mercoledì 22 maggio 2013
Cecilie Kyenge e il razzismo africano contro i bianchi?
Ieri la congolo-italiana,
italiana per matrimonio, Cecilie Kyenge, ex immigrata clandestina e attuale
Ministro dell’Integrazione, a detta di alcuni Ministro della – Dis – Integrazione,
usando a posteriori la banale scusa della scorta, a margine di un incontro a
Milano, per la consegna ad alcun minori della cittadinanza ufficialmente
simbolica, praticamente fittizia, a dei figli di immigrati, si è rifiutata, e le
immagini sono chiare, di stingere la mano ad un uomo bianco. A detta di
qualcuno il rifiuto può essere stato causato per via del colore bianco della
pelle, mente per altri, perché questi era leghista. Dalle immagini si evince
chiaramente che se il ministro, razzista a questo punto, avesse voluto, avrebbe
potuto ordinare alla scorta di lasciarlo passare, dando così l’esempio di buona
educazione e di essersi integrata, lei ex immigrata clandestina, oggi ministra,
negli usi e costumi italiani, ma purtroppo così non è stato. Portando quindi a
pensare che le cose sono due: o è tipico della tradizione congolese non
stringere le mani agli uomini bianchi, oppure da politica congolo-italiana, ha
preso tutti i difetti peggiori degli italiani, mescolando il peggio del Congo
con il peggio dell’italiota mediocre, anche se laureato in un “meticciato” culturale che produce, in
alcune minoranze, frutti avvelenati. (1).
Ora bisognerebbe capire se il
comportamento quasi da Black Panter (Pantere Nere) (2), vuole rimanere
all’interno della legalità, sancita anche dal Trattato di Lisbona, o come
dichiara Cecilie Kyenge, “Io credo che il
tema della cittadinanza è un tema che dobbiamo tutti affrontare, aldilà delle
leggi, aldilà di qualunque ideologia, ma è un tema che dobbiamo affrontare e va
affrontato da diversi punti di vista, non soltanto la sottoscritta, ma credo
che sia un esigenza del Paese” – Giornalista – “Le polemiche leghiste le
hanno fare un po’ un passo indietro?”, Cecilie Kyenge, “Ma la risposta io ho sempre detto, non la devo fare io, la risposta la
deve dare la società civile. La mia posizione è sempre stata chiara. Quindi la
risposta è quello che deve dimostrare il Paese e la società civile”. (3).
Il che porta molti a pensare: ma cosa ha veramente detto o cosa voleva, visto
il lessico deboluccio, dire?
Nelle 89 parole pronunciate, la Cecilie
Kyenge, senza dire quasi nulla, ha utilizzato due volte “dobbiamo tutti affrontare”, due volte “aldilà”, due volte “tema”,
due volte “Paese”, due volte “Società Civile”, tre volte “Risposta”, dimostrando un lessico
misero, da studente straniero, livello B1, del Quadro comune europeo di riferimento di conoscenza delle lingue (4).
Che non sia la persona più
preparata a livello linguistico e di conoscenza della lingua e della cultura
italiana, quella lingua e quella cultura italiana, presente nel sangue degli
autoctoni, lo dimostra anche il video (5),
dove in un brano del discorso dice: “Un’iniziativa
come questa è una di quelle buone pratiche che bisogna sostenere con forza nel
Paese. Bisogna sostenere un’intesa che faccia capire che siamo tutti cittadini.
