lunedì 7 aprile 2008

Olimpiadi 2008: Caccia al Tedoforo



Forse non sarà una nuova disciplina olimpica, ma quest’anno,
Cina 2008, già prima di iniziare è un evento mediatico. Il CIO e il governo cinese, non lo hanno ufficialmente inserito nell’elenco dei giochi, ma la moda dei “calci in culo al tedoforo” sta dilagando come una protesta per il riso, un’azione studentesca degli universitari che lottano per i propri diritti, un aggressione militare, fatta dal governo cinese contro la riottosa e sanguinaria provincia tibetana, divenuta per i governanti pechinesi – che secondo alcuni potrebbero essere scambiati per cani – lo spauracchio della manifestazione olimpica, che all’occhio della classe dirigente del Paese di Mezzo, ha da tempo trasformato il Dalai Lama, in un Osama Bin Laden, pelato e sbarbato.
A dar involontariamente l’avvio alle danze, è stato l’ungherese – dall’alito all’aglio, come il
salame – del presidente francese, che tra una notte e un viaggio con la nuova moglie, la terza, l’italiana – sai che orgoglio! – Carla Bruni, trova il tempo d’occuparsi delle cose di Stato, mettendo ai pechinesi le pulci che forse non si sarebbe recato in Cina per assistere alla cerimonia d’apertura dei giochi, facendoli infuriare come idrofobi.

La protesta sta dilagando, come la psicosi dell’aviaria, come il morbo della mucca pazza e/o la buona abitudine italiana, d’adulterare il vino – il che non significa l’uva è adultera e/o è puttana – anche se la sfiga è iniziata già il giorno dell’accensione della fuoco olimpico, a
Olimpia, quando la fiamma quasi non ne voleva sapere d’accendersi, e un manifestante superato il cordone di sicurezza, è riuscito a far fare, all’oratore pechinese, la figura del cane bastonato, fine riservata, in Cina, agli appartenenti alla razza canina, che finiscono nei piatti – come cibo rinomato, dicono – e le pelli, diventano pregiate pellicce per le occidentali, che guaiscono di piacere, al pensiero d’indossare una pelliccia pregiata, pagata due lire.

Domenica, il nuovo gioco è ripreso in Inghilterra, con lo sfigato di turno, col fallico simbolo infuocato sollevato al cielo, se ne camminava beatamente tra due ali di folla, quando – secondo la polizia inglese, “
Dalla Cina con furore” – sarebbe stato aggredito, mentre secondo gli sportivi – leggesi aggressori – si ha semplicemente usato il deretano per diffondere, su scala planetaria, il “calcio in culo al tedoforo”.

Ora però, visto che il gioco si sporta nella capitale del fallo per eccellenza, la
Torre Eiffel, Parigi, il gallico, o galletto presidente dal riporto ai piedi, e dalla moglie “ballerina” inizia a preoccuparsi – un po’ – per gli eventuali ordini sportivi diversi, detti anche disordini sportivi, Zidane docet, che potrebbero avvenire durante la camminata del sacro fuoco, che si è deciso di scortare gli 80 tedofori, che faranno 350 metri all’uno – sai che fatica – per i 28 chilometri del percorso, nella speranza, secondo francesi e cinesi, che nessuno interrompa l’avanzata, o secondo gli amanti dello sport, che i portatori della torcia, possano sentirsi protagonisti passivi della nuova disciplina sportiva.

Gli organizzatori delle olimpiadi e i politici cinesi o pechinesi, anche se ufficialmente smentiscono, che stanno vivendo questi giorni, fino al termine delle medesime con la paura che le mutande che indossano, possano imbrattarsi in ogni momento, se la situazione Tibetana, dovesse sfuggire in qualche modo di mano, visto che la planetaria figuraccia scatologica sarebbe disastrosa, non solo d’immagine, ma anche olfattiva.

C’è una cosa che fa arrabbiare più di tutto il CIO, cinesi e gli sponsor internazionali, furiosi perché i partecipanti, gli sportivi del “Calcio in culo al tedoforo”, sono dei cani sciolti, dei sportivi puri, con nel sangue il vero spirito olimpico, che seppur privi di contratti milionari, partecipano da primi attori anonimi all’evento, divertendosi, facendo divertire in modo diverso, con un agonismo pulito, dimostrante senza paura e vane retoriche sporivo-politiche la forza della libertà, la partecipazione non solo emotiva al popolo tibetano, ma esperenziale, viste le manganellate che ricevono quando osano dimostrare, usando la medesima pacificità cinese, e questo non piace, perché questo primato, primate od onore spetta a loro.

C’è da dire, però visto che si è in clima di parcondicio che i tibetani, se da una parte sono stati furbi a far scoppiare il bubbone prima delle olimpiadi, ma dall’altra, hanno sbagliato nei tempi, giocando d’ anticipo, in quanto hanno lasciato ai pechinesi il tempo, non solo d’abbaiare, ma di mordere o reprimere – dipende dai punti di vista – secondo usanza rossa, nel sangue le presunte proteste. Anche perché, non va dimenticato, che il popolo, specie quello televisivo, oggi rispetto a quello romano, al tempo del Colosseo, dei Gladiatori, dei leoni sbrana infanti e cristiani, è più volubile, si stanca, perché sofferente di deficit d’attenzione catatonici, col rischio che quando i giochi inizieranno veramente – commercialmente parlando – i telespettatori siano saturi, e con il ritorno dei manganelli e delle purghe tibetane, questi abbiano perso l’interesse, trasformando lo spettacolo da un evento planetario, ad un evento da destinare alle pagine di gossip dal mondo e cronaca locale come nota di colore a margine dell’Olimpiade.

Marco Bazzato

07.04.2008

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