martedì 11 dicembre 2007

Sciopero dei camionisti 2



Dopo solo il secondo giorno, già il Paese, sembra in preda ad una sorta di isteria collettiva, a causa del protrarsi dello sciopero dei camionisti. E come spesso accade, il primo “panico” dell’obeso e ingordo, è quello di rimanere senza carburante per lauto.
Con un passaparola, fatto di sms, l’automobilista, che abitualmente non consuma – mediamente – più di trenta euro la settimana, si riempiono i serbatoi per una settimana e più, dando inizio, a quello che può essere considerato come reato di aggiotaggio, seppur per uso privato, mettendo a rischio, non a causa dello sciopero dei camionisti, i servizi di pubblica utilità come: ambulanze, forze dell’ordine, vigili del fuoco, medici e alto. Anche se, non va dimenticato, che i gestori stessi, i capi piazzale, hanno l’obbligo di legge, di mantenere una giacenza in riserva nelle cisterne, pari al 10% del totale delle cisterne, proprio per garantire i servizi essenziali.
Parlare di emergenza carburanti, già al secondo giorno, suona molto da allarme mediatico, e va tenuto conto, che nella settimana prima degli scioperi, i gestori delle stazioni di servizio, sapevano in anticipo di questa “emergenza” e se non si sono premurati di riempire le cisterne, significa, che oltretutto non conoscono il consueto attacco di panico del cliente medio, che già con soli due giorni, anche di sciopero dei benzinai, spesso gli utenti, oltre a riempire i serbatoi, arrivano addirittura con taniche – anche in plastica, e quindi non a norma per la sicurezza – come se stesse per scoppiare una guerra. Naturalmente non fanno un buon servizio alla collettività i media, che invece d’invitare alla razionalità e alla calma, inconsciamente incitano all’aggiotaggio per uso privato, dando inizio per primi, al prosciugarsi delle scorte dei carburanti.
In tutta onestà, non credo che si possa imputare ai camionisti, specie se padroncini il reato di interruzione di pubblico servizio, in quanto questi stipulano contratti privati – per trasporto merci e/o beni deperibili – con altre aziende private, ed in questo caso, non sono altro che l’anello più debole, e meno tutelato, della filiera commerciale e distributiva.
La brutta abitudine italica al mediatico allarmismo sociale, per fare pressioni sulle categorie, è una costante della mentalità italiana, dove, si parte sempre dal presupposto che l’altro debba essere tutelato, mettendo in secondo o in ultimo piano, o dimenticandolo addirittura del tutto, le motivazioni, per cui spesso, si è costretti ad usare come extrema ratio lo strumento dello sciopero.
D’altronde, bastava dare uno sguardo ai servizi dei principali Tg serali di lunedì per rendersi conto, di quanto spazio si stato dato ai disagi, e di quanto quasi nulla sia stato detto, anche senza servizi di approfondimento, alle motivazioni che hanno portato allo spegnersi dei motori.
Ma ormai si è giunti al punto che tutto è un dovere, mentre il diritto dei lavoratori – basta vedere l’ecatombe di morti bianche – sia diventato, salvo rarissimi casi, solo una nota statistica, su cui riflettere qualche minuto, come nel caso dei morti nell’acciaieria torinese di questi giorni, salvo poi dedicare pagine e pagine al gossip.
Infatti, è paradossale poi, specie quando i bisonti della strada, causano incidenti mortali, l’accanirsi sempre e comunque solamente contro l’autista che magari aveva più di dieci o più ore di guida alle spalle, accusando solo lui, senza mettere in discussione, il Dogma del correre a tutti i costi, imposto per consegnare le merci, scaricando si, sui responsabili pratici degli incidenti, le colpe penali, ma non volendo mai appurare le cause morali ed economiche, che spingono questi lavoratori a rimanere incollati al posto di guida molto di più di quanto la legge permette, perché altrimenti andrebbe in cortocircuito il teorema ideologico delle presunte certezze dell’economia del mercato “drogato”.

Marco Bazzato
11.12.2007
http://marco-bazzato.blogspot.com/