domenica 30 dicembre 2007

Buon 2008 a tutti


Ancora poche ore e poi non sarai altro che un triste ricordo. Muori 2007, muori! Muori agonizzante, colpito alla testa, come la pachistana tornata dall’esilio dorato per farsi ammazzare. Muori sgozzato, tagliato, affettato, come Meredith e Tassitani, nascosto sotto un lenzuolo, affettato e gettato in neri sacchetti di nylon.

2008 sei un uomo morto che cammina, e come zombi guardi al 2007 come la vergine Malpensa attende d’essere stuprata e sodomizzata dal gallico conquistatore, il Babbo Natale transalpino, come un lupo mannaro, ci ruba vecchie ciabatte, novelle cortigiane d’una corte decadente, assetato come un vampiro, attratto da nettare rosso sangue, che succhierà le ultime gocce rimaste dell’italica compagnia di bandiera, spolpata dall’interno dall’innata brama di potere, che dai tempi della Roma dei Cesari non conosce né sosta, né pace o pietà.

Puzzi, 2007, di discarica a cielo aperto. Puzzi come Napoli e provincia, invase da cumuli d’immondizia, soffocate da ratti che corrono felici tra i rifiuti, mentre giocosa attendi la rinata sorella spagnola epidemia, pronta a rubarsi vite giovani e vecchie, pronta ad accogliere tra le sue capienti braccia lacrime e pianti per incuria dell’uomo. Giungi sorella morte, giocante senza pietà con la vita altrui, strappa, come una bottiglia di vino stappata sotto i botti di mezzanotte, prendi, deruba, incendia, lasciando che le fiamme, come una pira infernale, salgano al cielo, appestando l’aria vicina e lontana, soffocando sotto la coltre di diossina bestie disumane ed umane.

Sei morto 2007. Il tuo alito fetido, come un botto illegale, come una bomba addobbata a festa, esplode in queste ultime ore della tua – ormai – inutile vita. Portati Signore, facendo esplodere sugli idioti dita, mani, braccia, occhi. Portateli via, dolce Signora della pirica polvere, nel tuo inferno fatto di grida, dolore e medici, che in festa o scioperanti, giaceranno addormentati sui lettini di pronto soccorsi, incuranti di grida ed imprecazioni che si leveranno contro se stessi, contro un Dio, che a differenza dell’idiota di turno, con giudizio festeggia, il vecchio agonizzate anno morente, e il nuovo piccolo fetido che nasce dalle ceneri del cadavere decomposto dell’anno appena sepolto.

Divertiti 2007 negli ultimi scampoli della tua immonda esistenza, divertiti trascinando ubriachi contro platani e muri, facendo assaporare all’appena nato 2008 l’ebbrezza dell’alcol, dei fumi aspirati, delle pasticche ingurgitate tra vodka, whisky e champagne. Godi giovane 2008 delle piste di bianca polvere sniffate e porteranno tanti cocainomani infami a spiaccicarsi ed ammazzarsi per la gioia dei venditori di casse da morto e floreali addobbi funerari, ballanti poi, ebbri dei denari incassati, sui cumuli di terra ancora fresca, godendo senza ritegno per le disgrazie altrui.

Caro 2007 sento il tuo respiro affannoso, il rantolare da vecchio morente, da vecchio consumato dai cadaveri che ti lasci alle spalle, dai morti che durante la tua inutile esistenza ti sei portato nell’oltretomba. Senti, 2007, i rintocchi della campana, senti quel lugubre suono incidente nella fredda aria, portando con se, dolore e disperazione, sangue e putrefazione. Porta con te, vecchio morente, politici inetti, collusi, drogati, porta con te i politici cocainomani e bari, politici maschi invertiti in giarrettiera e tette plastificate, che vogliono utilizzare senza averne diritto morale, legale ed etico, i cessi riservati a donne vere in testa e corpo, che si riconoscono – senza malattie patologiche cancellate da commissioni mediche sanitarie internazionali invertite – in quanto la natura le dotate. Porta con te, nella tomba pedofili, assassini, papponi escort e puttane, mignotte italiane e straniere, travestiti ricostruiti, siliconati, irriconoscibili ai loro padri e madri, che con genitoriale e amorevole giustizia gli hanno cacciati di casa, per non rendere quel sacro luogo d’amore creativo, alcova di degenerazione perdizione e depravazione.

Muori 2007 mentre le acque – irrorate da alcol e libagioni – si rompono per il giungere del nuovo vecchio pargolo nascente già cadavere e zombie. Muori 2007, e porta con te ogni rifiuto famigliare e sociale: drogati, picchiatori di donne, violenti e assassini. Porta con te nelle bare i bari, porta con te nei cimiteri quanti amano distruggere se stessi e la vita altrui. Muori 2007 e porta con te quanti s’arricchiscono con mine antiuomo, carri armati, armi e gas nervini, falli patire e morire in tragici incidenti, vittime loro stessi delle armi da loro costruite ed inviate in ogni angolo del mondo ad ammazzare innocenti uomini, donne vecchi e bambini.

Fa morire questi costruttori di morte tra mille sofferenze, mille piaghe e ferite, mille pustole e polmoni bruciati, tra occhi sanguinanti ed esplodenti, brucianti come mille soli tra atroci dolori.

Muori 2007, e facci il regalo, che il 2008 che giunge sia un po’ meno impuro, assassino e carnefice di te che ora te ne vai, anche se nel cuore, sappiamo che le speranze sono vane illusioni che ci costruiamo, illudendoci d’allontanare l’eterno abisso di morte e distruzione, che come un malvagio Signore della Morte ti porti appresso – rigenerando e rinascendo dalle tue ceneri – anno dopo anno, secolo dopo secolo, millennio dopo millennio, fin da primo giorno della tua venuta, fino all’ultimo giorno, quando questo povero sasso disperso nello spazio non sarà distrutto o dalla follia dell’uomo, o dalla natura stessa, stanca delle bestie intelligenti e distruttive che la infettano e che come un vaccino mortale distruggere finalmente per sempre ogni forma di disumana vita umana, rendendo questo Pianeta libero dall’uomo e dal male che quotidianamente fa.

Grazie 2007 per morire, e grazie 2008 per campare solo 366 giorni. Sono sempre troppi per la nostra misera, povera ed umana sopportazione!

Tanti auguri a tutti!


Marco Bazzato

30.12.2007

giovedì 27 dicembre 2007

Accattonaggio gallico-italioto


Il tutto accade in un Paese lontano, molto lontano, quasi dimenticato dagli eventi e dalla storia, un Paese amante delle teste ghigliottinate e delle Bastiglie assaltate al grido di Libertè, Egalitè e Fraternitè.
Un Paese che oggi può prendersi il lusso d’avere un Presidente della Repubblica con sangue mezzo ungherese e l’altro mezzo, da parte di madre, ex ebrea, convertita al cattolicesimo di provenienza greca.

Il tutto accade in un Paese dove per paura di perdere una banale finale di calcio del Campionato del Mondo, il loro – ex – miglior elemento, come un ariete inferocito, prende ad incornate il primo calciatore italiano che in quell’attimo gli passava a fianco, forse perché reo d’esplicitare ad alta voce, fantasie erotiche nei confronti della madre o della sorella.

Ma questo Magno Paese, un tempo – come gli i Paesi dell’Africa nera – gran tagliatore di teste, assiste all’oblio della Repubblica, all’accattonaggio presidenziale che per andare in ferie con la sciaquetta di turno, una non più italianotta, ma convertita alla nazionalità di questo staterello – ex modella – ora quasi stagionata formaggia d’origine torinese, strimpellatrice di chitarra a tempo perso, che sembrerebbe – con l’aiuto della madre – aver adescato il presidenzal-scroccone, tanto che l’indomita nonnetta, si fece trasportare a Roma – poverina non poteva pagarsi il viaggio a spese proprie – quando il futuro genero – secondo i ben informati – doveva essere ricevuto dall’imperatore Vaticano.

Ma si sa, i poveri accattonano, mentre i ricchi ricevono sempre, affermando di non voler o dar nulla poi in cambio. Bravi i citrulli che ci credono. Chissà perché solo agli altri, ai ricchi, accadono sempre queste fortune. Per dirla parafrasando una vecchia filastrocca: sopra la panca il ricco campa. Sotto la panca il povero diavolo, crepa!

Accade in questo Paese lontano, che il piccolo e povero presidente, non potendo permettersi di pagar per se e per la nuova – seppur ormai un po’ incartapecorita – fiammetta mediatica, una vacanza in Egitto, località dove oggi è più facile trovare il bidello o il netturbino, in compagnia della cucitrice di turno, che non veri Vip con la V maiuscola, che questo sia costretto – visto il magro appannaggio presidenziale, a chiedere – cappello in mano – aiuto al povero e mugnifico miliardario, che con pietismo e disinteressato amore nei confronti delle povere classi lavoratrici, mette a disposizione dei due cloachard l’aeroplanino privato, pagando poi al disgraziato, ora soggiornante in una vecchia bicocca, piena di spifferi e fredda come le rivoluzionarie celle francesi, edificato nel lontano 1718 del millennio passato, la vacanza ai due poveri tapini, e cortigiani al seguito.

D’altronde basta guardare le immagini trasmesse da tutte le tv, per farsi l’idea che la coppia – forse perché troppo smielata – puzza un po’ da fotoromanzo alla Gabriel Portello di bassa lega. Basta guardarli questi amanti – dei paparazzi – così attenti nel vivere privatamente in pace e tranquillità, non facendo nulla, anzi, alimentano la pornografica curiosità mediatica sullo zingarelli d’origine ungherese – come il salame – e l’ex reginetta delle passerelle, abbigliata come l’ultima delle contadinotte, con capellini che nemmeno Heidi, mentre andava a mungere le caprette che fanno ciao, avrebbe mai utilizzato.
È bello però vedere come i cittadini di questo Paesello lontano lontano, siano incazzati come caimani, verso i cuginetti italiani, per la sciaquetta oggi senza arte e né parte, additata dai divoratori di Bauguette come una mangiatrice – o stritolatrice, secondo i più maligni – di uomini e che ha traviato l’ex piccolo ungherese.

Per fortuna l’ex Presidental Lady, stando sempre ai ben informati, si appresterebbe a pubblicare un libro, per lavare in piazza i panni sporchi familiari, mettendo alla berlina il novello Cardinal Richelieu, che sembrerebbe – per la rabbia dei suoi sudditi – più intenzionato a far politica da gossip, che non vera politica con la P maiuscola, trasformando l’Eliseo in una soap opera in salsa gallica di Beatiful, o in un nuovo Dallas in salsa d’oltralpe.


Marco Bazzato

27.12.2007

mercoledì 26 dicembre 2007

Natale finito: Era Ora!



Non c’è la faccio più. Anche quest’anno, come da taanni, le , giramento di zebedei, incazzature galattiche e imprecazioni sommesse, ma per fortuna, lo stritolamento degli organi riproduttivi sta per terminare, dopo mesi di badilate nei genitali.

Il Natale, dovrebbe essere abrogato per legge. Così come Babbo Natale, sto rosso pfestività natalizie, mi hanno portato il consueto carico di rabbiaanzone, che come la meningite fulminante, che sta facendo la gioia delle industrie di vaccini, grazie alle vaccinazioni di massa in Veneto, entra in case, vetrine, addobbi non voluti e canzoncine idiote, rintronando i cervelli, spingendo gli idioti ad inutili auguri, a scene d’isteria ipocrita e ventri rigonfi da pranzi e cenoni.

