giovedì 10 settembre 2009

Organista cambia sesso: "Via dalla cattedrale"


Che fare se un mattino ti arriva una tizia in cattedrale e ti dice: “Buongiorno padre, sono venuta a suonare l’organo!”

Forse il prete non potendo bestemmiare ad alta voce, potrebbe aver rischiato il coccolone in quanto quella roba li, davanti a lui, non era né donna né uomo, bensì’ una specie di ibrido alieno maschio/femmina malriuscito, ancora da riparare illusoriamente, come se fosse in una specie di bobina di transazione di fase – solo fisicamente – un mutante, non dotato di super poteri alla x-men. Una roba in evoluzione, nato uomo fecondo, ma poi per qualche scherzo della psiche ha deciso che doveva essere l’opposto: una femmina farlocca e sterile. Anzi, ad essere onesti un maschio imbottito di ormoni, con le tette posticce, come da anni troppe donne vere fanno, che per avere l’illusione d’essere donna si è fatto castrare – ergo via testicoli e membro – facendosi ricostruire un apparato esterno sessuale più falso di una banconota da 600 euro.

Cosa avrebbe dovuto fare il prete in questione? Tenersi quella roba che gira per la cattedrale, oppure rispondere che non la conosceva, in quanto l’organista titolare da 18 anni, felice di non essere mai stato contrattualizzato – lavorando in nero – senza avere in testa – o almeno manifestarle pubblicamente – idee eviratrici?


Sfortunatamente questa non è una storia inventata, ma accaduta nella Cattedrale di Lecce, dove i preti dopo aver visto la mutazione chimico-chirurigca dell’organista, hanno – a ragione – deciso d’interrompere con lui, secondo questi ora lei, il rapporto di collaborazione in nero, quindi da evasori fiscali e contributivi.

Ora l’ex organista, che dichiarando di non esser stato mai contrattualizzato, minaccia cause legali contro la Chiesa – auguri! – per una presunta discriminazione sessuale subita. Alcuni fanatici direbbero per discriminazione omofobica, che fa molto radical chic, buona per tutte le occasioni, dai raduni politici aisalotti televisivi che – per fortuna – fanno crollare l’audience. Si accomodi pure, ora che ha reso pubblico il presunto scandalo della Chiesa – dal suo punto di vista – con accuse pretestuose, perché rivuole il suo organo, ma non quello evirato!

Il punto è che le accuse sono pretestuose, in quanto non esistendo contrattualizzazione formalmente il rapporto di lavoro tra la Cattedrale di Lecce e l’organista non esiste. Semmai sorgerebbe un altro problema, di ordine fiscale, in quanto sbandierando ai quattro venti d’aver ricevuto compensi in nero, dovrebbe, se la Guardia di Finanza facesse il suo lavoro, essere indagato per evasione fiscale. Stessa indagine che dovrebbe essere aperta nei confronti della Curia di Lecce per pagamenti non contrattualizzati, in nero. Ma in Curia la Finanza non ci andrà in quanto è in regime concordatario, ergo ci vorrebbero rogatorie intenzionali per indagare sulla mancata regolarizzazione del contratto di lavoro.

Naturalmente non ci saranno conseguenze per l’organista in nero, visto chesi aprirebbe un vespaio senza fine, quindi come Ponzio Pilato, l’Amministrazione delle Entrate se ne laverà leverà le mani, lasciando l’ex organista tranquillo, tanti dioi ukil clamore mediatico scatenato dalla vicenda e la sua mutazione esteriore da uomo a femmina difficilmente gli o le permetterà di trovare un'altra occupazione in un'altra Chiesa, in quanto uniche detentrici d’organi (musicali) e ogni parrocchia si guarderà bene dall’accoglierlo non solo come organista, ma anche per i sacramenti.

Il magistero della Chiesa in proposito se ne frega dell’etica laica per quanto concerne l’omosessualità, la transessualità e il cambio di sesso. In questi casi cammina dritta per la sua strada – anche se ha in seno serpi che mirano alla distruzione della tradizione, sacerdoti progressisti che andrebbero ridotti allo stato laicale – chi ci sta è dentro altrimenti smammare, via, andarsene!

