel terziario, nella grande distribuzione e nell’agricoltura. Il Paese ha bisogno di una massa disperati che vanno a taccheggiare per Grandi Magazzini e negozi, nella speranza di non essere presi, perché portati dalla fame e dalla disperazione a rubare per sfamarsi e sfamare la famiglia. Il Paese ha bisogno di un aumento dei fallimenti pilotati e non, per svuotarlo dall’interno delle proprie ricchezze, per rendere i suoi abitanti irosi e rancorosi verso una classe politica che invece di guardare agli interessi degli italiani è  votata a salvare le banche e il sistema finanziario globale, ora in crisi  di liquidità, il che porta a chiedersi se il sistema finanziario si sa mangiato il capitale andando a puttane di lusso?

Ma l’Italia è ancora indietro rispetto alla Grecia nella corsa verso il baratro. Nel Paese dell’Olimpo mancano anche i farmaci di prima necessità, con i farmacisti che minacciano – giustamente – di far pagare il costo completo dei medicinali, visto che la Cassa Sanitaria si “dimentica” di pagare il conto, sono in aumento i casi di malnutrizione e denutrizione, e con i cittadini che non possono ormai permettersi un minimo di assistenza sanitaria e sociale, perché questa è l’Europa del Trattato di Lisbona.

 In ogni caso il Bel Paese almeno può consolarsi, essendo, assieme a Grecia, Romania e Bulgaria, nella lista nera delle nazioni più corrotte d’Europa – Servizio di Rai news 24 del 27.12.2011, questo porta a sperare che se la situazione non sia ancora disperata, che ci sia un barlume che porti a propendere verso il collasso completo del sistema.

Insomma, il 2011 si chiude con i peggiori e nefasti auspici, con la certezza che il 2012, sarà sulla stessa “pista” allucinogena, con l’auspico che i cittadini sappiano risvegliarsi dal sonno della ragione e che si aprano i libri di storia, iniziando a leggere cosa accadde durante la Rivoluzione Francese, con il sistema monarchico distrutto, dove tra balli, canti, e banchetti per la libertà ritrovata, le teste rotolavano – non metaforicamente – a terra, ghigliottinate.

Marco Bazzato
28.12.2011

venerdì 23 dicembre 2011

Francia, protesi mammarie pericolose. Trentamila donne da rioperare


E dopo la “mucca pazza”, “l’aviaria”, “la suina” ecco che arriva la “mammelllllla in plastica assassina!”.

Sembrerebbe la trama di un film di Cesar Romero, genio indiscusso del capolavoro “L’alba dei morti viventi”o dei tanti film del compianto genio demenziale di Mel Broks eppure la “le zizze assassine al siliicone” scorrazzano indisturbate per le vie di mezzo mondo, volando negli aerei, attraversando ceck in, incuranti degli allarmi antiterrorismo,  ballonzolando prosperose  davanti agli occhi del poliziotto di turno, che con le bave alla bocca, sbavando come un San Bernardo, fissa intruppato le “poppe esplosive” della ricca nobildonna, raccolta da un vecchio sporcaccione, tolta dalla strada, e divenuta matrigna cattiva per via della nuova prosperità acquisita, procace istruttrice per i figli minorenni di primo letto dell’amato e cornuto  consorte.

C’è poco da scherzare, ma i galletti, i cugini d’oltralpe, hanno fatto proprio un bel tiro mancino a mezzo mondo, con questa storiaccia delle protesi mammarie difettose, prodotte con un silicone inadatto all’innesto sul corpo umano e ora, come un’auto difettosa, vengono richiamate per un tagliando di controllo e l’eventuale “amputazione”, anche in Italia, a spese, sembrerebbe del Servizio Sanitario Nazionale.

Innanzi a questa “bischerata” va fatto un distinguo non da poco: le uniche vere vittime sono le donne che a seguito di una mastectomia, hanno scelto la mastoplastica, perché lo svuotamento del seno per via chirurgica ha comportato, oltre al trauma dovuto alla patologia che l’ha causato, anche un trauma psicologico per la femminilità perduta, e andava recuperata, per questo il Servizio Sanitario Nazionale sta cercando di correre ai ripari, con l’asportazione delle protesi difettose, a carico dello Stato. Per tutte le altre, no.

A tutte le donne che invece avevano i seni cadenti e arrivavano fino alle ginocchia, le “poppe a pera” come diceva Massimo Boldi in S.PQ.R,  o piatte come assi da stiro, o come cammelle senza gobbe, che non sapevano accettare la propria condizione, indice di scarsa stima e di persone che ragionano secondo il pensiero e l’opinione altrui, non con la propria testa. si auspica che l’intervento di rimozione, che si sono fatte per scopi estetici sia a totale carico dei singoli soggetti,, visto che si presume che prima dell’intervento siano state prospettate diverse tipologie di protesi, dalla più economica a quella più costosa, e in una società dove quando l’apparire è più importante dell’essere, e si va al risparmio, per fare bella figura, è giusto che le taccagne si ripaghino di tasca propria l’intervento di rimozione e/o di sostituzione. Al massimo hanno tutto il diritto di rivalersi, intentando una causa ai chirurgi estetici, cercando di dimostrare, in sene giudiziaria, che sono state mal consigliate o che hanno ricevuto un’informazione insufficiente o incompleta, anche se sarebbe opportuna, ma questo lo dovrebbero fare le associazione di consumatori, una Class Action contro il Ministero della Salute per omesso controllo, accertando così’ se c’è stato oppure no.

Da qui infatti nasce l’inghippo, dove in molti si fanno una delle tante domande della domanda generale: dov’era il Ministero della Sanità, perché chi doveva non ha vigilato sull’importazione delle protesi mammarie, testandone la qualità e la ricettività nel corpo umano e che fossero state atossiche per le consumatrici? Possibile che non siano stati fatti dei controlli a campione, e che nessuno per anni, ai Piani Alti, che avrebbe dovuto vigilare sulla salute dei consumatori non si sia preso la briga di compiere dei controlli a campione, sulle medesime? Oppure ci si è accontentati delle autocertificazioni della casa produttrice, magari con le traduzioni fatte con i piedi?

Ora che il Ministero debba farsi carico dei costi nei confronti delle donne che a causa di malattie si siano sottoposte a mastoplastica lo si trova come voler proteggere un Re nudo  - il Ministero della Salute – nel centro di Milano con una foglia d’edera, nella speranza che non si vedano gli organi genitali e che non crei scandalo, o offesa al pubblico decoro.

Vengono, ripensando a questa storia di falsa illusione estetica e di bellezza plastificata, in mente le prime donne che si sottoponevano al rigonfiamento spropositato delle mammellllle: le donne di strada, le puttattanone, che battevano mostrando la mercanzia, mentre adesso, con questa diffusione capillare di tette rifatte e posticce, non si sa se si ha innanzi una donna vera o un tarocco, perché in molte si sono fatte attrarre dai canoni estetici dello Showbiz, dove anche le più morte di fame volevano le zizze all’ultimo grido, per far bella figura con amici, mariti e amanti, e per far invidia a quelle accattone delle amiche dalle tette cadenti, o cammelle senza gobbe!

Evviva la società dell’apparire anziché quella dell’essere!


Marco Bazzato
23.12.2011

giovedì 22 dicembre 2011

Buon Natale e Buon 2012 a tutti i lettori


Tra poco più di una settimana anche il 2011 sarà sepolto, possiamo dire che ormai si trova in terapia intensiva, ma la sua morte sarà inevitabile e poi inizierà a putrefarsi, come tutti i cadaveri che si rispettano, con i ricordi che si affievoliscono, tra lazzi, botti, idioti che ci rimettono dita e occhi, perché stolti. Si consegnerà alla storia un anno nefasto, con i consumi che per fortuna languono, con uno Stato allo sbando, con una nazione che ha perso la bussola della ragione, con una politica che ha affossato un Paese, e ora con un governo tecnocratico, si appresta a dargli il corpo di grazia, per svenderlo alle potenze straniere, nel nome degli “interessi comuni”.

Ma l’Italia così come il Paese che da anni mi ospita, non è fatta per fortuna di politici e politicastri, ma di persone, di famiglie, di figli, di giovani e vecchi che cercano il loro futuro, che cercano di sopravvivere alle angherie che subiscono dagli altri, dalla cosiddetta “società civile”, portandosi a casa la pagnotta, facendo i salti mortali per mettere insieme il pasto con la cena, continuando a guardare avanti nonostante il muro nero di un futuro che mai si è a conoscenza di come potrebbe evolversi.

