mercoledì 16 aprile 2008

Politiche 2008: Arcobaleno defunto. Deo Gratia!




Magnificat, gaudio magnum,alleluia!

Onestamente non si sapeva come reagire. I voti delle elezioni politiche 2008 hanno lasciato in molti senza parole, basiti, gaudenti, felici come prostitute, che tornando a casa, dopo una sera passata a farsi ripassare gli orifizi, contano la grana, frutto del loro sudato lavoro.

Le politiche 2008 hanno ripulito – grazie all’intelligenza degli elettori – l’Italia da tante scorie, da discariche abusive e non, da troppi venefici virus che negli ultimi anni hanno appestato l’aria, come se gli italiani fossero stati costretti a vivere in una Galleria del vento, una stanza di flautolenze maligne, nell’utopia del presunto rispetto di tutto e tutti; leggesi cani e porci. Ma ora tutto ciò, sancito dalle croci, o x elettorali, appartiene alla storia, appartiene a Caronte, il traghettatore dei morti verso l’oltretomba.

Non si sa da che parte iniziare, per stillare l’elenco dei trombati, dei sodomizzati con la matita dagli italiani, che hanno sapientemente scelto di non trovarsi “disobbedienti”, trangender, abortisti fino al quarantaquattresimo mese di gravidanza, in tv ad ogni ora del giorno, pronti a catechizzare, come dei Frati Neri, il nuovo Verbo che andava imposto alle masse, d’accettare – passivamente – ogni (de)genere di orientamento sessuale.

Il primo sicuramente a godere, più degli altri, per la strombatura, è sicuramente
Vladimiro Guadagno, che pensava che gli italiani, fossero una masnada di dementi, di rincoglioniti pronti a sopportare le sue vampate da vecchio galletto in menopausa, che aveva l’ardire di voler un cesso tutto per se, perché l’uomo non voleva utilizzare i servizi dei maschili, e come un guardone qualsiasi, usava quello delle donne, sentendosi offeso se qualcuno lo sbatteva via a calci in culo.

Non è stato eletto Franco Grillini, presidente onorario dell’arcigay, a dimostrazione che la pacatezza eterosessuale paga, mentre l’arroganza nel voler cambiare, per interesse personale le menti altrui, violando, violentando, stuprando quelli che sono i pensieri da secoli socialmente accettati, per far scivolare – velocemente – il Paese in un degrado morale pubblico di impossibile accettazione.

Gli italiani – questa si chiama democrazia – hanno sancito che sono stanchi di Gay Pride, bandiere rosse, delle faccia barbute di Ernesto Che Guevara , della falce e martello che andrebbe messa fuori legge – come per il fascio littorio – e bandita dalle piazze. Il Paese era stanco d’udire, da queste mummie incartapecorite, viventi nei fumi – di cannabis – del passato, delle litanie della contrapposizione tra fascisti e antifascisti, di questi zombi, non importa se di sinistra o destra, che vivono con le ragnatele nel cervello, e non riescono a prendere coscienza, che non è cambiato il secolo, ma addirittura il millennio, che giustamente, alle nuove generazioni, quelle nate da metà dagli anni sessanta in poi, non gliene fotte una mazza di tutto ciò, e a dimostrazione di ciò sono stati fottuti.

L’aria che si respirerà, non solo in Camera e Senato, sarà più salubre, meno impura, più respirabile, meno intossicata dalla ricerca voler far imporre – pena la minaccia costante della caduta del governo – proposte reazionarie, come le cosidette unioni “civili” per le persone dello stesso sesso, adozioni – di minori – da parte dei medesimi.

Alcuni dicono – i perdenti – che senza questa presenza il parlamento l’Italia sarà meno libera, mentre sono state eliminate delle voci – abituate al “Niet” di stampo sovietico, ad essere all’opposizione costante, anche di se stessi, per il puro principio ideologico di polemica, ma il Paese si era stancato, da tempo, di questa zavorra ideologica, di questa palla al piede, di queste scarpe al cemento, che da decenni, peggio del Titanic, facevano colare a fondo la nave Italia.

Con queste elezioni, finalmente ci si è avviati verso la terza Repubblica, fatta come la globalizzazione insegna, da grandi coalizioni che cannibalizzano le presunte differenze e/o diversità, che se da una parte sono stabilizzanti – a livello teorico – dall’altra, momentaneamente inducono al cosiddetto “pensiero unico”, paradossalmente di comunista memoria, ma in questo caso di matrice opposta.
Gli italiani, piaccia o no, hanno scelto non la colazione che offriva maggiori garanzie d’attuare un programma politico, ma il male minore, hanno preferito una politica – si spera – del fare, anziché del parlare.

Molto probabilmente nemmeno il Berlusconi III riuscirà a risollevare la baracca Italia, rimettendo in rotta una nave da tempo alla deriva, in preda a spinte di Casta, che vedono i cittadini come pecore da tosare, come buoi da condurre al macello, come tori da castrare. Molto probabilmente, forse cambierà poco o nulla, molto probabilmente le cose andranno ancora allo stesso modo, perché di fondo è il sistema, la mentalità, il modo di ragionare e/o pensare la cosa pubblica, spesso amministrata in modo feudale o per discendenza familiare non permette al Paese di cambiare, di rinnovarsi, d’aggiornarsi,uscendo da quelle secche melmose e putrescenti, dove continuamente è trascinato, e dove i cittadini, le classi meno abbienti, sono soffocati dai liquami tossici di una malapolitica che ha trasformato il Paese in uno Stato d’anarchia incostante, in un Paese, dove il brigante va al potere, dove i processi terminano dopo decenni, dove chi si ubriaca come un animale e poi ammazza i pedoni, manco fossero birilli al bowling, rimane praticamente impunito. Ma forse, ancora la colpa di tutto ciò è degli italiani che vivono per fortuna nell’illusione o nell’utopia, che qualcosa possa cambiare.

Vedremo nei prossimi mesi, intanto godiamoci l’uscita di scena politica di partiti e volti che dalla Storia stessa erano stati condannati. Come sempre accade, con decenni di ritardo, la giustizia – proletaria – lentamente arriva. Il popolo, piaccia o no, alla sinistra e alla destra radicale, si è espresso in modo chiaro: Non li vuole più tra i piedi in parlamento. La democrazia ha vinto. Per ora….forse…

Marco Bazzato

16.04.2008

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