A ben guardare non c’è stata nessuna discriminazione sessuale, in quanto la Cattedrale di Lecce aveva – in nero – un organista di sesso maschile, mentre quella che si è presentata alla porta era una “femmina?” e costei non aveva, come il precedente, alcun contratto di lavoro, quindi se per 18 anni all’uomo fatto piacere essere pagato in nero, perché questa femmina che si è presentata alla soglia ora denuncia una presunta discriminazione in base al sesso. Assurdo! Semplicemente la Cattedrale di Lecce non aveva intenzione d’assumere una donna, e fino a prova contraria è una scelta del datore di lavoro, specie se questo fa riferimento come legislazione a un Paese straniero: Lo Stato Città del Vaticano.

Marco Bazzato
09.09.2009
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sabato 5 settembre 2009

Dino Boffo si è dimesso


Dino Boffo si è dimesso, come era stato pronosticato dal mio articolo del 02.09.2009, intitolato “Dino Boffo dovrebbe dimettersi da L’Avvenire.

Bisognerebbe saper rendere onore agli sconfitti, sempre. E nel caso di Dino Boffo l’onore da tributargli dovrebbe essere doppio, in quanto le dimissioni – seppur non mai pubblicamente richieste dalla Cei – sono divenute reali dopo due tira e molla di Boffo con il Cardinale Angelo Bagnasco che formalmente, per rispetto del protocollo, le aveva respinte, ma alla terza botta, con un corale respiro di sollievo, essendo irrevocabili, sono state accettate.

Ma qui l’onore dopo gli ultimi sviluppi, con l’accusa al morto, è morto.

Ora anche lì, in Vaticano, la porta teorica che dovrebbe condurre al Paradiso, sanno che la caduta nei meandri sulfurei dell’inferno, tra le fiamme perenni e stridor di denti della carne che arde, può essere questione di un attimo, a causa delle pene, non importa se sottoforma di sanzioni pecuniarie, inflitte dal braccio secolare – la giustizia laica dello Stato italiano – o se inflitte dalla Chiesa stessa che silenziosamente grida che il pubblico ludibrio che ha intaccato il quotidiano CEI, scatola cinese legale della Santa (?) Sede deve essere allontanato, scacciato ed esorcizzato quanto prima, anche se ne dichiara pubblicamente la stima.

Le espressioni reali, quelle private, non siamo tenuti a d esserne al corrente, ma dentro la mente d’ognuno, possono immaginare quali possano essere state, secondo alcuni maligni, bestemmie incluse.

Nelle orecchie degli alti papaveri delle gerarchie ecclesiastiche potrebbe continuare a risuonare ancora il fischio assordante dei fragori della battaglia mediatica appena conclusa, con la mente gli echi delle ricadute negative per il danno d’immagine non indifferente che questo scandalo pruriginoso di matrice eterofobica, perché di questo si tratta, di un maschio che molesta un esponente dell’altra metà del cielo – una donna – per giungere senza problemi nella caverna del peccato del suo – brrrrr – “amato”, trincerandosi dietro le colpe di una persona scomparsa, morta, che non può nè confermare e né smentire d’essere stato l’autore delle molestie telefoniche che hanno potato alla sanzione amministrativa, inflitta dal Tribunale di Terni, a Dino Boffo, in quanto a dire dello stesso Boffo, come un novello Gesù Cristo, si sarebbe addossato le colpe per proteggere drogato.

L’eterofobia è quella forma di odio che una persona seguace, secondo il cattolicesimo, delle inclinazioni di Sodoma, infligge – anche sottoforma di molestie telefoniche – contro un membro del sesso opposto, per arrivare al bramato atto concupiscente di congiungimento carnale con un esponente del proprio sesso.

Ora l’ex direttore Boffo, che afferma che questa vicenda ha danneggiato, violentandolo nei suoi affetti familiari più cari, imputando la colpa all’attacco virulento scatenato da Il Giornale di proprietà della famiglia Berlusconi – Paolo Berlusconi, per l’esattezza – diretto da Vittorio Feltri, reo d’aver pubblicato una velina di dubbia provenienza. E su questo bisogna dare atto a Dino Boffo d’aver ragione, in quanto “Il Diavolo fa le pentole senza i coperchi” e la mancanza dei coperchi era la velina stesa, acclusa a detta di Vittorio Feltri nella sentenza che sanzionava amministrativamente Dino Boffo, con un’ammenda pecuniaria di 516 Euro.

