domenica 17 febbraio 2008

Campagna Elettorale: Maschilismo italico!


Si sta lentamente entrando nel vivo della campagna elettorale. Il neonato Partito Democratico, sta affilando le armi, cercando sebbene i sondaggi lo diano già per spacciato, per attaccare la nuova Corazzata Potëmkin, denominata Partito delle libertà. Entrambi gli schieramenti, propongono come prossimo futuro Primo Ministro, due vecchi ronzini di classe: Walter Veltroni e Silvio Berlusconi, mostrando per l’ennesima volta, come la politica italiana, è ancorata allo schema maschilista, intollerante ed impossibilitato per cultura retrograda a candidare una donna alla guida del governo.

Siamo forse uno dei pochi Paesi “civili” europei, che non è mai stato guidato da una donna, questo la dice lunga sulla misoginia italica, refrattaria al cambiamento è culturalmente arretrata.
Il Regno Unito, per anni è stato governato da
Margaret Thatcher, che apparteneva al partito conservatore, o Angela Merkel, mentre l’italietta cattocomunista, continua a litigare sulle Rosa Quote in parlamento – come fossero Panda a rischio estinzione – quando in Svezia, la presenza femminile è del 47%.

Peggio sta facendo la Sinistra Arcobaleno, accozzaglia politica di partiti, che ha al suo interno comunisti riciclati di togliattiana memoria, Verdi e altre sigle politiche unicellulari, che come un microrganismo virulento, raccoglie all’interno del suo nucleo, nel D.N.A malato, verdure, identità sessuali ambigue, maschi dalle tette in plastica, femministe radicali, obbedienti disobbedienti civilmente incivili, che nel loro pro – re – gressismo, sono sempre in prima linea in difesa del diritto d’Utero Libero, avendo come candidato premier, quel giovane puledrino dalla Erre moscia di Fausto Bertinotti.

Insomma, la sinistra pro – re – gressista, dalle radici – lorde col sangue della storia staliniana – che a parole ha sempre campato come un avvoltoio che si ciba di carogne – sul teorico diritto della donna all’emancipazione, al diritto laicamente e ateitisticamente sacrosanto, dell’autodeterminazione, e della libera scelta, non ha avuto le “ovaie” di candidare una donna a diventare Presidente del Consiglio, come ha avuto le “palle” di fare La Destra con Daniela Santanchè , che senza dare calci in culo al motto “Dio, Patria e Famiglia”, ma sapendo dove mandare gli studenti di sinistra che protestano davanti Montecitorio, contro – l’effettivamente mediocre e deleteria – Riforma Moratti, si propone come l’unica candidata premier donna del panorama italico. Senza dimenticare tra l’altro che in caso elezione – peccato impossibile – farebbe fare all’Italia, nelle occasioni internazionali, una “porca” figura, unita alla sensibilità e all’acutezza politica vista anche la piacente e bella presenza estetica che la Sananchè come donna ha.

La destra, per paradosso, con la candidatura della Santanchè, sta provando a fare, cosa impossibile in Italia, il traghettamento – non come i Caronti della Sinistra – verso un futuro diverso, in quanto la candidata premier, è identificata dagli ignoranti come post fascista, nemica dell’Italia, per il semplice fatto che sedici anni prima della sua nascita, è terminato – sconfitto – il ventennio, mentre i presunti vincitori, gli ex comunisti, riciclasi in forme diverse, da Togliatti in poi, anche quando inneggiavano alle purghe staliniane, sono sempre e comunque dei Santi, per il semplice fatto, che il sangue versato dal dittatore sovietico, non era italiano, anche se i rossi dell’arcobaleno, fingono di non sapere, che proprio con Stalin, fino al 1989 con la Caduta del muro di Berlino, i finocchi non piacevano, e gli invertiti, facevano la fine del topo, lavorando come schiavi fino alla morte nei Campi di Concentramento sovietici: i Gulag.

La politica italiana, come sempre, mostra tutti i suoi paradossi ideologici, La Destra conservatrice candida una donna giovane, piacente, divorziata, mentre la sinistra pro – re – gressista, femminista, abortistica e radical eutanasistica, candida residuati ideologici del passato, affabulando, come e peggio di un imbonitore televisivo, quanti, per paradosso culturale, si ostinano a leggere, come ciechi, senza conoscere il Braille, la storia, intortando il volgo, esattamente come comunque tutto il futuro emiciclo parlamentare, ora in campagna elettorale, blaterando di futuri programmi di risanamento italico, pontificando, in queste settimane, peggio di quelle passate, ed nelle future, fino a due giorni prima della votazioni, raggiungendonuove ed eccelse vette di menzogne politiche, senza mai spiegare, come concretante e praticamente sapranno curare i mali dell’Italia.

Insomma, parafrasando il vecchio proverbio: “Tra il dire ed il fare c’è di mezzo il mare”. E in mezzo a questo miasma, pregno di rifiuti politici, affonda l’Italia e gli italiani, vittime e carnefici – perché come buoi si ostinano a votarli – nel continuare a credere, dall’estrema sinistra fino all’estrema destra, a queste cariatidi politiche, che non vogliono cedere il passo alle nuove generazioni, convinte, non solo d’essere indispensabili ed eterne, lanciando – nemmeno le giovani generazioni fossero dei cani affamati, accucciati ai piedi dei Padroni Eletti – le briciole, e attendendo che vadano anche a leccargli le dita, che il Paese, come un moribondo in terapia intensiva, aspetta che qualcuno sia veramente in grado di praticare una rapida ed indolore eutanasia, oppure che abbia gli attributi, per risvegliare il popolo dal Sonno della Ragione, che da decenni, continua a colpirlo, come una sindrome letargica incurabile.



Marco Bazzato

17.02.2008