sabato 28 marzo 2015

Presentazione a Sofia di “Aborto d’amore”




Il 16 aprile 2015, alle ore 17.30, presso la Galleria Libreria Sofia Press, ubicata in via Slavianska, 29, si terrà la presentazione del mio quarto libro e secondo romanzo, “Aborto d’amore”, pubblicato da MBIL Agency Editore di Sofia.

La serata sarà condotta dalla poetessa e scrittrice Romagnola Miroslalova.

Interverranno tra gli altri, e la traduttrice, Teodora Ivanova e Tania Popova, che ha curato la recensione bulgara dell’opera.

Andrea Lubiatz? Un genio o un capro espiatorio?

 Se non ci fosse da piangere per i centoquarantanove morti,  più uno, quello del copilota che  avrebbe causato questo “burdello” quasi in salsa planetaria, ci sarebbe da ridere. 

 Però, dopo le doverose parole di rispetto e vicinanza nei confronti della vittime e dei parenti di questa tragedia, a d ogni giorno che passa si comprende che questa “marachella” non solo poteva essere  prevista, e quindi evitata, è sempre più evidente il lato “umoristico” di quanto avvenuto. Umorismo nel senso più macabro e lugubre del termine. 

 Infatti, Andrea Lubiatz non si può definirlo che un genio se è riuscito a pigliare a commettere, senza che altri se ne accorgessero, rapporti anali, inculando a secco e di brutto il sistema aereo tedesco, Lufthansa, in primis, cosa assai improbabile perché il culo dovrebbe rodere e le emorroidi dovrebbe uscire, a coito anale avvenuto, specie se non consenziente, anche se è stato usato del lubrificante rettale!
 Oppure, a questo punto cosa peggiore ancora, meglio accusare un cadavere, che non può difendersi, addossandogli tutte le colpe e facendo buon viso a cattivo gioco,specie di immagine, perché ci stanno interessi più grandi da difendere o da coprire e quindi tutto il resto passa i secondo piano...

Diciamocelo o il Lubiatz era un genio perché ha saputo fottere tutti, psicologi, psichiatri, piloti esperti e quanti lo hanno conosciuto. Il che questo fa di lui l’unico vero teutonico preciso come un robot, oppure la cosiddetta precisione tedesca, la perfezione germanica, l’ordine teutonico è solo uno stereotipo, una profanazione intellettuale, un falso archetipo, che noi “sudici boccaloni”, per sudici si intendono gli abitanti a dei Paesi  a Sud della Germania, Italia compresa,  continuiamo a berci come ubriaconi disintegrati all’Oktoberfest di Monaco di Baviera,  fantasie e fantasmagorie circa loro perfezione.


 Mezzo mondo ci ha condannato per Schettino eppure l’Italiano, il napoletano, Napoli essendo una città della Campania, e la Campania si trova in Italia, quindi nulla di offensivo per tutti gli altri napoletani, ha causato “solo” trentatre morti, una miseria se paragonati ai centoquarantanove che avrebbe, il condizionale a mio avviso è d’obbligo, causato  il tedesco,  Il che porta a pensare, vista anche la tradizione nera del secolo scorso, negli anni quaranta del millennio passato, che i tedeschi su questo argomento sono più ferrati di noi, in modo indiscutibile e incontrovertibile e non hanno nulla, a parte la precisione scientifica, da imparare da nessuno.

Poi, non facciamo i vigliacchi, nascondendoci dietro il falso buonismo e il politicamente corrotto.Alzi la mano chi, appreso che, secondo la versione ufficiale, si è trattato di un gesto lucido e intenzionale commesso da un tedesco, non ha tirato un sospiro di sollievo, fregandosi le mani magari di nascosto e facendo un sogghigno di soddisfazione tra i denti, mentre era seduto sulla tazza del water, intento o intenta ad espletare le naturali funzioni fisiologiche?

 Ribadisco il massimo rispetto per le vittime e i famigliari, ma è l’aspetto politico e di immagine della Germania che ne esce distrutto, frantumato, annichilito. Per i tedeschi, digerire questo boccone amaro di verità ufficiale e imperizia non sarà una cosa facile. Fanno tanto gli sboroni con il rigore, solo quello economico, ma poi fanno pilotare tranquillamente un aeromobile da un tizio che gliela ha messa nel didietro, eludendo le commissioni psichiatriche di idoneità al volo? Sarebbe interessante sapere come si sente colui che ha firmato il nulla osta e il certificato psichiatrico di idoneità in questo momento.  Ma si dubita che il suo nome o i nomi degli esaminatori diventeranno di dominio pubblico.

