D: mi dica illustrissimo, lo sa che tra meno di un mese è Natale?
Lui mi guarda con quei due suoi occhini infiniti, si gratta la testa, e sorride.
R: No, che roba è?
D: Come che roba è, si festeggia la nascita di suo figlio nella grotta di Betlemme.
Il padre eterno allarga le braccia e sospira. «Ancora con questa storia. Sono duemila anni terrestri che mi fate una testa come una casa, per un figlio che non ho avuto.
A questo punto lo fisso sconcertato. «Come non ha avuto figli?» gli chiesi perplesso.
Fa un gesto misurato con il braccio, e improvvisamente mi appare davanti tutto l’Universo.
«Embe? Cosa significa?»
Dio sospira quasi come un mantice, capendo la mia ignoranza totale, e mi mostra un libro. «Secondo te, avrei creato tutto questo in sette giorni, come sta scritto qui?» mi domanda, aprendomi le pagine di una vecchia Bibbia, «Vedi dov’è il tuo pianetucolo? È ai margini della Via Lattea, una delle centinaia di migliaia di Galassie dell’Universo. Perché secondo te dovrei aver dovuto scegliere proprio quel pianeta infimo, che da sempre vi ammazzate peggio delle bestie, per far nascere mio figlio, secondo voi il signore dell’Universo in una stalla?»
Mi stava spiazzando, mi grattai la testa confuso, e cercai di provare a vedere le cose dal suo punto di vista, ma facevo fatica. Facevo un’immensa fatica. Decine d’anni di condizionamenti, decine d’anni di lavaggio sistematico del cervello che non riuscivo a scrollarmeli di dosso. «Ma allora…» balbettai, «Tutto quello che mi è stato detto non è vero?» gli chiesi sconsolato.
Dio si alza in piedi, e per la miseria, è più basso di me, un po’ tarchiato, senza barba, ma con un pizzetto malcurato. «Tu sai quanti pianeti abitati ci sono nell’universo?»
«No»
«Centinaia di migliaia. Molti hanno civiltà più evolute della vostra, altre sono al vostro stesso livello, se non inferiore e quelle simili alla vostra hanno tutte questa strana idea che io avrei fatto nascere mio figlio da una vergine, e che poi sarebbe morto e dopo tre giorni resuscitato. Ma ti rendi conto? Ma da chi avrebbe dovuto salvarvi, dalla vostra stupidità?»
«Allora, tu in sostanza non esisti, non esiste nulla di quello che c’impongono a credere?»
«Figliolo, figliolo» iniziò a rispondermi mettendomi una mano sulla spalla.«Ragiona con la tua testa, non con quella degli altri. Ha l’intelligenza, il discernimento, la ragione, usala, per la miseria. Io esisto perché voi mi avete creato con i vostri pensieri, con le vostre illusioni, caricandovi di speranze su una presunta vita eterna, per aiutarvi a sopportare gli sfracelli che vi fate l’un l’altro».
«Ma allora cosa dovremmo fare?» Ero riuscito a trovarlo, dopo aver superato le fatiche di Sisifo, invece di darmi delle rassicurazioni divine, mi aveva sprofondato dentro a nuovi dubbi umani.
«Io esisto dentro l’uomo solo come specchio per le vostre insicurezze. Imparate a credere in voi stessi e non avrete più bisogno d’illusioni o regole religiose, e di riflesso vedrete trasformati tutti i vostri libri in semplici fiabe per bambini».
«Ma questo significa buttare alle ortiche migliaia d’anni di storia e cultura e tradizioni?»
«Le religioni, figlio mio sono solo il riflesso sociale, ma per evolversi, bisogna lasciarsele alle spalle, imparare a lavorare solo su se stessi».
«Cosa devo fare allora in questo Natale?»
«Nulla, assolutamente nulla. Festeggiate i figli nuovi che vengono al mondo, non quelli di duemila anni fa».
«Ma a noi ci dicono che allora sarebbe secolarismo…, il papa, e tutto il resto…».
«Chi sarebbe questo papa?»
«Come non conosci il papa? Il capo della chiesa universale, il vicario di Cristo in Terra!»
«Siete tutti drogati li? Io so che ci sono alcune società folli, ma la vostra le supera tutte. Certo, come ti ho detto prima secondo tante religioni io avrei mandato mio figlio a nascere in luoghi ameni e sperduti, ma che addirittura poi avrei avuto anche un vicario in Terra» mi disse ormai spazientito. «Ma vi bevete tutto come citrulli? Lasciate che un uomo solo vi dica come gestire le vostre esistenze, ma che avete nella testa, segatura?».
«Ma lei, Padre è mai stato sulla Terra?»
«Si, e non mi piacete nemmeno un po’. Siete un pianeta composto di esseri umani falsi, ipocriti, bugiardi, guerrafondai, vi fate governare dai peggiori individui, che in ogni altro pianeta dell’universo non troverebbero lavoro nemmeno come sciacquoni nei bagni pubblici».
«Forse ha ragione lei, ma ci sono anche persone probe, buone, che cercano di sopravvivere ai soprusi al meglio delle loro forze».
«Già, ma se ne stanno rintanati come tartarughe nel loro guscio, e tacciono».
«Cosa dovrebbero fare?»
«Boh, che ne so io dei vostri casini, non ho mica le soluzioni in tasca a tutti i vostri problemi. Ho già abbastanza grattacapi per la testa, e non mi perdo in faccende marginali, come quelle degli abitanti di un pianetino ai margini della vostra Galassia. Senti, hai finito con le domande? Dovrei andare a dar da bere ai fiori, e poi mi sono stancato di ascoltare il tuo piagnisteo».
Dio si mette a passeggiare avanti e indietro con le braccia conserte, fissa un punto indefinito all’orizzonte, e poi ad un tratto si ferma e mi fissa. «Cosa vuoi veramente da me?»
«Voglio solo capire» gli risposi.
«Impara a capire te stesso e chi ti circonda, quello è l’unica cosa che devi capire, tutto il resto è solo fumo negli occhi. Non piegare la testa, ma non schiacciare gli altri. Impara a vivere come un uomo, e non pensare a quello che un presunto dio vorrebbe da te, ma cerca di vedere tu cosa vuoi veramente da te stesso e dalla vita».
Dio si avvicina nuovamente a me, mi stringe tra le sue braccia e poi all’improvviso svanisce. Impiego alcuni secondi per realizzare cos’è accaduto. Sul pavimento rimane la vecchia Bibbia che teneva tra le mani, la prendo, la apro, mi accuccio a terra, e la fisso, e inizio a leggerla con lo stesso distacco, con cui settimane prima avevo letto per puro diletto Il Libro Egiziano dei Morti.
Marco Bazzato
30.11.2006
http://marco-bazzato.blogspot.com/
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