domenica 13 aprile 2008

Tibetani secessionisti come i Padani?





Si è un po’ calmata la moda del “Calcio in culo al Tedoforo”, forse perché in America Latina prima, ed in Africa ora, quasi nessuno se ne fotte dei presunti problemi tibetani. D’altronde, a ben vedere, forse nemmeno i cinesi hanno tutti i torti ad essere incazzati, non tanto con la provincia riottosa, in quanto con un po’ di manganellate, qualche monaco arrestato e qualche tempio incendiato il problema – forse – si risolve, ma col resto del mondo, italioti compresi, che stanno facendo un casino mediatico, sventolando bandiere tibetane, manco avessero vinto i mondiali di calcio, o intonando slogan e occupazioni simboliche delle ambasciate cinesi sparse per il mondo, per dare solidarietà ad una provincia cinese, che forse trovano a fatica nella carta geografica.

Il governo cinese, potrebbe, pur essendo comunista, aver ragione, quando afferma, che non esiste un problema Tibetano, che in quella facinorosa provincia non vengono violati i diritti umani e tutto quel baialame mediatico internazionale che si continua a fare, non fa onore alla verità.

Basta rifletterci un po’. Anche l’Italia, per decenni hanno soffiato i venti della rivolta contro Roma. Basti pensare al Veneto e alla Lombardia, che ha visto nascere la Liga Veneta prima e la Lega Nord poi, gli indipendentisti sardi, gli altoatesini, che avevano un amore particolare per i tralicci dell’alta tensione, oppure in tempi più recenti, l’assalto con un carro armato fatto in casa e con moschetti arrugginiti, al campanile di Piazza San Marco, a Venezia, che ha fatto tremare le vene ai polsi ai politici romani, che temevano il dilagare dei barbari polentoni veneti per tutto il Paese, al grido di “Fora i schei. I serve paea poenta e osei!”.

L’assalto al Campanile di San Marco, provocò nell’opinione pubblica e nella politica italiana, attacchi intestinali d’inaudita violenza, tant’è che come antidoto per alcuni mesi, in tutta la città dei Dogi, furono proibite le bandiere della Serenissima. I detentori rischiavano oltre ad una salatissima multa, anche l’arresto, e lungo i canali veneziani, i poveri gondolieri, furono costretti ad utilizzare le bandiere del Regno di Napoli, o del Regno delle due Sicilie.

D’altronde la maggioranza degli italiani si indigna , se qualche gruppuscolo politico chiede l’indipendenza da Roma, inalberandosi come fumati, specie a sinistra, anche se nei decenni passati, avrebbero volentieri consegnato l’Italia all’Unione Sovietica, sputando proprio i rossi, contro l’unità dello Stato Italiano, considerato borghese e che come tale andava abbattuto, rimuovendo però oggi tutto ciò dalla memoria collettiva dei suoi fiancheggiatori, se Bossi fa qualcuna delle sue sparte populistico-propagandistiche, come minacciare d’andare ai “materassi” armando i moschetti.

Quando accadono queste cose, il Paese si stringe attorno alla bandiera, rifugiandosi in chiesa, facendo le abluzioni, per purificarsi, infilando la testa nelle acquacantiere, pregando la polizia, Manitù, Krisna, Budda, e il figlio Budino, affinché lo Stato reagisca con forza, senza pietà, trovando tutti i modo possibili per estirpare il malefico cancro secessionista.

Per assurdo ora tutti quelli che fremono per la libertà dei poveri tibetani, sono ideologicamente gli stessi, che quando sentono la parola “indipendenza” o autonomia per il Nordest, per la Padania – entità politico-geografica attualmente inesistente – diventano peggio dei cinesi, gli. Si rizzano i capelli, e sarebbero pronti a riaccendere i falò dello Stato Pontificio, per arrostire, o far crocifiggere sull’aAppia Antica i sobillatori, i malfattori, i disgregatori dell’identità nazionale.
Si può essere d’accordo con i sostenitori del Tibet indipendente, se si ha l’onestà intellettuale di sostenere l’indipendenza, o un’ampia autonomia amministrativa del Nordest, Veneto e Lombardia in primis, altrimenti usare i due pesi e le due misure, andando in piazza a sbandierare le bandiere tibetane, ma nel contempo fare spedizioni punitive –leggesi difesa dell’unità nazionale – nei confronti degli indipendentisti Lombardo-Veneti, puzza come sempre della solita retorica ideologica stantia, ammuffita, a senso unico, tipica di chi vive col cuore sinistra, ma col portafoglio ben saldo a destra.

L’Italia progressista, in casa d’altri, è la stessa Italia tradizionalista che non vuole l’indipendenza e/o un’ampia autonomia amministrativa del Lombardo-Veneto, non perché per assurdo hanno amore nei confronti dei cittadini di queste regioni, o perché sentano affinità culturali, storiche o politiche con le medesime, ma per il semplice fatto, che queste sono le regioni “somare” d’Italia, quelle che inviano, in proporzione, più di altre, denaro alle voraci casse romane, che poi ridistribuisce alle regioni meno abbienti o addirittura parassitarie e che temono di perdere “gli ochi dalle uova d’oro” che ingoiano tutto e tacciono.

Il Governo italiano, visto le rogne che ha in casa propria, fa bene a tacere sulla “questione tibetana”, perché aprire una discussione con la Cina, sarebbe controproducente per la politica interna, viste le beghe che già , come tra suocera e nuora, che vivono da separati in casa.
Va ricordato che da sempre ogni Stato e l’Italia non fa eccezione, ha sempre inviato soldati e truppe per sedare i facinorosi, gli indipendentisti, i nemici dell’Unità nazionale; provare falso stupore e raccapriccio, per un po’ di manganellate, qualche morto sulle strade, è ridicolo, visto che quando questo avviene entro i nostri patri confini, il primo grido di risposta che si eleva contro i nemici dell’unità nazionale è uno solo: Tolleranza zero, viva la bandiera, viva la Repubblica,, viva l’unità nazionale!

Ipocriti!

Marco Bazzato
13.04.2008
http://marco-bazzato.blogspot.com/

3 commenti:

  1. tu devi essere proprio un rincoglionito.... ma non sai neanche di che cosa parli!
    che cazzo centra la padania col tibet?? forse non sai che i tibetani stanno difendendo il loro diritto di praticare nel LORO paese la propria religione e quei cinesi orgogliosi maledetti dovrebbero farsi i cazzi propri, e non violare i diritti umani e nascondere la verità al mondo su iò che fanno..
    prova ad informarti prima di sparare una marea di cagate che fanno piangere al pensiero che una persona sia così ignorante...

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  2. Grazie per il commento, evidentemente il lettore anonimo, no capisce che l’articolo aveva un taglio sarcastico e nonostante la gravità, dal punto di vista tibetano, della situazione, si voleva giocare con la provocazione. Forse il caro lettore, era incazzato per qualcosa di personale, e non ha saputo o voluto leggere il pezzo dalla corretta angolatura.
    Cordiali saluti

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  3. Non riesco a trovare il taglio sarcastico. Forse è una mia pecca.
    Sfumata mi arriva la provocazione, assurdo il paragone tibet-padania, che in alcuni tratti appare più serio che sarcastico, quasi che l'autore creda realmente in quello che ha scritto.

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