lunedì 19 marzo 2012

Festa del papà. Auguri!

Oggi sarebbe la festa del papà, e si coglie l’occasione per fare gli auguri a tutti papà del mondo, indipendentemente da razza, nazionalità e religione.

Non tutti li meritano, la stragrande maggioranza sì’, ma esiste un esigua un’esigua minoranza una razza infame, volgari distributori di sperma dentro l’utero femminile, che non  meritano d’essere chiamati “papà, ma “p e/o l – adri” per come sono stati, per come sono tuttora e per come saranno forse fino alla morte, se la ragione non li coglie prima.

 “P e/o l – adri”: persone abiette e senza onore.  Che la morte li colga tra mille sofferenze e patimenti. I “p e/o l – adri” esistono, sono in mezzo a noi.

 Lupi travestiti da agnelli, sorridenti e infidi come serpenti a sonagli. I “p – e/o l – adri” non hanno nazionalità, colore, professione, mestiere.

Potrebbero essere artigiani, pensionati, che per tutta la vita hanno fatto i meccanici di uno sperduto paese dell’Italia, dalle Alpi alla Sicilia. Professori universitari, medici, dentisti, dipendenti della Pubblica Amministrazione, carrozzieri, idraulici, imbianchini o spazzini…

Una cosa li accumuna: la menzogna e la vigliaccheria, una codardia endemica che li porta a guardare la povere in casa d’altri, mentre nella propria sono sommersi dal letame, a loro dire profumato, dove fanno vivere la moglie e crescere i figli.

Sono quei “p – e/o l – adri” dall’animo fetido, dalla psiche marcia fino al midollo, nati in miseria e/o in ricchezza, cresciuti derubando ai figli e alle figlie, picchiando, alzando le mani.

 Figure mendaci che odiavano la menzogna, ma che hanno passato la loro esistenza a mentire, a rubare al prossimo, allo Stato, al Comune di residenza, ai clienti o agli utenti che si recavano presso i loro uffici sfarzosi, pieni di nequizie e aberrazioni, ipocriti che purificate l’esterno del bicchiere e il piatto, mentre all’interno è pieno di rapina e intemperanza.

“P – e/o l – adri” biologici, forse, che si definiscono tali, perché hanno la presunzione d’essere genitore dei figli della moglie con cui hanno convissuto una vita.

 Miseri donatori di sperma, che dopo aver schizzato il seme, hanno abiurato l’onore, la dignità. Apostati dell’amore, che si trincerano dietro la legge quando fa comodo, dimenticando la legge morale. Quella moralità che avevano l’ardire di insegnare ad altri, gonfiandosi il petto, elargendo sorrisi smaglianti e smargiassi, in un sala di teatro, con il microfono in mano, tessendo lodi all’oratore invitato, che per anni avevano odiato e insultato in famiglia, perché svolgeva diligentemente il proprio lavoro.

“P– e/o l – adri” ipocriti, che quando le verità e le meschinità salgono a galla, e vengono dette dai figli o dalle figlie fuggono come cani con la coda tra le gambe, latrando furiosi come se gli fossero stati pestati i testicoli.

“P – e/o l – adri” senza dignità, senza pudore, spudorati che dovrebbero sotterrarsi per la vergogna. “P – e/o l – adri” che ammazzano il figlio in mille modi diversi, aventi le mani apparentemente linde, ma l’anima lorda di sangue innocente.

“P – e/o l –  adri” che taglieggiano, rubano, estorcono, corrompono Pubblici Ufficiali per il benessere della loro progenie eletta, che architettano assieme ai figli preferiti e a mogli attaccate alla mammella dei mariti, metodi apparentemente legali per costruirsi abitazioni, in spregio agli accordi da loro stessi firmati con la Pubblica Amministrazione, corrompendo, pagando bustarelle o facendo regalie ai Pubblici Ufficiali che dovrebbero vigilare, ma che preferiscono voltare il capo, con la tasca gonfia di denaro sonante, dall’altra parte.