Senza entrare oltre nel merito della questione, è necessario però far notare che l’ormai ex direttore de L’Avvenire ha sempre negato di non essere omosessuale.
Dando per buona la sua affermazione però resta da capire come mai una persona debba essere sanzionata per aver molestato telefonicamente una donna – regolarmente coniugata – se alle spalle di tutto ciò realmente non esisteva assolutamente nulla.

Nessuna persona infatti andrebbe a prendersela con la moglie di un altro se costei non avesse fatto qualcosa di sgradito o stesse facendo di tutto per tenersi il proprio marito – il che cattolicamente ed eticamente è una virtù – combattendo per lui come suo diritto. Alla luce di questo sorge un altro dilemma: ossia il silenzio assordante del marito della donna che ha preferito rimanere nell’ombra, lasciando che la moglie affrontasse, rivivendo almeno in parte, il suo dramma personale. Un uomo che ama sua moglie e che non intrattiene relazioni extraconiugali, non importa se etero – e nel male sarebbe comunque un bene – od omosessuali, dovrebbe per l’onore che lo lega nel vincolo matrimoniale a non aver timore di rivelare la verità, senza lasciare che la legittima consorte resti sola nell’affrontare la tempesta mediatica.

In ogni caso va ricordato che l’unica vera vittima di questa storia non è Dino Boffo, ma la donna molestata telefonicamente, a lei e solo a lei avrebbe dovuto andare la solidarietà del mondo politico, soprattutto di quella sparuta rappresentanza femminile che però, forse complice gli ultimi scorci d’agosto, ha preferito rimanere in silenzio, senza diramare nessuna nota di condanna – nonostante la recente leggi antistalking da poco approvata dal parlamento italiano.

Ecco lo schifo. Politicastri e politicastre tacciono sulla vittima e solidarizzano con il colpevole, secondo gli atti ufficiali del Tribunale di Terni. Nemmeno Ponzio Pilato sapeva lavarsi le mani così bene.

C’è un’ultima cosa che fa riflettere proprio su Dino Boffo: prima fa il signore accollandosi le colpe per difendere un drogato, non sporge denuncia se qualcuno usa il suo cellulare e paga la multa quando gli viene commutata dal tribunale. Poi quando scoppia il bubbone pubblico eccolo che dimentica la signorilità e la nobiltà d’animo che aveva profuso a piene mani, e senza pensarci due volte tira fuori la storia – a suo dire – vera di quella vicenda, incolpando il morto. Bella faccia tosta!

Il punto essenziale, nonostante quanti cerchino di spostare il problema e l’interesse dei lettori, non è la velina acclusa alla sentenza d’ammenda del Tribunale di Terni che da mesi – a detta di molti – girava tra le Curie italiane, ma la sentenza d’ammenda stessa che il Boffo tergivisando ha cercato di far passare per carta straccia come la velina, rimangiandosi perfino l’atto eroico – a suo pensare – d’essersi autoaccusato delle molestie.

Tutto questo per salvare il “carnefice” non la vittima di molestie sessuali da parte di un cattolico che invece di seguire le strade del Signore ha scelto le vie di Sodoma.

E questo al Vaticano non piace. No, No! Nonostante che Benedetto XVI abbia detto “Dio persegue le colpe, ma protegge i peccatori". Sfortunatamente il peccato è attaccato all’uomo come la carta moschicida o come i tarzanelli attaccati alla parte esterna del colon.

Marco Bazzato
05.09.2009
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giovedì 3 settembre 2009

Vaticano: Feltri crea il caos


Si è vero. Feltri crea il caos. Come un magma primordiale, il direttore de Il Giornale sta lanciando i suoi soffi sulfurei, senza preoccuparsi, come la storia dello Stato Pontificio insegna, di quante vittime colpevoli o innocenti possa causare. Ma va bene così. Non importa quali siano le vere motivazioni che spingono il Feltri a caricare a testa bassa, accusando la Gendarmeria Vaticana d’essere l’autrice della velina anonima allegata alla sanzione pecuniaria a cui è stato condannato Dino Boffo. Quello che conta è che il Vaticano sia infuriato, arrabbiato, fuori – come direbbero dalle loro parti – dalla grazia di Dio e che stiano cercando d’allontanare da loro gli schizzi che imbrattano sia le divise delle Gendarmeria Vaticana, sia gli abiti talari dei sacerdoti-peones come di Vescovi e Cardinali.

