Sembra una pandemia, un virus, un’epidemia maligna di animali, lasciati liberi d’aggirarsi per le strade, col membro a penzoloni. La violenza sessuale, la millenaria piaga mai debellata, continua a mietere vittime, lasciando sui cigli delle strade donne, ragazze devastate nella psiche e nel corpo da bestie senza pietà, con i cittadini spesso osservatori attenti ma indifferenti, che spesso tirano dritti, lasciandosi forse poi andare a salaci battute di scherno nei confronti della donna, considerata di facili costumi, che urla e grida chiedendo aiuto, ma a cui nessuno o pochissimi prestano attenzione.
I fenomeno è in aumento nonostante le vane – come abitudine – promesse di Veltroni, allora sindaco di Roma, i casi di violenza sessuale, complice un precedente governo assente, anziché essere diminuiti sono aumentati.
L’assurdo è che esistono leggi a tutela di questi animali – celle d’isolamento – per questi subumani incastrati dalle loro stesse vittime, dove i carnefici hanno più garanzie di coloro a cui hanno tolto la gioia di vivere, hanno rubato l’innocenza, la speranza per il futuro, e qualche volta anche la vita.
Questi animali dovrebbero essere lasciati – nudi – al codice carcerario, che ha un diritto tutto suo, un sistema di regole e giustizia, dove gli stupratori, al pari dei pedofili, e assassini di bambini sono visti come il gradino più basso della scala carceraria, zerbini da calpestare, animali immondi ove il loro sangue nemmeno è buono per intingerci il pennello affrescandoci le celle.
D’altronde prevenire i reati di natura sessuale, è un’impresa impossibile, non importa se alla guida di una città o di un Paese, c’è un governo di centro destra o di centro sinistra, è come pensare di prevenire il raptus di un cane idrofobo che aggredisce un bambino, o che per divertimento insegue e azzanna un postino. Ma per questi migliori “amici” dell’uomo la soluzione si trova: la soppressione; una polpetta avvelenata, dei bocconcini di carne con qualche ottima sostanza tossica, spedendo, senza rimorso, la bestia nel paradiso dei cani.
Questo per non esiste per violentatori e stupratori. Questi – protetti dalla legge – se malmenati, picchiati a sangue dai cittadini infuriati che li trovano con i calzoni abbassati, col membro in vista, mentre cerca di penetrare la sfortunata di turno, sono tutelati – peggio delle bestie in via d’estinzione – e se per puro piacere ricevono un calcio sui reni, dei colpi ai genitali, hanno anche la possibilità di denunciare i salvatori, giunti a difesa dell’ignara vittima di passaggio.
La soluzione a questo problema che scuote le coscienze – solo per pochi giorni – ci sarebbe. Semplice, immediata, efficace ed irreversibile: la castrazione. Non quella chimica, sarebbe comoda e costosa per il servizio sanitario nazionale, ma quella totale, con l’asportazione dei genitali maschili come fa un transgender quando decide di pensare d’essere donna, anziché uomo.
Il costo sarebbe irrisorio, pagabile dall’animale stesso, che poi, forse con poca fatica, potrebbe trovare lavoro come voce bianca in qualche coro.
Scherzi a parte, ma non troppo, la piaga dilagante dell’hobby degli sbandati della violenza sessuale sulle donne, ha assunto, complice una legislazione penale ultragarantista, e la cronica mancanza di uomini e mezzi sulle strade, impegnati in ufficio, o a proteggere politici, che vista la crescente sfiducia, si sono aumentati la protezione, lasciando i cittadini sguarniti e privi di protezione. L’importante, è che come somari, si paghino le tasse e non protestino.
Stalin diceva: “La pietà non la si da nemmeno ai cani”.
Non va dimenticato che il 60% degli stupri, non è commesso da stranieri, non importa se neocomunitari come i rumeni, che in maggioranza provano ad integrarsi, anche se in Italia, vista ormai l’aria che tira, la cosa non è facile, ma da italiani, da animali – col coraggio di definirsi umani – che hanno anche l’ardire di voler chiedere, ricevendola, protezione.
Allo stupratore, dovrebbe, in un paese civile, essere dato lo stesso trattamento riservato alle loro vittime, non per trasformarli in vittime, ma per renderli compartecipi al dolore inferto, col diritto, al termine del quasi eguale trattamento, che a questi non sia fornita alcun tipo di cura medica o psicologica, ma procedendo poi alla castrazione fisica, e segregandoli in galera per sempre.
Peccato che certe giuste pene siano vietate a tutela di quello che comunemente ed erroneamente, in questi casi infami, è chiamato diritto dell’essere umano, ma che di umano, né tanto meno di animale ha. Infatti presumo che non esista nella storia dell’etologia un solo cane che abbia mai fatto violenza sessuale nei confronti di una cagna. Questo sicuramente pone “l’uomo” ad un livello molto più inferiore di quello della bestia.
Marco Bazzato
20.04.2008
http://marco-bazzato.blogspot.com/
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