È cominciato da poco il “Grande Fratello”, ma già da prima, aveva iniziato a sollevare un vespaio di polemiche e prese di posizioni pro e contro, per la presenza di un ex uomo, che si crede donna perché si è fatto castrare o togliere, dipende dai punti di vista, perché il presunto ex maschietto – secondo lui o lei – si è sottoposto ad un bombardamento ormonale, inserito ora all’anagrafe con un nome femminile. Ma per tutti e per sempre sarà sempre una persona nata con gli attributi – ora tolti – al posto giusto.
Ora, lasciando da parte se una persona che si reputa sana di mente, debba farsi castrare, per essere quello che in natura non è, perché affetto da un disturbo psichiatrico, dove sarebbe più sano curare il cervello, non tagliare il pisello, non si capisce, per quale sordido motivo, una trasmissione come il Grande Fratello debba ospitare una persona del genere, trasformando già quello che è una baracconata di voyeurismo mediatico, in un Circo Barum (dis)gusto samente pruriginoso e non adatto ad uno spettacolo trasmesso in prima serata, visto anche da minori, che in futuro potrebbero voler emulare la “fallace” decisione.
Quello che inquieta, è come questa storia di pruderie private di una persona, non abbia levato – come giustamente meriterebbe – gli strali anche della politica italiana più intransigente e reattiva a questo genere di anomalie psichiatrico-mediatiche, passando quasi inosservata, come se il Paese fosse assuefatto all’olio di ricino di (s)fascista memoria, subendo ogni genere di nequizia, segno disperato che lo spettatore, da anni passivamente amorfo, si lascia infettare impassibile, senza reagire, come se fosse un demente affetto da catatonia.
Non ho visto il “Grande Fratello”, anche perché la trasmissione da anni è alla corda, come un suicida attaccato alla canna del gas, che non vede l’ora d’accendersi l’ultima sigaretta per esalare, esplosivamente parlando, l’ultimo respiro, tant’è che sempre meno sommessamente, sono molti che auspicano una qualche forma di pena di morte nei confronti dei reality, indicati spesso, come terroristi ammazza neuroni.
Tornando al nostro castrato, sebbene la legge secolarizzata italiana, ma non solo, dovrebbe essere oggi considerato donna a tutti gli effetti, per la Legge di Santa Romana Chiesa, stando a quanto dichiara un documento dello Stato Città del Vaticano, che dice: “che le procedure di "cambiamento di sesso" non cambiano il genere sessuale di una persona agli occhi della chiesa” e continua: “"Il punto chiave è che l'intervento chirurgico (sui transessuali) è così superficiale ed esterno che non cambia la personalità. Se la persona era maschio, rimane maschio. Se era femmina, resta femmina", dice la fonte.
In molti, anche la maggioranza che non guarda il Grande Fratello, spera che la detenzione degli sfigatelli in generale, ma anche del castrato, termini quanto prima, torni ad un sano – se è possibile – anonimato, anche se altri molti, a denti stretti, affermano che se questa “donna”, nato uomo, non ricevesse delle avanches da un altro uomo, in molti sarebbero pronti a gridare allo scandalo, all’omofobia, da tempo così radical-chic, tanto d’averne fatto addirittura una legge, per sanzionare il reato propaganda eteronaturale, arrivando, come proposto in Inghilterra, alla negazione del diritto degli insegnati di pronunciare a scuola le parole “Mamma” e “Papà” per non offendere i “figli” di “coppie” eterofobiche.
Ma ci sarebbero due altre alternative, entrambe nefaste a livello mediatico: la prima se il “cappone” dovesse essere eliminato. Subito partirebbe la solita campagna, dove qualche eteronaturale prezzolato, andrebbe a dichiarare, che gli italiani sono omofonici – personalmente non ci trovo nulla di sbagliato parteggiare per una sana coppia eteronaturale – ma l’apoteosi peggiore, sarebbe se questo dovesse vincere, subito media e tv sarebbero subissati di interviste e future, che declamerebbero a pieni polmoni, il presunto progresso regressivo italico, per la società evoluzionistica ed eteronaturale.
Marco Bazzato
04.02.2008
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