Non c’è la faccio più! Si accende la tv, e non si vedono altro che bambini felici, che come bradipi, attendono che i genitori aprano il portafoglio per riempirli di regali inutili. Mariti o mogli indaffarati, come somari, alla ricerca dell’ultima idiozia da regalare al consorte.

In tv, và ancora peggio. Oltre al Papa, che esonda dalle reti di Stato e dai consueti programmi religiosi, cosparsi di melansa e buoni propositi – sempre disattesi – imperversano anche i film idioti, che dovrebbero – secondo le intenzioni dei registi – far felici i bambini, insegnano assurdi buoni propositi, col consueto lieto fine.

Possibile che nemmeno in questi giorni non trasmettano qualche bel pornazzo, o le tv di Stato o i grandi network privati trasmettessero qualche bel film splatter ammazza bambini.

Almeno però, la cronaca viene in aiuto a quelli – come me – insofferenti alle festività, e il Veneto, quest’anno, tiene alta la bandiera con l’inutile isteria da meningococco, visto che in Italia muoiono ogni anno quasi 1000 persone per meningite, mentre non si capisce perché quest’inutile corsa al vaccino, se non spinti dall’isteria creata ad arte dai media, per vendere i vaccini, giacenti forse da anni nei magazzini delle industrie farmaceutiche, anche se l’unica nota positiva, di quest’isteria collettiva, è la disdetta – secondo i media – di molti fifoni a feste e cenoni, per paura d’essere infettati, con gran giramento di semicroni da parte dei ristoratori, che certo non si aspettavano simili attacchi di codardia sociale.

È sicuramente un Natale diverso per Bassano del Grappa, che ha scoperto, alla vigilia, d’avere in casa un falegname, non emulo di Giuseppe, o Bepi, padre putativo di Gesù, ma di Hannibal Lecter, anche se a differenza dell’eroe cannibale de “Il silenzio degli Innocenti! questo falegname, si è solamente “limitato” a tagliare a pezzi una povera donna.

Sarà un Natale, teoricamente diverso, ma praticamente uguale agli altri giorni. Con i consueti massacri, stupri, idioti ubriachi che s’ammazzano e ammazzano lungo le strade, banditi, ladri, popoli in guerra, stragi, sangue e disperazione, lacrime ed orrore, un Natale – l’ennesimo – fatto di belle parole, di speranze disattese, di auguri che come missili impazziti, colpiranno innocenti.
Per fortuna, ancora poche ore e poi tutto sarà finito, ancora poche ore, e poi si ricomincerà con la smania dell’ultimo dell’anno, con i veglioni e le solite truffe di cenoni, con i botti che tranceranno via dita ed occhi agli idioti, amanti delle bombe fatte in casa, con gli ubriachi al volante – fatti come scimmie – pericolosi per gli altri.

Un Natale massacrato dal giornalista Rai, che durante la benedizione in 76 lingue del Papa, invece di tacere e lasciarlo parlare, continuava a sproloquiare, dimostrando così il rispetto nei confronti dei cittadini degli altri Paesi, costringendo a passare sul canale Satellitare di Sat2000, alla faccia del servizio pubblico e del rispetto.

Insomma, giorni normali, anche se non si lavora, passati in casa, ad ingozzarsi come struzzi, perché secondo la tradizione consumistica, si deve mangiare come bestie prima del macello, salvo poi lamentarsi per i chili in eccesso, ma non importa, quello che conta è massificarsi, far parte della Tribù bue dei festeggiamenti inutili.

Per fortuna, ancora poche ore, poi, si tornerà al piacevole orrore quotidiano, alla rabbia malcelata nei confronti della politica nazionale e locale, ai consueti problemi, fatti di cronaca nera, omicidi, stupri, e quant’altro di più basso e rivoltante, il genere umano crea, grazie alla mente sanamente malata.

Marco Bazzato

25.12.2007

lunedì 24 dicembre 2007

Buon Nartale, Napoli!


Le feste ormai, stanno iniziando a tirare – per fortuna – le cuoia, sebbene le libagioni devono ancora essere messe in tavola, ed alla cena e al pranzo di Natale mancano ancora poche ore, come però manca meno di una settimana per il consueto gran balletto dell’idiozia dell’ultimo dell’anno.


Una cosa che però almeno a Napoli e provincia non manca in questi giorni, è il fetore che si leva dalle centinaia di tonnellate di rifiuti, non raccolti, che giacciono – come cadaveri lasciati dalla Camorra – lungo i rioni delle città., per la gioia dei cittadini che vedono città e provincia trasformate in una copia migliore delle fogne di Calcutta.


I cittadini del capoluogo partenopeo, hanno – rispetto agli altri italiani – una fortuna in più, stando forse al pensiero degli amministratori, cioè ormai non è più necessario – beati loro – scendere in strada per gettare i rifiuti nei cassonetti, ma possono vista la situazione in cui – per volontà non si sa mai di chi, in quanto, paradossalmente, lì nessuno paga per questi disastri sociali e naturali – gettare i rifiuti direttamente dalla finestra, trasformando, per la gioia dei cittadini e dei turisti, la città in un immensa discarica abusiva a cielo aperto.


Se la situazione non si sbloccherà, per città e provincia, si prospettano radiosi tempi bui, radiosi fetori ammazza vie respiratorie, per la gioia di topi e malattie infettive, che troveranno – grazie alla preveggenza degli amministratori – facile terreno di coltura per virus e malattie infettive.


C’è da sperare che il Presidente della Regione Campania, ed il Sindaco di Napoli passino queste Sante Festività nei rioni più poveri e ricchi di fetore ed immondizia che toccano – in alcuni – i primi piani delle abitazioni, e non distante dal tanfo, che loro stessi, non hanno saputo o voluto risolvere, in qualche ristornate di lusso, serviti e riveriti da nababbi, cenando e pranzando, sulle spalle dei cittadini, che si imboccano le cibarie natalizie con un fazzoletto premuto sul naso, per non sentire né il fetore, ma nemmeno il sapore dei cibi.


Ma il bello arriverà la notte di Capodanno, quando i napoletani, primi fabbricatori e consumatori italiani di botti illegali, daranno fuco alle poveri con raudi, bombe carta, piccoli mortai fatti in casa, col consueto corollario – già iniziato – di idioti che si faranno saltare – per divertimento – dita, occhi, e quant’altro, pur di festeggiare – nemmeno fossero sotto i bombardamenti americani in Iraq – il nuovo anno. Sarà interessante vedere, se la situazione igienico – sanitaria e sociale, non si sistemerà questa settimana, come con tutta la mondezza, arderanno – grazie anche ai botti – tutti quei bei cumuli di spazzatura, col rischio di diossina ed intossicazioni per la popolazione, specie per i bambini, a cui già da adesso sono state date il via alle danze ed ai fuocherelli rionali .


Bisogna però dire la verità, che i napoletani – per quanto possano essere presi per i fondelli – hanno una pazienza stoica, una forza di sopportazione che rasenta l’autolesionismo, e quello che un cittadino – non napoletano – fatica a capire, è come facciano a rimanersene indifferente, ma soprattutto perché non caricano le scoasse – come si dice in veneto – e non le portano, a camionate, nel centro storico cittadino, sotto il naso dei palazzi comunali e provinciali, condividendo con i pubblici amministratori locali il fetore, il pericolo diossina, ed il marciume che fanno subire, per mancanza di volontà, ai cittadini comuni.


L’augurio più bello che si possa fare ai napoletani, è che non arrivino stipendi e tredicesime ai netturbini, in modo che per la gioia di tutti i cittadini, possano continuare ad oltranza lo sciopero, portando al collasso totale e all’anarchia città e provincia, specie in questi giorni di festa, perché sembrerebbe che in quella regione nulla si muova, fino a quando gli animi non si esasperino del tutto, e solo in quei momenti guarda caso arrivano sempre nuove risorse economiche per puntellare una situazione socialmente esplosiva. Sarebbe interessante sapere chi effettivamente ci marcia – economicamente parlando – sopra e perché nessuna inchiesta della magistratura, non giunge mai al termine con condanne, sanzioni e confische. Che ci sia qualcuno che ci marcia sopra i cittadini napoletani? Ma no…non è mai colpa di nessuno, e anche se fosse, perché cambiare le cose?


Buon Natale a tutti

Marco Bazzato
24.12.2007

sabato 22 dicembre 2007

Buon natale? No grazie!


Anche quest’anno, è arrivato il Natale col consueto carico di pubblicità inutile, nauseante e ammazzarealtà. Famiglie felici, banalità fuori dal mondo, sorrisi, barboni bianchi fluenti abbigliati come bagasce lungo le strade, trainate da assurde renne volanti su slitte ricolme di doni, che non arriveranno a destinazione.

Intanto il frigo piange, tutto aumenta e l’inflazione , come Erode, ammazza risparmi neonati dei cittadini, costringendoli a mangiare craker anziché pane, visti i prezzi – da borsa nera, sembrerebbe ora per colpa dei cinesi e delle auto all’etanolo – alle stelle.

I consumi calano. Ottimo. Natale in magro, magari con le luci spente, senza quelle obbrobriose canzoncine natalizie stupra-orecchie. Un Natale senza addobbi e lucette spaccamarroni appese agli alberi, per far contenti i mocciosi, che vogliono un inutile atmosfera di festa per scroccare qualche regalo, spolpando mamma e papà.

Vorrei abolire il Natale, tutti i Natali, assieme alle menzogne storico-mitologico- fiabesche che si porta appresso: la grotta, Gesù bambino, il bue l’asinello, i Re Magi – non quelli dei dadi – la stella cometa, e quant’altro di pacchiano è stato inventato per sostituire il Solstizio d’inverno, che guarda caso, si festeggiava, fino all’avvento dell’ideologia cristiana, proprio il 25 dicembre. Scherzi della nuova teologia di 2000 anni fa, dicono – silenziosamente sottovoce – alcuni.

Vorrei abolire l’ebete abete, nemico naturale del disboscamento e dell’effetto serra, così come il grassone rosso, il barbuto Gabibbo volante, il panzone amico del colesterolo e del diabete, lo spremi genitori, che costringe ogni anno questi disgraziati, a perdere tempo in inutili regali a marmocchi, che se hanno già tutto, non desiderano più nulla, e se non hanno nulla, è inutile viziarli o lusingarli – una volta all’anno o nella vita – con regali idioti che poi non si ripeteranno.

Vorrei abolire il Natale, arrivato anche in Cina, un tempo sana, dove le famiglie dei condannati a morte, pagavano il proiettile per l’esecuzione, e dove i bambini erano cotti al forno, coi ventri ripieni di spezie ed aromi delicati, mentre oggi – perse le sane tradizioni – il consumistico albero e il rosso ciccione sono sbarcati anche lì, infettando col virus maligno del consumismo comunista, l’antico impero.

Vorrei un Natale, senza Natale, senza code sulle strade, che hanno costretto i poveri petrolieri a rinunciare a 6 centesimi di Euro sui carburanti, pur di farsi annullare l’accusa di cartello dall’antitrust, negando – come d’abitudine – i soliti aumenti delle festività e delle ferie, facendo passare, gli italiani, come tante galline da spennare. Un Natale senza veglioni e tavole imbandite, spumanti che scorrono a fiumi, in barba alla miseria che attanaglia le persone, un Natale senza parenti dispotici, che si fanno vivi solo ai cenoni, per poi tornare a pugnalare alle spalle da Santo Stefano in poi, quando smaltita la sbornia alcolica, tornano a ragionare con l’usuale e sana cattiveria annuale.