“P – e/o l –  adri” che corrompono sindaci delle vecchie amministrazioni, oggi appollaiati in altri scranni, ma che tacciono, perché complici omertosi.

“P – e/o l – adri”che hanno dimenticato, se mai l’hanno avuta quell’onesta che insegnavano e pretendevano dai figli, ma che poi hanno disatteso completamente.

“P – e/o l –  adri” da primo banco in chiesa, che vanno a prendere l’eucarestia ogni domenica, dopo essersi alzati dai primi banchi, attraversano la navata, mostrando contrizione.

Ai veri papà, tutti i miei più vividi auguri di cuore…

Marco Bazzato
19.03.2012

martedì 13 marzo 2012

Homs – Siria – trovati oltre 50 cadaveri

Non c’è che dire, un regista non avrebbe potuto far di meglio, anzi, con tutta la buona volontà, il cinema splatter a fatica riesce ad avvicinarsi alla realtà. Sfortunatamente no, non  sa rendere al meglio l’orrore in un massacro cinematografico, i corpi bruciati e straziati dei bambini, in quanto la settima arte è “costretta” ad utilizzare pupazzi in lattice, anziché vera carme umana morta.

Per “fortuna” esiste la Siria e centinaia di orrori dimenticati sparsi per il mondo, ma soprattutto, per fortuna, “esiste” l’inedia e la vigliaccheria del mondo civilizzato. Già, perché in Siria si sta andando oltre al naturale scontro tra potere dittatoriale e opposizione, al giusto desiderio di immobilismo o di cambiamento da parte dei ribelli.

E i media italiani, tv in primis, mettono la testa sotto la sabbia, decidendo di non mandare in onda le immagini nude e crude della mattanza, per non turbare il desco serale degli spettatori – potrebbe causare un ulteriore contrazione dei consumi alimentari, danneggiando anche i centri fitness –  ipocriti. E dietro a tutto questo anche la politica italiana, in prima linea contro Gheddafi, dove in Libia continuano a massacrarsi, ma i contratti con l’Eni sono salvi, cosa importa? La politica italiana, la politica dei diritti umani, di destra o di sinistra, sono entrambi la stessa zuppa andata a male, taccino. Hanno troppo a cui pensare, devono spartirsi il Paese con la nuova legge elettorale, perché soffermarsi a fare commenti duri contro il massacro dei civili siriani – donne, vecchi e bambini? Non sono prerogative della politica del nostro Pese, vista l’esiguità degli scambi commerciali, quindi che crepino tutti. interviste fatte a siriani residenti in Italia, come al tempo della guerra in Libia e il conseguente assassinio di Gheddafi? Zero. Chi se ne fotte.

I video che circolano in rete son oda vedere, dal primo all’ultimo e andrebbero trasmessi integralmente nelle ore di maggior audience, nei programmi pomeridiani, nei programmi per bambini, in modo che i piccoli viziati occidentali capissero che esiste un mondo disumano, un mondo dove un neonato può essere sgozzato, dove una donna, una madre, può essere ridotta a brandelli, un mondo dove il cadavere di bambino di pochi anni ha il corpo rigonfio ed è bruciato dal fuoco. Ma si preferisce non vedere, si preferisce fingere che questo, quando fa comodo alla politica, sia un problema che non compete la coscienza dei cosiddetti Paesi civili e dei loro cittadini.

L’evoluta civiltà occidentale…balle. Bisognerebbe dire l’ipocrita e pseudo evoluta civiltà occidentale, che nasconde i massacri commessi sotto lo zerbino, nasconde i cadaveri degli innocenti, rendendosi complice, tramite anche l’assenza di immagini crude, della crudeltà dei carnefici.

L’occidente non ha scuse innanzi a questo silenzio, che va in piazza a protestare a comando quando i partiti politici schioccano le dita della propaganda mediatica, che emette inviti per il gran valzer dell’ipocrisia, solo quando ci sono interessi economici da salvaguardare, altrimenti tace indifferente.