Se il disegno feltriano è quello di indebolire la credibilità dello Stato Città del Vaticano, colpendo prima il direttore del giornale della Cei, Dino Boffo, e successivamente spostando il tiro direttamente, accusando la Gendarmeria di San Pietro, la minuscola cittadella teocratica del cattolicesimo, ci sta riuscendo, ameno a livello tattico, sebbene si possono avere dei forti dubbi sulla riuscita a livello strategico e sul lungo perido.

Cosa può fare il Vaticano effettivamente innanzi a questo presunto attacco contro la sua “integrità morale, nota a tutti sin dal tempo della caccia alle streghe, al caso Galileo, all’arrostimento di Giordano Bruno, alla messa all’indice, da parte del Sant’Uffizio, dei libri proibiti, giungendo fino agli ultimi scandali dei preti pedofili d’oltreoceano, che ha fatto dello Stato Pontificio prima e dello Stato Città del Vaticano, con monsignor
Paul Marcinkus in testa uno dei capisaldi dell’integrità etica e morale della Santa Chiesa Cattolica e Apostolica?

In molti sperano che dopo questo scandalo il Vaticano faccia carta straccia del concordato, che ritiri i suoi Ambasciatori dallo Stato italiano, che riporti entro le sue mura tutti i preti, suore e frati, rimanendo così – sorriso – pigiati come sardine.

L’ex Stato Pontificio non farà nulla di tutto ciò. È troppo attaccato alla pecunia italica che i “fedeli” versano ogni domenica e in tutte le feste comandate come obolo, è troppo attaccato all’otto per mille che gli incauti ogni anno firmano e il cui 80% invece d’andare a finire per opere di bene, serve a mantenere la macchina burocratica ecclesiastica, tramite il sostegno alla loro forza lavoro: il clero. Il Vaticano non rinuncerà ad avere – dopo il caso Feltri – i professori di religione assunti dallo Stato Italiano su segnalazione dei vescovi, e certo non rinuncerà alle scuole cattoliche – sovvenzionate anche con i sussidi dello stato italiano – parificate a quelle pubbliche e via discorrendo…

Il Presidente della Camera, Gianfranco Fini, dice – a torto – “
Basta con il killer aggio”. Invece questo gioco al massacro dovrebbe continuare, proprio come una guerra vera, questa almeno non farebbe vittime innocenti, danni collaterali, cioè vittime fuori dal grande circo della politica, non farebbe vittime tra le gente comune, tra chi fatica ad arrivare a fine mese, ma solo vittime eccellenti. Infatti, la politica, non importa che sia Italiana o Vaticana ha paura delle eventuali vittime metaforiche o cadaveri reali illustri, di vittime dei loro circoli ristretti, in quanto quando le vittime sono tra il popolino, scrollano le spalle, allargano le braccia, visto che ogni guerra genera inevitabilmente morti.

Ora i cittadini italiani vorrebbero che questa inevitabilità continuasse, che questa guerra di poltrone e potere non si interrompesse per armistizio, resa o sventurato trattato di pace, che invece di creare opportunità per l’Italia, causerebbe danni economici ed etico-morali catastrofici in quanto tutto verrebbe insabbiato, tornado a una nefasta e pacifica convivenza politica che gioverebbe ancora ai “piani alti” del potere colluso secondo alcuni, di rispetto dei patti concordatari, italo-vaticano.

Oggi, sfortunatamente, non è come in passato, quando – tra uomini d’onore – ci si sfidava a
Singolar Tenzone, a duello. Dove l’uno, l’altro o a volte entrambi ci lasciavano le penne, risolvendo all’istante, senza inutili dispendi di energie, le dispute. Le regole, che fossero durante una giostra medioevale a colpi di lancia o spada, o i duelli di fioretto, o le sfide western da Ok Corral avevano un valore etico superiore agli scambi d’insulti pubblici – e abbracci privati – di oggi, che porta a pensare che il tutto – caso Boffo, omosessualità forse esclusa – sia solo un’immensa farsa a maleficio dei lettori del “Divide et Impera ” in quanto i sudditi, sovente da stolti, tifano per l’una o latra parte, facendo così il gioco dei dominatori democratici, ma non del Vaticano in quanto questo è retto da un regime teocratico, ispirato – dicono – direttamente da Dio, nonostante non esistano documenti ufficiali recenti, scritti di Suo pugno, che comprovino questo mandato o questa ispirazione.

