Sarebbe bello poter avere dei microfoni direzionali, stile Diabolik, per sentire le maledizioni, le imprecazioni, gli insulti scagliati dai famigliari della moglie di Marrazzo nei confronti di quello che entro poco potrebbe essere – nel volgere di pochi mesi – solo un ex consorte. Forse le frasi pronunciate potrebbero essere l’apoteosi di tutti gli insulti che gli italiani serbano nel cuore nei confronti dei pervertiti, ma che per motivi d’opportunità sono costretti a tacere.
Roberta Serdoz rappresenta oggi la riscossa di tutte le donne d’Italia cornificate dai mariti che invece d’aver la decenza di tradire con altre donne, scivolano nella perversione del tradimento consumato con uomini. L’umiliazione per la donna in questi casi è amplificata oltre che dal senso di vergogna, anche dal senso di schifo e di repulso che sicuramente proverà nel guardare il fedifrago in faccia, ricordandosi le volte che si è concessa a lui, forse dopo una copulata perversa e a pagamento consumata dal marito con un uomo che pensa d’essere una donna.
Lo squallido che sta affiorando in questi giorni sta raggiungendo abissi di perversione fuori da ogni logica umana, non per un sentimento che potrebbe, se non viziato dal pagamento delle prestazioni sessuali, anche vero, ma proprio del degrado morale, inteso anche come impudicizia corporea e ambientale, viste anche le immagini degradate, non di via Gradoli, ma in via dei Due Ponti, sebbene la degradazione sia in questo caso dei comportamenti derivati dall’essere transessuali mercenari.
La grettezza del mercimoniale mondo del transessualismo fa emergere tutto il rifiuto sociale del tradimento, della fornicazione extraconiugale, del rifiuto a una normale vita affettiva creata da una coppia maschio/femmina. La pulsione, regressiva allo stato dei primati, porta l’individuo che si accoppia con un suo simile,pagandolo, che pensa d’essere donna, negli aspetti estetici esteriori, ma maschio di nascita e che mercifica il suo corpo, dovrebbe indurre, proprio alla luce dello scandalo Marrazzo a prendere in considerazione il fatto che certe “libertà” sessuali il più delle volte sono l’anticamera della tomba dell’amore coniugale e che a nulla servono i pianti, i piagnistei, i certificati medici, le perizie psicologiche che attestano lo stato di prostrazione psicofisica causati dalla distruzione scientemente cercata, a meno di non essere mentalmente dementi.
Piero Marrazzo dovrebbe riflettere se, alla luce di quanto ha causato alla famiglia in primo luogo e poi alla Regione Lazio, se non sia il caso d’applicare la filosofia del bushido, tramite – come scrive wilkipedia – il suicidio rituale, per salvare l’onore.
È strano però alla luce di quanto in questi giorni è venuto alla luce il silenzio delle associazioni gay, e il sindacato di battoni, battone, transessuali, mercifica tori d’ano e affini, abitualmente sempre pronti a scendere in piazza per ogni emissione d’aria contro i loro presunti diritti.
Ora sarebbe cosa buona e giusta che la moglie cornuta, la povera Roberta Serdoz ,andasse in ogni talk show a raccontare, per filo e per segno, insulti, contumelie, maledizioni e quant’altro la mente umana ha il pieno diritto di generare in queste situazioni distruttive, deflagranti e destrutturanti non per il cornificatore, a lui non deve essere dato nemmeno il rispetto che si deve a un clochard, ma alla moglie offesa, umiliata pubblicamente, distrutta negli affetti e nei sentimenti, sbattuta in prima pagina per colpa di un portatore insano di perversioni sessuali al limite dell’abominio umano.
Ma sfortunatamente potrebbe accadere che la vittima, ossia la moglie, possa venire dipinta come la carnefice, se decidesse con piena ragione, di divorziare, pretendere un risarcimento da strappa mutande, togliendo al marito ogni bene, non solo economico, ma anche sentimentale e affettivo, come ad esempio la figlia di otto anni, che in questi giorni sarà costretta, ingiustamente o giustamente, dipende dai punti di vista, per colpa del padre, a subire ogni genere di offesa e neffandeze come solo i bambini, nella loro pura innocenza, sanno trasmettere con virulenta e distruttiva semplicità.