Vorrei un Natale coi negozi vuoti, come le tasche dei comuni mortali, un Natale dove la quotidiana realtà non sia annebbiata dalla idiota frenesia dell’acquisto all’ultimo attimo, per fare il solito regalo inutile al parente, o alla suocera dispotica.

Vorrei un Natale coi politici costretti a fare i barboni, chiedenti l’elemosina ai bordi delle strade, con gli abiti laceri e lo sguardo fisso a terra, colmi di vergogna per la peggior miseria, con cui, senza pietà, costretti dai parametri internazionali – dicono – mettono i cittadini, guarda caso, vittime anche loro dell’economia di mercato, non possono, o non vogliono far nulla per cambiare le cose, e dove l’unico impegno economico-morale è nei confronti di se stessi, nell’aumentarsi, senza ritegno stipendi, benefit e prebende, lasciando andare il Paese allo sbando, fingendo di lavorare per il popolo, mentre come neofiti Hannibal Lecter, depredano lo Stato ed i cittadini, senza pietà, “In Nome del Popolo Italiano”.

Vorrei un Natale senza il consueto accattonaggio televisivo, dove si fa leva sul sentimentalismo becero, per chiedere denaro, al grido di “Donate, donate, donate” senza però sapere alla fine come sono spesi i denari.

Vorrei un Natale senza Natale, facendo, però gli auguri, non per questi giorni, ai malati, a coloro che soffrono in un letto d’ospedale, a quanti, per colpa dell’ingordigia – anche del nostro “amato” Paese – sono costretti a subire pacifici eserciti invasori, nel nome della nostra libertà, non della loro. Vorrei far gli auguri, a quanti veramente ogni giorno dell’anno si prodigano per gli altri, dando se stessi, per il bene altrui, senza ricevere nulla in cambio, senza farne pubblico vanto, ma solo per il piacere personale di far felici se stessi.

Vorrei fare gli auguri ai popoli in guerra, a quanti, sotto le bombe, sono costretti a scappare dalle loro case, vittime della barbarie umana che non conosce confini.

Vorrei fare gli auguri alle vittime a tutte le vittime delle angherie, degli omicidi, dei morti ammazzati senza motivo, dimenticati subito dopo, perché scomodi da ricordare, e preferiti ai carnefici che fanno notizia mediatica, ai Caino, che anche se assassini, passano per vittime innocenti della società, ed elevati ai ranghi di “Cattivi Maestri” di scuole senza etica, a pontificatori osceni dei loro diritti, senza doveri.

Vorrei fare gli auguri a tutti, amici vicini e lontani, a quanti non sento da settimane, mesi, anni, ma tanto so che sarebbe fiato sprecato. Il Natale è solo una brutta favola inventata dalla tradizione, dalla religione e dal consumo, per regalarci, l’ennesima illusione che qualcosa possa cambiare, mentre in realtà, tutto decade – come la vita – verso l’abisso della morte e della decomposizione dei corpi nella fredda terra.


Marco Bazzato

22.12.2007

mercoledì 19 dicembre 2007

Moratoria sulla pena di morte




Ho vinto qualche cosa? Niente, niente, niente!
I nostri politici

Ho vinto qualche cosa? Niente, niente, niente!

I nostri politici – isterici- sembravano impazziti, come topolini a cui è stata dato del cacio con grappa alla notizia che la mozione contro la pena di morte, presentata dall’Italia è passata.
Sembravano tanti Robertino, il celebre personaggio di Francesco Pantaloni di Mai Dire Gol.

Perché, diciamocelo – per dirla alla Ignazio la Russa, imitato da Fiorelllo – questa presunta vittoria del diritto – secondo l’ONU – universale alla vita, è oltre che una gran chiavica, anche una grande buffontata, a livello pratico, in quanto, non vincola nessun Paese ad approvarla nelle proprie costituzioni e nelle leggi interne, infatti come la Dichiarazione Universale dei diritti dell’uomo, o la Dichiarazione sui Diritti del Bambino, sono solo tante belle parole di propaganda, ma che nei fatti, non cambiano le singole realtà nazionali o locali.

Di diverso impatto, sarebbe stato, se questo protocollo d’intenti, fosse vincolante a livello economico, se punisse economicamente gli i Paesi che non hanno nel loro ordinamento la pena di morte e che fanno affari con Stati che l’applicano.
Ma c’è la vediamo l’Italia che dice alla Cina «Noi non facciamo affari con voi perché ammazzate – legalmente – i vostri cittadini!».

Oppure all’Iran, che orna gli alberi, appendendo non solo stupratori e assassini, ma anche finocchi ai rami, quasi fossero decorazioni natalizie.

Ma la vediamo la nostra diplomazia, la nostra industria, il nostro commercio, lanciare strali contro questi Stati Canaglia che applicano la pena di morte. Anche se ci fossero state le sanzioni nei confronti di quei Paesi senza pena di morte, gli utili sarebbero stati incassati dalle grandi società, e le sanzioni pagate – come sempre – dal popolo, o meglio dalla plebaglia, sotto forma di nuovi balzelli.

Non parliamo invece degli U.S.A. dove in alcuni Stati della confederazione, le esecuzioni capitali sono state sospese solo fino a quando non si farà piena luce se l’esecuzione tramite iniezione letale può essere considerata disumana nei confronti del condannato, tant’è che gli Stati Uniti stessi, non hanno votato, in quanto la legislazione sulle pene ricadono sui singoli Stati, ed il governo federale, non ha potere su di essi.

Alla fine, gran sfavillare di parole e fiato – inutile – alle trombe della propaganda mediatica natalizia, come se improvvisamente, grazie a questa baracconata, il mondo fosse più giusto, mentre nei fatti, tutto procederà come prima: si continueranno a fare affari con Paesi che ammazzano i loro cittadini, fare affari con Stati che sfruttano i bambini, si continueranno a vendere armi ai Paesi Africani, affinché possano – sti Zulù – continuare a scannarsi come bestie al macello – vedi Darfur – per poi, a genocidi passati, raccoglierne i frutti economici, o depredandone, nel nome del libero commercio – armato – internazionale, le risorse naturali.

Si continueranno, in barba ai Diritti dell’Uomo e del Bambino, ad acquistare merci da Paesi dove i minori lavorano in schiavitù per cucire palloni e Barbie, per la gioia della bambine occidentali vestite con abiti griffati.

Ma intanto, come tacchini prima del ringraziamento, la diplomazia italiana si pavoneggia, facendo la ruota, mostrando radiosi sorrisi a sessantaquattro denti, dove tutti i politici nostrani, di destra e sinistra, si sono avventati – come avvoltoi sulle carogne – sull’evento mediatico dell’ONU, rivendicandone una parte – inutile – nel successo della moratoria.

Rimane alla fine un solo cruccio:che film come “Dead Man Walking” diventino reperti archeologici cinematografici, ma non solo, con grandi perdite economiche – per il business del cinema – che da queste storie reali c’ha sempre fatto un bel mucchio di grana.
Rimane un ultima domanda: perché l’Italia pavona, non propone una moratoria Universale sulla Guerra?

Forse perché ammazzare un detenuto non costa poi molto e non ci si guadagna nulla, mentre scatenando guerre, a destra o a manca, sono sempre in molti a marciarci sopra, tanto alla fine, chi se ne frega di qualche centinaia di migliaia di straccioni che perdono la vita. Meglio combattere per salvarne uno solo. Fa più notizia natalizia!


Marco Bazzato

19.12.2007

martedì 18 dicembre 2007

Caro Babbo Natale


Caro Babbo Natale,
Mi chiamo Gianni e sono un bambino di nove anni. Ti scrivo questa letterina, non per chiederti come regalo di Natale, computer o giocattoli. Quelli li comprano già mamma e papà, e non serve che te li chieda. Ti scrivo invece, perché a scuola da tempo, la maestra ci insegna cose brutte e sporche, e che mamma e papà, mi hanno detto essere sbagliate, e soprattutto contro i bambini,.
Sai, mamma e papà, mi hanno detto che i bambini, nascono perché loro si vogliono tanto bene, e per questo, sono nato prima io, e poi la mia sorellina, Francesca, che ha cinque anni. Mentre invece, da più di due mesi, la maestra ci dice che anche gli uomini possono baciare gli uomini,ma non possono fare bambini, anche se la maestra ha detto che queste cose non possono essere dette, perché, anche se non so il significato della parola, è discriminazione, e le donne le donne, ma anche loro non possono avere bambino, ma non lo dire a nessuno, per favore. Io mi sono messo a piangere, quando ho pensato al mio papà che dava i bacini, non a mia mamma, ma ad un altro uomo. Poi ho guardato Giacomo, il mio compagno di banco, e devo dirti la verità, che l’idea di dargli o ricevere un bacino da lui, mi fa grandi dolori al pancino, e soprattutto tanta voglia di fare uscire la merendina che mangio alla ricreazione. Sai, se devo dare un bacino, preferisco darlo a Sabrina, una bella bambina dai capelli neri, che mi fa i sorrisini, e qualche volta mi prende la manina.
Caro Babbo Natale, ho detto queste cose a mamma e papà, e loro, che sono due dottori, mia mamma dice in psichiatria, ma non so cosa significa, che queste persone sono ammalate, ma non vogliono che nessuno glielo dicano, e per questo – dice il papà – hanno voluto che le maestre insegnassero cose sporche in classe.
Io non so se sono malate, ,ma se lo sono, e ci credo perché lo ha detto la mamma, non capisco perché non vanno dai dottori a farsi curare la malattia. Sai, quando ho male i denti, io vado dal dentista. Perché loro invece, che fanno le cose sporche con il sederino – come dice il mio papà – n on vanno da un sederologo per farsi curare le loro brutte cose?
Sai Babbo Natale, io so che tu, come,e Gesù bambino, non esisti, ma non volevo raccontare, anche se non esiste, a Gesù bambino, le cose brutte e sporche che ci dice la maestra, per questo, ho scritto a te.
Anche mamma e papà non credono a Gesù bambino, e per questo, ne io nè la mia sorellina siamo stati battezzati, e non andiamo mai in chiesa. La mamma, dice, che dio non esiste e che è un invenzione degli uomini, e che se voglio, potrò diventare cristiano, quando sarò grande.
Io oggi sono troppo piccolo per decidere, ma so che non voglio più andare a scuola per imparare le cose sporche e brutte. Ne ho parlato con papà, ma lui mi ha detto, che in tutte le scuole insegnano queste cose, e che non è colpa delle maestre se sono costrette a dire e farci vedere quelle brutte foto di uomini che si baciano, ma delle leggi cattive dello Stato, che vogliono educare i bambini alle cose sbagliate, solo per fare contenti quelli che fanno quelle cose brutte.
Caro Babbo natale, non voglio regali, ma un consiglio. Papà ha detto, che vuole che esca da quelle lezioni, quando la maestra dice e fa vedere le cose sporche, ma la direttrice ha detto che la cosa è impossibile, perché fa parte del programma scolastico. Cosa devo fare? Io voglio continuare ad andare a scuola, ma voglio imparare, come vogliono mamma e papà, solo cose belle, ma non so cosa fare, ti prego, aiutami tu

Gianni Brufolo

Marco Bazzato
18.12.2007
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sabato 15 dicembre 2007

Aumenti ingiustificati: governo affamato!