La cosa peggiore è che il cittadino comune, se vuole avere il “piacere” di godersi quanto l’essere umano può essere “superiore” alle bestie, indignandosi per quanto accade nel mondo, non può vedere la  “real death in tv”, no, il cittadino comune, l’anziano, la donna, il bambino sono costretti ad andarseli a cercare in rete, facendo salti da un sito italiano all’altro, nella “speranza” di vedere gli “attori splatter” all’opera su carne morta, perché i media, almeno quelli italiani, hanno abdicato al loro ruolo di servizi pubblico, per addormentare le coscienze del parco buoi, utile al momento delle elezioni..e poi da rincitrullire con idiozie.

Marco Bazzato
13.03.2012

http://marco-bazzato.blogspot.com/

 

http://www.ilfattoquotidiano.it/2012/03/12/siria-massacro-homs-regime-uccide-donne-bambini/196714/

http://www.youtube.com/watch?v=pGXaEnjNubg&feature=related

http://www.youtube.com/watch?v=HWdom8Feqg0&feature=related

giovedì 8 marzo 2012

Marò arrestati. E se gli indiani avessero ragione?

Non accennano a placcarsi le schermaglie politico-diplomatico-giudiziarie tra Italia e India, in seguito all’uccisione da parte di due marò del battaglione San Marco, imbarcati sulla petroliera napoletana "Enrica Leixe" (1), che avrebbero, il condizionale è d’obbligo, aperto il fuoco contro una barca di pescatori, uccidendo due pescatori.

L’evento sarebbe avvenuto a più di trenta miglia dalle coste indiane, quindi a rigor di Trattati internazionali in acque  extraterritoriali, in mare aperto.

Stando ai resoconti dei media italiani, il reato commesso sarebbe di pertinenza dell’Italia, e l’arresto ora in essere, sarebbe una palese violazione dei Trattati internazionali e del mandato Onu. I nostri media lamentano che la petroliera, non doveva attraccare nel porto indiano, ma il capitano, a differenza dei militari, risponde all’armatore, mentre i militari rispondono alla loro catena di comando, che aveva sconsigliato l’approdo, ma non aveva nessun diritto legale d’impedire al capitano, non essendo sottoposto a leggi militari, obbligato ad obbedire  agli ordini impartiti dalle autorità indiane.

Ora, stando a quanto riportano i quotidiani, i militari italiani godrebbero dell’immunità, in quanto operavano tecnicamente sotto l’egida Onu. Ma a ben vedere la presenza dei militi a bordo fa parte di un accordo tra Forze Armate e armatori, che per motivi di sicurezza possono richiedere la presenza di militari a bordo. (2), che “conferisce al comandante di ciascun nucleo la responsabilità esclusiva dell’attività di contrasto militare alla pirateria, ed attribuisce in capo a quest’ultimo e al personale da esso dipendente la funzione, rispettivamente, di ufficiale e di agente di polizia giudiziaria limitatamente ai reati di «pirateria» e «nave sospetta di pirateria”.

 Il punto è questo: sospetta pirateria, con le responsabilità che sono attribuite alla funzione  di ufficiale e di agente di polizia, limitatamente ai reati di pirateria.

Dalle immagini che giungono in Italia, sembrerebbe che il fuco sia partito verso una barca di pescatori, ma sarà la perizia balistica indiana che dovrà stabilire se i colpi sono stati sparati dai due marò. A detta di molti sembrerebbe che sussistano delle discrepanze temporali.  Il punto principale è anche un latro, ossia se l’imbarcazione a cui è stato aperto il fuoco è oltre ogni ragionevole dubbio è una barca di pescatori, senza alcun legame con la pirateria, i militari per eccesso di legittima difesa, seppur con l’attenuante del sospetto, potrebbero essere andati oltre il mandato come forze di sicurezza militari a bordo di una petroliera civile.  Da qui l’ordine, rispettato dal capitano, di dirigersi verso il porto indicato dalle autorità, che hanno provveduto, chiedendo il permesso di salire a bordo di una nave battente bandiera italiana, al fermo di polizia giudiziaria dei militari che avrebbero, ma sarà la magistratura indiana a stabilirlo, se sono stati loro a sparare, andando oltre il mandato ricevuto e agli accordi vigenti tra armatore e Marna Militare italiana a cui i marò fanno riferimento.

