giovedì 14 dicembre 2006

Un'altro anno muore

Tra meno di tre settimane un altro anno sarà lasciato al suo destino, ai ricordi, alle illusioni di ciò che doveva funzionare, e alle tragedie di ciò che è andato per il verso sbagliato.
Il paese ha votato, è la vittoria del centrosinistra, ha gettato nonostante le promesse esagerate e disattese, i cittadini nello sconforto. La nave Italia è sempre più ostaggia dei banchieri internazionali, e il nodo gordiano si stringe attorno al collo dei cittadini, fa schizzare fuori le orbite, e vomitare maledizioni verso una politica impegnata a difendere i loro interessi personali, che non gli interessi dei cittadini e delle classi meno abbienti: i ricchi scoppiano di salute, e i poveri aumentano, e crepano. Ma non importa, continuiamo a ballare, mentre la barca affonda, mentre l’aeroplano è guidato da un pilota e da membri dell’equipaggio dove solo loro sono dotati di paracadute e salvagente, auto di scorta, pensioni d’oro e benefit senza fine, mentre i passeggeri pagano per il diritto di perdere ogni sicurezza sociale.
Quanti scandali in quest’anno che stiamo per consegnare alla terra: Il calcio ha tremato poche settimane prima dell’impresa italiana ai mondiali di Germania. Per la quarta volta, il Paese è campione del mondo, ma a parte la testata di Zidane su Materassi, la maggioranza dei cittadini ha ancora nel cuore il mondiale spagnolo, dove il calcio era meno asfittico e malato di quell’attuale. Ma non c’è stato il tempo per festeggiare, per scendere in piazza e sentirsi orgogliosi d’essere uniti sotto un'unica bandiera, abbiamo troppa a cui pensare.
A Napoli continuano ad ammazzarsi, i politici parlano, ma i cittadini crepano, vittime colpevoli, e vittime innocenti divenute da tempo danni collaterali di una guerra senza quartiere e senza regole. Lo Stato proclama nei momenti di dolore collettivo, e dimentica appena scende il silenzio, ha troppe cose a cui pensare, troppi amici da accontentare. Non può badare al precariato, agli stipendi da fame, ai giovani senza futuro che abbandonano la scuola, all’analfabetismo di ritorno. Deve pensare a svendere la compagnia di Bandiera, dopo che per decenni ha succhiato il sangue dei cittadini con continue iniezioni di denaro pubblico, pur di accontentare i boiardi di Stato, i supermanager del fallimento che dormono sonni tranquilli tra i guanciali di banconote, incuranti degli inutili sprechi ricaduti sulle spalle di tutti.
Ma l’Italia è un paese orgoglioso e generoso, e invia i suoi soldati in missione di pace in medioriente, mentre specialmente il sud Italia è in mano a camorra, mafia e ndrangheta, la medaglia a tre facce, la piovra che tutti dicono di voler combattere, ma che poi lasciano crescere e agire indisturbata, dove l’unica cura fin’ora usata è quella degli stanziamenti a fondo perduto che non hanno cambiato nulla, ma che continuano ad essere richiesti, anche se poi non cambia mai nulla. Ma nessun politico di destra o di sinistra risponde a queste imbarazzanti domande, meglio pavoneggiarsi tra amici stranieri, sentendosi grandi nani all’estero che piccoli falliti a casa propria.
Abbiamo una classe politica miope, cieca, asservita a miliardari spiantanti oberati di debiti, che hanno le sedi delle loro società nei paradisi fiscali, e non danno quasi nulla all’Italia, anzi, orgogliosamente delocalizzano in Cina, dove il Made in Italy e solo pensato, ma prodotto all’estero, e tutti applaudono ai posti di lavoro perduti, salvo chiedere dazi doganali ai prodotti cinesi che distruggono la nostra economia. Ma non importa se abbiamo perso la chimica, la calzatura, il tessile, l’industria pesante, l’importane è avere un paese svenduto, perchè i nobili scopi del governo sono altri, più alti, più elevati e votati ad imporre che un uomo vestito da donna, usi il bagno delle donne, anziché quello che è proprio della sua sessualità fisica. Il diritto di uno deve schiacciare il diritto di tutti. (Libertà o dittatura?) Questi e non solo sono i nobili scopi del governo attuale, ma vogliono andare oltre, vogliono imporre alla maggioranza eterosessuale italiana, la deriva eterofoba, la parificazione delle unioni delle persone dello stesso sesso, con le unioni di sesso opposto. Queste sono le priorità civili del paese, di un governo ostaggio di una minoranza striminzita che detta le regole, altrimenti accusa a pieni polmoni quanti non la pensano come quel gruppo sparuto d’ogni genere di discriminazione. (Libertà o dittatura?)
L’italiano è stanco. È stanco della sanità che non funziona, stanco dei continui scioperi del venerdì fatti per fare la settimana corta, stanco di un’informazione viziata, sotto controllo sovietico, dove la libertà di parola e scritta sulla carta costituzionale è tirata come un elastico secondo la convenienza politica del momento, dove l’articolo 11 è inutile, dove le nostre missioni di pace sono fatte con carri armati ed elicotteri da combattimento.
L’Italia è un Paese che sta affondando grazie a decenni di governi di centro destra, o centro sinistra, non importa chi guida, ma tutti gli ultimi conducenti sono stati e sono tutt’ora senza patente, un’Italia dove l’ignoranza regna sovrana, dove le starlette d’infima levatura intellettuale pontificano idiozie in tv come dogmi di fede, dove il futile ha lasciato spazio all’utile, dove il sapere è relegato o nascosto se non politicamente corretto, se non asservito a qualche potenza straniera. Un’Italia dove alcuni libri non sono tradotti visto che il popolo secondo taluni potrebbe non capirli, e la censura ideologico politica sta distruggendo quella poca radice culturale che è rimasta al paese.
Siamo una nazione a sovranità intellettuale limitata, obbligata a non pubblicare libri controversi, costretta ad informare in modo distorto e cieco, dove il popolo deve conoscere solo la verità ufficiale, mentre la realtà è un opinione reazionaria da censurare.
Ma non importa, bisogna protestare perché gli italiani non fanno più il presepio, forse sono stanche d’essere buoi guidati da asini, e anche Gesù bambino si rifiuta d’essere ricordato in un paese così.
A volte viene da chiedersi: ma esiste un Italia reale, un Italia di cittadini impegnati a lavorare, costretti sgobbare come schiavi del tempo della gleba per mantenere politicanti e boiardi senza arte e né parte?
Abbiamo perso il desiderio di sognare, il desiderio di sentirsi liberi di esprimere le nostre opinioni, di gridarle al megafono, di urlare in tv. Abbiamo perso la libertà di sentirsi cittadini di una nazione che vive dei ricordi storici di quanto i grandi del passato hanno saputo creare, e noi ora non sappiamo più fare.
Ma non importa, consoliamoci con nani e ballerine, con guitti e menestrelli medioevali che alla corte del signore di turno attendono come plebaglia che cadano le briciole dalla tavola.
Non serve augurare buon anno viste le premesse dell’anno morente, anzi, condoglianze a tutti, condoglianze e piangiamo la libertà perduta, anche se nessuno è riuscito a toglierci la voglia di pensare e tenere liberamente vivi i nostri pensieri, le nostre astrazioni in quell’universo sconosciuto che è la mente umana. Lì nessun politico, nessuna velina può attaccarci, e abbiamo la libertà d’imprecare sommessamente e maledire nel silenzio della bocca chiusa quanto di peggio c’è in quest’Italia morente.

Marco Bazzato
14.12.2006
http://marco-bazzato.blogspot.com/

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