La donna, nei primi quattro mesi di gravidanza, era intenzionata a tenere il figlio, ma poi facendo e rifacendo i conti con Ivano si sono resi conto per loro una nuova bocca da sfamare, sarebbe stato un impegno finanziario troppo gravoso, nonostante la voglia di lei d’avere un altro figlio.
Di comune accordo, sentito anche lo psicologo indicato dal consultorio familiare, ricevette il tanto agognato certificato, che dichiarava il suo stato di stress psicologico che le rendeva impossibile proseguire serenamente la gravidanza, senza rischiare di compromettersi l’equilibrio psicologico.
Giunse così il giorno dell’aborto. La donna dopo esser stata preparata per l’anestesia locale, attese l’arrivo del medico. Era agitata, tesa, aveva paura e non voleva pensare a quello che stava facendo, ma sapeva che non aveva altra scelta, se voleva continuare a dare un futuro dignitoso, non ricco, a proprio figlio.
Chiuse gli occhi. Sentiva le fredde mani del dottore che preparava i ferri del mestiere. Tra poco le sarebbe stato strappato via il frutto dell’amore che custodiva gelosamente in grembo, ma che non poteva far continuare a vivere.
Sapeva che quella creatura era viva, era una parte di lei e che dal suo corpo traeva nutrimento, ma non poteva lasciarla crescere oltre. Ogni giorno che passava, sebbene sapesse che era suo figlio, lo sentiva come un escrescenza destabilizzante, un grumo di carne-persona in stato avanzato di formazione uterina, che doveva essere fermato, arrestato, reso inerte.
Anche il marito lo sentiva come un nuovo virus famigliare infettivo, un’escrescenza cancerogena che cresceva nel ventre della moglie, una pustola uterina che rischiava di raggiungere dimensioni abnormi, una malattia pensante, dotata di gambe, braccia, testa e corpo, un polipo annidato, che come una sanguisuga senza pietà avrebbe dilapidato in pochi mesi, i loro miseri averi.
Doveva essere abortito, ucciso, sterminato, reso clinicamente morto, aspirato e smembrato. Spesso sognava, come negli incubi neri che lo assalivano alle prime luci dell’alba, di vederlo questo piccolo assassina famiglie, guardarlo negli occhi ancora in formazione, mentre agonizzava, mentre quel tenero feto, o corpo ancora molle, cercava di prendere aria in un mondo che non doveva né conoscere né vedere. Sorridendo, si avvicinò alla moglie, che stava attendendo che l’escrescenza nel grembo uscisse come in un parto naturale, ma indotto dai farmaci.
Erano passate ore da quando il parto indotto aveva avuto inizio. Gianna era sotto morfina, lui no. Lui era sotto adrenalina, come un pupazzo caricato a molla, sul punto d’esplodere, implodere o colassare ad ogni istante. Teso come una corda di violino. Sentiva i lamenti della moglie, i dolori per le contrazioni che, come una marea impazzita, andavano e venivano, portandosi con se i detriti di una coscienza intorpidita e talvolta assente.
In certi attimi, la moglie pregava, in altri malediceva e bestemmiava, come una madonna indemoniata, un Eva assassina, che dalle urla d’un dolore scomposto, cercava un impossibile conforto.
La mano di Ivano stringeva quella di Gianna, entrambi avevano le fronti imperlate di sudore. Lui, avrebbe venduto il rene del figlio per potersi fumare un cannone di Maria, ma non c’era il tempo per fantastici sogni miserevoli. Non c’era tempo per perdersi in fantasiose ossessioni meschine, non c’era voglia d’abbandonarsi a gustose prelibatezze mentali, a succulenti piatti intrisi del sangue dei propri figli.
S’imposero di rilassarsi. Sapevano entrambi che sragionavano, che la mente si comportava come un Lee Harvey Oswald impazzito, come un Mohamed Alì Agca, vile attentatore fallito. Con uno sguardo s’imposero di calmarsi, con una stretta e un sorriso si costrinsero ad abbandonare i facili sogni, le fuggitive fantasie mentali, per tornare in un mondo reale, per tornare nel mondo mortale, assaporando – astrattamente – quell’aroma ferorroso del sangue, uscente dal ventre della sua sposa.