Esiste un’Italia di persone migliori della politica che li rappresenta, esiste un’Italia solidale, aperta di cuore e di mente, un’Italia antirazzista, aperta allo straniero, un’Italia fatta di persone che sanno guardare all’altro come fonte d’accrescimento personale e culturale, non come un  nemico da offendere, un nemico da urlargli addosso che ha “sequestrato” il figlio, un Italia fatta di persone di cultura, che amano leggere e non un Italia di cialtroni che quando leggono un testo capiscono e comprendono fischi per fiaschi e che la loro coscienza sporca vedono se stessi in ogni frase, in  ogni parola, in ogni sussulto, un’ Italia fatta di persone intelligenti, di italiani costretti ad andare a vivere all’estero perché non ci sono opportunità di lavoro nè famigliari e nè sociali, che prendono la valigia, come i meridionali che emigrava vano al Nord per trovare una speranza di vita migliore, un crearsi una posizione e che quando rientrano in Patria, nella città e nella casa natale non sono costretti ad andarsene perché dileggiati,  insultati offesi negli affetti dalla Famiglia. A quel tipo di Italia in negativo, a quello specchio oscuro di vampiri mentali e culturali auguro che abbiano un sussulto di coscienza – sempre che ne abbiano una – che abbiano il coraggio di guardarsi allo specchio, chiedendo perdono, perché saranno perdonati, ma che devono scontare la propria penitenza, perché, se esiste un Gesù che secondo la tradizione Cristiana, non cattolica, nasce per tutti, deve essere una nascita di Redenzione, perdono, ma soprattutto di espiazione delle colpe passate.

Agli italiani, agli amici che porto nel cuore, a coloro che sono cresciuti con me nella mia infanzia, nella mia giovinezza, nell’età adulta, a quelli “virtuali di Facebook” dove so che dietro al mio schermo e al loro, esistono e sono persone vere e reali, che stimo e apprezzo come se, nonostante la distanza, li conoscessi da sempre, a tutti gli amici del Paese ove vivo, dove anche quei esistono santi e infami, persone di un cuore stupendo e altri nati e cresciuti come meschini, come ogni essere umano di questo Pianeta, dotato di “cattiva volontà e coscienza rinnegata”, auguro un Natale che non sia di bagordi e di follie, ma che chiuda i ponti con il passato, iniziando a costruirne di nuovi; un Natale che vada oltre le luminarie delle città, le luci dell’Albero, lo sfarzo dei Centri Commerciali e delle piazze illuminate a festa, ma un Natale che nasca dal cuore, che giunga dalla semplicità e dall’amore per le piccole cose, dall’amore per gli affetti, per le persone care, non importa che siano vicine o lontane, un Natale che sappia essere un’esperienza di vita, rinnovante come la nascita di un figlio di una figlia, come la nascita di una nuova vita che si affaccia a questo marcio e vetusto Pianeta, dileggiato dall’uomo, distrutto, derubato, deturpato,stuprato con un Pese come l’Italia che si sta sgretolando, figlio dell’incuria, dove ancora si piangono i morti delle recenti alluvioni, ma con tanti giovani pronti a rimboccarsi le mani, aiutando chi ha perso tutto, affetti, posti di lavoro, ma che non la dignità d’essere persone, perché per l’Uomo che sa essere uomo è Natale tutti i giorni, è Natale ogni volta che apre gli occhi al mattino e li chiude alla sera, perché è Natale ogni volta che una nuova vita viene al mondo, con il suo carico di speranze, di gioie, di malattie e sofferenze, ma con l’aspettativa che il giorno dopo sia migliore o se non peggiore di quello appena terminato.

Auguro un buon Natale a mia moglie, che vorrei essere migliore di quello che sono – ma l’essere umano è per sua natura imperfetto, ma che può sempre cercare di migliorarsi –  a suo figlio, sua moglie, al mio nipote qui, e ai nipoti in Italia,anche a quella appena nata, la prima femmina, dopo una sequela di maschi.

Buon Natale a chi mi ama e a chi mi odia, a chi gli sto sulle scatole e a chi sono indifferente, a coloro che mi vedono come un polemico, un rompipalle, a tutti costoro va il mio abbraccio e il mio affetto per un 2012 che non sia quello profetizzato dai Maya, ma che sia un 2012 di sorrisi e speranze, di salute e felicità.

Buon Natale a chi professa una Fede diversa da quella Cristiana – non cattolica – e per chi non ne professa alcuna, non per imporre questa religione, ma perché in ogni Fede, anche nell’assenza della religiosità esiste un Credo, e ogni vita che viene al mondo è degna d’essere vissuta al meglio, indipendentemente da razza, nazionalità e religione.

Un Buon Natale ai poeti, scrittori e traduttori, perché si dice che abbiano un dono che proviene da “un’Altro” e con la loro lucida follia si dici che siano più vicini a quell’Essere a cui credono, e a ogni persona che studia, lavora, indipendentemente dalla professione e dal rango sociale e dal vestito firmato.

Un Buon Natale e un felice anno nuovo a chi soffre, non importa che sia una malattia fisica o psicologica, in un letto d’ospedale, a casa, a loro famigliari, perché sappiano che la prima sofferenza è di colui che la subisce nel proprio corpo e nella propria mente, non a chi la “vive” in modo distaccato e rinnegandola, perché hanno paura del dolore e della sofferenza, perché chi soffre è ha sofferto di solito ha una marcia in più, anche se questa marcia in più in alcuni casi viene soffocata, si fa il possibile per farla girare a vuoto, o mandarla fuori giri, perché considerata “pericolosa” a chi è dotato di pensiero opaco o smorto.

Un Buon Natale e un felice anno nuovo a chi mi ha fatto ridere e piangere, a chi mi ha fatto dannare, un Natale e un 2012 che non sia il proseguimento verso l’abisso del vuoto presente nell’uomo, ma che possa essere – utopia – un salto verso una nuova presa di coscienza di ciò che si è e di ciò che si potrebbe essere: migliori rispetto all’anno passato.

Con affetto e tanta salute e felicità a tutti!

Marco Bazzato
22.12.2011

E se fosse l’Italia a far collassare l’Euro?

Basterebbe fare due semplici conti per rendersi conto che la manovra economica del governo tecnocratico del premier Mario Monti sarà un fallimento, e che si auspica che sarà forse proprio l’Italia a far  implodere l’Euro.

I conti sono presto fatti: 1800 miliardi di Euro al 3% - pia illusione –  di interesse annuo sui Buoni del Tesoro, fanno 72 miliardi. La manovra del governo Monti, che sta cercando d’agire prima colpendo i ceti medio bassi e poi, sotto la spinta dell’opinione pubblica, far deglutire le liberalizzazioni a quei Poteri Forti che affermava non aver mai conosciuto in Italia, ma che attraverso il lobbismo ha fatto il possibile per tenersi fuori dai giochi – ossia dall’esborso economico richiesto alla maggioranza dei cittadini – e per ora banche, assicurazioni, clero, farmacie, tassisti, e giornalai, si sono messi di traverso, sbarrando la strada all’equità progressiva, basata sul chi più ha, sul più deve contribuire, rendendo  finanziariamente vano il risanamento impossibile del Paese.

L’attuale manovra in fase d’approvazione, infatti sana solo meno del 50% degli interessi che annualmente il Paese paga sul deficit, tant’è che già si profila, per l’anno nuovo – da qui a una settimana – l’ipotesi che se ne faccia subito un’altra, per provare ad arrivare almeno a saldare gli interessi, senza ancora andare ad incidere nella sostanza del debito, che in virtù delle spese  correnti sale, visto che ormai, a parte il grasso dei grandi capitali e delle grandi rendite, di polpa sulle ossa dei cittadini delle fasce medio basse ce ne assai poca da rosicchiare o da rosicchiare.

D’altronde lo afferma Oscar Giannino, giornalista e analista economico, che non si può dire che sia né Comunista né del Partito Democratico, dove cifre alla mano, smonta la tesi berlusconiana che ha ereditato il debito dai precedenti governi e che ha fatto il possibile per diminuirlo (1).

