giovedì 29 novembre 2007

Liberalizzazione proletaria degli scioperi


Ormai è chiaro: l’Italia non sa scioperare, e i dipendenti pubblici e privati, sono a differenza dei francesi, castrati dalle leggi dello Stato, che nel nome dei diritti di tutti, sono contro il diritto di sciopero.
In Italia infatti, è impossibile il liberale sciopero deregolarizzato, che un normale Paese civile dovrebbe, non solo permettere, ma addirittura – come il precariato, la delocalizzazione, lo sfruttamento, per ignoranza o necessità economica e di sopravvivenza – favorire ed incentivare, anche con sgravi, agevolazioni – identiche a quelle concesse alle imprese, ma non solo – o deduzioni fiscali.
Da noi, i medici, ferrovieri, assistenti di volo o altre categorie,costrette ad una misera giornata, i benzinai, come altri, costretti a dare preavvisi a lunga scadenza, o come i tassisti se chiudono le macchine, scoppi ala rivolta, non dei cittadini, che visti i prezzi proibitivi, rara,mente li usano, ma dei politici o di altri boiardi che per motivi di opportunità, non possono andare con l’autista, nel solito alberghetto – a cinque stelle – a ore, dove li attende, l’amichetto, o le sempre meno numerose, vista la moda d’invertirsi, amichette di turno.
In Francia almeno – patria della rivoluzione – lo sciopero è una cosa seria, con città bloccate, metropolitane chiuse, tir che – come in un assedio militare – bloccano le vie principali, scuole chiuse, e solidarietà popolare alle stelle.
In Italia invece, miseri scioperi simbolici di poche ore, una giornata al massimo, con tanto di fasce di garanzia e obbligo – con questa scusa – dei servizi essenziali. Ridicolo.
Nel Bel Paese tutti si lamentano per gli stipendi da fame, ed il precariato – che come l’Aids in Africa – avanza, ma appena qualche categoria – certamente per interesse corporativo – prova ad alzare la testa, reclamando delle condizioni migliori, l’Italiano medio, così bravo nell’impegno sociale via Sms – se si parla di qualche poveraccio dall’altra parte del mondo – al costo di 2 Euro, si inferocisce, dimostrando una solidarietà sociale degna di Hannibal Lechter, se l’infermiere o il ferroviere incrocia le braccia, astenendosi dal lavoro, invece d’avere – come i francesi, pazienza – solidarizzando con gli scioperanti.
Appartengono al millennio passato, le grandi manifestazioni di piazza, dove il Paese non aveva paura di bloccarsi, perché il benessere sociale doveva essere un diritto, mentre oggi, demotivati da una povertà di ritorno, come un appestato che si porta appresso la malattia, ha paura, complice una sinistra adagiata nei comodi velluti dei salotti del potere, e sprofondati nei loro appannaggi regali da nababbi, non hanno più né voglia né tempo – ma soprattutto interesse (personale) economico – d’inimicarsi, quello che in passato era considerato lo sfruttatore della classe lavoratrice, a cui loro stessi, prima, appartenevano.
Oggi esiste la concertazione, il tavolo imprenditori– indacato, col governo, che non importa se di centro sinistra, sta sempre dalla parte di chi ha la grana, e con la scusa dei bilanci statali e aziendali, i dati macroeconomici, non certo per colpa di chi è a reddito fisso, o fatica ad arrivare a fine mese, ma a causa dei grandi manager, specializzati in crac, di boiardi – pubblici e privati – che cime piragna spolpano aziende sane fino all’osso, gettano – nemmeno fossero cani randagi, o bastardi, accucciati ai piedi del padrone del maniero – le briciole o le ossa fomentando mediaticamente l’opinione pubblica, contro coloro che reclamano stipendi e migliori condizioni di vita, dipingendoli come tanti Menghele, o Kappò Nazisti, attaccati al denari, che a differenza dei cani, sono anche privi di riconoscenza perché invece di leccare la mano al Vassallo di turno, non vogliono far altro che strapparla a morsi, evacuandone i rifiuti, al termine della digestione.
È ora di deregolamentare, come il liberismo estremo e privo di leggi , di liberalizzare nel modo ampio ed estensivo il diritto di sciopero, affinché le parti sociali, finalmente infischiandosene – al pari - come le grandi multinazionali dei diritti elementari dei cittadini,senza aver paura di sanzioni e/o precettazioni, tutelando, non tanto l’ora illegale sciopero selvaggio, ma il diritto di libertà individuale e collettivo liberale di portare avanti, con forme di legalità più avanzate e progressiste, in difesa del dei diritti – non solo di sciopero - d’avere stipendi e garanzie sociali degne di un progressista, e non più arretrato a forme di feudalesimo – pubblico e privato – imprenditoriale di stampo medioevale.

Marco Bazzato
29.11.2007
http://marco-bazzato.blogspot.com/