lunedì 31 marzo 2008

Politiche 2008: Per chi votare?



Per chi votare? Ecco il grande dilemma degli italiani. A quindici giorni dal voto, la platea degli indecisi, nonostante la campagna mediatica, di tutti i grandi organi d’informazione, l’indecisione regna sovrana e i cittadini, stanchi delle promesse dei vari candidati premier del centro destra e del centro sinistra, si sentono frastornati, confusi, picchiati sonoramente in testa, come un pugile dilettante, colpito senza pietà da un professionista.

La scelta, visti gli andazzi del Paese, non promette nulla di buono all’orizzonte, è continuamente ondulatoria, come durante il mare in tempesta dove la barca rischia di naufragare ad ogni nuova ondata.

Se da una parte, di primo acchito verrebbe voglia di votare per una delle due grandi coalizioni, dall’altra, proprio la “grandezza” delle medesime, spinge, dopo aver riflettuto a lungo, di tenersi a debita distanza, anche se, alla fine, si sarà costretti a mettere le fatidiche crocette, turandosi il naso, pregando che una volta eletti, qualcuno di questi quasi mille parlamentari, abbiamo l’onestà morale di provare a mettere in cantiere almeno il dieci percento delle panzane sparate durante la sfibrante – per i cittadini – campagna elettorale.

Fermo restando che votare i due maggiori politici attualmente disponibili in commercio, certo non porterebbe benefici al Paese, visti che in un modo od in un altro sono politicamente responsabili del disastro Italia, nemmeno votare la neonata Sinistra Arcobaleno, che racchiude un accozzaglia del tutto e del contrario di tutto:verdi, comunisti, prostitute, transessuali indecisi se se sono uomini o donne. Nemmeno i partiti di centro, di stampo “Casiniano”, che continuano ad arroccarsi a difensori della Fede e dell’Ortodossia Cattolica, nonostante il leader ha all’attivo un matrimonio religioso e uno civile, che ritiene solo un suo fatto personale, rimangono a disposizioni poco alternative veramente valide. La prima, anche se non destinata a raccogliere molti voti per la presunta ispirazione fascista è Daniela Santanchè, e l’ex magistrato Antonio di Pietro, che nel grande circo Barum della politica italiana, rappresenta una spina nel fianco, perché considerato – erroneamente – un forcaiolo visti i precedenti di Mani Pulite, che spazzò via una parte dell’emiciclo parlamentare, solamente di centro destra, perché gli è stato impedito di continuare l’opera di pulizia della pubblica amministrazione, oggi, costretto, per esigenze tattiche, ad accasarsi proprio con quel centrosinistra, che non è riuscito a spazzare via.

La scelta in questa babele politica, non è facile, gli indecisi sarebbero moltissimi, confusi perché non vendono soluzioni a breve, che rimettano in marcia il carrozzone italia, dove tutti, nessuno escluso, sembra avere chiari i problemi del Paese, soprattutto dei cittadini costretti a barcamenarsi, faticando ad arrivare a fine mese, che vedono questi Eletti all’Eternità politica, come delle divinità inutili, perché nonostante gli appelli della società civile a rivedere in modo drastico i costi della politica, che sono inconcepibili, insostenibili ed irrazionali, e contribuiscono ad aumentare la distanza tra una classe politica distante anni luce alle difficoltà degli ultimi, avvolti in una ricchezza economica e benefit che non li fanno amare né ben volere.

Il Paese ha bisogno di pulizia, etica, di moralità, di futuri onorevoli con la fedina penale pulita, immacolata come la pelle bianca di un neonato, non importa se i reati sono in prescrizione, o se con il non luogo a procedere per scadenza dei termini o altro. Il Paese ha bisogno di sapere che chi governa, non governa e legifera per gli interessi di pochi, per i grandi gruppi economici, che hanno necessità di guardare al profitto degli azionisti, ma legiferare a favore di chi non arriva a fine mese, i precari – stanchi d’essere trattati come cani affamati che attendono le briciole o gli avanzi del pardrone –coppie – eteronaturali – che vorrebbero poter metter su famiglia, aver figli, contribuendo con nuove vite all’evoluzione della società, ma costretti a vivere con i genitori, essere eterni mammoni, perché non possono – ma spesso non vogliono – staccarsi dalle gonne della mamma.

Nuovi politici privi di scheletri nell’armadio, che non provengano da apparati comunisti del passato, che oggi si spacciano per democratici, politici che vivano la politica non con l’occhio rivolto all’ideologia, non importa se al comunismo o dal capitalismo radicale, politici – soprattutto i leader – che non vivano blindati, scortati da bodyguard corrucciati, alla ricerca di presunti pericoli terroristici, mentre invece questi del servizio d’ordine sanno che la vera paura dei “grandi politicanti” proviene dal popolo, dai cittadini comuni, da coloro che non arrivano a fine mese.

Abbiamo per assurdo i grandi leader che assomigliano a tante Maria Antonietta, peones interessati a fare sol mezza legislatura,per avere la pensione, per fregiarsi del titolo di “onorevole” o ex onorevole.

Tra due settimane si voterà e sarebbe utile che i vari partiti politici mettessero in rete, per un voto informato, la storia giudiziaria d’ogni candidato, non importa se con sentenze passate in giudicato o in attesa di giudizio, ma questo diritto del cittadino è negato nel nome della “privacy”. O peggio, dal desiderio censorio da Stato di Polizia?

Si sta andando, per l’ennesima volta al voto alla cieca, a mettere una crocetta, non sulla persona, ma sul partito, senza sapere, nulla della storia personale dei futuri onorevoli, col rischio conclamato che l’andamento politico del Paese, indipendentemente da chi sarà chiamato a governarlo, continuerà come prima, o peggio. E di questo gli italiani, sono vittime di una politica di pochi, che da decenni fa ricadere le colpe sul capo di tutti.

Marco Bazzato

31.03.2008

domenica 30 marzo 2008

La Campania e le mozzarele di bufala




Per ora, almeno stando a quanto ha dichiarato l’Unione Europea, sembrerebbe scongiurato il problema “Mozzarella di Bufala”. L’Italia, quasi come una persona che ha fatto un arresto cardiaco, è riuscita, grazie al defibrillatore a rimandare la morte, ma non l’agonia. I medici – leggesi Ministero della Sanità – con un colpo di teatro degno dell’illusionista Arturo Bracchetti, sono riusciti, quasi allo scoccar della scadenza dell’ultimatum UE, che avrebbe sancito l’embargo delle “Bufale alla Mozzarella”, infettate dalla diossina.

Ma ormai la frittata, da tempo, è fatta.

La stampa internazionale, ha giustamente, vista la situazione di degenerazione cronica, della “normale” emergenza rifiuti campana, battuto il chiodo della grancassa mediatica, facendo crollare, vista la paura di trovarsi innanzi a cumuli d’immondizie, a fetore, a topi che camminano indisturbati tra l’immondizia, a discariche di rifiuti tossico-nocivi a cielo aperto, inquinamento del terreno e/o falde acquifere, l’arrivo dei turisti, che se prima erano incantati dalle bellezze naturali e culturali della regione e di Napoli, ora come topi, che temono l’affondamento della nave, girano alla larga, preferiscono – a ragione – visto che i soldi sono loro, di spenderli in zone più salubri per la propria salute, e lasciando i campani al fetore tossico, causato dalla decennale incompetenza amministrativa, dei vari presidenti di regione e sindaci che si sono succeduti, che hanno permesso che lo scempio, travalicasse i confini regionali, divenendo, non un problema nazionale, ma una cartolina dall’inferno, che ha reso, seppur con i dovuti distinguo, la regione una nuova
Seveso.

Ora gli altri Paesi,non si fidano più, dei prodotti di origine Campana, non si fidano delle rassicurazioni, che le varie istituzioni continuano a trasmettere, visto che, forse anche i politici e politicanti, dimenticano l’esistenza delle parabole satellitari, che trasmettono – in tempo reale – in tutto il mondo, i Tg Italiani, nazionali e regionali, molti canali privati locali, specie della Campania, sebbene siano visibili, solo a livello locale – in Italia –, con la parabola, questi sono visibili praticamente in tutto il mondo.

Il crollo delle esportazioni della mozzarella di bufala campana, nasce perché, i consumi, grazie proprio all’informazione crollano e quando la donna francese, giapponese, bulgara, rumena va al supermercato, evita l’acquisto, non tanto perché lo dicono i ministeri della salute competenti che i prodotti sono tossici, ma perché vedendo le immagini dall’Italia, infischiandosene dei consigli e/o appelli che invitano all’acquisto, garantendone – non si sa in che modo – la sicurezza, preferiscono soprassedere , attendendo tempi migliori.

La Coldiretti, afferma che ci vorrà circa un mese perché il mercato nazionale e internazionale si riprenda, stimando ad oggi, una perdita di 500 mila Euro al giorno, dimenticando che l’emergenza rifiuti, è ben lungi dall’essere superata, perché i danni ambientali di decenni d’illegalità, e criminale incuria, molto difficilmente troveranno soluzione in tempo rapidi. Se troveranno soluzione, senza contare che con l’innalzamento delle temperature, prima primaverili, e poi estive, la situazione igenico-sanitaria sarà destinata a visto che la soluzione al problema, diventa ogni giorni di più un’utopia, a peggiorare, col rischio di epidemie tra la popolazione.

Ma quello che allarma più di tutti, e facendo capire che il problema, forse è più grave ed epidemiologicamente più vasto, è l’allarme lanciato alle donne, che allattano i figli al seno, in quanto molte sostanze tossiche potrebbero passare al neonato,dovuto all’alto tasso d’inquinamento in alcune zone della Campania – anche diossina – che potrebbe trasferirsi ai neonati allattati con questo sistema naturale. Molti pediatri consigliano lo svezzamento dei figli col latte artificiale, considerato più sicuro, ma soprattutto costoso e non gratuito.

Proprio anche per questo allarme, non si capisce, perché solo le mammelle delle donne potrebbero passare elementi contaminanti, mentre dalle mammelle delle bufale, il latte – secondo l’industria dei latticini – dovrebbe uscire puro?
Il problema delle mozzarelle di bufala campana, come per il comparto turistico, c’è poco da stare allegri, sperando nell’intervento divino di qualche potenza sovrannaturale conosciuto o sconosciuto, questa tragedia è figlia del malaffare, della connivenza, della gestione clientelare del territorio pubblico, e privato, degli interessi delle cosiddette ecomafie, che oggi presenta il suo conto salato, presenta il dissesto, la distruzione di un patrimonio locale, che sebbene appartenga alla Campania e ai campani, è costato, costa e costerà alle tasche dei cittadini italiani ancora per decenni, centinaia di milioni di Euro.

I cittadini degli altri Paesi hanno il diritto, non di farsi prendere non da quella che viene battezzata “psicosi della mozzarella di bufala”, ma di lasciare – a salvaguardia della propria salute – i prodotti Campani negli scaffali dei supermercati, indipendentemente dalle rassicurazioni degli organi sanitari di vigilanza, italiani, dell’Unione Europea e degli altri Stati, finchè la situazione campana, non sarà tornata alla normalità, come nelle altre regioni italiane, territorio e bonifiche ambientali comprese.

La salute del singolo, vale molto di più del piacere del piacevole gusto di una mozzarella di bufala.

