In molti si sono stupiti del successo della Lega Nord alle recenti elezioni politiche.
“Successo inaspettato”. “Vittoria non preventivata. “Voto di protesta” …sono alcune delle frasi trite e ritrite, sillabate – a denti stretti – dai perdenti, sbraitate da quelle forze politiche, che ancorate a rigidi schemi ideologici vecchi di più di mezzo secolo, che trovandosi nella cloaca massima dell’esilio dal parlamento, cercano, con la solita ipocrisia dell’autocritica politica, d’incolpare gli altri, per i propri fallimenti.
Ma il caso Lega, o per meglio dire Lombardo-Veneto, non può essere liquidata con due parole, con una scrollata di spalle, continuando – a sproposito – a parlare di voto di protesta. Il Lombardo-Veneto, si trova oggi, come ai tempi di Carlo Cattaneo. nelle barricate, pronti all’insurrezione contro il nord affamatore, contro l’impero Austro-Ungarico, e che oggi, sono costretti a proteggersi dall’interferenze che provengono dal patrio suolo, che li tratta, peggio degli Asburgo, come figli infetti, corpi estranei infestati da zecche e da un virus pericoloso – per gli sfaticati – che si chiama “Voglia di Lavorare”.
Oggi questo Lombardo-Veneto fa paura, ed è visto come un'unica provincia riottosa all’interno della Repubblica Italiana, che senza rendersene conto sta lentamente perdendo i pezzi, per incapacità politica di voler prevedere e capire le rinnovate esigenze di libertà di due delle regioni più ricche d’Europa.
È strana, teoricamente, questa cecità, in quanto il famoso “Modello Nord-Est” da sempre fiore all’occhiello del Politic Burò italian in missione all’estero, diventa in patria una realtà scomoda, una realtà economica, che se da una parte è una gallina dalle uova d’oro da spennare, senza ucciderla – per mantenere un parassitivismo di Stato – dall’altra, in virtù della laboriosità, son visti dagli scansafatiche nullafacenti, come pericolosi sovversivi, perché manifestano la volontà, d’elevarsi economicamente, anche se non sempre questo corrisponde ad un elevazione culturale, cosa che tra l’altro fa piacere ai potentati romani, perché permette – almeno pensano – un controllo maggiore sugli “ignoranti”, non necessariamente per mancanza di volontà, ma per necessità.
Il Lombardo-Veneto, o per meglio quasi tutte le regioni del Nord Italia, aspirano, al pari delle altre regioni a Statuto Speciale,ad una maggior autonomia da Roma, dal potere centrale, che non ne vuol sapere d’allentare i cappi, le garrote, che si stringono sui colli dei cittadini, non solo del Lombardo-Veneto, ma dell’Italia intera.
Il voto alla Lega, non è stato un voto di protesta, ma di coscienza come fino a pochi anni fa era il voto dato ai partiti comunisti dalla classe operaia contro i padroni, gli sfruttatori, mentre oggi il presunto pericolo Lega, fa più paura, perché vede coalizzati padroni e dipendenti dietro le stesse barricate, mandando in frantumi il moto “Divide ed Impera”, ove la vecchia classe politica ha pascolato per anni, per il proprio interesse, a discapito delle necessità del Paese.
L’anomalia “Lombardo-Veneto” spaventa la dirigenza politica nazionale, perché è una realtà mobile, paradossalmente incontrollabile, una realtà fatta di piccole e medie imprese, spesso a conduzione familiare, dove il rapporto tra datore di lavoro e dipendenti è diretto, privo di filtri e mediazioni, anche sindacali, che talvolta invece di favorirne il dialogo, porta alla divisione, allo scontro e alla contrapposizione, facilitando il controllo e la legiferazione, non a favore di entrambi, ma a discapito dell’una o dell’altra parte.
Si dice, specie da quella sinistra ed estrema sinistra, spazzata via dall’emiciclo parlamentare, che non dovrebbe avere più posto nei salotti televisivi nazionali, in quanto non rappresentante nessuno, che il nascente Berlusconi III sarà ostaggio della Lega e del peso politico all’interno della coalizione di governo, ma così non sarà, per il fatto, che senza la Lega il centrodestra non esiste, senza la Lega, il centrodestra è un entità evanescente e senza radici nel territorio, e il partito di Bossi, rappresenta, oggi l’anello di congiunzione tra imprenditoria e lavoratori, rappresenta quella necessità di dialogo, che una certa “sinistra” ha sempre voluto tra sordi, ha cercato di sobillare, l’uno contro l’altro, con proposte che il più delle volte a danno gli interessi dei lavori.
Una Lega forte, come nel corso degli anni ha dimostrato d’essere, radicandosi non solo Nord Est, ma estendendo il potere affascinatore in regioni tradizionalmente rosse, darà beneficio a tutto il Paese, portandole ad un virtuosismo economico e di crescita, che fino ad oggi non hanno – spesso per parassitismo o per dirigenza politica miope – voluto o aver, fatto, visti gli stanziamenti a pioggia dal governo centrale, che oltre che ad avere drenato, non sia sa dove, la crescita di talune regioni, vittime di un indolenza, non dei lavoratori o delle piccole e medie aziende, ma di tanti grossi gruppi, alcuni anche del Nord, non hanno permesso uno sviluppo pari alle risorse investite.
La Lega, oltre a rappresentare l’ago di una bilancia, che per decenni ha spostato il peso verso il sud, senza che esso ne abbia dei reali benefici, offre. dopo questa tornata elettorale, una possibilità anche di riscatto economico a quelle regioni che fino ad ora hanno preferito vivacchiare di sostegni e/o regalie di stampo feudale, e che hanno campato, certe che la Manna dal cielo – romano – sarebbe caduta in eterno.
L’interesse prioritario della Lega, non è solo riferito al Lombardo-Veneto, ma anche al meridione, creando una mentalità imprenditoriale, meno parassitaria – e per fortuna gli esempi già non mancano – più rivolta al mercato, che darà a quel Sud una nuova occasione di riscatto, se vorranno coglierla, e se sarà permesso che sia colta la risoluzione della questione meridionale che l’Italia si trascina dal tempo dell’Unità dei Paese. e che l’ex Casa Reale, ha contribuito a creare, smantellando e trasferendo la ricchezza dal Sud al Nord, e che dalla fine della seconda guerra mondiale, complice oltre che al peso degli errori del passato, e un falso senso di colpa dei governi che si sono succeduti fino ai giorni nostri, non ha mai voluto affrontare, ma ha sempre preferito inviare denaro, senza sincerasi di controllare dove e come venivano spese queste risorse. Risorse sprecate anche nel ricco nord, ma che forse per una lungimiranza economica più ampia, sono state minori, non per questo eticamente ed economicamente meno gravi per il benessere dei cittadini dell’intera nazione.
Marco Bazzato
22.04.2008
http://marco-bazzato.blogspot.com/
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