C’è poco da stare allegri, da festeggiare, in quanto, sempre facendo alcune proiezioni, guardando al futuro, oggi le pensioni vengono abbassate, solo per gli “accattoni” non per i signori, perché il sistema pensionistico è già prossimo al collasso, ma se si getta lo sguardo oltre il muro che la politica dell’attimo manda in pasto ai cittadini, è chiaro che tra precariato, diminuzione dei posti di lavoro, mancanza di sicurezza economica oggi per i giovani, che quindi versano contributi minimi, costoro la pensione non la vedranno, perché le casse sociali, da qui a pochi anni, saranno desolatamente vuote, e le riduzioni attuali servono solo per compensare i mancati introiti, dovuti alla mancanza penuria di posti di lavoro a contratti a tempo indeterminato.

La soluzione migliore? Un referendum, come si è fatto in Islanda, dove i cittadini si sono rifiutati di pagare i debiti delle banche, del loro giocare alla roulette russa nei mercati finanziari internazionali, perdendoci di brutto. (2) Ma l’economia mondiale poteva assorbire il fallimento dell’Islanda, ma non il collasso dell’Italia, a costo di far scoppiare rivoluzioni e rivolte di piazza – e non potrebbe mancarci molto – da sedare con l’aiuto della “forza estrema” non lasciando nessuna soluzione intentata, per non passare all’incasso, con il premier Mario Monti, che oggi gioca il ruolo del risanatore e salvatore del Paese, in passato ha contribuito in modo determinante all’aumento debito italiano(3).

L’Italia ha svenduto la sovranità economica, politica e finanziaria, consegnando il Paese ai burocrati dell’Unione Europea che mettono i loro uomini in modo che facciano non gli interessi delle rispettive nazioni, ma di quei Poteri Forti che l’attuale premier, diceva d’aver combattuto quando era commissario europeo, mentre ora né diventato succube, in Italia.

Gli italiani dovrebbero scendere in piazza, come è stato fatto in Grecia – soffocati democraticamente dopo che il premier ha ritirato la proposta di referendum, consegnando il Paese a un governo tecnico – e in Islanda, reclamando il diritto di decidere del proprio destino, anche del destino altrui, come il sistema finanziario sta decidendo il futuro dell’Italia.

E che il Paese sia con l’acqua alla gola lo si evince dal “terrorismo fiscale” partito in questi giorni, con la tracciatura dei conti correnti, superiori ai 1000 Euro, il blocco dei “libretti al portatore” che con le cifre superiori ai mille euro verranno “bloccati”, e non si sa poi a chi andranno le somme “confiscate”, se congelate in banca, in modo che lo possano usare per i loro interessi, o se una parte andrà a finire al “Gran Pappone dell’erario” (4), lasciando sicuramente nei prossimi tre mesi molti anziani con un pugno di mosche, perché l’informazione, seppur presente in rete, è assai lacunosa in Tv, nei grandi Talk Show e nei Tg, con molti che di vedranno defraudati dei risparmi.

Una cosa che il governo e il Parlamento dovrebbe fare, sarebbe quella di sospendere per dieci anni – magari se la legge lo permettesse, commissariandola –  anni lo Statuto Speciale della Sicilia, che senza versare un Euro alle casse dello Stato, viene foraggiata per ridurre il mostruoso deficit, ma sarebbe necessario un passaggio Costituzionale, e nessun politico andrebbe a fare un operazione suicida su una regione che da sempre è un gran serbatoio di voti, per la politica regionale e nazionale.

Così come la possibilità di licenziare, razionalizzando gli uffici, nel settore del pubblico impiego, sforbiciando i posti di lavoro, aumentando così’ la produttività, così con i risparmi ottenuti con i licenziamenti, si potrebbero aumentare gli stipendi dei rimasti.

In sintesi, dovrebbero essere i cittadini che democraticamente fanno sentire la propria voce, rimandando al mittente i sacrifici che oggi vengono imposti alla maggioranza della popolazione, dando la spallata definitiva all’Euro, fregandosene delle conseguenze per gli altri Paesi dell’Unione Europea e soprattutto delle esposizioni delle Banche, perché per assurdo potrebbe essere l’Italia che ha il coltello dalla parte del manico, per ridurre a miti consigli le banche creditrici, e se gli italiani scegliessero di non pagare i debiti contratti da altri, potrebbe essere per il Paese la soluzione migliore.

Marco Bazzato
22.12.2011





martedì 13 dicembre 2011

Ridurre gli stipendi dei parlamentari italiani.Ma che vogliamo ridurli alla “fame”? Sì!

Ormai sembra una gara di “calci in culo agli italiani” quella praticata da quei quasi mille “poltroni” appollaiati sugli scranni parlamentari. Una massa di imbelle materia, pronta a plaudire gli auspici del Capo dello Stato quando si tratta di fottere gli “extraparlamentari” ossia gli sfigati che non hanno nulla a che fare con i due rami di Camera e Senato, salvo poi comportarsi come dei Cobas, pronti ad andare in piazza a manifestare, se per caso gli vanno a potare un po’ gli ortaggi dentro il loro giardinetto, fatto di agi, giostrine e prebende varie, perché si possono intaccare i diritti acquisti degli altri, ma guai a chi tocca i loro.

Se non siamo alle barricate ormai poco ci manca. La levata di scudi che è iniziata quando il Primo Ministro che dice di non conoscere i poteri forti – in Italia – ha deciso in conserto con il Consiglio dei Ministri di potare un po’ gli stipendi dei “pigia bottoni” delle “marionette” che come robot eseguono in modo acritico gli ordini delle segreterie di partito, visto che nel 99% dei casi manco sanno cosa vanno a votare e che conseguenze questi pigiamenti abbiano come ricadute sul bilancio dello Stato e sulle tasche dei cittadini. Salvo diventare tutti esperti di Diritto Costituzionale, di regolamenti parlamentari, di statistiche europee, orbe di 22 Paesi, quando si tratta di fare la  media – verso l’alto – degli stipendi dei loro colleghi.

Bastava vederli domenica a “L’Arena” di Giletti, o ieri sera a “Porta a Porta di Bruno Vespa, tutti aggrappati a degli specchi insaponati che avrebbero voluto essere in tutt’altra parte, piuttosto che dimostrare agli italiani la loro busta paga, provando a raccontar panzane a chi non riesce ad arrivare a fine mese. E poi si lamentano dell’antipolitica, piangono miseria se toccano i loro “miseri” 11 mila euro netti al mese, più tutto il resto?

Bastava vederli domenica all’Arena, dove l’apoteosi del ridicolo è stata raggiunta quando hanno mostrato la media degli stipendi dei parlamentari europei, con una schermata dove mostravano solo Germania, Inghilterra, Francia e Spagna. Già e tutti gli altri Paesi dell’Unione a 27 dove sono stati lasciati?  Europeisti quando fa comodo, ma provinciali quando si tratta di guardare il “piatto” degli stipendi simili ai loro. Perché – con tutti i giornali italiani complici di questa disinformazione – non hanno paragonato l’indennità di un parlamentare italiano con quella di un parlamentare bulgaro o rumeno? Perché, che diamine, avrebbe abbassato considerevolmente la media, facendo apparire gli italiani dei nababbi, rispetto ai loro omologhi bulgari o rumeni. Mente preferiscono piangere miseria, fame e stenti, ma i pensionati che campano con meno di 1000 euro al mese, costretti a mendicare per sfamarsi e sfamare la famiglia, che si fottano, la “Politica” ha deciso che questi debbano sostenere il peso dello scempio economico fatto nel corso dei decenni da una classe politica scellerata.
Ma la cosa più avvilente, commessa dai media – giornali e tv –è che non vanno a metterli “con le spalle al muro” presentando i  conteggi secondo una media matematica, tenendo conto degli emolumenti effettivi di tutti i parlamentari europei, anche quelli che attualmente non applicano l’euro, sebbene quando faccia comodo si prende ad esempio l’Inghilterra, che non usa l’Euro, ma non abbassa di molto la media, tralasciando Bulgaria e Romania, dove anche in questi Paesi viene ancora utilizzata la valuta locale, con un tasso di cambio fisso. Ma questi sono i “parenti” poveri, gli “straccioni” dell’Unione Europea, fatti entrare perché fanno comodo i loro mercati e perché fanno bene alle aziende italiane che possono de localizzare con manodopera a basso costo, vista come un nemica dell’Italia se fa perdere posti di lavoro, ma come una risorsa se fanno arricchire gli industriali, salvo metterli sotto lo zerbino quando si tratta di fare le medie effettive.

