sabato 30 settembre 2006

Maria ringrazia l'Italia e la Bielorussia

La piccola Maria, la bambina di dieci anni, che per venti giorni è stata tenuta nascosta dalle "nonne" affidatarie, è già tornata in patria. Il governo Bielorusso non ha voluto attendere che la Corte d'Appello di Genva si pronuciasse sulle necessità della bambina, ascoltando anche i suoi bisogni, sogni e sofferenze. Con un bliz a sorpresa è stata prelevata dall'istituto religioso dover era ospite, dopo che era stata recuperata dai carabinieri in un piccolo paesino della Valle d'Aosta. Il pacco di carne parlante è stato maneggiato come un oggetto smarrito, preso quasi a forza dagli uomini dell'ambasciata bielorussa e riportato nel paese proprietario.
Infanzia negata, diritti umani, civici, civili, etici violati, la lista degli abusi che la piccola ha subito nel suo paese sarebbe infinita, ma Maria per il suo paese non è una vittima, Maria per il suo paese è colpevole. Colpevole come una criminale di volere una vita diversa, colpevole di non voler tornare tra lebraccia di un Paese che per anni l'ha tenuta segretata in un orfanotrofio lagher fatto di abusi, violenze sessuali e sigarette spente sulla pelle. Ma la colpa più grande, era stata quella d'aver denuniciato, d'aver raccontato, aver fatto impietosire i "genitori" affidatari della sua situazione. A nulla sono serviti i referti medici che dovevano essere esaminati, a nulla sono servite le relazioni degi psicologi che attestavano lo stato psicologico ed emotivo della bambina. Maria andava rimpatriata, doveva tornare a tutti i costi nel Paese proprietario della sua violentata persona. Tutte le carte preparate a difesa della piccola erano forse scartoffie inutili o pericolose, da non aprire e non divulgare, altrimenti forse il buon nome del Paese prorpietario di Maria avrebbe subito un'onta internazionale, oppure dietro a questa storia ci sono dei punti oscuri che non conosciamo?
La vicenda si è conclusa con le Istituzioni italiane che sono rimaste immobili, hanno lasciato che si perpetrasse 'ennesima violenza, ai danni della bambina. Gli incaricati bielorussi non hanno nemmeno permesso a Maria di salutare per l'ultima volta i genitori affidatari, è stata caricata in un taxi, incuranti delle urla, dei pianti, delle lacrime che scendevano dal suo viso, incuranti di ogni umana emozione che può scendere dagli occhi di una bambina a cui ancora viene strappata e negata l'infanzia, tagliata e separata dalle affettività e dall'amore, che per forse per la prima volta in vita sua aveva ricevuto.
Tutto inutile, la Ragion di Stato deve avere il sopravvento, gli interessi economici tra i due Paesi non si possono fermare per le richieste di una mocciosa di dieci anni, si deve fare tabula rasa di tutto, passarci sopra come uno schiacciasassi che spiana la strada per l'arrivo di un autostrada in una foresta che dovrebbe rimanere incontaminata.