Sta ai media ora non trasformare un carnefice, non solo nella vittima dei presunti ricatti, perché altrimenti sarebbe un’offesa nei confronti della vera vittima di queste perversioni sessuali, che duravano da anni, sette almeno. Non va dimenticato che i militari, le cosiddette mele marce non sono ancora state condannate in via definitiva, e quindi anche per loro esiste la presunzione d’innocenza fino al terzo grado di giudizio. Senza contare che eventuale reato a parte, i militari hanno svolto un servizio non solo sociale, ma anche familiare e politico, facendo emergere il comportamento dell’ex Presidente della Regione Lazio, permettendo non solo alla politica, ma soprattutto alla famiglia di lui di fare pulizia, allontanando – si spera quanto prima – il soggetto dalle mura domestiche, senza dimenticare che i comportamenti licenziosi e libertini non avevano nulla di privato, in quanto partendo dalla scorta, l’autista, i vari transessuali prestatori d’ano a pagamento, altri clienti pervertiti e le due vie dove Marrazzo andava a pagare anche 5.000 euro per ricevere una marchetta, questa era tutto fuochè una faccenda privata. L’unica che sicuramente non conosceva il vizzietto del marito d’accoppiarsi carnalmente con uno più uomini, era la moglie, solitamente l’ultima a conoscere le cose, nonostante oggi, ,martedì, dai giornali si evinca la volontà della donna di rimanere vicino al cornificatore depravato. Parole che non dicono nulla, in quanto anche la donna a mente ancora troppo calda potrebbe essere stato facile perdonare, ma poi vedremo col passare dei giorni, dei mesi, quando inizierà a domandarsi dove va il marito ogni volta che esce da solo, quando si avvicineranno i momenti dei processi, dove dovrà ripercorrere nuovamente davanti a un giudice i suoi vizzietti, i costi pagati per le prestazioni, le bugie che ha detto, ma soprattutto dormirci assieme, senza non prima avergli fatto fare una serie di esami per appurare che non sia portatore di qualche malattia sessuale, o infezione dovuta ai rapporti anali se commessi senza l’uso del preservativo o peggio ancora dell’Aids.
Marrazzo però dovrà anche chiarire prima alla moglie e poi anche ai magistrati quanti denaro abbia letteralmente infilato nei “buchi dei cu.i” dei transessuali, perché sebbene il suo stipendio non sia certo da pezzente, 5.000 euro per commettere un atto sodomitico è una cifra da capogiro. Senza contare che bisognerebbe sapere quante volte la settimana o al mese spendeva certe cifre e per quanto tempo questo andazzo degradante e dispendioso è andato avanti, facendo così quattro conti per capire se ha usato solo il suo denaro o se ci sono stati altri introiti, anche perché è difficile da credere che la moglie, indipendentemente da tutto, non chiedesse almeno una volta ogni tanto conto delle entrate familiari, solo per un semplice calcolo dettato da una sana gestione dell’economia domestica.
Piero Marrazzo ora dice d’essere stressato, d’avere le palpitazioni, di sentirsi distrutto, di vergognarsi per ciò che ha fatto. Beh innanzitutto dovrebbe avere almeno come minino sette anni di vergogna, sette come gli anni che avrebbe frequentato questo transessuale, pagandolo.
Questa è una storia sordida, squallida che oggi peggio degli scandali di Berlusconi fa apparire, all’estero, un uomo delle istituzioni come un degenerato sessuale, mettendo ancor di più in cattiva luce l’Italia, gli italiani ma soprattutto la Regione Lazio e i laziali che l’hanno avuto come Presidente di Regione. Lo Stato e la Regione Lazio dovrebbero costituirsi parte civile contro Piero Marrazzo per il danno d’immagine che i suoi comportamenti teoricamente privati hanno cagionato, chiedendo un sostanzioso risarcimento.
Un consiglio alla moglie da parte di Cicerone e da Santa Caterina da Siena. Il primo diceva: Quando un marito soggiace a questo vizio, la moglie ha diritto alla separazione di corpo e di beni dal proprio marito e Santa affermava che la sodomia è ”vizio maledetto schifato dagli stessi demoni”.
La moglie mediti perché un vizio non sparisce quando uno scandalo, specie lo scandalo dell’ex giornalista e dell’ex Presidente della Regione Lazio, diventa di dominio pubblico, anzi potrebbe assumere nuove forme.
Marco Bazzato
27.10.2009
http://marco-bazzato.blogspot.com/
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