L’immagine,che anche in questa situazione, danno i politici italiani, visti dall’estero, è di una classe politica affamata di denaro, pronta, per il bene dell’Italia, a togliere agli altri, senza pietà e ritegno, ma sulle barricate e senza vergogna, quando si prova ad intaccare il loro reddito. Non male per persone che lavorano in Parlamento per quattro giorni la settimana e a cui ora è vietato riprenderli quando “cazzeggiano”, perché si lede il loro onore e il loro diritto alla privacy.

Desidero concludere con una nota personale: oggi ho parlato con una persona, qui in Bulgaria, degli stipendi dei parlamentari italiani..Quando gli ho detto la cifra, 20.00 Euro, si è presa carta e penna, e ha scritto la cifra , 40.000 Lev Bulgari. Ebbene, ha strabuzzato gli occhi, dopo che gli ho spiegato compiutamente la grande situazione di “disagio” e di “sofferenza”a per il taglio degli stipendi paventati dal nuovo governo, ha iniziato a proferire parole irripetibili, che suonavano come una celestiale nenia natalizia in lingua bulgara,e concludendo: anche questa è l’Unione Europea voluta dai burocrati, dalla tecnocrazia, e dall’elite economico-finanziaria che guida sia le Istituzioni Europee, e i singoli Stati che viaggiano a velocità diverse, per salvaguardare i soliti diritti dei pochi, a discapito della popolazione.

E di questo sono colpevoli i cittadini europei che hanno creduto a questa “Unione” Popoli, così almeno ci è stata svenduta, ma che nei fatti è solo un Unione dei plutocrati e degli interessi della finanza globale, che appare ormai alla frutta, e che in molti attendono che il frutto di questo figlio deforme cada a terra, marcendo per sempre.

Marco Bazzato
13.12.2011

martedì 6 dicembre 2011

Chiudere Green Hill, il canile a Montichiari?


La polemica – sterile – imperversa da anni nei media, facendo da cassa risonanza a un presunto problema snobbato dagli abitanti e autoctoni, residenti a Montichiari, in provincia di Brescia e dintorni, ossia la volontà pervicace e verbalmente violenta che vorrebbe la chiusura  di Green Hill (1), il canile, ove vengono allevati cani da laboratorio di marca e/o modello, di razza Beagle.

È il tam tam mediatico che spinge a ingigantire una polemica al limite del paradosso, dove coloro che vorrebbero far chiudere un’attività legale, in quanto una legge della Regione Lombardia la permette, mentre è vietata in Emilia Romagna, invece d’appellarsi ai tempi della giustizia, lo si vorrebbe far chiudere sotto la spinta della – scarsa – indignazione popolare.

Quello che non si fa, è distinguere le responsabilità di natura penale da quelle amministrative, dove fino a prova contraria fin ora sono stare riscontrate solo le seconde, essendo la struttura in ordine sotto gli aspetti formali e dell’attività svolta. Se poi gli animali, una volta giunti all’estero sono sottoposti a sperimentazione, esula dalle competenze delle amministrazioni locali; semmai il problema dovrebbe essere trattato a livello internazionale, una volta conosciuti i passaggi della filiera che gli animali fanno, le singole destinazioni finali e l’utilizzo che ne viene fatto, entrando all’interno delle responsabilità penali di pertinenza degli organi competenti per territorio in quei Paesi, ma non è un dovere della politica italiana interferire nelle attività di ricerca biomedica che si svolge all’estero.

Vanno, in ogni caso, se verranno accertati, presi in esame i comportamenti individuali di maltrattamenti nei confronti dei Beagle perché non si può con accuse generiche far chiudere un’azienda – che produce utili, paga le tasse locali, nazionali – lasciando a casa i dipendenti e l’indotto che crea, come trasporti, acquisto di mangimi e quant’altro, necessari per il sostentamento..

I detrattori della vivisezione, pratica che se non utile alla ricerca medica finalizzata al miglioramento della vita degli esseri umani, se commessa solo con lo scopo sadico di infierire sofferenze inutili è da condannare, ma non vanno dimenticate le ricadute benefiche nei confronti della collettività che la sperimentazione animale, applicando i protocolli imposti dalla comunità scientifica internazionale, ha nel benessere dei cittadini, per la ricerca di nuove molecole, atte a creare nuovi farmaci e la bellezza di tante donne, che senza i “Kit da restauro” sarebbero delle racchie nei confronti di coloro che sono più belle, più giovani, dotate da madre natura di una pelle migliore e di un corredo genetico clemente con lo scorrere degli anni.

Mettere in discussione Green Hill equivale a mettere in discussione la ricerca biomedica, la bellezza, e la salute dei cittadini, in quanto i farmaci sono – purtroppo – un elemento necessario alla società. E questo pur se ideologicamente negato quando fa comodo, è un fatto assodato.

Viene da chiedere, senza mezze misure, ai detrattori del canile di Montichiari, dove andrebbero a finire i principi animalisti se fossero costretti a scegliere tra salvarsi la vita o quella di un loro caro a cui tengono, oppure rinunciarvi, lasciandosi morire o condannando a morte la persona amata, se gli venisse prospettato un farmaco salva vita dove nel “bugiardino” fosse scritto: “questo farmaco è stato prodotto grazie agli esperimenti di laboratorio e all’allevamento di cani Green Hill di Montichiari (Brescia)

Nell’Unione Europea sono in vigore normative che impongono la tracciabilità della filiera produttiva degli alimenti destinati al consumo umano e animale. Per rispetto nei confronti dei malati, obbligati dalle circostanze ad assumere prodotti creati dalla farmacopea internazionale, sarebbe giusto che nel “bugiardino” vi fosse lo stesso tipo di tracciabilità, mettendo al corrente di quanti animali sono stati sacrificati per la ricerca, la provenienza, gli allevamenti e dove si sono effettuati gli esperimenti, in modo che gli amanti degli animali possano scegliere se assumerli, fregandosene dei principi, oppure lasciarsi morire nel nome dei loro ideali.

Se ci fossero queste informazioni gli animalisti, come tutti, scrollerebbero le spalle, anche dopo aver visto il numero delle cavie e le razze usate, perché la vita umana è più importante, soprattutto quando une vento clinico coinvolge personalmente.

Fa una certa impressione vedere l’animalismo relativista, dove basta recarsi in qualsiasi pescheria per vedere animali – pesci in questo caso – morire soffocati fuori dal loro ambiente , sgozzati ancora vivi, perché freschi sono più buoni, o messi in pentola ancora agonizzanti nell’acqua bollente, come con i polipi, senza che nessuno si indigni o vada a fare manifestazioni contro i pescatori. Eppure la crudeltà verso gli animali acquatici non è diversa da quella che si denuncia nei confronti dei quadrupedi da compagnia. Ma dei primi ce se ne sbatte, a patto che non siano balene cacciate dai giapponesi per scopi scientifici, salvo poi indignarsi se finiscono sulle tavole dei ristoranti di lusso.

Se un infame annega un cane va punito giustamente dalla legge, se si pesca un pesce, lo si depone in una cesta e ci mette delle ore a morire, questo è tollerato, accettato, tanto è che esistono laghi per la pesca sportiva, ma se si facesse una tenuta per la caccia ai cani e ai gatti, si leverebbero le barricate degli animalisti. Eppure anche i pesci andrebbero tutelati con la stessa enfasi con cui si tutelano cani, gatti e altri animali da compagnia e non, promuovendo battaglie animaliste contro la caccia, cosa che però, visto gli interessi miliardari che muove, anche per il numero di addetti impegnati in tutta la filiera, nessuno va a protestare davanti alle pescherie, davanti ai porti quando rientrano i pescatori con il pescato e agonizzante.

Se si limitasse veramente la pesca e il consumo di pesce, così come si vuole mettere in una riserva con gli spari contingentati ai cacciatori, si potrebbe essere concordi con le battaglie animaliste nei confronti degli animali da affezione, ma quando l’animalismo è ideologico e strumentale e mira ad attaccare i piccoli interessi locali, senza guardare al problema della difesa degli animali, indipendentemente se terrestri o acquatici, soprattutto con la pesca e con la relativa tortura sadica dei pesci nelle pescherie, cresce l’indignazione, perché è come se si volesse osservare, per comodo, la realtà, solo sulla base di quello che personalmente piace, usando un pensiero soggettivo e non oggettivo che legge il problema nel suo insieme.