Ora con grande gioia delle associazioni che si occupano dei bambini provenienti dalla Bielorussia è tornato il sereno, è stata ristabilità la disumana legalità, ha vinto il diritto, l' interesse, ma Maria e l'Italia tutta hanno perso.
L'Italia ha perso la faccia, calando le braghe nel nome delle relazioni internazionali, permettendo che lo Stato proprietario di un loro"?oggetto" tenuto sotto tutela dalle autorità italiane venisse sottratto, in barba alle decisioni dei giudici che si erano riservati di decidere con calma le sorti della piccola. Davanti a tutto questo nessuna reazione, nessuna voce politica si è levata in difesa della bambina. I nostri politici sempre pronti ad essere sotto l?occhio attento e vigile della telecamera un microfono a pochi centimetri dalle labbra, e un bel "panino" in tutti i Tg nazionali sono rimasti in silenzio, nascosti con la testa sotto la sabbia, lasciando con il dovuto rispetto a fasi alterne dei giudici, ai legulei di diritto internazinale, che metaforicamente parlando non facevano altro che ribadire il diritto di proprietà bielorusso sul quel frugolo di carne che non avrebbe dovuto parlare o strillare troppo, che già in passato avevano bollato come fuori luogo sotto il profilo internazionale il comportamento umano dei "Genitori e dei nonni" affidatari.
Questa storia dovrebbe portarci a ridefinire i rapporti con la Bielorussia, applicando lo stesso principio enunciato e paventato dall?ambasciatore bielorusso in Italia: l'interruzione immediata dell'accoglienza dei bambini di quello Stato, dimostrando la medesima "umanità" riservata dalla Bielorussia a Maria, e chiedendo altresì 'eguale sforzo economico e mediatico,ogni volta che un cittadino Bielorusso delinque in Italia, augurandosi che dopo il decreto d'espulsione il governo di quel Paese invii gli aerei speciali per recuperare i suoi probi cittadini, usando la stessa volontà di rimpatrio forzato che hanno usato nei confronti di Maria.
Davanti a questo scempio etico, civile e sociale rimane l'amarezza, il dolore, il senso d'impotenza e viltà per quanto è stato permesso che uno Stato straniero compia nei confronti di una bambina di dieci anni, permettendo che la piccola, che era in custodia dallo Stato Italiano, venisse sottratta, rapita, ripresa o restituita (ognuno scelga l'aggettivo che più gli aggrada) dallo Stato proprietario, chiudendo gli occhi, le orecchie e la bocca, in nome di un disumano diritto internazionale, che ha compiuto un nuovo stupro psicologico nei confronti di una piccola di dieci anni, già abbondantemente segnata nel corpo de nella psiche da ogni genere di violenze.
Grazie Italia, grazie Bielorussia, i bambini con 'infanzia violata vi sono vicini di cuore.