Gianna ad un tratto sentì che l’escrescenza stava arrivando, che il mostruoso demone uterino accucciato nel grembo, stava per percorrere, impaurito, quasi morente, la caverna nel ventre. Sorrideva, piangeva, singhiozzava e urlava. Erano grida sconnesse. Erano come le grida d’una bambina che attende la morte, le grida d’una donna infante che sta sgozzando l’agnello. Grida che come un eco, rimbombavano nella mente d’entrambi, rimbombavano d’un dolore assordante, accecante, agonizzante e morente. Un dolore primordiale e primitivo di una vita che sente d’essere strappata via dal mondo, d’una vita che sente scorrergli addosso gi ultimi istanti, percependo le lami del boia che gli strapperà gli arti.
Era uscito, dopo l’ultimo primitivo grido animale, con un suono sordo il feto, il quasi bambino, fu preso dal medico e gettato nella bacinella d’acciaio, mentre il sangue usciva copioso dalle intimità dilatate della donna, che esausta cercava – forse – un Eterno Riposo.
«Che ne facciamo?» chiese il medico all’improvviso. «Il feto è ancora vivo! C’è poco tempo per decidere», terminò abbassandosi la mascherina dal volto, mostrando un viso professionalmente e sadicamente impassibile.
Gianna e Ivano si guardarono spaventati. Senza dire una parola si capirono. Volevano vedere l’escrescenza, il mostro, il demone che s’annidava nel ventre che li avrebbe ridotti come barboni puzzolenti a chiedere pranzo e cena alla mensa dei poveri.
Il dottore, scafato a simili reazioni, annuì e sorrise. Era un sorriso di trionfo, un sorriso di vittoria della morte sulla vita, era il sorriso nero d’una divinità istituzionale votata alla distruzione dei corpi non nati.
Prese il piccolo contenitore d’alluminio e lo portò quasi all’altezza del volto della donna. Ivano con gli occhi lucidi osservava ogni movimento del medico. Era affascinato, rapito ed estasiato dalla grazia omicida che si sprigionava dall’uomo. Entrambi, come due bambini che stavano per decapitare una rana o prendere a calci e sassate un cane randagio sorridevano.
Gianna in quell’attimo aveva la sensazione d’amarli entrambi. Il marito, perché era il suo sposo, mentre i medico perché era il carnefice dei suoi sogni, l’angelo sterminatore, l’uccisore dei suoi incubi, il sacerdote, il messia nero, il traghettatore della morte nel mondo dei vivi. Sentiva che avrebbe in quell’attimo concedersi a lui, donandole le intimità dilatate e sanguinanti, quasi emorragiche, avrebbe venduto il cuore del figlio, pur di farsi prendere, possedere e cavalcare come un puledra imbizzarrita e selvaggia da quel vecchio Mefistofele, che l’aveva aiutata ad uccidere il futuro.
I due guardarono rapiti il piccolo feto di quasi sei mesi. Vedevano quel non corpicino, quell’essere legalmente non nato, che cercava di respirare. Era ancora ricoperto di sangue, e il cordone ombelicale era stato reciso senza ritegno.
Puzzava. Puzzava come un animale ricoperto di una placenta cancerogena. Era un odore di sangue andato a male, il tanfo di una creatura che non sapeva d’essere viva o morta, aggrappata ad una vita che non doveva vivere, attirata verso una morte che non voleva accettare.
«Il feto è sano, signori. Che ne facciamo? Lo rianimiamo oppure no?», domandò improvvisamente il dottore distogliendoli da quello spettacolo macabro e moribondo.
Un ultimo gesto d’intesa poi un sospiro reciproco, un sospiro non dissimile di quello d’una vita che si spegne e muore, un sospiro che racchiude milioni di respiri, eterno, senza fine, oscuro e senza ritorno, poi la donna parlò per entrambi.
«Lo lasci morire, dottore, questo non è un essere umano, non è una persona, è solo un grumo di carne privo di pensieri e umani dolori veri!»