Marco Bazzato

30.03.2008

http://marco-bazzato.blogspot.com/

sabato 29 marzo 2008

Elezioni politiche 2008, Veltroberlusconismo: La nausea



Ormai si prova solo ribrezzo. Il senso di nausea costante attanaglia l’olfatto, come se ci fosse un animale morto, in via di decomposizione che da giorni, che emana il suo dolciastro sapore. I due leader: Verltoni e Berlusconi, continuano a girare l’Italia come trottole, mangiando a destra e a manca, presenti in ogni dibattito, avendo una soluzione – a parole – per ogni male del Paese, ma che quando, ancora le stesse persone erano sul ponte di comando, Berlusconi dal 2001, e l’altro, come sindaco di Roma, hanno contribuito rispettivamente all’aumento del disastro Italia e della capitale, e ora, entrambi continuano a gettare addosso ai cittadini, come dei bovari che spargono letame sui campi, ricette al curaro o alla diossina ammazza mozzarelle, per spacciare, peggio di venditore di pasticche allucinogene ad un Rave Party illegali, pillole della felicità.

Omai fare la conta dei dispettucci da bambini dell’asilo tra quest’arzillo settantenne e il giovanissimo discolo ultracinquantenne, è un impresa che nemmeno i calcolatori della Nasa saprebbero fare, visto oltretutto – se esistesse un conabugie digitale – non basterebbe un super computer del Pentagono, per tenerle a memoria tutte, per poi farle riascoltare – ai due sinistri figuri, anche se uno si professa di centro destra, per ore, giorni, settimane, mesi…fino a quando il cervello non esplode ad entrambi, schizzando fuori dalle orbite materia celebrale – se esistente – e pus in quantità industriale.

Si ha la nausea, il rifiuto, anche fisiologico. nel sentire solamente le loro voci, senza nemmeno guardarli in faccia. Perché quei volti, uno eternamente sorridente, l’altro con la faccia di un eternamente assorto in pensieri altamente filosofici, come ad esempio: “Sulla caccola estratta dal naso, ci va – per assaporarla meglio – pepe o sale?” ti portano a voler sfasciare la tv, a picchiare la moglie, a crocifiggere i figli, non in sala mensa come Fantozzi, ma a testa in giù, come San Pietro, con la testa infilate nel Water. Ti porta a voler quasi uscire nudo per strada, a fare le cose più assurde, visto che il livello di lobotomia sta raggiungendo la massa critica, non della fissione nucleare, ma di quella dell’evacuazione sfinterica incontrollabile.

Quando nelle famiglie italiane, arriva l’ora del telegiornale, i figli iniziano a tremare, la moglie abbassa lo sguardo, e il marito, forse quello più contagiato dal virus della politica, inizia ad andare in crisi di sovraesposizione. Le pupille si dilatano, iniziando a sudare come un porco che sente l’arrivo del macellatore che gli sparerà un colpo in testa per farne salami. La moglie si guarda il marito, il maschio dominante, che puzza di politica come lo sterco appena rilasciato, e attende che l’uomo che aveva promesso di fargli toccare il cielo con un dito, si distragga, abbassando momentaneamente gli occhi sulla sbobba nel piatto e gli ruba il telecomando. I bambini, stanchi ed impauriti, si scambiano sguardi di gioia. La madre, anche se non si fa in vena, è un’eroina, anche se non gli ha, ha gli attributi più grossi di quelli del padre, e sospirando, attendono che questa, come una leonessa che protegge i cuccioli, cambi programma, magari un canale a luci rosse, una rete dove trasmettono sevizie sugli animali, autopsie, castrazioni – non chimiche – di soggetti pericolosi per la società un programma, dove seppur piccoli, i futuri adulti, possano vedere come si fa un autopsia, la vestizione di un morto, il raccoglimento con le palette delle frattaglie umane di un auto uscite di strada, perché l’autista era impasticcato. Insomma, qualsiasi altra cosa, basta che non siano quei due pontificatori abusivi, che come vampiri si cibano dei neuroni delle giovani generazioni.

Il Paese è stanco, ridotto allo stremo, i cittadini sono esasperati dalla costante sodomia politica a cui quotidianamente sono sottoposti da decenni, non importa da chi è al potere e all’opposizione, ornai siamo si è ridotti come mozzarelle alla diossina, intossicati dalla nascita, portatori perennemente sani ed eterni di sventure altrui.

Dicono che in Italia soffia il vento dell’antipolitica, è vero, ma questa non proviene dal popolo, ma soffia, come una tempesta spazza Paese, dai palazzi della politica, dove questa non è più sinonimo di compromesso, ma di spartizione organizzata e spoliazione dello Stato; basta infatti guardarsi attorno: Alitalia, Telecom, Autostrade, Campania, grandi opere e cantieri perennemente vuoti, morti sul lavoro, precariato, stragi del sabato sera, tossici, delinquenza dei colletti bianchi o della micro e macrocriminalità che avanza, facendo arretrare lo Stato, che ammaina bandiera, svende il patrimonio pubblico per manifesta incapacità gestionale, per corporativismo, regali e regalie di stampo feudale, che hanno trasformato la società politica italiana in un vassallaggio, dove imperversano vassalli, valvassori, valvassini, campando alle spalle dei servi della gleba, del popolo costretto a pagare dazi strozza famiglie, a quanti il più delle volte, per manifesta incapacità, hanno preferito dedicarsi alla politica, non in nome del popolo, ma usando la gente, che produce e sgobba per loro, anziché avere il coraggio e la decenza umana di fare come Bettino Craxi, d’andare in esilio ad Hammamet e restarci per sempre.
Il Paese, sentitamente ringrazierebbe.


Marco Bazzato

29.03.2008

Elezioni politiche 2008, Veltroberlusconismo: La nausea



Ormai si prova solo ribrezzo. Il senso di nausea costante attanaglia l’olfatto, come se ci fosse un animale morto, in via di decomposizione che da giorni, che emana il suo dolciastro sapore. I due leader: Verltoni e Berlusconi, continuano a girare l’Italia come trottole, mangiando a destra e a manca, presenti in ogni dibattito, avendo una soluzione – a parole – per ogni male del Paese, ma che quando, ancora le stesse persone erano sul ponte di comando, Berlusconi dal 2001, e l’altro, come sindaco di Roma, hanno contribuito rispettivamente all’aumento del disastro Italia e della capitale, e ora, entrambi continuano a gettare addosso ai cittadini, come dei bovari che spargono letame sui campi, ricette al curaro o alla diossina ammazza mozzarelle, per spacciare, peggio di venditore di pasticche allucinogene ad un Rave Party illegali, pillole della felicità.
Omai fare la conta dei dispettucci da bambini dell’asilo tra quest’arzillo settantenne e il giovanissimo discolo ultracinquantenne, è un impresa che nemmeno i calcolatori della Nasa saprebbero fare, visto oltretutto – se esistesse un conabugie digitale – non basterebbe un super computer del Pentagono, per tenerle a memoria tutte, per poi farle riascoltare – ai due sinistri figuri, anche se uno si professa di centro destra, per ore, giorni, settimane, mesi…fino a quando il cervello non esplode ad entrambi, schizzando fuori dalle orbite materia celebrale – se esistente – e pus in quantità industriale.
Si ha la nausea, il rifiuto, anche fisiologico. nel sentire solamente le loro voci, senza nemmeno guardarli in faccia. Perché quei volti, uno eternamente sorridente, l’altro con la faccia di un eternamente assorto in pensieri altamente filosofici, come ad esempio: “Sulla caccola estratta dal naso, ci va – per assaporarla meglio – pepe o sale?” ti portano a voler sfasciare la tv, a picchiare la moglie, a crocifiggere i figli, non in sala mensa come Fantozzi, ma a testa in giù, come San Pietro, con la testa infilate nel Water. Ti porta a voler quasi uscire nudo per strada, a fare le cose più assurde, visto che il livello di lobotomia sta raggiungendo la massa critica, non della fissione nucleare, ma di quella dell’evacuazione sfinterica incontrollabile.
Quando nelle famiglie italiane, arriva l’ora del telegiornale, i figli iniziano a tremare, la moglie abbassa lo sguardo, e il marito, forse quello più contagiato dal virus della politica, inizia ad andare in crisi di sovraesposizione. Le pupille si dilatano, iniziando a sudare come un porco che sente l’arrivo del macellatore che gli sparerà un colpo in testa per farne salami. La moglie si guarda il marito, il maschio dominante, che puzza di politica come lo sterco appena rilasciato, e attende che l’uomo che aveva promesso di fargli toccare il cielo con un dito, si distragga, abbassando momentaneamente gli occhi sulla sbobba nel piatto e gli ruba il telecomando. I bambini, stanchi ed impauriti, si scambiano sguardi di gioia. La madre, anche se non si fa in vena, è un’eroina, anche se non gli ha, ha gli attributi più grossi di quelli del padre, e sospirando, attendono che questa, come una leonessa che protegge i cuccioli, cambi programma, magari un canale a luci rosse, una rete dove trasmettono sevizie sugli animali, autopsie, castrazioni – non chimiche – di soggetti pericolosi per la società un programma, dove seppur piccoli, i futuri adulti, possano vedere come si fa un autopsia, la vestizione di un morto, il raccoglimento con le palette delle frattaglie umane di un auto uscite di strada, perché l’autista era impasticcato. Insomma, qualsiasi altra cosa, basta che non siano quei due pontificatori abusivi, che come vampiri si cibano dei neuroni delle giovani generazioni.
Il Paese è stanco, ridotto allo stremo, i cittadini sono esasperati dalla costante sodomia politica a cui quotidianamente sono sottoposti da decenni, non importa da chi è al potere e all’opposizione, ornai siamo si è ridotti come mozzarelle alla diossina, intossicati dalla nascita, portatori perennemente sani ed eterni di sventure altrui.
Dicono che in Italia soffia il vento dell’antipolitica, è vero, ma questa non proviene dal popolo, ma soffia, come una tempesta spazza Paese, dai palazzi della politica, dove questa non è più sinonimo di compromesso, ma di spartizione organizzata e spoliazione dello Stato; basta infatti guardarsi attorno: Alitalia, Telecom, Autostrade, Campania, grandi opere e cantieri perennemente vuoti, morti sul lavoro, precariato, stragi del sabato sera, tossici, delinquenza dei colletti bianchi o della micro e macrocriminalità che avanza, facendo arretrare lo Stato, che ammaina bandiera, svende il patrimonio pubblico per manifesta incapacità gestionale, per corporativismo, regali e regalie di stampo feudale, che hanno trasformato la società politica italiana in un vassallaggio, dove imperversano vassalli, valvassori, valvassini, campando alle spalle dei servi della gleba, del popolo costretto a pagare dazi strozza famiglie, a quanti il più delle volte, per manifesta incapacità, hanno preferito dedicarsi alla politica, non in nome del popolo, ma usando la gente, che produce e sgobba per loro, anziché avere il coraggio e la decenza umana di fare come Bettino Craxi, d’andare in esilio ad Hammamet e restarci per sempre.
Il Paese, sentitamente ringrazierebbe.