Marco Bazzato
30.09.2006

martedì 26 settembre 2006

Il diritto di cessare di vivere


Immaginiamoci d?essere a letto per anni. Le gambe immobili, le braccia insensibili, la voce assente, alimentati con sondino gastrico, e respirare con la ventilazione assista mentre attorno a noi tutto è vita, movimento, fuga verso il futuro, desiderio di conoscenza, d?esperienze sociali, d?amore, di sesso. Immaginiamo che tutto questo da progressivamente sparisca, si affievolisca, diventando un sogno irrealizzabile. Davanti sempre lo stesso paesaggio: una camera, una stanza d?ospedale, i suoni della vita che vive, e noi lentamente ci spegnamo come una candela che brucia in modo inesorabilmente lento. Noi siamo quella candela, siamo quella vita che cessa d?avere un senso.
Per un mese, un anno, una decina d?anni la volontà ci sostiene. Si guarda al nuovo giorno, alla speranza che la ricerca scientifica faccia dei passi avanti, che non sia ostacolata, con la speranza illusoria che sia diverso dal giorno passato. Poi la mente, il cuore, gli eventi stessi che si ripetono ci mettono innanzi all?ineluttabilità del vegetare. Eppure la mente è vigile, gli occhi vedono, le emozioni vivono, ma noi ci spegnamo. Ci avviamo a grandi passi verso l?ultimo balzo, verso quell?ignoto della morte che può colpire chiunque ad ogni istante. Siamo immobili e in attesa, da decenni.
Quel sottile filo che ci lega alla vita ad un certo punto si spezza, ma la vita continua, l?esistenza fatta di nulla procede, e dentro di noi s?accende l?ultima speranza, l?ultimo sogno, l?ultimo tabù da infrangere: la morte. Il cuore arrestato, il nulla, la fuga della vita dalla vita stessa. Vogliamo fuggire con lei verso l?oblio.
Ma non possiamo realizzare questo sogno, non possiamo dare l?ultima sterzata verso il nulla, perchè altri lo impediscono. Lo impedisce la legge, lo impedisce la coscienza sociale, lo impedisce la paura tutti hanno dell?ultimo viaggio.
Noi vogliamo quell?ultimo viaggio, vogliamo quel balzo verso quell?unica libertà che vorremmo conquistare. Ma siamo immobili.
Alcuni dicono che la vita non ci appartiene, che ci è stata donata, è vero. Forse però la morale cattolica, etica e sociale impedisce di veder oltre quell?illusorio condizionamento, ma noi gli siamo immobili. Assenti ma presenti. Un dead man walking: uomo morto che cammina. Ma non possiamo camminare, non possiamo essere nulla, eppure siamo tutto e bramiamo il nulla.
Alcuni affermano che non si può parlare di questi temi vedendoli sotto il punto di vista emozionale, o con l?occhio distorto dell?attimo. È facile predicare e giudicare quando si vive la vita, è facile essere portatori di una buona novella quando il mondo gira attorno a te, e tu giri attorno al mondo. È facile giudicare il bisogno della ricerca del nulla, della morte. Ma essa ti passa a fianco ogni giorno, ad ogni battito di cuore, ad ogni rumore. Ma non ti vede. È cieca, assente, infingarda è bastarda.
É facile predicare a distanza di sicurezza. Sicuro non costa nulla. Andiamo a dirlo di persona, andiamo a visitarlo, prendiamoli la mano, stringiamola, osserviamo i suoi occhi che invocano la fine, e abbiamo il coraggio di sentirsi al suo posto. Noi essere lui. Per giorni, per mesi, per anni...e alla fine?
Certo ci sono i combattenti, ci sono coloro che non si sanno arrendere, che non si vogliono arrendere, e che quella candela, nonostante le sferzate di vento di vita immobile ma viva, non si spegne. Ma loro non rappresentano tutti, e hanno il diritto alla vita, hanno il diritto all?assistenza fino all?esalazione dell?ultimo respiro, ma gli altri?
Gli altri sono dimenticati, sono abbandonati a se stessi, sono i signor nessuno pericolosi perchè alternano il presunto delicato equilibrio sociale, le presunte certezze acquisite.
C?è un brano dei Metallica: One che nela strofa finale recita:
Il buio M?imprigiona
Tutto ciò che riesco a vedere
È solo orrore
Non posso vivere
Non posso morire
Sono imprigionato in me stesso
E? il mio corpo la mia stessa cellula che m?imprigiona
La mina
Mi ha rubato la vista
Mi ha rubato la voce Mi ha rubato l?udito
Mi ha rubato le braccia
Mi ha rubato le gambe
Mi ha rubato l?anima
Ora la vita che mi resta è un inferno (1)

