domenica 12 novembre 2006

Ancora su Napoli

Sono rimasto sorpreso e sconfortato allo stesso tempo dal numero di commenti che ricevuti in forma pubblica e privata a riguardo l’articolo “Calderoli ha ragione?”, e un vecchio detto dice: il dolore batte dove il dente duole.
Tocca Napoli è muori. Tocca il sistema ed è come beccarsi una scarica elettrica, non solo metaforica ma anche di insulti più o meno palesi, ma va bene così, significa che l’attenzione anche se suscita reazioni spesso esagerate, è ben forte e vigile.
Ma tale attenzione, tale forza di parole e di cambiamento va rivolta dalla città alle istituzioni locali e nazionali, che malate da perenne lassismo preferiscono mettere sotto scorta i turisti in visita alla città, anzichè rincorrere i ladri per i vicoli dei quartieri spagnoli. Preferisco misure di facciata, anzichè interventi risolutori, radicali, e senza possibilità di ritorno al cancro che sta rendendo agonizzante interi quartieri dalla città.
La colpa è del sistema si dice, alcune volte è vero, altre sono parole dette a sproposito, o dettate anche dallo sconforto, perché dopo i proclami sotti riflettori, a luci spente non cambia nulla, anzi peggiora.
Napoli soffre di una cancrena sociale che dipende in primo luogo da un humus fertile dove le istituzioni lasciano fare, dal compromesso facile, da leggi scritte su bianchi fogli di ghiaccio sottile che al primo sole primaverile si sciolgono come le promesse elettorali, ed il conseguente relax di natiche dopo essersi accomodati sulle comode poltrone.
Non è possibile che si debba osservare alla tv le immagini di quartieri che sembrano usciti da un paesaggio del terzo mondo, diamine, siamo in Europa dicono, e abbiamo una città che fa vivere i suo cittadini con la paura del furto quotidiano, della mattanza, del timore di prendere un’ambulanza dove invece d’esserci paramedici ci possono essere killer cammorristici.
Napoli è malata, e nessun medico sembra intenzionato a praticare una terapia shok sul malato termianinale, sulla cancrena degli appalti, sullo stupro dell’edilizia fuori controllo, sul racket che strozza il commercio e che per paura di ritorsioni mortali ha timore di denunciare. I cittadini sono snervati dal vedere il talieggiatore arrestato di lunedì a piede libero di giovedì, il minorenne che ammazza due giovani in una rissa, invece di passare il resto dei suoi gorni dietro le sbarre, deve essere rieducato...
Una città dove piangere i morti sembra essere diventata una colpa, mentre ammazzare un sinomimo di prestigio sociale.
Già nei film degli anni settanta si vedevano le stesse identiche scene di oggi, sono passati trent’anni eppure sembrano film girati la settimana precedente. I morti ci sono stati, gli innocenti trucidati in modo barbaro anche, i turisti derubati, costretti a mettersi al polso l’orolgio di plastica perché le forze dell’ordine sono impossibilitate a mantenerlo.
Napoli è una città ricca di cultura, ma manca la cultura del rispetto, manca in primo luogo però la cultura che dovrebbe essere garantita da uno Stato che si dicendosi civile dovrebbe dare garanzie minime di un posto di lavoro, garanzie ai commercianti di non avere una doppia imposizione, garanzie che il cittadino possa uscire di casa e non rientrare con l’appartamento svaligiato, oppure correndo il rischio che una pallottola vagante ti colpisca al cuore.
In un paese che si dice civile non può continutare ad essere indifferente, non può proseguire solo sulla strada del “volemose bene” a tutti costi, mentre cresce sotto i piedi della parte sana dei cittadini la leptospirosi galoppante e costante dell’illegalità.
Per andare oltre a quest’impasse bisogna fare terra bruciata attorno a tutto e a tutti, senza guardare in faccia a collusi di qualsiasi ordine e grado, fornendo la città di magistrati, strutture mezzi, agenti, intelligence che possano indagare arrestare, rinchiudere e gettare via la chiave di quanti lordano la città. Ma questo sforzo deve essere sostenuto dai cittadini, non è possibile che si continui a vedere attacchi alle forze dell’ordine da parte di abitanti inferociti che preferiscono vivere nell’illegalità e che ostacolano anche fisicamente la pulizia e il cambiamento.
Una lettrice mi ha domandato se sono mai stato a Napoli. La risposta semplice è no. Ciò però non cambia che nel corso degli anni e per ragioni diverse ho avuto il piacere di venire a contatto con il calore e l’affetto che la gente di quella città ha saputo darmi, ed è proprio per questo che credo che il capoluogo partenopeo possa e debba rinascere. Ma la rinascita deve partire dai vicoli, dai quartieri disagiati, dai quartieri lasciati prospoerare nell’anarchia, schiavizzati dalla legge del più forte. Non può esserci una Napoli dei ricchi e una Napoli della miseria, dell’arrangiarsi perchè è impossibile dare uno sbocco ai propri figli, una Napoli priva di posti di lavoro, una Napoli che abbandona la scuola anche con il permesso dei genitori per andare sulle strade a commettere scippi, spacciare droga o commettere omicidi, una Napoli patrimonio universale della cultura, e una Napoli vergogna dell’incultura e del degrado etico, umano e sociale.
L’esercito non serve, quell’esercito c’è gia, ma non è l’esercito dei cammorristi, degli affiliati, è l’esercito dei cittadini onesti, delle istituzioni politiche locali, provinciali, regionali e nazionali sane, che deve unirsi ed espellere la feccia da ogni strato della società, partendo dal vertice e facendo crollare la piramide delle connivenze, degli agganci con l’illegalità, denunciando, facendo incarcerare galoppini, fiancheggiatori palesi e occulti, distruggendo quell’humus marcio che infetta la città e che è una delle tante, troppe vergne dell’Italia, ripulendo le strade, costruendo scuole, costringendo anche con la forza a mandare i figli a scuola, attaccando senza pietà la micro e macrocriminalità, creando occupazione, industria, invogliando imprenditori nazionali e e locali ad investire, ma non sotto il mantello del crimine organizzato e del taglieggio, ma sotto l’area protettrice un vero Stato, e non di troppi burattini impegnati a proteggersi le spalle e scaldare sedie, beccandosi stipendi milionari senza far nulla di vero e tangibile per questa città.

Marco Bazzato
12.11.2006
http://marco-bazzato.blogspot.com/

1 commento:

  1. Hai perfettamente ragione,io di qesta città è dei suoi lerci abitanti sono stufo,solo con interventi repressivi si può risolvere il problema,chi ti ha domandato se ci 6 mai stato doveva dirti anche un'altra cosa,nn venirci se 6 debole di stomaco..ciao

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