L’imbarbarimento, se realmente si trattasse di ciò, si renderebbe necessario, proprio come quando sfocia un’influenza, vedi la famigerata H1N1, dove si sta approntando un
vaccino di cui nessuno conosce gli effetti collaterali, soprattutto tra i bambini, ma che a detta dell’OMS, per evitare la pandemia, è un imperativo, non importa quanti eventuali morti il vaccino possa causare, esse sarebbero morti trascurabili e utili per la salvezza degli altri.

Lo stesso vale per la situazione politica italo-vaticana. Ci si trova innanzi a un virus, che doveva essere affrontato decenni fa, ma che invece in Italia è cresciuto in scala esponenziale e come una piovra si è inserito negli incroci nei gangli di potere, e ora, un vaccino, sarebbe necessario un atto barbarico per estirparlo completamente dalla penisola, ma nonostante tutti nella politica italiana, seppur con i dovuti distinguo, vorrebbero farlo, preferiscono per interessi di bottega ed elettoralistici chetare, abbassando il capo e genuflettendosi come scolaretti impauriti, alle gerarchie politico-religioso di matrice teocratica dello Stato Città del Vaticano.

Queste “
faide” tra direttori di quotidiani sono uno spettacolo unico, che merita – nel caso di escalation – d’essere seguito in tutti i suoi sviluppi futuri. Non importa quante vittime possano esserci, l’importante che siano mediaticamente in vista da tempo e aristocraticamente parlando provochino le cosiddette cadute rovinose degli Dei.

E quando gli Dei cadono il popolo gode.

E il popolo ha il diritto di godere di qualche schizzo di fango e sangue.

Marco Bazzato
03.09.2009
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mercoledì 2 settembre 2009

Dino Boffo deve dimettersi da L’Avvenire?


Era bello in questi giorni di ferie vedere il caos giornalistico creatosi attorno a Dino Boffo,Avvenire il direttore dell’Avvenire, il quotidiano dei vescovi. Non importa se questo attacco viscerale condotto dal nuovo direttore de Il Giornale, Vittorio Feltri, sia giunto due giorni dopo il suo rientro, dopo un’assenza durata anni. Il cavallo di razza ha picchiato duro, molto duro, colpendo al cuore la Conferenza Episcopale Italiana, e poco importa se l’informativa allegata all’estratto del casellario giudiziario è una patacca, un documento redatto dai servizi segreti oppure costruito ad arte dalla Spectre o dalla Banda Bassotti. Quello sarà eventualmente un problema della magistratura che dovrà indagare sull’origine della velina allegata, prendendo provvedimenti nei confronti del quotidiano della famiglia Berlusconi che l’ha pubblicata.

Ma il punto nevralgico della storia è un altro: può un omosessuale, di cui sembrerebbe che le tendenze fossero note da tempo, dirigere il quotidiano dei vescovi, quando le posizioni della Chiesa nei confronti dell’omosessualità sono note.

Peggio ancora, può un omosessuale condannato per
molestie telefoniche ad una donna ad un ammenda pecuniaria essere il direttore di un quotidiano cattolico?
Evidentemente no, tant’è che alcune voci di corridoio, pubblicate in questi giorni dai quotidiani lo danno prossimo alle dimissioni, nonostante la pubblica difesa – ipocrita – delle alte gerarchie vaticane che hanno rinnovato – a parole – la fiducia all’omosessuale con un passato da molestatore telefonico.

Ma se certe voci giravano da tempo, possibile che le gerarchie ecclesiastiche, sempre così attente a salvare le apparenze, non abbiano chiesto al diretto interessato lumi sulla vicenda, proprio in virtù del fatto che, oltre all’estratto del casellario giudiziario, girava acclusa anche una lettera anonima?

