mercoledì 22 febbraio 2012
Sanremo 2012, chi ha vinto?
Finalmente Sanremo è terminato, ma non accennano a fermarsi le polemiche circa l’intervento di uno sconosciuto, ai giovani, lo ha ammesso in diretta lo stesso vincitore di Sanremolab, Alessandro Casillo, che non conosceva uno straccio di canzone di Adriano Celentano, segno che per le giovani generazioni, la Rai ha gettato al vento una saccoccia di euro, essendo un cantante del millennio passato. Così come non si fermano le polemiche sulla farfallina di Belen Rodriguez a pochi centimetri – con slip trasparenti – dalla “topa” “nutria” o “pantegana” che dir si voglia, o sul cognome di Ennio Morricone, storpiato in Moriccione, dalla giovane modella ceca, Ivana Mrazova, che candidamente e giustamente aveva ammesso di non amare la musica italiana, beccandosi una carrettata di critiche, omettendo gli strafalcioni fatti da Gianni Morandi, con il nome dell’artista serbo, Goran Bregovic, il cui cognome è stato ripetutamente stuprato linguisticamente dal conduttore. (1) o quello storpiato di Bruce Springesteen, e via “bestemmiando”. Senza dimenticare le polemiche circa l’eccesso di volgarità presente nel Festival, commissariato il martedì successivo, a qui era stato affibbiato un blando Torquemada.
Ma andiamo con ordine: Lo sconosciuto Adriano Celentano.
Ergo, come un cantante sul viale del tramonto da anni sa farsi pubblicità e diventare mecenate agli occhi degli italiani, con il denaro altrui: quello degli sponsor e del canone, per propinare un cazziatone, un pistolotto omeliaco fatto di ovvietà, trite e ritrite dai giornali, raccontate in modo populistico, mettendoci oltretutto di mezzo L’ Ascoltatore Onnisciente e Onnipresente, tirato in ballo senza motivo: Dio. Che centrava Dio con Sanremo? Non è mai pervenuto una sua opinione battuta dalle agenzie di stampa, circa un interessamento per Celentano o per la manifestazione canterina. Tirare in ballo una persona o un entità che non desidera essere messo in mezzo nelle ludiche faccende umane, oltretutto parlando di Dio o di un Paradiso che nemmeno nessun Papa in persona vivente, ha mai potuto osservare dal vivo, beh, puzza un po’ di propaganda o pubblicità occulta di un luogo teorizzato teologicamente, ma di cui non sino stati trovati risconti oggettivi, circa l’effettiva esistenza. Ergo, Celentano parlava a titolo personale e per sentito dire.
Riferito al fatto che dovrebbero andare chiusi L’Avvenire e Famiglia Cristiana, potrebbe anche aver ragione – ma quella è un opinione di Celentano – il problema semmai è che l’Italia è piena di giornali, giornaletti, settimanali, mensili e trimestrali, che in modo diretto e/o indiretto ricevono aiuti dovuti dallo Stato e sarebbe ora che il governo dei tagli, nei confronti dei pensionati, agisse anche contro quei giornalacci inutili che drenano risorse pubbliche.
Il punto non è quello che ha detto Adriano Celentano, pensieri che molti italiani hanno, ma è la platea nazionalpopolare dove l’affermazione è stata fatta. Si può desumere che i direttori delle due testa non si siano preoccupate tanto di un improbabile chiusura, ma dell’eventuale calo delle vendite nelle parrocchie o nella edicole. Tranquilli: i quasi 15 milioni di telespettatori a fatica compreranno giornali, d’altronde le tirature giornaliere e settimanali stanno lì a testimoniarlo anche perché i lettori, per contarne la percentuale, bastano e avanzano 10 dita. E in ogni caso, i lettori intelligenti, non avrebbero smesso d’acquistare le due testate messe all’indice, solo perché lo ha detto Adriano Celentano. Così come i lettori intelligenti non inizieranno ad acquistarli.