Il dottore annuì, cercando di nascondere sotto la mascherina rialzata sul volto, un sorriso d’approvazione.
Il feto tentò altri pochi minuti d’avere una respirazione autonoma, poi, l’illegale corpo umano, la persona non nata cessò di respirare per sempre, divenendo puzzolente carne inerte.
Marito e moglie avevano gli occhi lucidi per la felicità. Il dissesto economico era stato scongiurato. Ivano guardò l’orologio, tra meno di due ore avrebbe ripreso servizio nella catena di montaggio. Doveva andare. Baciò sulla fonte la moglie, che le sorrise. Era un sorriso d’amore, il sorriso d’una ricchezza ritrovata, il sorriso di una donna amante, amata, che sapeva amare la vita, la famiglia, il figlio. Era il sorriso di una donna che ha salvato una vita che le cresceva in grembo, uccidendola, e di questo ne andava orgogliosamente fiera.
«Vai amore, ci vediamo domani. Io chiamo un taxi e torno a casa» Le disse accarezzandole la barba ispida.
«Signora?» domandò il dottore, interrompendo quell’idilliaco quadro da famiglia del Mulino Nero. «Cosa faccio di questo qui? Lo getto tra i rifiuti, oppure vuole che glielo incarti e se lo porta a casa?»
«Lo incarti pure. Sarà un pasto diverso per quello che noi reputiamo come un secondo figlio: Caino, il nostro stupendo rotweiller». Detto questo, Gianna chiuse gli occhi, addormentandosi con un sorriso beato sul volto. Ivano uscì dalla camera, e il medico, fischiettando, prese il piccolo feto, e incartò la cena per il cane.
Amava il suo lavoro!
Marco Bazzato
27.02.2008
il blog di un idiota moralista si riconosce sempre chissà perché?
RispondiEliminaRingrazio e naturalmente contraccambio gli insulti ricevuti, chiedendomi però, proprio a proposito di morale, perché la madre di questo signore o signora, non l’abbia abortito, forse si sarebbe risparmiata un sacco di grane, visto che per questo, i feti di 24 settimane, sono semplicemente dei pezzi di tessuto, che stranamente potrebbero vivere.
RispondiEliminaCordiali saluti e le auguro tanti aborti, naturali e non, sia che sia uomo, sia che sia donna!
Il solito blaterare retorico del " e se lei fosse stato abortito", ma non riuscite proprio a trovare degli argomenti non dementi vero? se fossi stato abortito non ci sarei mai stato ed ergo non me ne sarebbe mai potuto fregare un cazzo di stare al mondo perché non l'avrei mani concepito!
RispondiEliminaIo non mi nascondo dietro l'ipocrita e moralistico concetto del difendere la "Vita" che non ha alcun senso visto che è pure un cane o un gatto o la vacca che lei mangia; a me interessa la persona, che è qualcosa di ben più complesso e strutturato, emotivamente e cerebralmente, di grumo di cellule. Invece vedo gli amici dell'embrione come lei continuare a rompere con questo pietismo da quattro soldi per chi non ce e infischiandone invece dello stato e delle condizioni di chi invece al mondo già c'è ragiona, vive e anche soffre.
non capisco proprio perché per la semplice rottura di un preservativo io e la mia compagna dovremmo essere ingabbiati a vita da un incidente non voluto, forse perché lei e gli altri come lei devono lavarsi la coscienza salvando fratello embrione che intanto non sarà lei ad allevare? o forse dovremmo prendere coscienza che se scopiamo può succede e quindi dobbiamo rassegnarci al fato.
Ci faccia un piacere vada a cagare; forse nel fondo della tazza troverà il pezzo di cervello che le mancha
Caro anonimo,
RispondiEliminaPersonalmente non sono contrario al lassativo vaginale di prossima approvazione. Come non me ne può importare meno di nulla, di un ginecologo svuotauteri. Finchè questo avviene entro il primo mese dal concepimento, o dalla copula, veda Lei. Per quanto riguarda la sua compagna o concubina, dipende dalle opinioni d’ognuno, sono affari vostri, anche se non capisco, alla fine, siete entrambi adulti, vaccinati e consenzienti. Che paura vi fanno un grumo di cellule che crescono nel grembo della sua…la chiami come desidera. Se non sono né maligne,né cancerogene, né virali, lasciatele crescere e moltiplicarsi.
più che altro chiunqe abbia scritto questo racconto è un animale..ma cosa dico??un mostro meglio..ma quale donna si comporterebbe in tal modo???
