Le colpe naturalmente non sono di nessuno, tranne nella responsabilità individuale del singolo, che con l’ignoranza del superuomo, immune al rischio, marchia indelebilmente l'esistenza dei familiari delle vittime, spesso non pagando nemmeno con un giorno di galera, la sua infamità. Non si può più parlare di omicidio colposo nei confronti di un ubriacone, o di un drogato alla guida di un auto impazzita. In questo senso, il diritto al garantismo italiano, mostra le sue crepe, e tutta l’ingiustizia, nei confronti delle vittime dei pirati.
Ammazzi un povero diavolo perché ti sei appena sparato sul naso una spolverata di coca? Carcere a vita, anche se è la prima volta. Crepa lì, fino alla fine dei tuoi giorni, visto che la vita che hai rubato, ammazzato, sfrittellato sull’asfalto, era degna, al pari della tua d’essere vissuta fino all’ultimo respiro.
Trovare attenuanti al presunto disagio sociale di alcolizzati e tossici, sembra divento lo sport nazionale di coloro che non hanno perso nessuno in questo barbaro modo. La compassione nei confronti dei carnefici, da tempo ha rubato il posto al dolore nei confronti delle vittime, come se quest'ultime fossero colpevoli, d’essersi trovate nel posto sbagliato, nel momento sbagliato.
Perché mai un narcomane, un alcolista, occasionale oppure no, dovrebbe godere di impunità per i crimini che commette?
Poverini, gridano alcune anime belle antiproibizioniste, che vorrebbero insegnare a scuola, fin dalle elementari, come ci si rolla una canna, e dalle superiori, come ci si mette il laccio emostatico per trovarsi meglio la vena, e farsi d’eroina. A quando, nel nome dell'antiproibizionismo, si faranno corsi per imparare, quando” si è fatti”, come colpire meglio un pedone, o avere ’'istinto di accelerare quando qualcuno attraversa sulle strisce pedonali?
È ora di smetterla con questi controlli vessatori, strozza gole nei confronti dei poveri autisti ubriachi o drogati!. Basta con il sequestro delle patenti. I comuni, i sindaci, dovrebbero consegnare una medaglia a questi difensori del diritto civico di sbronzarsi o di rincoglionirsi.
Bisognerebbe educare i bambini già in età prescolare, ad imparare a tracannare birra, in modo che una volta diventati adolescenti, lo Stato fornisca eroina o cocaina gratuita, e pasticche a questi cronici del nulla, a questi adolescenti, e futuri adulti del vuoto assoluto.
La colpa di tutto è degli antiproibizionisti, che non sono ancora riusciti ad introdurre la droga di stato, il diritto, sancito dalla costituzione all’autodistruggersi, e la condanna, ad iniezioni forzate di eroina, o ad ubriacature forzose, nei confronti dei riottosi dissidenti amanti dal salutismo, e della sicurezza personale e sociale.
La droga sembrerebbe non essere più un problema personale, ma uno status sociale. Non ti fai una pista di coca in un privè in discoteca? Sei out, un parassita, uno schifosissimo salutista. Tanto è, che sono spariti anche dai media, i termini come drogati, o tossici. Queste discariche sociali, sono denominati, neutramente, per non offenderli, consumatori di stupefacenti, al pari dei consumatori di caffè, pasta o formaggi. Praticamente consumare formaggio, è come consumare droga, secondo l’uso terminologico deviato corrente.
Bisogna mettersi in testa, che si deve lasciare spazio ai tossici, agli ubriaconi del sabato sera, agli impasticcati, a tutta la feccia di varia subumanità, che abitualmente impugna il volante, come fosse una "spada" da iniettarsi in vena, o una "pista" da farsi sul naso. Gli altri, i normali, sono fetecchie, burattini, poveri idioti, da centrare come birilli, sono degli inutili parassiti sociali, che anche se vengono spazzati via da un'ubriacone o da un tossico, non meritano nemmeno giustizia, visto che il garantismo assoluto assicura l'impunità ai colpevoli, e il dimenticatoio per le vittime.
Marco Bazzato
17.08.2007
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