È durato praticamente solo quasi più di due giorni lo sciopero dei camionisti, più che sufficienti comunque, per mettere a K:o il sistema Italia. Indipendentemente dai normali disagi dei cittadini, la protesta ha evidenziato l’estrema vulnerabilità del Paese, e di come il continuo aumento dei prezzi, sta mettendo alla corda i portafogli degli italiani.
L’accordo comunque, non risolve i problemi decennali, che la politica non ha mai voluto risolvere. Il Paese, per scongiurare – quello che qualcuno ha definito immotivatamente come una presa in ostaggio – nuovi scioperi, non solo di questa categoria, ma anche di altre che versano in situazioni analoghe, deve, soprattutto, da parte del parlamento, mettere nell’agenda politica, la situazione economica dei cittadini, che indipendentemente dal lavoro, faticano ad arrivare a fine mese.
Forse la politica fatica a capire che la “pentola a pressione Italia” è sul punto d’esplodere, con esiti deflagranti.
I camionisti, con la loro protesta, non hanno rappresentato solo se stessi, ma si sono fatti portavoce, a costo d’impopolarità del malessere generalizzato, che da nord a sud, è sempre sul punto d’esplodere, ma la politica, spesso autoreferenziale su se stessa, sembra non voler sentire il grido d’allarme, non macroeconomico o internazionale, ma quotidiano dei cittadini.
La retorica politica, che in quest’ultimo decennio, continua a toccare nuovi abissi, dove, entrata in un circolo vizioso, ed incapace ad uscirne, gioca a tirare a campare, cercando di sopravvivere, come un vascello che naviga a vista durante la tempesta, negando – per incapacità, o mancanza di volontà – l’esistenza dei problemi.
La politica, finge di non capire che le persone – forse per il totale distacco, dovuto agli alti stipendi che possono riservarsi senza controllo – dalla realtà. È facile non vedere l’aumento del pane, della pasta, dei carburanti, dei servizi pubblici, quando tra stipendi elevatissimi, benefit, che permettono di non scucire un Euro, che abitualmente assalgono i comuni mortali, facendoli vivere come dentro una cupola di vetro che li rende autoimmuni ad ogni disagio economico.
Il paradosso, è che come sempre, terminato lo sciopero, rimangono gli umani liquami, che vanno sotto il nome di aumenti ingiustificati delle merci, soprattutto frutta e verdura, con il consueto corollario di balle – senza fine – e l’abituale rimbalzo di responsabilità tra una categoria ed un'altra.
Naturalmente, la politica, - fregandosene – non può intervenire sulle leggi di mercato, al massimo può monitorare – a parole – la situazione, in senso relativo, perché quando un benzinaio veneto – lavoratore autonomo e proprietario del prodotto che vende, esattamente come i venditori di frutta e verdura, ha aumentato i prezzi dei carburanti, venendo subito multato e accusato di ingiustificato aumento dei prezzi.
No va dimenticati, che gli sceriffi di Nottingam, attualmente al governo, stanno depredando ogni giorno di più, come vampiri assetati, le tasche dei cittadini, abbassando la qualità dei servizi, imponendo sempre nuovi balzelli, felicitandosi con se stessa, in un sano spiriti di autocompiacimento, quando le entrate fiscali salgono, offrendo loro – come in un circolo vizioso senza fine – la possibilità di spendere e spandere, in progetti spesso inutili, senza ritegno.

Marco Bazzato
15.12.2007
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martedì 11 dicembre 2007

Sciopero dei camionisti : la protesta continua





Notizia dell’ultima ora:
Il Ministro dei trasporti Bianchi precetta i camionisti, imponendo loro di risalire nei mezzi entro questa mezzanotte, per rimuovere i presidi, ma questo però non significa poter obbligare dei liberi professionisti – lavoratori autonomi – di riprendere il lavoro. Anche se c’è da vedere in che modo, questi bestioni, e con che mezzi, questi potranno essere rimossi da strade ed autostrade. Con la violenza.
C’è da aggiungere, che gli autotrasportatori – almeno per ora – nemmeno si sognano di rimettersi alla guida, e la politica sa bene che non può precettarli. È solo propaganda.





Grane grandi come bisarche e autobotti per il governo Prodi, che evidentemente ha la saccoccia vuota. Gli autotrasportatori, se ne sono andati dall’incontro col governo, sbattendo la porta, e per dirla alla Carcarlo Pravettoni, l’Italia resta a secco. La politica, invece di risolvere i problemi, si indigna, perché i sindacati sbattono la porta.
Stando al catastrofismo dei media, l’Italia sembrerebbe a secco, colpita dai crampi della fame, e quasi all’agonia, mentre gli italiani, invece hanno i serbatoi pieni, e sicuramente anche i frighi.
L’allarmismo sociale, ha raggiunto vette – come spesso accade – di isteria collettiva. Eppure l’informazione non manca, assicurata da radio, Tv e internet – ma per qualcuno all’età della pietra, sembra che la comunicazione sia ferma ai tempi di Gutemberg.
La Fiat, poveretta, ha dovuto mandare a casa per colpa del just in time un bel po’ di dipendenti, perché qualcuno gli ha detto, che non aveva più senso nel mondo globalizzato, farsi magazzini capienti.
I gestori invece fanno festa. Quelli previdenti, hanno riempito le cisterne, con gran gioia delle compagnie petrolifere, facendo in meno di due giorni, incassi che abitualmente farebbero in cinque o più giorni, e i media lamentano che potrebbero essere a rischio i carburanti per i mezzi di soccorso, ma in questo caso, la colpa non sarebbe dei camionisti, ma dei gestori, che non hanno tenuto le giacenze d’emergenza, obbligatorie nelle stazioni di servizio, dove in questo caso, dovrebbero essere la Guardia di Finanza a fare le ispezioni, per accertarsi, ed eventualmente sanzionare, le stazioni di servizio – che per legge – non hanno tenuto le scorte d’emergenza.
È vero, ci sono i blocchi, ma anche da parte dei camionisti, bisogna dire che certe posizioni, nei confronti delle compagnie di trasporti – anche italiane – con sedi nei Paesi dell’est, accusati - senza motivo – di concorrenza sleale, perché i prezzi applicati in quei Paesi, sono adeguati, principalmente per gli standard economici di quei cittadini, tanto è vero, che solo un’infinitesimale percentuale di quei carburanti, sono utilizzati per i trasporti internazionali, la stragrande maggioranza, è per uso interno.
Da molte parti, iniziano a levarsi voci che incitano all’intervento dell’esercito, per ripristinare le scorte dei carburanti ed alimenti, ma questa soluzione antidemocratica, andrebbe contro, al diritto di sciopero, ma anche al bisogno, non solo della categoria dei camionisti, ma di ogni categoria, siano essi operai, agricoltura o terziario, di chiedere adeguamenti salariali che offrano la possibilità d’arrivare a fine mese, pagare muto od affitto, e magari risparmiando anche qualcosa per il futuro, senza ormai l’abituale puzzo di canna del gas.
Quello che fa riflettere, è come i media stiano scaldando gli animi dei cittadini, contro la categoria in sciopero, facendo, mediaticamente parlando, indebite pressioni, su quanti reclamano migliori condizioni di lavoro. Sembrerebbe invece, che se da una parte manca la volontà o il denaro per raggiungere un accordo, dall’altra, la grande imprenditoria, ha messo in moto la grancassa, soffiando, non sul fuoco della protesta, ma alitando pericoli vapori di benzina sui cittadini, facilmente suscettibili.
Questo ipotetico shock, dovrebbe in primo luogo far riflettere la politica, che da decenni ha rinunciato ad ampliare ed ammodernare – secondo standard europei degni di questo nome – il traffico merci su rotaia, lasciato andare, per favorire guarda caso, molti anni fa proprio i grandi gruppi di trasporto, e le compagnie petrolifere, interessate a vendere gasolio, e guarda caso proprio mezzi pesanti.
Fa pensare – per concludere – che in questo caso nessuna forza politica ha dato alcun tipo di solidarietà pubblica agli autotrasportatori. Non lo si può certo chiedere ai partiti di centro sinistra, ma nemmeno i partiti di centro destra, abitualmente il famoso popolo delle Partite I.V.A. buoni solo quando è il momento di raccogliere platee in piazza e voti durante le elezioni, ma oggi totalmente dimenticati, come fossero soggetti infettivi.
Questo la dice lunga su quanto la politica chiede al popolo, e quanto poco sa offrire anche come solidarietà nei confronti di una singola categoria. Certo gli autotrasportatori non è Confindustria, ma forse, soprattutto i politici hanno paura a rinunciare alle auto blu, e per questo, usano – con i grandi – il guanto di velluto, e – con i piccoli padroncini, lavoratori autonomi, non precettabili – il guanto di velluto.

Marco Bazzato
12.12.2007

Sciopero dei camionisti 2



Dopo solo il secondo giorno, già il Paese, sembra in preda ad una sorta di isteria collettiva, a causa del protrarsi dello sciopero dei camionisti. E come spesso accade, il primo “panico” dell’obeso e ingordo, è quello di rimanere senza carburante per lauto.
Con un passaparola, fatto di sms, l’automobilista, che abitualmente non consuma – mediamente – più di trenta euro la settimana, si riempiono i serbatoi per una settimana e più, dando inizio, a quello che può essere considerato come reato di aggiotaggio, seppur per uso privato, mettendo a rischio, non a causa dello sciopero dei camionisti, i servizi di pubblica utilità come: ambulanze, forze dell’ordine, vigili del fuoco, medici e alto. Anche se, non va dimenticato, che i gestori stessi, i capi piazzale, hanno l’obbligo di legge, di mantenere una giacenza in riserva nelle cisterne, pari al 10% del totale delle cisterne, proprio per garantire i servizi essenziali.
Parlare di emergenza carburanti, già al secondo giorno, suona molto da allarme mediatico, e va tenuto conto, che nella settimana prima degli scioperi, i gestori delle stazioni di servizio, sapevano in anticipo di questa “emergenza” e se non si sono premurati di riempire le cisterne, significa, che oltretutto non conoscono il consueto attacco di panico del cliente medio, che già con soli due giorni, anche di sciopero dei benzinai, spesso gli utenti, oltre a riempire i serbatoi, arrivano addirittura con taniche – anche in plastica, e quindi non a norma per la sicurezza – come se stesse per scoppiare una guerra. Naturalmente non fanno un buon servizio alla collettività i media, che invece d’invitare alla razionalità e alla calma, inconsciamente incitano all’aggiotaggio per uso privato, dando inizio per primi, al prosciugarsi delle scorte dei carburanti.
In tutta onestà, non credo che si possa imputare ai camionisti, specie se padroncini il reato di interruzione di pubblico servizio, in quanto questi stipulano contratti privati – per trasporto merci e/o beni deperibili – con altre aziende private, ed in questo caso, non sono altro che l’anello più debole, e meno tutelato, della filiera commerciale e distributiva.
La brutta abitudine italica al mediatico allarmismo sociale, per fare pressioni sulle categorie, è una costante della mentalità italiana, dove, si parte sempre dal presupposto che l’altro debba essere tutelato, mettendo in secondo o in ultimo piano, o dimenticandolo addirittura del tutto, le motivazioni, per cui spesso, si è costretti ad usare come extrema ratio lo strumento dello sciopero.
D’altronde, bastava dare uno sguardo ai servizi dei principali Tg serali di lunedì per rendersi conto, di quanto spazio si stato dato ai disagi, e di quanto quasi nulla sia stato detto, anche senza servizi di approfondimento, alle motivazioni che hanno portato allo spegnersi dei motori.
Ma ormai si è giunti al punto che tutto è un dovere, mentre il diritto dei lavoratori – basta vedere l’ecatombe di morti bianche – sia diventato, salvo rarissimi casi, solo una nota statistica, su cui riflettere qualche minuto, come nel caso dei morti nell’acciaieria torinese di questi giorni, salvo poi dedicare pagine e pagine al gossip.
Infatti, è paradossale poi, specie quando i bisonti della strada, causano incidenti mortali, l’accanirsi sempre e comunque solamente contro l’autista che magari aveva più di dieci o più ore di guida alle spalle, accusando solo lui, senza mettere in discussione, il Dogma del correre a tutti i costi, imposto per consegnare le merci, scaricando si, sui responsabili pratici degli incidenti, le colpe penali, ma non volendo mai appurare le cause morali ed economiche, che spingono questi lavoratori a rimanere incollati al posto di guida molto di più di quanto la legge permette, perché altrimenti andrebbe in cortocircuito il teorema ideologico delle presunte certezze dell’economia del mercato “drogato”.