Marco Bazzato
29.03.2008
http://marco-bazzato.blogspot.com/

venerdì 28 marzo 2008

Contro il narconismo e l'alcolismo



Si dice che in Italia, si fa troppo poco, contro l’esercito dilagante di tossici, narcomani, alcolisti più o meno cronici, che gettano al vento la propria vita, sballandosi, ubriacandosi, perdendo – a volte – la vita in serate senza fine, o rientrare a casa, guidando fumati, impasticcati e non riuscendo a distinguere un dito indice, travolgendo ignari passanti, o studenti fermi alla fermata del tram, scontando poi, solo pochi mesi di galera, se gli va male, oppure rispediti a casa, accusati di omicidio colposo, scatenando – giustamente – la rabbia dei familiari delle vittime, che rivendo circolare, dopo pochi giorni questi spiantati, si sentono oltre che derubati della vita dei propri cari, uccisi due volte da una legislazione carente, che favorisce i criminali, lasciandoli spesso liberi di reiterare le loro scelleratezze.

Il problema, è ormai una piaga sociale, un carcinoma che mina le basi del vivere civile, che allontana paradossalmente le vittime dallo Stato e dalle Istituzioni, perché oltre che non essere tutelati, restano abbandonati a se stessi.

Il problema del narconismo, è che i fruitori del servizio di morte, godono – non si sa per quale assurdo cavillo giuridico – della quasi impunità, forti anche del consenso di una certa parte politica, che fa della liberalizzazione delle droghe, anche pesanti, un suo cavallo di battaglia, solo per fini prettamente elettorali, ma quando i drammi accadono – negli ultimi anni sempre con maggior frequenza – molto raramente, anzi quasi mai, questi fautori della libertà del narconismo, hanno parole di cordoglio per le vittime di questi assassini o stragisti.

L’omicida della strada, l’impasticcato, il fatto di fumo, alcol, che quando è solo, alla guida di un mezzo, ha tutto il diritto d’andare addosso ad un albero, uscire di strada, schiantarsi, carambolando conto qualche decina di auto in sosta e morire carbonizzato, decidendo così liberamente il modo di porre fine alla sua vita. Ma quando questi, che per sfortuna degli altri, e fortuna loro, il più delle volte, escono indenni dagli sfaceli che provocano, ammazzando persone, subisce condanne così miti, trasformando a volte i carnefici in pubblici personaggi, dove spesso, anche a distanza di pochi mesi, dagli omicidi commessi alla guida, hanno nuovamente la possibilità di tornare ad essere dei pericoli pubblici per gli altri – per se stessi non importa – rimettendo in circolo, peggio di un sangue infetto dall’Aids il virus mortale della morte alcol-narcomane.

La soluzione al problema sarebbe semplice, efficace e drastica. Quando una persona è fermata in stato d’ebbrezza e/o sotto l’effetto di sostanze stupefacenti, confisca immediata del veicolo e della patente del conducente. Mentre, se oltre all’ubriaco e/o al tossico, sono presenti altre persone, queste se patentati, la medesima viene soppesa per un anno, si privi , sono sanzionati, pari al 50%, per un anno, del reddito dell’anno precedente, o se privi di lavoro, studenti, o in attesa di lavoro, obbligo di un anno di servizi socialmente utili, possibilmente come in ospedali, case di cura, obitori o sale autopsia.

Con questi semplici ma efficaci sistemi di prevenzione, oltre che togliere dalla strada individui socialmente pericolosi per gli altri, si otterrebbe una riduzione dell’inquinamento atmosferico, del parco auto circolante, ma soprattutto dei morti a seguito della follia generalizzata da parte di cittadini, che nel pieno diritto di disprezzare la propria vita, sono un costo sociale esorbitante per le casse, non solo dello stato, ma anche per le assicurazioni stesse, che avrebbero così la possibilità di ridurre i premi, dovuto al calo degli indennizzi.

In un clima di campagna elettorale, dove tutti gli schieramenti, sono impegnati a vendere sogni, a spacciare promesse impossibili da mantenere, sarebbe utile prendere in considerazione la necessità di una “garrota” sul collo di quanti, coscienti della quasi impunità, continuano a mietere vittime, disinteressandosene poi dei destini altrui, perché – forse – il loro unico interesse è lo sballo, l’alcol, la droga, perché per loro è l’unica ragione di vita e/o di morte.

Marco Bazzato

28.03.2008

giovedì 27 marzo 2008

Risposta ad una lettrice

Rispondo ad una lettrice che privatamente mi ha scritto una mail molto interessante. Se dalla medesima, riceverò risposta affermativa, nei prossimi giorni inserirò anche il suo scritto.

Gentile signorina,

provo compassione e pietà umana solo per la madre dell’adulto – secondo le leggi dello Stato Italiano – perché questa donna, oltretutto vedova, assieme ai parenti del ragazzo, sono gli unici che meritano rispetto, in quanto non c’è dolore più atroce e disumano di quello di una madre che è costretta a sopravvivere alla morte di un figlio. Ma a riguardo questo maggiorenne di diciannove anni, non posso, non voglio e non mi interessa avere nessun sentimento di umana pietas. Mi dispiace, ma quel dolore lo riservo ad un ammalato, ad un diversamente abile, ad una persona che attaccata alla vita se la vede sfuggire via giorno per giorno, non a chi, avendo la salute, avendo la fortuna d’avere degli amici, una famiglia che li sta vicino, decide liberamente di ammazzarsi, suicidarsi, sballarsi, o come scrive lei, facendo una cazzata. Devo secondo lei provare dolore per una persona che liberamente acquista pasticche, ingurgita alcol per sballarsi, e stramazza per un infarto? Tutto questo per divertirsi? Ma tiamo scherzando? Dove stiamo andando a finire? Oggi per divertirsi, si picchia un compagno, si ruba, ci si sballa, si da fuoco o si commettono atti vandalici, solo per vincere il cosiddetto “Mal di vivere” ed io dovrei giustificare, perdonare, capire sempre tutto questo etico, personale e sociale vivere di questi soggetti?

Quando ho scritto gli articoli, ero arrabbiato. Ero e lo sono tutt’ora, perché è disumano morire per mano propria, morire per uno sballo, morire per una serata, per pasticche mischiate ad alcol. Ero e sono tutt’ora nero con quel giovane uomo, che dopo la morte del padre,ha lasciato completamente sola la madre, e lei è l’unica vera vittima dell’ingiustizia umana, e di questo, incolpo ancora il neomaggiorenne.

Personalmente per questi articoli, ho ricevuto un sacco di insulti, minacce, offese e ingiurie, perché non mi sono piegato al “falso buonismo e perdonismo dominante”, perché ho guardato l’altra metà del bicchiere, quello mezzo vuoto, perché il contenuto è stato svuotato, riempito, svuotato e riempito un sacco di volte fino a stordirsi, e questo evidentemente alla “giovani dello sballo” o per essere scorretti fino in fondo, ai “Giovani Sballati” non piace.

Nessuno per assurdo è degenerato, ma assurdamente si commettono atti degenerati e degeneranti, che portano alla morte. Ho scritto la stessa cosa a Lollo, “l’amico” dell’uomo, che è stato intervistato da Studio Aperto, ha ammesso candidamente “Che non pensava potessero esserci pastiglie tagliate male…!” Infatti, non ha pensato, né lui, né l’altro adulto con lui, e i risultati sono sotto gli occhi di tutti. Una volta, i grandi, i genitori dicevano ai figli: “Non accettate caramelle dagli sconosciuti” Una volta diventati uomini, queste semplici regole elementari, per gli adulti non valgono più. Buttano giù pastiglie sconosciute e alcol, senza pensare alle eventuali conseguenze, e poi, hanno la pretesa di ricevere una qualche forma di compassione per i loro gesti sconsiderati. Mi dispiace, ma non ci siamo!

Hanno offerto anche a me, quando ero più giovane, schifezze varie, ma ho detto di no, ho rifiutato, avevo cose più importanti a cui pensare, dedicarmi, riflettere, ma soprattutto avevo, ed ho tutt’ora voglia di vivere. Quando mi hanno offerto quella – scusi la parola – merda, ero ricoverato per l’ennesima volta in ospedale, avevo meno di 14 anni, e durante la degenza dove innumerevoli volte ho visto morire persone;Persone che la sera o il giorno prima ci parlavo, e il giorno dopo, le loro stanze erano sigillate, perché il paziente era deceduto, avevo conosciuto un uomo, che a quel tempo aveva all’incirca vent’anni, durante le consuete camminate serali su e giù per i corridoi, mi chiese se volevo provare dell’eroina, della cannabis. Risposi semplicemente di no. Ero lì per guarire, non per uscire peggio di come ero entrato. Ho deciso liberamente il mio destino. Le assicuro che anche se la decisione di dir di no, e durata meno di un istante, è stata improvvisa e istantanea, quell’istante è stato lunghissimo, quasi eterno. In quel momento mi è passato tutto davanti agli occhi,,ma ho preso la mia decisione, e oggi, a distanza di più di ventiquattro anni, vado via a testa, perché so per esperienza diretta che dire di no è possibile.

Le assicuro, che nonostante i miei 39 anni, non ho dimenticato né la mia adolescenza, né anche le mie cazzate, che non sono state poche. Fermo restando che c’erano e ci sono tutt’ora dei limiti, dei paletti che non andavano e non vanno, nemmeno oggi superati. Anch’io ho bevuto, mi sono ubriacato, non ho vergogna a dirlo, ma per fortuna, ho sempre avuto il cervello di farlo in posti dove non mettevo a rischio la mia incolumità, fermandomi prima di un limite che mi ero già prefissato ancor prima d’iniziare. Non le dico questo perché pensi che non capisca, anzi, capisco benissimo, ma proprio perché capisco, ho il diritto di arrabbiarmi come quando vedo vite gettate via, quando vedo il vuoto, l’assenza, il desiderio smodato d’andare oltre i limiti fisici del corpo d/o della psiche, solo per provare l’ebbrezza del proibito, ora a portata di tutti.

La gente si è sentita offesa. Mi sta bene, ho ricevuto così tante maledizioni, che bastano fino al prossimo anno, ma spero almeno che a qualcuno siano servite, se non altro a canalizzare la loro rabbia, non verso una pastiglia, uno sballo, ma verso – in questo caso – la mia persona o i miei scritti, confidando che qualcuno, ne basterebbe uno solo, prima d’assumere la prossima pastiglia riflettesse con un minimo di intelletto, anche su quanto ho scritto.

Le dico questo, non perché sento di dovermi lavare in qualche modo la coscienza, visto che ci sono luoghi più consoni, e questo non è certamente il web.
Ho ricevuto in questi giorni, due sole mail, intelligenti. La prima è la sua, la seconda di un artista di strada, a cui ho già risposto privatamente. Tutti gli altri, a parte due sole persone, hanno dimostrato, mettendosi per assurdo ad un livello verbale e gergale ancora più basso del mio, che al marciume non c’è fondo, allo schifo, al vomito, allo squallido e mediocre, non c’è possibilità, né di soluzione, e dubito, tantomeno di redenzione.

