Le cronache di questi giorni hanno fatto passare in secondo piano la sentenza definitiva, che si conclude con un nulla di fatto a riguardo la strage di Ustica, e le 81 e i familiari delle 81 vittime, dopo ventisette anni, vedono svanire definitivamente la possibilità d’avere giustizia.
Nessun colpevole, il fatto non sussiste, quell’aereo caduto, esploso, abbattuto in volo, non si sa non è mai avvenuto, quei rottami raccolti e ricomposti in un hangar sono solo ferrovecchio, forse buono per essere rifuso, quei cadaveri che galleggiavano nel mare non per lo Stato Italiano non erano nessuno. I morti non sono morti, ed i parenti delle “vittime” hanno remato per anni controcorrente, hanno pianto dei cari che non avranno giustizia, perché loro non esistono, e quanto avvenuto nei cieli italiani ventisette anni fa è stato un brutto incubo, un’illusione, niente era vero, nulla era reale.
Come per il Cermis, le vittime sono sacrificate sull’altare della ragion di Stato. Ma quale Stato? Quale nazione? L’Italia ha abdicato, dato in subaffitto, in subappalto il controllo dei patri cieli? Tutti possono scorazzare indisturbati, spargere morte, dolore e sofferenza, ma nessuno potrà essere condannato.
I cavilli giuridici, i codicilli segreti, le carte protette, il muro di gomma, il silenzio complice, in nome di chi?
Non siamo un paese Sovrano, un Paese che ha il controllo del cielo, del mare, delle coste, siamo un Paese che permette che sopra le proprie teste, nelle profondità dei propri mari avvengano ogni genere di scelleratezze, e alla fine pagano solo i morti e i loro familiari innocenti per colpe non loro.
Forse questa è retorica di bassa lega, populismo da quattro euro, volgarità arrabbiata e furiosa perché nulla cambia, nulla succede che possa far credere che qualcosa si muova in direzione opposta, e la strada tracciata è sempre la stessa: Il fatto non sussiste, assolti, insufficienza di prove, segreto (di Pulcinella) di Stato…
È facile scriverlo su una sentenza, le parole escono come fiumi d’inchiostro dalla penna a sfera, dalla stampante del computer in modo freddo e impersonale, ma come si fa dirlo in faccia ai familiari che attendono la verità «Scusate, signori vi siete inventati tutto. I morti non ci sono mai stati. L’aereo non è mai caduto».
Già, forse continua a volare in un’altra dimensione, in un altro universo, in un luogo dove la menzogna non è assunta a verità di Stato, dove colpevoli, mandanti ed esecutori materiali marciscono per anni dietro le sbarre, pensando ai loro silenzi, alle omissioni, a quanto potevano dire, a quanto sapevano, ma sono stati costretti a tacere, o indotti al silenzio eterno.
Lo Stato ha promesso per ora sono parole, le stesse vuote parole dette per quasi trent’anni, che risarcirà i familiari delle vittime. Le ripagano nuove? Come potrà ripagare decenni di dolore, di depistaggi, omertà internazionale, come potrà risarcire le vittime di un fatto che non è avvenuto? Se non è non è mai avvenuta perché pagare, perché lo Stato deve risarcire i familiari di un evento mai accaduto, dove non ci sono colpevoli?
Si potrebbero pensare mille cose, fare mille illazioni, spargendo veleno sui quattro angoli della Terra, e sui sette mari, si potrebbero scrivere menzogne, falsità, seminare zizzania, e discordia, ma questo non contribuirebbe ad accertare una verità che non è successa.
Ustica non è avvenuta ed è consegnata alla storia con la triste nomea d’evento misterioso irrisolto, di un Dogma di Stato, una verità ufficiale inesistente. Forse tra cento o duecento anni, quando i tutti i protagonisti nazionali ed internazionali, saranno sotto terra, allora qualche sconosciuto topo di biblioteca, qualche archivista arrabbiato, come avvenne per il dossier Mitrokin farà uscire la verità, ma ancora sarà osteggiata, perché in qualunque epoca, in qualunque luogo, non c’è mai vera giustizia politica, né storica, né giudiziaria, ma tutto questo sebbene sia difficile da accettare non deve far venir meno il rispetto alle patrie Istituzioni, il rispetto che si deve agli assolti, ma in primo luogo le Istituzioni devono rispettare la voglia di verità dei cittadini, la sete di giustizia, il bisogno di sapere il perché a distanza di decenni non esistono colpevoli, eppure 81 persone sono finite in fondo al mare e nessuno né conosce le vere cause.
La verità è libertà, e quando essa manca, l’uomo, un Paese, uno Stato è succube, è prigioniero, ma soprattutto non è più libero, e le vittime di Ustica a distanza di decenni sono tutt’ora prigioniere, e con loro l’Italia intera.
Marco Bazzato
12.01.2007
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venerdì 12 gennaio 2007
Nessun colpevole a Ustica
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