Anche se fa pensare a un’anomalia il fatto che le autorità diplomatiche abbiano chiesto un incontro con le famiglie, anche allo scopo di offrire dei risarcimenti in denaro ai famigliari delle vittime. (3) – (4) È strano che ancora prima di un dibattimento si voglia giungere a un accordo extragiudiziario. Di prassi i risarcimenti vengono imposti dai giudici  ai colpevoli, a favore della vittime, dopo aver emesso una sentenza di colpevolezza.

Spesso si fa il parallelismo con la Strage del Cermis  (5), dove la politica italiana afferma che i due marò godrebbero dell’immunità (6).  Ma se secondo quanto sostiene la magistratura indiana non si fosse trattato di pirati, seppur sospetti, agli occhi dei militari italiani,  una volta a terra, potrebbero essere obbligati, come sembra stia succedendo, a rispondere alla magistratura di quel Paese, in quanto stando ad un interpretazione estensiva del diritto indiano, sembrerebbe che un reato commesso in una barca indiana, anche al di fuori dalle acque internazionali, sarebbe di competenza di quel Paese. Per fare un parallelismo, spesso la giustizia americana compie azioni di polizia anche fuori dai confini nazionali.

Non si può nemmeno parlare di parallelismi tra la strage del Cermis e quanto è avvenuto nelle acque extraterritoriali dell’oceano indiano, perché gli italiani hanno fatto mettere sotto sequestro l’aereo che aveva causato la strage, seppur si trovasse all’interno di un istallazione della Nato e i i pubblici ministeri italiani richiesero di processare i quattro marine in Italia, ma il giudice per le indagini preliminari di Trento ritenne che, in forza della Convenzione di Londra del 19 giugno 1951 sullo statuto dei militari NATO, la giurisdizione sul caso dovesse riconoscersi alla giustizia militare statunitense”.

 Ma fu un giudice italiano a stabilirlo. Lo stesso dovrebbe appurarlo un giudice indiano, dopo aver visionato i carteggi e aver interpretato i Trattati Internazionali, ma dove anche la magistratura, essendo un organo indipendente dagli altri poteri dello Stato, non dovrebbe subire alcun tipo di pressioni politiche interne e/o internazionali di sorta.

L’Italia non può indignarsi per i sentimenti anti italiani presenti in questi giorni in India.  Sono espressioni “normali” e naturali, fomentante anche dalle forze politiche che hanno bisogno d’avere casse di risonanza in termini di elettorato e di aggregazione, contro un ipotetico comune nemico.

 Non si può aver dimenticato a riguardo la Strage del Cermis, che nel nostro Paese, in concomitanza con le varie fasi dell’inchiesta (7)  si sono tenute manifestazioni antiamericane , o come quelle accadute nel 2007 (8), antirumene.

Indignarsi per quanto altri fanno a “casa loro”, quando in “casa propria” le cose si svolgono, con motivazioni più meno diverse, manifestazioni analoghe, odora di antistoica ipocrisia giornalistico-populistica.

Come non va dimenticato che alla fine con la strage del Cerms, il Ministero della Difesa non paga:Conscio delle gravissime responsabilità dei piloti americani, il Congresso degli Stati Uniti si è affrettato ad approvare un indennizzo di 20 milioni di dollari a favore del comune e della provincia di Cavalese, nonché della società che gestiva la funivia, utti gravemente danneggiati, il 3 febbraio 1998, dalla strage del Cermis, provocata da un aereo della marina militare degli USA che uccise 20 persone. Ma, per motivi oscuri, il ministero della Difesa italiano, che quell’indennizzo ha già ricevuto da tempo, si rifiuta di farli giungere a destinazione. E così alla provincia autonoma di Trento non è rimasto altro che citare il ministero in Tribunale. Per la strage del Cermis gli USA hanno già versato, questa volta direttamente, due milioni di dollari ai familiari di ogni vittima. (9)