Marco Bazzato
11.12.2007
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lunedì 10 dicembre 2007

Sciopero dei camionisti: finalmente!


Era ora che la categoria dei Bisonti della strada incrociasse le braccia, si spera – a meno di minacce di sanzioni, o promesse capestro, poi immancabilmente disattese – fino a venerdì.
Questo è lo sciopero dei padroncini, non solo contro questo governo, manche contro le passate, perché ha sempre voluto agevolare il trasporto su gomma, anziché quello su rotaia, e oggi, dimostrando che il sistema Italia non può continuare a reggersi quasi esclusivamente su ruote.
Finalmente i camionisti italiani, hanno imparato dai cugini francesi, che non perdono mai l’occasione, quando incrociano le braccia, di cingere – come un’armata di Crociati – la capitale transalpina.
Forse però, in Italia, non avremmo la forza d’arrivare a tanto, sopportando i disagi, e provando – come spesso fanno i francesi – a solidarizzare con gli scioperanti.
Secondo le previsioni, già entro venerdì potrebbero mancare le scorte dei carburanti, o per imperizie dei gestori che non hanno riempito le cisterne entro venerdì, oppure perché gli utenti, anziché fare i soliti 20 Euro, già dalle prime ore di oggi, si sono affannati in lunghe code per riempire i serbatoi, avendo quindi carburante per i prossimi cinque o più giorni, facendo qualche giorno di riposo a braccia conserte, o se sono stati previdenti, riuscendo quasi a raggiungere gli obiettivi annuali prefissati dalle compagnie.
Sfortunatamente non si può addossare la colpa ai camionisti, se la situazione è arrivata a questo punto. Abbiamo una rete ferroviaria vetusta, vecchia, spesso lasciata a se stessa, e la politica, i sindaci, i comitati civici, spesso ostacolano la costruzione di nuove linee, per non intaccare i seppur giusti interessi locali, che però – e oggi e nei prossimi giorni se ne vedranno i risultati, catastrofici, se l’agitazione si protrarrà fino a venerdì – i risultati.
Probabilmente come molti politici affermano, i blocchi sono illegali, ma però quello che si trova strano, è perché nei servizi giornalistici, si da eccessivamente spazio ai disagi causati, e poche battute per spigare le motivazioni e i disagi della categoria – spesso padroncini, col bilico acquistato in leasing, il mutuo della casa da pagare, ed i figli da mandare a scuola, come ogni lavoratore italiano, alle prese con le ristrettezze economiche dei bilanci famigliari, che stanno mandando a quel paese il Paese.
Buttandola sull’evoluzionismo più radicale, non si sta altro che assistendo alla lotta dei piccoli, per non soccombere, schiacciati sotto i piedi dai grandi gruppi, e che come ogni specie, cerca di sopravvivere al cannibalismo, in questo caso politico, per non diventare vittime della strage degli innocenti, degli autonomi, che vorrebbero poter continuare a fare il loro lavoro, venendo rispettati.
È paradossale, ma ci si rende conto dell’importanza di ogni singola categoria, solo quando questa – al colmo dell’esasperazione – incrocia le braccia, mostrando i muscoli, e venendo paradossalmente additata dall’opinione pubblica, come nemica della società, mentre il vero nemico della società, spesso è la società stessa, che invece di sanare le proprie ferite, ed i propri malanni, preferisce accusare chi denuncia – anche con forme radicali come il diritto di sciopero – il malessere di una categoria.
Sembra assurdo, ma l’unica categoria che non protesta mai, è quella delle politica nazionale, sempre così attenta ai propri bisogni economici, rendendo quasi immediatamente esecutivi gli aumenti di pensione, i benefit, gli aggiramenti degli emolumenti parlamentari, attenti, che non vengano erosi dall’inflazione, e che a differenza dei comuni mortali – leggesi cittadini privi d’immunità economico-parlamentare – costretti a tiare la cinghia per campare. Ma che importa di tutto ciò agli Eletti, loro sono stati eletti, e raggiunta la fatidica poltrona, guai a scalzarli. Ma se un camionista toglie per cinque giorni le chiappe dal camion , quello si che è un lavativo, nemico del popolo e della società, che tiene in ostaggio un Paese. Mentre una politica che finge di rinnovarsi, per non cambiare mai nulla, cos’è?

Marco Bazzato
10.12.2007
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domenica 9 dicembre 2007

DDL contro gli eteronaturali

Sta provocando uno sconquasso nella maggioranza,un DDL, politicamente cparlando, contro l’omofobia, ma non è altro che un contortrsionismo lessicale per mettere il bavaglio al pensiero, all’espressività e di stampa della maggioranza, non solo italiana – come in questo caso – ma mondiale, che permette, non solo l’evoluzione sociale, ma soprattutto naturale del genere umano.
Il DDL approvato in Commissione Giustizia della camera, firmato dalministro per le Pari Opportunità, Barbara Pollastrini, prevede all’articolo3 la reclusione fino a tre anni per chi “diffonde in qualsiasi modo” “ideefondate sulla superiorità” ovvero “incita a commettere e commette atti didiscriminazione” per motivi “fondati sull’orientamento sessuale o sull’identità di genere”.
Secondo questa dotta pensata, affermare che un eteronaturale è superiore ad un eterofobico, a livello riproduttivo (possibile – senza l’intervento di aiuti esterni – ai soli eteronaturali), potrebbe costare caro, per il fatto di esplicitare La Verità evidente, mentre per essere politicamente corretti, o contorti, nei confronti di una categoria, si dovrebbe dire, negando i riscontri oggettivi, che, è colpa delle leggi di qualche Stato discriminatorio, se non si permettono matrimoni, o peggio adozioni a coppie eterofobiche.
Un domani, secondo quest’idea balzana, i genitori, non potrebbero raccontare ai figli, la metafora di come nascono i bambini, usando parole e frasi più capibili, per far apprendere ai piccoli, come avviene il concepimento di una donna tramite il seme maschile, cosa impossibile ad una “coppia?” d’eterofobici. Secondo il DDL, i genitori commetterebbero un reato, affermando la superiorità naturale degli eterosessuali?
Facendo un altro esempio è come se uno Stato imponesse ai contadini di piantare nei propri terreni semi inerti, che non possono germogliare e crescere, creando nuovi frutti, minacciando sanzioni di legge, rendendo così la terra improduttiva e sterile come la superficie lunare, solo per rispettare i diritti dei semi sterili.
Alcuni benpensanti affermano il diritto all’outing pubblico, come panacea per superare i presunti pregiudizi della società, dimenticando, che da che mondo è mondo, non si è mai visto un Eterosessual Pride, per rivendicare un orgoglio, che un eteronaturale non ha bisogno di manifestare l’ovvietà, costringendo – come moda – per colpa dei media, sempre immondamente attente al bieco gallinaio di turno, che cerca visibilità mediatica, costringendo la maggioranza delle platee – eteronaturali – a sapere, anche se ne farebbero volentieri a meno, vivendo meglio, gusti od orientamenti eterofobici, che qualsiasi eteronaturale dotato di pudore e rispettoso di se stesso, tiene, senza sbandierarlo in pubblico, per se, visto che attiene esclusivamente alla sfera privata. È assurdo ed innaturale, che nessun politico – forse per paura di perdere voti – non abbia denunciato questa pretesa pietistica d’entrare nelle case degli eteronaturali, raccontando i propri gusti eterofobici, facendo delle violenze private nei confronti di quanti, trattenendo- come spesso accade, ma non viene mai esplicitato a sufficienza – il sommovimento di stomaco, l’ulcera che si infiamma, e la bile che rischia d’esplodere, la corsa verso il bagno, rigettando copiosamente, il pranzo o la cena, o se a stomaco vuoto, succhi gastrici in quantità industriale. L’avere intolleranza fisiologica nei confronti degli eterofobici, non significa discriminare, ma riconoscere, paradossalmente, in modo simile, facendo un esempio, un intolleranza alimentare, che nessun italiano si sognerebbe mai di condannare.
Forse, sarebbe ora, che si iniziasse a scrivere nelle carte di identità, come segni caratteristici: eteronaturale, o eterofobico. O visto che tutte i DDL in materia, parlano sempre di questa parità dei diritti tra eteronaturali ed eterofobici, sarebbe utile premettere, in una futura legge in materia, una piccola appendice, che dichiari la totale parità, a patto che l’eterofobico, sebbene non intenzionato ad avere figli in futuro, possa dimostrare che può col proprio partner, generare nuova vita, accedendo così all’ agonista uguaglianza – che però va a cozzare contro lo sbandierato diritto alla diversità – non solo dei diritti, ma dei doveri, che non devono essere visti come imposizione, ma in caso di scelta affermativa e procreativa, possa aver seguito, in modo naturale, e senza interventi esterni. Altrimenti è comodo pretendere sempre, sapendo che – naturalmente – non si può dare nulla in cambio a livello di evoluzionismo – tanto caro ad una certa Sinistra, sinistra – e riproduttività della specie umana.

Marco Bazzato
08.12.2007
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mercoledì 5 dicembre 2007

Azuz Marzuk: un Santo!