Belen:
Belen non è una donna oggetto, ma una persona soggetto che sa agire e muoversi nel mondo dello showbizz con rara maestria. E non si può parlare di sfruttamento della donna per via della farfallina quasi inguinale tatuata e messa in bella mostra. Se vogliamo essere onesti, Belen ci ha rimesso economicamente, essendo la sua performance un fuori programma, e una sua libera iniziativa non concordata con gli autori, e per questa esibizione extra non ha ricevuto un centesimo in più di quanto concordato. Certo l’unica cosa che ci ha guadagnato sono state le prime pagine dei giornali e le trasmissioni televisive che ne hanno parlato i giorni seguenti, segno che non c’erano in scaletta eventi o notizie più importanti della farfalla, ma non è colpa della soubrette se i media non vanno a caccia di notizie. La Rodriguez ha solo sfruttato l’indolenza e il lato morboso dei media.
Le volgarità in prima serata:
Se ci sono state sono state poche e come per la bestemmia di Berlusconi, come ha detto Mons. Rino Fisichella, va contestualizzata (2), lo stesso dicasi per il linguaggio che alcuni considerano da trivio, vanno contestualizzati all’interno di una performance comica sia da parte di Luca e Paolo, così come dai conduttori, che nel contesto delle necessità e delle emozioni del momento, l’unico linguaggio possibile poteva essere solo quello. In certi casi si toglie il trivio e cade il discorso. È un fatto di sintassi, parafrasando Marco Paolini in Vajont.
Gli strafalcioni linguistici: come sempre il provincialismo pecoreccio si dimostra in tutta la sua magnificenza in questi frangenti. Se sbaglia una straniera, specie dell’Est Europa, anche se vive in Italia da quattro anni, ecco che si aprono le carrettate dal cielo, con diluvi di critiche senza soluzione di continuità, come se la lingua italiana fosse stata violentata e vituperata, ma se certi errori balzani vengono commessi da un italiano con i cognomi stranieri, ecco che partono le giustificazioni possibili e immaginabili. Eppure il conduttore, nato professionalmente come cantante, ha meno giustificazioni della valletta straniera, in primo luogo perché lui la lingua italiana la parla da anni, e cosa non meno importante, dimostrando poco rispetto nei confronti dei cognomi dei suoi colleghi stranieri.
E la domanda che sorge allora, per dirla alla Vittorio Sgarbi: chi è più capra?
La musica:
Un insipido contorno a unno show istituzionale ma che ha perso lo spirito della competizione, con canzonette non adatte né ai mutati gusti delle nuove generazioni, per questo che il festival non lo guardano, nè come biglietto da visita verso una platea internazionale che sappia fare successi in altri Paesi. E basta dare uno sguardo a quelle che sono stati anche nei soli ultimi cinque anni dei successi internazionali, segno di una provincialità musicale che fatica a uscire dal getto.
Si dice che ormai la manifestazione sanremese sia appaltata da Amici, visto che molti cantanti provengono dai cosiddetti talent show. È chiaro che gli italiani abbiano una memoria storica e musicale limitata nel tempo. Non possiamo dimenticare che quelli che al tempo erano i giovani in passato, sovente sono usciti dal Cantagiro (3), con le nuove proposte che poi hanno avuto successo nazionale e internazionale. I talent di oggi, pur con le dovute differenze, ricalcano, con formule diverse, le stesse opportunità che venivano date in passato, solo che il veicolo oggi è quello televisivo.
Il punto però alla fine è se la musica italiana di oggi è in grado a produrre grandi successi su scala internazionale come è avvenuto in passato. Si può dire che a parte qualche raro caso sporadico, la musica italiana essendo diventata un prodotto a breve scadenza, le stelle nascono e muoiono nel giro di due stagioni, basta vedere il caso di Marco Carta, scomparso dalle scene musicali italiane, dimenticato anche da Maria De Filippi, visti anche gli scarsi risultati di vendita del suo ultimo album del 2010, 30.000 copie.
A riguardo la triade femminile vincitrice di Sanremo 2012, si dubita che abbiano la caratura per sfondare fuori dalla “provincia” Italia, proiettandosi all’estero, ma si auspica che non siano, come spesso accade, delle meteore che passano sul firmamento musicale, scomparendo quasi immediatamente nello spazio infinito del dimenticatoio.
E la Rai? Da un conteggio provvisorio sembra che con la manifestazione canterina ci abbia rimesso 3,5 milioni di Euro. E questi li pagano ancora gli italiani...(3). Non male vista la disastrosa congiuntura economica nazionale e internazionale. Sarebbe giusto che il parlamento indagasse, su questa perdita.
Marco Bazzato
22.02.2012
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