Quindi sorge la seguente domanda: si dimetterà la Cancelliera Merckel – che dal giorno della tragedia tace come un pesce fuori dall’acqua, il Ministro dei Trasporti e quello della Salute?

Ora tutti in tv stanno cercando di giustificare se stessi, scaricando le colpe sul povero cadavere del presunto suicida, dicendo che questi ha nascosto documenti, che sono stati trovati interessantiindizi circa il suo stato mentale…e prima? Tutti dormivano, tutti si masturbavano sotto le scrivanie, guardando video porno al pc,  mentre questo raccontava i cazzi suoi agli strizzacervelli e questi, perché stavano venendo come gibboni in calore e non avevano tempo per capire che questi mentiva come Hannibal Lecter quando asseriva d’essere vegano e odiare qualsiasi tipo di carne, non essendo assolutamente un mangiatore di cadaveri?

Qualcosa non gira, qualcosa è sfuggito di mano, non tanto al pilota, il quale, sempre che sia stato lui, ha dimostrato di saper pigliare per il culo anche i cosiddetti professionisti, che certo non hanno brillato né per lucidità e manco per professionalità – forse come pecorai lavorerebbero meglio – i quali si sono fatti abbindolare come allocchi dallo “scemotto del villaggio” e ci sono caduti come pere cotte.

Ora sarà interessante sapere chi pagherà tutti i costi che questo presunto genio tedesco ha saputo causare in meno di otto minuti, con il suo schianto. Già perché almeno per ora i media, almeno quelli italiani, non aprono bocca, ma si sa che dietro le quinte è già partita la guerra per gli indennizzi che potrebbero essere milionari per ogni singolo passeggero, se la Lufthansa non troverò un accordo extragiduziale con u famigliari delle vittime  , che sarà comunque salato, ed è chiaro che i vari squali del Foro, gli avvocati delle parti civili, come pianha assettati stano affilando i denti, sentendo nell’aria il dolce odore del sangue.

La cosa migliore che dovrebbe fare le la Lufthansa  per cercare di contenere le eventuali perdite di borsa che sicuramente ci saranno nei prossimi giorni, quando i piccoli azionisti prenderanno coscienza che per il colosso tedesco potrebbero essere “uccelli per diabetici” Cit., potrebbero sorgere grane non da poco, a livello finanziario e di immagine, se passera il legittimo sospetto che i loro piloti sono bravi ad eludere i controlli psichiatrici, facendo fessi gli esaminatori e quindi i piccoli risparmiatori avrebbero tutto il diritto di disfarsi dei titoli del colosso tedesco.

Ma almeno per altri due mesi, almeno fino a quando non saranno raschiate via del terreno tutti i brandelli e grumi di sangue, arti, materia celebrale e quant’altro, che in questo momento si trovano sulla montagna francese dove l’aeromobile ha picchiato violentemente a terra, disintegrandosi, potranno contare su una falsa pax mediatica dovuta all’emotività  e allo shock, ma poi, come è giusto che sia, non ci starebbe male una “Caduta del Reichstag”, perché nel breve medio termine, avere in portafoglio titoli  Lufthansa, potrebbe essere uguale a possedere titolo della Repubblica di Weimer, titoli che certo non brillavano per solidità…

In molti si starano anche chiedendo, ma è mai possibile che un tizio che pilota un aereo che trasporta centinaia di persone e va dallo strizzacervelli, assume psicofarmaci, lo psicologo o lo psichiatra che glieli prescrive,non sia obbligato a comunicare ciò al suo datore di lavoro e ci si debba “fidare” della buona fede di un fuori di cotenna o di uno che se prende psicofarmaci,  mica li prende per hobby?

È mai possibile che non si facciano degli esami urine ai piloti? Cazzo! Vengono fatti ai calciatori,a chi pratica sport a livelli agonistici, per  vedere se qualcuno si doppa  ma non si fa pisciare un pilota su un barattolino di plastica e gli si analizza il piscio,alla ricerca di sostanze psicotrope, psicofarmaci o se questi fa uso frequente di alcol? Pigliarli un capello e analizzarlo. Alla fine sono dei graduati civili, degli ufficiali, con i gradi di comandanti o di vice comandanti, non dei pela patate da quattro soldi, cribbio!

