Non passa giorno che non venga proposto dai media il problema del bullismo a scuola. Nelle ultime due settimane è scattata la ricerca sistematica dello scoop sugli alunni impertinenti, sugli atti vandalici, sui comportamenti poco signorili dei figli della generazione internet che rivesrano sui portali le loro scorribande scolastiche. Il Paese non ne può più di questa violenza degenerativa, i ragazzi dalle elementari alle superiori, sono diventati piccoli teppisti minorenni che devono essere puniti, devno essere resi inoffensivi e sonnolenti in classe.
Non c’è più rispetto per il professore, per il disabile, per il debole, per il diverso, l’angheria sembra essere diventata il pane scolastico quotidiano, e lo stato deve intervenire. Si ma come?
Drogando i ragazzi, questa è l’unica soluzione, e togliendo i telefonini, che non avrebbero mai dovuto entrare in classe.
Ma la scuola italiana è solo questo, oppure come sempre i casi estremi di pochi idioti, di quattro gatti senza testa, devon a tutti i costi dettare la direzione nazionale dell’ordinamento scolastico? Stando a quanto ci stanno raccontando i media sembra proprio che andrà a finire così.
Ma non preoccupiamoci, la soluzione, che già da anni anche in Italia è a disposizione, sta per accelerare il passo, sta per diventare realtà con grande gioia di una casa farmaceutica in particolare. drogare i bambini, i ragazzi con il Ritalin[1].
I mass media naturalmente non lo dicono, ma intanto il governo sta pensando alla creazione di un atuority contro il bullismo[2], per frenare trovare una soluzione tramite consulenze fantasma, ma pagate dai contribuenti.
Resta da vedere se questa sovraesposizione mediatica di determinati fenomeni, sia rappresentativo della realtà scolastica italiana, oppure con i dovuti distinguo dei singoli casi, non sia un fenomeno così esteso come lo si vuol far credere.
Ma davanti al presunto dilagare di questo fenomeno, viene da chiedersi che ruolo gioca la famiglia, se quella di spettatore passivo, di educatrice mancata, di connivente silenziosa, pronta a rifornire i pargoli di telefonini, abiti firmati, e quant’altro, purchè il ragazzo non crei problemi.
Per tentare d’arginare anche se con estremo ritardo, il Veneto è stata la prima regione italiana a bandire i telefonini da scuola[3]. Strano, che però questa volta a differenza di quanto avvenuto in passato, non ci sia stata le levata di scudi dei genitori, che preoccupati e presenti a corrente alternata, avevano vicemente protestato contro la decisione delle autorità scolastiche. Evidentemente, forse hanno capito che la scuola non dovrebbe essere un luogo di parcheggio, pazzeggio, angherie e soprusi vari.
Ma c’era bisogno di dover arrivare a trovare i filmini delle violenze sulla rete per rendersi conto che qualcosa nella scuola italiana non funzionava? D’altronde, con i professori perennemente in sciopero, le scuole che mancano dei requisiti minimi di sicurezza di legge[4] , e che se fossero locali adibiti da esercizi privati, dovrebbero essere chiusi perché dichiarati inagibili, cosa si può pretendere?
Ma i responsabili di questo degrado sono ancora gli amministratori, i politici, che partendo dalle istituzioni nazionali, via via scendendo fino a quelle locali e comunali, della cultura e dell’istruzione se ne sono sempre disinteressati, tant’è vero che l’Italia si piazza agli ultimi posti, che unita spesso alla loro scarsa preparazione culturale, difficilmente riescono a comprendere, e quindi poter afferrare e risolvere i problemi.
Quindi ben venga l’ennesima commissione di saggi strapagati, che consiglierà, obbligando le famiglie, al far assumere anfetamine ai figli, pena il rischio di un’eventuale perdita della patria e podestà.
Marco Bazzato
24.11.2006
http://marco-bazzato.blogspot.com/
[1] laleva.cc/cura/ritalin/ritalin_italia.html
[2] bullismo.it/
[3] tgcom.mediaset.it/cronaca/articoli/articolo337083.shtml
[4] repubblica.it/2005/i/sezioni/scuola_e_universita/servizi/sicurezza/giornata-sicurezza/giornata-sicurezza.html
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