Per molti è una semplice canzone, un testo inventato, un testo ispirato anche da un vecchio film in bianco e nero, ma per molti quell?inferno terrestre, quella Genna è qui, ora!
Desiderano il loro paradiso, il loro nirvana, il loro nulla, ma non possono raggiungerlo.
Si potrebbe obiettare che questo sia un inno alla morte, che sia una negazione alla vita, mentre è solo un bisogno d?una nuova esistenza, libera dai legacci carnali di una carne che vegeta, libera dal sentirsi prigionieri di un corpo che lentamente decade verso il nulla, ma l?inesorabile processo è troppo lento e struggente, che l?inesorabile alchimia verso il ritorno alla terra, è un attesa struggente che non uccide.
Viviamo in una società dove l?ipocrisia da caro estitno sofferente abbonda troppe volte in quantità industriale: Ha finalmente finito di soffrire...Ora riposa in un luogo migliore...Lì starà meglio di qui...Ha trovato la pace.... Quante belle parole forse giuste, forse sbagliate, a volte impropriamente usate per lavare la coscienza, usate non per dare un senso alla morte altrui, ma per trovare una giustificazione alla paura della morte stessa, all?orrore del senso di distacco e di repulsa che ancora l?ultimo scoglio della vita stessa.
Essere ipocriti è solo un altra forma di falsità. L?uomo non ha paura della morte, l?uomo non ha terrore dell?ultimo viaggio. L?uomo ha paura del dolore, ha paura del senso d?impotenza che la malattia genera nella la psiche. Ha paura del senso di dipendenza, dell?idea d?essere un peso per se stessi e per gli altri.
Nell?attimo dell?ultimo viaggio l?uomo è pronto. La pace lo prende, lo sovrasta, lo avvolge e vive l?istante con la certezza che tutto è compiuto, e che nulla riguardante il passato avrà più peso nel nuovo futuro oblio del nulla.
Il dibattito deve essere aperto, franco, onesto, ma i nostri rappresentati devono toccare con mano la realtà di chi vuole vedere riconosciuto il diritto di cessar di vivere, altrimenti sarebbe troppo facile teorizzare sul dolore e la sofferenza altrui senza prima averla sfiorata sulla propria pelle, oppure devono aprire un dibattito serio sulla ricerca, senza pregiudizi ideologici, teologici o dogmatici. Dove veramente l?etica della vita sia a favore della vita stessa.
Ma è più facile nascondere la testa sotto la sabbia e pontificare, anzichè aprire gli occhi, capire e poi legiferare.


Marco Bazzato
26.09.2006
http://marco-bazzato.blogspot.com/

Vedi link:
(1) http://lnx.tuttotesti.com/forum/traduzione-one-dei-metallica-vt2581.html

