sabato 13 gennaio 2007

“Liberaci dal male”

È la frase finale del Padre Nostro, ma dopo i recenti fatti degli ultimi giorni dove u una famiglia è stata trucidata assieme ad una vicina di casa e ferito alla gola il marito da una coppia apparentemente normale. Viene da chiedersi dove si annida il male, e cos’è esso veramente sia.
Il marito della donna uccisa, che oltre alla moglie ha perso la figlia ed il nipotino di due anni, ha perdonato i barbari criminali, gli sterminatori della porta a fianco, i vicini litigiosi, che non sopportavano il disordine, e la donna maniaca dell’ordine e della pulizia è stata l’istigatrice feroce della strage. È proprio davanti a queste tragedie che i religiosi parlano del ritorno di Caino, figlio degenere d’Eva che ammazzò, secondo la Bibbia, il fratello. Gli psichiatri si arrovelleranno per dare spiegazioni, studiare, capire le dinamiche che possono spingere una coppia apparentemente normale a macchiarsi del sangue di quattro persone, ma non ci sono spiegazioni, solo giustificazioni, scuse, citazioni, riporti di frasi ed eventi passati o relativamente recenti usati in modo arbitrario per cercare di capire la provenienza, l’origine, il seme nato e cresciuto in un terreno infecondo, in una terra malata, cresciuto all’interno della mente di una coppia che nella loro maniacale perfezione, nascondevano e covavano in seno un germe malefico: Il male.
Il male, quell’entità arcana che la società contemporanea, forse ormai troppo secolarizzata, o laicizzata, dipende dal punto di vista, e dal tipo d’approccio che si vuole usare, tende a rimuovere, a dimenticare, ad omettere, a non voler più né vedere, né accettare come parte integrante e fondante della stessa società.
Non potremmo mai liberarci dal male, perché esso permea con sfumature diverse l’uomo dagli albori. Ci sono troppe definizione di “Male” di “Maligno, ma tutte, nei loro risvolti umani, personali e sociali sono una necessità privilegiata della naturalità umana. Il male è uno stato d’essere, un’essenza che vive nella natura umana. Si forma lentamente come una preziosa perla rara, lentamente si genera, si sedimenta, si crea, per poi schiudersi in tutta la sua ferocia distruttiva, contro se stessi, o contro lo specchio distorto dell’altro, della parte più oscura e non riconosciuta della propria essenza. È una realtà che vive nell’ombra come dio apparentemente immortale e si ciba della mortalità.
Il male, il maligno è una sostanza che va protetta, tutelata e lasciata libera di vivere come un cancro che porta alla distruzione, perché, come un’esplosione deflagra, e come un’onda d’urto si diffonde, ma è in questa deflagrazione che nella reazione, muta, trasmuta, modifica, infonde nuova vita, rigenerando l’uomo stesso.
Il bene ha bisogno di un’antagonista, di una spalla, di un comprimario silenzioso, che cova come il fuoco sotto la cenere, per manifestarsi, per fa nascere il cambiamento, l’evoluzione, la coscienza e la conoscenza, Il bene stesso senza il male, il dolore, senza sofferenza, distruzione, ed esaltazione del lato oscuro, è un orfano, un soggetto solitario e derelitto. Il bene perde la sua forza propulsiva senza il maligno, come il maligno stesso, l’atrocità, la barbarie non può trovare sfogo e virulenza senza l’assenso del bene, che per sua natura lascia libertà di scelta d’agire, di crescere e muoversi entro ogni tipo di sinistra via.
Quindi non si può affermare… “liberaci dal male”, ma bensì “Libera il male” dalla gabbia in cui è recluso, prigioniero sofferente, perché è proprio quella prigione, la prima fonte ispiratrice dei propositi distruttivi, e alla fine sempre autodistruttivi e creativi. Il male, il maligno, nella sua abietta virtù è una delle essenze continuative della creazione stessa, è uno dei motori che dà vita allo stesso universo conosciuto e sconosciuto, quell’universo fatto in massima parte da materia oscura che cerca liberazione, che cerca un naturale sfogo contro l’antagonista benigno e salvifico di sempre: Il bene.
L’uomo non può combattere il male, può solo subirlo, accettarlo, introitarlo come una parte di se, contrastandolo con la fede nella ragione, con la forza dell’intelletto e della volontà di non lasciarsi sopraffare da quanto lo macera, lo attacca, lo consuma, rendendolo ombra di se stesso. Il male è una risorsa distruttiva ma propulsiva, una realtà ineffabile che vive in ogni creatura umana nessuno potrà mai prevedere dove e in chi esploderà di volta in volta e con quali distruttivi effetti creativi, per questo il vincitore lo decide l’uomo, ma egli da solo è impotente innanzi alla sacralità annichilente che il maligno esercita sull’essere umano e sull’umanità tutta.

Marco Bazzato
13.01.2007
http://marco-bazzato.blogspot.com/