Di una cosa sono certo. I giovani, per fortuna, in maggior parte sono persone sane, con dei valori, dei principi, volontà forti e voglia di emergere, non con idiozie, pasticche o alcolismi vari, ma emergere per idee positive e propositive, creando evolvendo, divenendo persone degne del consesso civile. La maggior parte di quelli che si sono incazzati con me, che mi hanno insultato, oltretutto da vili, in forma anonima, perché non hanno “gli attributi” per firmarsi con i loro veri nomi e cognomi, forse per paura che i genitori gli taglino i viveri, li seghino la paghetta settimanale, che sappiano quanto s’impasticcano, si sbronzano, quante canne fanno e preferiscono assaltare come jene, come cani randagi in branchi, come punk-a-bestia, per rimarcare la loro libertà e la loro anarchia della regole del vivere civile. Quelle stesse regole, che prima combattono, poi quando avviene il fattaccio di cronaca,pretendono che la società civile, da loro tanto odiata perchè perbenista, si unisca al loro dolore, arrabbiandosi, insultando se poi qualcuno si permette di dargli contro, sbattendogli in faccia tutte le loro meschinità e contraddizioni.

Tu termini la tua mail con questa frase: “Però alcuni sono completamente diversi da loro... Un esempio era...” Infatti, concludo, era così diverso che oggi si svolgono i funerali. A questo punto, spero che possa veramente riposare in pace.

Cordialmente

Marco Bazzato
27.03.2008
http://marco-bazzato.blogspot.com/


mercoledì 26 marzo 2008

Morte di un impasticcato: reazioni allucinogene



Il mondo, la mentalità umana, specie quella italiota – che porta a pensare alla fusione tra italiano e idiota – è così invertita, che si è ridotta ad un ammasso di zucche, pensieri, ragionamenti, resi marci dall’alto tasso alcolico, divenuti distrutti, moribondi, rantolanti, agonizzati, ricoperti di vomito ed escrementi, uguali a rifiuti solidi, liquidi e umani, lasciati dagli spiantati ad ogni Rave Party.

Ho potuto toccare con mano, grazie proprio alle reazioni rabbiose ai commenti venati di carogneria abissale, furia cieca, maleducazione al limite estremo della follia psichedelica, quali sono i pensieri di una parte, la più marcia e minoritaria,delle nuove (de)generazioni di ventenni, che dovrebbero affacciarsi al domani, ma con già alle spalle devastazioni alcoliche e psicotrope, indegne anche per ex galeotti navigati.
Il tutto è nato da un
articolo da me scritto il giorno precedente a questo. La cosa che più ha fatto ribrezzo, è la pseudo solidarietà di questi giovinastri, degli pseudo amici del neo morto, che in forme diverse, più o meno velate, tutti da vili, usando la forma anonima, hanno lasciato commenti, spesso al limite della farneticazione allucinogena, piangendo – lacrime di coccodrillo – per la morte di questo “bravo ragazzo”, principe di virtù, espressione eccelsa di qualità morali interiori, supreme e superiori, andato al creatore per libera scelta,all’età di diciannove anni. Questo adulto, uomo “fatto e finito” per la legge italiana, che avrebbe potuto votare per la prima volta – al pari della stragrande maggioranza dei suoi coetanei sani – alle prossime elezioni politiche, ha deciso, penso senza che nessuno provasse a dissuaderlo, a recarsi ad un Rave Party illegale, acquistare droghe – illegali – bere liberamente fino a stordirsi, per morire in mezzo al divertimento generale, musica sparata a 1000, rifiuti lasciati dagli altri spiantati.

Ora stando a questi impiastri, la colpa della morte sarebbe da imputare – come accade in questi casi – agli altri: la società, chi organizza i Rave, alla scuola che non ha fatto adeguatamente il proprio lavoro formativo; insomma una marea di zozzerie moralmente abiette, usante dagli “amici” che paradossalmente, come avvoltoi che si agguantano sul corpo, ora arrivano a frotte per difendere la memoria e l’onore del neo morto. Ma chiedo: dov’erano questi, prima della sua dipartita?

D’altronde, i coetanei di questo, in un servizio andato in onda a
Studio Aperto di Italia andato in onda martedì alle 18.30, dove si vede chiaramente – perché intervistato – questo Lolle “Lorenzo”, che candidamente afferma d’essere stato con “l’amico” la notte della sua dipartita dal mondo dei “vivi”, anche lui al Rave illegale, complice silenzioso di quanto avvenuto, e ora fa l’affranto, il dispiaciuto o quant’altro. Ma domando: era totalmente lucido? Non aveva usato alcun tipo di alcol e droghe? A giudicare dallo sguardo postumo, stranulato – non per il dolore –forse non proprio. Questi secondo alcuni “malpensanti” sarebbero le nuove generazioni, il futuro di fatti e fattoni? A questi non lascerei pulire nemmeno un paio di scarpe pulite. Snifferebbero la pelle, pur di sballarsi un po’ e vivere, alcuni attimi fuori dal mondo, dentro il loro mondo, che vorrebbero modellare a loro immagine e somiglianza, vittime prime dei loro deliri di onnipotenza e/o presunta immortalità.

Ora, secondo alcuni, non si deve scrivere, dire e nemmeno pensare che questo è morto drogato e riempitosi come una botte di grappa, d’alcol. Non si può dire, anche se l’autopsia redigerà, con parole diverse, grazie alle analisi, la stessa cosa. . Ma non si può dire. Secondo questi puristi, drogato, alcolizzato, impasticcato, o che aveva – nel gergo dei tossici – la scimmia va rimosso, non in memoria del morto, ma per negare i comportamenti della persona quando era vivo.Bell’ipocrisia! Praticamente come quando si fanno le pulizie di casa, e invece di gettare la “polvere” nella spazzatura, la si scopa sotto il tappeto. Alla fine il mucchio, volenti o nolenti si vede.

Il punto è che queste “persone” hanno la presunzione d’essere sempre e comunque nel giusto, non importa cosa assumono, essi sono – secondo il loro punto di vista – nel giusto, nel nome della loro libertà,e guai a giudicarli, guai a dire qualcosa di diverso dal loro sentire, guai a non uniformarsi, verso il basso, verso i rifiuti, al loro modo di pensare e di vivere, devono – secondo loro – essere capiti, compatiti, accettati per quello che sono e per quello che desiderano diventare, non importa se a rischio della propria vita.
Ora naturalmente si aprirà la caccia allo spacciatore – di
droga – ma solo di chi spaccia si può dire che spaccia droga, mentre il tossico che l’assume, anche se in forma saltuaria, non può essere definito drogato, ma solo – secondo il politicamente corretto – assuntore di sostanza stupefacenti, come se cambiasse la realtà dei “fatti”.

In molti, nei loro farneticanti commenti, mi hanno accusato di disumanità. Grazie, ma respingo sorridendo, pur rispettando le opinioni d’ognuno, perché – secondo questi dotti – non avrei fatto un analisi articolata dei “disagi” di questa (de)generazione dannata, non portando nulla di costruttivo alla risoluzione delle problematiche giovanili. Ma fatate un piacere a voi stessi e alla società: tacete!
La maggioranza silenziosa, ne ha piene le scatole di questi impiastri, di questi fancazzisti, che vorrebbero – con la scusa solo della loro libertà – avere il mondo ai propri piedi, e quando si prova a dialogare, a far capire che hanno torto marcio, hanno anche la faccia tosta di dire che chi si permette di dargli contro sono dei rincoglioniti, che non vogliono capire i loro problemi e che soprattutto non accettano lezioni di vita da nessuno. Sta bene. Beccatevi le lezioni di morte!
Sarei curioso, visto che questi amano essere compresi, compatiti e giustificati in ogni loro azione, quanti di questi spiantati, dopo la morte del loro “grande amico” dalle mille virtù smetteranno di farsi, di ubriacarsi, di drogarsi e sballarsi, dimostrando in primo luogo a se stessi – se gliene importa qualcosa – che da questa morte ne hanno tratto una lezione di vita.

Posso anche avere nei confronti della madre di quest’adulto, maggiorenne e vaccinato, tutta l’umana comprensione per la perdita del figlio, ma non posso comprendere – umanamente a questo diciannovenne – d’aver coscientemente gettato via la propria giovane vita, per una serata di sballo, musica, droga e alcol. Per quanto riguarda i suoi cari amici, quelli sono moralmente, eticamente e umanamente inesistenti, tanto più se erano con a lui a sballarsi in un Rave illegale.

Concludo cercando di far chiarezza alle zucche vuote che l’inizio della frase: “Generazione fumata! Questi fighetti, figli di papà o figli di cento padri, o di madri zoccole…” è scritta e pensata in senso generale, senza alcun riferimento alla persona in questione. Se alcuni, in preda a qualche postumo alcolico o tutt’ora avvolti da farneticazioni allucinogene, hanno letto, capendo e/o interpretando fischi per fiaschi, ‘ meglio che vadano a farsi unna cura disintossicante.

Non sentendomi responsabile dei vaneggiamenti tossici di qualche fumato fuori di testa con gli orecchini attaccati ai lobi delle orecchie, manco fosse un Montone (per chi non lo sapesse, questo animale, è il maschio della pecora!), questa morte poteva essere evitata esclusivamente dalla persona in questione, e come ho scritto in un post al suo “caro” amico Lorenzo, che si firma Lollo, questi ha voluto – come fanno in troppi – giocare alla roulette russa, oppure a carte, usando un mazzo drogato, taroccato, adulterato, tossico,ognuno la metta giù come meglio crede, ma questa volta – come troppe volte – è uscito l’Asso di Picche, per colpa del disinteresse della persona in questione, nei confronti della propria vita. L’unica cosa che posso sperare è che questa morte non sia stata inutile. Ma, viste le nuove (de)generazioni –minorate e minoritarie – che stanno crescendo, è una speranza, morta, abortita, fumata, impasticcata o gettata nel cesso, ancora prima d’essere pensata e/o concepita. Affari loro, poi, però, non vadano a puntare l’indice contro gli altri. Questi sono carnefici e vittime di se stessi. Tanto vale lasciarli, a questo punto, che affoghino, senza offrire alcuna scialuppa di salvataggio, ma lanciando a loro delle pesanti ancore, aiutandoli ad affondare. D’altronde, qualcuno mi corregga se sbaglio,è questo quello che vogliono – liberamente – fare della loro vita.

Aiutiamoli a completare l’opera, fornendo loro alcol, droghe leggere e pesanti, di tutti i tipi, in quantità industriale, facendo la loro volontà, e nel contempo, con un po’ di pazienza, liberandoci di loro. (Scusate, ma “Liberandoci di loro” non si può ne pensare, né dire, né tantomeno scrivere, altrimenti si offende la loro “sensibilità” narcomane!).

Marco Bazzato

26.03.2008

martedì 25 marzo 2008

Rave Party: Morte di un impasticcato



Alla fine ha tirato le cuoia il giovane, che nella notte di Pasqua, in una fabbrica dimessa, ha assunto, si è drogato, sballato, o andato fuori di zucca come un idiota, durante l’ennesimo raduno di rincoglioniti, tossici, alcolizzati più o meno cronici, che prima vogliono la libertà senza regole, e poi dopo che ci scappa il cadavere, i superstiti hanno la faccia tosta di mostrarsi incazzati, perché soccorsi non s’arrischiano ad andar a raccattare i rottami con la bava alla bocca, in mezzo alla boglia di fuori di zucca, con musica sparata a palla, dove anche le forze dell’ordine – giustamente – si tengono alla larga, lasciando che gli spiantati si sballino, ingurgitino, si facciano in vena, ogni genere di schifezze, magari pregando che questi si autoestinguino per provata demenza mentale.