Per maggiorni informazioni:
http://www.lucacoscioni.it/

venerdì 22 settembre 2006

Proteggiamo Maria



...Un giorno una bambina bussa alle porte di casa nostra chiedendo ospitalità e protezione. La piccola ha dieci anni, è un orfana ospite in un orfanotrofio, e racconta alla famiglia ospitante che in quella presunta casa d?accoglienza, è stata violentata e picchiata. Cosa dovrebbero fare allora le persone che la ospitano? Tacere e riconsegnare la bambina agli aguzzini, oppure proteggerla e fare il possibile per tenerla distante da quel lagher, visto che la piccola ha dichiarato che in caso di ritorno, non avrebbe esistato a togliersi la vita?
Se la bambina fosse italiana la soluzione sarebbe semplice, ma il caso di Maria (nome di fantasia) è diverso, perchè lei è Bielorussa.
I genitori affidadatari quando hanno capito che quanto narrava la piccola corrispondeva alla verità, non hanno esitito a darle protezione, portandola in una casa sicura, ma le leggi ed il diritto internazionale, sono ben diverse dalle leggi umane dell?amore e della comprensione, e ora allo stato attuale la magistraura italiana potrebbe procedere nei loro confronti per sottrazione di minore, mentre l?ambasciatore Bielorusso, parla ormai di sequestro di persona
La Bielorussia reclama la bambina, la reclama come fosse un oggetto di proprietà statale, calpestando il diritto individuale della piccola di vivere un?esistenza serena e tranquilla, lontano dalla violenza e dai sopprusi, e l?Italia come sempre si divide in due. Si divide accusando i genitori affidatari di non aver rispettato la legge, colpevoli di non aver chiuso il cuore innanzi alla sofferenza, colpevoli d?aver dato amore e dignità alla dignità umana calpestata e infangata.
Da giorni è iniziata una campagna contro la coppia, rea con il suo gesto sconsierato d?aver messso a rischio le relazioni internazioanli, le adozioni e i viaggi della speranza che i piccoli bielorussi fanno in Italia per alleviare le sofferenze di Chernobyl. Anni di ottime relazioni bilaterali sono in pericolo, sono appese ad un filo. E tutto per cosa? Per una sola bambina che non vuole vivere nel terrore, tutto perché una ragazzina senza nè madre e nè padre vorrebbe vivere un esistenza normale, ma che ha la sfortuna di non avere un passaporto italiano?
Questo per le leggi della diplomazina è inacettabile. Questo frugoletto colpevole di parlare di dolore e violenze sta compromettendo i rapporti tra gli Stati. Ma cosa vuole questa qui? Libertà? Serenità? Assurdo, sta chiedendo l?impossibile, sta chiedendo quello che tanti bambini oppressi nel mondo vorrebbero per se stessi: la possibilità di godere della loro infanzia,di perdersi nei giochi, ricchi o poveri che siano, ma le norme del diritto internazionale devono andare oltre a queste squallide e banali richieste. Gli stati e la politica volano alto, troppo in alto per i comuni mortali, per il volgo che deve tacere e che non deve sollevare il capo.
Maria ha alzato la testa, i genitori affidatari hanno fatto lo stesso, e con loro quanti si sono schierati in questa nobile causa, e ora rischiano conseguenze civili e penali per il loro gesto di protezione.