RispondiEliminaL'aborto teraupetico per traumaeconomico nn è contemplato..rientra semmai in quelli da farsi entro i 90giorni!mi sembra una mistificazione macabra e vile.
Intanto, per fortuna o sfortuna, dipende dai punti di vista, questo è solo un racconto di fantasia, forse eccessivamente portata, a vedere la realtà romanzata, come meglio gli aggrada, ma non bisogna mai disperare che questa storia, magari con un abortista vicina o lontana, un giorno, chissà che non diventi una piacevole realtà, diversa dal solito grigiore qualunquista quotidiano.
RispondiEliminaPoi, certo che nessuna donna riempita, non va dallo psicologo per dire che getta il frutto nel cesso per problemi economici, ma lo fa, inventando scuse che nessun psicologo – non può legalmente dimostrare false – si affanna a controbattere e rigettare, scrivendo il solito pezzo di carta lava-coscienza e spedendo la fortunata dallo svuota-uteri, affinché compia il suo sporco – ma ben retribuito – lavoro.
io piuttosto andrei a prostituirmi pur di non dover far cessare la vita che ora sta crescendo dentro di me..lo so..ho solo 27 anni, un lavoro stabile un compagno ancora piu'stabile emotivamente ed economicamente,una splendida anzi due splendide famiglie(la mia e quella del mio compagno)..ma dopo quello che ho passato e fortunatamente non ho avuto nulla di maligno ma ho rischiato pero' di perdere tutto il mio apparato riproduttivo a soli 21 anni..sarei disposta a qualsiasi cosa pur di sentirmi crescere questo piccolino dentro di me e poterlo finalmente vederlo crescere insieme a me!sono solo di 10 settimane!e sono davvero felice!..so che questo è un racconto...ma spero che al mondo non esista donna con un simile comportamento o modo di pensare..l'aborto è una cosa che ti lascia il segno a vita..è una cicatrice che non guarisce mai..lo concepisco solo per motivi di salute..ma non per motivi economici..in quel caso ma dove aveva l'istinto materno quella donna?se così si puo'definire..beh..fortunatamente è solo fantasia e speriamo resti davvero tale...
RispondiEliminaCara lettrice anonima,
RispondiEliminache ti posso dire. Hai gia detto tutto tu. Posso solo aggiungere, oltre che ringraziarti per il commento delicato e dolce, i miei migliori auguri per la vita che ti sta crescendo in grembo, confidando nasca e cresca in un mondo migliore, di quello, che siamo costretti a vedere quotidianamente. Naturalmente, ti faccio i miei migliori auguri, a te e alle vostre doppie famiglie. A rileggerti presto
Marco
Marco,
RispondiEliminadiscorsi come i tuoi mi fanno schifo e per fortuna non solo a me. Fosse solo un racconto il tuo. E'la schifosa morale che ci sta sotto che
fa paura, tu mi fai paura. Sei solo un uomo. E piccolo così.
Che tristezza
Sono felice che il mio scritto ti abbaia schifato, purtroppo la fantasia romanzata, non e' molto distante dalla realta'. Sono molte infatti le donne, che avendo maschi idioti, si fanno ingravidare e poi, con estrema facilita', come farsi togliere una ragade anale, si fanno svuotare l'utero.