Questo segnale non lo deve dare soltanto il Comune di Milano, ma la mia
presenza è quella di dire che come istituzione, a livello nazionale bisogna
cercare di fare passare questo messaggio, quello di una nuova convivenza, di
una cittadinanza forte, una cittadinanza dove ognuno di noi possa ritrovarsi,
dove ognuna di noi dove essere sicura lì, dove scegliere di abitare, lì è casa
sua. Il meticciato, come ho detto anche prima, è già una realtà nelle nostre
scuole. Se voi guardate questa sala, ve ne potrete accorgere. Se voi uscite,
andate nella stazione, andate negli ospedali, andate ovunque, vi rendete conto
che non sono parole mie, ma sono quelli che, è la fotografia del Paese….”, e
nella sua pagina Facebook, si trova anche scritto: “Non si può non dare una risposta ai 200 bambini qui oggi, ai 34 mila
a Milano, al milione in tutta Italia che ancora oggi aspettano. Il meticciato è
già una realtà, è una fotografia del Paese. Questo impone un cambiamento di una
visione generale, è la base per costruire un Paese moderno e un’Italia
migliore” (6).
Se il Ministro per l’Integrazione
fosse veramente integrata e calata nella cultura italiana, saprebbe che
l’aggettivo “meticcio” oltre che essere
politicamente scorretto, lo si utilizza nel linguaggio comune per gli animali
di razza bastarda, è anche antropologicamente errato, almeno nel contesto
italiano. Infatti, se prima di lasciarsi andare a simili parole, avesse
controllato in un qualsiasi dizionario, avrebbe imparato che “meticcio”
significa: “Che ha il sangue misto in
quanto nato da genitori di due popolazioni antropologicamente differenti, in
particolare da un genitore bianco e da un altro ameridio. Sin: mezzosangue, le
popolazioni M dell’America Latina.
In zootecnia, animale fecondo, nato dall’incrocio di due razze diverse
della stessa specie Sin. Ibrido. (7).
È strano perché il ministro, che
appartiene al Pd, quindi di sinistra che più di sinistra non si può, dopo il
SEL di Vendola, dovrebbe sapere che qualsiasi genitore, amante del politically correct (8) e costei
prima di essere Ministra è madre di due figli, usando l’aggettivo “meticcio”, va contro “una linea di opinione e un atteggiamento
che sociale di estrema attenzione ,
soprattutto rifugge l’offesa verso determinate categorie di persone. Qualsiasi
linea di condotta in deroga, più o meno aperta a tale utilizzo, appare per
contro come politically scorrect” –fonte Wilipedia, rendendola non diversa,
per l’uso di questo aggettivo politicamente scorretto ad un Erminio Boso, a
Gentilini, solo che dalla pelle, per dirla come nei romanzi di Mark Twin, “negra”, portando a pensare che gli
opposti alla fine siano identici, almeno nel linguaggi dispregiativo
utilizzato.
Il che porta a pensare un’altra
cosa, ossia quanto ci sia di congolese in Cecilie Kyenge, che la porta a
utilizzare l’aggettivo meticcio in un
modo così politicamente scorretto, oppure che secondo la cultura africana di
provenienza, l’aggettivo meticcio, rientri
nella normalità della loro cultura, facendomi tornare in mente le parole che
anni fa mi disse un missionario comboniano che operava in Mozambico e che mi
disse: «Sai, Marco. Per gli africani, gli
uomini biancchi, per il colore l’odore
della pell, per loro noi assomigliamo e puzziamo come cadaveri…» e
riflettei tra me: “Paese che vai, usanze
e detti che trovi…”.
Chiaramente si auspica che nel lessico
italiano, seguendo l’esempio del Ministro per l’Integrazione, Cecilie Kyenge,
l’aggettivo meticcio (9) torni ad essere
comunemente utilizzato nel lessico di tutti i giorni, in tutte le sue
declinazioni, soprattutto dalle giovani generazioni, essendo assurto al rango
di aggettivo ministeriale.
Marco Bazzato
22.05.2013
(3)
http://video.repubblica.it/edizione/milano/kyenge-risposta-alle-polemiche-dalla-lega-deve-darla-la-societa-civile/129044/127546?auto
(4)
http://it.wikipedia.org/wiki/Quadro_comune_europeo_di_riferimento_per_la_conoscenza_delle_lingue
(5),
http://video.repubblica.it/edizione/milano/integrazione-kyenge-il-meticciato-e-una-realta/129056/127558?ref=NRCT-59280682-2
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