martedì 19 dicembre 2006

Condannate a morte le cinque infermiere Bulgare


La giustizia libica ha condannato a morte le cingue infermiere bulgare e il medico palestinese accusati di aver inoculato il vuris dell'Aids a centinaia di bambini libici. Lo ha annunciato oggi il tribunale di Tripoli(1).
La Bulgaria, che entrerà a pieno diritto nell’Unione Europa dal primo gennaio 2007, è per l’ennesima volta è shoccata.
Le cinque infermiere bulgare e il medico palestinese erano in carcere dal '99 con l'accusa di aver volontariamente inoculato il virus dell'Aids a 426 bambini dell'ospedale di Bengasi, 52 dei quali sono morti. La stampa libica era stata unanime nel sollecitare la condanna a morte per gli imputati (già condannati alla pena capitale in un primo processo) colpevoli «di aver sparso il sangue dei nostri figli innocenti»; da ogni parte del mondo sono invece arrivate a Tripoli pressioni per una sentenza più mite e il mondo della scienza si è mostrato compatto nel sostenere l'innocenza degli imputati e l'infondatezza delle accuse(2).
Il processo si è svolto senza alcuna garanzia per i diritti degli imputati, che hanno anche dichiarato di aver confessato perché sottoposti a durissime torture(3).
Il vicepresidente della Commissione Ue, Franco Frattini, ha rilasciato un commento molto duro: "Sono sconvolto, deluso e scioccato - ha detto - le autorità libiche dovrebbero ripensarci al più presto". Frattini ha ricordato che "la Bulgaria dal primo gennaio è membro dell'Unione Europea" e dunque la condanna "sarebbe un ostacolo alla nostra cooperazione con la Libia(4).
Ma l'accanimento dei legali dell'accusa - tra cui il padre di una vittima - durante tutto questo processo, lascia poco spazio alla speranza. Anche perché le affermazioni degli imputati di aver confessato colpe mai commesse, sotto atroci torture, sono cadute nel nulla. Specie dopo che i poliziotti da loro indicati come torturatori sono stati assolti dalla giustizia libica(5).
L'Unione europea e gli stati membri si sono impegnati ad aiutare le famiglie delle vittime. Questo sostegno punta anche a delineare in Libia un piano nazionale anti-Aids per prevenire il ripetersi di tali tragici eventi. Il sostegno economico garantito da Bruxelles per far fronte alle conseguenze dell'epidemia del 1999 e per dare alla Libia un piano anti-Aids, mira anche a indurre le autorità libiche a garantire un trattamento equo alle infermiere ed al medico accusati del contagio dei bambini(6).
"Siamo riusciti a dimostrare - ha sostenuto Oliver Pybus, della Oxford University e coautore della ricerca - che i ceppi virali dell'Hiv e dell'Hcv coinvolti nell'epidemia erano già presenti e avevano già contagiato i bambini svariato tempo prima dell'arrivo dello staff medico bulgaro in Libia". "Lo studio è stato condotto su oltre cento bambini ai quali è stata somministrata in Italia la terapia antiretrovirale - spiega Enrico Garaci, presidente dell'Istituto superiore di Sanità - Attraverso i loro campioni di sangue è stato possibile identificare il ceppo virale che li aveva infettati e condurre analisi estremamente dettagliate per stimare la data di introduzione dei due virus nella popolazione ospedaliera(7)".
Sui motivi che starebbero dietro al cruente gesto, i libici hanno sostenuto diverse ipotesi, tutte caratterizzate dal medesimo filo conduttore: un complotto contro il popolo libico. Durante la conferenza mondiale sull´Aids dell´aprile 2001 è il leader Muammar Gheddafi a spiegare quale sarebbe stato il diabolico movente delle cinque infermiere. «E´ stato chiesto loro di sperimentare gli effetti dell´Hiv sui bambini. E chi li ha incaricati di questo odioso compito? Alcuni dicono la Cia. Altri dicono il Mossad» (il servizio segreto israeliano, nd)(8)
Nel 2004 si era aperto il primo processo, concluso con una condanna a morte, poi annullata. La Libia aveva inizialmente cercato di risolvere la questione chiedendo, in cambio dei sei prigionieri, il rilascio dell´ufficiale libico condannato per l´attentato all´aereo americano Lockerbie. Negato lo scambio, il governo di Gheddafi aveva chiesto il risarcimento da parte della Bulgaria per le famiglie dei bambini rimasti vittime dell´epidemia. Ma il governo bulgaro aveva rifiutato, spiegando che «accettare di pagare un indennizzo sarebbe come ammettere la colpevolezza e questo è inconcepibil(9)».
Le cinque infermiere e il medico, per ora, presenteranno appello contro la sentenza, che, se confermata, riporterebbe il colonnello Gheddafi e la Libia indietro di almeno un quarto di secolo, ai tempi degli attentati, delle sanzioni, e dell´isolamento internazionale(10).
Marco Bazzato
19.12.2006

[1] corriere.it/Primo_Piano/Cronache/2006/12_Dicembre/19/libia.shtml
[2] corriere.it/Primo_Piano/Cronache/2006/12_Dicembre/19/libia.shtml
[3] repubblica.it/2006/12/sezioni/esteri/libia-condanna-a-morte/libia-condanna-a-morte/libia-condanna-a-morte.html
[4] repubblica.it/2006/12/sezioni/esteri/libia-condanna-a-morte/libia-condanna-a-morte/libia-condanna-a-morte.html
[5] repubblica.it/2006/12/sezioni/esteri/libia-condanna-a-morte/libia-condanna-a-morte/libia-condanna-a-morte.html
[6] ansa.it/opencms/export/site/notizie/rubriche/daassociare/visualizza_new.html_2054787106.html
[7] ilgiorno.quotidiano.net/art/2006/12/19/5452738
[8] www.unita.it/view.asp?IDcontent=61946
[9] www.unita.it/view.asp?IDcontent=61946
[10] www.unita.it/view.asp?IDcontent=61946

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