RispondiEliminaCerto, il fatto di dare il frutto estirpato al cane, oggi non e' ancora possibile, in quanto il materiale biolgico, erroneamente, e' considerato un rifiuto speciale, da smaltire attraverso ditte convenzionate. Si spera,che in futuro, magari non proprio lontanto, che questa spesa, o sia a totale carico dell'ammazza feto, oppure che questa possa portarselo a casa, dandolo cosi, per la gioia del migiore amico dell'uomo, al cane, affinche' possa far godere le sue fauci del frutto malefico e non voluto.
kmq sekondo me, questi tipi di rakkonti non vanno skritti su internet. x quando riguarda a "voi" marko bazzato, quello ke mi dispiace, e ke nn ha prorpio il senso della vita...se x "voi" è umano uccidere un bambino, kiamarlo mostro, usare tutte quelle parole pesanti x un argomento kosì delikato e skonvolgente! e pensare k siete anke kontento di sentirsi odiato dalla gente k legge questa kosa, mettetevi vergogna,e non osate definirvi uomo lanciando bestemmie su altre persone kome sull'aborto appunto! siete un kriminale, ma kome pensate di avere un figlio?! ah, mi skusi, "voi" non è avete di figli xkè tanto fate abortire vostra moglie, mi skusi ankora, non kredo k "voi" potiate avere una moglie visto il vostro pensiero sull'aborto!!! siete un porko, sit nà chiavc di uomo, siete la felce, un eskremento umano!!!
RispondiEliminaCara anonima. Evidentemente da come scrivete, dovete essere una donna.
RispondiEliminaLa ringrazio per le “bellissime” parole, dolci, affettuse, cariche d’affetto che mi hanno riempito il cuore di gioia.
Chiaramente però vi sfutte un piccolo particolare. Quando ha letto, è un racconto, una storia inventata, dove in quanto autore ho provato ad esternare – riuscendoci bene, visti i commenti – le emozioni sicuramente estremizzate al massimo, paradossalmente per porre l’accento sullapratica abortiva, che giusta o sbagliata che sia, appartiene all’uomo e al genere umano sin dall’inizio della storia.
Comunque il suo commento è il benveuto, in quanto solo scuotendo i cervelli delle persone, anche fino alla nause, il disgusto ed oltre, si potrà sensibilizzare l’opinione pubblica su un tempa cosi delicato. Ed il fatto che il tutto sia un forte pugno sullo stomaco, dimostra che in parte ho raggiunto lo scopo. Grazie a voi lettori, naturalmente.
Si vergogni. Dovrebbero buttare lei in una vaschetta di metallo e lasciarla morire di stenti.
RispondiEliminacolui che commette una simile pazzia e rifiuta anche di rianimarlo e prova picere nel vederlo soffrire e' un animale quel feto aveva il diritto di vivere come un altra persona e spero tanto che chi abbia fatto questa pazzia si sia impiccato o sia stato ucciso questa e' una delle cose di cui l' umanità si deve vergognare perche quella di questo racconto non e' l' unica!
RispondiEliminaDifficilmente lascio commenti in giro per i blog,ma devo ammettere che non riesco a fermarmi dal farlo in questo caso e per questo volevo complimentarmi con lo scrittore!Dai commenti mi sembra che si sia perso di vista il fatto che è solo un racconto, che contrariamente a quello che può sembrare con uno sguardo superficiale,con le sue espressioni così forti e "crudeli" vuole indurci a riflettere sulla vita e sull'amore! anche perchè non esiste donna al mondo che affronti senza turbamento e senza un profondo stato di fallimento un aborto anche se è lei che lo decide!
RispondiEliminacapisco che non è giusto mettere al mondo un figlio solo perchè c'è stato un piccolo incidente di percorso,capisco il sentirsi ingabbiati in una situazione del genere ma capisco anche che non è possibile abortire a 5 mesi... è un omicidio, è reato, è un gesto animalesco...perchè a 5 mesi non stiamo parlando di embrione ma di feto!ma purtroppo talvolta accade! Siamo nel 2009 l'informazione è tantissima... ci sono contraccettivi che hanno il 9.9% di efficacia...e se proprio si è affezionati al preservativo c'è il contraccettivo d'urgenza o "pillola del giorno dopo"!p.s.cmq l'immagine è molto bella!
Caro signore o signora,
RispondiEliminanon posso far altro che ringraziarLa per aver compreso appieno il senso del mio racconto.
Molto corgialmente,
Marco
Caro Marco!!!