A quasi un anno di distanza dalla strage di Erba, torna – in modo diverso – sotto i riflettori l’inconsolabile vedovo Azuz Marzouk, che dopo aver deliziato la platea italiana con la sua presenza nei programmi di approfondimento, è arrestato con l’accusa di spaccio di droga.
Oggi, dopo l’ennesimo arresto, grazie ai giornali, scopriamo un Azuz diverso, più cinico e spregiudicato, simile – nell’immaginario collettivo – all’italiano tipico, che grazie al massacro della moglie e dei figli, si sente baciato dalla dea bendata, e finalmente può – grazie ai riflettori mediatici, al denaro arrivato dalla notorietà – il lusso di darsi al sesso esasperato, facendosi addirittura pagare, impossibile ai quasi 10 milioni di sfigati, che devono aprire il portafoglio per un po’ di sesso.
È paradossale, ma gli stessi media che prima dipingevano il vedovo, come un segnato dal destino, oggi puntano il dito accusatore contro l’extracomunitario tunisino ed il suo presunto barbaro cinismo, ma però nessuno ha voluto spendere una parola contro la povera amica della moglie di Azuz, che col cadavere ancora caldo, si appartava con il tunisino, forse per provare un po’ di sesso esotico, e a questa Maria Goretti del sesso, forse perché italiana, bianca, magari anche cattolica fervente alla domenica, e bagascia altri sei giorni della settimana, nessuno ha puntato l’indice, nessuna tv scandalistica è andata a mettergli un microfono sotto i baffi, a chiedere come ci si sente a farsi sfottere da un neo vedovo, di cui forse, addirittura dopo il massacro, questa donna – di strada – andava in giro a vantare intima amicizia con Raffaella Castagna.
Azuz immorale? Forse, ma certamente anche se tunisino, non più immorale di tanti italiani, cocainomani drogati. Non più immorale di quelle rimputtanite e rimputtaniti italiani, che avrebbero – stando alle intercettazioni – offerto denaro in cambio di sesso. Dove sta lo scandalo? Sono centinaia di migliaia i padri di famiglia, cattolici, atei o agnostici, che ogni sera invadono le strade, pagando mignotte, froci o travestititi per un po’ di sesso a pagamento. La differenza è solo perché era il tunisino ad essere pagato?
Sembra che improvvisamente l’islamico, il tunisino, l’usurpatore dell’integrità morale della donna italica, sia diventato – nuovamente – il male assoluto, il mostro, anche se dagli articoli di giornale, il quadro che emerge, non è altro che quello di un piccolo spacciatore, un pesce piccolo, che aveva – in società con alcuni complici, tra cui il fratello – un giro d’affari non superiore ai 350 mila euro l’anno, che al prezzo corrente di 20 Euro al grammo, non fanno più di 25 kg di cocaina. Calcolando 25000 gr. diviso365 e diviso circa i 700 consumatori teorizzati dagli inquirenti,non fa più di un grammo al giorno per persona. Una miseria rispetto al volume del narcotraffico in Italia.
Lo scandalo non è che sia stato arrestato, tanto comunque entro pochi giorni – come accade con la giustizia italiana – sarà fuori, agli arresti domiciliari, ma sul come – un animale infetto – oggi è trattato. Sarebbe interessante che i prossimi giorni uscissero i nomi di questi potenti. I nomi di quei finocchi – facendo outing, di queste “bravi” che avrebbero offerto ad Azuz, denaro per fare- come riportato dai giornali – sesso sporco, perché non è giusto che il letame italiano, finisca solo sul tunisino, anche se Azuz non ha brillato nelle conversazioni private – non inerenti con l’inchiesta di spaccio – di pietas nei confronti della moglie, del figlio, e della vicina , che ancora dovevano essere sepolti.
In sostanza, a ben guardare, nessuno non può oggi dire che Azuz Marzouk, non sia un cittadino – seppur straniero – integrato benissimo nella parte peggiore della feccia italiana: sniffa e spaccia droga, ha rapporti – sembrerebbe contronatura – come fanno tanti italiani e non solo, venendo pagato, si porta in auto per fare sesso senza – raccomandazioni – protezione, l’amica della moglie. Insomma, il meglio del peggio della provincia – ma non solo – tracagnotta, con la doppia faccia di vizi privati e pubbliche virtù di un Paese, che stando alle classifiche sarebbe pieno, non solo di cocainomani – anche tra gli scranni del Parlamento in giù, ma che per motivi di privacy bon vuole indagini pubbliche – di puttane puttanieri, travestiti, e malati psichiatrici che non sanno decidersi di che sesso sono, somari mal secolarizzati, che faticano non solo capire ma forse nemmeno possono leggere un testo elementare. Ma non importa, via tutti in fila a lanciare addosso al tunisino il letame, perché colpevole d’aver capito come funziona una certa Italia, e da extracomunitario, al pari di tanti italiani, d’averci ruminato – come vacche e buoi – sopra.

Marco Bazzato
05.12.2007
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venerdì 30 novembre 2007

Marco Amatovich: Puzza di zingaro



Al peggio, almeno in Italia, sembra non esserci fine. Marco Ametovich, il sigagno,per dirla alla Veneta, che ubriaco marcio, ha falcidato, ammazzandoli, quattro ragazzini, e che per sentenza del giudice, deve scontare la pena, non in carcere, ma agli arresti domiciliari in Hotel, con tanto di computer e tv, dovrebbe – secondo le intenzioni di un manager senza scrupoli – testimonial di una linea di abbigliamento, e di un profumo: “Tanfo di Zingaro”.
Alcune schegge impazzite della società italiana, non solo hanno toccato il fondo, ma stanno addirittura scavando, alla ricerca – non della perla rara – ma dei peggiori elementi, per trasformarli in nuovi simboli commerciali, che giocano sul nuovo valore aggiunto mediatico: la morte.
Dire che questa operazione, non è solo un insulto, sia alle vittime, sia ai loro familiari, che dopo lo strazio per la perdita dei figli, l’offesa per la sentenza, ora devono assistere all’ultimo affronto, cioè l’animale disumano che gli ha ammazzato i figli, arricchirsi alle spalle di questa disgrazia, è davvero troppo.
Poi, non ci si può lamentare, se gli italiani, a questo punto diventano razzisti, cattivi e feroci – come i rumeni o i gli zingari che delinquono – e invocano leggi più restrittive, anche se c’è un dato oggettivo, che non va dimenticato, e cioè, che paradossalmente è colpa di un Italia buonista e spregiudicata, al tempo stesso, che permette tutto questo. L’Italia dei giudici che cercano tra i cavilli delle leggi, le motivazioni legali – immorali e indegne per un Paese che vorrebbe dirsi civile – per dare il minimo della pena, ed il massimo dei benefici. Ma i giudici si difendono, affermando che applicano la Legge. Possibile che tra le migliaia di leggi, si usino proprio quelle? Non c’è ne sono altre con minore impatto emotivo e sociale?Oppure il garantismo assoluto vale per i carnefici, ma non per le vittime?
Poi, peggio ancora, sono questi sciacalli di imprenditori senza scrupoli, indegni d’essere annoverati nel consesso civile, che a differenza di altri delinquenti stranieri, la delinquenza morale italica, non può essere espulsa, ne dalle menti, né tanto meno dal Paese.
Dire che questo assassino plurimo – che solo per necessità di giare spot – chiede in un video perdono ai familiari delle vittime, giustificandosi col fatto che anche lui è padre, ma i quattro morti maciullati non sono i suoi, è indegno.
Altre due cose, tra le tante, lasciano annichiliti. La prima il silenzio della politica, e dei grandi media, che a parte qualche tenue presa di distanza, continuano a tacere. Il secondo, è il silenzio dell’imprenditoria, non importa in che campo. Nessuno si è azzardato a condannare pubblicamente l’agente di questo assassino, come ci fosse una sorta di connivenza morale, che non permette una pubblica presa di distanze.
Nel servizio di Studio Aperto, ‘sto zingaro, nemmeno visti i teorici contratti in arrivo, parla di risarcimenti a favore dei familiari delle vittime, ma ha la pretesa di ricevere, da questi, il perdono, e poi si scandalizza o ha paura, se qualche anima intelligente lo minaccia?
Ha ragione da vendere, il padre di una delle vittime, quando dichiara che la gente è stanca, che si sente offesa e presa per i fondelli. Il paradosso è che il ministro Mastella, ha dichiarato – pilatisticamnente – che non esistono leggi che non permettano ad una persona che sta scontando una pena per quadruplo omicidio – colposo, secondo la sentenza – di firmare contratti, e in mancanza di questa, oltre al danno, si aggiunge la beffa, visto che gli eventuali proventi non possono essere né confiscati, né devoluti forzatamente alle vittime.
Se questa linea di abbigliamento, di occhiali e profumo dovesse uscire, sarà bene ricordare, prima d’acquistarla, che non solo puzza di zingaro – visto il tanfo riconosciuto che la maggior parte di loro emanano – ma soprattutto puzza di morte, ingiustizia e scicallaggio commercial-mediatico, sulla pelle di quattro ragazzi, investiti da un ubriacone – che nonostante le parole – negli occhi non mostra alcun pentimento vero.

Marco Bazzato
30.11.2007
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giovedì 29 novembre 2007

Liberalizzazione proletaria degli scioperi


Ormai è chiaro: l’Italia non sa scioperare, e i dipendenti pubblici e privati, sono a differenza dei francesi, castrati dalle leggi dello Stato, che nel nome dei diritti di tutti, sono contro il diritto di sciopero.
In Italia infatti, è impossibile il liberale sciopero deregolarizzato, che un normale Paese civile dovrebbe, non solo permettere, ma addirittura – come il precariato, la delocalizzazione, lo sfruttamento, per ignoranza o necessità economica e di sopravvivenza – favorire ed incentivare, anche con sgravi, agevolazioni – identiche a quelle concesse alle imprese, ma non solo – o deduzioni fiscali.
Da noi, i medici, ferrovieri, assistenti di volo o altre categorie,costrette ad una misera giornata, i benzinai, come altri, costretti a dare preavvisi a lunga scadenza, o come i tassisti se chiudono le macchine, scoppi ala rivolta, non dei cittadini, che visti i prezzi proibitivi, rara,mente li usano, ma dei politici o di altri boiardi che per motivi di opportunità, non possono andare con l’autista, nel solito alberghetto – a cinque stelle – a ore, dove li attende, l’amichetto, o le sempre meno numerose, vista la moda d’invertirsi, amichette di turno.
In Francia almeno – patria della rivoluzione – lo sciopero è una cosa seria, con città bloccate, metropolitane chiuse, tir che – come in un assedio militare – bloccano le vie principali, scuole chiuse, e solidarietà popolare alle stelle.
In Italia invece, miseri scioperi simbolici di poche ore, una giornata al massimo, con tanto di fasce di garanzia e obbligo – con questa scusa – dei servizi essenziali. Ridicolo.
Nel Bel Paese tutti si lamentano per gli stipendi da fame, ed il precariato – che come l’Aids in Africa – avanza, ma appena qualche categoria – certamente per interesse corporativo – prova ad alzare la testa, reclamando delle condizioni migliori, l’Italiano medio, così bravo nell’impegno sociale via Sms – se si parla di qualche poveraccio dall’altra parte del mondo – al costo di 2 Euro, si inferocisce, dimostrando una solidarietà sociale degna di Hannibal Lechter, se l’infermiere o il ferroviere incrocia le braccia, astenendosi dal lavoro, invece d’avere – come i francesi, pazienza – solidarizzando con gli scioperanti.
Appartengono al millennio passato, le grandi manifestazioni di piazza, dove il Paese non aveva paura di bloccarsi, perché il benessere sociale doveva essere un diritto, mentre oggi, demotivati da una povertà di ritorno, come un appestato che si porta appresso la malattia, ha paura, complice una sinistra adagiata nei comodi velluti dei salotti del potere, e sprofondati nei loro appannaggi regali da nababbi, non hanno più né voglia né tempo – ma soprattutto interesse (personale) economico – d’inimicarsi, quello che in passato era considerato lo sfruttatore della classe lavoratrice, a cui loro stessi, prima, appartenevano.
Oggi esiste la concertazione, il tavolo imprenditori– indacato, col governo, che non importa se di centro sinistra, sta sempre dalla parte di chi ha la grana, e con la scusa dei bilanci statali e aziendali, i dati macroeconomici, non certo per colpa di chi è a reddito fisso, o fatica ad arrivare a fine mese, ma a causa dei grandi manager, specializzati in crac, di boiardi – pubblici e privati – che cime piragna spolpano aziende sane fino all’osso, gettano – nemmeno fossero cani randagi, o bastardi, accucciati ai piedi del padrone del maniero – le briciole o le ossa fomentando mediaticamente l’opinione pubblica, contro coloro che reclamano stipendi e migliori condizioni di vita, dipingendoli come tanti Menghele, o Kappò Nazisti, attaccati al denari, che a differenza dei cani, sono anche privi di riconoscenza perché invece di leccare la mano al Vassallo di turno, non vogliono far altro che strapparla a morsi, evacuandone i rifiuti, al termine della digestione.
È ora di deregolamentare, come il liberismo estremo e privo di leggi , di liberalizzare nel modo ampio ed estensivo il diritto di sciopero, affinché le parti sociali, finalmente infischiandosene – al pari - come le grandi multinazionali dei diritti elementari dei cittadini,senza aver paura di sanzioni e/o precettazioni, tutelando, non tanto l’ora illegale sciopero selvaggio, ma il diritto di libertà individuale e collettivo liberale di portare avanti, con forme di legalità più avanzate e progressiste, in difesa del dei diritti – non solo di sciopero - d’avere stipendi e garanzie sociali degne di un progressista, e non più arretrato a forme di feudalesimo – pubblico e privato – imprenditoriale di stampo medioevale.