La politica italiana, attraverso la rappresentanza diplomatica e consolare ha il diritto-dovere di tutelare i due militari italiani, però come accade in ogni indagine giudiziaria, l’Italia deve attendere che la Giustizia, nel rispetto di tutte le leggi internazionali e Trattati, compresi i bilaterali, faccia il suo corso, senza mettere fretta alla giustizia indiana, intervenendo nel limite e nel rispetto delle relative competenze, tramite gli organismi preposti, alla soluzione del caso giudiziario, lasciando che la legge faccia il suo corso, vigilando superpartes affinché si trovi, attraverso la Giustizia, nelle sedi competenti, Giustizia e Verità processuale, non soggettiva per l’una o per l’altra parte, ma oggettiva, in modo che le responsabilità vengano accertate oltre ogni ragionevole dubbio, nel nome delle vittime innocenti di questo tragico evento, al pari della vittime innocenti della strage del Cermis, hanno perso la vita.

Se l’Italia dovesse lamentarsi per la lentezza del sistema giudiziario italiano dovrebbe ricordarsi il caso di Meredith Kercher (10), dove la famiglia attende ancora giustizia, con un cittadino italiano, Raffaele Sollecito, e una cittadina americana, Amanda Knox,  assolti per non aver commesso il fatto,  dopo quasi quattro anni di detenzione (11), L’Italia e gli italiani potrebbero indignarsi solo se il sistema  giudiziario italiano fosse realmente migliore e più rapido di quello indiano…
Ma visti i precedenti.
In ogni caso ai due Marò del Battaglione San Marco va la solidarietà e la presunzione d’innocenza fino a prova contraria, da accertarsi nelle sedi opportune.

Marco Bazzato
08.03.2012




martedì 6 marzo 2012

Lucio Dalla: le polemiche post mortem causate dal Vaticano


L’improvvisa scomparsa di Lucio Dalla, morto d’infarto in Svizzera e sepolto il giorno del suo compleanno nella natia Bologna, continua a mietere polemiche, con il Vaticano chiuso ella trincea dei propri errori dottrinali, in spregio delle norme più elementari del Codice di Diritto Canonico, delle Sacre Scritture del Nuovo Testamento e del Catechismo della Chiesa Cattolica.

La Chiesa, il Vaticano, non dovevano concedere il funerali religiosi al cantante scomparso. La lobby omosessuale, checché ne dicano i porporati c’entrano come i cavoli a merenda, con questo scivolone, circa il Magistero calpestato della Chiesa.

Tutti sapevano dell’omosessualità di Lucio Dalla. Affari suoi si dirà! Affari che competono alla sua sfera privata. Giustissimo.

 Ma…Ma esisteste un ma. Se tutti sapevano e costui era vicino alla Chiesa in quanto si professava credente e praticante, strano ossimoro, visto che la Chiesa chiede agli omosessuali di vivere la propria condizione in astinenza, evitando le tentazioni e le congiunzioni carnali con un esponente dello stesso sesso, la Chiesa non poteva non sapere della condizione di ambiguità in cui l’uomo, non l’artista, in cui  ha vissuto per  anni.

Se la Chiesa sapeva doveva comportarsi, codice di diritto canonico alla mano, di conseguenza. Se non sapeva doveva informarsi, non fare lo struzzo, mettendo la testa sotto la sabbia, aggrappandosi, come abitudine sugli specchi della demagogia puerile e lavamani, emulando Ponzio Pilato.

Con tutto il rispetto per il dolore umano di Marco Alemanno, la Chiesa non doveva permettergli di salire sul pulpito a leggere quel messaggio, perché così lo Stato città del Vaticano, da cui il vescovado dipende, è andato contro le sue millenarie regole, codici e codicilli.

Nel Nuovo Testamento sta scritto: Romani 1,26-27: «Per questo Dio li ha abbandonati a passioni infami: le loro donne hanno cambiato i rapporti naturali in rapporti contro natura. Egualmente anche gli uomini, lasciando il rapporto naturale con la donna, si sono accesi di passione gli uni verso gli altri, commettendo atti ignominiosi uomini con uomini, ricevendo così in se stessi la punizione che s’addiceva al loro traviamento».