Per questo si ribadisce un no fermo alla chiusura del canile di Montichiari della Green Hill, in quanto come attività legale in Italia, deve continuare a lavorare in sicurezza, perché la ricerca che sta alle spalle della sperimentazione è un diritto/dovere per il benessere dell’uomo, con però gli eventuali reati amministrativi debbono essere sanzionati, così per quelli di natura penale, se venissero accertati, dopo il terzo grado di giudizio, come la legge impone.

Marco Bazzato
06.12.2011



(1) http://animalinliberostato.blogspot.com/2010/04/green-hill-2001-srl.html

mercoledì 30 novembre 2011

Suicidio assistito: morto Lucio Magri, fondatore del Manifesto

È morto in Svizzera Lucio Magri, fondatore del Manifesto, grazie all’aiuto di un medico amico. Una decisone consapevole  maturata dopo la morte della moglie, a cui era legatissimo.

È stato però costretto a recarsi in Svizzera, perché le assurde leggi italiane non permettono all’individuo di disporre della propria vita, scegliendo anche il momento di farla finita quando lo reputa più opportuno. Il suo è stato un viaggio della speranza, con la certezza che questa speranza trovi accoglimento e pace nella morte.

Non è giusto condannare Lucio Magri per la sua scelta ponderata e ragionata, sarebbe invece giusto chiedersi perché un cittadino italiano debba essere costretto a recarsi all’estero per dar corso a tale pratica, e perché l’Italia non vuole adeguarsi agli altri Paesi europei evoluti che hanno fatto con la legge sull’eutanasia, non solo un atto di pietas umana, ma anche sapendone monetizzare il tutto?

La colpa è di un radicalismo che obbliga le persone a vivere, anche contro la propria volontà, è da ricercarsi nell’imposizione della morale cattolica al Paese, che continua a negare il dibattito sul diritto della “dolce morte”, non solo per quanto concerne lo “staccare la spina” a un malato terminale, e il caso Englaro ha fatto scuola, ma anche sul diritto e sulla liberalità di usufruire della propria vita, scegliendone il momento del trapasso. In Italia infatti si può parlare di statalizzazione della vita, dove questa non appartiene al cittadino, ma allo Stato che gli nega il diritto di disporne al meglio, costringendolo a suicidi plateali, vedi Mario Monicelli, o recandosi all’estero.

Se la politica italiana, invece di strizzare l’occhio al Vaticano, rimanendo prono sulle sue posizioni, “staccasse la spina” da quel cordone ombelicale culturale che drena denaro e risorse al Paese, lasciando che la politica faccia politica, non viziata dall’etica in salsa talebana, il Paese potrebbe ambire a entrare, come ha fatto la Svizzera e non solo, a quella nicchia di mercato, che nei prossimi anni potrebbe espandersi dell’eutanasia, della “dolce morte”, ma soprattutto liberalizzando il diritto alla morte.

Una nazione che non permette il suicidio medicalmente assistito è una nazione culturalmente e mentalmente arretrata, perché va contro il diritto naturale dell’essere umano di disporre della propria esistenza e del momento in cui farla finita.

Perché allora se si vuole essere pignoli fino all’inverosimile, certamente in molti sapevano della volontà di Lucio Magri di farla finita, ma contrariamente a quanto avviene in altre occasioni, dove spesso le persone annunciano le proprie intenzioni suicide e vengono salvate in extremis perché la psicologia dice che chi ha propositi suicidi lancia dei segnali d’avvertimento che vanno colti, compresi e decodificati, ma in questo caso coloro che sapevano hanno taciuto. Era per via forse dell’età? O per un atto estremo, oggi incompreso di libertà interiore e culturale del singolo?

Se si fosse trattato di un’adolescente o di un adulto nel pieno delle forze si sarebbero mobilitati assistenti sociali, psicologi per curarlo, per farlo desistere, per ospedalizzarlo anche con un TSO – Trattamento Sanitario Obbligatorio – mentre in questo caso coloro che sapevano hanno saputo e rispettato la scelta dell’individuo, perché?

Forse per una serie di motivi, il primo legato all’età e alla depressione, dove nella liberalità della scelta si è deciso di non intervenire, lasciando al medesimo il libero arbitrio, ma anche perché si sta facendo strada l’idea che l’anziano, nella terza età, deve avere il diritto di disporre come meglio crede degli ultimi scampoli dell’esistenza, scegliendo come e quando arrestarla.

Ed è la fiction fantascientifica che fa da apripista all’attualità. In un episodio di Star Trek Next Generation,  TNG 4x 22 (1) “Una vita a metà”, dove in un pianeta è prassi alla soglia dei sessant’anni il suicidio rituale per evitare la vecchia e la malattia. Questo apre nei vari personaggi un dibattito e uno scontro culturale al limite dell’incidente diplomatico tra le diverse concezioni etiche dei pianeti, dove alla fine prende il predominio la cultura d’appartenenza, con il protagonista che sceglie di tornare nel suo pianeta, rispettando la tradizione degli antenati.

Ed è bello pensare che il gesto oggi considerato dalla cultura dominante come un atto estremo, dove per metterlo in pratica ha dovuto, come un carbonaro o come i primi cristiani che per fare i loro riti si rifugiavano nelle catacombe, che in un immediato futuro possa essere considerato un atto maltusiano (2), non riferito come in origine al controllo delle nascite, ma alla coscienza culturale della morte, se praticato, in un lontano futuro possa diventare un atto connaturato alla natura e alla tradizione culturale del genere umano, leggendo il tutto entro un’ottica di controllo e contenimento della sovrappopolazione planetaria, riservando risorse alle giovani generazioni, debellando la fame e le disuguaglianze sociali, perché se cambiasse la cultura, sapendo che la vita è un contratto culturale e sociale a termine, i singoli e la società potrebbe essere spinta a dare il meglio di se, prima che la clessidra termini la caduta della sabbia dall’alto verso il basso, azzerando il tempo che l’uomo ha a disposizione.

Si preferisce leggere la scelta di Lucio Magri come una liberazione di risorse, anche economiche, nei confronti delle giovani generazioni, dando un segnale di cambiamento culturale e sociale, che una persona può e deve vivere una vita piena, facendo da apripista alla cultura accettata e riconosciuta dell’eutanasia come atto d’amore nei confronti della società.

 Leggere l’evento doloroso come un atto nei confronti dell’umanità può aiutare anche la cultura italiana a comprendere che è stato un estremo atto d’amore nei confronti della vita, dove indipendentemente dalle teorie psicologiche e psichiatriche empiriche e antiscientifiche, essendo accettate come un dogma non comprovato, sono un atto di fede cieca, l’essere umano, se adeguatamente supportato da un alto livello culturale, ambientale e sociale, saprebbe scegliere con altruistico discernimento il giusto per gli altri, senza essere un peso per loro e per se, perché strutturalmente e culturalmente portato  a comprendere che la vita essendo un dono ricevuto, è una proprietà che appartiene al singolo e come tale ha il diritto di disporne al meglio, per se stesso e per la società.

Marco Bazzato
30.11.2011


martedì 29 novembre 2011

Cani randagi la Romania dà la licenza d’uccidere





Sono iniziate le polemiche – immotivate – circa la legge approvata dal parlamento romeno che consente la soppressione dei cani randagi in eccesso, previo referendum nelle singole città, circa la possibilità d’abbattimento dei medesimi, dando via ad una forma di caccia urbana legalizzata.

Le associazioni animaliste straniere, italiane comprese, pur con il loro diritto di critica, hanno iniziato a muovere l’opinione pubblica contro quella che reputano, in casa d’altri, una legge crudele,  usando un approccio emozionale anziché razionale al problema, condizionando la ragione dei cittadini, rischiando di infiammare, per un problema endemico interno romeno, i rapporti tra i due Paesi. (1).

Perché il parlamento romeno ha legiferato correttamente?

Perché in primis va tutelata la salute pubblica dei cittadini, dove il presunto animale da compagnia, denominato anche da affezione, vale quando fa compagnia, ed è accolto in casa da dei padroni emerita la giusta tutela, ma quando inizia a vagabondare, a inselvatichirsi, diventando pericoloso per adulti e bambini, ecco che, come si fa per i topi, con la derattizzazione di cui nessuno si lamentala per  crudeltà nei loro confronti,che muoiono avvelenati –  e per gli animalisti sarebbe crudeltà tollerabile e relativistica –  urgono misure radicali, , eliminando il problema alla radice, con la conseguente riduzione dei costi per la società, per quanto l’ospedalizzazione da  morsi dati agli umani, che tra vaccini, giorni di malattia e altro, erodono  milioni di euro alle casse pubbliche.