RispondiEliminaNavigando in questo vasto mondo, chiamato internet,mi son trovata a leggere il suo racconto!! Non le nascondo la mia reazione:stupore, incredulità e curiosità....curiosità per cercare di capire cosa veramente stessi leggendo, se una cosa vera o di pura invenzione(perchè prima di oggi non conosceve nè l'esistenza di questo blog nè di lei stesso, sig.Marco bazzato)!!! Scoprendo che si trattatava di narrativa, mi son sollevata!! Penso che il suo racconto sia perfetto per riflettere...sia talmente estremizzato da far capire l'importanza della vita!! Mi piacerebbe conoscere al meglio il suo vero punto di vista e il suo reale pensiero.
L'importante non è credere in tutto ciò che si legge, ma credere nelle proprie sensazioni che nascono quando si affronta un testo. libertà d'opinione....per questo è nata la libertà di stampa...perchè si crede nell'essere e nella coscienza umana!!
grazie, d'ora in poi inizierò a cercare di conoscerla meglio.
Gentile lettrice,
RispondiEliminala mia opinione a riguardo un tema così complesso ed articolato richiederebbe troppo spazio, almeno per quanto concerne una risposta data in un blog.
Non sono una donna per poter capire che meccanismi si innescano durante una gravidanza, voluta o non. Certo è che le secondo caso, credo esistano forse delle scusanti per l’aborto stesso, vedi ad esempio eventuali malformazioni fisiche o psicologiche, problemi familiari, altro. Personalmente però sono contrario all’aborto quando si dice che è stato un errore far sesso, senza precauzioni. Li in quel caso, a mio avviso, la donna dovrebbe essere costretta a pagare, come si sul dire, pegno. In quanto reputo totalmente assurdo che in pieno 2009 ci siano ancora donne e uomini, visto che l’amore di coppia si fa in due, un maschio e una femmina, per la precisione, non conoscano la parola “contraccettivi” sia per lui, visto che è il primo artefice dell’uscita di liquido seminale, sia per lei che dovrebbe avere un minimo di conoscenza della propria fisiologia e dei periodi più o meno fertili, e in questo caso, le assicuro, che la religione non c’entra nulla a riguardo la mia opinione. Naturalmente in tutto questo includo anche i minorenni, che se sono “ottimi “ per far sesso, sono anche ottimi, piaccia o no, per assumersi alla fine, entrambi, le proprie responsabilità.
A riguardo ciò, dovrebbe essere pubblicato, non in Italia, un mio romanzo, proprio su quest’argomento, il cui titolo provvisori è “Lacrime Eugenetiche”, anche se propenderei a cambiarlo in “Aborto d’amore”.
Per quanto riguarda il racconto, credo che ci sia poco da aggiungere. Anche se personalmente credo che certe leggi andrebbero cambiate. Ammazzare un bambino praticamente fatto, nonostante sia ancora nel grembo materno, oltre il terzo mese, lo reputo un vero e proprio omicidio legalizzato e avvallato dallo Stato.
Un bambino, ancora in grembo, può essere ammazzato, ma una persona in stato vegetativo da quasi 18 anni, non ha il diritto di veder la morte, per colpa ancora di uno Stato che difende la vita a corrente alternata. Basta infatti vedere anche le polemiche di questi giorni a riguardo Anno Zero, che ha avuto la faccia tosta d’essere dalla parte del numero maggiore delle vittime del conflitto tra Israele e Striscia di Gaza, che dopo la rottura, da parte israeliana della tregua, per uccidere un uomo di Hammas, compiendo, come Erode, una strage di innocenti, ossia i figli di quest’ultimo, ha dato via alla nuova escalation, col solito corollario di morti ammazzati, praticamente quasi unilateralmente. Evidentemente i morti palestinesi, nella coscienza collettiva italiana, secondo Fini e Frattini, valgono umanamente e politicamente dei morti israeliani. Se questa è la politica italiana, che non racconta per censura quanto scrivono e dicono i media stranieri, occidentali, allora siamo veramente alla frutta.
La ringrazio per l’attenzione e mi scuso per essermi dilungato, portandomi fuori tema.