Così come  ne I Corinti 6,9-10: «[...] Non illudetevi: né immorali, né idolatri, né adulteri, né effeminati (malakoi — Vulg. molles), né sodomiti (arsenokoitai — Vulg. masculorum concubinatores), né ladri, né avari, né ubriaconi, né maldicenti, né rapaci erediteranno il Regno di Dio».

Lo stesso dicasi per  Timoteo 1,9-10: «[...] sono convinto che la legge non è fatta per il giusto, ma per gli iniqui e i ribelli [...] per i pervertiti (arsenokoitai — Vulg. masculorum concubinatores) [...] e per ogni altra cosa che è contraria alla sana dottrina».

La Chiesa con queste esequie religiose ha dimostrato la sua ambiguità interpretativa, quando fa comodo.

Questa non può ridurre allo stato laicale preti considerati scomodi che vanno contro la dottrina ufficiale (1), quando si tratta di dare gli stessi diritti religiosi agli omosessuali cattolici, comportandosi in antitesi con gli insegnamenti dei vari Pontefici che si sono scagliati contro il relativismo della società moderna, ma, per fare cassa – leggesi diritti televisivi e offerte – disattendere le regole  che  si è data nel corso di quasi duemila anni.

Tra le altre cose, suona come una vera e propria presa in giro la frase pronunciata da padre Bernardo Boschi, dove a suo dire: «La Chiesa condanna il peccato e non i peccatori.» A costui sarebbe consigliato un ritiro spirituale e una lettura attenta della Bibbia, per tornare in Comunione con le Sacre Scritture.

Gli italiani non hanno dimenticato il caso Piergiorgio Welby, che ha scelto liberamente di morire dopo una lunghissima malattia. Spiegazione ufficiale del Vicariato romano per non svolgere le esequie religiose? Per evitare l’esposizione mediatica. (2) .Per Welby il principio (ballerino) di distinzione tra peccato e peccatore non valeva – , anzi la Chiesa nel suo caso si arroccata il diritto di condannare, prima del Giudizio Finale, peccato e peccatore, invece d’affidarlo, come da prassi liturgica delle esequie, usando una delle una delle invocazioni che recita: (3)

Signore, Padre santo,
Dio onnipotente ed eterno,
ascolta la nostra preghiera per; il fratello N.,
perdona le sue colpe e concedigli il riposo eterno
nella beata pace della tua dimora,
in compagnia dei tuoi santi.
Fa' che dall'oscurità della morte
passi allo splendore della tua luce,
e viva per sempre con te nella gloria del tuo regno.
Per Cristo nostro Signore.

Facendo due paragoni tra un essere umano famoso che dalla vita ha avuto tutto – Lucio Dalla – e un “signor nessuno”, Piergiorgio Welby, che ha cercato una morte dignitosa, dopo una vita fatta all’insegna dello stesso Calvario e della stessa Passione Cristica, dove Welby e Cristo si sono consegnanti volontariamente alla morte – che sia suicidio anche quello di Cristo? Probabilmente sì, ma la Chiesa lo negherà sempre – con il Cristo che ha sopportato “solo” il peso della flagellazione, la corona di spine, e i chiodi sulle mani e sui piedi, le pene della crocifissione, per un totale di non più di 36 ore,  che paragonati ad una lenta e costante agonia di Welby, il cattolicesimo Vaticano, ha scelto l’edonismo e l’apparire di un cantante,  rispetto alla ricerca del diritto di morie dignitosamente di un essere umano, condannato  a prescindere dalla Chiesa, che si è arroccata il diritto del Giudizio Finale, con il Catechismo della Chiesa Cattolica, che espressamente recita:  Gravi disturbi psichici, l'angoscia o il timore grave della prova, della sofferenza o della tortura possono attenuare la responsabilità del suicida, .(4)seconda parte del codice 2282.
 Ma la Chiesa nel caso Welby non ha concesso alcun tipo di attenuante terrena – funerale negato – ma,spiritualmente parlando, il comportamento privato del cantante, che secondo la religione non poteva sfuggire all’onnipresenza di Dio, era ben conosciuto e condannato, secondo le Sacre Scritture dallo Stesso Dio, ma il Vaticano ha ignorato bellamente anche il 6° Comandamento: Non commettere atti impuri. (5).
Appare chiaro che facendo un’analisi comparativa di due eventi apparentemente scollegati, ci si trova innanzi ad un mondo ecclesiastico che non conosce, non solo l’ABC della religione che va a predicare, ma dimostra una compassione a corrente alternata, viziata da un relativismo commerciale, in spregio alla cacciata dei Mercanti dal Tempio –  Luca a19, 45-46, (6) dallo Sterco di Satana.