In secondo luogo, va bene il rispetto per gli animali, anche da compagnia, sanciti dagli stessi trattati dell’Unione Europea, ma non vanno dimenticati i costi sociali che il randagismo comporta e conti sono presto fatti, se i randagi fossero dentro i canili, ipotizziamo 300 euro all’anno per capo, in Italia, abbattiamo il costo visto che lo standard romeno è più basso rispetto a quello italiano, fino a 100 euro…sopprimerlo in Romania costa 80 euro, praticargli la sterilizzazione 20 euro, differenza di guadagno in un anno: 20 euro, moltiplichiamo per 2.500.000 randagi, solo per i cani, e salta fuori la cifra 50.00.000 di euro risparmiati, e se si ragiona secondo la vita media di un cane, ossia 10 anni, i risparmi diventano 500 milioni, esclusi i costi sanitari per gli esseri umani aggrediti, morsicati e i ricoveri ospedalieri, le antirabbiche e giornate di lavoro perse.

Hanno poco da lamentarsi le associazioni animaliste che parlano di 20 euro a sterilizzazione per capo, non risolvendo il problema del randagismo e dei branchi aggressivi in città, non è con la sterilizzazione che si risolverebbe il problema, che provocherebbe a un costo di 5 milioni di euro l’intera operazione.  Perché viene da chiedersi, chi paga per andarli a prelevare, trasportarli negli ambulatori e poi riportarli al luogo di cattura, abbandonandoli  nuovamente – commettendo un rato? – per di più nel caso dei maschi senza il piacere d’andare in calore? O i conteggi vengono fatti in modo ampio, non tralasciando nessuna voce, oppure si sparano cifre a metà per manipolare l’opinione pubblica.

Che l’iniziativa si giusta dal punto di vista etico è un altro discorso, ma il governo romeno, assieme al parlamento che ha approvato la legge doveva tenere in considerazione due cose fondamentali: il risparmio economico e la sicurezza dei cittadini, vittime del prolificare incontrollato dei cosiddetti animali da compagnia, tornati allo stato brado. Hanno optato per tutelare la salute pubblica, e non si crede che sia corretto condannare un Paese perché ha scelto la tutela della salute pubblica dei cittadini, vittime incolpevoli di una situazione fuori controllo.

È anche vero che urgono, non solo in Romania, ma nell’intera Unione Europea norme più stringenti e leggi più restrittive per il possesso e la detenzione degli animali da compagnia e/o affezione. Una delle cose giuste da fare sarebbe di istituire un fondo, dove i proprietari di animali d’affezione versino un minimo, proporzionale al reddito, di 100 euro l’anno, per i cani di piccola taglia e bastardi, o meticci che dir si voglia, fino a un massimo di 1.000 euro all’anno per i “marchi” più pregiati, per venire incontro, nel caso di abbandono, ai costi di soppressione e smaltimento o mantenimento, da firmare a scelta al momento dell’acquisto o dal rilascio dell’animale da un canile autorizzato ai nuovi proprietari, il tutto unito ad una tassa proporzionale al reddito da versare in due tranche semestrali allo Stato, inserendo l’animale nella dichiarazione dei redditi, unito ai costi per il suo mantenimento, inteso come costi veterinari, cibi, giochi e vestiti, accessori, accludendo le fattura d’acquisto di prodotti e servizi, da mettere in detrazione in misura dell’aliquota iva pagata.

Il cosiddetto “animale da compagnia” a parte gli anziani oltre i 65 anni che dovrebbero pagare tasse e partecipazione al fondo ridotte del 50%, per gli altri deve essere considerato alla stregua di un bene di lusso, di un oggetto ludico, non necessario per l’esistenza e la sussistenza dei cittadini, a parte determinate categorie, per esempio  la pet terapy, inserendo la detenzione degli animali da affezione nel il nuovo redditometro come si fa in Italia per i cavalli.

Non si tratta di scoraggiarne l’adozione, ma incoraggiane l’adozione responsabile in base alle effettive possibilità di reddito, dove se una persona o una famiglia possono permettersi di mantenere uno o più cani o gatti, non avranno problemi a dare il loro contributo di garanzia al fondo, pagandone le tasse relative, visto che in moliti considerano determinate categorie di animali come facenti parte della famiglia, e quindi ogni membro deve essere chiamato, anche  per interposta persona, a dare il proprio contributo allo Stato.

Dietro a questa levata di scudi, certo dettata in primis dalla buona fede dei possessori di animali d’affezione, non va dimenticato che alle spalle, in silenzio, ruotano interessi economici milionari che vanno, dalle spese veterinarie obbligatorie, alle vaccinazioni, ai cibi per animali, gli abiti e accessori, i canili che ricevono finanziamenti e che vedono in ogni legge che sembra andare contro i diritti degli animali stessi, la paura per la possibile perdita di introiti derivati dalle accresciute o modificate normative in materia, che costringono i proprietari ad adeguarsi, con la conseguente paura di veder diminuire i loro profitti.

Il problema di fondo è principalmente la stupidità di alcuni proprietari di animali d’affezione che una volta che si sono stancati del loro “giocattolo” preferiscono abbandonarlo lungo una strada, fregandosene delle conseguenze e dei costi che poi ricadranno necessariamente sulla società, per questo l’acquisto o l’adozione di un animale d’affezione non deve essere un atto di puro sfoggio e piacere ludico, ma una scelta consapevole e non c’è nulla di meglio che vincolare economicamente a una tassa e alla partecipazione obbligatoria ad un fondo di salvaguardia, per dissuadere gli acquirenti irresponsabili all’acquisto o all’adozione, pagandone preventivamente i costi sociali che ne deriverebbero a seguito dell’abbandono.

Marco Bazzato
29.11.2011




lunedì 28 novembre 2011

Moddy’s lancia l’allarme eruro “Nella Ue possibili default multipli!

Ormai mezzo mondo accetta scommesse sul prossimo collasso economico italiano – leggesi default – l’esclusione dall’area euro e la conseguente dissoluzione dell’Unione Europea. Molti analisti infatti si divertono a fare il tiro al piccione, godono nell’investimento del cane cieco che attraversa le strisce pedonali guidato da un “padrone” – p.p. politicastri e professori – privato dei cinque sensi, eccitati come mandrilli rimpinzati di viagra che sbattono il fallo sul muro al pensiero di sapere che l’Italia di ieri e oggi non avrà un domani. È sì, perché è inutile a girarci tanto attorno, siamo entrati nel baratro, con i cittadini, ad esclusione della Casta dei soliti noti, stanno per ricevere una colonscopia economica senza aver cosparso la sonda di vaselina e i “dolori da introduzione a secco” bruceranno, eccome se bruceranno.

Siamo al “Si salvi chi può”, con le banche che lanciano il  “BTB Day” (1) – meglio spendere il denaro con puttane d’alto bordo, piuttosto che buttarlo nel ventre vorace di uno Stato morente – nella speranza che qualche gonzo si sottoscriva il “taglio della gola” con un rasoio arrugginito e tetano assicurato, nella vana illusione che il Paese possa essere salvato.

Sono molti gli osservatori internazionali che “gufano” – con sano discernimento – contro quello che fu l’ex Bel Paese, dove un governo di senili dormienti non sa che pesci pigliare, tanto manco lo sanno i politici di professione, i quali non si sono accorti che il Muro di Berlino è caduto e continuano a parlare di pericolo comunista, procrastinando di giorno in girono la presentazione del salasso agli italiani, timorosi di rivolte popolari – che arriveranno, certo che arriveranno, se si dovesse scrivere l’epitaffio dell’euro.

Sì, perché la moneta unica ormai è un cadavere che cammina, figlio malformato, generato nel ventre di una madre sgualdrina, una gravidanza extrauterina, covato nell’utero putrefatto e rancido di una baldracca senza arte e ne parte, prostituitasi con i Poter Forti, che stanno arrivando a chiederne conto.

In una nota Moddy’s scrive: Le probabilità di default multipli fra i paesi dell'area euro non sono più irrilevanti. Più a lungo la crisi di liquidità continua, più rapidamente salgono le possibilità di più default»(2) , è parola di “dio”, rendiamo grazie a “dio”.