La bambina a chi appartiene? A se stessa anche se minore, oppure allo Stato Bielorusso? Se questa vicenda non si concluderà in modo favorevole, la Bielorussia bloccherà cinquecento adozioni internazionali verso l?Italia, e i viaggi dei loro bambini nel nostro paese? Ottimo! Bambini usati come merce di scambio, come rappresaglia politica. Ridateci il nostro oggetto, oppure noi non vi invieremo più altri oggetti, affinchè le vostre famiglie senza figli possano godersi il piacere di una genitorialità surrogata! Sembra essere l?invito velato rivolto alle autorità italiane.
Se si vuole essere cinici al massimo, tutto questo sta dimostrando la debolezza delle istituzioni italiane nel proteggere gli innocenti, non importa di che Stato, ma finchè la piccola è nel suolo italiano Maria deve essere tutelata dal paese che ha deciso d?ospitarla, curarla nel miglior modo possibile, affinchè poi possa scegliere libera da condizionamenti, se tornare in patria oppure no.
Ci troviamo nella situazione paradossale che il clandestino povero, con il foglio di via obbligatorio, può tranquillamente rimanre nel paese, mentre una bambina, che stando ai referti medici, risulta malata deve essere riconsegnata a forza al proprio paese d?origine(1).
Se questa la chiamiamo giustizia,deve essere conforme non solo della legge dello stato, ma umana, rispettosa della DichiarazioneUuniversale del Diritto del fanciullo (2) (ONU 1959) che al secondo principio recita: il fanciullo deve beneficiare di una speciale protezione e godere di possibilità e facilitazioni, in base alla legge e ad altri provvedimenti, in modo da essere in grado di crescere in modo sano e normale sul piano fisico intellettuale morale spirituale e sociale in condizioni di libertà e di dignità. Nell'adozione delle leggi rivolte a tal fine la considerazione determinante deve essere del fanciullo. Mentre l?articolo 12 comma 1 e 2 della Convenzione sui diritti del fanciullo di New York 1989 (3), ratificata dal governo italiano con la Legge 27 maggio 1991 n. 176, pubblicata sulla Gazzetta Ufficiale dell'11 giugno 1991, n. 135, recita quanto segue: 1 Gli Stati Parti garantiscono al fanciullo capace di discernimento il diritto di esprimere liberamente la sua opinione su ogni questione che lo interessa, le opinioni del fanciullo essendo debitamente prese in considerazione tenendo conto della sua età e del suo grado di maturità.
2 A tal fine, si darà in particolare al fanciullo la possibilità di essere ascoltato in ogni procedura giudiziaria o amministrativa che lo concerne, sia direttamente, sia tramite un rappresentante o un organo appropriato, in maniera compatibile con le regole di procedura della legislazione nazionale.
Sarebbe paradossale, che una nazione come l?italia, che manda operatori sociali e umanitari nelle zone più disagiate del pianeta, fa operazioni di pace nei teatri di guerra, e desidera avere un ruolo di primo piano nel panorama internazionale, non avesse nè la forza, nè il coraggio di proteggere una minore, ma che sia costretta a piegare il capo, sotto la spinta delle di uno Stato che dopo aver inviato un suo piccolo cittadino a curarsi e e alleviato dalle sofferenze che vive nel suo paese, all?atto della ?scoperta? di altri dolori ben più gravi e profondi di quanto ufficialmente dichiarato, nè chieda la restituzione come un pacco postale inviato per errore.
L?errore giunti questo punto, potrebbe essere proprio la restituzione di quello che da troppi forse, è considerato un semplice pacco di carne.

