lunedì 30 ottobre 2006

Vladimiro Guadagno: un uomo nei bagni delle donne

È stata una doccia fredda per l’onorevole Vladimiro Guadagno la reazione della collega Elisabetta Gardini, quando si è trovata il parlamentare nel servizi delle donne. La parlamentare di Forza Italia si è sentita violentata nella privacy, in quanto l’onorevole Guadagno da anni noto transgender conosciuto con il nome d’arte di Vladimir Luxuria, invece d’usare il bagno degli uomini, come la sua carta d’identità e il rispetto anche delle comuni e semplici regole del vivere sociale, usa abitualmente i servizi femminili, per non imbarazzare gli eventuali colleghi maschi, pensando a questo punto a torto, di ricevere la solidarietà femminile.
Naturalmente le associazioni per i diritti degli omosessuali, delle lesbiche e dei transgender hanno gridato al razzismo, all’omofobia e quant’altro di più insultante si può dire nei confronti di una parlamentare che alla pari del collega ha chiesto solo un minimo di rispetto della privacy almeno nei servizi igenici.
Viviamo in una società che guarda ai diritti del singolo con un occhio orbo, dove vige solo il rispetto delle condizioni personali, delle scelte individuali di una sola parte della società, dove una maggioranza che non si riconosce in determinate scelte individuali del singolo, dovrebbe necessariamente piegarsi alle parole altisonanti della stampa schierata come dei Tank militari pronta a sparare quando qualcuno parla fuori dal coro imposto alle masse, ad una minoranza che ha il diritto d’essere tutelata e rispetta, ma che deve saper integrarsi con quelle che sono le regole sociali e personali ed opinioni dei singoli cittadini che si riconoscono nella maggioranza non più rappresentata, denigrata e bollata come razzista.
I diritti dei singoli non sono una realtà a senso unico, questo non significa che il sig. Guadagno non debba vivere la sua sessualità come meglio crede, sbandierando liberamente il suo essere transgender, le sue tendenze sessuali o quant’altro desidera, ma non può nemmeno pensare che l’Italia intera debba essere daccordo con lui, approvarlo, applaudirlo ed incoraggiarlo. È ora di finirla con la scusa che la società non capisce la sofferenza dei transgender, che non vengono accettati per quello che sono, per l’identità sessuale o quant’altro spesso dichiarano. Come giustamente gridano ai quattroventi che l’identità sessuale fa parte delle scelte personali e individuali, la smettano di voler coinvolgere a tutti i costi gli altri nei loro problemi, tanto loro comunque non risolvono quelli di coloro che la pensano in modo diverso da loro.
Questo non è nè razzismo nè la tanto sbandierata omofobia con che si viene marchiati a fuoco quando non ci si adegua, ma semplice buon senso.
Ma visto che il transgender non da importanza alla sua sessualità di riflesso si disinteressa all’importanza che altri danno alla propria, e non si vede il motivo per qui, se lui si disinteressa nel fare una scelta personale, tutti gli altri debbano sottostare al suo vacuo, approvando de facto la condizione in cui nemmeno lui si riconosce appieno, evitando così spiacevoli malintesi che vanno ad imbarazzare chi come l’onorevole Guadagno li crea e la deputata Gardini, che non essendo obbligata, si vedrebbe costretta ad accettare e subire passivamente, le scelte individuali di un maschio che vuole usare i servizi delle donne.
Tanto più che leggendo i vari articoli presenti nella rete, tutti definiscono al maschile l’onorevole Guadagno, e non si sforzano di fare un semplice salto logico: se lo scriviamo al maschile, allor significa che lo riconosciamo come maschio, e come maschio è entrato nel bagno delle donne. Dove sta lo scandaolo alla fine? Che indipendentemente da quello che l’onorevole Guadagno dice di se stesso è un uomo entrato nei servizi igenici delle signore, se un parlamentare eterosessuale avesse usato i servizi femminili cosa si sarebbe detto di lui?

Marco Bazzato
30.10.2006
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