Con questo giudizio arbitrario, il Vaticano, la Chiesa ha sconfessato anche il Primato di Pietro e quanto detto da Gesù Cristo e presente nel Vangelo di Matteo 16, 18 “ E io ti dico: Tu sei Pietro e su questa pietra edificherò la mia chiesa e le porte degli inferi non prevarranno contro di essa. (7) e la tradizione religiosa dell’omofobia presente nell’ordinamento dell’ex Stato Pontificio, ora  Stato Città del Vaticano, che si rifà alle Sacre Scritture, ignorate per esigenze edonistiche, d’immagine, dettato dal guadagno economico e dalla speranza di fare proselitismo religioso e/o apostolato. Dipende dal punto di vista.

Se la Chiesa deve arrabbiarsi deve prendersela con le proprie omissioni e le interpretazioni capziose, di comodo, ma non accanirsi, dopo che è passata all’incasso, con le associazioni gay.

Come dice un proverbio “Chi è causa del suo male pianga se stesso”

 La Chiesa ha dato spazio al coming out non espressamente affermato, ma non negato, dell’amico di Lucio Dalla, Marco Alemanno, con il conseguente outing post mortem del cantante, che non ha potuto smentire le parole pronunciate in pubblico.

Marco Bazzato
06.03.2012

(7)  http://www.unionecatechisti.it/testi/bibbia/nuovotest/vangeliat/Matteo/Matteo16.htm

venerdì 2 marzo 2012

La Harlan “libera” le 900 scimmie da laboratorio

Sembrerebbe che stia andando verso una tragica conclusione, per la legalità nel nostro Paese, ostaggio di fronde radicali animaliste, la triste vicenda della Harlan, azienda internazionale che fornisce servizi a laboratori di ricerca, università pubbliche e private.

È assurdo in un Paese che ha la pretesa di dirsi civile che dei “terroristi!, in altro modo on si possono definire, vadano a danneggiare un’azienda, che stando ai controlli effettuati, opera nell’assoluta legalità, rispettando i protocolli per la detenzione degli animali in gabbia, in regola con le normative vigenti, circa l’ospitalità, entro i suoi spazi, di animali destinati a dei laboratori oltreconfine, dove l’azienda italiana fa da intermediario.

Le scene di “violenza urbana”, /(1) leggesi violazione della proprietà privata, invece d’essere bloccate dalle forze dell’ordine, senza che nessun politico abbia avuto il coraggio di condannare l’accaduto, anzi. Una parlamentare della Repubblica, Maria Vittoria Brambilla, invece di schierarsi per la legalità, il rispetto delle leggi attuale dello Stato italiano, fa battaglie ideologiche e morali, che fanno perdere alle imprese, vedi la Green Hill  (2) di Montichiari e la Harlan,  profitti che in parte andranno allo Stato e ai comuni  e perdite di posti di lavoro anche nella filiera si vedono accerchiate da  uno sparuto numero di reazionari che  aizzano le coscienze deboli, facendo un presunto appello alla moralità relativa, dove questi sparuti si arroccano il diritto di parlare a nome di tutti gli italiani.
 