Chi salva una vita umana salva il mondo intero



1 http://www.stranieriinitalia.it/news/cassazione19set2006.htm
2 http://www.portaledibioetica.it/documenti/000316/000316.htm
3 http://www.giustizia.it/cassazione/leggi/ratifica176_91.html#ART12

Marco Bazzato
22.09.2006

mercoledì 20 settembre 2006

Ratzinger ha sbagliato


Il Capo dello Stato Vaticano ha sbagliato durante il suo intervento a Ratisbona. Ha sbagliato nella forma e nella sostanza.
Benedetto XIV nel nome del teorico diaolgo interreligioso, nel suo discorso, come da lui dichiarato nelle sue giustificazioni pubbliche, nell?unico passo dove si riferisce alla religione islamica, ha citato un brano ?del dialogo che il dotto imperatore bizantino Manuele II Paleologo, forse durante i quartieri d'inverno del 1391 presso Ankara, ebbe con un persiano colto su cristianesimo e islam e sulla verità di ambedue. Fu poi presumibilmente l'imperatore stesso ad annotare, durante l'assedio di Costantinopoli tra il 1394 e il 1402, questo dialogo; si spiega così perché i suoi ragionamenti siano riportati in modo molto più dettagliato che non quelli del suo interlocutore persiano. Il dialogo si estende su tutto l'ambito delle strutture della fede contenute nella Bibbia e nel Corano e si sofferma soprattutto sull'immagine di Dio e dell'uomo, ma necessariamente anche sempre di nuovo sulla relazione tra le ? come si diceva ? tre "Leggi" o tre "ordini di vita": Antico Testamento ? Nuovo Testamento ? Corano. Di ciò non intendo parlare ora in questa lezione; vorrei toccare solo un argomento ? piuttosto marginale nella struttura dell?intero dialogo ? che, nel contesto del tema "fede e ragione", mi ha affascinato e che mi servirà come punto di partenza per le mie riflessioni su questo tema.
Nel settimo colloqui edito dal prof. Khoury, l'imperatore tocca il tema della jih?d, della guerra santa. Sicuramente l'imperatore sapeva che nella sura 2, 256 si legge: "Nessuna costrizione nelle cose di fede". È una delle sure del periodo iniziale, dicono gli esperti, in cui Maometto stesso era ancora senza potere e minacciato. Ma, naturalmente, l'imperatore conosceva anche le disposizioni, sviluppate successivamente e fissate nel Corano, circa la guerra santa. Senza soffermarsi sui particolari, come la differenza di trattamento tra coloro che possiedono il "Libro" e gli "increduli", egli, in modo sorprendentemente brusco che ci stupisce, si rivolge al suo interlocutore semplicemente con la domanda centrale sul rapporto tra religione e violenza in genere, dicendo: "Mostrami pure ciò che Maometto ha portato di nuovo, e vi troverai soltanto delle cose cattive e disumane, come la sua direttiva di diffondere per mezzo della spada la fede che egli predicava". L'imperatore, dopo essersi pronunciato in modo così pesante, spiega poi minuziosamente le ragioni per cui la diffusione della fede mediante la violenza è cosa irragionevole...? omettendo però una cosa che il tanto vituperato Oscar Luigi Scalfaro ha sempre posto l?accento: La par condicio.
Certo un discorso da teologo, dove la grandezza delle parole, tende ad omettere, dimenticare la storia del papato proprio nello stesso periodo storico a cui si riferisce il dotto imperatore bizantino, era funestata da papi non proprio specchio di cristianità e amore per il prossimo, tanto è vero che in quel tempo esisteva la corte d?Avignone, dove i pretendenti al trono della cristianità amanvano scambiarsi reciproche scomuniche, come i bambini si scambiano le figurine dei calciatori, e i falò innalzati per arrostire gli eretici, illuminavano le piazze delle città e delle campagne, come fari sulla scogliera, per indicare al popolo villano, la via della vera fede.
Un altro punto che lascia interdetti, è il fatto che il Sommo Pontefice, abbia affermato che le frasi da lui citate non corrispondano al suo pensiero personale. È poco illuminante che una così alta carica istituzionale terrna, e vicario di Cristo, debba pronunciare frasi o affermazioni che non appartegono al proprio pensiero e alla propria visione, facendo sorgere il dubbio che il discorso da lui pronunciato, non sia tutta farina del suo sacco, perchè potrebbe portare a pensare che tutte le cose positive della propria religione appartengono al proprio pensiero, mentre quelle relative ad un altra religione, le cita, ma non le sente proprie. E se le parti fossero invertite?
Davanti a questo increscioso ?increscioso incidente diplomatico?, si ha avuto la sensazione di trovarsi come davanti ad una pubblicità comparativa mal riuscita. Nel campo della pubblicità, però sarebbe intervenuto il garante della concorrenza a ristabilire l?ordine, mentre nel campo del buon senso religioso, bisogna affidarsi al salis in zucca dei contendenti al singolar tenzone.
Credo che urga un chiarimento più ampio, non tanto sotto forma di scuse ufficiali all?Islam, ma una decisa presa di posizione, perchè non può essere imputato ad alcun dio, i comportamenti abberranti che da entrambi le parti ci sono stati nel corso dei secoli, e che l? Islam estremista, non rappresenta in alcun modo oltre un miliardo di fedeli sparsi sul il globo terrestre, e che questi spauriti ma pericolosi gruppi, nulla hanno a che fare con la fede, o con la religione, qualunque essa sia.