Sono molti i becchini che si stanno affardellando sul corpo terapia intensiva dell’Euro e dell’Italia, “parenti” vicini e lontani pronti a depredarne gli organi a cuor battente, o pronti ad avventarsi sulla carcassa, un secondo dopo che ha esalato l’ultimo respiro, per depredarne oro e ricchezze senza vergogna e pietà.

L’aria già puzza di formaldeide, gli imbalsamatori se ne stanno davanti allo “Stivale”, pronti tappargli gli orifizi, in modo che quelle cimici dei cittadini non vogliano anche loro “derubare” il moribondo,svuotando i forzieri delle banche, vuoti, anche dei suppellettili.

Stiamo danzando attorno al moribondo, al suo capezzale medici incapaci, pronti ad amputare una cancrena che ha radici lontane, dove nessuno sa salvarlo, e il prete che doveva impartire al moribondo l’estrema unzione è stato arrestato per reati di pedofilia.

Ormai non ci sono più speranze, prepariamoci al peggio,  le piazze si riempiranno di giovani e pensionati, di padri , di madri che grideranno al mondo lo sdegno per esser stati derubati del loro futuro, delle pensioni, della vecchiaia, del bastone che li condurrà verso l’ultimo viatico.

Nubi nere si addensano innanzi alla tomba aperta, pronta ad accogliere l’Italia morta, l’Italia uccisa dagli speculatori in combutta con il potere, o che il potere servile non ha voluto combattere, l’Italia dei marpioni, dei professoroni, dei Bunga Bunga, dei celoduristi e dei democratici imbelli.

E sarebbe un bel modo concludere i festeggiamenti per i 150 anni dell’Unità d’Italia” con un bel crack di fine anno e con la fuoriuscita dall’euro, così i detrattori saranno felici per il ritorno dell’antica e indimenticata moneta, sconosciuta alla giovani generazioni.

Tanti auguri e condoglianze nere…

Marco Bazzato
28.11.2011


martedì 22 novembre 2011

Governo di Mario Monti: tanta demagogia

I due discorsi del Presidente del Consiglio nella Camera e al Senato sono stati dei capolavori di lisciamento di pelo in puro stile neodemocristiano, consociativista; i primi risultati si sono visti già avendo fatto quasi l’amplein. Mancavano le campane che suonavano e le suore che uscivano dai conventi per andare in processione, elevando lodi al Cielo e al dio Mamnona.

Il discorso alla Camera, con tutte le differenze, quasi una fotocopia di quello fatto al Senato, e ha evidenziato i limiti caratteriali del Professore, come se avesse innanzi una mandria di studentelli di primo pelo e matricole universitarie, non tollera il dissenso, pronto a bocciare ad ogni interferenza. Ha detto che non è un rappresentate dei cosiddetti Poteri Forti, evidentemente dimentica d’averci lavorato con i Poteri Forti, che fossero contrapposti ad altri Poteri Forti, dove come in ogni guerra per il predominio economico questa abbia visto dei vinti o dei vincitori, non cambia la sostanza.  I seguenti Poteri Forti, fino a prova contraria non sono dei poveri lavoratori a cottimo, degli sfruttati, dei giovani che lavorano a contratto, precari e senza la possibilità di ricevere un mutuo da una banca, per l’acquisto della prima casa, oppure facendo per anni lo svuota cessi – lavoro onorevole che qualcuno deve comunque fare – in qualche bocciofila del dopo lavoro.
Dal 2010 è inoltre presidente europeo della Commissione Trilaterale, un gruppo di interesse di orientamento neoliberista fondato nel 1973  da David Rockefeller e membro del comitato direttivo del Gruppo Bildemberg .
Dal 2005 è international advisor per Goldman Sachs e precisamente membro del Research Advisory Council del Goldman Sachs Global Market Institute presieduto dalla economista statunitenseAbby Joseph Cohen. È advisor della Coca Cola Company (1)
La cosa peggiore che una persona possa fare, indipendentemente dalla professione e l’estrazione sociale, è la negazione della propria storia e del vissuto professionale, e l’arrabbiarsi quando gli viene ricordata, specie se le informazioni sono di pubblico dominio.
Che dire di questo neonato governo? Non parte sotto i migliori auspici, anzi.  281 voti al Senato e556 alla Camera, fa capire che è un governo che tiene l’Italia attaccata a “un polmone artificiale” visto che al Premier non piace l’espressione di Berlusconi “staccare la spina”.
A ben guardare alla luce dei nuovi fatti storici, sarebbe ora che l’idioma e il detto dispregiativo “maggioranza bulgara” andasse in soffitta, sostituendola con“maggioranza italiana” che suona un po’ da abdicazione della democrazia elettiva, come Costituzione comanda, sostituta con un’espressione di governo caduta dall’alto, dove l’alto non va inteso come voto venuto dai parlamentari italiani, ma come un Premier espressione di una volontà europea di imporre la spremuta dei cittadini con manovre economiche da lacrime e sangue.
Il premier ha parlato di equità sociale, ma l’equità sociale la si compie sforbiciando gli agi e i risparmi che uno Stato straniero – il Vaticano – continua a ottenere dall’Italia, ricadendo sulle tasche degli italiani (2), ma che nessun governo bacia banchi, non importa di che colore politico ha il coraggio di mandare al ramengo, altrimenti il Vaticano mobiliterebbe le piazze cattoliche italiane, e in molti dicono che siano pronte a comportarsi peggio dei black block se venissero cancellati le esenzioni, gli oboli mascherati che questo foruncolo entro le mura capitoline continua a ricevere, ricadendo come le fustigazioni del flagello sulle schiene innocenti degli italiani.
È strano, tra le altre cose dette dal Sig. Mario Monti, visto che ha detto che a Bruxelles non si diventa matti a ricordarsi i titoli accademici del singolo, il cuscinetto linguistico nei confronti delle precedenti maggioranze, scaricando le colpe del dissesto economico del Bel Paese, contro i governi degli anni ’80 e ’90, cercando di dare verginità a quelli dal 2000 al 2011, dando l’impressione di voler ovattare il tutto, creando una specie di bianco buco nero di virtù governative, dove nessuno è responsabile, ma vittime di una realtà ereditata da un nonno particolarmente spendaccione.
Uno degli attacchi non dichiarati sembra che sia stato indirizzato verso coloro che protestano contro l’egemonia della Finanza Globale, che vanno in piazza pacificamente per denunciare le “violenze” commesse dalle banche e dalla finanza speculativa, affermando che ogni persona dovrebbe prima di tutto guardare se stesso. Giusto, cosa che la Finanza speculativa non fa, andando a guardare e depredare le tasche altrui, facendo passare i cittadini come dei rivoluzionari marxisti da schiacciare perché nemici dei Poteri Forti che il Sig. Monti dice di no averci mai appartenuto.
Il Signor Mario Monti ha dichiarato che “la mancanza dell’Ici, è anomalia tutta italiana, rispetto agli altri paesi U”e…mentre una tassazione generale di oltre il 45% sarebbe a detta di Monti una cosa normale….Qualcosa come sempre stride nelle dichiarazioni, rispetto ai fatti reali del Paese, rispetto agli altri.
Gli indici di borsa non sembrano curarsi – a ragione – delle rassicurazioni del Premier, segno che i media italiani stanno mettendo in atto una sorta di maquillage mediatico per dare credibilità interna alla nuova nomenclatura, non eletta ma imposta, ma gli osservatori internazionali e gli investitori, nonostante il cambio del macchinista in corsa continuano ad avere scarsa fiducia nei confronti del Sistema Italia.
Tra l’altro è ormai chiaro che il governo attuale a “il coltello puntato alla gola” dall’ex maggioranza che sta ponendo una stregua resistenza per quanto riguarda la tassazione dei grandi patrimoni, che non sarebbe attuata, per via degli enormi interessi dei Poteri Forti, che non vogliono che siano intaccati i loro capitali e le loro finanze.

Marco Bazzato
22.11.2011

giovedì 17 novembre 2011

Governo Mario Monti – Tecnocrazia – “Benedetto” da Vaticano, Confindustria e Goldman Sachs

«Mamma mai, come sto!!!» diceva Er Cipolla – Enzo Salvi, in uno dei film natalizi degli anni 2000. «Me se sta a gelar er calippo».