Generazione fumata! Questi fighetti, figli di papà o figli di cento padri, o di madri zoccole, con nel cervello chip contadenaro, e hanno –a differenza degli adulti, educatori, insegnanti, sociologi, e ogni genere di parlatori col senno di poi – il buon senso d’alzare le spalle, fregarsene, per tornarsi a farsi di Ketamina, pasticche, magari composte con escrementi di topo, alcol, coca o quant’altro riescono a spararsi – in modi diversi – nel cervello.

Nell’ex fabbrica dimessa a Segrate, c’erano circa 2000 idioti dello sballo, bischeri decerebrati con la mente cancellata, zombi deambulanti senza arte e nè parte, figli degeneri di una normalità maledetta. È un peccato che solamente uno sia andato al creatore, ma la speranza – di solito ultima a morire – porta a pensare, che fortunatamente ai prossimi raduni, gli obitori possano riempirsi.

Perdere tempo, preoccupandosi del benessere psicofisico di questi psicolabili, bucati da tutte le parti, è uno spreco inutile di denaro e neuroni delle persone sane. Se questa gioventù vuole uccidersi, suicidarsi, in nome del loro diritto allo sballo, della loro necessità di diversità, queste manifestazioni, sono non da reprimere, ma da lasciar che si svolgano in modo sempre più diffuso e capillare, offrendo ai giovani spazi per fracassarsi i timpani, regalando alcol e droghe in scala industriale, lasciandoli tra i loro vomiti, escrementi, bave alla bocca, movimenti convulsivi in caso d’attacchi di cuore, senza giustamente essere in obbligo di muovere un dito per rianimarli, quando questi per primi, fanno di tutto per ammazzarsi.

Ma quello che fa più ribrezzo, non è il morto, che si è “fatto la festa” per manifesta imbecillità, ma è come questi luoghi di divertimento sono lasciati, quando tutto finisce: un’immensa discarica a cielo aperto, seppur dentro capannoni dimessi. Peggio dei peggiori Campi Zingari, pardon Rom. Bottiglie, cartacce, escrementi d’animali umani, o umani animali disposti disordinatamente ad ogni angolo, siringhe, preservativi, perché questi si fottono, senza ritegno davanti e dietro come bestie in calore, come animali durante gli accoppiamenti dei film a luci rosse. Questi liberi signori del vizio, studenti fancazzisti o eterni ragazzi, anche quando superati i quaranta, per via di droghe e alcol, hanno un piede e mezzo nella fossa, poi si lamentano se succede qualcosa, se le forze dell’ordine – che prima non vogliono vedere – non intervengono, quando col cadavere ancora caldo, gli sballati, lo calpestano senza ritegno e pietà, senza degnarsi di fermare la musica, accendere le luci, per prestar soccorso al neomorto.

Questi pretenderebbero il rispetto? Ma quale rispetto, quali pretese pretendono d’avere, quando vogliono vivere – come animali – fuori dal consesso civile, volendo poi, quella stessa civiltà del buon senso – che rifiutano e combattono – gli riaccogliesse, li curasse e si facesse carico dei loro cervelli fumati, distrutti da droghe?

Le strade per risolvere questo non problema sociale, sono solamente due, senza soluzione di mediazione. La prima, disperdere i tossici facinorosi, i drogati da musica e strafatti, a forza di manganellate, fumogeni, cani antidroga, e nuclei d’assalto, che come per ogni partita di calcio che si rispetti, disperdono gli esagitati a suon di botte sulle crape vuote, testicoli, ovaie e reni, trasformando ogni raduno in un bel campo di battaglia, giunture rotte, e sangue dei tossici che scorre più copioso dell’alcol che ingurgitano, godendo della mattanza dei disperati.

La seconda possibilità, meno divertente e sanguinaria, è quella di fornire tutto l’apporto alcolico e narcotico agli idioti dallo sballo facile, dando – senza supporto medico – tutti i mezzi necessari per andarsene all’altro mondo: comprese siringhe usate, lacci emostatici, droghe tagliate male, alcol e beveraggi scadenti per accelerare – il più possibile – il processo distruttivo dei singoli idioti, che presi uno ad uno, potrebbero dare l’impressione anche di presunti bravi ragazzi, ma visti i risultati, e lo scempio che queste orde barbariche lasciano, a livello sociale, non rappresentano altro che una piaga prurulenta, un cancro metastasico, un virus malefico che andrebbe curato con ogni mezzo, per evitare, come ogni carcinoma che si rispetti, che si diffonda, usando ogni tipo di veleni farmacologici necessari per debellare queste pustole venefiche che distruggono il tessuto famigliare e sociale.

Marco Bazzato

25.03.2008

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lunedì 24 marzo 2008

Magdi Allam: L'Apostata?


Sembra una moda ormai. Un virus che investe l’uomo, come un’auto impazzita che abbatte, manco fossero birilli, i pedoni sulle strisce, la moda di cambiare casacca politica, o religione, come si fa con un paio di boxer usati. L’ultimo in ordine di tempo, a cadere nell’apostasia, è l’editorialista e vicedirettore a personem Magdi Allam, che secondo il suo nuovo credo d’appartenenza, è un convertito al cattolicesimo, mentre secondo la vecchia religione è un apostata.

Che esista come diritto insindacabile dell’individuo d’abbracciare e/o rinnegare la propria religione, convertendosi ad un'altra, o diventando ateo, questo riguarda il diritto di coscienza del singolo, ma, questa conversione, oltretutto mediatica, compiuta la notte di Sabato, durante la veglia pasquale, col rito presenziato da Benedetto XVI, ha ampiamente travalicato, soprattutto con un personaggio pubblico, che da cinque anni vive scortato per minacce arrivategli dagli estremisti islamici, un fatto religioso privato, divenendo un fatto politico di rilevanza internazionale, dove se una persona fosse veramente convertita, la chiesa stessa, tendenzialmente maestra di prudenza – quanto fa politicamente comodo – avrebbe dovuto usare più cautela nei confronti di questa conversione sulla Via di Damasco.

Quello che fa sorridere, è che oggi il cattolicesimo, che si professa religione di pace e tolleranza, in passato, non era tenera con apostati o eretici, tant’è che tortura ed il relativo arrostimento, il più delle volte era assicurato, e oggi, dimenticando o volendo ignorare i crimini – contro l’uomo e contro l’umanità – del passato, peggio di Ponzio Pilato, come un partito che finge di rinnegare un comunismo di stampo staliniano, si propone sotto una nuova veste, apparentemente meno truce, rispetto al passato, sempre e comunque, visti i fasti e la ricchezza, in totale contrasto con la povertà – economica – professata da Cristo.

Non va dimenticato, che sebbene la chiesa accolga ogni genere di pecorella smarrita, di ben diverso avviso sono i fedeli storici di una religione, che non hanno mai visto di buon occhio i trangughi e/o rinnegati, che come grilli, saltano da un credo all’altro, senza soluzione di continuità, e che se in dichiarazioni pubbliche, spesso come ipocriti, si dichiarano felici della nuova pecora ammessa nel gregge, in privato – tra di loro – lo considerano sempre un rinnegato, un traditore, un Giuda, da guardare con sospetto e da tenere – giustamente – sott’occhio.

La “conversione” di
Magdi Allam, che ha in se l’odore infernale del proselitismo di bassa lega, rischia di creare più problemi, di quanti né esistano già con i radicalismi islamici, che potrebbero vedere, in questo cambiamento di bandiera – lecito a livello individuale e personale – un nuovo pericolo, e una conseguente estremizzazione,anche della galassia dell’islamismo moderato, da parte di un nuovo “cristiano”, di cui bisognerà in futuro capire, se osservante, nel vero senso della parola, o se come prima nell’islam, un lascivo non praticante. Ma che in ogni caso, sia che radicale o lascivo, verrà giustamente giudicato per quello che era e per quello che ha detto, ma forse non fatto, d’essere diventato.

Gli apostati, è inutile nascondersi non piacciono a nessuno, indipendentemente da che religione cambiano, abbracciano, non importa se di ispirazione “cristiana” o islamica. Basta ricordarsi come un “cattolico” tratta i
Testimoni di Geova, quando questi si presentano alle sette di domenica mattina, per annunciare la “Fine del Mondo” ipotetiche soluzioni per l’inquinamento, o la fame nel mondo, gridando come i dolciniani: Penitenziagite! Testimoni, che per assurdo secondo i cattolici romani, hanno subito un vero e proprio lavaggio del cervello, esattamente come dicono avvenire ad un cristiano che si converte all’islamismo.
L’apostasia di Magdi Alllam, che non è mai stato ufficialmente musulmano, in quanto stando alla sua biografia, il padre apparteneva alla
chiesa cattolica copta, mentre la madre, su Effedieffe, Marzio Blondet, scrive che questa era musulmana.

Il problema, non è se è stata o no vera apostasia dell’islam, o conversione dal cristianesimo copto alla religione cattolica, ma l’utilizzo propagandistico, ed il giorno utilizzato per questa conversione, soprattutto il ruolo pubblico, che questo discusso per saggio, ora con passaporto italiano, ma di origine egiziana, ha non solo nel nostro Paese, ma anche, proprio come vicedirettore del maggior quotidiano italiano,
Il Corriere della Sera, ha. Senza dimenticare l’uso privatistico fatto della testata, per far propaganda e/o proselitismo della nuova religione “abbracciata”, dove in editoriale, sottoforma di lettera aperta, firmato dallo stesso, afferma di scrivere come privato cittadino, cosa che un comune cittadino, non potrebbe mai fare, se volesse propagandare pubblicamente la sua apostasia o conversione dal cattolicesimo all’islam, facendo sentire una strana puzza di Teocrazia mascherata da liberismo religioso.

Marco Bazzato

24.03.2008

giovedì 20 marzo 2008

Censura: Italia come la Cina?



Con l’avvio della nuova campagna di repressione cinese nei confronti del Tibet, il cosiddetto mondo occidentale, che ha la pretesa di dirsi civile – a senso unico – alza i sussurri nei confronti del Paese di Mezzo, protestando, attento a non svegliare il padrone, lamentandosi, bisbigliando, fingendo stupore pubblico nei confronti di quell’ennesimo bagno di sangue, che il governo cinese, sta tentando di minimizzare.

L’indignazione italica, oltre che di facciata, è totalmente falsa e ipocrita, buona per far leva, in periodo d’elezioni, sulle sensibilità dei cittadini, ma nei fatti, non sortirà alcun effetto, perché, per quanto riguarda, censura e/o propaganda interna, il Bel Paese, non è secondo a nessuno. Anzi.

L’italiano spesso con la memoria a breve, decisamente morta, e nessuno dei media ufficiali, tv, giornali, radio, o internet, fa nulla per risvegliarla, anzi, cerca d’imporre il valium mentale, come panacea malefica, per i genocidi in cui anche l’italia, è indirettamente complice, pardon alleata.

L’Italiano, forse non vuole ricordare, che dal marzo 2003, sul suolo iracheno, è presente una forza multinazionale, con una coalizione internazionale di pace – all’uranio impoverito, cluster bombs, mine antiuomo – che ha dichiarato, dopo l’attentato dell’11 settembre 2001, l’Iraq alleato di
Al-Qaida, dando avvio ad un secondo Vietnam, impantanando i soldati americani, in una guerra, che sta riportando l’Iraq, culla dell’Antica Babilonia, all’età della pietra. Ma nessuno si scandalizza, tutti tacciono, come marionette guidate da non si sa che burattinaio, che ha tolto agli italiani, la sete di giustizia, la fame di verità, il bisogno di conoscere, cosa veramente i nostri governanti hanno avvallato e continuano ad avallare, inviando i nostri soldati, a prendere parte alle depredazione e alla spogliazione di un intero popolo, aiutato a risorgere, con delle briciole, delle miserie economiche, nemmeno fossero cani randagi, che debbono essere abbattuti, perché pericolosi, e i sopravissuti, hanno il dovere di continuare a vivere, per servire i nuovi padroni:, conquistatori di pace armata.