Strano, la chiesa solitamente e – come ha dimostrato lo scandalo dei preti pedofili negli Stati Uniti – cerca sempre di lavare i panni sporchi in casa, evitando – per quanto possibile – il pubblico ludibrio che fa male ai ricavi economici, questa volta protegge fin troppo un omosessuale condannato per molestie telefoniche, che addossa la colpa ad un tossicodipendente – morto – che non può difendersi.

Ora però sorge il dilemma: Boffo dopo il danno d’immagine cagionato alla Chiesa può rimanere a dirigere l’Avvenire? Non importa che sia colpevole o innocente, quello lo appurerà il tempo, ma c’è l’immagine del quotidiano della Conferenza Episcopale Italiana da salvaguardare, a tutti i costi e certo il dubbio non fa bene nè alle vendite, ai Vescovi e ai cattolici più oltranzisti e radicali che vedono negli atti omosessuali, come aveva già dichiarato a suo tempo Giovanni Paolo II: “
Intrinsecamente disordinati” e Boffo e la compagine vescovile dovevano esserne necessariamente al corrente.

La conferenza episcopale italiana e di riflesso lo Stato Città del Vaticano, indipendentemente che la velina su Boffo sia vero oppure una patacca, si trova tra l’incudine e il martello, in quanto o accetta le dimissioni del direttore, oppure , in caso di respingimento, le donne cattoliche dovrebbero infuriarsi come aquile e le famiglie etero, le uniche esistenti sia in natura sia riconosciute dalla chiesa cattolica, dovrebbero boicottare per almeno sei mesi tutte le funzioni religiose, risparmiando un bel gruzzolo all’offertorio ed il prossimo anno devolvere l’otto per mille, non alla chiesa cattolica, ma o allo Stato italiano, oppure ad altre confessioni che non tengono omosessuali nei gangli di potere cattolico, per avere almeno un minimo di coerenza pubblica e di rispetto proprio nei confronti del magistero della Chiesa.
Fa riflettere, alla luce di questo scandalo di molestie omosessuali, il silenzio dei
Teodem, fortemente critici, tra le altre cose, nei confronti di un eventuale legge antiomofobia. Questo silenzio, colpevole e imbarazzante, per tutti quelli che si dichiarano a favore dell’ortodossia cattolica più radicale anche su temi legati allo scontro tra omosessualità e cattolicesimo, porta a riflettere sul radicalismo relativistico – di matrice secolare – tanto osteggiato, in via teorica dall’imperatore tedesco dello Stato Città dei Vaticano e dai suoi anfitrioni, inapplicato però nei fatti, o almeno in questo, senza remora alcuna, secolarizzando il magistero stesso della Chiesa Cattolica. Bravi!

Ora in molti temono un’ eventuale guerra a colpi di scoop giudiziari, di imbarazzi privati e d’interesse, ma se così fosse, sarebbe per l’Italia un piacere, una necessità, un bisogno di pulizia etica, morale e giudiziaria che da tempo latita e di cui in molti, soprattutto i cosiddetti poteri forti, temono come la peste, in quanto potrebbe far vacillare molte poltrone se venissero pubblicati dal centro destra gli altarini nascosti del centrosinistra e viceversa.

Con gioia, parafrasando un proverbio cinese “Attendiamo in riva al fiume che i cadaveri dei nemici passino” si spera che siano tanti.
Per concludere, citando un passo del
Vangelo secondo Luca: “Guardatevi dal lievito dei farisei, che è l’ipocrisia. Non c’è nulla di nascosto che non sarà svelato, né di segreto che ì non sarà conosciuto.

Le gerarchie ecclesiastiche che oggi esprimono tanta solidarietà per le vicende di Dino Boffo, direttore dell’Avvenire, almeno questo passo del vangelo, sempre che non lo rinneghino, dovrebbero non solo conoscerlo a menadito, ma soprattutto applicarlo alla lettera, senza solidarietà ed ipocrisie pelose. Evidentemente il messaggio Cristico da secoli, vista la storia dello Stato Pontificio prima e dello Stato città dei Vaticano poi, è stato rimosso, come un virus malefico che appesta i pensieri, da tempo nelle menti e nei cuori delle alte gerarchie vaticane, partendo dal suo monarca assoluto, passando per vescovi e cardinali, fino all’ultimo dei prevosti di campagna.


Marco Bazzato
02.09.2009
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