Questa è un po’ la sensazione che gli italiani hanno provato davanti alle immagini del Tg1 delle 20: paura e panico.

 Se dicono che siamo messi in buone mani, allora come ha dichiarato Corrado Passera, “l’Italia si salverà” neo ministro dello sviluppo economico, il Paese è veramente allo sbando, visto che il neonato esecutivo Monti, per via dell’età media è di sessantatre anni, sembra più adatto a un ospedale geriatrico che non a guidare un Paese, e la sfilza di neoministri che giuravano davanti al Capo dello Stato, facevamp pensare più ad una seduta del Politburo, buono per i nostalgici dell’ex CCCP, Советских Социалистических Республик (1), durante la sfilata nella Piazza Rossa.

Se queste sono le nuove generazioni che avanzano…l’Italia sarà presto destinata alla sepoltura.

Ma, per dirla alla Er Cipolla, quello che fa «Tremar l’ano» è che questo sarà uno dei governi più conservatori della storia repubblicana, dove i Tea party americani (2) sembrano le Figlie della Carità di San Vincenzo de' Paoli.

Fa orrore pensare che questo esecutivo ha il beneplacito della Cei, ergo ex Stato Pontificio, segno inequivocabile che non verranno toccati i benefici vaticani per quanto riguarda gli sgravi fiscali che questo potentato economico straniero ottiene, tramite quel patto scellerato chiamato Concordato, vista l’alta compagine di pii cattolici osservanti che si recano a messa ogni domenica, gettando l’obolo oltre Tevere, confidando che Caronte sia ad attenderli al momento del trapasso, segno di un ritorno del consociativismo appestante che odora di Balena Bianca, ossia della Democrazia Cristiana e di convergenze parallele.

Fa orrore che molti neo ministri appartengano non tanto al mondo accademico, anche se qui ci sarebbe da dire,  specie per quelli che provengono dalla Luiss (3), Università elitaria promossa da Confindustria (4), da qui si comprende il fervore e il favore di Emma Macegaglia, presidente di Confindustria, nei confronti del professore e neosenatore.

Il neonato governo, che molti auspicano venga soffocato nella culla dei primi provvedimenti economici da approvare, è sopratutto espressione dei poteri finanziari, gli stessi che hanno creato l’attuale crisi, Goldman_Sachs (5) in primis. Dalle sue fila provengono oltre a Mario Monti, anche l’attuale  Presidente della BCE, Mario Draghi (6).

Fa orrore vedere accodati e accucciati i parlamentari complici di questo neo consociativismo, chiamato delle larghe intese, con la vecchia maggioranza e l’opposizione prone dietro il paravento del governo tecnico, figliastro imbelle di una classe politica che ha sempre tirato a campare, comoda nei loro scranni, e che ora che la situazione finanziaria, non dettata dalla speculazione, ma dalla salvaguardia dei risparmi dei grandi fondi d’investimento e delle banche, che tendono ad andarsene a gambe levate dall’Italia, dalla Francia, dalla Grecia, non ha saputo, anzi non ha voluto, per calcolo elettorale, timorosi di un’emorragia di voti, affrontare il tornado finanziario che mostrava le sue fosche nubi ai primi del 2008, negandolo, e non prendendo le adeguate contromisure in termini di risparmi sulla spesa dello Stato, riducendo gli agi, gli sprechi e favorendo gli investimenti della piccola e media impresa, cosa che il nuovo esecutivo non farà, più interessato a tutelare le grandi banche e le loro esposizioni nel mercato globale e la grande industria che sta soffocando nei debiti.

Quello che da più da pensare è la posizione del PD, accucciato in posizioni filo atlantiste. Basta vedere il nuovo Ministro degli affari Esteri e della Difesa, che hanno passato quasi più tempo negli U.S.A e nella Nato che in Italia (7) e per questo sono graditi all’amministrazione statunitense e all’Alleanza Atlantica. Un PD, che per voce del suo segretario e degli altri esponenti della nomenclatura del partito, non sapevano ripetere altro che volevano le dimissioni di Berlusconi e che ora se ne stanno con l’odiato antagonista politico entro la zuppa insipida a fare da zerbini al nuovo governo, costretti a votare con l’ex maggioranza, turandosi il naso, una serie di provvedimenti per il “Bene dell’Italia!” a favore, come ama dire il Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, “Auspicando che si faccia il bene comune…” Bene comune di chi? Dei cittadini? Si nutrono seri dubbi.

L’unico partito che per ora si è tirato fuori da questa bolgia dantesca è  la Lega Nord,che andrà all’opposizione a prescindere dai provvedimenti. Per fortuna.

Fa una strana sensazione sapere che il nuovo esecutivo potrebbe avere la strada spianta dal silenzio assenso omertoso e complice dei due maggiori partiti italiani e dei relativi satelliti, o scatole cinesi che dir si voglia.  Un parlamento senza un’opposizione che ne controlli l’operato potrebbe mettere in atto ogni genere di nequizie nei confronti di determinate categorie, artigiani e commercianti, e massacrando il diritto alla pensione, spostandolo sempre più in là, con la scusa dell’allungamento della vita media.

Questo governo delle “grandi intese” ossia delle ex convergenze parallele, fa pensare a un governo dai poteri illimitati sul piano economico e finanziario, così come fanno paura determinate affermazioni, pronunciate anche da Berlusconi, quando andava a dire che gli italiani – per fortuna – sono un popolo di risparmiatori e che la maggioranza vive in un’abitazione di proprietà, il che se preso alla lettera, si potrebbe essere portati a pensare che esisterebbe la volontà di mettere le mani sul valore del mattone, per spremere i cittadini su un bene necessario e sovente frutto di sacrifici e gravati da mutui trentennali.

E chi ha operato nel Multi-Level Marketing o nelle Catene – piramidali – di Sant’Antonio sa benissimo che le frasi tipiche nei Meeting di indottrinamento degli adepti il motto è: «I soldi si prendono nelle tasche delle famiglie!» e gli ultimi entrati restano spennati, cornuti e mazziati!

Questo nuovo governo, imposto dalla Santa Alleanza: Vaticano, Banche nazionali, internazionali, UE e Gverno Usa, rende il Paese a sovranità finanziaria e politica commissariata, dove i gli italiani si sono trasformati, con una politica che ha abdicato il suo ruolo legislativo nei confronti dei una Tecnocrazia (8) in Servi senza diritto di espressione delle loro volontà politiche.

La cosa negativa è che lo spred (9), il differenziale tra i BTP italiani e BUND tedeschi continua la sua inarrestabile ascesa, segno che le finanza straniera continua a non fidarsi della nuova tecnocrazia italiana e che stanno serrando il cappio nei confronti dell’Italia, portandola verso il default (10).

Questo “governo” tecnocratico, adorato dalla teocrazia Vaticana e dall’oligarchia (11) della finanza internazionale, sta portando l’Italia, ma non solo, verso un regime dittatoriale (12)  allargato, guidato dai potentati finanziari che sta facendo arretrare l’Europa verso un nuovo feudalesimo (13) monetario che porterà anche l’Italia sotto la mannaia del controllo assoluto della liquidità tramite la proposta di tracciabilità dei pagamenti per le somme superiori, secondo quanto si ipotizza, ai 300 Euro, dove il denaro cartaceo potrebbe sparire completamente, rimanendo in ostaggio, prigioniero, sequestrato, “rubato”, evaporando nelle banche, facendo arretrare l’Europa, Italia e gli italiani verso una servitù della gleba che si sta avvicinando a grandi passi, in modo inarrestabile, senza che la cosiddetta politica si interessi dei diritti  della libera circolazione cartacea del denaro, non solo delle merci, tra i cittadini, nelle forme e nei modi che ritengono più opportuni.

E la cosa più spaventosa è che i politicastri di caratura nazionale stiano plaudendo a questo nuovo corso, di cui questi e loro predecessori sono i primi responsabili – impuniti – a norma dell’articolo 68 della Costituzione  (14) che nel primo paragrafo recita:  membri del Parlamento non possono essere chiamati a rispondere delle opinioni espresse e dei voti dati nell'esercizio delle loro funzioni (15). Questo articolo può essere considerato uno dei peccati originali che dal 1946 a oggi hanno generato molti dei mali della nazione,  perché l’ignoranza dimostrata da molti politici di alto rango e peones (16) sui principi basilari dell’attualità economica (17)  l’hanno portata allo sfascio.

Marco Bazzato
17.11.2011