Stando alle ultime statistiche, fatte da organizzazioni internazionali indipendenti, ferme al 2005, le vittime civili sarebbero più di 650.000, e oggi, marzo 2008, alcuni sussurrano che queste abbiano superato il 1.000.000 di morti, senza che si sia alzata una sola parola d’indignazione politica e umana, nei confronti di questo genocidio silenzioso, di questo olocausto, che in cinque anni, ha portato il numero delle vittime, pari a quasi il 20% dei morti uccisi dai nazisti nei campi di sterminio durante la seconda guerra mondiale.

L’Italia e la politica italiana s’indigna per la censura cinese, per le mancanze di libertà e/o di informazione di quel Paese sterminato? Ma noi non siamo da meno, non siamo diversi, fingiamo d’esserlo, comportandosi nello stesso modo.

Il governo cinese, come l’Italia, piange solo i propri morti, i propri caduti, le proprie vittime. Ci siamo stupiti se la tv di Stato cinese e i ministri cinesi, hanno considerato esecrabile il comportamento dei tibetani, che rivogliono l’indipendenza, chiamandoli con lo stesso nome, che i media italiani usano nei confronti di chi attacca i nostri militari: terroristi. Stesso nome utilizzato dai nazisti, nei confronti degli italiani, che dopo l’armistizio dell’8 settembre, si erano dati alla clandestinità, prendendo il nome di
partigiani, nome che per assurdo, non piace alla politica italiana, non importa se di centro destra e/o di centro sinistra, sebbene questa forma di lotta sia riconosciuta anche dall’O.N.U., ma per propaganda interna, non deve essere né nominata, né menzionata, altrimenti si rischia il reato di collusione col nemico.

Oltre un milione di morti, passati sotto il silenzio, dimenticati dalla cronaca,dall’attualità e dalle agende politiche dei governanti, non importa se italiani, europei, o americani. Oltre un milione i di morti rimossi dalla coscienza collettiva, che non meritano ricordo, che non hanno – per il ricco occidente, portatore di pace colonizzatrice – ragione d’esistere.

L’Italia e la Cina possono stringersi la mano, abbracciarsi senza paura, mandare i propri atleti alle olimpiadi col capo alzato e il petto infuori, il secondo organizzarle senza timore d’essere boicottato, perché la presunta esecrazione internazionale, dura il tempo di un battito d’ali d’una farfalla, che muore all’arrivo dei primi freddi.

La libertà di parola e/o d’informazione esiste in Italia, fino ad un certo punto, rimossa, in nome della Ragion di Stato, come per la Cina, anche per l’Italia, è d’obbligo il concetto di difendere e tutelare solo le proprie vittime,civili – a patto che non siano giornalisti indipendenti, vedi il caso di Enzo Baldoni o Ilaria Alpi – e/o militari, disinteressandosene e rimuovendone in parte o in toto gli orrori, le stragi o gli eventuali “danni collaterali” causati degli pseudo interventi pacificatori.

D’altronde, l’Italia e gli Stati Uniti, e come in ogni guerra che si rispetti, sono bravi a innalzare monumenti alla memoria, al milite ignoto, a colui che ha dato la propria vita per la patria, per un idea, un ideale, o per semplice calcolo economico, visto che la paga è più alta, per via delle indennità di missione, salvo poi dimenticarsi dei reduci, delle vittime militari che portano nella psiche – sindromi da stress post traumatico da combattimento – e nel corpo le ferite di guerra, gettandoli in un angolo, come oggetti vecchi ed inutili, non riconoscendo, vedi i casi delle morti da uranio impoverito, che hanno colpito i militari italiani, reduci dalle guerre balcaniche, all’altro mondo, evitando in tutti d’investigare sulle modalità causa-effetto, che hanno stroncato o resi inabili, in modo permanente, dei servitori dello Stato, perché significherebbe ammettere che sono state usate armi proibite dalla convenzioni internazionali.

C’è un proverbio che dice: è meglio tacere sempre, perché le meraviglie nascono tutte in casa propria e spesso si ha la cattiva sensazione di trovarsi innanzi al Peto che si lamenta dalla flautolenza. Questa in sintesi è la brtità messa a tacere, in nome della Ragion di Stato, gli interessi economici, usata come una clava dalle moderne democrazie del XXI° Secolo e che questa sera, la tv di Stato, la Rai 1 ha “festeggiato” con enfasi disumana, il compleanno della II Guerra del Golfo, senza spendere una sola parola per oltre un milione di esseri umani, vittime civili, o in gergo militare, uccisi e/o sterminati dalla Pacificazione armata di una dittatura che fino a pochi anni prima era considerata amica della maggiore potenza militare e nucleare del pianeta Terra.


Marco Bazzato

19.03.2008

martedì 18 marzo 2008

Giuda Iscaruita: Traditore Coscienzioso





[21]Mentre mangiavano disse: «In verità io vi dico, uno di voi mi tradirà». [22]Ed essi, addolorati profondamente, incominciarono ciascuno a domandargli: «Sono forse io, Signore?». [23]Ed egli rispose: «Colui che ha intinto con me la mano nel piatto, quello mi tradirà. [24]Il Figlio dell'uomo se ne va, come è scritto di lui, ma guai a colui dal quale il Figlio dell'uomo viene tradito; sarebbe meglio per quell'uomo se non fosse mai nato!». [25]Giuda, il traditore, disse: «Rabbì, sono forse io?». Gli rispose: «Tu l'hai detto».
Mt 26 21-25

Questo è forse uno dei passi evangelici più profetici per la storia dell’uomo e dell’umanità.

Giuda Iscariota è la quintessenza del politico. L’uomo che col suo gesto, il tradimento, darà una svolta alla vita, conducendo il Cristo, alla Passione, morte e resurrezione – di Fede – della carne del figlio dell’uomo.

Questo controverso personaggio, era il cassiere del gruppo di Gesù, un dotto, un istruito, una persona che forse più di altri, conosceva le sacre scritture e che sentiva – su di se – il peso della predicazione evangelica.

Giuda il traditore, Giuda il mercenario, Giuda l’uomo che consegna dietro il pagamento di trenta denari, l’uomo che poi sarà chiamato il Redentore, il sobillatore del popolo, portante una nuova visione del patto con Abramo, colui che è venuto al mondo per dare adempimento alle profezie dei profeti.

L’immagine nera di questo pseudo losco figuro ha attraversato il tempo e la storia, è stato usato, sbeffeggiato, manipolato, messo sulla croce infernale, come il suo Maestro, perché nell’attimo, credeva, pensava, voleva con tutto il cuore, anche lui, poter cambiare la storia del suo Popolo.

La figura di Giuda, a duemila anni dall’evento è ancora una figura nuova, viva e che si rinnova, Giuda è la quintessenza dell’uomo, che cerca a modo suo la giustizia, la sua giustizia, la verità, la sua verità tattica, ben diversa dalla verità strategica e di fede del Cristo, la verità – secondo la Fede – eterna del Figlio dell’uomo.

Il Cristo però anche secondo lo stesso Vangelo apocrifo di Giuda, deve rendere grazie a quest’ultimo, perché senza il presunto tradimento, descritto nei vangeli canonici, non ci sarebbe stata la passione, la morte e la resurrezione – di Fede – della carne del figlio di Maria e di Dio. In molti propendono a credere, che tra i due ci fosse un accordo, dettato dalla necessità di dar compimento alle scritture, e che il Cristo avesse bisogno – come uomo – della figura antagonista, del pubblico traditore, che avrebbe venduto il Maestro – per trenta denari, alla fine rifiutati – affinché le antiche profezie divenissero realtà in quel tempo.

Il “traditore” per eccellenza, era anche il “primo uomo che si sentiva tradito”, l’Abele che uccide Caino, il figlio minore, che baciandolo nell’orto dei Getsemani, permette la morte del fratello maggiore, del Figlio del Dio vivente, lo spirito divenuto carne, per la salvezza – di Fede – dell’uomo, divenisse realtà – religiosa – eterna.

Eppure Giuda aveva in parte di ragione, una ragione umana, storica, dettata dalla sofferenza nel vedere il suo Paese sotto il giogo di Cesare, e la Sua Gerusalemme, la Gerusalemme Terrestre, umana, la Gerusalemme della Geenna, dei cumuli fumati d’immondizia, fuori dalle mura, assediata, schiavizzata e brutalizzata, deturpata e derubata dai Cesari, offesa, umiliata, ridotta in povertà, sotto il giogo delle gabelle romane, che andavano ad ingrassare i sette Colli Capitolini.

Iscariota, al pari del Maestro, soffriva per quest’orrore, ma imputava a quest’ultimo l’utopia, il sogno eterno, di una Gerusalemme Celeste, di una Nuova Gerusalemme, che andasse oltre l’erosione del tempo, oltre il crollo del Tempio costruito dall’uomo, e riedificato – secondo la Fede – in tre giorni. Una Gerusalemme dell’anima, dello spirito, dell’essenza umana che cerca nella trasfigurazione con volto di Dio, una pace eterna, che proviene da prima del Tempo,fino alla fine dei secoli.

Ma Giuda Iscariota è soprattutto una figura moderna, attuale, una figura che attraversa indenne la storia, che si reincarna, dalla creazione in nuovi volti, in nuovi corpi, rimanendo fedele a se stesso. Giuda Iscariota è un politico, il politico per eccellenza, il servo vile e servile di molti padroni e di nessuno, neppure di se stesso. Giuda rappresenta l’opportunismo, il trasformismo camaleontico presente da sempre anche nella politica italiana, egli rappresenta il cambio di bandiera, il colpo di mano, il tradimento, il tattico cieco che per interesse personale fa cadere un governo, il politico che salta costantemente sul carro del vincitore, l’uomo senza volto, che ad ogni occasione mostra un volto diverso: sorridente, arcigno, benefico, vile, arrogante, servo e padrone nemmeno di se stesso.

Giuda è l’esempio del collaborazionista, dell’intellettuale che offre o svende i suoi servizi al maggior offerente, al più forte, a colui che all’attimo sembra offrirgli la possibilità di dare una svolta economica e sociale alla propria esistenza. Giuda è l’approfittatore, a volte sagace, a volte sfortunato, eliminato, ucciso, quando il suo servizio è ormai inutile e/o sorpassato.

Ma sono in molti i Giuda, anche dell’attualità. Essi non sono solo politici senza arte né parte, senza storia e/o senza dignità. Sono i collaborazionisti, o i collaboratori, dipende da come si li fanno apparire. Sono collaborazionisti, o collaboratori, che servono i portatori di libertà unilaterale e sterminatrice internazionali.

La storia si è sempre servita del Giuda di turno, del traditore, dell’infame, visto dalla parte del tradito, ma la Storia stessa ha sempre innalzato il traditore, se dalla parte del vincitore, dalla parte di colui che – col senno del poi – avrebbe scritto, o riscritto la Storia, modificandola, violentandola, stuprandola o sodomizzandola, secondo la volontà del nuovo dominatore.