Marco Bazzato
29.11.2007
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mercoledì 28 novembre 2007

Italia: Legale puttanaio illegale


Secondo una recente statistica, sarebbero almeno 10 milioni gli italiani, che usufruiscono delle prestazioni sessuali delle prestatrici d’utero, o dei prestatori d’ano, che si vendono sulle strade italiane.
Dieci milioni di puttanieri, sono una cifra imponente, se rapportata ai 58 milioni di residenti, che tolti bambini e ottuagenari, fa a capire come il degrado mentale sia profondando – ogni giorno di più – dentro una fossa biologica.
In Italia, il mestiere di bagascia frocetto, o travestito, che mercifica il proprio corpo, cresce in modo esponenziale, complice anche la mancanza di una legge, che in quadri i liberi mestieranti del sesso a pagamento dentro anche una categoria fiscale ben definita.
Ogni “persona?” che decide di darsi al puttanesimo, complice l’assenza dello Stato, può prendersi in affitto un appartamento, mettersi a battere senza emettere uno straccio di scontrino fiscale o ricevuta, in totale offesa degli altri sfigati fiscali, che a loro rischio e pericolo, provano – a volte bene, altre male – ad evadere il fisco.
Evidentemente, per lo Stato fiscale italiano, una puttana o un recchione, hanno il diritto di evadere, diritto non concesso all’idraulico, negoziante, imbianchino, insegnate, ma soprattutto nei confronti dei dipendenti a reddito fisso, che vedono in busta paga solo il netto, quando possono hanno comunque il doppio lavoro, dove però paradossalmente il Fisco chissà perché, non indaga mai a fondo.
Lo Stato, in nome della presunta libertà del cittadino, premia donne e uomini di malaffare, concedendo loro totale libertà fiscale d’evadere, mentre come un accattone, manda la Finanza a multare l’esercente che non emette lo scontrino fiscale per un caffè, tutto nel nome – con grande propaganda mediatica – della lotta all’evasione!
A questo punto, vien da pensare che esser mignotta, travestito, finocchio, praticamente il puttanesimo in generale, femminile e maschile, sia più nobile che essere avvocato, imbianchino, operaio in una catena di montaggio, badante, assistente sociale o insegnante. Tanto che il disegno di legge per il riordino della materia, sostituisce la parola donna, con “persona?”, per venire incontro alla mutata offerta di puttani finocchi – o maschile – soprattutto minorile. Termine errato, perché, sebbene non politicamente corretto, il termine più consono dovrebbe essere “Bestie”, senza offesa per gli animali, che vanno i calore solo per finalità riproduttive, e non si mercificano come i cosiddetti “umani”.
Lo sfregio peggiore, oltre all’evasione fiscale, è che i sindaci, non possono proibire il puttanesimo sulle strade o il frocionificio – a pagamento – sui marciapiedi, lesivo della libertà individuale di puttane, travestiti, e puttanieri, che non possono essere relegati in qualche zoo, o quartiere a luci rosse, perché offensivo della loro dignità di “persone?”. Mentre prestare l’utero o l’ano a pagamento, secondo quest’insulso decreto legge, è nobile, e vista tale nobiltà può essere espletata – come le naturali espletazioni corporali che abitualmente fanno queste “persone?”” – sui marciapiedi, sotto i balconi di famiglie, alla vista di adulti e bambini schifati, che nonossono denunciare lo sfregio e il degrado che queste “persone?” creano alla società, visto che rischiano non solo minacce ed insulti, ma anche azioni punitive.
Tutto questo in none del diritto d’essere puttana, checca travestita, che senza versare un Euro allo Stato, può evadere, lordare vicoli e vie, nel nome di quella libertà che deve sopraffare la società civile, non composta da puttane, puttenieri e finocchi che si vendono. Tutti gli altri, la società civile, la maggioranza, deve – come sempre – tacere e subire.

Marco Bazzato
28.11.2007
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lunedì 26 novembre 2007

Aggiornamenti per italiche mignotte


Secondo una recente inchiesta, il cliente tipo delle mignotte sarebbe un vecchio celibe, dai 35 ai 40 anni, laureato, potenzialmente pugnettaro e mammone. Questo parassita rampante, mentalmente frustrato, ed incapace non solo d’una semplice sveltina gratis, offrendo magari una cena, quindi con un livello di socializzazione nei confronti dell’altro sesso, pari a quello di un ectoplasma, preferisce – forse perché di natura, nonostante l’alto grado di scolarizzazione, geneticamente timido e sfigato – pagare una mignotta dell’est, che a differenza delle italiane, di solito non hanno culoni e le cosce come portatrici malsane di cellulite e seni cadenti, e con prezzi seppur non meno cari di quelle italiche, garantiscono a questo punto, una qualità estetica – necessaria alla copula consumata in pochi minuti – che evidentemente le bagasce italiane, non possono, per ventri da incallite bevitrici di birra, alito fetido e tanfo ascellare oltre il livello di guardia, attirare l’attenzione dello sfigato italiano di turno, che si dimostra razzista al contrario, proprio contro le mignotte nostrane.
Tutto questo – stando all’indagine – è dovuto al fatto che le italiane, imbattibili per produttività ed usura d’utero, sono scadenti a riguardo l’affettività ed i rapporti umani e sociali con i clienti.
Il paradosso, che è che il puttaniere sposato e con figli, poco aperto quindi alla multiculturalità, e all’incontro con i Paesi diversi, preferisce una parigrado, cioè una mignotta di bassa lega, buona per una sveltina consumata in qualche sottoscala, anche se più costosa e poco gratificante a livello personale, ma alla fine, il risultato finale non cambia: l’Italia è un Paese – genericamente parlando – di puttanieri.
Tanto è vero che molti italici, quando – lasciando a casa moglie e figli – e si recandosi per affari nei Paesi dell’Est, sono ancora fermi ai luoghi comuni, che per portarsi a letto una donna, basta dire che si è italiani, sperando, che la pollastrella – con le tette che stanno su da sole, ed il culo a mandolino – cada ai suoi piedi, solo perché lo sfigatello di turno proviene dall’Italia.
L’italiano, infatti, non si rende conto che il mondo è cambiato, e che i cosiddetti Paesi dell’Est Europa, complici i media che danno spazio alle notizie italiane, sono molto più al corrente delle faccende italiche, di quanto non lo siano gli italiani nei confronti di questi Paesi.
Tanto è, che per sfatare un mito della propaganda dell’Ovest Europa, specie da parte dei grandi gruppi multimediali d’occidente, la Cortina di Ferro, è tutt’ora viva e vegeta, ma paradossalmente, non per colpa dell’Europa dell’Est. Il che non fa certo onore alla cosiddetta sapienza – anche italica – che crede – da idiota sapiente – di conoscere per sentito dire, confondendo spesso un Paese per un altro, avendo la pretesa d’arrivare in un Paese – per loro straniero – è di volerne cambiare mentalità, usi è costumi. Come se in Italia, si presentasse un americano, o un inglese, e venisse a comandare, dicendo qui nulla non va, dovete usare il nostro modello – spesso fallimentare – per far marciare la vostra economia.
Per concludere, il Bel Paese, deve ancora far molta strada per crescere, non economicamente, ma intellettualmente, superando quella valanga di luoghi comuni, banalità, stupidaggini genetiche, che da secoli attanaglia, come una garrota, le gole dei suoi abitanti, ma che nel caso – almeno dei puttanieri laureati, d’aver maggior apertura mentale, e buon gusto, rispetto ai mal secolarizzati – per dirla come una professoressa masterizzata di italiano soprannominata “La Mucca” per lo sguardo bovino, che come tanti provincialismi, con le brenne davanti agli occhi, preferiscono mignotte di pari grado, e che spacciano sveltine, per sesso a pagamento, ma che poi – quando la loro professionalità è pari a quella di uno scimpanzè – si lamentano, chiedendo “flussi migratori alla puttanesca”, per frenare la concorrenza, perché da analfabete – anche sessuali – non sanno aggiornarsi, nemmeno guardando le figure di fotoromanzi Porno degli anni 70 e 80 di Supersex, alias Gabriel Portello.

Marco Bazzato
26.11.2007
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giovedì 22 novembre 2007

