venerdì 12 gennaio 2007

Erba e terra morta

Perché piangi figlio non mio,
essere demoniaco
venuto da seme straniero?
Il mio ventre non genera vita,
e quel pianto infante
sconvolge l’esistenza.
Grida la mente di sofferenza
Per quel frutto mai avuto.
Tu, figlio di una terra straniera,
camminante rumoroso sul il capo
sei la condanna
della mia terra infeconda.
Dov’è la giustizia?
La misericordia partorisce figli meticci,
lasciando me, bianca donna
carne morta senza il dono della vita?
Pesa questo dolore,
questa sofferenza,
e le bestiali grida infantili
m’uccidono la vita.
A me il calvario, la colpa,
a lei l’essere donna
madre e creatrice di vita.
Verrà la vendetta,
la notte dell’angelo sterminatore,
e le fiamme lambiranno il cielo.
Verrà la morte
sarà una gola squarciata, urlante
dell’infante meticcio.
Giungerà giustizia,
vendetta, castigo
e sangue a passi felpati,
lame taglienti e spranghe
Per ripulire il mondo
dal seme che non ho concepito.Seme, carne calata nella terra
pesando sul capo
di quello che ha attraversato il mare
A casa,
lontano da qui,
dal mondo civile,
lontano.
Tornerà a casa
con figlio e genitrice nelle casse
capirà il dolore
per quel frutto mai avuto.
Terminerà quel pianto bambino
quel rumore assordante
che mi affanna la mente,
e con la gola tagliata
troverò la libertà silenziosa
di quelle grida che mi lacerano il ventre.

Marco Bazzato
12.01.2007
http://marco-bazzato.blogspot.com/