Giuda, alla fine è un Giusto tra i Giusti, un eccelso nella Fede che ha saputo servire Dio e Mammona, la Luce e le Tenebre, un dotto sapiente, che i Giuda odierni, i Giuda della politica attuale, i collaborazionisti, non hanno più il coraggio di fare, ciò che i Giuda del XXI secolo non hanno: la coscienza.

Giuda, ha saputo vivere, contrattare, vendere, ma ha avuto l’onestà etica di rifiutare i 30 denari. Giuda indipendentemente dagli errori tattici, era dotato, a differenza dell’uomo attuale di una coscienza strategica, di una coscienza che gli ha permesso di capire che per rendere eterno il Sacrificio del Maestro, doveva sacrificarsi anche lui, con un gesto estremo, inteso non come gesto di un disperato, o come gesto di un uomo sconfitto, ma come gesto del vincitore antagonista, il vincitore e servitore occulto di Dio, che tramite lui, ha permesso l’elevazione del Figlio dell’Uomo, oltre la soglia – di Fede e/o religiosa – della morte.

Giuda, non va letto come servitore fedele del male, come servo maligno di una divinità demoniaca e/o luciferina, ma va riletto come e al pari del Figlio dell’Uomo, che ha sacrificato la propria vita, togliendosela per il Bene della Storia e/o della Fede, venendo a differenza del figlio di Dio, sepolto nel “Campo del vasaio” Mt. 27.7


Marco Bazzato

18.03.2008

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lunedì 17 marzo 2008

Alitalia: La Svendita



La compagnia di bandiera italiana, l’Alitalia, finirà come gia accaduto anche ad altri ex colossi di Stato, spolpati lentamente dall’interno, anno per anno, in mani straniere, in questo caso i cuginetti francesi, che dopo averci rubato le donne – come il Ratto delle Sabine – l, vedi Carla Bruni, coniugata col presidente Sarkozy, hanno acquistato a prezzi di saldo l’ennesima rovina economica del malaffare e del clientelismo esasperato. I francesi si sono presi le ultime carni economiche italiche, lasciandoci la carogna, i malanni che l’Italia degli arruffoni, ha saputo distruggere.

Tutto questo, avviene ancora in piena campagna elettorale, con i maggiori leader politici, che in teoria dovrebbero tutelare e difendere gli interessi nazionali, evitano d’alzare la voce, come se il tutto fosse una tragedia greca, con la sceneggiatura già concordata tra tutte le forze politiche, sia di maggioranza, sia d’opposizione, già stata scritta e precondordata.

Come sempre la politica ultraliberista, aperta al mercato – di conquista – come accade in Italia, è portata avanti da quelli che nei fatti, dovrebbero garantire il patrimonio italiano, cioè il centro sinistra, ben coscio, avendo il controllo della piazza e dei sindacati, che questi, oltre che a sbraitare un po’, per fare bella figura mediatica, poi faranno digerire ai lavori in esubero comunque ogni rospo amaro.

I francesi del resto, avevano capito da tempo, che la compagnia di bandiera era decotta, tant’è che hanno, come dice un proverbio cinese, atteso seduti in riva al fiume, aspettando che il cadavere passi. E il cadavere è passato, con i suoi tanfi ed i suoi effluvi, con la riduzione della flotta, la dismissione di Malpensa, ora giudicato inadatto per le nuove strategie internazionali, costringendo, gli eventuali viaggiatori italiani, a recarsi o a Roma, o a Parigi per imbarcarsi per i voli intercontinentali.

La Caporetto italica è totale, definitiva, senza possibilità di salvezza. Questo succede, per l’ennesima volta, con Prodi, prima da presidente dell’Iri che svendette l’Alfa Romeo, poi il settore agroalimentare, e oggi, da Presidente del consiglio, impallinato da Clemente Mastella, sfiduciato, che un altro pezzo di quello che per decenni e stato un simbolo italiano nel mondo, cade, o peggio è consegnato per lassismo e clientelismo, in mani straniere, a prezzo di saldi di fine stagione.

Naturalmente l’Air France- Klm, non avendo intenzione di portarsi in casa la carogna, sta vincolando l’Italia, a pagare, nel caso di esito infausto, il miliardo di Euro, richiesto dalla Sea, per la dismissione dello scalo milanese, i costi che in caso sentenza infausta, ricadrebbero sulle tasche dei cittadini, a cui in questi giorni, tutti i candidati alle prossime elezioni politiche promettono di non stritolare ancor di più a forza di tasse e gabelle, per mantenere il parassitivismo di Stato, ed i carrozzoni – da decenni decotti – degli emolumenti stratosferici agli amministratori delegati della Cosa Pubblica, perennemente condannati ad avere i conti in rosso, senza che nessuno di questi fulgidi economisti politici, abbiano mai pagato un Euro di risarcimento per i disastri economici causati.

La spirale suicida, dove la Classe Politica, passata e presente, ha fatto sprofondare il Paese, è ben lungi dall’essere conclusa, dove i nodi di questo pettine strangolanazione sembrano non aver fine.

Naturalmente gli italiani digeriranno anche questa, come ne hanno digerite molte, se non troppe, nel passato remoto e prossimo, come se la magia nera dell’immobilismo distruttivo, sia una costante genetica del Paese, che non riesce, o non vuol far nulla, per attuare un vero ricambio della politica nazionale e locale, che ha preso la Cosa pubblica, come un bene privato, un feudo da gestire a piacimento finchè la vacca da latte, senza premurarsi di foraggiarla con giudizio, agonizza, per poi rivenderla quando questa è morta, fregandosene se la carogna, con il relativo tanfo e fetore mortale, viene distribuito, come il letame sparso nei campi, nelle tasche dei cittadini, costretti a rifondere di tasca propria il disastro altrui.

Se l’Italia e/o la Classe politica fosse veramente composta di persone competenti, che ha a cuore il destino del Paese, avrebbero la decenza, di non ripresentarsi ogni volta come nuovi salvatori della Patria, ma lo ranno perché sanno che dei buoi che li seguono li trovano sempre, essendo i cittadini, un branco di pecore, sono pronti a seguire il pastore ovunque, sebbene consci di fare ogni volta al fine dei topi, come nella fiaba del Pifferaio di Hamelin.

D’altronde per rendersi conto di come il Paese sia succube dell’Utopia visionaria dei politici italiani, – che sfortunatamente la Psichiatria non vuole certificare – basta guardare come le piazze, non importa chi sia il futuro candidato premier, siano piene di bandiere svolazzanti, di cori isterici da stadio, di supporters scaldaplatea, peggio dei programmi televisivi registrati, dove non si capisce mai, come saltino fuori i soldi per ogni mega meeting, bus, treni, palazzotti dello sport e propaganda varia.

Gli italiani sono strozzati da un’economia in recessione, mentre i candidati agli scranni parlamentari, sembrano i musicisti del Titanic che continuano a suonare, mentre il Transatlantico Italia va a picco, colpito e affondato dalla stessa classe politica, che a differenza dei rifiuti napoletani, si ricicla sotto simboli diversi, rinnegando – a seconda della convenienza dell’attimo – la propria storia, dimostrando un becero camaleontismo politico, sprezzante dell’intelligenza e della storia stessa degli italiani, colpevoli loro per primi d’avere una memoria storico-politica breve e limitata. E i risultati, si vedono, perché sono sotto gli occhi di tutti.

Marco Bazzato

17.03.2008

sabato 15 marzo 2008

Tibet: Macelleria Cinese




A pochi giorni dall’uscita della Repubblica Popolare Cinese dalla speciale
classifica U.S.A. dei Paesi che non rispettano i diritti umani, la Cina ringrazia, riaprendo la macelleria Tibetana, nella riottosa “provincia” che dal 1950 combatte quella “Repubblica” per avere la propria indipendenza. Come sempre accade in questi casi, le notizie di propaganda dall’una o dall’altra parte, tendono a minimizzare o ad enfatizzare il macello chirurgico e indiscriminato, dove secondo i cinesi, le vittime non ammontano a più di dieci, mentre per la controparte, queste sono un centinaio. Quindi, facendo una semplice media matematica, facciamo cinquantacinque. Un’inezia omeopatica rispetto al miliardo e trecento milioni di cinesi.

A pochi mesi dalle Olimpiadi, però la notizia sembra non abbia scalfito più di tanto le cancellerie del mondo, occidentale in primis, dove addirittura il presidente del
CIO, Jaques Rogge,«un eventuale boicottaggio, sarebbe controproducente perché penalizzerebbe degli atleti innocenti».

Sono ben lontani i climi della guerra fredda tra Unione Sovietica, quando il boicottaggio olimpionico vene attuato reciprocamente dagli americani nella
XXII edizione, a Mosca, e dai russi alla XXIII, a Los Angeles,, oggi invece, superata la Prestriaka Glansnost , queste sgarberie reciproche, che venivano presi come affronti di resa maestà, sono superati. Oggi ipocriticamente si preferisce parlare di penalizzazione degli atleti, perché il Governo americano ed Europeo, sono interessati a quel mercato potenzialmente sterminato, dove moltissime multinazionali, tra cui anche l’Italia – per questo la nostra politica tace, facendo la sorda e/o le orecchie da mercante – hanno enormi interessi, fabbriche, jontventure italio-cinesi e non possono permettersi d’inimicarsi, visti gli stipendi da fame che pagano li, e gli enormi utili che mietono.

I cinesi del resto, hanno esperienza su come devono essere trattati i riottosi,
Mao Zedong era Il Maestro in queste cose, ed i figliocci di sangue, non furono da meno, dando un esempio eclatante di Repubblica Comunista con la Strage di Piazza Tiennamen del 1989, ora dimenticata e rimossa dalla coscienza – politica – collettiva, in nome dell’economia “umanitaria”.

Nessuno dei nostri politici, impegnati a raccontar e spacciare promesse elettorali, non hanno aperto bocca, preferendo un “dignitoso e sdegnato silenzio” per non turbare i “Grandi Timonieri” del
Paese di Mezzo, preferendo accapigliarsi in beghe di comari in cortile, piuttosto che aver le “palle” d’alzare la testa e far sentire la loro voce.

D’altronde, il centro destra e il centro sinistra, per motivazioni diverse, sono annodati – peggio del serpente del paradiso terrestre – con la Nuova Cina. Il centro sinistra, arcobaleni compresi, perché legati a continuità ideologica per la
Bandiera Rossa, anche se ora privi della mitica Falce e Martello – d’altronde la classe operaia è stata resa al silenzio – nel nome della fame di Stato, chiamata competitività, mentre per il centro destra, rappresenta il capitalismo estremo, il diritto del padrone allo sfruttamento del lavoro, il liberismo più sfrenato dell’essere umano, nel nome della produzione e/o del consumismo più radicale ed incriminato, da prendere ad esempio come sinonimo di ricchezza – per pochi – sociali e di progressismo conservatorista.

A ben vedere, la politica internazionale ha ragione a non far sentire la propria voce. La Cina rispetta i diritti umani, e questo Tibet, questa riottosa provincia , che rivuole l’indipendenza, non può essere innalzata troppo. L’Europa ha già troppe spinte indipendentiste, vedi la Spagna con i
Baschi, e la stessa italia, con la famigerata Padania di bossiana creazione, poi il Tibet, questo paese – povero in canna – è quasi impossibile da trovare sulla carta geografica, o su un mappamondo, quindi perché preoccuparsi di una cinquantina di cadaveri sparsi per le strade.

