lunedì 25 dicembre 2006

Funerali religiosi per Pinochet, funerali civili per Piergiorgio Welby

L’interruzione di procedure mediche onerose, pericolose, straordinarie o sproporzionate rispetto ai risultati attesi puт essere legittima. In tal caso si ha la rinuncia all’« accanimento terapeutico ». Non si vuole cosм procurare la morte: si accetta di non poterla impedire. Le decisioni devono essere prese dal paziente, se ne ha la competenza e la capacità, o, altrimenti, da coloro che ne hanno legalmente il diritto, rispettando sempre la ragionevole volontà e gli interessi legittimi del paziente.
Articolo 2278 Catechismo della Chiesa Cattolica
In questi giorni di feste vere o presunte, sante o ipocrite, abbiamo assistito alla negazione dei funerali religiosi a Piergiorgio Welby da parte del Vicariato di Roma, che si à trincerato come un’azzecagarbugli dietro un codicillo del Catechismo della Chiesa Cattolica.
Non so se questa sia la Chiesa voluta o no dal Salvatore, certo non voleva una Chiesa senza speranza e priva di umana carità nei confronti della sofferenza dell’uomo, e non è certo questo l’amore universale per tutte le creature che il Creatore voleva per l’uomo.
Questo Dio così invocato, spesso a sproposito, non avrebbe voluto vedere la “sua” Chiesa che celebrasse i funerali del dittatore Pinochet, dove il vescovo castrense, monsignor Juan Barros Madrid, ha officiato la messa funebre, ma lì nonostante il clamore mediatico mondiale, la gerarchia ecclesiastica si è asservita al potere politico, lì il feroce dittatore che aveva le mani grondanti di sangue, è stato protetto anche dopo la morte da qualche strana forma parassitaria di immunità.
Quel Cristo che la Chiesa festeggia in pompa manga non sarebbe andato volentieri in combutta con Erode, anzi, forse lo avrebbe scagliato nel fuoco della Geenna.
La Chiesa e il vicariato Romano si è comportata come il Sinedrio di duemila anni fa, ha scelto l’ingiusto a favore del giusto, mostrando un volto arrogante, completamente scisso dai bisogni essenziali e primari dell’uomo: la giustizia e la carità.
Se esiste un Dio in cielo, terrà conto il giorno del giudizio dei comportamenti di disparità e disprezzo della sofferenza, per l’attaccamento a quei codicilli che Gesù stesso come scrive il Vangelo di Matteo 23: 13-15, 23-29, 33,36, aveva apostrofato con queste parole:
13Guai a voi, scribi e farisei ipocriti, che chiudete il regno dei cieli davanti agli uomini; perché così voi non vi entrate, e non lasciate entrare nemmeno quelli che vogliono entrarci 14.
15Guai a voi, scribi e farisei ipocriti, che percorrete il mare e la terra per fare un solo proselito e, ottenutolo, lo rendete figlio della Geenna il doppio di voi.
23Guai a voi, scribi e farisei ipocriti, che pagate la decima della menta, dell'anèto e del cumìno, e trasgredite le prescrizioni più gravi della legge: la giustizia, la misericordia e la fedeltà. Queste cose bisognava praticare, senza omettere quelle. 24Guide cieche, che filtrate il moscerino e ingoiate il cammello!
25Guai a voi, scribi e farisei ipocriti, che pulite l'esterno del bicchiere e del piatto mentre all'interno sono pieni di rapina e d'intemperanza. 26Fariseo cieco, pulisci prima l'interno del bicchiere, perché anche l'esterno diventi netto!
27Guai a voi, scribi e farisei ipocriti, che rassomigliate a sepolcri imbiancati: essi all'esterno son belli a vedersi, ma dentro sono pieni di ossa di morti e di ogni putridume. 28Così anche voi apparite giusti all'esterno davanti agli uomini, ma dentro siete pieni d'ipocrisia e d'iniquità.
29Guai a voi, scribi e farisei ipocriti, che innalzate i sepolcri ai profeti e adornate le tombe dei giusti,
33Serpenti, razza di vipere, come potrete scampare dalla condanna della Geenna? 36In verità vi dico: tutte queste cose ricadranno su questa generazione.
Queste parole dette dal Salvatore e trascritte dall’evangelista Matteo, ieri come oggi, secondo l’assolutismo a cui l’uomo dovrebbe fare riferimento, hanno la stessa forza, la stessa verità immutabile nei secoli, e possono essere riferite ai comportamenti ecclesiastici sopradescritti.
Il giudizio sferzante del vicariato di Roma nei confronti dell’ uomo Welby non è un giudizio, ma una condanna, una colpa feroce scagliata contro l’uomo da un’istituzione che si arrocca un diritto che non le compete: il giudizio finale, e questa condanna senza appello, questa condanna irriguardosa, mascherata dall’ipocrisia che non viene meno la preghiera della Chiesa, per l’eterna salvezza del defunto, e la partecipazione al dolore dei congiunti.
L’uomo non sa che farsene di una retorica priva d’umanità, dignità, irrispettosa del dolore umano, irrispettosa nei confronti della famiglia, priva di pietas divina, ma colma d’umano giudiziosionalismo disumano.
Welby indipendentemente dalla viltà del giudizio di alcuni uomini in tonaca è al cospetto di quel Divino così predicato. Siamo sicuri che quando verrà il momento di questi lorsignori, sono certi d’aver accesso, tramite la sofferenza salvifica al loro cosiddetto paradiso, oppure troveranno le porte sbarrate, chiuse, perché nella loro misera vita terrena, si sono arroccati il diritto di rispondere a nome del Divino, il loro divino, nascondendosi dietro codicilli per togliere ad un uomo nella dignità della morte che ci rende tutti uguali anche l’ultimo saluto?
La Chiesa, no, anzi è più corretto dire persone che usando il nome di questa Chiesa hanno sbagliato, ma non hanno sbagliato i fedeli nel leggere un ennesimo comportamento oppressivo, discriminatorio, fatto di pesi e misure diversi, a seconda del potente di turno, queste Eccellenze, questi pecorai hanno allontanato le pecore dal loro gregge, consegnandone molte al braccio secolare del secolarismo che tanto a parole aborriscono, ma de facto incitano.

Marco Bazzato
25.12.2006
http://marco-bazzato.blogspot.com/

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