martedì 11 dicembre 2007

Sciopero dei camionisti : la protesta continua





Notizia dell’ultima ora:
Il Ministro dei trasporti Bianchi precetta i camionisti, imponendo loro di risalire nei mezzi entro questa mezzanotte, per rimuovere i presidi, ma questo però non significa poter obbligare dei liberi professionisti – lavoratori autonomi – di riprendere il lavoro. Anche se c’è da vedere in che modo, questi bestioni, e con che mezzi, questi potranno essere rimossi da strade ed autostrade. Con la violenza.
C’è da aggiungere, che gli autotrasportatori – almeno per ora – nemmeno si sognano di rimettersi alla guida, e la politica sa bene che non può precettarli. È solo propaganda.





Grane grandi come bisarche e autobotti per il governo Prodi, che evidentemente ha la saccoccia vuota. Gli autotrasportatori, se ne sono andati dall’incontro col governo, sbattendo la porta, e per dirla alla Carcarlo Pravettoni, l’Italia resta a secco. La politica, invece di risolvere i problemi, si indigna, perché i sindacati sbattono la porta.
Stando al catastrofismo dei media, l’Italia sembrerebbe a secco, colpita dai crampi della fame, e quasi all’agonia, mentre gli italiani, invece hanno i serbatoi pieni, e sicuramente anche i frighi.
L’allarmismo sociale, ha raggiunto vette – come spesso accade – di isteria collettiva. Eppure l’informazione non manca, assicurata da radio, Tv e internet – ma per qualcuno all’età della pietra, sembra che la comunicazione sia ferma ai tempi di Gutemberg.
La Fiat, poveretta, ha dovuto mandare a casa per colpa del just in time un bel po’ di dipendenti, perché qualcuno gli ha detto, che non aveva più senso nel mondo globalizzato, farsi magazzini capienti.
I gestori invece fanno festa. Quelli previdenti, hanno riempito le cisterne, con gran gioia delle compagnie petrolifere, facendo in meno di due giorni, incassi che abitualmente farebbero in cinque o più giorni, e i media lamentano che potrebbero essere a rischio i carburanti per i mezzi di soccorso, ma in questo caso, la colpa non sarebbe dei camionisti, ma dei gestori, che non hanno tenuto le giacenze d’emergenza, obbligatorie nelle stazioni di servizio, dove in questo caso, dovrebbero essere la Guardia di Finanza a fare le ispezioni, per accertarsi, ed eventualmente sanzionare, le stazioni di servizio – che per legge – non hanno tenuto le scorte d’emergenza.
È vero, ci sono i blocchi, ma anche da parte dei camionisti, bisogna dire che certe posizioni, nei confronti delle compagnie di trasporti – anche italiane – con sedi nei Paesi dell’est, accusati - senza motivo – di concorrenza sleale, perché i prezzi applicati in quei Paesi, sono adeguati, principalmente per gli standard economici di quei cittadini, tanto è vero, che solo un’infinitesimale percentuale di quei carburanti, sono utilizzati per i trasporti internazionali, la stragrande maggioranza, è per uso interno.
Da molte parti, iniziano a levarsi voci che incitano all’intervento dell’esercito, per ripristinare le scorte dei carburanti ed alimenti, ma questa soluzione antidemocratica, andrebbe contro, al diritto di sciopero, ma anche al bisogno, non solo della categoria dei camionisti, ma di ogni categoria, siano essi operai, agricoltura o terziario, di chiedere adeguamenti salariali che offrano la possibilità d’arrivare a fine mese, pagare muto od affitto, e magari risparmiando anche qualcosa per il futuro, senza ormai l’abituale puzzo di canna del gas.
Quello che fa riflettere, è come i media stiano scaldando gli animi dei cittadini, contro la categoria in sciopero, facendo, mediaticamente parlando, indebite pressioni, su quanti reclamano migliori condizioni di lavoro. Sembrerebbe invece, che se da una parte manca la volontà o il denaro per raggiungere un accordo, dall’altra, la grande imprenditoria, ha messo in moto la grancassa, soffiando, non sul fuoco della protesta, ma alitando pericoli vapori di benzina sui cittadini, facilmente suscettibili.
Questo ipotetico shock, dovrebbe in primo luogo far riflettere la politica, che da decenni ha rinunciato ad ampliare ed ammodernare – secondo standard europei degni di questo nome – il traffico merci su rotaia, lasciato andare, per favorire guarda caso, molti anni fa proprio i grandi gruppi di trasporto, e le compagnie petrolifere, interessate a vendere gasolio, e guarda caso proprio mezzi pesanti.
Fa pensare – per concludere – che in questo caso nessuna forza politica ha dato alcun tipo di solidarietà pubblica agli autotrasportatori. Non lo si può certo chiedere ai partiti di centro sinistra, ma nemmeno i partiti di centro destra, abitualmente il famoso popolo delle Partite I.V.A. buoni solo quando è il momento di raccogliere platee in piazza e voti durante le elezioni, ma oggi totalmente dimenticati, come fossero soggetti infettivi.
Questo la dice lunga su quanto la politica chiede al popolo, e quanto poco sa offrire anche come solidarietà nei confronti di una singola categoria. Certo gli autotrasportatori non è Confindustria, ma forse, soprattutto i politici hanno paura a rinunciare alle auto blu, e per questo, usano – con i grandi – il guanto di velluto, e – con i piccoli padroncini, lavoratori autonomi, non precettabili – il guanto di velluto.

Marco Bazzato
12.12.2007