lunedì 6 agosto 2007

Ingerenza italiana negli affari interni iraniani

La repubblica iraniana, si sa, a differenza dell’italietta, non va per il sottile con malfattori, briganti e terroristi, spacciatori di droga e ubriaconi vari - che nel nostro Paese buonista li fa diventare parlamentari, come ha dichiarato pochi giorni fa, l'onorevole filosofo cristiano Rocco Buttiglione, che ha detto «Qual è il partito che non ha avuto nelle sue fila un drogato, un corrotto, un mafioso o un camorrista?» - risolve il problema con uno strattone secco del boia, impiccandoli.
È notizia di pochi giorni fa, l’iniziativa italiana di voler cambiare in Iran questo stato di legalità, accusando un Paese sovrano per l’ondata di impiccagioni, in particolare, per la condanna a morte di due giornalisti curdi, non per essere giornalisti, ma per altri reati che di loro ammissione hanno dichiarato d'aver commesso. Il viceministro degli esteri Ugo Intini ha ricordato che con la campagna per la moratoria internazionale sulla pena di morte, «noi facciamo una battaglia di principio» che non può essere liquidata come ingerenza.
È interessante capire di che principi si parla?
Il diritto di uno Stato di tutelare la propria integrità territoriale e morale, passa anche attraverso il diritto etico-giuridico di eliminarle, condannando a morte per gli atti criminosi commessi.
L’Italia complice delle colpe del partito radicale, ha portato al consiglio dell'Unione Europea la balzana idea della moratoria universale contro la pena di morte, quando poi, nella presunta battaglia contro il terrorismo internazionale, l’Italia al pari degli Stati Uniti d’America, partecipa, si spera sempre in forma indiretta, ai massacri indiscriminati che da anni si compiono in Iraq e in Afganistan, che vanno ipocritamente sotto la nomea di danni collaterali, dove secondo questa bislacca teoria, gli innocenti sono semplicemente dei danni, come se essere vittima innocente fosse un danno per i colpevoli, mentre criminali abietti, bestie ree confesse, dovrebbero avere il diritto d’aver salva la vita.
Gli europei, ma non italiani soprattutto, non abbiamo assolutamente nulla da insegnare, visto che se gli Iraniani prendessero spunto dal nostro sistema giudiziario, si troverebbero assassini,alcolizzati, drogati, stupratori, pedofili e quanto di peggio la feccia decadente di questa italianità insana produce, eternamente e a piede libero, eternamente protetti, da qualche accattone di antiproibizionista della malora, che nel nome de presunto diritto d’ubriacarsi come scimmie, drogarsi come animali infetti, fanno il possibile per distruggere il tessuto della convivenza civile e sociale del Paese.
L’Iran può piacere oppure no, ma sta di fatto, che almeno, i buoi, o i porci malati di afta alcolica, o drogati, al pari dei veri suini colpiti da afta, non perde tempo con stupide teorie riabilitative, o buonisimi immorali, ma con pochi euro per una buona corda, e una botola che si apre a comando, risolve il problema, riducendo i costi stessi della giustizia, che d'altronde non è altro che quello che fa la civilissima America, dove però sembrano più umani, solo perchè arrostiscono i criminali sulla sedia elettrica, o facendoli crepare con una buona e "umana" iniezione letale "indolore", dicono i vivi, visto che i morti non possono chiararlo.

Marco Bazzato
06.08.2007
http://marco-bazzato.blogspot.com/