Questo “spiacevole incidente interno” secondo le autorità cinesi, non deve turbare l’armonia delle prossime olimpiadi, ma soprattutto la crescente potenza economica, militare e nucleare, a cui non si può troppo pestare i piedi, e ha il diritto, visto che rispetta i diritti umani, di ammazzare e/o macellare impunemente “quattro straccioni” di tibetani, che perdono il loro tempo pregando e da poveri in canna sono delle nullità economiche.


Marco Bazzato

15.03.2008

venerdì 14 marzo 2008

Ginecologo del Gaslini si suicida




La selezione della specie, non sempre arriva quando si vuole, a volte arriva, non come un fulmine a ciel sereno, ma come un fulmine scagliato da un Giove Pluvio particolarmente incazzato, seccato, che nonostante ci sia una legge che permette l’interruzione volontaria della gravidanza, in strutture specializzate, ci siano a tutt’oggi, figlie di buona donna, della Genova bene, che stando alle notizie di stampa, cornificavano beatamente i loro legittimi consorti o compagni, ma che poi rimanevano riempite dell’agrodolce frutto del peccato, erano costrette a cercare uno svuota uteri clandestino, per salvaguardare la pubblica immagine, e tremano impaurite, se per caso i pudici nomi dovessero divenire di dominio pubblico.

Stando a quanto riporta
Repubblica, una di queste, si sarebbe fatta sturare l’utero per partecipare al Grande Fratello, almeno questo è quanto si evince dai primi risultati di un’operazione dei Nas, partita già prima del suicidio di Ermanno Rossi, stimato medico del Gaslini di Genova, ma che da quanto risulta dagli atti, a tempo perso, nei due suoi studi privati, avrebbe praticato aborti clandestini, alle signore di buona società della Genova bene, ora così impaurite che passano le giornate sul water, terrorizzate se i loro nomi uscissero dai muri dei Palazzi di Giustizia, divenendo di dominio pubblico.

È un brutto colpo mediatico, per i fautori dell’aborto indiscriminato. Queste sante donne, queste Marie Maddalene, anteconversione, non sono povere extracomunitarie, straniere, donne di colore provenienti da paesi africani, malsccolarizzate, ignoranti, che non conoscono le leggi italiane. Sono donne d’alta estrazione sociale, – prive di senso morale – cornificatici irreprensibili, magari anche madri di famiglia, che però avevano oil vezzo di solazzarsi con arnesi, non forniti dall’ufficiale talamo di coppia o matrimoniale e ora – goduria, goduria! – tremano come pulcini intirizziti dal freddo.

Fanno, però imbufalire i media, che tacciono sull’identità di queste “Marie Goretti” per difendere la loro privacy, ma se fossero state delle povere diavole, delle sfigate straniere, delle povere e/o ignoranti, i nomi, visto che non dicono nulla a nessuno sarebbero stati sbattuti in prima pagina e gli abortisti ci sarebbero andati a nozze, montandoci una bella polemica politica, sulle condizioni delle sventurate che abortiscono per ignoranza, proponendo di gettare altri denari pubblici per campagne informative mirate. Solo che lo spot dovrebbe essere dedicato “Alle donne italiane, belle ricche, cornificatici e ignoranti - dove vogliono però – lche sanno trovare un abortista clandestino, senza problemi!!”, ma uno spot del genere non verrà mai alla luce, perché ritenuto offensivo. Non si può dire “Italiana, ricca e ignorante. L’ignoranza secondo gli italiani, appartiene mediaticamente solo alle straniere, provenienti dai cosiddetti paesi poveri, che non necessariamente significa meno istruiti, o con un numero inferiore – rispetto a quello italiano che è omeopatico – di laureati.

La Genova bene trema. Bello che tremi, che abbia paura, che imbratti d’intestinali evacuazioni i tanga firmati, gli abiti griffati, aromatizzando l’aria di costosissime berline col “Parfumes du Escrementes”, perché mai come in questo caso, sebbene sia visceralmente antipatico, Giuliano Ferrara ha ragione, quando dice “'Abort macht frei'” (L’aborto rende libere), queste saccenti ipssudostruite, queste
starlette da quattro soldi, brave opinioniste, perché leggono testi altrui,ma nella vita privata, sono delle enormi zucche vuote, che sfortunatamente se la caveranno con una miserevole multa di 51 Euro.

Quello che fa più riflettere in questa torbida situazione è che il suicida, un ginecologo esperto in parti difficili, avesse una doppia vita, una doppia personalità , dove quella privata, quella oscura, della promorte illegale, eseguita per compiacere le nobildonne arricchite, ha preso alla fine il sopravvento, quanto un inchiesta della magistratura, stava mettendo a nudo i suoi atti facendo cadere solo a lui il gli schizzi di questi suo interventi fuorilegge, mentre il pubblico ludibrio dovrebbe essere esteso in parti eguali a quelle “signore” che ora tremano e scongiurano affinché tutto passi sotto silenzio. In questa tragica situazione le vittime, a parte i feti abortiti non esistono, sono tutti colpevoli in egual misura, ,ma uno solo ha già pagato per tutte.

Si può avere umana comprensione per i famigli dell’uomo che ha compiuto il sano, o insano gesto, dipende dai punti di vista, ma si può anche trarre una crudele ed amara conclusione e cioè “Chi di morte violenta ferisce, di morte violenta perisce” Forse questa morte servirà a ridurre in modo più considerevole il numero dei medici abortisti, risvegliando le coscienze, porterebbe alla loro estinzione professionale.

La liceità dell’aborto, non va messa in discussione, perché questa rappresenta un diritto della donna,- ma non un obbligo per il medico, che dovrebbe rispondere in primis alla propria coscienza – a patto che questo diritto sia compiuto nei modi e nei luoghi stabiliti dalla legge 194, che a quanto pare, in questa triste circostanza, è stata totalmente disattesa e violata, non solo da parte del medico, ma soprattutto da donne, che non potevano, non volevano essere a conoscenza della legge, sapendo però trovare senza problemi un medico che praticasse aborti clandestini – questa si chiama ignoranza parziale, o di comodo – dove colui che oggi ne ha fatto le spese, della stupidità femminile, è stato l’uomo, in quanto questi per il rimorsi o per l’avvio dell’indagine ha preferito togliersi la vita, per evitare l’infamia pubblica, mentre queste “signore” invocano il loro diritto alla privacy, che nel caso del medico suicida, è stata violata completamente. Se questa si chiama giustizia…

L’ultima beffa però è che costa di più una multa per divieto di sosta, che non fa fuori un futuro bambino, solo per salvaguardare l’onorabilità pubblica. Solo cinquanta euro. Complimenti ai legislatori.

Marco Bazzato

14.03.2008

giovedì 13 marzo 2008

Plastica alla figlia Down?

Essere genitori, a volte per i figli, è una sventura, specie se questa è portatrice del Cromosoma 21: La Sindrome di Down. Non ne sa ancora nulla Ophelia, una bambina inglese di quasi tre anni, che i genitori, lui stimato chirurgo plastico di fama internazionale lei dottoressa, quasi vegliarda bambolona multiristrutturata – peggio di un condomino di quarant’anni che sta cadendo a pezzi – stanno prendendo in seria considerazione di rifare i connotati, nel vero senso della parola, alla figlia, per evitarle – dicono loro – eventuali traumi futuri, dovuti all’imperfezione d’aspetto, nemmeno fosse un frutto di qualità scadente, venduto sottocosto.

Essere affetti dal
mongolismo, termine politicamente scorretto usato per definire i portatori della Sindrome di Down, malattia che in questo decerebrato caso sembrerebbe aver colpito più i genitori che la figlia, sta scatenando una valanga di reazioni sdegnate da parte delle associazioni di volontariato, che assistono questi bambini e/o adulti affetti dalla Sindrome. Sono molti, quelli che si chiedono, se non si stia superando il limite, se la scusa dell’estetica, per venire incontro alle difficoltà future della bambina, non nasconda nei genitori – che con l’estetica e/o l’idiozia maschile e femminile ci campano – per salvaguardare l’ immagine del restauratore delle imputridità fatiscenti carni umane, e della moglie pluripiallata al volto,inseguitrice – castrata – del mito dell’eterna giovinezza – una malattia patologico-professionale che gli fa pensare alla figlia non come una loro creatura, ma come una delle pazienti a cui restituire l’immagine, ma non la sostanza, che non hanno saputo generare.

Partendo dall’assunto che un adulto può fare del proprio brutto muso quello che gli pare, tant’è che di “Nuovi Motri”rifatti – parafrasando la celebre rubrica di “
Striscia La Notizia” ne sono pieni i giornali e/o le riviste di gossip, non si capisce perché un minore, che ha già dei seri problemi di salute, di inserimento sociale, e comprensione, debba essere sottoposto, dalla tortura genitoriale ad interventi di chirurgia estetica, per eliminare non il problema alla fonte – la Sindrome di Down, ma per far sentire meno deficitari e colpevoli i genitori, che in virtù della professione, provano vergogna e orrore sociale per aver messo al mondo una figlia, non solo malata, ma soprattutto non conforme dei canoni estetici della società contemporanea, che il marito con la sua professione ha contribuito a rimodellare. Non va dimenticato, che un uomo o una donna, possono farsi un milione d’interventi estetici, per apparire, ma quando come cervello, come testa e/o ragionamenti, sono idioti o deficienti, tali permangono, non c’è chirurgia estetica e/o apparenza che tenga.

Ci troviamo, non solo con questo caso, davanti ad una genitorialità deviata, ad uno sfaldamento patologico della coscienza individuale e sociale, dove non conta chi si è, ma come si pensa d’apparire agli occhi degli altri.

Ma questa deviazione, non è una novità che nasce ora. Già a metà degli anni settanta, in Italia, a Padova, presso l’ospedale civile, alcuni medici, mi disse un amico, plurioperato al ventre, con l’addome, dopo sette interventi chirurgici, effettuati entro il primo anno e mezzo di vita, che sembrava una carta geografica rattrappita, venne sottoposto da enormi pressioni, sia lui, sebbene minore, sia i genitori, perché accettasse una plastica ricostruttiva addominale, per nascondere le cicatrici. Il bambino che all’epoca non aveva più di otto anni, si è sempre rifiutato, nonostante la giovane età, quei segni sull’addome rappresentavano la sua storia, il suo essere, la sua natura e le traversie che la vita stessa gli aveva messo innanzi, e che era riuscito, grazie alla medicina e alla famiglia, a superare.
Anche i genitori, all’inizio provarono a fare pressioni, non troppo forti sul figlio – così mi è stato raccontato – poi, a seguito di un ennesimo consulto medico, anche alla presenza del bambino, dove fu spiegato l’eventuale intervento , che prevedeva l’asportazione di alcuni lembi di carne dalle natiche, per rimodellarli sul ventre, il fanciullo, più intelligente dei dottori, li mandò, metaforicamente parlando, al diavolo, tenendo si sull’addome, la sua storia, il suo passato, i barba a chi per il loro disgusto personale e per il lavoro di alta macelleria addominale volevano nascondergli la storia, il suo passato, il presente ed il futuro.

Marco Bazzato
13.03.2008
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