Cordialmente,
Marco
Assurda quanto barbara storia...nessun medico fa abortire a 5 mesi senza un motivo clinico serio, credo ke l'autore dovrebbe informarsi bene prima di scrive certe bestialità...il limite massimo x un aborto è 3 mesi, ripeto, s'informi...inoltre è stato inopportunamente usato il termine aborto terapeutico ke è tutt'altro e ke è una doppia sconfitta x i genitori ke rinunciano a mettere al mondo un figlio xkè è malato e nn sopravviverà!! davvero privo di gusto e di tatto...una madre incinta del 2^ figlio da cinque mesi...
RispondiEliminaRiporto, per rispondere a Mary, quanto segue:
RispondiEliminaLa 194 prevede infatti che, in caso di presunta anomalia del feto, sia possibile ricorrere all’aborto fino al quinto mese di gravidanza: questo è un problema che ci dobbiamo porre seriamente”.
“Sottolineo inoltre che la 194, nel suo articolo 1, si definisce ‘a tutela della vita umana sin dal suo inizio’, mentre ritengo ancora assai deboli tutte le misure atte a far sì che quel principio trovi concretezza. Donne e coppie in difficoltà, se aiutate psicologicamente e finanziariamente – conclude l’assessore – potrebbero scegliere di portare a termine la gravidanza”.
http://www.ilpiave.it/modules.php?name=News&file=article&sid=4976
Facciamo un pò d'ordine: se il feto è sano lo si può abortire solo entro il primo trimestre di gestazione tramite aspirazione e quindi senza possibilità di sopravvivenza. Se il feto è malato si può abortirlo fino a 190 giorni dal concepimento ma se viene espulso vivo, in Italia non sta ai genitori deciderne la sorte in quanto per un'interpretazione della legge i medici sono obbligati a praticargli la rianimazione forzata. Tuttavia un feto se pure malato, in Italia non può essere abortito a partire dalla 24 esima settimana, fase in cui potrebbe sopravvivere, perciò la rianimazione di feti abortiti vivi non serve ad altro che a prolungarne le sofferenze fino all'ineluttabile decesso.
RispondiEliminaLaura
P.S.
L'aborto terapeutico è comunque un atto d'amore verso un figlio al quale si vogliono evitare inutili sofferenze come quelle di questa bimba che i suoi genitori non hanno voluto abortire pur sapendo a cosa andava incontro.
http://darkwinghero.spaces.live.com/blog/cns!B820358947712E75!1747.entry?wa=wsignin1.0&sa=835919135
A quest'altro link potrete invece sincerarvi della sofferenza fisichica e psichica di chi si sottopone ad aborto terapeutico, e finisce pure in balia degli obiettori di coscienza.
RispondiEliminahttp://forum.alfemminile.com/forum/f113/__f296_f113-Aborto-terapeutico.html
Da quello che ho letto, posso dedurre varie cose...
RispondiEliminaa: Non sai cos'è l'aborto terapeutico.
b: non sai cos'è un feto (ma poi era di sei mesi o quattro?), e non hai nessuna idea di come funziona una gravidanza.
c: è evidente che non sai nulla di come si pratica un aborto, di quali sono le procedure, di cosa fanno i medici e quali sono i loro compiti, ma questo è il meno. Quello che è preoccupante è che sembra proprio che tu non sia mai stato in un ospedale, ambulatorio, studio medico, una qualunque struttura medica italiana (oserei dire umana).
d: E' scontato dire che odi le donne (e il loro utero ASSASSINO!), ma qui mi sembra più un odio per la razza umana in generale. Non che i personaggini demoniaci che hai appena descritto siano umani, certo.
Tu, carissimo, sei pericoloso. Capisco la tua necessità di esporre un'idea o un argomento, anche se sono profondamente in disaccordo con esso, ma farlo mentendo è disonesto e in mala fede. Perché sì, hai mentito e sai di averlo fatto: hai costruito un mondo che non esiste, una storia horror che non potrebbe succedere mai e che infatti non succede, ma che tu vuoi che la gente creda possibile.
E se un ragazzino e peggio, una ragazzina, impressionabile leggesse questo post? Cosa imparerebbe, a parte disprezzare entrambi il corpo femminile e diffidare dei medici in generale? Che gran bella lezione vuoi impartire!
