venerdì 18 aprile 2008

Dacci oggi il nostro Carmageddon quotidiano!



Non passa giorno che le cronache riportino di investimenti di pedoni, vittime di pirati della strada, tossici, alcolizzati, impasticcati, o semplici idioti che alla guida delle proprie vetture maciullano sotto le ruote dei loro veicoli ignari passanti, uccidendoli. Questi guidatori della domenica, sono forse l’avanguardia di un’Armata Brancaleone, figlia del Carmageddon, il famoso videogioco che già al suo esordio, in Italia, provocò una valanga di polemiche, tanto da farne uscire una versione censurata.

Come spesso accade, la fantasia – forse malata – dei creativi a distanza di anni, può essere superata dalla realtà. La degenerazione, anche morale, degli utenti, complice un sistema giudiziario, che fa più acqua di uno scolapasta, fa sì che l’omicida, l’assassino, la bestia al volante, anche se in preda ai fumi dell’alcol, o intossicata come una scimmia, rimanga praticamente impunito.

Si parla di prevenzione, d’educazione alle regole e al rispetto delle norme del codice stradale, ma questo sembra – complice una giustizia che giustifica, una giustizia che non punisce adeguatamente i trasgressori e una politica tendente al garantismo radicale, salubre per i colpevoli ma, tossica come una camera a gas, per la vittime , fa si che l’impunità regni sovrana, l’anarchia, non solo sulle strade, e nel vivere – non più civile – di tutti i giorni, sia divento un utopia, un sogno che si infrange a terra, come il volo di Icaro, un sogno che come le ali di cera, o la neve al sole, rende evanescente e sulfurea la realtà stessa.

Il grigiore, l’appiattimento verso l’individualità esasperata di Croweliana memoria, da anni rende le persone come soggetti anestetizzati, immuni all’emozione, al senso di rispetto, non solo per se stessi, realtà paradossalmente non necessaria, ma verso gli altri, verso ’altra parte del proprio Io, quella che appartiene all’altro se stesso.

Quotidianamente, manco fosse un bollettino di guerra,ad un eccidio, una strage, un genocidio silenzioso, non pianificato da nessuno, ma che si ripete. Un genocidio che non fa distinzione di razza, sesso, nazionalità, religione, un rito pagano, una preghiera al dio alcol, alla divinità drogata, romba sulle strade d’Italia, attraversandola da parte a parte, trafiggendola come una freccia insanguinata, come il gladio maligno di un centurione indifferente alla morte altrui.

C’è pace per i colpevoli, e pianto per i famigliari delle vittime, che dopo aver sepolto – raccogliendo i brandelli di carne umana frollata – sono costretti ad essere impotenti innanzi alla vista del tossico, dell’ubriacone, del infame in liberà pochi giorni dopo la mattanza, quasi immuni, manco fossero parlamentari, al soggiorno nelle patrie galere.

In molti si chiedono se per questi animali esiste redenzione, se esiste il modo per far espiare le loro colpe, facendoli sentire bestie tra le bestie, animali tra gli animali, inferiori tra gli inferiori. Si, forse esisterebbe, e non sarebbe necessario a ricorrere a punizioni correzionali radicali, come l’amputazione delle mani dei piedi, la vendita – per risarcire i familiari delle vittime – di un organo; non la soluzione potrebbe essere quella di condannare questi personaggi a scontare almeno un anno nei servizi sociali, ad assistere i drogati come loro, impasticcati, ubriaconi al volante mentre vomitano, obbligandoli ad essere presenti, partecipando attivamente all’estrazione dei morti dalle lamiere contorte, essere presenti durante le autopsie, affinché – forse – capiscano il vero valore della vita umana, perchè tramite l’esperienza rinnovata del dolore altrui innanzi alla morte, possano essere costretti a ragionare imparando a comportarsi da uomini.
In Inghilterra, anni fa tu tentato un esperimento simile, costringendo giovani e adulti, alcolizzati e tossici ad assistere e vedere le foto delle vittime degli incidenti stradali, portandoli a diretto contatto con la morte, portandoli a toccare cosa significa togliere una vita.

Nell’Italia buonista, tutto ciò, almeno per ora, sembra essere impraticabile, sembra essere un’utopia maledetta, perché l’educazione da tempo ha alzato bandiera bianca, perché lo Stato e le Istituzioni hanno abdicato, lasciando campo libero agli impuniti, le vittime sole e i familiari a macerarsi nel dolore, sentendosi indifesi, non protetti, non tutelati, perché secondo alcuni dotti pensatori la libertà – anarchica – individuale è un bene insopprimibile, mentre la vita umana degli innocenti, no. Quelli sono privi di diritti, privi di protezione, disgraziati che hanno avuto la sfortuna di trovarsi nel posto sbagliato al momento sbagliato. A queste vittime nessuno deve nulla. Una scrollata di spalle, una stretta di mano due – finte – parole di cordoglio, e poi tutto riparte come prima, verso l’abisso.

Marco Bazzato

2 commenti:

  1. Ma impara almeno a scrivere, leggerti è uno strazio! non è mica necessario sempre ricorrere a tutti quegli aggettivi o a quei concetti ripetuti, almeno tre volte, ogni tre per due!

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  2. Hai ragione, caro anonimo. Sfortunatamente mi sto adeguando al decadimento della lingua italiana. Leggiti qualche pezzo giornalistico, e poi inizia a fare le stesse critiche a molti alti pezzi presenti nella rete.
    In tutta franchezza, l’articolo è stato scritto in tre fasi diverse, e sicuramente, forse per questo, come hai correttamente fatto notare, questa volta non brilla per incisività. Grazie per il consiglio, ma a volte le giornate no capitano a tutti.

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