L’Italia sta toccando il fondo per quanto riguarda la credibilità legale circa la possibilità di fare impresa. Bastano “quattro accattoni” che gridano come animali indemoniati per rendere a miti consigli una politica arruffona senza principi, che attaccano il carro, trasformandosi  in reggipanza degli urlatori. Peccato che non accada così con la Tav in Val di Susa, lì i manganelli volano quasi come al tempo della buon anima, usati come nuovo olio di ricino, non solo contro i violo lenti, ma colpendo alla cieca i manifestanti pacifici.

La vicenda dei macachi fa capire anche all’estero quanto siano diventati macachi gli italiani. Macachi perché permettono che quattro scimmie gridino peggio di Cita, arrampicandosi e scavalcando come scimpanzé i cancelli, facendo irruzione un’azienda in regola, non si capisce in nome di quale assurdo principio.

 Per una moralità che non piace a una parlamentare, in cerca di voti alle prossime elezioni, che indirettamente spalleggiata da dei radicali della sinistra animalista, contro il capitale e la libera impresa?

 Strana moralità per una che fa parte del Popolo della Libertà e che invece di battersi affinchè imprese straniere vengano in Italia ad investire, rema contro gli interessi nazionali, per quattro beagle e due  macachi?

E gli italiani dovrebbero affidare le sorti della nazione ad nemica della scienza e del progresso, vittima della regressione oscurantista di una tribù di aborigeni animalisti?

La cosa migliore sarebbe che il governo rendesse questi allevamenti, questi luoghi di transito per gli animali destinati al nobile scopo di sacrificarsi per la ricerca scientifica, in “zone militari di interesse strategico”, come per la Val di Susa. Così nel caso di ribellioni insensate da parte dei cittadini, stando al silenzio che i partiti politici fanno, nel nome dei miliardi che ci sono in gioco, altro che credibilità europea ormai sotto i tacchi.

Gli italiani non l’hanno ancora capito, ma nel nome dell’estremismo radicale animalista il Paese sta abdicando spazi di libertà, sottratti agli umani, per essere dati immotivatamente alle razze animali diversa,ente inferiori rispetto all’Homo Sapiens Sapiens. Questo, e non verrà controbilanciato potrebbe, nel nome dell’interesse della casta animalista, potrebbe portare a vedere gli umani ingabbiati, rinchiusi in recinti, con gli animalisti che li utilizzano per la vivisezione.

Certo, sembrerebbe un ragionamento da Pianeta delle Scimmie, ma quando si deve affrontare un modo di pensare da primati, va messa in conto ogni variabile, anche la più deleteria per la specie umana.

L’animalismo è diventato il nuovo credo barbarico delle masse metropolitane sbandate eprive del senso della ragione, regrediti allo stato di sub primati, prive del rispetto della proprietà privata altrui. Masse dotate di schemi di pensiero che hanno fatto regredire i portatori di questa patologia soggetti pericolosi e aggressivi verso i loro simili, che non si adeguano al pensiero del branco.

L’amore per gli animali, viceversa è un'altra cosa. È rispetto in primo luogo per la specie animale superiore a qui l’uomo appartiene, rispetto della gerarchia naturale che ha messo l’essere umano al primo posto nella scala evolutiva, e di conseguenza rispetto per le forme specie e razze di animali inferiori rispetto all’uomo, il cui anche l’utilizzo scientifico, se permesso dalla legge e dai protocolli internazionali, ha ricadute benefiche sia sull’uomo stesso sia sulle specie inferiori, in quanto anche per curare gli animali a cui sono somministrati farmaci provenienti dalla sperimentazione su questi esseri.
 Ma gli animalisti fingono di non saperlo. A costoro e i loro amati andrebbero tolti i farmaci e cure, passate attraverso la sperimentazione clinica su cavie animali, in nome di quel principio che gli animalisti, quando fa comodo fanno assurgere a dogma di fede ideologica, ma pronti a calpestarlo quando si tratta di utilizzarli per se stessi o per i propri cari, umani e/p animali che siano.

Questa è l’ipocrisia ideologica dell’animalista radicale.

Marco Bazzato
02.03.2012


(2)   http://marco-bazzato.blogspot.com/2011/12/chiudere-green-hill-il-canile.html