Se le cose stanno così, a questo punto potrebbe anche essere lecito pensare che il presunto suicida potrebbe essere solo la punta di un iceberg. Si sa che dell’iceberg esce solo per il 10% fuori dall’acqua, il restante 90% si trova sottola superficie. Il che potrebbe anche voler significare che quando si vola si rischia di volare a vista sopra un mare di merda, non odorante perché si spruzza profumo per cessi in ogni dove..ma come un cesso che si ingorga, prima o poi qualcuno tira l’acqua e, come è accaduto con  Andrea Lubiatz e quella merda esce e on ci sta sciacquone che riesca a fermane la tracimazione!
Marco Bazzato
28.03.2015

mercoledì 25 marzo 2015

In memoria del Prof. Compagno



La vita a volte è proprio strana e bizzarra. Giusto ieri pomeriggio mentre fumavamo una sigaretta con mia moglie, fuori in terrazza, improvvisamente il mio discorso cadde sul Professor Compagno e poi…


Ieri, 25 marzo 2015, ho appreso da una pagina di Facebook, Se sei di Vigonovo della morte di Lorenzo Compagno, da tutti conosciuto in paese come il Prof. Compagno, mio professore di matematica e scienze nella Scuola Media Alcide .De Gasperi di Vigonovo. 

Lo debbo dire in tutta onestà, ho sofferto, perché a me, come a molti altri compagni di classe, non solo degli anni scolastici in cui ho frequentato le medie, Compagno era una specie di leggenda. Non si può descriverlo in altro modo. 

Ricordo, anche se sono passati ormai più di trent’anni, come veniva descritto da chi aveva avuto l’onore di averlo come insegnante: un essere quasi mitologico che incuteva timore e rispetto, visto che al tempo quando la scuola era vera fonte di rispetto nei confronti dei docenti. E in fatti le aspettative/paure non andarono deluse. Ma il Prof. Compagno era l’apoteosi del docente non docente. Era burbero? Sì, ma di un burbero straordinariamente umano che con un semplice sguardo sapeva zittire la classe. Con lui anche le mosche smettevano di ronzare, forse anche per via delle quattro Pack al Mentolo che si fumava, con le finestre regolarmente chiuse, in un’ora scolastica. Quattro, rigorosamente quattro. Alla cadenza di una ogni 12 minuti, spente nel suo portacenere personale a forma di conchiglia, che si portava sempre appresso e che poi posava, al termine delle lezioni, sul tavolo del bidello, in corridoio. 

Credo che lo si possa definire una specie di John Keating, l’insegnate di lettere, de “L’attimo Fuggente”, USA – 1989 [1], reale, anche se va detto che forse l’accostamento non gli sarebbe piaciuto nemmeno un po’, in quanto amava classificare i laureati in lettere come “laureati in ciacoe”, ossia laureati in chiacchere. In quanto era una specie di Sheldon Lee Copper[2], il protagonista di The Big Bang Theory[3], in versione Beta Tester. Eppure il Professor Compagno andava oltre la matematica, la scienza, la fisica, perché come il migliore dei filosofi, sapeva dare in un modo totalmente unico e anticonformista l’esempio. Sì, perché non sapeva solo insegnare le sue materie in modo professionale, ma sapeva insegnare in modo umano, avendo come dono quell’umanità quasi paterna, fatta di rimproveri, anche di epiteti coloriti, mai pronunciati con cattiveria, ma con bonaria ruvidezza.

Proverbiale era il modo di interrogarti: dava una scorta al registro di classe e… « Chi interoghemo uncò?», scorrendo la pagina con i nomi degli studenti con sguardo sornione, come quello di un gatto che cerca la preda e noi tutti ci facevamo piccoli,pregando dentro “Fa che non tocchi a me! Fa che non tocchi a me…” . «Basato aea lavagna…». Sì, perché alternava l’italiano al dialetto. E infatti sovente le domande dell’interrogazione erano rivolte in dialetto, anche se poi balbettando gli studenti rispondevano anch’essi in modo alternato. Alla fine arrivava il voto e quando questo era sotto la sufficienza, alzava la mano e mostrava le quattro dita..e la frittata era fatta!

Lo ammetto senza vergogna, anche con una punta di vanto d’essermi beccato più di qualche volta un “semo” o “mona”,o “te si un musso!” perché in alcuni momenti i concetti per lui semplici e per me ostici, non ne volevano sapere di entrare in testa.

Su di lui sono circolate per anni miti e leggende sulle sue manie. Una tra tutte era certamente quella di volere i banchi disposti a file anziché a ferro di cavallo. Cosa che generava sempre un putiferio bestiale di movimenti, rumori, frastuoni, zaini, cartelle, libri, quaderni e banchi caduti, quando squillava la campanella al termine dell’ora di lettere e iniziava quella di matematica.