Forza Savoia


Finalmente la Real Casa ha deciso di muovere, contro il governo italiano, formale richiesta di risarcimento dei danni morali, e restituzione del patrimonio immobiliare, per la disposizione transitoria, che ha tenuto lontano per decenni, i figli maschi dei legittimi regnanti italiani.
La richiesta di risarcimento, neppure troppo elevata, è di 260 milioni di Euro, in quanto lo Stato Italiano, spende 200 milioni di euro all’anno per mantenere come dei Soviet del Politic Buro, la classe politica, italiana checosti più elevati di Buckingham Palace, e con i nostri parlamentari italiani, in patria, sia nel parlamento europeo che percepiscono – indegnamente – stipendi, rimborsi, benefit, in assoluto più scandalosamente elevati, senza un adeguata ricaduta sul tenere di vita degli italiani, dell’intera Unione Europea.
Naturalmente le reazioni sdegnate degli attuali monarchi italici: i parlamentari, che come signori feudali, dalla fine della II guerra mondiale, hanno mangiato sulle spalle degli italiani non si sono fatte attendere, e con la consueta mancanza di fantasia, colma dell’ignoranza storica che li distingue, hanno attaccato i membri della Famiglia Reale, tornando a rivangare la solita scusa delle leggi razziali, di cui, discendenti di Vittorio Emanuele III, non portano – esattamente come i politici italiani – le colpe morali dei disastri dei loro predecessori, né tantomeno colpe storiche, per gli atti a cui non può essere imputata nessuna responsabilità diretta o indiretta, in quanto lo stesso ordinamento giuridico italiano, riconosce esclusivamente al colpa individuale del singolo in caso di reato, ed i discendenti della Casa reale,secondo la stessa legge italiana, non possono essere imputati, d’alcun reato, ne civile, ne penale, ne politico, per le colpe dei loro avi.
Eppure la richiesta di Casa Savoia ha un precedente europeo, non di poco conto. Infatti, dopo la caduta del muro di Berlino, in Bulgaria, con l’avvento della democrazia, è iniziata la restituzione delle proprietà private confiscate dal comunismo, e tra questi, dopo che anche nel Paese Balcanico sono state tolte agli eredi le disposizioni transitorie d’esilio, ne ha beneficiato anche Simeone Saxo-Coburg Gotha, figlio della Regina Giovanna di Savoia e di Boris II di Bulgaria che a suo favore ha giocato il fatto, che il Re, durante la II guerra mondiale, non ha emanato, anzi ha protetto gli ebrei, dalle persecuzioni del nazismo, cosa che non si può dire della maggioranza degli Stati Europei, ma che comunque non si può usare come giustificazione, per restituire i beni agli eredi legittimi, che di certo, non è lo Stato italiano.
Va tenuto presente che in entrambi i Paesi, Italia e Bulgaria c’è sempre stato il sospetto che i referendum indetti per la scelta tra monarchia e repubblica , avendo avuto nei due Stati uno scarto minimimo, tra le due forme di governo, siano stati pilotati, imponendo – democraticamente – la repubblica.
Potrebbe essere paradossale, ma se Casa Savoia, decidesse di portare al Tribunale per i Diritti dell’Uomo dell’Aia, il caso, usando come precedente, storico e politico la restituzione dei beni in Bulgaria, l’Italia, potrebbe essere costretta, da una sentenza internazionale ad dar seguito alle legittime richieste di Casa Savoia, dimostrate dal fatto, che un ex paese del blocco sovietico, con l’avvento della democrazia, non ha avuto paura di restituire i beni ai precedenti regnanti,.
Il paradosso è che l’Italia, storicamente festeggia Giuseppe Garibaldi come unificatore – sotto i Savoia – del Regno ’Italia, ma dimentica, o attacca proprio la Casa Reale, quando si tratta della questione meridionale, incolpandola d’aver strappato il sud Italia dalle mani dei Borboni, e facendo elogi a Giuseppe Mazzini, massone come Garibaldi, per le idee risorgimentali, che volevano l’Italia unita sotto i Savoia.
La questione non è solo economica ma morale, perché indipendentemente da quanti errori possa aver compiuto durante il fascismo Vittorio Emanuele III, e quanti errori – omicidio compreso – possa aver fatto il figlio Umberto II nell’isola di Cavallo, case terreni, possedimenti, ploretariamente espropriati, o fagocitati dalla nuova Repubblica Italiana, è nata, come diretta conseguenza storica del sacrificio e della volontà della famiglia Savoia di fare dell’Italia, non degli italiani – storicamente e culturalmente impossibile – un Paese Unito.
È interessante notare, che se lo Stato italiano, per bocca dei suoi più alti rappresentati, rifiuta aprioristicamente il dialogo con i discendenti di Casa Savoia sui beni a loro sottratti, significa che ci si trova innanzi ad una democrazia teorica, che ha scheletri negli armadi, mentre una Repubblica che non ha paura della propria Storia, ricca delle proprie virtù, non ha problemi a restituire ai legittimi proprietari, quanto tolto, espropriato , o confiscato – nemmeno fossero mafiosi –, non per volontà dei popolo, che nel 1946 avendo un forte sentimento che li legava alla Casa Reale, si era espresso in modo diverso, ma per un Colpo di Stato proletario, e oggi, a distanza di 61 anni, ha paura di riaprire, ricontando le schede del Referendum, perché intrallazzi e brogli verrebbero a galla.
La storia è scritta dai vincitori. I perdenti devono rimanere – per sempre – in democratico silenzio, e come servi, obbedir tacendo!

Marco Bazzato
22.11.2007
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martedì 20 novembre 2007

Este: Un parroco intelligente. Un Gay va in tv e il prete chiude la porta



I Padovani, si sa sono un po’ particolari. Grandi lavoratori, cattolici ferventi, e in alcuni casi, come molti veneti, ma non solo, incalliti bestemmiatori. Per questo pochi giorni fa, un parrocchiano di Este, decide d’andare a Ciao Darwin, il programma condotto da Paolo Bonolis, facendo dell’ esibizionismo, della sua diversa normalità – se mai esiste – dichiarandosi omosessuale.
Questo ragazzo di vent’anni, credendo d’essere un Vladimiro Guadagno qualsiasi, non ha fatto i conti, con la giusta – in questo caso – ma dura mentalità veneta.
Il parroco,appresa la notizia dell’esibizionismo , non ci ha pensato due volte, e senza molti complimenti, ha ricacciato – il reo – nel girone dei comuni fedeli, magari seduto dietro ad un pilastro, lontano dagli altri fedeli, eteronaturali.
Come sempre la bagarre mediatica divampa, e gli schieramenti a favore dell’eteronaturalità, o favorevoli – se si può essere favorevoli – all’eterofobia, si sprecano, facendo gettare inutilmente denaro, inchiostro, per sparare il solito titolone populista, che mette all’indice gli eteronaturali, accusandoli, immotivatamente di inesistenti discriminazioni religiose, quando un buon cattolico, al pari di un giocatore di calcio, dovrebbe conoscere bene le regole, per evitare in caso di fallo daesopulsione, messo in panchina, oppure radiato.
Il ragazzo, ha cercato di giustificare il suo vizio – secondo la Chiesa – asserendo che il sacerdote durante la confessione l’ha sempre assolto. Vero, ma l’assoluzione dalla sodomia, e dall’omosessualità, secondo la Chiesa vale se il reo si pente, astenendosi dai rapporti contro natura, cosa che il giovane visto il coming out col microfono in mano, sotto i riflettori – per esibizionismo – della tv, non sembra aver fatto, anzi. Il fatto poi, che come ha detto, si senta apposto con la coscienza, non significa che le coscienze altrui debbano piegarsi e cambiare per lui.
Il giovane, forse credeva che con questa sua dichiarazione – liberatoria per se stesso – di ricevere dal prete una pacca sulle spalle, e un invito a continuare a fare il chierichetto e il corista, ma non ha fatto i conti col buon senso rude Veneto, diverso dall’accondiscendenza del Vescovo di Foggia che facendo l’inchino, ha concesso a Vladimiro Guadagno, noto transgender, affetto dal disturbo d’identità di genere, dopo la cagnara mediatica, ha ricevuto il consenso – sbagliato – d’essere testimone di matrimonio in un rito religioso, forse perché parlamentare di Rifondazione Comunista.
Il paradosso è che certe persone, hanno preso la brutta abitudine d’andare in tv a raccontare i fatti propri, specie contro la naturale sessualità, per scaricare al pubblico, interessato a cose più elevate, le proprie inversioni,sperando di riceverne applausi, ma una volta tornati al villaggio, capiscono che le persone veraci non amano questo (de)genere esibizionismo godereccio, e nel pieno dei loro diritti, in molti, evitano la persona, e questo, sebbene alcuni buonisti a tutti i costi lo interpretano – erroneamente – come una forma di discriminazione, appartiene alle scelte individuali e di coscienza.
Ogni persona, eteronaturale o eterofobica, ha il diritto a viversi – dentro le proprie mura – come meglio crede la sua sessualità, ma quando si sconfina dal privato al pubblico, non ci si deve stupire se nascondono manifestazioni di coscienza viscerale che portano a trovarsi porte e ruoli pubblici cancellati, per inopportunità – in questo caso religiosa – per colpa dei comportamenti personali.
L’auspicio finale è che il parroco rimanga sulle posizioni, non sue, ma della Chiesa che dice: “Non commettere atti impuri”. Va rilevato che il cattolicesimo non condanna l’omosessualità se vissuto in forma casta, e senza pensieri contro natura, confidando che il buon prete, non receda dalle posizioni dottrinali, solo perché messo sotto pressione mediatica di quanti, a tutti i costi vogliono far vedere bianco quello che è nero.

Marco Bazzato
20.11.2007
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lunedì 19 novembre 2007

Partiti e populisti


Sembrerebbe che il centrosinistra con il Partito Democratico prima, e ora il centro destra con la svolta di Forza Italia, che intende sciogliersi, rinascendo – o resuscitando come Cristo – nel Partito Popolare Italiano, entrambi nomi nuovi, ricchi di fantasia eccelsa, ma specialmente con volti nuovi, puliti, immacolati – come la vergine – senza scheletri negli armadi che si candidano per condurre – come un automobilista drogato, strafatto d’alcol e coca – il Paese verso un fulgido futuro nero.
Il paradosso però, non sono queste formazioni politiche, che come un incesto di sodomiti si fondono tra loro, come sepolcri imbiancati, o mura intonacate di calce viva per tenere fuori i bacilli della peste, continuano a trovare un seguito di neuroni morti, a sinistra come a destra, disposti a credere alle promesse di battone medianiche, che come zecche attaccate sulla pelle, spillano denaro ai polli.
Nelle libere votazioni del Partito Democratico, andarono a voltare per eleggere l’indomito sindaco di Roma, che doveva abbandonare, secondo le sue parole, la scena pubblica nel 2008, quasi 4 milioni di persone, 8 milioni, tra testicoli e ovaie, mentre – stando alle sparate del Cavaliere – le firma raccolte per mandar via Prodi, sono state quasi 7 milioni. Un Plebiscito da Soviet Supremo, che nemmeno la Russia di Stalin, con i dissidenti al muro per l’esecuzione, poteva compiere.
Il paradosso è che all’alba del 21 secolo, i citrulli, per dirla alla Collodi, continuano a spuntare come funghi avariati nel Bel Paese, e come tanti Pinocchio che si faceva fregare gli zecchini d’oro dal gatto e la volpe, anche gli italici citrulli, hanno pagato un euro a testa, per il Partito Democratico, o per firmare per mandare tra i rifiuti tossici nocivi Il Mortadella. In totale: quasi 11 Milioni di Euro, 22 miliardi delle vecchie lire, esentasse, entrati in un sul boccone nelle casse dei partiti di questi ti sfaticati, che da decenni, a corrente alternata, come le scariche intestinali, o i coniati di vomito, hanno fatto dell’Italia, il fanalino di coda – rotto – dell’Unione Europea, e gli italiani, che hanno il governo che si meritano, continuano – come barbagianni – a credere che da sinistra o da destra, arriverà prima o poi un Messia, senza Mani Bucate e con le Mani Pulite, che risolleverà dal putridume della decomposizione le sorti del Paese.
Siamo al ribrezzo, all’imbalsamazione dei morti, alla liposuzione dei grassi celebrali degli italiani, che come tanti topi, attirati dal suono del pifferaio di Hamelin di turno, invece d’assaltarlo a morsi,, strappando lembi di carne, orinando sugli occhi, morsicando i testicoli facendo terminare l’insulsa vita nell’agonia, i topi italici si gettano nel canale, affogando nei debiti del liquame politico che ci trasciniamo da decenni, e i pifferai, allegri con il ventre rigonfio e la bisaccia piena di monete d’oro, come lo Sceriffo di Nottingham, sono sempre pronti a derubare il grullo di turno.
L’Italia, a distanza di più di sessantanni dalla fine della II Guerra Mondiale, deve ancora cambiare mentalità. Continua – prima accattona con il fascismo, poi diventata da una parte col capitalismo di stampo americano, e dall’altra con il comunismo alla Peppone – ad andare in giro col cappello in mano, cercando dollari, rubli, sesterzi o stotinchi, credendo che pagando il dazio feudale, ai signorotti – o papponi – di turno, che questi s’impegnino a cambiare lo stato dei fatti, mentre, a tutt’oggi, continuiamo ad essere, come mentalità, fermi alla libera democrazia da Soviet Supremo di Neanderthal, ragionando, come pensiero politico come l’Australopithecus, e i risultati dai giornali economici, ai fatti di cronaca nera quotidiana, si vedono tutti. Ma come polli, condizionati da ideologie religiose inesistenti, si continua ad essere sorretti da una stupida fede cieca, che ogni giorno di più avvicina il Paese al cimitero della ragione.

Marco Bazzato
19.11.2007
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