I primi timidi accenni d’estate arrivano lentamente, e nelle spiagge s’iniziano a vedere corpi mezzi ignudi, distesi sotto un sole quasi di maggio. Ma con l’arrivo della bella stagione, delle gite fuori porta, torna in aguge la moda dell’abbandono del migliore amico dell’uomo, che non è il nonno che porta al parco i nipotini, ma di Fido: il cane, rinnovando la tradizione tipicamente estiva e/o ferragostana del lancio dei cuccioli dal finestrino, o l’abbandono lungo qualche rettilineo, confidando nell’attenzione degli automobilisti, che in caso d’investimento della bestia, se di grosse dimensioni, non arrechi eccessivi danni alla vettura.
La moda, piaccia o no, come sempre dilagherà, raggiungendo le naturali vette d’umana bestialità poco prima del grande esodo ferragostano, con i futuri villeggianti che non sanno che fine far fare “al cagnaccio” che in quei giorni, manco fosse un licantropo, si trasforma in un essere pulcioso, piscone, escrementizio, che vuole – abbaiando fino a far rintronare il cervello – essere accudito come fosse un vecchio con l’alzimer, che ha bisogno della badante.
E così i padroni, stanchi del giocattolo peloso, scelgono l’abbandono, scelgono lo sport nazionale del lancio del cucciolo rinchiuso in sacchetti di nylon, che spesso – senza morire all’impatto – giungono lentamente al loro dio, e al paradiso dei cani, dopo esser rimasti – magari – per ore sotto il sole.
Eppure la soluzione a questo spreco inutile di cani morti ci sarebbe, ma andrebbe a scontrarsi con una mentalità, che se da una parte ha la sfacciataggine di ritenersi estremamente sensibile, dall’altra, fa si che migliaia di bestie, diventino randagie o che finiscano in poltiglia lungo strade e autostrade, e consisterebbe nel creare dei punti di raccolta, dei canili, una specie di centri di prima accoglienza per cani abbandonati, per poi spedirli in Cina o in Corea del Sud, dove la carne di questi animali è ambita e accetta e con le pelli si confezionano stupende pellicce rivendute anche in occidente.
Va ricordato, infatti, che per certe culture orientali, i migliori amici dell’uomo, sono anche tra i migliori amici degli stomaci affamati, tant’è che ad un coreano un cinese, non mangerebbero mai carne di coniglio, dimostrando, se mai fosse ancora necessario di come i gusti culinari sono diversi da regione a regione, da nazione a nazione.
Le spedizioni dei cani randagi, raccolti in Italia, potrebbero avvenire con scadenze mensili, e dove i futuri pranzetti, potrebbero essere semplicemente regalati, in quanto negli evoluti Paesi occidentali, c’è sovrapproduzione di animali da compagnia, non importa se di razza o bastardi, specie nelle grandi città, dove questi spesso – presi dai morsi della fame – aggrediscono vecchi e bambini.
Rimettere la carne di cane nella catena alimentare, non sarebbe la soluzione del problema alimentare, ma potrebbe aiutare a diminuire la penuria di carne che sta attanagliando la ricca Cina, dove nelle parti più povere del Paese, queste pietanze sono apprezzate, migliorando gli interscambi commerciali, scaricando al Paese di Mezzo un assurdo problema etico, che la nostra ricca società, non permette – per cultura – di vedere il cane come fonte alimentare, che stando alle leggende metropolitane, il cinese si ciba anche di carne di gatto, come facevano decenni fa i vicentini quando non c’era altro da mettere nello stomaco, e quindi l’approccio a questi tipi di alimenti, in Italia è prettamente culturale; ma non per questo significa, che non si possano smaltire le eccedenze canine, confidando solo nella bontà di casa nostra, e che non si possa vedere, nel nome del tanto sbandierato, a parole, rispetto delle diverse culture, questi animali, al pari della carne di maiale, di gallina, o altro, come un mezzo di sostentamento.
Naturalmente non si tratta di rivedere le nostre abitudini in cucina, ma di saper vedere dentro un eventuale futuro business una fonte di guadagno, sapendo anche che i canili costano denaro, gettato via inutilmente, senza un adeguato tornaconto economico, visto che oltretutto, spesso gli animalisti, immotivatamente, si oppongono anche alla soppressione dei cani in eccedenza, preferendo ideologicamente, non aprire gli occhi innanzi alla possibilità di vedere il cane, per quello che è: una semplice bestia che una volta terminato il suo ruolo da animale da compagnia, può essere messo nel fuoco, per gli amanti di questa prelibatezza che imbandisce le tavole delle culture diverse da quella occidentale.
Marco Bazzato
28.04.2008
http://marco-bazzato.blogspot.com/