Normalmente non perdo neanche tempo a scrivere risposte a post come questi, poiché alla fine non hanno molto da dire, ma quando si passa il segno è troppo. Puoi esporre le tue idee senza ricorrere a questi trucchetti di basso profilo. (Che poi, porca miseria, il feto che urla è una cosa demoniaca...Semmai, una cosa del genere mi insegna che i feti mangiano le loro stesse madri e che vanno eliminati subito prima che facciano troppi danni).
So che questo commento non vedrà mai la luce, ma sarò contenta se lo leggerai solo tu. In fondo, è rivolto a te, caro Marco (autore di: Rosemary's abortion).
Baci, e buona fortuna,
Cecilia
Simpaticissima Cecilia, stai serena, non è mia abitudine censurare le opinioni di nessuno, questo è uno spazio di libera espressione, senza freni e senza censure.
RispondiEliminaBellissimo il tuo commento, lo trovo stupendo e ricco di phatos e indignazione, come piace a me. Vedi, le opere di fantasia vanno lette per quello che sono: opere di fantasia, nulla di più e nulla di meno. . Paradossalmente, la mia è una condanna contro l’aborto, che ti piaccia o no. Dove sta il dramma? Quello di raccontare e narrare con toni anche truci e disumani una realtà umana che esiste dalla notte dei tempi? Informati prima.
Il pericoloso, mi dispiace, ma non sono io, che scrivo storie, le persone pericolose sono quelle che di nascosto, in modo illegale e clandestino le permettono, per mille motivazioni diverse, giuste o sbagliate che siano, questo è un problema e un dilemma etica soggettivo estremamente personale.
Per quanto riguarda l’essere stato dentro un ambulatorio o dentro un ospedale,stai serena, conosco bene l’ambiente avendoci passato molto ma molto tempo, e ne porto i segni nel corpo di nove interventi chirurgici, dove ne ho viste di cotte e di crude, e anche se scrivo in toni macabri è perché nel mio piccolo, tante cose le ho viste e sperimentate sulla mia pelle. .
Io non ho mai scritto di procedure legali, queste basta informasi in rete, ho descritto comportamenti illegali, crudeli e disumani, come spesso molti fatti di cronaca narrano quotidianamente.
Cordialmente
come ti piace giocare a fare Dio è Marco!!!!!! tu pensi che quello che nasce sin dalle prime settimane e mesi sia un accumulo di cellule??? un ammasso di tessuti che si muovono???? uhmmm ma dimmi e tu cos'eri quandi eri in grembo di tua madre???? ah no tu eri già umano bello che formato!!!! il tuo racconto è rivoltante!!!! questo dice chiaramente quanto tu non capisci un emerito c**** della vita umana e della mancanza di rispetto che hai verso quei feti, embrioni,bambini che sono innocenti e non hanno colpe... ma sono vittime di persone che fanno cazzate!!!! Sei maturo x scopare??? allora sei maturo anche x assumerti le tue responsabilità!!!! se non vuoi un figlio o cavoli vari non scopare!!!!! almeno eviti di creare un innocente!!!!
RispondiEliminaCos’è un embrione, un feto alle prime settimane? Dipende a chi si vuole dare retta: se a quello che pensa lo Stato città del Vaticano e i filo papisti, o ciò che dice la scienza, scevra da ideologie religiose e non arruffapopoli, che sovente si macchia del reato, mai punito, di circonvenzione di incapaci, in quanto credono ad ogni favoletta che i suoi portaborse predicano da un pulpito.
EliminaEvidentemente da come descrivi gli embrioni potresti essere una filo clericale di matrice talebana, una di quelle persone che hanno la presunzione di avere la verità in tasca…l’unica cosa vera e giusta che hai scritto è che si tratta di un racconto…quindi bravo/a per aver azzeccato almeno quella. Buona giornata..ah proposito, a poche settimane di vita non ero certo un embrione e/o feto ben formato, evidentemente non conosci la mia storia clinica…cerca la mia autobiografia qui, n questo blog, e poi se vuoi, fatti risentire!
Marco