Ma era il suo look, oggi si direbbe così, che era particolare, un misto tra un Professore uscito da Oxford, con il suo Parka verde, quasi da pescatore, le sue giacche di lana o di velluto marroni con le toppe sulle maniche, i suoi maglioni, quasi sempre con il collo alto e i pantaloni di lana in inverno o di cotone in primavera, sovente con abbinamenti di colori che dire impropri sarebbe un eufemismo e le sue scarpe, di solito a suola molto grossa, o tronchetti con la zip di lato marroni, come quelli che ancora oggi porta Adriano Celentano. Una volta solo, a mia memoria, si è presentato a scuola “tirato a lustro”, ossia, camicia, giacca e cravatta e la classe è scoppiata in un “Oh!” di stupore e meraviglia, messo subito tacere dal suo tipico gesto con il braccio alzato a mezz’aria e la mano che faceva cenno di silenzio.

Il Professor Compagno era fatto così, o lo si accettava in toto, in blocco, oppure lo si rifiutava. Ma non poteva essere rifiutato perché sapeva farsi amare, anche grazie alla sua rudezza, grazie alla sua voce che non si alzava mai oltre il necessario, anzi. Sovente era l’esatto opposto. Sapeva riprenderti a bassa voce, con uno sguardo di sbieco attraverso gli occhiali da lettura a mezzaluna, che quando non li usava o a volte erano dentro un astuccio verde _ messa sulla cattedra, vicino al portapenne nero – o con la classica cordicella. Riusciva a sentire chi disturbava in classe, anche se parlava sottovoce, ma senza voltarsi indicava il “colpevole”, che immediatamente si zittiva.

Sono moltissimi i ricordi che ho di lui. Da una parte vorrei narrarli, ma dall’altra preferisco serbarli nel cuore e nella mente, come un dono che ogni suo studente ha ricevuto da lui.

Ma a proposito di alcuni aneddoti o ricordi, non posso non menzionare la sua mitica Ford Escort grigia o i suo improbabili motorini auto costruiti, di cui era addirittura riuscito ad ottenerne la targa, quindi l’omologazione. Sì, perché essere fuori dalle regole non significava per lui negarle e fingere che non esistessero, ma significava rispettale, non prima d’averne dato una chiave di lettura diversa e più articolata, non dogmatica e conformistica.

Il Professor Compagno era anarchico. Lo si potrebbe definire un contadino, con le scarpe grosse, nel senso più nobile del termine – inzaccherate di merda, come usavano fare i nostri nonni quando uscivano dalla stalla,dopo “aver governato le bestie” e il cervello fino. Sì, perché il Professor Compagno aveva un imperativo: l’assenza di certezze. E insegnava ai suoi studenti a ragionare con la propria testa, a mettere in discussione tutto e tutti, anche l’autorità costituita, se si sente d’essere nel giusto o se ci si sente attaccati ingiustamente. E riferito a ciò non posso non citare una parte del discorso di Steve Jobs, il fondatore della Apple – a mio avviso calza a pennello e credo che il Prof. Compagno approverebbe – che fece alla Stanford University nel 2007:[4]

“Il nostro tempo è limitato, per cui non lo dobbiamo sprecare vivendo la vita di qualcun altro. Non facciamoci intrappolare dai dogmi, che vuol dire vivere seguendo i risultati del pensiero di altre persone. Non lasciamo che il rumore delle opinioni altrui offuschi la nostra voce interiore. E, cosa più importante di tutte, dobbiamo avere il coraggio di seguire il nostro cuore e la nostra intuizione. In qualche modo, essi sanno che cosa vogliamo realmente diventare. Tutto il resto è secondario”.

Il professor Compagno era un concentrato di contraddizioni, ma sono quelle che noi consideriamo o che consideriamo degli altri come contraddizioni che contraddistinguono la persona ordinaria da quella straordinaria. Infatti le contraddizioni contraddistinguono il soggetto massificato e schiavo delle opinioni altrui, viziato dal pensiero comune dominante, dal fine pensatore che non da importanza all’apparenza, ma che scava, scava nella sostanza delle cose e delle persone e delle cose fino a quando non trova la quadratura del cerchio.

Per terminare vorrei fare le condoglianze alle due figlie e alla moglie, perché io ho perso un ex professore ma loro hanno perso un padre e un marito e a loro va tutta la mia vicinanza, anche se nella distanza. 

Grazie per avermi permesso di condividere un piccolissimo, ma importantissimo tragitto della mia esistenza. Per me oggi come allora significa moltissimo.

Lorenzo, permettetemi che termini così, rimarrai nei miei ricordi.

Marco Bazzato

25.03.2015



Foto presa da un commentatore della pagina di Facebook “Se sei di Vigonvo”


[1] http://it.wikipedia.org/wiki/L'attimo_fuggente
[2] http://it.wikipedia.org/wiki/Sheldon_Cooper
[3] http://it.wikipedia.org/wiki/Big_Bang_Theory
[4] http://espresso.repubblica.it/palazzo/2006/12/27/news/siate-curiosi-siate-folli-1.2256