3Perché osservi la pagliuzza nell'occhio del tuo fratello, mentre non ti accorgi della trave che hai nel tuo occhio? 4O come potrai dire al tuo fratello: permetti che tolga la pagliuzza dal tuo occhio, mentre nell'occhio tuo c'è la trave? 5Ipocrita, togli prima la trave dal tuo occhio e poi ci vedrai bene per togliere la pagliuzza dall'occhio del tuo fratello.
Mt. 7:3.-5


36Ed egli soggiunse: "Ma ora, chi ha una borsa la prenda, e così una bisaccia; chi non ha spada, venda il mantello e ne compri una.


Lc. 22:36


51Pensate che io sia venuto a portare la pace sulla terra? No, vi dico, ma la divisione. 52D'ora innanzi in una casa di cinque persone 53si divideranno tre contro due e due contro tre;
padre contro figlio e figlio contro padre, madre contro figlia e figlia contro madre, suocera contro nuora e nuora contro suocera".
Lc.12:51-53


Marco Bazzato
21.09.2006

martedì 19 settembre 2006

Via l?embargo delle armi alla Cina



Abbiamo un presidente del consiglio guerrafondaio, che a destra e a manca, va a predicare la pace, manda i nostri soldati in Libano per sminare le bombe a grappolo e le mine inesplose israaeliane, e poi con al seguito un esercito di ministri e imprenditori, apre le porte alla Cina, accusata di fare dumping economico sul tessile e sulle calzature, incitando la vendita d?armi al paese più popoloso del mondo, nemico dei diritti umani fondamentali, e di qualsiasi religione che non sia preventivamenta approvata dagli organi di stato.
C?è da chiedersi se questa ipocrisia economica faccia bene all?immagine dell?Italia, e al ruolo internazionale a cui la nazione dovrebbe aspirare. Ma si sa, non dire alla destra quello che fa la mano sinistra. Ed in questo caso abbiamo il classico esempio di pressapochismo politoco, dove l?interesse nazionale delle nostre industrie degli armamenti, vorrebbe avere il sopravvento sull?interesse umano di pace.
Per fortuna l?Unione Europea ha freddato la proprosta del nostro primo ministro, liquidandola come fuori luogo e inappropriata.
Nessuno di noi ha dimenticato il massacro di Piazza Tienamen del 1989, quel giovane davanti al carroarmato che cercava con le braccia sollevate al cielo, d?arrestare l?imponente mezzo militare con la sola forza della ragione, ma Prodi ora, e Berlusconi prima, hanno dimenticato quella piccola e insignificante faccenda. Ma forse il sogno di qualche industriallotto delle armi, è quello di vedere il proprio carroarmato Mady in Brianza che schiacci nel paese asiatico qualche innocente, orgoglioso per l?efficacia dell?industria nazionale.
Naturalmente, si può addurre come banale giustificazione, che se le armi non vengono vendute dall?Itaia e/o dall?Unione Europea, verranno vendute alla Cina da altri paesi con meno scrupoli etici e morali di noi. Magra consolazione.
La missione in Cina, mostra oggi, come ai tempi di Craxi , che le abitudini italiche non sono cambiate. Un codazzo di industriali, grandi o piccoli, pronti con il cappello in mano ad andare a sfruttare il lavoro sottopagato, spesso eseguito utlizzando carcerati, rinchiuse in fabbriche fatiscenti, che non sono quelle luccicanti e ricche della Pechino o di Shangai dei servizi gioranlistici che quotidianemnente le tv di Stato e non ci propianono, ma la Cina delle condanne a morte, la cCina che nella bandiera porta ancora la tanto odiata falce e martello comunista, che l?ex premier Berlusconi dice d?odiare, anche lui però a corrente alternata, e che il nostro attuale primo ministro, invece sembra proprio non vedere.
L?indole dell?antica Italia democristiana, del cerchio-bottismo non è cambiata. Accorriamo come vassalli medioevali alla corte del nuovo imperatore, cercando di raccattare le briciole di ricchezza, producendo magliette Ferrari ?Made in China? perchè costa meno alla produzione, ma all?utente finale, il prezzo è sempre esorbitante.
Allora via alla nuova sfida della globalizzazione: vendiamo armi, andiamo a produrre a basso costo, innodiamo la Cina con il nostro Made in Italy, fabbricato in qualche sconosciuta fabbrica nelle campagne di quel grande impero econcomico che sta risorgendo dalle ceneri del sangue fatto spargere da Mao nel nome della rivoluzoione culturale, ma che noi Italiani, con la memoria corta, ottembrata da nani, e ballerine, e nel nome dell?industrializzazione a tutti costi, siamo pronti a svendere e dimanticare la storia, perchè la ruota dell?economia, dei bond, dei derivati, delle speculazioni economiche che spalmano i debiti sul popolo, e la ricchezza tra gli amici degi amici. Ora siamo davanti alla Tv a guardarci Miss Italia, mentre la maggior industria di telecomunicazioni affonda, e fà acquisti all?estero, e nella mente dei nostri fabbricanti d?armi, si apre il sogno di vendere mine Made in Italy, croce degli innocenti dilaniati in troppe parti del mondo, e delizia dei nostri sminatori, che andranno a rimuoverle in nome di quelle operazini di pace, che ci fanno ipocritamente orgogliosi di sentirci italiani.

Marco Bazzato
20.09.2006